Ipocrisia anglo-americana

“Tanto più odioso appare l’inferno di fuoco scatenato dall’aviazione britannica, per il fatto che due settimane dopo lo scoppio della guerra il primo ministro inglese Chamberlain aveva dichiarato: «Indipendentemente dal punto dove altri potranno giungere, il governo di Sua Maestà non farà mai ricorso all’attacco deliberato contro donne e bambini per fini di mero terrorismo». In realtà i piani per bombardamenti indiscriminati e terroristici avevano cominciato a prender forma nel corso del Primo conflitto mondiale: mentre esso si trascinava senza giungere alla conclusione, Churchill «aveva previsto per il 1919 un attacco di mille bombardieri su Berlino». Tali piani continuano ad essere sviluppati dopo la vittoria. E cioè, si potrebbe dire imitando lo sbrigativo modo di argomentare degli ideologi oggi alla moda, il paese-guida in quel momento dell’Occidente liberale programmava un nuovo “genocidio” mentre portava a termine quello iniziato il 1914. In ogni caso, proprio l’Inghilterra diventa la protagonista della distruzione sistematica inflitta alle città tedesche ancora sul finire della Seconda guerra mondiale (si pensi in particolare a Dresda), una distruzione programmata e condotta con l’obiettivo dichiarato di non lasciare via di scampo alla popolazione civile, inseguita e inghiottita dalle fiamme, bloccata nel suo tentativo di fuga dalle bombe a scoppio ritardato, e spesso mitragliata dall’alto.
Queste pratiche appaiono tanto più sinistre se si pensa alla dichiarazione fatta da Churchill nell’aprile del 1941: «Ci sono meno di 70 milioni di unni malvagi. Alcuni (some) di questi sono da curare, altri (others) da uccidere». Se non al vero e proprio genocidio, come ritiene Nolte, è chiaro che qui si pensa comunque ad uno sfoltimento massiccio della popolazione tedesca. È in questa prospettiva che possiamo collocare la campagna di bombardamenti strategici: «Nel 1940-45, Churchill liquidò gli abitanti di Colonia, Berlino e Dresda come fossero unni». Non meno spietato si rivelò il primo ministro britannico nel ritagliare la zona d’influenza di Londra e nel liquidare sistematicamente le forze partigiane considerate ostili o sospette. Eloquenti sono le disposizioni impartite al corpo di spedizione inglese in Grecia: «Non esitate ad agire come se vi trovaste in una città conquistata in cui si fosse scatenata una rivolta locale». E ancora: «Certe cose non si devono fare a metà».
Veniamo ora alla Guerra fredda. Qualche tempo fa “The Guardian” ha rivelato che tra il 1946 e il 1948 la Gran Bretagna approntò in Germania campi dove erano destinati ad essere rinchiusi comunisti o elementi sospettati di simpatie per il comunismo, vere o presunte spie sovietiche: «Le immagini mostrano le facce stravolte e sofferenti di giovani uomini dal fisico scheletrico, sottoposti per mesi alla privazione del cibo e del sonno, bastonati ripetutamente ed esposti a bassissime temperature. Trattamenti disumani che provocarono la morte di alcuni detenuti». Ad esservi rinchiuse «furono anche dozzine di donne cui non fu risparmiata la tortura». Per metterla in atto venivano utilizzati strumenti talvolta ereditati dalla Gestapo; in effetti, si tratta di campi «degni dei lager nazisti». Come si vede, emerge di continuo il confronto tra le pratiche messe in atto nel Novecento dalla Gran Bretagna e le pratiche care al Terzo Reich.
A risultati non diversi giungiamo allorché ci occupiamo degli Stati Uniti. In questo caso l’ipocrisia che abbiamo visto caratterizzare Chamberlain raggiunge il suo apice. Subito dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale è Franklin D. Roosevelt a condannare come contrari ai sentimenti di «ogni uomo e donna civile» e alla «coscienza dell’umanità», e come espressione di «disumana barbarie», i bombardamenti aerei che colpiscono la popolazione civile. Successivamente, a dar prova di una «disumana barbarie» ancora più accentuata è per l’appunto la macchina da guerra statunitense, che procede alla distruzione sistematica e terroristica delle città giapponesi e partecipa attivamente all’analoga operazione messa in atto contro le città tedesche. Non vanno neppure sottovalutati i