Prima quattro, poi sei, adesso otto. Si tratta dei famigerati velivoli senza pilota UAV “Global Hawk” che la NATO destinerà alla base di Sigonella nell’ambito del nuovo programma di sorveglianza terrestre AGS (Alliance Ground Surveillance). A comunicare l’aumento del numero degli UAV che giungeranno in Sicilia entro il 2012, Ludwig Decamps, a capo della Sezione di supporto dei programmi di armamento della Divisione difesa dell’Alleanza Atlantica. «Il sistema AGS di Sigonella sarà fondamentale per le missioni alleate nell’area mediterranea ed in Afghanistan, così come per assistere i compiti della coalizione navale contro la pirateria a largo delle coste della Somalia e nel Golfo di Aden», ha aggiunto Decamps. «L’AGS fornirà un preciso quadro della situazione operativa tramite dettagliate immagini del suolo, sempre disponibili per tutti i responsabili della NATO e dei Paesi che ne fanno parte e soprattutto per la “NATO Response Force” (NRF), la forza d’intervento rapido, accrescendo la capacità di sorveglianza aerea in linea con i moderni requisiti di Intelligence, Surveillance e Reconnaissance. Il sistema consentirà inoltre di supportare gli emergenti requisiti operativi anche per la gestione delle crisi, la sicurezza nazionale e gli aiuti umanitari. Sarà inoltre interoperabile con i sistemi di sorveglianza aviotrasportati e terrestri, formando così un sistema di sistemi».
Oltre alla componente di volo dell’AGS rappresentata da otto velivoli “RQ-4B Global Hawk” nella versione Block 40, all’interno della base di Sigonella saranno ospitati i centri di comando e di controllo del nuovo sistema, centralizzando le attività di raccolta d’informazioni ed analisi di comunicazioni, segnali e strumentazioni straniere. La Sicilia si trasforma così in un’immensa centrale di spionaggio, in un “Grande Fratello” capace di spiare, 24 ore al giorno, un’area che si estende dai Balcani al Caucaso e dall’Africa al Golfo Persico. Ma non solo. L’AGS, infatti, è un programma di vitale importanza per poter applicare sul campo la nuova dottrina strategica NATO per le guerre del XXI secolo, denominata “Network Centric Warfare” (NCW), che punta all’integrazione delle forze dell’alleanza militare in un’unica rete informativa globale (la cosiddetta infostruttura net-centrica) e alla «condivisione delle informazioni sensibili tra tutti i possibili utenti in tempo quasi reale».
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Nonostante la sua rilevanza strategica, a sostenere finanziariamente l’AGS sono però appena 15 paesi sui 28 che aderiscono alla NATO. Si tratta di Bulgaria, Canada, Danimarca, Estonia, Germania, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Stati Uniti e, ovviamente, l’Italia. Nel settembre 2009 i rispettivi ministri della difesa hanno sottoscritto l’AGS Programme Memorandum of Understanding (PMOU) che delinea il quadro giuridico, organizzativo e finanziario del nuovo programma militare. Costo stimato, 2,3 miliardi di dollari, ma con ancora alcuni punti oscuri che faranno certamente lievitare la spesa finale e, in conseguenza, i singoli contributi dei paesi partecipanti (150 milioni di euro dall’Italia, secondo il ministro La Russa). «Nessuna decisione è stata presa sino ad oggi relativamente alle trasformazioni infrastrutturali che saranno necessarie per ospitare a Sigonella il nuovo sistema e il personale destinato al suo funzionamento, circa 800 militari che si aggiungeranno alle unità statunitensi ed italiane già presenti nella Naval Air Station», ha dichiarato il responsabile NATO per i programma di armamento, Ludwig Decamps.
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A intasare ulteriormente le piste e lo spazio aereo di Sigonella ci penseranno pure i 4 o 5 “Global Hawk” che l’aeronautica militare statunitense è in procinto di dislocare in Sicilia per le proprie operazioni “preventive” in Europa, Medio oriente e nel continente africano. Nella base siciliana verrà pure realizzato il Global Hawk Aircraft Maintanance and Operations Complex, il complesso per le attività di manutenzione degli aerei senza pilota dell’US Air Force. «Velivoli assolutamente non compatibili col traffico civile del vicino aeroporto civile Fontanarossa», aveva dichiarato due anni e mezzo fa il comandante italiano della stazione aeronavale di Sigonella. Proprio a causa dei documentati rischi per la sicurezza dei voli civili e militari e della popolazione residente, il governo spagnolo aveva ritirato la candidatura dello scalo di Zaragoza come principale base operativa dell’AGS NATO. Viaggiare in Sicilia sarà come giocare alla roulette russa. E pensare che nell’autunno del 2010, quando saranno avviati i lavori di ammodernamento e ampliamento di quello che è ormai il terzo aeroporto in Italia per traffico passeggeri, buona parte dei voli dovrebbero essere trasferiti transitoriamente da Fontanarossa a Sigonella.
