Il mistero della casa di Burrel

Traffico d’organi in Albania dopo la fine della guerra del Kosovo.
E’ questa una delle novità piu’ clamorose contenute nel libro La Caccia dell’ex procuratore del Tribunale Penale Internazionale dell’Aja, Carla Del Ponte. La Del Ponte scrive che il suo gruppo investigativo è venuto a sapere “da fonti giornalistiche affidabili” che circa trecento serbi del Kosovo, rapiti durante la primavera del 1999, furono trasferiti nel nord dell’Albania. Questi prigionieri all’inizio furono rinchiusi in campi situati presso Kukes e Tropoje.
Secondo le stesse fonti, i prigionieri più giovani e vitali furono poi trasferiti nel carcere della cittadina di Burrel a nord di Tirana. Un gruppo di essi fu incarcerato in una baracca dentro una “casa gialla” nelle campagne di Burrel, ed una stanza di questa “casa gialla” – come hanno descritto i giornalisti – sarebbe servita da sala operatoria per estrarre gli organi dei prigionieri. In seguito, gli organi erano inviati attraverso l’aeroporto di Rinas a cliniche all’estero dove venivano impiantati ai clienti bisognosi.
Nel febbraio 2004, gli esperti del Tribunale dell’Aja hanno perquisito la casa sospetta di Burrel, che Rainews24 è riuscita a raggiungere.

Il collegamento al video è qui.

8 thoughts on “Il mistero della casa di Burrel

  1. KOSOVO: TRAPIANTI ILLEGALI ORGANI, TRE ARRESTI

    (ANSA) – PRISTINA, 6 NOV – Tre persone, fra le quali due medici, accusate di trapianti illegali di organi sono state arrestate in Kosovo, secondo quanto ha riferito la polizia locale. Nell’inchiesta sono coinvolti due cittadini stranieri – un turco e un israeliano – ha precisato un portavoce, secondo il quale il turco avrebbe donato il suo rene. ”Abbiamo identificato un cittadino israeliano che si ritiene abbia ricevuto il rene dal cittadino turco”, ha detto Veton Elshani, portavoce dalla polizia kosovara. La polizia ha avviato le indagini dopo che il turco e’ stato arrestato all’aeroporto mentre si accingeva a fare ritorno in patria. Altre sette persone sono indagate e verranno interrogate prossimamente – ha aggiunto il portavoce.

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  2. Haradinaj sarebbe anche implicato nel traffico di organi di cui sono state vittime, tra il 1999 ed il 2001, dei prigionieri serbi, come pure certamente delle prostitute assai maltrattate per potere continuare il loro “servizio” in Kosovo. Dopo le rivelazioni di Carla Del Ponte, nel libro (ancora nessuna traduzione in francese o in inglese) che pubblicò nel marzo 2008 dopo avere lasciato il suo posto di procuratore del tribunale de L’Aia, un’indagine della giustizia serba ha sostenuto considerevolmente il dossier. Inoltre, il parlamentare svizzero Dick Marty, che aveva permesso le famose rivelazioni “sui voli segreti della CIA”, è stato incaricato dal Consiglio d’Europa di condurre la sua indagine. Tenterà prossimamente di superare il rifiuto dell’Albania di cooperare all’indagine, poiché un grande parte dei fatti, in particolare l’estrazione degli organi, l’assassinio e la sepoltura di circa 300 prigionieri serbi, si è svolta in territorio albanese. Il dossier ha anche guadagnato in credibilità, in seguito alla scoperta, a Pristina, di una clinica illegale che pratica trapianti di organi, su base volontaria e commerciale questa volta.

    Kosovo: dietro il silenzio dei media
    http://www.eurasia-rivista.org/cogit_content/articoli/EkFFyuAyAAWQbMReDj.shtml

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  3. Gli espianti nella ‘casa gialla’.
    Identificata prima vittima civile dell’Uçk: il procuratore serbo chiede la riapertura dell’inchiesta

    Il procuratore del Tribunale serbo per i crimini di guerra Vladimir Vukcevic, ha chiesto all’Albania di riaprire le indagini sul traffico di organi, perpetrato tra il 1999 e il 2000 ai danni di circa 300 serbi del Kosovo che sarebbero spariti nel nulla, rapiti dai guerriglieri dell’Uçk e portati in Albania per essere sottoposti a espianti di organi.
    (…)

    http://it.peacereporter.net/articolo/14505/Gli+espianti+nella+%27casa+gialla%27

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  4. Eulex apre inchiesta su traffico organi

