Per capire perché abbiamo definito, con dispiacere, le forze di terra egiziane uno strumento militare da “parata” basterà esaminare in breve dettaglio il materiale pesante che costituisce al momento la sua ossatura: l’Mbt Abrams, nella versione M1A1.
Non la faremo lunga perdendo del tempo per illustrarne le caratteristiche tecniche, diremo soltanto che fin dal primo esemplare uscito dalle linee di montaggio USA (1985-1993) era il carro da battaglia di costo più elevato a parità (comparate) di prestazioni.
Consuma 4.5-5 litri a km, in addestramento su terreno desertico l’autonomia, a pieno carico di carburante, non supera le 50 miglia.
L’ultimo impiego operativo risale alla guerra in Iraq del 2003, dove ha continuato ad essere impiegato in ambiente urbano ed extraurbano contro la guerriglia baathista fino al 2009 e ne rimangono circa 300-320 a protezione delle basi USA.
Farne muovere una divisione per delle semplici esercitazioni ha costi insopportabili per la stessa US Army, immaginarsi che effetto possa produrre sul bilancio militare dell’esercito egiziano doverne tenere in linea 1.008 esclusi i 1.435 rottami M-60 di fornitura USA ed i T-55 e T-62 lasciati in eredità a Sadat dall’Unione Sovietica qualche mese prima della guerra del ’73 (Kippur), per un totale di altri 1.120 autentici pezzi da museo tenuti per trenta anni in (seconda) linea da Mubarak.
Un totale folle di 3.563 carri armati per dare il comando di brigate, divisioni e corpi d’armata ai vertici militari che hanno sostenuto il “rais” e che ha bruciato nel tempo enormi risorse finanziarie senza produrre né un briciolo di qualità né concrete capacità di combattimento sul terreno all’esercito del Cairo.
Lo sviluppo e la produzione di armamenti ad alta tecnologia in Egitto è totalmente assente. Il riferimento principale è al mancato sviluppo di qualsiasi produzione di armi di precisione.
La ricerca militare e l’ingegneria applicata sono state letteralmente smantellate.
Vediamo da dove arrivano i componenti che assemblano l’Mbt dell’esercito del Paese delle Piramidi.
Il cannone dell’M1A1 è un 120 mm della Rheinmetall (Germania), le ruote di richiamo sono state progettate dalla Industriewerke Saar (Germania) che si occupa anche della manutenzione del motore e della trasmissione. I cingoli li costruisce la Diehl Remscheid (Germania), il motore a turbina la Lycoming (USA) su progetto del Dott. Ansel Franz (Germania), inventore delle turbine Jumo 004 del Messerschmitt-262 della Junker, la trasmissione è fornita da un Allison X 1100 Detroit (USA) su brevetto Mercedes (Germania), la cablatura e le interconnessioni elettroniche le costruisce la Ati Electronique (Francia), la corazzatura è Chobham (Gran Bretagna), il munizionamento da 120 mm della Esterline Defence (Usa) sotto licenza Rheinmetall (Germania), i diplay di bordo, i software per i calcoli di punto sono della General Dynamics (USA, filiale Canada), l’intero comparto pneumatico, il sistema di sospensioni, la gestione idraulica della torretta è della Kinetics (“Israele”) che fornisce altri due componenti fondamentali per l’Abrams M1A1 dell’Egitto.
Gli stessi, identici componenti, la Kinetics li ha forniti e li fornisce alle Forze di Difesa di “Gerusalemme” per il Merkava 3, la cui produzione è terminata, ed il Merkava 4.
Dell’Abrams con i colori della bandiera egiziana c’è solo l’equipaggio. La provenienza dei componenti dell’Mbt indicano, meglio di tante spiegazioni, il livello di totale dipendenza delle forze di terra dell’Egitto da USA, Europa ed “Israele”.
Della versione più aggiornata dell’Abrams nei Corpi d’Armata non c’è traccia. Esistono solo faraonici progetti per portarne 755 unità allo standard M1A2 e 250 a standard M1A2 Sep.
Progetti di “upgrade” finiti nel nulla.
E quì ci fermiamo, per ora, perché è chiaro quanto in profondità sia arrivato il “lavoro” di Pentagono, NATO e “rais”, in perfetto accordo con i vertici militari che ne hanno sostenuto la presidenza, nel voler fare delle Forze Armate di questo Paese uno strumento privo di qualsiasi autonomia ed effettiva capacità militare, per mantenere intatta la superiorità di “Israele” e la sua sicurezza nella Regione.
Lo stesso metodo sarà utilizzato per paralizzarne l’aviazione e la marina militare.