Da Aumentano i Global Hawk per il Grande Fratello NATO a Sigonella, di Antonio Mazzeo.
[grassetti nostri]
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In verità non sono in molti ad interessarsi ai rischi che comporterà la presenza dei Global Hawk a Sigonella, a pochi chilometri da popolose città come Catania, Lentini e Siracusa, dal trafficato scalo aereo di Fontanarossa (oltre sei milioni e mezzo di passeggeri lo scorso anno) e dal cosiddetto “triangolo della morte” Augusta-Melilli-Priolo dove imperversano impianti chimici, raffinerie, depositi di carburante e munizioni per le unità navali USA e NATO, compresi i sottomarini e le portaerei a capacità nucleare. Eppure non mancano gli studi e gli interventi scientifici sul pericolo rappresentato dalla proliferazione degli UAV. Nel documento The U.S. Air Force Remotely Piloted Aircraft and Unmanned Aerial Vehicle – Strategic Vision, in cui l’aeronautica militare statunitense delinea la “visione strategica” sul futuro utilizzo dei sistemi di guerra, si ammette candidamente che «i velivoli senza pilota sono sensibili alle condizioni ambientali estreme e vulnerabili alle minacce rappresentate da armi cinetiche e non cinetiche». «Il rischio d’incidente del Predator e del Global Hawk è d’intensità maggiore di quello dei velivoli con pilota dell’US Air Force», si legge ancora, anche se, «al di sotto dei parametri stabiliti nei documenti di previsione operativa per questi sistemi».
Nello stesso rapporto si afferma poi che l’utilizzo degli UAV imporrà al Dipartimento della difesa di affrontare «significative questioni giuridiche, nazionali ed internazionali», in particolare quelle relative alle «richieste operative da parte dell’International Civil Aviation Organization (ICAO)». Infine una serie di raccomandazioni. «L’Air Force deve obbligare il Dipartimento della difesa a perseguire con forza l’assegnazione di frequenze radio che rispondano alle richieste militari mentre riducono allo stesso tempo l’impatto sulle trasmissioni civili nazionali ed internazionali. Alcuni sistemi utilizzano frequenze che sono in aperto conflitto o che potrebbero esserlo dopo con altre frequenze assegnate. L’Air Force deve lavorare con il Dipartimento per trasferire questi sistemi su nuove frequenze. Per le operazioni a livello mondiale, si richiede una capacità di sense-and-avoid (senti ed evita), l’adeguamento con i regolamenti di gestione del traffico aero internazionale, il rispetto delle attrezzature standard di comunicazione, navigazione e sorveglianza. L’integrazione dei velivoli con e senza pilota all’interno e nei pressi degli aeroporti e durante le operazioni di volo deve essere trasparente per chi controlla il traffico aereo. Gli UAV non devono richiedere esigenze speciali che impediscano ad altri velivoli aerei di condividere lo spazio aereo con essi».