bombardamenti che si abbattono sull’Italia, che mirano anch’essi a colpire la popolazione civile e a minarne il morale. A metterlo in evidenza è lo stesso F. D. Roosevelt: «Faremo assaggiare agli italiani il gusto di un vero bombardamento, e sono più che certo che essi non resteranno in piedi sotto una pressione come questa». La campagna di bombardamenti terroristici culmina, sotto l’amministrazione Truman, nel ricorso all’arma nucleare contro un paese ormai allo stremo. È da aggiungere un particolare ulteriormente raccapricciante: è stato fatto notare che per lo meno l’annientamento della popolazione civile di Hiroshima e Nagasaki, più che il Giappone vicino alla capitolazione, aveva di mira l’Unione Sovietica, cui veniva lanciato un pesante avvertimento. Dunque: siamo in presenza di due atti di terrorismo su larghissima scala e per di più trasversale: si massacrano decine e decine di migliaia di civili inermi del vecchio nemico (anzi dell’ex nemico che ci si appresta a trasformare in alleato) al fine di terrorizzare l’alleato, già preso di mira quale nuovo nemico e quale nuovo bersaglio delle pratiche genocide appena sperimentate!
Ma la guerra in Asia si presta a ulteriori considerazioni. Ormai è largamente accolta negli Stati Uniti la tesi secondo cui l’attacco di Pearl Harbor è stato ben previsto (e in realtà provocato con un embargo petrolifero che lasciava al Giappone ben poche alternative). Ma, una volta che l’attacco si verifica, la guerra è condotta da Washington all’insegna di un’indignazione morale certamente ipocrita, alla luce di quello che ora sappiamo, ma tanto più micidiale. Non si tratta solo della distruzione delle città. Si pensi alla mutilazione dei cadaveri e persino alla mutilazione del nemico che ha ancora gli ultimi sussulti di vita, in modo da ricavarne souvenir, spesso ostentati in modo tranquillo od orgoglioso. È soprattutto significativa l’ideologia che presiede a queste pratiche: i giapponesi sono bollati in quanto «subumani», col ricorso ad un categoria centrale del discorso nazista. E a questo discorso siamo di nuovo condotti allorché vediamo F. D. Roosevelt accarezzare l’idea della «castrazione» da infliggere ai tedeschi. Questi, a guerra finita, vengono rinchiusi in campi di concentramento dove, per puro sadismo o per puro spirito di vendetta, sono costretti a subire la fame, la sete e privazioni e umiliazioni di ogni genere, mentre sul popolo sconfitto nel suo complesso aleggia lo spettro della morte per inedia.
Sempre a proposito dello statista che forse più di ogni altro è stato stilizzato quale campione della libertà: egli non modifica la politica tradizionalmente seguita da Washington in America Latina, e nel 1937 giunge al potere in Nicaragua, grazie alla Guardia Nazionale messa in piedi dagli USA, un dittatore sanguinario quale Anastasio Somoza. Sul piano interno: le città costruite sotto l’amministrazione di F. D. Roosevelt continuano ad escludere esplicitamente gli afroamericani; anzi, «gli alloggi per i lavoratori impegnati nella difesa, costruiti o finanziati dal governo durante la Seconda guerra mondiale, furono deliberatamente sottoposti ad una segregazione più rigida persino di quella in vigore negli alloggi delle comunità circostanti». Peraltro, «anche le forze armate mantennero una rigida segregazione durante la guerra». C’è di più: nonostante la sollecitazione di settori del partito repubblicano, «il presidente non spinse mai per un progetto di legge contro i linciaggi», i quali continuarono nel sud ad essere inscenati come spettacolo per una massa di uomini, donne e bambini che si godevano la visione delle umiliazioni e delle torture più sadiche e del supplizio inflitto alla vittima, un supplizio lento, prolungato il più possibile, interminabile (intra, pp. 302-3).
Infine, dopo aver celebrato nel gennaio 1941 gli Stati Uniti come il paese che evolve incessantemente e in modo pacifico, «senza campi di concentramento», subito dopo lo scoppio della guerra, a questa istituzione totale F. D. Roosevelt fa ricorso per privare sovranamente e collettivamente della libertà, senza distinzioni di età o di sesso, la comunità statunitense di origine giapponese.”