Il quarto settore, nato per volontà di Nasser, la “forza di difesa aerea” non esiste semplicemente più o meglio mantiene in linea un numero enorme di inutili, superatissime, bocche da fuoco antiaeree di tutti i calibri ma non schiera sul campo una sola batteria né fissa né mobile, a breve, medio o lungo raggio, di moderni missili antiaerei supportati da un sistema credibile ed efficiente di radar di scoperta e tiro.
Le armi controcarro sono cristallizzate ai modelli Tow degli anni ’70.
Qualche postazione “rigida” di obsoleti “Patriot” non cambia la sostanza.
Anche alla luce della loro nota, provata inaffidabilità nel raggiungere i “bersagli” soprattutto nelle versioni Pac1 e Pac2, quelle cedute, a costo pieno, a Paesi “amici” ma potenziali avversari di “Israele” nel Vicino Oriente e della Russia nel Nord ed Est Europa.
Nella guerra del ’73, i missili terra-aria SA2 Guideline ed i nuovi (allora) Kub1 made in URSS inflissero nella penisola del Sinai all’aviazione di “Israele” la perdita di 180-200 jets da combattimento F-15 ed F-16 dimezzando, nel giro di qualche giorno, l’intero potenziale della Heyl Ha’Avir.
“Israele” fu costretta a negoziare con Siria ed Egitto la sospensione dei combattimenti per la catastrofica sconfitta rimediata sulla linea Bar Lev e nei cieli del Sinai.
L’Egitto allo stato attuale è invece fortemente vulnerabile ad un attacco aereo, navale o terrestre di “Israele”, che può disporre di munizionamento di precisione aria-terra e terra-terra oltre che di proiettili ad uranio impoverito, proveniente dalle sue tre centrali atomiche, per la distruzione dei blindati e dei carri da battaglia dell’ Egitto.
Per l’aviazione il metodo di “compressione” ha preso una strada molto, molto più sofisticata. Più alti sono i livelli di tecnologia, più è possibile trasformare una forza aerea, anche numericamente ingente come quella egiziana, in uno strumento militare con enormi costi di gestione ma senza reale potere deterrente sia nell’attacco al suolo che nel combattimento manovrato contro l’avversario.
Dovremmo usare altri dettagli molto tecnici e finiremmo per annoiare chi ci legge. Ci limiteremo in un’altra occasione a mettere in evidenza la totale differenza di capacità di combattimento tra un F-16 della Heyl Ha’Avir ed un identico, all’esterno, F-16 in dotazione all’aviazione egiziana uscito dalla stessa linea di montaggio della General Dynamics nello giorno o nella stessa settimana.
Il primo con un avionica al “top” ed il secondo che ne imbarca una “degradata”. Come succederebbe all’Italia con l’acquisto del costosissimo super bidone F-35.
La domanda che dobbiamo farci a questo punto è: quanto tempo potrebbe servire all’Egitto per uscire da questa umiliante condizione militare nei confronti di “Gerusalemme”?
Ci sarà davvero nel governo che vedrà la luce con le nuove elezioni legislative la volontà di rimediare, con determinazione ed urgenza, a questa condizione di “procurata” inferiorità militare nei confronti del suo storico nemico ed alla perdita di credibilità politica di cui soffre il Paese nell’intero Medio Oriente?
Ci potrà essere un nuovo presidente dell’Egitto che voglia tradurre in realtà questo progetto?
Solo il tempo ci potrà dare delle risposte senza ombre.
Giancarlo Chetoni
Concordo su quasi tutto, eccetto sulla Guerra del Kippur: partendo dal fatto che nel 1973 F15 ed F16 non erano in servizio in Israele ( l’F15 non era in servizio neppure nell’USAF, mentre l’F16 non aveva neppure mai volato ), suggerisco di rivedere la situazione militare a fine conflitto…
Grazie comunque per il bell’articolo
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L’ errore è mio. Ho scritto F 15 e F 16 al posto di A4, F 4, Mirage III. Credo che il resto dei dati riportati sia corretto.
L’abbattimento di 180-200 aerei della Heyl Ha Avir durante la guerra del Kippur. si trova nei rapporti ufficiali (all’epoca) dello Stato Maggiore dell’ URSS.
Che sia stato sovrastimato è possibile.
” Israele ” non ha mai comunicato ufficialmente le perdite subìte.
In ogni caso il ’73 segnò l’inizio del lento decadimento del potere aereo e l’emergere della crescente deterrenza dei missili terra-aria a breve e medio raggio da piattaforme fisse e mobili.
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