Buffone inNATO

Tbilisi, 8 agosto – Il presidente della Georgia, il filo-occidentale Mikhail Saakashvili, ha accusato la Russia di condurre una “operazione su larga scala” contro il suo Paese, costretto a fare fronte a un massiccio “intervento militare” dall’esterno dopo che caccia-bombardieri russi Sukhoi-24 avrebbero bombardato i villaggi georgiani di Kareli e Gori, poco a sud del territorio dell’Ossezia del Sud, provincia autonoma ribelle in lotta per le secessione da Tbilisi con il beneplacito del Cremlino. “Sollecito la Federazione Russa a cessare i bombardamenti sulle pacifiche città georgiane”, ha sottolineato il capo dello Stato nel corso di un discorso alla Nazione, trasmesso in diretta alla televisione. Saakashvili ha rivendicato la “liberazione” dalla presenza degli insorti della “maggior parte del territorio dell’Ossezia del Sud”, compresa la capitale Tskhinvali, circondata e bombardata da terra e dal cielo; ma ha nondimeno proclamato la “mobilitazione generale”, riguardante “migliaia” di riservisti. “Vi chiedo di non aver paura degli attacchi in atto”, ha aggiunto il presidente georgiano, rivolgendosi ai connazionali. “Tutti debbono presentarsi ai posti di reclutamento”.
(AGI)

Washington, 8 agosto – Il presidente georgiano, Mikheil Saakashvili, ha detto che il mondo sarà ”nei guai” se la Russia ”la farà franca” dopo gli attacchi avvenuti nel proprio Paese. ”Assomiglia all’attacco dell’Afghanistan, nel 1979. E’ come quando i carri armati russi e sovietici sono entrati in Cecoslovacchia”, ha detto il leader alla CNN. Se Mosca ”la farà franca in Georgia – ha aggiunto Saakashvili – il mondo sarà nei guai”.
(ASCA-AFP)

Washington, 8 agosto – Il presidente georgiano Mikhail Saakashvili ha accusato la Russia “di combattere una guerra sul nostro territorio” e ha chiesto in un’intervista alla Cnn l’intervento degli Stati Uniti, grandi sponsor di Tbilisi. Saakashvili ritiene sia ora interesse dell’America intervenire: “Non è più solo una questione georgiana. Si tratta dell’America e dei suoi valori. Noi siamo una nazione amante della libertà che ora si trova sotto attacco”. Da Mosca intanto il ministero della Difesa ha confermato di aver inviato rinforzi, “carri armati e truppe”, alle truppe di interposizione in Ossezia del Sud.
(AGI)

Pechino, 8 agosto – George W. Bush ha ribadito il sostegno degli Stati Uniti a Tbilisi “in difesa dell’integrità territoriale georgiana e chiede un immediato cessate il fuoco”. Ne ha dato notizia la portavoce della Casa Bianca Dana Perino sottolineando che il presidente a Pechino dove si trova per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi è costantemente informato degli sviluppi della crisi in Ossezia del Sud. A margine dell’inaugurazione il presidente Usa aveva incontrato il premier russo Vladimir Putin con il quale aveva discusso della crisi nella regione separatista.
(AGI)


President George W. Bush waves to the crowd as he and Georgian President Mikhail Saakashvili review military troops during President Bush’s visit to the Georgian Parliament in Tbilisi Tuesday, May 10, 2005. White House photo by Eric Draper

“E’ accaduto. Saakashvili non ha nemmeno cercato di nascondere la mano armata con cui colpiva. Non ha nemmeno fatto finta. Ha detto alla televisione che voleva “ristabilire l’ordine” nella repubblica ribelle. Un “ordine” che non esisteva dal 1992, cioè da 16 anni. Perché adesso? Qual era l’urgenza? Forse che Tbilisi era minacciata di invasione da parte degli ossetini?
La risposta è una sola. Saakashvili ha agito perché si è sentito coperto da Washington, in prima istanza, essendo quella capitale la capitale coloniale della attuale Georgia “indipendente”. E, in seconda istanza si è sentito coperto da Bruxelles. Queste cose non si improvvisano, come dovrebbe capire il prossimo commentatore di uno dei qualunque telegiornali e giornali italiani. Col che si è messo al servizio della strategia che tende a tenere la Russia sotto pressione: in Georgia, in Ucraina, in Bielorussia, in Moldova, in Armenia, in Azerbajgian, nei paesi baltici. Insomma lungo tutti i suoi confini europei. Saakashvili ha un suo tornaconto: alzare la tensione per costringere l’Europa a venire in suo sostegno, contro la Russia; ottenere il lasciapassare per un ingresso immediato nella Nato e, subito dopo, secondo lo schema dell’allargamento europeo e dell’estensione dell’influenza americana sull’Europa, l’ingresso in Europa.
Secondo piccione: chi muove Saakashvili conta anche sul fatto che questo atteggiamento dell’Europa finirà per metterla in rotta di collisione con la Russia. Perfetto! Con l’ingresso della Georgia nella Nato e in Europa gli Stati Uniti avranno un altro voto a loro favore in tutti i successivi sviluppi economici, energetici e militari che potrebbero vedere gli interessi europei collidere con quelli americani.
Javier Solana ha la capacità di sviluppare questo elementare ragionamento? Ovviamente ce l’ha. Solo che non vuole e non può perchè ha dietro di sé, alle sue spalle, governi che non osano mettere in discussione la strategia statunitense, o che la condividono.”

Brano tratto da Quella bandiera europea dietro le spalle del bandito di Giulietto Chiesa.
Per leggere l’intero articolo cliccare qui.

Fotografia dal villaggio di Khetagurovo, Ossezia del Sud.
Qui altre eloquenti immagini, astenersi deboli di stomaco.
Una dimostrazione della volontà di dialogo e della “ampia autonomia” offerta da Saakashvili.
Notare che questo individuo, ieri in conferenza stampa, appariva a fianco della bandiera dell’UE, invitando la controparte ad “evitare spargimenti di sangue”…

Arrivano “i nostri”?
Bruxelles, 9 agosto – Il segretario del consiglio per la sicurezza nazionale georgiano, Alexander Lomaya, non ha escluso che Tbilisi chieda aiuto militare esterno nel conflitto con la Russia in Ossezia del Sud. ”Non escludo la possibilità che la Georgia chieda alla comunità internazionale un’assistenza militare diretta”, ha detto Lomaya nel corso di una videoconferenza con i giornalisti a Bruxelles. ”Tuttavia, le nostre truppe stanno combattendo gli invasori russi in maniera coraggiosa”, ha sottolineato, aggiungendo che ”ovviamente le risorse non sono uguali”.
(ASCA-AFP)

Tbilisi, 9 agosto – La Georgia “deve fronteggiare un’invasione da parte della Russia”, e dunque necessita di “aiuto internazionale”: è l’appello lanciato dal ministro degli Esteri di Tbilisi, Eka Tkeshelashvili. “Abbiamo bisogno di aiuto urgente, veramente urgente”, ha dichiarato il capo della diplomazia di Tbilisi, collegato in tele-conferenza stampa con i giornalisti stranieri. “Dobbiamo fermare l’invasione russa sul territorio georgiano”.
(AGI)

I camerieri europei si mobilitano
Stoccolma, 9 agosto – La Svezia ha tirato in ballo Adolf Hitler per denunciare la Russia, che, secondo Stoccolma, sta portando avanti in Georgia un”’aggressione incompatibile con il diritto internazionale”. ”Abbiamo dei motivi per ricordare come Hitler, poco più di mezzo secolo fà, abbia utilizzato una dottrina del genere per attaccare zone considerevoli dell’Europa centrale”, afferma in un comunicato il ministro degli Esteri svedese, Carl Bildt. Il capo della diplomazia svedese respinge le argomentazioni di Mosca a favore di un intervento militare in Ossezia del Sud, spiegando che non c’è alcuna giustificazione per attaccare un altro Stato con il pretesto di voler proteggere dei cittadini, chiunque essi siano. Secondo Bildt, ”l’offensiva russa contro la Georgia è un’aggressione incompatibile con il diritto internazionale e i principi di base della sicurezza e della cooperazione in Europa”. ”Le conseguenze di questo attacco – conclude il ministro svedese – si faranno sentire per noi e per la Russia per lungo tempo”.
(ASCA-AFP)

Varsavia, 9 agosto – I Paesi baltici membri dell’Ue – Lettonia, Lituania, Estonia e Polonia – hanno chiesto all’Unione Europea e alla Nato di opporsi alla politica ”imperialista” della Russia nei confronti della Georgia. ”L’UE e la Nato devono prendere l’iniziativa e opporsi alla politica imperialista e revisionista nell’est dell’Europa”, affermano i leader dei quattro Paesi in un comunicato congiunto, aggiungendo che ”condannano fermamente” le azioni di Mosca in Ossezia del Sud.
(ASCA-AFP)

Loro sì che se ne intendono di proporzioni!
Washington, 9 agosto – Per gli Stati Uniti la Russia in Ossezia del Sud ha fatto ricorso a un uso “sproporzionato” della forza contro le truppe georgiane. Ora deve immediatamente ritirare le sue forze accettando l’offerta di un cessate il fuoco avanzata da Tbilisi. Questa la posizione di Washington espressa da un alto funzionario del dipartimento di Stato. “La risposta è stata di gran lunga sproprozionata rispetto a qualsivoglia minaccia citata dalla Russia. Chiediamo un immediato cessato il fuoco e il ritiro di tutte le truppe”, ha detto in una conferenza telefonica con la stampa.
(AGI)

Secondo Fabrizio Vielmini, collaboratore dell’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), esperto dell’area caucasica, si tratta di “una situazione esplosiva, piena di rischi, visto che la Russia ha lanciato diversi avvertimenti ed ora rischia di perdere la faccia se non agisce”. Lontana quindi dall’essere una questione meramente interna, secondo Vielmini, gli scontri odierni attengono “al discorso fra la Russia e quel dispositivo che gli Stati Uniti e la Nato hanno messo in atto ai suoi danni”. Bisogna infatti ricordare che la Georgia è uno dei Paesi candidati ad entrare nell’Alleanza atlantica. A questo proposito il ricercatore dell’ISPI si è detto molto contrariato in quanto probabilmente è una delle ragioni che ha spinto la Georgia a comportarsi in questo modo.
“Non si può dire – ha spiegato – che i georgiani siano stati spinti direttamente dagli Stati Uniti, perché molto probabilmente ci hanno messo del loro, però è indubbio che hanno iniziato le ostilità sapendo di avere alle spalle l’appoggio di Washington e della Nato”.
Un appoggio che si è concretizzato “nel versamento di ingenti somme da parte dell’occidente utilizzate dalla Georgia per potenziare il proprio apparato militare”. Gli stessi dati forniti dal Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) mostrano come negli ultimi anni le spese per la difesa georgiane siano cresciute notevolmente. Mentre nel 2004 solamente l’1,4% del Pil veniva utilizzato a fini militari (anche se il dato, secondo lo stesso Sipri, potrebbe essere sottostimato, ndr) nei due anni successivi il valore è cresciuto prima al 3,3% e poi al 5,2%.
Commento rilasciato l’8 agosto u.s.