    (ANSA) – PRISTINA, 13 APR – La procura della missione UE in Kosovo ha aperto un’inchiesta sul traffico d’organi, l’accusato e’ l’esercito di liberazione del Kosovo. Durante la guerra nei Balcani, esponenti dell’esercito di liberazione del Kosovo avrebbero venduto organi espiantati ad alcuni prigionieri serbi. Le accuse all’Uck sono contenute in un dossier redatto nel 2004 dai ricercatori del Tribunale dell’Aja e dall’Unmik: gli espianti sarebbero avvenuti in Albania, gli organi venduti in Turchia.

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  5. Nella scorsa primavera, i funzionari dell’Unmik (la Missione Onu in Kosovo) hanno inviato al procuratore serbo per i crimini di guerra Vladimir Vukcevic la documentazione relativa alle indagini sul presunto traffico di organi umani durante il conflitto del 1999 in Kosovo. Dopo una prima lettera in cui si affermava che l’Unmik non era in possesso di alcun materiale sul caso della cosiddetta “Casa Gialla”, hanno successivamente scritto che in seguito a una più dettagliata ricerca erano stati rinvenuti negli archivi alcuni documenti. Si tratta di dieci diversi files, tra cui il rapporto completo sulla ‘casa gialla’. Secondo tale relazione – che contiene i risultati dell’esame della scena del crimine fatta a Burrel città nel nord dell’Albania, nel 2004 – gli investigatori hanno trovato tracce di sangue (identificati mediante la soluzione chimica Luminol) su due pareti e sul pavimento di una stanza a pianterreno, che si pensa possa essere stata utilizzata come sala operatoria. Decine di testimoni, quelli ascoltati sia dalla procura di Belgrado che dagli investigatori dell’Aja, hanno dichiarato che molto probabilmente circa 300 non-albanesi, per lo più serbi, siano stati rapiti, uccisi e sottoposti a espianti di organi. PeaceReporter, sulla questione, ha sentito gli uffici della procura di Belgrado.
    (…)

    http://it.peacereporter.net/articolo/19850/Quel+che+resta+degli+uomini

    Riaprire la casa gialla.
    L’inviato del Consiglio d’Europa in Kosovo. La Serbia vuole chiarezza sull’espianto di organi da civili serbi nel 1999
    ,
    di Christian Elia
    http://it.peacereporter.net/articolo/19855/Riaprire+la+casa+gialla

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  6. Un procuratore dell’Unione Europea ha accusato cinque albanesi del Kosovo, un turco ed un israeliano di far parte di una rete internazionale impegnata nel traffico di organi umani.

    Nel documento, il procuratore Jonathan Ratel scrive che il gruppo criminale ha gestito un traffico di persone verso il Kosovo allo scopo di “rimuovere i loro organi per poi trapiantarli in altre persone”. L’inchiesta ha accertato che, soltanto nel 2008, venti cittadini stranieri sono stati fatti entrare nel paese con false promesse. “Le vittime venivano reclutate in altri paesi e portate in Kosovo attraverso l’aeroporto di Pristina dietro la falsa promessa che avrebbero ricevuto un compenso in denaro in cambio della rimozione in un rene”. Le cifre arrivavano fino 14mila euro, mentre invece gli acquirenti dovevano sborsare tra gli 80mila e i 100mila euro. I paesi di provenienza delle vittime sarebbero Moldavia, Kazakistan, Russia e Turchia. Tutte vivevano in condizioni di estrema povertà o difficoltà economica.

    Cinque albanesi del Kosovo, tra cui un ex funzionario del ministero della Sanità, sono ora accusati di traffico di esseri umani, esercizio abusivo dell’attività medica e abuso di potere. Nessuno di questi si trova in custodia cautelare, per il momento. Due stranieri – il medico turco Yusuf Sonmez e il cittadino israeliano Moshe Harel – sono ricercati dall’Interpol. Sonmez è ricercato e indagato in diverse altre nazioni, tra cui la Turchia, per traffico di esseri umani e rimozione di organi. Secondo il documento della UE uno dei cinque kosovari, il chirurgo Lutfi Dervishi, “era il leader” dell’organizzazione, insieme a Sonmez e Harel. Dervishi avrebbe organizzato una conferenza a Istanbul nel 2006, chiedendo se qualcuno dei partecipanti fosse in grado di trapiantare degli organi, e venne contattato da Sonmez sei mesi dopo.