A quattro anni di distanza dalle preoccupate ammissioni degli estensori della “Visione Strategica” per l’uso dei velivoli senza pilota, ben poco è stato fatto in tema di sicurezza e riduzione del rischio di collisioni e disastri. A denunciarlo è uno dei veterani dell’aeronautica militare e civile italiana, il comandante Renzo Dentesano, pilota per quarant’anni dell’Ami ed Alitalia, poi consulente del Registro aeronautico italiano e perito per diverse Procure della repubblica e studi legali in procedimenti relativi ad incidenti aerei. Il 18 settembre 2009, Dentesano è intervenuto sul sito http://www.aerohabitat.eu soffermandosi proprio sulle scelte d’installare i Global Hawk a Sigonella, ben dodici, considerando i quattro dell’US Air Force e gli otto della NATO nell’ambito del nuovo sistema di sorveglianza terrestre AGS. «Questi aeromobili militari – scrive l’ex pilota – fra circa tre anni saranno in grado di partire e tornare alla base siciliana dopo aver compiuto missioni segrete e pericolose, delle quali nessuno deve saper nulla, onde poter effettuare con successo i loro compiti di sorveglianza e spionaggio. Compreso anche il Controllo del Traffico Aereo – ATC, nello spazio aereo assegnato dai Piani regionali dell’ICAO alla responsabilità dello Stato italiano, il quale ha demandato tale compito all’ENAV, sotto la sorveglianza dell’ENAC. È pur vero che nei piani d’impiego di questi aeromobili è previsto che il Comando che li utilizzerà abbia tutte le informazioni necessarie in merito al traffico che interessa lo spazio aereo nelle loro traiettorie d’uscita, d’entrata da/per la loro base e quelle in rotta per raggiungere le aree di sorveglianza, ma rimane il fatto che, invece, l’ATC non saprà nulla di quanto programmato e qualche Controllore avvisterà sugli schermi radar del “traffico” che sarà etichettato come “sconosciuto”, del quale quindi ignoreranno sia le intenzioni che le manovre e le traiettorie».
«Questo tipo di ricognitori, concepiti appunto per missioni troppo rischiose per essere affidate a mezzi con a bordo degli esseri umani, nonostante tutte le misure di security di cui sono dotati i loro ricevitori di bordo, possono però essere interferiti da segnali elettronici capaci di penetrare nei loro sistemi di guida e controllo, in modo da causarne la distruzione», aggiunge Dentesano. È quanto accaduto nel marzo 1999 a un Global Hawk precipitato in California da un’altitudine di 12.500 metri dopo aver ricevuto un segnale spurio di termine missione” dalla base aerea di Nellis. «Inoltre, il Global Hawk, come pure il Predator, un UAV in dotazione anche all’aeronautica militare del nostro Paese, non risultano in grado di assicurare l’incolumità del traffico aereo civile. Essi sono stati progettati in modo tale che, pur disponendo a bordo di un sensore capace di “vedere”, secondo il principio ICAO di see and be seen, altro traffico in volo con il quale la loro traiettoria potrebbe interferire, non hanno la capacità completa di rispettare l’altro principio sul quale si basa la sicurezza dell’aviazione civile e cioè il protocollo see and avoid – vedi ed evita il traffico a rischio di collisione. Non sono cioè in grado di variare la loro traiettoria di volo in senso verticale, salendo o scendendo di quota, come la situazione per evitare una collisione prontamente richiederebbe. E la sola variazione della direzione di moto, rimanendo alla stessa altitudine potrebbe non bastare ad evitare un disastro che coinvolga un traffico civile. Ma ENAC ed ENAV lo sanno? E, se lo sanno, come intendono provvedere alla sicurezza del traffico civile?». A queste domande nessuno ha ancora risposto.
Già operativa a Sigonella unità Global Hawk dell’US Air Force,
di Antonio Mazzeo
http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o16402:f-1
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sentimenti anti-americani
(ASCA) – Roma, 7 dic – La Farnesina getta acqua sul fuoco, ma l’intervento del segretario di stato americano, Hillary Clinton, sul caso dell’omicidio di Meredith Kercher ha aperto piu’ di un dubbio su un possibile scontro diplomatico con gli Usa.
L’ex first lady ha accolto l’appello di una senatrice democratica, Maria Cantwell, eletta proprio a Seattle, la citta’ di Amanda Knox, che ha chiesto di verificare se dietro la condanna a 26 anni subita dalla giovane statunitense per il giallo di Perugia non si nascondessero ”sentimenti anti-americani”. La Clinton, intervistata dall’ABC, si e’ detta disponibile ad incontrare ”la senatrice e chiunque altro abbia qualche preoccupazione sulla vicenda”.
A Bruxelles per il Consiglio dei ministri degli Esteri, il ministro italiano Franco Frattini ha detto che la Clinton non ha espresso critiche nei confronti della sentenza. ”Si tratta solo di una petizione popolare guidata dai familiari della condannata, non certo Hillary Clinton: non facciamo confusione”, ha detto Frattini, sottolineando che anche a lui capita di ricevere persone che gli parlano del caso di Enrico Forti, detenuto da dieci anni a Miami e di Carlo Parlanti, in carcere in California da quattro anni con l’accusa di stupro.”E’ giusto – ha aggiunto Frattini – che Hillary Clinton ascolti una senatrice americana”.
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