Michele, hai esagerato!
Washington, 9 agosto – La responsabilità del conflitto in Ossezia del Sud non ricade solo su Mosca o sui separatisti osseti ma, “in parte”, anche sulla Georgia. Lo ha detto un alto funzionario del dipartimento di Stato americano, che non nasconde l’irritazione per il comportamento del presidente Mikhail Saakhashvili, grande alleato di Washington: “In tutto questo periodo abbiamo insistentemente e vigorosamente fatto pressione sul governo georgiano affinché mostrasse misura e evitasse qualsiasi escalation. Su questo siamo stati piuttosto chiari”, ha dichiarato il diplomatico dietro condizione di anonimato.
(AGI)

Intanto arrivano i loro, trasportati da “i nostri”
Half of Georgia’s 2,000 troops in Iraq plan to leave the country by Monday to join the fight against separatists in the breakaway province of South Ossetia, with the rest following as soon as possible, their commander said.
“First of all we need to remove 1,000 guys from here within 96 hours, after that the rest of the guys,” Colonel Bondo Maisuradze told The Times this morning.
“The US will provide us with the transportation,” he added.
Deborah Haynes da Baghdad, 9 agosto

Era un vecchio sogno?
Da una delle nostre fonti preferite (che riporta anche una significativa ipotesi di manipolazione mediatica), riprendiamo la notizia che nel febbraio del 2006 il ministro della Difesa georgiano, Okruashvili, si impegnò a dimettersi se non fosse riuscito a riportare l’Ossezia del Sud sotto il controllo georgiano entro la fine dell’anno. Voleva festeggiare l’arrivo del 2007 a Tskhinvali, disse.
Si dimise a novembre accusando Saakashvili di corruzione, incompetenza e violazione dei diritti umani. Poi passò all’opposizione e adesso sta in Francia, che gli ha concesso l’asilo politico.
Nel settembre 2007 Okruashvili rivelò il suo piano per riprendersi l’Ossezia del Sud: “un’operazione su piccola scala che avrebbe causato solo numero minimo di vittime”. Precisò che non avrebbe comportato uno scontro militare su vasta scala.
“Lo sapevano solo quattro persone: io, Saakashvili, Merabishvili e Adeishvili” disse Okruashvili. “Forse anche Giga Bokeria, ma non ne sono certo”.

Dall’Italia, alta diplomazia
Roma, 10 agosto – ”Il presidente Berlusconi è evidentemente molto preoccupato, ma certamente il suo stato d’animo è che se non si fermano le armi sarà impossibile riprendere a parlare”. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, a Sky Tg24 commentando la drammatica situazione di Georgia ed Ossezia.
(ADNKRONOS)


Georgian soldiers are seen past U.S. and Georgian flags during the opening ceremony of “Immediate Response 2008” at the Vaziani military base, outside Tbilisi, July 15, 2008.
Forces from the U.S., Armenia and Georgia will take part in the international military exercise. REUTERS/David Mdzinarishvili (GEORGIA)

“Nella cronologia dei fatti che precedono l’aggressione c’è un aspetto che merita particolare attenzione: il 31 luglio si è conclusa l’esercitazione militare congiunta di Georgia e Stati Uniti chiamata “Immediate Response 2008”, durante la quale gli istruttori statunitensi hanno addestrato le forze armate georgiane a compiere “operazioni di pulizia” contro i terroristi in zone residenziali. Le esercitazioni comprendevano attività come ripulire i villaggi dei terroristi (presumibilmente in vista dell’impiego dei soldati georgiani in Iraq) e mettere in sicurezza la popolazione civile. Le atrocità perpetrate dalle forze georgiane a Tskhinvali sono frutto dell’addestramento ricevuto dagli istruttori occidentali sotto la cinica copertura della “lotta contro il terrorismo”. I veri obiettivi sono naturalmente completamente diversi. L’ex-ministro degli Esteri georgiano Salome Zurabishvili, che è di certo persona bene informata, ha detto che la presenza degli Stati Uniti in Georgia comprende una vasta gamma di attività, tra cui l’addestramento delle forze armate georgiane e il controllo del corridoio di grande importanza strategica che passa attraverso il Caucaso: l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan ne fa parte. Secondo Zurabishvili l’obiettivo principale dell’attuale conflitto con la Russia è rafforzare la lealtà della Georgia verso gli Stati Uniti e la Gran Bretagna e garantire loro il controllo del paese e di conseguenza del Caucaso Meridionale.
Va notato che l’intensificazione del conflitto ai confini con la Russia ha coinciso con le tensioni nella regione autonoma cinese dello Xinjiang, dove nei giorni delle Olimpiadi è stato compiuto un altro attacco terroristico. Pochi giorni prima a Bishkek, la capitale del Kirghizistan, è stato scoperto un deposito illegale di armi presso il quale si trovavano dieci militari statunitensi e diversi diplomatici dell’ambasciata americana nel paese. L’aggressione della Georgia contro l’Ossezia del Sud è una guerra nell’interesse di altri, una guerra in cui i georgiani sono destinati al ruolo di carne da cannone. Se all’aggressione contro la piccola regione del Caucaso non verrà posta immediatamente fine, saranno inevitabili altri conflitti regionali molto più estesi di questo.”
L’articolo di Andrej Arešev, analista della Fondazione per la Cultura Strategica, può essere letto per intero qui.

Da quale pulpito
New York, 10 agosto- L’ambasciatore russo all’Onu Vitaly Ciurkin ha definito ‘completamente inaccettabili’ le accuse degli Stati Uniti alla Russia. ‘E’ completamente inaccettabile – ha dichiarato Ciurkin – soprattutto dal rappresentante di un Paese di cui conosciamo i comportamenti in Irak, Afghanistan e Serbia’.
(ANSA)

E a noi no?
Pechino, 11 agosto – Il presidente americano George Bush ha oggi definito “inaccettabile” la violenza in Georgia da parte della Russia. “Ho detto che questa violenza inaccettabile, non l’ho detto soltanto a Vladimir Putin (il primo ministro russo), l’ho detto anche al presidente del paese Dimitry Medvedev ha dichiarato oggi Bush in un’intervista concessa da Pechino alla rete televisiva Nbc.
(ADNKRONOS/DPA)


Vignetta. L’ordine del giorno di Saakashvili:
ore 3.00 attacco
6.00 blitzkrieg
7.00 colazione
12.00 vittoria
17.00 richiesta di aiuto.
(grazie Mirumir!)

“Mikhail Saakashvili ha quarantuno anni, ha studiato alla Columbia University di New York, ha sposato una simpatica signora olandese, parla con l’accento americano il linguaggio della democrazia e ha lanciato segnali che gli Stati Uniti hanno prontamente raccolto. Dopo avere ricevuto trionfalmente Bush a Tbilisi nel maggio 2005, ha chiesto e ottenuto l’assistenza militare dell’America (un migliaio di istruttori), ha presentato la candidatura del suo Paese alla Nato, sa di essere appoggiato da Washington e quattro mesi fa ha restituito la visita del suo protettore mettendo piede nello studio ovale della Casa Bianca. Dopo essere tornato in patria ha innestato la pericolosa partita delle provocazioni reciproche. Non è necessario dire molto di più per capire la crisi che è scoppiata in questi giorni. È facile comprendere perché un ambizioso e spericolato giocatore d’azzardo georgiano abbia deciso, per meglio sottrarsi alla tutela moscovita, di buttare sul tavolo la carta dell’amicizia americana. È più difficile comprendere perché gli Stati Uniti gli abbiano permesso di farlo così rumorosamente.”
Commento di Sergio Romano su Il Corriere della Sera del 10 agosto.

Servi d’Italia
(Da un’intervista a Pier Ferdinando Casini)
D: Figuriamoci, però, se Putin si lascia convincere dal governo italiano.
R: «Sicuramente no.  Abbiamo tutti il senso del limite, non possiamo sperare di ottenere molto. Tuttavia è utile farsi sentire e sottolineare alcuni episodi veramente riprovevoli come il teatrale atterraggio di Putin sul territorio dell’Ossezia. Un’ostentazione che aveva il sapore di un’inutile umiliazione ».
D: In realtà, perfino Bush, nonostante minacci complicazioni nei rapporti con Mosca, sa che non può impedire a Putin di lanciare i suoi carri armati contro la Georgia.
R: «Purtroppo è vero. E siccome bisogna essere onesti nell’assegnazione dei torti, dico che i georgiani hanno sottovalutato la situazione. I russi mettevano da tempo in atto provocazioni in Ossezia. La Georgia alla fine ha reagito offrendo il pretesto a Mosca per intervenire. I governanti di Tblisi confidavano un po’ ingenuamente nell’amicizia con gli Stati Uniti. Ma cosa può fare Washington?».
D: Forse Putin è irritato coi georgiani proprio per i loro buoni rapporti con gli americani.
R: «Può darsi. Però è spaventosa la sua reazione. Assolutamente spropositata. Se la Russia vuole essere una grande potenza deve anche manifestare senso di responsabilità. Deve cercare di limitare al minimo l’intervento. Mentre Putin ha mostrato una totale irresponsabilità. Invece di contenere gli attacchi ha cercato di allargare il conflitto coinvolgendo anche l’altra regione autonoma, l’Abkhazia. Come un bullo di quartiere che sfascia tutto».
Onorevole Casini, ci permetta almeno un suggerimento: forse ha bisogno di qualche ripetizione in geografia, ché Vladimir Putin, l’altro giorno, è atterrato sì in Ossezia, ma in quella del nord, esattamente a Vladikavkaz, capitale di una repubblica autonoma che fa parte, a tutti gli effetti, del territorio russo.