    Dervishi e Sonmez avrebbero portato avanti le operazioni in una clinica privata di Pristina gestita dal figlio di Dervishi, Arban Dervishi, anche lui accusato di far parte della banda. Harel aveva il compito di “identificare, reclutare e trasportare le vittime”, e “assicurarsi che i pagamenti fossero stati eseguiti” prima degli interventi chirurgici. Sono indagati altri due medici, Sokol Hajdini e Driton Jilta.

    La clinica privata è stata chiusa nel 2008 in seguito a una prima inchiesta sulla banda, sospettando che un uomo turco avesse venduto il suo rene. Tutte le persone coinvolte e fermate si dichiararono innocenti. Poco dopo, il quotidiano di Belgrado Blic accusò Dervishi di avere a che fare con i sospetti che l’Esercito di liberazione del Kosovo fosse dietro il rapimento e l’uccisione e di civili serbi allo scopo di espiantare i loro organi. Le accuse derivavano dal contenuto del libro di Carla Dal Ponte, ex procuratore delle Nazioni Unite per crimini di guerra.

    http://www.misteriditalia.it/ultimora/?p=723

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  7. Stavolta, ad affermarlo non è un qualunque giornalista complottista antisemita. E’ il procuratore dell’Unione Europea distaccato nel Kosovo, di nome Jonathan Ratel, che ha portato il caso davanti al tribunale distrettuale di Pristina.

    E’ la conclusione di due anni di indagini: cominciate nel novembre 2008, quando all’aeroporto di Pristina (la capitale del Kosovo) gli agenti notarono un uomo di nazionalità turca, Ylmaz Altun, che aspettava il suo aereo per tornare a casa. L’uomo era pallidissimo e stremato. Interrogato, ammise di aver appena subito l’espianto di un rene, da lui venduto ad un paziente israeliano.

    L’intervento aveva avuto luogo in una clinica privata di lusso di Pristina, chiamata Medicus. Fatta irruzione nella clinica, la polizia ha effettivamente trovato un israeliano in terapia post-operatoria. In seguito è stato possibile ricostruire che la clinica era il centro di una rete che traffica organi di «volontari» scelti fra gente in condizioni di estrema miseria in Moldavia, Kazakstan, Russia e Turchia. Questi poveracci erano attratti con la promessa di un pagamento di 20 mila dollari, che nessuno di loro ha mai visto. I ricchi ricevitori dei trapianti pagavano invece 110-137 mila dollari per ogni operazione.

    Sette medici che lavoravano nella clinica Medicus, o collaboravano al traffico, sono stati identificati. Cinque sono kosovari, alcuni localmente stimatissimi: uno, già ministro della sanità, aveva dato alla clinica una licenza falsa. A dirigere le operazioni era Lufti Dervishi, un professore universitario. Fra i capi ci sono un cittadino turco e un israeliano, attivamente ricercati dall’Interpol.

    Il Consiglio d’Europa (benemerita istituzione a cui l’eurocrazia non riconosce alcun potere) «ha richiesto una serie di indagini, nazionali e internazionali, sulla base delle segnalazioni di sparizioni, traffico di organi, corruzione e collusione che vedrebbero coinvolti gruppi criminali organizzati e ambienti politici in Kosovo». Esistono infatti «numerosi indizi, concreti e convergenti che confermano che kosovari di etnia serba e albanese sarebbero stati tenuti prigionieri in luoghi di detenzione segreti sotto il controllo dell’UCK (Esercito di Liberazione del Kosovo) nel Nord dell’Albania, e sottoposti a trattamenti inumani e degradanti, prima della loro definitiva scomparsa», si sospetta dopo essere stati espiantati. Intanto ha stilato un rapporto che – essendo numerosi ed attivi nelle istituzioni europee i «Friends of Israel» – farà certamente la fine che ha fatto il Rapporto Goldstone dell’Onu sulle atrocità commesse a Gaza.
    (…)

    da Israele traffica organi (anche) in Kosovo,
    di Maurizio Blondet
    http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&task=view&id=34228&Itemid=143

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  8. Pingback: Nel narco-staterello di Hashim Taci | ilblogdinicolaBari

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