Da Stalin. Storia e critica di una leggenda nera, di Domenico Losurdo, Carocci editore, pp. 250-253.
[grassetti nostri]

15 thoughts on “Ipocrisia anglo-americana

  1. ipocrisia 2009:

    Washington, 28 dic. (Adnkronos/Dpa) – “Condanniamo con forza la violenta ed iniqua soppressione di civili che cercano di esercitare i loro diritti universali in Iran”.
    Con queste parole il portavoce del National Security Council, Mike Hammer, ha espresso la condanna dell’amministrazione americana per le violenze in Iran. “Governare tramite violenza e paura non e’ mai giusto”, ha sottolineato ancora Hammer, per il quale questo rivela un maggior timore da parte di alcuni governi “delle aspirazioni della propria gente che della potenza di altre nazioni”.

    infatti…

    (ASCA-AFP) – Kabul, 28 dic – Dieci civili, la maggior parte dei quali bambini, sono stati uccisi nel corso delle operazioni militari condotte sabato nella provincia afgana di Kunar dalle truppe internazionali.
    A comunicarlo l’ufficio del presidente Hamid Karzai. Karzai ha condannato le uccisioni. ”Dalle prime notizie sappiamo che 10 civili, tra cui 8 bambini, sono morti durante una serie di operazioni delle forze internazionali nella provincia di Kunar”, spiega la nota.

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  2. Ma le vittime dei bombardamenti USraeliani (per parafrasare Fulvio Grimaldi) sono sacrificabili per la democrazia, infatti possiamo vedere che bel mondo che ci stanno costruendo, a malapena siamo riconosciuti come essere umani, siamo numeri sottomessi alle corporations. Speriamo di accorgercene prima che sia troppo tardi…

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  3. ecco un resoconto più dettagliato della strage di civili perpetrata la scorsa settimana:

    (ASCA-AFP) – Kabul, 30 dic – Gli inquirenti del governo afgano hanno accusto le truppe straniere di aver ucciso 10 civili, tra cui 8 minori, dopo averli prelevati dalle loro abitazioni. La notizia, in precedenza diffusa dall’ufficio del presidente Hamid Karzai, potrebbe accendere le tensioni tra Kabul e i suoi alleati militari occidentali.
    Secondo le indagini del governo, tra i 10 civili uccisi c’erano otto ragazzini tra i 13 e i 17 anni. L’episodio sarebbe avvenuto sabato scorso nella provincia orientale di Kunar, attiva per l’attivita’ dei talebani. Asadullah Wafa, capo della squadra di inquirenti ed ex governatore della provincia ha affermato che ”un’unita’ delle truppe internazionali e’ giunta con un aereo nel distretto di Narang e ha prelevato 10 persone da tre abitazioni. I militari hanno poi sparato ai civili uccidendoli”.
    Secondo una nota, Wafa ha visto i documenti che provano lo status di studente degli 8 minori. Karzai ha parlato con il padre e con gli zii degli studenti assicurando loro un’indagine completa. Oggi centinaia di studenti universitari hanno bloccato la principale strada di Jalalabad, capitale della provincia di Nangahar, per protestare contro l’uccisione di queste persone. Secondo alcuni testimoni, i manifestanti hanno dato fuoco ad una bandiera americana e ad una immagine del presidente Usa Barack Obama urlando ”morte ad Obama, morte alle truppe straniere”.

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  4. i soliti assassini a contratto, all’opera sul posto ormai in decine di migliaia

    (AGI) – Kabul, 31 dic. – Il governo afghano ha chiesto alla Nato che gli siano consegnati i responsabili dell’uccisione di “10 civili inermi” nella provincia di Kunar, avvenuta sabato scorso. La consegna e’ stata sollecitata dal Consiglio per la sicurezza nazionale guidato dal presidente Hamid Karzai. Le forze Nato sostengono che a uccidere erano stati civili americani che avevano legittimamente risposto al fuoco nel corso di una missione autorizzata.