Segna per noi, mitico Gorby!
Mosca, 11 agosto – L’ex presidente sovietico Mikhail Gorbaciov è convinto che Tbilisi aveva l’appoggio degli Usa per cominciare una guerra in Ossezia del sud. ‘Senza l’appoggio degli Stati Uniti Tbilisi non si sarebbe azzardata a cominciare la guerra’, ha detto Gorbaciov, a quanto riferisce l’agenzia Itar-Tass. ‘Le azioni della Russia sono totalmente adeguate e non è invece adeguata la reazione dell’Occidente’, ha aggiunto.
(ANSA)

Arrivano i “nostri”
Mosca, 11 agosto – Vladimir Putin accusa gli Stati Uniti. Washington, ha detto il premier russo, sta cercando di intervenire nelle operazioni russe in Georgia trasferendo per via aerea soldati georgiani nella zona del conflitto. “Di fatto alcuni dei nostri partner non ci aiutano, ma tentano di ostacolarci – ha sottolineato Putin – mi riferisco ai soldati georgiani di stanza in Irak, trasferiti a bordo di aerei statunitensi direttamente nell’area del conflitto”. Erano circa mille i militari georgiani impegnati in Irak. Già nelle prime ore del conflitto in Ossezia del sud, Tbilisi aveva chiesto aiuto a Washington per il loro rientro in patria.
(AGI)
In verita i militari georgiani in Irak sono circa duemila, per ora gli altri mille rimangono in loco in attesa di sviluppi…

Un barlume di luce
Roma, 11 agosto – Per quanto riguarda il nostro Paese, il ministro degli Esteri Franco Frattini, in un’intervista con La Stampa, ha spiegato che ”l’Italia ritiene che non si possa creare una coalizione europea anti-russa, e in questo siamo vicini alla posizione di Putin. Ma Mosca deve comprendere che il peacekeeping oggi affidato esclusivamente alle sue forze militari dovrà essere discusso con la comunità internazionale”.
(ASCA-AFP)


Soldati ceceni delle forze speciali russe, unità Vostok, a Tskhinvali.
(REUTERS/Denis Sinyakov)

La Georgia ha reclutato mercenari?
Il presidente dell’Ossezia del sud, Eduard Kokoity, denuncia la presenza di soldati mercenari nell’offensiva georgiana contro la repubblica separatista. Egli ha affermato che sono stati coinvolti ucraini, baltici e persone provenienti da altri Paesi. Ha quindi precisato che, al termine della battaglia svolta vicino alla scuola n. 12 di Tskhinvali, sono stati ritrovati i corpi di diversi uomini di pelle nera ed altri con gli occhi a mandorla, tipici delle popolazioni di origine asiatica.
Un funzionario di alto livello dell’intelligence russa, citato dall’agenzia di stampa RIA Novosti, ha parlato invece di tremila mercenari, addestrati da esperti militari americani, che stanno combattendo al fianco della parte georgiana.
Qui la notizia dal sito di Russia Today e qui il servizio video della stessa emittente.

Un’italiano racconta
Roma, 11 agosto – “Moltissimi georgiani hanno trovato stupida l’aggressione di Tblisi” contro l’Ossezia del Sud, “la situazione adesso è drammatica e se i raid russi continueranno la Georgia corre il rischio di tornare indietro di 15 anni”. Gaetano Di Gesù, architetto italiano a capo di una serie di progetti nella repubblica caucasica, è appena rientrato da Mosca e racconta le impressioni sugli eventi delle ultime ore, eventi che sono arrivati “in modo abbastanza inatteso”. “Io lavoro in Georgia da tre anni – dice l’architetto – e posso dire che nulla lasciava presagire che le cose sarebbero precipitate in questo modo”.
(ADNKRONOS)

A chi vogliamo credere?
Roma, 11 agosto – La Russia ha preparato l’operazione militare in corso in questi giorni in Georgia da settimane ed è da anni che fa di tutto per accenderne la scintilla. In un’intervista, l’analista americano David Smith, ora direttore del think tank di Tbilisi Georgia Security Analysis Center, un passato nei palazzi dell’amministrazione a Washington, fra l’altro di negoziatore capo per gli Stati Uniti nei colloqui con Mosca sulla difesa e lo spazio e responsabile della politica estera e di difesa per la campagna elettorale di Robert Dole, afferma che non è per niente chiaro cosa stia accadendo sul terreno, perchè i militari russi abbiano voluto oltrepassare i confini dell’Ossezia del sud e dell’Abkhazia.
(ADNKRONOS)

Tbilisi, 11 Agosto – Le truppe russe occupano ormai ‘la maggior parte del territorio’ georgiano. Lo ha detto il presidente della Georgia Mikhail Saakashvili. Intanto il ‘ministro degli Esteri’ della Georgia Iekaterina Tkieshelashvili non sarà domani a Bruxelles all’incontro con il segretario della Nato Jaap de Hoop Scheffer in seguito ‘all’aggravarsi della situazione in Georgia’ con l’ingresso delle truppe russe nel Paese. Lo ha riferito l’Ambasciata georgiana a Bruxelles.
(ANSA)
Riusciranno “i nostri eroi” a coinvolgere nel conflitto la NATO? Parrebbe ormai l’ultima spiaggia.

A proposito di NATO
“La sua incauta incursione in Ossezia del Sud ha seriamente compromesso le possibilità della Georgia di entrare nella NATO. Presentando con successo la Russia come un aggressore militare, Saakashvili ha dimostrato ai leader occidentali che se la Georgia entrasse nella NATO, i membri dell’alleanza potrebbero dover mandare le loro forze a combattere una guerra esiziale contro la Russia. I leader dell’Europa occidentale, a questo punto, faranno qualsiasi cosa per evitare un coinvolgimento con la Georgia”.
Commento di Alexander Khramchikhin, ricercatore capo presso l’Istituto di Analisi Politiche e Militari, per RIA Novosti.

Ora tocca all’Abkhazia
Tbilisi, 12 agosto – Soldati e mezzi corazzati provenienti dalla repubblica separatista dell’Abkhazia hanno attaccato questa mattina le forze georgiane nella gola di Kodori, secondo quanto riferisce il governo di Tbilisi. La gola di Kodori era l’unica parte della repubblica separatista dove erano ancora attestate forze georgiane e ieri era giunto un ultimatum da parte russa perchè si ritirassero.
(ADNKRONOS/DPA)

Come lui nessuno
Washington, 12 agosto – ‘La Georgia non si arrenderà mai’, ha detto il presidente Michail Saakashvili, in collegamento da Tbilisi con la CNN a Washington. ‘Noi combattiamo per la nostra libertà – ha continuato – e il prezzo da pagare tornando indietro sarebbe troppo alto. Vorrebbe dire la perdita della libertà, un sentimento che i georgiani hanno conosciuto per decenni e che non possono sopportare’.
(ANSA)
 
Campagne mediatiche: dopo la Cina tocca alla Russia
“Col passare delle ore è andato scomparendo il nucleo essenziale degli eventi: l’attacco annunciato in diretta TV dell’esercito georgiano contro l’Ossezia del Sud. E l’attenzione si è spostata unicamente sulle azioni da parte russa. Nei telegiornali il filtro è stato perfezionato da servizi di appoggio a quelli provenienti dai corrispondenti, fino a giungere al capovolgimento esatto della notizia che ha trovato emblematica attuazione nell’intervista di Gianni Riotta al TG1 della sera del 9 agosto: infatti alla domanda sul perché secondo lui tutto questo fosse successo proprio nel primo giorno delle Olimpiadi, ha risposto che Putin ha voluto dare in tal modo un segnale al mondo. E’ stato sufficiente sostituire un cognome quello di Saakahsvili con quello di Putin e il gioco era stato compiuto: l’assalto militare in pompa magna della truppe georgiane era scomparso; o meglio l’assalto c’era stato ed era ovviamente russo”.
Giuseppe Iannello su Megachip.

In mezzo alla tragedia, spuntano alcuni episodi comici
Tipo la sceneggiata di Saakashvili a Gori, che i media occidentali davano per pesantemente bombardata dai russi, mentre nel video non si vede alcuna distruzione.
Il Rambo di Tbilisi, aria da vero duro con pistola e giubbotto antiproiettili, non appena sente il rumore di un aereo russo (inudibile dal video) si precipita al sicuro tirando con sé il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner. Come dire, visto che ci sono i cattivi anche qui?

Quello che ci insegna la Georgia
“Si dice che i russi potrebbero imporre un nuovo governo in Georgia. Probabilmente è così, ma i russi hanno già raggiunto i loro obiettivi principali. Hanno fatto capire ai loro vicini che una relazione con l’Occidente non garantisce alcuna sicurezza se gli interessi della Russia sono a rischio. Hanno fatto capire all’Occidente che ignorare la volontà della Russia ha un prezzo. E infine hanno fatto capire a tutti che la macchina militare russa, che cinque anni fa era in condizioni catastrofiche, è stata rimessa abbastanza in sesto da riuscire a condurre un’operazione complessa con componenti terrestri, aeree e navali. Certo, è stata un’operazione contro un paese piccolo, ma tante cose potevano andare storte. Non è successo. La Russia non è una superpotenza, ma di certo non è più menomata sul piano militare. Trasmettere questo messaggio, in fin dei conti, potrebbe essere stata la cosa più importante per la Russia.”
Commento di Stratfor, agenzia privata di intelligence statunitense.
Qui l’articolo integrale.

Il grande gioco Usa: accerchiare la Russia
“Tutto facile, troppo facile. Può un Paese grande come la Russia e con un passato imperiale arrendersi senza reagire? Ovvio che no, tanto più che il Cremlino si scopre ricco, grazie al petrolio e al gas. Putin, fino a quel momento amico di Bush, reagisce. È offeso e al contempo terrorizzato. Offeso per lo scippo dell’Ucraina, progenitrice e sorella della Grande Russia. Terrorizzato, perché convinto che Washington stia complottando una rivoluzione colorata a Mosca per rovesciarlo. E allora parte la controffensiva. Mosca destabilizza il regime arancione a Kiev, richiama all’ordine il Kazakhstan, il Tagikistan e l’Uzbekistan, che si riavvicinano a Mosca, allentando il legame con gli Usa. Poi si occupa della pratica georgiana. Si schiera al fianco dei secessionisti osseti e abkhazi. Attende l’occasione propizia. Saakashvili gliela offre l’8 agosto con il suo improvvido blitz. Le truppe russe entrano in Georgia. È la prima, grande rivincita di Mosca. Washington è avvertita.”
Marcello Foa su Il Giornale.


Università di Tskhinvali, Ossezia del Sud.
Sopra, 11 agosto 2008.
Sotto, 1 luglio 2008.
(Grazie Luca!)

Come lui nessuno, 2° puntata (e promette di continuare)
Tblisi, 12 agosto – “Il Davide georgiano vincerà contro il Golia russo”. Il presidente della Georgia Mikhail Saakashvili continua a non mostrare segni di cedimento e ribadisce che Tblisi mai si arrenderà a Mosca, parlando davanti a 70 persone riunite nella capitale per protestare contro l’intervento militare russo nella repubblica caucasica.
“La Georgia è il brillante più prezioso della corona dell’impero russo”, ha rivendicato ancora Saakashvili, parlando davanti alla folla che innalzava striscioni con scritto “Stop alla Russia”, “Liberateci dalla guerra russa”. “Se noi cadremo – ha avvertito il presidente – ci saranno problemi per tutto il mondo civilizzato. Siamo in prima linea, dopo di noi cadranno l’Ucraina e i Paesi baltici”.
(ADNKRONOS)
Una folla di 70 persone?!

Toghe atlantiche in rampa di lancio
L’Aia, 12 agosto – Il Tribunale penale internazionale, che si occupa di crimini di guerra e contro l’umanità, potrebbe aprire un’inchiesta preliminare sul conflitto russo-georgiano. Lo ha annunciato l’ufficio del procuratore capo, Luis Moreno Ocampo. ”Per il momento non abbiamo ricevuto alcuna istanza ma i georgiani ci hanno chiesto un incontro”, ha aggiunto. ”L’apertura di una inchiesta preliminare è una possibilità”, ha spiegato in una nota l’ufficio del procuratore.
(ASCA-AFP)

NATO avanti tutta + un misterioso pacchetto regalo
Bruxelles, 12 agosto – Il conflitto con la Russia per l’Ossezia del Sud non ha modificato la prospettiva di una futura adesione della Georgia alla Nato. E’ quanto ha dichiarato il segretario generale dell’Alleanza Jaap de Hoop Scheffer al termine di un incontro straordinario del Consiglio Atlantico a Bruxelles, dedicato interamente alla crisi caucasica.
(ADNKRONOS/AKI)

Tbilisi, 12 agosto – Gli Stati Uniti stanno preparando la spedizione di un pacchetto di sostegno economico da destinare alla Georgia al fine di mantenere la stabilità del Paese dopo l’esplosione del conflitto con la Russia. Lo ha riferito un alto ufficiale statunitense. ”Stiamo lavorando con il Primo ministro georgiano ed il governo tutto, così come con le istituzioni finanziarie internazionali, per mettere insieme un pacchetto di sostegno economico che possa costruire la capacità di ripresa dell’economia georgiana”, ha detto da Tbilisi il vice assistente del segretario di Stato Usa, Matthew Bryza. ”Non stiamo fornendo alcun dettaglio e stiamo lavorando in fretta su questo”, ha aggiunto il funzionario.
(ASCA-AFP)


La risposta russa in immagini.

Conflitti sotto rete
Pechino, 13 agosto – Georgia e Russia non trovano pace neppure a Pechino, dove è polemica dopo la sfida olimpica di beach volley donne, vinta dalle georgiane. Le russe hanno perso 2-1 contro una coppia di atlete brasiliane naturalizzate georgiane e si sono lamentate: ‘Abbiamo giocato contro il Brasile, queste non conoscono nemmeno il nome del presidente georgiano’, ha esclamato la russa Shiryaeva. E il presidente della federazione georgiana di pallavolo ha replicato con durezza: ‘Russian go home’.
(ANSA)

Questa prospera e fiduciosa comunità internazionale…
Washington, 13 agosto – La presenza russa nelle istituzioni internazionali è a rischio dopo l’azione militare in Georgia: lo ha detto Condoleezza Rice. ‘I russi – ha detto la Rice – hanno detto di voler far parte di questa prospera e fiduciosa comunità internazionale e, francamente, credo che stiano facendo un gran danno alla loro possibilità di integrarvisi’. Ma, ha aggiunto, ‘hanno ora molte possibilità di invertire il corso degli eventi e dimostrare di comportarsi secondo i principi del XXI secolo’.
(ANSA)


A volte tornano… e parlano (bene)
Berlino, 13 agosto – Il presidente georgiano Mikhail Saakashvili ha commesso un grave errore nell’attaccare l’Ossezia del Sud, da cui poi è scaturito l’intervento militare russo nella Repubblica caucasica: lo afferma il predecessore di Saakashvili ed ex ministro degli Esteri sovietico, Eduard Shevardnadze, in un’intervista concessa al quotidiano tedesco ‘Bild’. “Da noi la tradizione vuole che nei momenti di crisi anche l’opposizione si allinei con il presidente, senza attaccarlo alle spalle”, spiega l’ex braccio destro di Mikhail Gorbaciov, “ma la Georgia non avrebbe dovuto attaccare Tskhinvali in maniera tanto impreparata. E’ stato un grave errore”. L’ex presidente georgiano, rovesciato nel 2003 dalla ‘Rivoluzione delle Rose’ guidata proprio da Saakashvili, accusa poi gli Stati Uniti di voler tornare a un clima da Guerra Fredda, anche se la Georgia non sarebbe il vero ‘casus belli’. Secondo Shevardnadze, “gli Usa hanno già creato da tempo un clima da nuova Guerra Fredda, ma non a causa della Georgia, bensì mediante il cosiddetto ‘scudo antimissile’ americano in Polonia e nella Repubblica Ceca”. “Quando ero ministro degli Esteri dell’Urss”, prosegue, “ho lavorato con successo, come ha dimostrato la fine della Guerra Fredda, alla distruzione delle armi nucleari e dei missili convenzionali che potevano colpire gli Usa. Adesso però sono gli Stati Uniti che hanno avviato una nuova corsa al riarmo nucleare”.
(AGI)

Come lui nessuno, 3° puntata: “Il Pacifista”
Washington, 13 agosto – Il presidente georgiano, Mikheil Saakashvili, ha dichiarato alla Cnn che le prime reazioni degli Stati Uniti riguardo l’inizio dell’azione militare russa in Ossezia del Sud sono state ”troppo morbide”.
(ASCA-AFP)

Pace?
Tbilisi, 13 agosto – Il Presidente americano George W. Bush ha voluto dire che porti e aeroporti georgiani saranno posti sotto controllo militare americano. Lo ha dichiarato il Presidente della Georgia, Mikhail Saakashvili poco dopo la dichiarazione in cui Bush ha reso noto di aver deciso di inviare aiuti umanitari in Georgia impiegando unità navali e aeree.
(ADNKRONOS)
Temiamo seriamente di dover rimandare la chiusura di questo post…

Per favore, mettetevi d’accordo!
Washington, 13 agosto – Il Pentagono ha smentito che l’esercito statunitense prenderà il controllo dei porti e degli aeroporti georgiani come affermato dal presidente Mikheil Saakashvili. ”Non abbiamo bisogno né intendiamo prendere il controllo di alcun porto o aeroporto per fornire assistenza umanitaria alle persone colpite dal conflitto”, ha dichiarato il portavoce Geoff Morrell, aggiungendo che ”semplicemente non è un’esigenza di questa missione e non è qualcosa che intendiamo fare”.
(ASCA-AFP)

Michel Chossudovskj, paventando un blocco navale ai danni dell’Iran da parte di unità statunitensi, britanniche e francesi già nel Golfo Persico o in procinto di arrivarvi, avanza un’ipotesi nient’affato peregrina:
“Nel contesto dei piani bellici diretti contro l’Iran, gli Stati Uniti sono intenti ad indebolire gli alleati iraniani, precisamente Russia e Cina. Nel caso della Cina, Washington sta cercando di intralciare i legami bilaterali di Pechino con Tehran così come l’avvicinamento dell’Iran all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, che ha il suo quartier generale a Pechino.
L’attacco georgiano all’Ossezia del Sud mira ad indebolire la Russia, che costituisce un significativo potere militare di contrappeso ed è alleata dell’Iran.
L’obiettivo finale è di isolare l’Iran, tagliarlo fuori dai suoi potenti alleati: Cina e Russia.
Nella mente di Washington, gli eventi in Georgia insieme con la propaganda mediatica possono essere utilmente applicati per screditare ed indebolire la Russia prima dell’imposizione di un blocco navale all’Iran nel Golfo Persico, che potrebbe condurre ad una guerra a tutto campo.
Questa in qualche modo rozza linea di ragionamento tende, comunque, a trascurare le difficoltà e le debolezza dell’apparato militare statunitense così come gli enormi rischi che potrebbero derivare all’America ed al mondo da una contrapposizione intensa e duratura con la Russia.
Nella prospettiva della situazione che si evolve in Georgia e degli impegni militari di Mosca nel Caucaso, gli analisti militari ritengono che la Russia non proteggerà l’Iran e non si opporrà ad un’operazione a guida statunitense contro l’Iran, preceduta da un blocco navale”.


Il campione georgiano di lotta greco-romana Kvirkelia Manucher festeggia dopo aver battuto, nella finale olimpica della categoria fino a 74 chilogrammi, l’atleta cinese Chang Yongxiang.
Notare il simbolo che appare sul fianco della sua tuta da gara, vi ricorda qualcosa?

Come lui nessuno, 4° puntata: “Vittima della Retorica Occidentale”
Washington, 14 agosto – I leader occidentali devono inviare forze di pace in Georgia subito, altrimenti i loro ideali democratici sembreranno falsi.
E’ quanto afferma il presidente georgiano Mikheil Saakashvili in un fondo pubblicato dal Washington Post. ”Solo forze di pace occidentali possono mettere fine alla guerra”, scrive Saakashvili, spiegando di aver ”affidato il destino del mio Paese alla retorica occidentale sulla democrazia e la libertà”. ”Dopo che i georgiani sono stati attaccati, dobbiamo chiederci: se l’Occidente non è con noi, con chi è? Se la linea non viene tracciata ora, quando sarà tracciata?”, si chiede il leader georgiano, secondo il quale ”l’invasione russa delle Georgia colpisce al cuore dei valori occidentali e del nostro sistema di sicurezza del ventunesimo secolo”.
”Se la comunità internazionale permette alla Russia di distruggere il nostro stato democratico e indipendente, darà carta bianca a governi autoritari in altre parti del mondo”, osserva Saakashvili. ”La Russia intende distruggere non solo un Paese, ma un’idea”, continua il presidente georgiano, definendo il regime di Mosca ”crudele” e inaffidabile.
(ASCA-AFP)
Oltre che alla retorica, Saakashvili ha affidato il destino della Georgia anche alle armi ed agli istruttori militari occidentali. Quelli statunitensi ora se ne stanno al sicuro in un albergo nel centro di Tbilisi, in attesa di sviluppi.

Condooleezza Rice, medaglia d’argento
In conferenza stampa presso il Dipartimento di Stato, ella ha dichiarato:
“Non è come il 1968 e l’invasione della Cecoslovacchia, quando la Russia poteva minacciare un Paese vicino, occuparne la capitale, rovesciarne il governo e farla franca”.
Condy, do you remember Iraq? And Panama?

Brutti, cattivi ed antipatici
Washington, 14 agosto – Le forze armate russe stanno sabotando e mettendo fuori uso le installazioni militari georgiane nella loro avanzata all’interno del Paese. A dichiararlo è un funzionario americano. ”Quando i russi entrano in una installazione militare georgiana abbandonata, non la lasciano così come l’hanno trovata”, ha detto il funzionario celatosi dietro condizione di anonimato. ”Le rendono meno efficienti”, ha aggiunto.
(ASCA-AFP)


Cittadini israeliani sventolano bandiere georgiane ed israeliane durante una manifestazione presso l’ambasciata russa a Tel Aviv.
Foto: Gali Tibbon/AFP/Getty Images

Dalla padella allo… Scudo
Varsavia, 14 agosto – Accordo raggiunto tra Polonia e Stati Uniti sull’installazione della base americana per lo scudo antimissile. Gli Usa hanno accettato la richiesta di Varsavia di rinforzare la cooperazione militare fra i due paesi e di installare sul territorio polacco in modo stabile almeno una batteria di missili Patriot. Ieri il presidente polacco Lech Kaczynski aveva fatto appello al governo di Donald Tusk perchè arrivasse presto all’accordo con Washington.
(ANSA)

Varsavia, 14 agosto – Il primo ministro polacco Donald Tusk ha confermato l’avvenuto accordo con Washington sullo scudo anti missilistico. “Abbiamo attraversato il Rubicone”, ha detto Tusk alla rete televisiva Tvn.
(ADNKRONOS/DPA)