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  5. Pingback: Ipocrisia anglo-americana « Bye Bye Uncle Sam | Uni Ego

  6. Perche non si impegna in ugual modo a descrivere altre terribili guerre, più recenti, come quella tra Iraq e Iran del 1980-88 (1 milone 200mila morti) o la guerra civile in Sri Lanka (88000 civili uccisi) del 1983-2009?

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  7. caro Pietro, è sufficiente leggere il “nostro biglietto da visita” per avere la risposta:

    “Biglietto da visita – About this blog

    L’intento di questo blog è quello di svolgere un’opera di informazione e sensibilizzazione ad ampio raggio sulle tematiche della NATO e dell’egemonia statunitense nei suoi vari aspetti economico, politico, militare e culturale.
    Si differenzierà da iniziative affini nel sostenere la costituzione di un
    esercito europeo autonomo dalla NATO, visto come espressione della sovranità militare di un’Europa finalmente libera.”

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  8. Presentiamo una serie di citazioni di politici, militari, burocrati, mass media statunitensi e anglosassoni; tramite queste si può ben capire come sia ben costante e lineare nella storia e nella modalità d’azione degli Stati Uniti (e dell’anglo-america) l’utilizzo dei bombardamenti sui civili.
    Questo non solo ha un’importanza fondamentale per comprendere eventi storici passati (varie “liberazioni”, dalla seconda guerra mondiale fino alla Serbia), ma anche per interpretare le future mosse della politica globale di Washington. Stupisce la coerenza di pensiero – l’idea della lotta del bene (Usa) contro il male (tutti gli altri) rappresentato anche da qualsiasi civile – e all’opposto la contraddizione con i veri e propri racconti creati dai mass media globali, sempre intenzionati a trovare colpevoli (e mali assoluti) che non siano appunto gli Usa…
    (…)

    da Bombe buone su gente cattiva,
    di Matteo Pistilli
    http://www.cpeurasia.eu/1112/bombe-buone-su-gente-cattiva

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  9. Il Pakistan, dai e ridai, ha perso la pazienza.
    Dopo centinaia e centinaia di morti fatti dagli Uav Predator e dagli Apache nelle Regioni Amministrate, una settimana fa l’ aviazione di Islamabad ha fatto fuori con qualche ” strike ” ben assestato obbiettivi ” militari ” che affiancano Usa Nato in Afghanistan. Sono saltati per aria posti fissi di frontiera della Polizia e dell’ Esercito Nazionale di Karzai.
    Finalmente. Era ora.
    Anche se nessuno in Italia e in Europa ne ha saputo nulla.
    Finisce una volta per tutte storiella logora della collaborazione con Wastington.
    Non se ne poteva davvero più.

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  10. al riguardo, avevamo letto questa:

    (ASCA-AFP) – Miranshah, 2 feb – Scambio di colpi d’arma da fuoco tra truppe afgane e pachistane al confine tra i due Paesi. A riferirlo fonti militari di entrambe le parti che si accusano vicendevolmente per aver innescato l’incidente. Il generale Almar Gul Mangal, comandante del quarto battaglione della polizia di confine nella provincia orientale afgana di Khost, ha confermato lo scontro a fuoco accusando le truppe pachistane per aver aperto il fuoco per prime.
    ”Alle 11 di mattina di oggi, le truppe pachistane nel Waziristan hanno aperto il fuoco con artiglieria pesante e armi leggere in direzione dei checkpoint della polizia nel distretto di Gurbuz. I nostri soldati hanno risposto al fuoco”, ha affermato. Nella citta’ di Peshawar, Pakistan, una fonte militare di Islamabad ha riferito che un soldato pachistano ha perso la vita e altri tre sono rimasti feriti. ”Le forze afgane hanno sparato diversi colpi di mortaio contro uno dei nostri checkpoint dell’esercito, causando la morte di un soldato e il ferimento di altri tre. Abbiamo risposto al fuoco”, ha aggiunto.

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  11. Pingback: The Monuments Men e le balle della redenzione | cogito ergo sum…penso dunque sono

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