Riportiamo integralmente – pur con qualche perplessità – l’intervento del generale Fabio Mini su La Repubblica di giovedì 14 agosto.
“E’ ancora presto per capire chi ha veramente vinto o perso in Georgia. E alla fine non è neppure importante. Per adesso la politica internazionale fa registrare soltanto interventi cosmetici.
Gli Stati Uniti pagano con un’altra batosta d’immagine un avventurismo ad est che hanno cercato di mascherare dietro la Nato. Non si sa bene chi di questa agonizzante amministrazione statunitense abbia dato il via libera al presidente georgiano: i servizi segreti, il Pentagono e il Dipartimento di Stato si staranno rimbalzando la palla come sempre. Eppure uno di loro ha autorizzato la sciagurata operazione georgiana magari con l’intenzione di creare uno dei soliti fatti compiuti.
Il petrolio è un buon motivo ma non l’unico: l’espansione ad est della potenza americana, diretta o tramite altri, è un altro e il controllo sulla Russia e perfino sul’Iran un altro ancora.
Ogni buon motivo non giustificava però né l’istigazione a delinquere dei georgiani né la trappola per i russi e gli osseti.
Se poi il presidente georgiano avesse fatto di testa sua sarebbe ancora peggio: gli Stati Uniti e la Nato avrebbero dimostrato al mondo di non avere il controllo su qualcuno e qualcosa che hanno creato dal nulla. La Russia, che canta vittoria, non è riuscita a dare un’immagine di potenza veramente forte e matura. Ha reagito come avrebbe fatto Stalin (che era georgiano) e questo ha un prezzo sul piano internazionale. La Georgia e il suo leader, soltanto per aver posto in atto un disegno così sciocco e scellerato, dovrebbero essere banditi dal consesso internazionale. A questo punto la Nato dovrebbe rivedere seriamente e profondamente la sua politica di allargamento: i paesi guidati da avventurieri o, peggio, da vassalli volenterosi ma miopi dovrebbero essere cancellati dal novero degli aspiranti all’alleanza.
L’Unione Europea ancora una volta non riesce a far valere una sua politica regionale.
Il fatto è che non ce l’ha e ogni volta si deve affidare ai funambolismi di leader che non hanno il mandato di promettere e, meno che mai, di mantenere quello che promettono.
L’impegno personale profuso dai vari leader con mitiche telefonate è apprezzabile ma esautora e svilisce ancor di più le istituzioni.
Come sempre ora si tenta di passare la mano alle cosiddette operazioni di pace. Ma anche qui le idee sono poche e confuse. Si dovrebbero mandare forze in grado di controllare sia i russi sia gli osseti e i georgiani. Ci vorrebbe una interposizione su una interposizione, ma si parla già di smarcarsi dall’impegno con qualche vascello alla fonda nel mar Nero o con una missione di osservatori. I primi non interverrebbero su niente e i secondi non hanno mai risolto niente.
Anzi sono sempre stati i precursori di altre guerre e destabilizzazioni.
Per quanto riguarda l’Italia, la figura che rischiamo è pessima. Abbiamo forze e professionalità per contribuire ad una buona operazione di pace.
Il fatto che possiamo fare poco perché siamo impegnati su altri fronti è una scusa: la verità è che la politica di sicurezza internazionale sembra essere la prima vittima dei tagli ai finanziamenti.
Non si fa politica o si finge di farla a forza di messaggi promozionali e massaggi estetici perché non c’è più un euro. E se ci fosse dovrebbe servire ad altro.”

“Innanzi tutto, Saakašvili è stato destabilizzato. I Georgiani possono pure essere tutti convinti che i Russi siano gli aggressori (per loro l’Ossezia del Sud è territorio georgiano, e dunque quella russa è stata una violazione della loro sovranità), ma non ignorano di certo che la pretesa “aggressione” russa si sarebbe potuta evitare se il loro Presidente non avesse assunto decisioni rischiose al limite dell’azzardo. Saakašvili dovrà dunque convivere con la responsabilità d’aver scatenato un conflitto perduto rovinosamente, anche se egli cercherà di capitalizzare politicamente l’aurea di rappresentante della “patria aggredita”.
In secondo luogo, il prestigio degli USA – ed in subordine dell’UE – nella regione ha subito contraccolpi non trascurabili. I fatti di questi giorni hanno mostrato come nel Caucaso la bilancia della forza militare penda nettamente verso Mosca. Washington ha potuto rispondere all’offensiva russa con la propaganda, con le dichiarazioni infuocate, con la solidarietà a parole, e probabilmente lo farà pure con generosi donativi per la ricostruzione delle infrastrutture georgiane; ma gli USA non hanno potuto inviare un solo uomo a difendere l’alleato georgiano, a loro dire “aggredito”, ed il Cremlino ha terminato l’operazione solo una volta conseguiti i propri obiettivi. Certo la frettolosa chiusura delle operazioni da parte russa sarà sfruttata da Washington e Tblisi per far credere ch’essa sia dipesa dalle pressioni statunitensi, e così salvaguardare il prestigio della Casa Bianca nella regione.
Il terzo successo di Mosca sta nell’allontanamento dell’adesione alla NATO della Georgia. Se la Georgia fosse stata membro della NATO, a quest’ora l’Europa e gli USA avrebbero dovuto o impegnarsi nella terza guerra mondiale, o perdere la faccia di fronte al mondo. Motivo per cui l’ingresso della Georgia nella NATO è sempre stato condizionato alla risoluzione dei problemi abzako e osseto. Ora più che mai questi problemi sono gravi e le loro possibili conseguenze evidenti. Paradossalmente, il solo modo per Tblisi d’entrare nella NATO, oggi come oggi, sembrerebbe l’annessione di Abchazija e Ossezia del Sud da parte della Federazione Russa: come recita il proverbio, “via il dente via il dolore”. Forse è proprio per questo che Mosca continuerà a tergiversare, rimandando alle calende greche la risoluzione delle due questioni.”
Queste sono le conclusioni a cui giunge Daniele Scalea nel dettagliato articolo dedicato a La guerra nell’Ossezia Meridionale.
Dopo una prima parte dove si illustra la storia della Georgia dai tempi remoti fino alla fine dello Stato sovietico ed una seconda che delinea l’ascesa al potere del presidente Saakashvili, nella terza vengono descritte le premesse del conflitto a partire dalla primavera dell’anno in corso e nella quarta, quella finale, se ne tratteggia l’andamento tentando infine di tracciarne un bilancio parziale, sia per quanto riguarda i fattori militari che la valenza strategica degli eventi e del contesto diplomatico.
Lo trovate qui (oppure, scaricabile in versione .pdf, qui).

Come lui nessuno, 5° puntata: “L’Inviato al Fronte”
Mosca, 15 agosto – Il presidente goergiano Mikhail Saakhasvili ha accusato oggi i russi di aver distrutto con l’aviazione la capitale sud osseta, Tskhinvali. Al russo Kommersant, Saakhasvili dice che la città è stata trasformata in un’altra Grozny, la capitale cecena, e ammette che la Georgia ha aperto il fuoco su Tskhinvali l’8 agosto, ma dopo che sono stati uccisi soldati di Tbilisi.
(ANSA)

Indovina indovinello
“Il bullismo e le intimidazioni non sono un modo accettabile di condurre la politica estera nel 21esimo secolo”.
Chi l’ha detto?
Vi diamo un indizio: dopo è partito per una vacanza in Texas. Facile, no?

Come lui nessuno, 6° puntata: “Il Predicatore”
Saakashvili: “Oggi stiamo guardando il diavolo diritto negli occhi”.
(REUTERS)


Saakashvili con i suoi consiglieri militari

Ora che, con la firma dell’accordo per il cessate-il-fuoco apposta da entrambe le parti, la parola sembra tornata alla diplomazia (ma per quanto? è lecito chiedersi), vogliamo riproporvi alcuni brani del documentario Revolution.com di Manon Loizeau, dedicato alle cosiddette “rivoluzioni colorate” patrocinate dagli Stati Uniti d’America nei Paesi nati a seguito della dissoluzione dell’Unione Sovietica.
Il documentario è stato trasmesso durante la puntata di Report andata in onda il 3 giugno 2007. Qua trovate quella parte di testo che riguarda più specificatamente la Rivoluzione delle Rose che ha portato al potere in Georgia Mikhail Saakashvili.
Per leggere integralmente la trascrizione del programma, potete andare qui, scorrendo la pagina fino a circa la metà.

“NARRATORE
Il metodo funziona. La conferma la troviamo in Georgia. Da quando è avvenuta la rivoluzione delle rose nel 2003, il paese si è dichiarato filo americano. Nel pomeriggio la capitale Tbilissi, ospiterà la visita del presidente Bush. Ogni anno gli Stati Uniti elargiscono 100 milioni di dollari alla Georgia attraverso vari progetti umanitari. Ma qui il governo statunitense ha anche una base militare strategica, proprio come in Kyrgyzstan. Quest’uomo, il multimiliardario americano e membro del partito democratico George Soros, ha aiutato i leader della rivoluzione delle rose attraverso la sua fondazione Open Society.

EDOUARD SHEVARDNADZE – EX PRESIDENTE GEORGIA
Questo sono io con Bush padre.

NARRATORE
L’ex presidente della Georgia Eduard Shevardnadze è stato destituito. Ha perso tutto, vive con i suoi ricordi e una chiara convinzione…

EDOUARD SHEVARDNADZE – EX PRESIDENTE GEORGIA
I giovani politici che hanno preso il potere sono stati finanziati prevalentemente da George Soros, il famoso miliardario americano. Non so perché volesse rovesciare il governo della Georgia, ma non si è trattato di una rivoluzione, bensì di un colpo di stato!

NARRATORE
Giga Bokeria Leader Movimento kmara è stato uno dei leader di punta nella rivoluzione georgiana. Lo abbiamo conosciuto a Bratislava. Ora lo incontriamo nel palazzo del Parlamento a Tbilissi. Questo trentaquattrenne va e viene da qui ogni volta che vuole, cosa che si può permettere soltanto il primo consigliere del presidente della Georgia. Questa mattina, va all’Hotel Marriott dove incontrerà Anatoli Lebedko, un leader dell’opposizione bielorussia in cerca di consigli su come innescare una rivoluzione nel suo paese.

(…)

ANATOLI LEBEDKO – LEADER OPPOSIZIONE BIELORUSSIA
In questo momento, abbiamo tanto sostegno politico e promesse di aiuto. Il congresso degli Stati Uniti sta deliberando… dovrebbe inviarci diversi milioni di dollari. Ma siamo ancora in attesa. Il grosso problema continua a essere il denaro!

GIVI
Vi aiuteremo noi! Faremo qualcosa per voi. Vi diremo qual’è il modo giusto per prendere il potere.

GIGA BOKERIA – LEADER MOVIMENTO KMARA
Non pensi che sia meglio che spengano le telecamere? Vi dispiace smettere di filmare? E’ meglio.

NARRATORE
Due ore più tardi, nell’atrio della Banca Centrale, Giga ha addosso gli abiti di primo consigliere. Il presidente della Georgia si sta preparando per incontrare i corrispondenti della Casa Bianca, prima dell’arrivo di George Bush.

NARRATORE
Quest’uomo è l’ospite della serata. Il suo nome è Bruce Jackson. Ufficiale dell’esercito statunitense in pensione, ha lavorato anche per i servizi segreti militari e per la Lockheed – una multinazionale che produce aerei militari. Attualmente, gestisce una fondazione “Progetto per le democrazie in transizione”. E’ presente ovunque fermentino nuove rivoluzioni di velluto.

BRUCE JACKSON – PROGETTO PER LE DEMOCRAZIE IN TRANSIZIONE
La Russia ci preoccupa per via della scarsità di democrazia che sta opprimendo il paese. In Georgia, a Riga, a Bratislava e a Kiev sta succedendo quello che ci aspetteremmo di vedere in ogni nuova democrazia. Perciò nel primo caso siamo piuttosto contrariati, nel secondo possiamo definirci entusiasti. Brian posso presentarti il presidente?

NARRATORE
Con i suoi 36 anni, Mikheil Saakashvili è il presidente più giovane del mondo. Si è laureato in legge ad Harvard e ha un grosso debito con gli Stati Uniti… e lui lo sa.

MIKHEIL SAAKASHVILI – PRESIDENTE GEORGIA
Dopo tutti questi anni di scempi, corruzione e malgoverno, credo che la Georgia sia l’esempio vivente di come la democrazia possa funzionare anche in quest’angolo della terra. Crediamo negli stessi valori in cui credono gli americani, e non abbiamo dimenticato quello che hanno fatto per questo paese negli ultimi anni.

NARRATORE
Sapendo di poter contare sul sostegno costante degli Stati Uniti, il giovane presidente georgiano non ha paura di affrontare il suo ex grande fratello sovietico.

MIKHEIL SAAKASHVILI – PRESIDENTE GEORGIA
Abbiamo detto chiaro e tondo che vogliamo le basi russe fuori di qui. Non sto dicendo che vogliamo cacciarli via, ma le truppe siriane hanno lasciato il Libano in due settimane pur essendo quattro volte più numerose dei russi che sono qui. Bisogna capire che l’impero sovietico non esisterà più sotto nessuna forma.

NARRATORE
A pochi passi di distanza dal presidente georgiano, Bruce Jackson ascolta…

MIKHEIL SAAKASHVILI – PRESIDENTE GEORGIA
Ho detto qualcosa di sbagliato?

BRUCE JACKSON – PROGETTO PER LE DEMOCRAZIE IN TRANSIZIONE
No, signore! Lei non dice mai niente di sbagliato. Ma… Perché il presidente non si prende una pausa? Non è neanche riuscito a bere un bicchiere di vino!

INTERVISTATRICE
Un’altra domanda, se non le dispiace. A volte lei viene dipinto come l’uomo “che fa la rivoluzione nell’ombra”.

BRUCE JACKSON – PROGETTO PER LE DEMOCRAZIE IN TRANSIZIONE
No, mi dispiace per quello che dice la stampa francese, ma non è questa la ragione per cui siamo qui. Qui ci sono anche funzionari di governo e dovreste parlare con loro.

NARRATORE
Bruce Jackson se ne va alla chetichella insieme a Giga. Nel centro di Tbilissi, l’atmosfera si riscalda. L’arrivo di George Bush è previsto entro un’ora. Oltre 200 mila persone si sono riunite nell’ex piazza Lenin, oggi ribattezzata Piazza della Libertà.”

Chiuso il 16 agosto 2008

37 thoughts on “Buffone inNATO

  1. una politica talmente irresponsabile da far pensare ad una iniziativa personale di Saakashvili, Gurgenidze & Co.

    Putin comunque si è già incazzato, ma mi chiedo: la NATO potrebbe guadagnare qualcosa da un allargamento del conflitto in questo periodo? io credo di no…

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  2. la salute mentale del presidente georgiano è una cosa nota e che preoccupa molti… e comunque non credo che la nato si faccia avanti in un conflitto per la giorgia…

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  3. TBLISI, Georgia (CNN) — Georgia’s president said Friday that his country is under attack by Russian tanks and warplanes, and he accused Russia of targeting civilians as tensions over the breakaway Georgian region of South Ossetia appeared to boil over into full-blown conflict.

    “All day today, they’ve been bombing Georgia from numerous warplanes and specifically targeting (the) civilian population, and we have scores of wounded and dead among (the) civilian population all around the country,” President Mikhail Saakashvili told CNN in an exclusive interview.

    “This is the worst nightmare one can encounter,” he said.

    Asked whether Georgia and Russia were now at war, he said, “My country is in self-defense against Russian aggression. Russian troops invaded Georgia.” Watch the interview with Saakashvili »

    About 150 Russian armored vehicles have entered South Ossetia, Saakashvili said, and Georgian forces had shot down two Russian aircraft.

    Russia’s Defense Ministry said it sent “reinforcements” to South Ossetia to help the Russian peacekeepers already stationed there.

    The events followed an emergency session of the U.N. Security Council to discuss a dramatic escalation of violence in Georgia and South Ossetia. The session ended Friday morning without a statement about the fighting.

    Britain and the United States also urged all sides to bring an immediate end to the violence.

    “The U.S. has been in discussions for many months with all parties to find a peaceful resolution,” said White House spokesman Gordon Johndroe. “We urge all sides to refrain from violence and to begin direct talks.”

    Earlier Friday, Russian military aircraft dropped two bombs on Georgian territory, a Georgian official said, causing no casualties.

    “Clearly they don’t really have boundaries in their activities,”

    ———

    Su richiesta della Russia si è riunito in seduta straordinaria il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a New York. L’ambasciatore belga Jan Grauls, presidente di turno, ha riferito che al momento «il Consiglio di sicurezza non è in grado di esprimere un’opinione sul conflitto». Usa e Gran Bretagna e altri Paesi non hanno votato un documento in cui si chiedeva a entrambe le parti del conflitto di «rinunciare all’uso della forza».

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  4. La tv russa parla da almeno una settimana dei bombardamenti georgiani in Sud-Ossetia, con perdite civili (almeno 60 morti). Qui da noi oggi se ne è accorta anche RAI3, vista la richiesta russa al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, alla quale si sono opposti con il loro diritto di veto USA e GB. E’ la libertà democratica di informazione!

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  5. Aggiornamento dell’ultimo TG russo: la capitale dell’Ossetia del Sud è stata bombardata dalle forze georgiane questa notte, il centro abitato pressoché raso al suolo. Colpiti un ospedale e l’università. Molti i morti e i feriti. Tutta la regione è in allarme, e le forze armate daghestane si sono portate al confine.

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  6. The Russian defence ministry said on Friday that ten of its peacekeepers had been killed and 30 injured in the fighting.

    Russia’s Interfax news agency reported that Eduard Kokoity, the South Ossetian separatist leader, had said that hundreds of civilians had been killed in the fighting.

    Sergei Lavrov, Russia’s foreign minister, said “ethnic cleansing” had been reported in villages in South Ossetia.

    He said: “We have heard about ethnic cleansing in villages in South Ossetia. The number of refugees is growing. A humanitarian crisis is looming.”

    Lavrov said the Georgian offensive had been made possible by Western military aid to Tbilisi.

    “Now we see Georgia has found a use for these weapons and for the special forces that were trained with the help of international instructors.

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  7. Dopo tanto tempo,ho capito a cosa serve l’Unione Europea , Bruxelles, ecc, ecc. Serve soltanto a spennare noi stupidi per pagare le guerre e gli interessi americani e non nel mondo.. Saakashvili e’ solo una marionetta come i nostri camerieri a Bruxelles… Ovvero contro gli interessi dei cittadini

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  8. Segnalo alcune perle di una “informazione” italiana prevedibilmente orientata in senso anti-russo.
    1) L’enfasi data alle manifestazioni di georgiani davanti alla sede dell’Onu: la tecnica di ripresa dà l’impressione che i manifestanti siano molti di più d quanti sono in realtà. Sulla stessa falsa riga le interviste a georgiani residenti in Italia messe in onda sui tg.
    2) Lo sport, come al solito, si rivela un prolungamento della politica: nei notiziari olimpici, ampio spazio viene concesso alla “preoccupazione” degli atleti georgiani, verso i quali viene indirizzata la simpatia del pubblico. Come se non bastasse il tormentone pro-Tibet (oggi l’enfasi era posta alla “repressione” dei manifestanti in Nepal).
    3) Nel consueto squallore informativo, si salva Segio Romano, il quale intervistato da Rainews24 ha affermato che ad uscirne con le ossa rotte sarà Saakashvili, a cui la Russia – che non punterebbe all’indipendenza dell’Ossezia del Sud per non contraddire la propria posizione sul Kosovo – intende dare una “lezione”.
    4) Ma la cosa peggiore è il “due pesi e due misure” dimostrato in quest’occasione rispetto a dieci anni fa, quando per la “integrità territoriale” della Federazione Jugoslava nessun “autorevole” media spese una parola. Ad essere precisi, in quell’occasione il governo di Belgrado aveva a maggior ragione il diritto d’intervenire, dato che le azioni militari degli “indipendentisti” kosovari ai danni dei serbi residenti in Kosovo erano molto più determinate rispetto alle attività degli osseti del Sud verso il governo di Tiblisi, dal quale, di fatto, sono separati da circa 15 anni. Ma alla Nato avevano deciso che la Fed. Jugoslava doveva finire, e così è stato, mentre la stessa Nato questa volta sta dietro le provocazioni della Georgia, che perciò ha il “diritto” sacrosanto alla “integrità territoriale”.
    Peccato per la Nato (e i suoi valletti della UE) che la Russia non sia esattamente la Fed. Jugoslava…

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  9. Sulle badanti georgiane organizzate, con cartelli in inglese, il fenomeno si è ripetuto anche a Parigi secondo la migliore scuola delle rivoluzioni arancioni. Ce ne vuole poco per capire che non stiamo di fronte a dei dilettanti.

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  10. Dispiace leggere tante sciocchezze e tutte in Italiano.
    Stefano. Abbi rispetto. Della morte delle persone. Del dolore. Delle badanti. Delle mamme. Non conosci lo spirito imperialista russo. Non sai vedere i segni. Non hai visto la guerra in cecenia. Non sai cosa succede veramente in Georgia. Non conosci Saakashvili. Non sai nemmeno cosa è ossetia. Ignori tante cose. Sei superficiale.
    Enrico. Tanta cattiveria. Avresti dovuto vedere la presa del Grozny. Oppure le guerre russe in georgia mai sapute scoperte in italia. Squallido deridere la sofferenza delle persone che stanno in modo drammatico perdendo la Patria.
    Autore del blog: Buffone…

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  11. Poi per quel che riguarda capodanno a Tskinvali di Okruashvili del 2007, ex ministro di difesa. Dovresti sapere che in Georgia c’è la tradizione di passare il capodanno a casa propria. Ebbenè Irakli Okruashvili è nato e cresciuto in regione dell’Ossetia del Sud. Era un leggitimo brindisi suo…
    PS. Ora dalla Francia lui dichiare che il suo sogno più grande è tornare per difendere la Patria…

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  12. L’ironia, freddezza nei confronti di una realtà che è molto più complessa di quel che sembra, da fastidio.
    facile prendere una posizione netta, abbracciare un’idea prefabricata dei civili presi a cannonate, che credimi è lontana dalla realtà.
    Facile dividere il mondo in bianco e nero.
    Capire e spiegare è difficile.
    army.ge è un forum di ragazzi che non esprime alcun parere dell’esercito.
    se vuoi sito dell’esercito, vai sul mod.gov.ge… ops.. non puoi andarci visto che è in continua DDOS attacca dei hacker russi. come d’altronde tutti siti governativi o di informazione georgiani.

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  13. non è per nulla facile prendere una posizione netta, costa tempo, energia e tante altre immaginabili cose.

    sa, qua in Italia sono più di sei decenni che abbiamo certi “amici” d’oltreoceano ed abbiamo capito, non certo tutti ma “il gruppo è in crescita”, che da queste frequentazioni c’è molto da perdere ed ormai ben poco da guadagnare.

    il popolo georgiano, dopo essere stato lanciato in un’avventura politico-militare che si sta rivelando vicina ad un disastro, ha ora l’occasione di meditare per bene sulle scelte della propria dirigenza di legarsi mani e piedi agli Stati Uniti. la faccia fruttare in fretta prima di subire ulteriori danni.

    ben consci della complessità e delicatezza delle questioni caucasiche, speriamo vivamente che presto tornino a parlare i protagonisti della diplomazia.
    auspichiamo una pace eurasiatica ma questa non sarà mai finché una superpotenza estranea all’area in questione avrà modo di imperversare impunemente, con le armi ma non solo.

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  14. Come sarebbero andate le vicende se gli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale avessero permesso di diventare l’italia repubblica sovietica socialista.

    Non lo so.

    Proprio quella bandiera europea alle spalle di Saakashvili, che potrebbe sembrare una buffonata, esprime la sincera ispirazione ai valori europei. L’europa ci ha lasciato da soli quasi sempre nei secoli.

    Poi il mondo è strano. Centiaia degli partigiani georgiani combattevano qui in Italia. Per liberare.

    Ora ci sentiamo un po’ abbandonati. Da tutti. Nonostante gli apelli. I miei genitori stanno in Georgia. Posso pure scendere sulla piazza e manifestare la mia preoccupazione senza che Stefano mi chiami “la migliore scuola delle rivoluzioni arancioni. Ce ne vuole poco per capire che non stiamo di fronte a dei dilettanti”

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  15. Capisco la rabbia Vladimir, ma venendo ai fatti, lasciando perdere l’inutile verbosità, c’è qualcosa che vorresti contestare, non sulla storia della Georgia nei secoli e su chi per primo ha pisciato di traverso nel giardino dell’altro, a quello che viene proposto qui da molti? Abbiamo torto a dileggiare Saakashvili secondo te, a definire il suo operato di questi giorni come criminale?

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  16. Agitprop atlantisti-sionisti:

    Ora difendiamo Tbilisi
    Non sia un’altra Sarajevo
    Il nazional-capitalista Putin non è un interlocutore affidabile

    di André Glucksmann e Bernard-Henri LévyTraduzione di Rita Baldassarre

    Non crediate che si tratti di una faccenda locale: siamo forse davanti alla svolta più decisiva della storia europea dalla caduta del Muro di Berlino. Sentiamo strepitare da Mosca: «Genocidio!» accusa Putin, che non si era nemmeno degnato di pronunciare questa parola nel cinquantesimo anniversario di Auschwitz. «Monaco!» invoca il tenero Medvedev. E così Medvedev vuole insinuare che la Georgia, con i suoi 4,5 milioni di abitanti, sia la reincarnazione del Terzo Reich. Staremo molto attenti a non sottovalutare le capacità mentali dei due leader, ma sospettiamo che nel fingere indignazione, e soprattutto esagerandola, i governanti russi manifestino la volontà di compiere un’azione risolutiva.

    Gli spin doctors del Cremlino hanno ripassato i classici della propaganda totalitaria: più è grossa la menzogna, più si picchia duro. Chi è stato il primo ad aprire il fuoco, questa settimana? La domanda è superata. I georgiani si sono ritirati dall’Ossezia del sud, il territorio che la legge internazionale riconosce — vale la pena di ricordarlo — sotto la loro giurisdizione. Si sono ritirati dalla cittadine vicine. Dovrebbero ritirarsi anche dalla loro capitale? La verità è che l’intervento dell’esercito russo oltre confine, contro un Paese indipendente, membro delle Nazioni Unite, rappresenta una grande novità da diversi decenni a questa parte—per essere esatti, dall’invasione dell’Afghanistan. Nel 1989, Gorbaciov si era rifiutato di spedire i carri armati sovietici contro la Polonia di Solidarnosc. Eltsin si è guardato bene, cinque anni dopo, dal permettere alle divisioni russe di penetrare in Jugoslavia per appoggiare Milosevic. Putin stesso non ha rischiato di schierare le sue truppe contro la «rivoluzione delle rose» (Georgia, 2002) e successivamente la «rivoluzione arancione» (Ucraina, 2004). Oggi tutto traballa.

    E sotto i nostri occhi si profila un mondo nuovo, regolato da nuove norme. Che cosa aspettano Unione Europea e Stati Uniti per bloccare l’invasione della Georgia, Paese amico dell’Occidente? Vedremo Mikhail Saakashvili, leader filo-occidentale, democraticamente eletto, finire i suoi giorni silurato, esiliato, rimpiazzato da un fantoccio o appeso a un cappio? Si ristabilirà l’ordine a Tbilisi come è stato riportato a Budapest nel 1956 e a Praga nel 1968? A queste semplici domande occorre ribattere con un’unica risposta. Occorre salvare una democrazia minacciata di morte. Perché questa storia non riguarda esclusivamente la Georgia, ma anche l’Ucraina, l’Azerbaigian, l’Asia centrale, l’Europa dell’est, e pertanto l’Europa stessa. Se permettiamo ai carri armati e ai bombardieri di distruggere la Georgia, faremo capire a tutti i Paesi della regione, più o meno vicini della Grande Russia, che non li difenderemo mai, che le nostre promesse sono carta straccia, le nostre buone intenzioni parole a vanvera e che non devono aspettarsi niente da noi.

    Resta poco tempo. Cominciamo quindi con l’annunciare chiaramente chi è l’aggressore: è la Russia di Vladimir Putin e di Dmitrij Medvedev, questo celebre «liberale» sconosciuto che dovrebbe fare da contrappeso al nazionalismo dell’altro. Basta con il regime della tergiversazione e delle lucciole per lanterne: i 200 mila morti della Cecenia, bollati come «terroristi»; il destino del Caucaso del nord, una «questione interna»; Anna Politkovskaya, giornalista suicida; Litvinenko, un marziano… E ammettiamo infine che l’autocrazia putiniana, nata per grazia degli oscuri attentati che insanguinarono Mosca nel 1999, non rappresenta un partner affidabile, e ancor meno una potenza amica. Forte di quale diritto questa Russia aggressiva, minacciosa e in cattiva fede, è ancora membro del G8? Perché siede ancora nel Consiglio d’Europa, istituzione nata per difendere i valori del nostro continente? A cosa serve prodigarsi in costosi investimenti, specie tedeschi, per realizzare un gasdotto sotto il Baltico con il solo vantaggio — per i russi — di aggirare le condutture che attraversano Ucraina e Polonia? Se il Cremlino insiste nella sua aggressione nel Caucaso, non sarebbe il caso che l’Europa riconsideri l’insieme dei suoi rapporti con il grande vicino? La Russia ha bisogno di vendere il suo petrolio, quanto noi di acquistarlo.

    Talvolta si riesce a ricattare un ricattatore. Se riuscirà a trovare l’audacia e la lucidità per accettare la sfida, l’Europa si dimostrerà forte. Altrimenti è morta. I due firmatari di questo articolo imploravano pubblicamente, in una lettera datata il 29 marzo 2008, Angela Merkel e Nicolas Sarkozy di non ostacolare l’avvicinamento di Georgia e Ucraina alla Nato. Una decisione in tal senso avrebbe tutelato i loro territori. Il gas avrebbe continuato ad arrivare. E la «logica di guerra», che tanto spaventa i nostri Norpois, si sarebbe inceppata. Al contrario, siamo convinti che il nostro rifiuto in vierà un segnale disastroso ai nuovi zar della Russia nazional-capitalista. Mostrerà loro che siamo deboli e inaffidabili, che Georgia e Ucraina sono terre di conquista e che noi siamo pronti a immolarle volentieri sull’altare delle rinnovate ambizioni imperiali russe. Non integrare, o meglio, non pensare ad integrare questi Paesi nello spazio della civiltà europea avrà un effetto destabilizzante sulla regione. In breve, se si cede a Vladimir Putin vuol dire che siamo disposti a sacrificare in suo onore i nostri principi, e ritirandoci prima ancora di aver tentato qualcosa, non faremo altro che rafforzare, a Mosca, il nazionalismo più virulento.

    Sarebbe come immaginare il peggio, senza volerci credere fino in fondo. Ma il peggio si è già verificato. Per non turbare Mosca, Francia e Germania hanno apposto il loro veto a questa prospettiva di adesione. Putin ha compreso a meraviglia il messaggio, tanto da scatenare la sua offensiva in segno di ringraziamento. È venuta l’ora di cambiare metodo. Gli europei hanno assistito, impotenti perché divisi, all’assedio di Sarajevo. Hanno visto compiersi, impotenti perché ciechi, la tragedia di Grozny. La vigliaccheria ci costringerà, stavolta, a contemplare passivi e prostrati, la capitolazione della democrazia a Tbilisi? Lo stato maggiore del Cremlino non ha mai creduto nell’esistenza di una «unione europea ». Sa benissimo che sotto le belle parole di cui trabocca Bruxelles fremono rivalità secolari tra sovranità nazionali, manovrabili a piacere e reciprocamente paralizzanti. Il test georgiano è una prova di esistenza o non esistenza: l’Europa che è stata edificata contro la cortina di ferro, contro i fascismi di ieri e di oggi, contro le sue stesse guerre coloniali, l’Europa che ha festeggiato la caduta del Muro e salutato la rivoluzione di velluto, si ritrova oggi sull’orlo del coma. 1945-2008: vedremo sancire la fine della nostra breve storia comune nelle olimpiadi del terrore in atto nel Caucaso?

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  17. http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=4656

    “Neppure le tensioni in Georgia sono una novità. Nel 2001 lo scrittore Tom Clancy (quello di Caccia a ottobre rosso tanto per intenderci) aveva pubblicato un fortunato videogioco di simulazione intitolato Ghost Recon ed è interessante leggerne le note introduttive: “Europa 2008 (sic!) Il mondo vacilla sull’orlo della guerra. Alcuni ultranazionalisti radicali hanno preso il potere a Mosca. Il loro obiettivo è quello di ristabilire il vecchio impero sovietico, riportare, una a una, le vicine repubbliche indipendenti, Ucraina, Bielorussia, Kazakhstan, nell’orbita russa”. I protagonisti del gioco sono alcuni soldati americani dislocati in Georgia.

    Clancy è sempre stato molto ben informato e, caso strano, il 29 aprile 2002 il dipartimento della Difesa statunitense annunciava l’inizio del Georgia Train and Equipment program (GTEP) all’interno di una più vasta strategia antiterrorismo. All’inizio si trattava solo di 150 militari americani, ma il programma di ammodernamento e addestramento delle forze armate georgiane è proseguito fino ad oggi e non è strano che, nei commenti finora espressi, non si faccia cenno alla possibilità di uno scontro diretto fra reparti russi e americani. Questo tenendo presente che il sito globalsecurity.com riportava, nei giorni scorsi, la notizia di esercitazioni militari iniziate il 14 luglio scorso, alle quali hanno partecipato 1200 militari americani e 800 georgiani nella base militare di Vaziani, vicino a Tbilisi. Negli stessi giorni anche i russi conducevano manovre al confine con l’Ossezia del nord ma il portavoce del Ministero della difesa russo smentiva che tali esercitazioni avessero un qualsiasi rapporto con quelle statunitensi. Si trattava probabilmente di manovre dissuasive che non hanno impedito lo scoppio del conflitto.”

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  18. Saakashvili, spiegando di aver ”affidato il destino del mio Paese alla retorica occidentale sulla democrazia e la libertà”. ”Dopo che i georgiani sono stati attaccati, dobbiamo chiederci: se l’Occidente non è con noi, con chi è? Se la linea non viene tracciata ora, quando sarà tracciata?”, si chiede il leader georgiano, secondo il quale ”l’invasione russa delle Georgia colpisce al cuore dei valori occidentali e del nostro sistema di sicurezza del ventunesimo secolo”.

    ————-

    Suicida!! Tra poco vengono gli americani a tirargli quattro sberle per dirgli di smetterla. Al momento, su questo caso, la battaglia di idee non può più essere vinta, punto. Continuare a caricare di significato questa sconfitta non fa che aggravare la stessa.

    Ma quanta cocaina sta sniffando questo? L’avete visto nel video con Kouchner? Aveva un aspetto orribile. Sa che non è più in ballo la sua fine politica ma la sua fine biologica. Questo finisce come il suo idolo, l’altro macellaio e “grande patriota e statista”, Gamsakhurdia. Gli americani non lo fanno arrivare al TPI per vedersi sputtanare in mondovisione.

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  19. possibile…

    interessante anche il commento di Aleksandr Dugin, politologo e leader del Movimento Internazionale Eurasiatista:

    “È stato tutto un bluff. [Gli americani] avrebbero potuto cercare di minacciarci ma non hanno fatto niente. Non l’hanno fatto perché dipendono da noi in Afghanistan; se dovessimo bloccare le forniture militari che passano attraverso il corridoio che solo noi controlliamo la situazione esploderebbe. Dunque, anche se gli americani fossero pazzi, e non lo sono, non scatenerebbero mai la terza guerra mondiale. Ecco perché sotto questo punto di vista siamo in guerra solo con Saakashvili e i mezzi tecnici presenti sul posto. E le altre questioni le considereremo man mano che si presentano”.
    “L’America è un paese razionale, e non può dare a vedere che sta abbandonando Saakashvili, anche se l’ha appoggiato ed è stata al suo fianco in questo crimine, contando che la Russia non reagisse. .. Ma la cosa che va ricordata è che una terza guerra mondiale e la partecipazione dell’America a questo conflitto era esclusa fin dall’inizio, e i nostri strateghi lo sapevano benissimo”.
    http://mirumir.altervista.org/2008/08/i-link-di-oggi-in-aggiornamento_14.html

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  20. ”Quando i russi entrano in una installazione militare georgiana abbandonata, non la lasciano così come l’hanno trovata”, ha detto il funzionario celatosi dietro condizione di anonimato. ”Le rendono meno efficienti”, ha aggiunto.

    ———–

    L’understatement più divertente che abbia mai letto.

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  21. Per rispondere velocemente a Vladimir… è normale e comprensibile che qualcuno difenda le ragioni del proprio paese (mi pare di capire che lui sia georgiano), ma non saranno certo i toni patetici o la verbosità retorica o, peggio, gl’insulti gratuiti (“buffone” all’autore del blog? Ed il tuo “presidente”-dittatore, allora, che cos’è?), a cambiare la realtà delle cose: i Georgiani vogliono piegare la libertà di due popoli liberi (Abkazi e Osseti), hanno attaccato PER PRIMI e hanno subito la giusta rappresaglia. Cordoglio per le (poche) vittime civili georgiane, ma anche tanta rabbia e tanto sdegno per gli Osseti massacrati dai tuoi connazionali.
    Ho sentito profughi osseti raccontare di cecchini georgiani che sparavano su donne incinta, d’interi villaggi bruciati, di madri con bambini in fasce schiacciati sotto i carri armati. Fossi in te mi vergognerei d’essere georgiano e, soprattutto, d’essere un sostenitore del dittatore espansionista e criminale di guerra Saakashvili.

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  22. Ok. Daniele

    Non è la mia intenzione difendere. Ma solo di aiutare a approfondire e a capire meglio. Se mio breve intervento è stato interpretato in chiave patetica, forse mi sono spiegato male.

    Non sopporto l’idea di offendere qualcuno. A maggior ragione se non conosco la persona in questione. Mi dispiace perché sembra che qui sia tutto semplificato e chiarito: georgiani cattivi, Saakashvili dittatore, ossetia vittima ecc.

    La realtà dei fatti è molto più complessa. Perciò chiamare un governo eletto democraticamente, che da molti istituti di ricerca neutrali (internazionali) ritenuto gran promotore di riforme democratiche, quale dittatoriale e criminale di guerra, mi puzza un po’ di propaganda. Quindi di superficialità. Quindi di ignoranza.

    Non mi vergogno assolutamente di essere georgiano, e perché dovrei? Come sono fiero di essere nato e cresciuto a Mosca e essere in contemporanea un italiano.

    Prendete con le pinze i numeri dei civili massacrati in ossetia, ragazzi. Già fonti ufficiali russi stanno equilibrando. Ti faccio sentire anche racconti dei profughi georgiani. Oltre 300.000 dopo il disastro di Ankhazia degli anni 90.

    A caldo è sempre difficile ragionare sulla questione così complessa e spinosa. L’invito quindi mio è di aspettare sperando che tacciano le armi.

    Citando “Apocalypse Now”.. What do you call it when the assassins accuse the assassin?

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  23. “chiamare un governo eletto democraticamente, che da molti istituti di ricerca neutrali (internazionali) ritenuto gran promotore di riforme democratiche”

    neutralissimi, direi.
    provare ad attingere a fonti alternative, ogni tanto, no?

    qui di tutto ci si può accusare tranne che di superficialità ed ignoranza, visto la quantità di materiale che è stato postato direttamente o comunque segnalato

    apocalypse now, a proposito di propaganda (cinematograficamente impeccabile)

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  24. mi aiuti ad attingere a fonti alternative?

    Non ho accusato nessuno. Sono spiacente che per l’ennesima volta sia frainteso.

    Grazie

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  25. nessuno non fa la vittima. Vedo dialogare è impossibile. La quantità di materiale ricordati non corrisponde alla qualità. Ti prego cancellare tutti i miei interventi questo compreso.
    Ciao

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  26. Caro Vladimir,
    chiedi fonti alternative sulla “democrazia georgiana” …Human Rights Watch va bene? Non credo si possa accusare d’essere uno “strumento dell’imperialismo russso”…:
    http://hrw.org/english/docs/2006/01/18/georgi12229.htm
    Probabilmente sono le stesse fonti che consideri tu: dove si parlà sì di “riforme”, ma si scrive anche che:

    “Constitutional amendments adopted in 2004 increased the president’s influence over the judiciary, further eroding judicial independence. […] The arbitrary decision-making process heightened the sense of executive prerogative.”

    “Torture, impunity, and denial of due process remain serious problems in Georgia”

    “They told Human Rights Watch, however, that there had been a corresponding increase in police violence at the time of arrest and during transportation to the police stations.”

    “the media has become more pro-government and less critical than it was during the Shevardnadze era. Newspapers remain relatively free of government pressure. However, major television channels are biased in favor of the government in their news and current affairs coverage. Journalists, NGOs, and representatives of international organizations have told Human Rights Watch that the government uses its influence with the owners of the major television channels to control the content of their programs. The owners give little editorial independence to staff and sometimes censor programs that are critical of the government.”

    “On April 3, 2005, the owner of Imedi television, Badri Patarkatasishvili, ordered the station not to broadcast a story on police corruption on the weekly television program Droeba (Time). The next day, Patarkatasishvili explained why he had refused to allow the program to be broadcast, saying “if I want to tell something to the government, I can tell it personally and directly.” NGOs and representatives of international organizations told Human Rights Watch that the presidential administration sometimes directly contacts chief editors, telling them how to cover certain issues. Journalists, however, are reluctant to speak publicly about government interference with or efforts to influence the content of their work. There are reportedly few protections against unfair dismissal, and journalists are rarely willing to risk their positions by speaking out publicly.”

    “Chechen refugees remain vulnerable to abuse in Georgia. They lack adequate housing, medical care, and employment opportunities. Refugees are subjected to police harassment and threats of refoulement. ”

    “Although the government works closely with a number of human rights NGOs, it has excluded some of the country’s most critical human rights defenders from important initiatives, such as the monitoring of prison facilities and police stations”

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  27. Eurasian Crossroads: The Caucasus In US-NATO War Plans,
    by Rick Rozoff

    With the Black Sea and the Balkans to its west, Russia to its north, Iran and the Arab world to the south and southeast and the Caspian Sea and Central Asia to the east, the South Caucasus is uniquely situated to become the nucleus of an international geostrategic campaign by the major Western powers to achieve domination of Europe, Asia, the Middle East and Africa and as such the world.

    The overarching plan for the employment and exploitation of this region for the aforementioned purposes is and has long been an American one, but it also takes in the US’s European allies and in addition to unilateral and bilateral initiatives by Washington includes a critically vital NATO component.

    With the nearly simultaneous breakup of the Soviet Union and the Federal Republic of Yugoslavia in 1991 – one a cataclysmic and instantaneous and the other a prolonged process – prospects were renewed for the West to engage in a modern, expanded version of the Great Game for control of Central and South Asia and for that vast stretch of land that was formerly the socialist world excluding Far East Asia.
    (…)

    On the energy front American, British, French, Norwegian and other Western nations, sometimes individually but most always as consortia, are the prime movers; on the military one the task has been assigned to NATO.
    (…)

    The South Caucasus is the land route from Europe to Asia in the east and to Iran and its neighbors – Iraq, Turkmenistan, Afghanistan and Pakistan – to the south.

    It is at the center of a strategy that alone ties together the three major wars of the past decade – Yugoslavia (1999), Afghanistan (2001) and Iraq (2003) – and that aims at preventing regional economic, security and infrastructural development cooperation between Russia, Iran, China, India and Turkey in the same Balkans-to-Asia Silk Route area.

    As it was insightfully described by a Pakistani analyst recently, the current century is witnessing the final act in a drama that could be called the West versus the rest. The South Caucasus is the linchpin and the battleground of this geopolitical and historical denouement.
    (…)

    http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=13101

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  28. Pingback: Scongiuri, teste rotte e ubriachi fradici | STAMPA LIBERA

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