Italia polveriera atomica

I prossimi 12 e 13 giugno gli italiani saranno chiamati a esprimersi con un referendum sulla possibilità che il nostro Paese persegua una politica energetica nucleare.
Molte voci si stanno spendendo sul tema, riaprendo un dibattito che si era chiuso nel 1987, quando un altro referendum sancì, di fatto, l’abbandono, da parte dell’Italia, del ricorso al nucleare come forma di approvvigionamento energetico. La questione tornò d’attualità nel 2008, anno il cui il governo Berlusconi decise di iniziare un iter legislativo teso al ripristino della produzione elettronucleare. Il fronte del no al nucleare, trasversale e incalzante, denuncia le potenzialità dannose che avrebbero centrali nucleari situate nel nostro territorio. Tuttavia, non tutti sanno che già attualmente in Italia il rischio di calamità nucleari non è affatto remoto, sebbene non siano attive centrali da quasi venticinque anni. Il professor Alberto Bernardino Mariantoni, esperto di politica estera e relazioni internazionali, per vent’anni inviato speciale in Vicino Oriente e corrispondente permanente presso le Nazioni Unite di Ginevra, ne individua il motivo nella presenza delle basi USA e NATO entro i nostri confini.
(…)
Sostiene che in alcune di queste basi vi siano armi atomiche? Se sì, dove e in che quantità?
Non soltanto lo sostengo, ma – fino a prova del contrario – lo confermo e lo ribadisco. In altre parole, al momento della mia ricerca iniziale (2003/2004) e, almeno, fino a tutto il 2008, i Depositi nucleari statunitensi, in Italia, contavano (e contano ancora?) all’incirca 90 bombe, del tipo B-61-3, B-61-4 e B-61-10, (tutte unicamente sganciabili da caccia-bombardieri), con potenza media fra i 45 ed i 107 kilotoni, di cui 50 testate dislocate presso la base di Aviano, in provincia di Pordenone, e 40 in quella di Ghedi-Torre, in provincia di Brescia.

Queste armi possono essere usate dallo Stato italiano?
Ufficialmente, mia conoscenza, no! Il che non esclude che sulla base di uno dei numerosi Accordi segreti che sono stati siglati, dagli anni ’50 ad oggi, dal Servizi segreti USA e quelli italiani, e mai ratificati dal Parlamento (art. 80 della nostra Costituzione) né dal Presidente della Repubblica (art. 87), l’aviazione italiana – come forza militare della NATO e su ordine espresso di Washington – le possa utilizzare.

Reputa il cosiddetto Weapons Storage and Security System (WS3) un sistema efficace a scongiurare i rischi dovuti alla presenza di armi atomiche? Spieghi anzitutto in cosa consiste il WS3…
Come la stessa frase inglese lo indica, si tratta di un sistema di sicurezza per lo stoccaggio (sotterraneo) delle armi (atomiche). Messo a punto già dal 1976 e divenuto operativo nel 1988, il sistema in questione – interamente realizzato dalla ditta statunitense Bechtel International Inc. – permette l’immagazzinamento di testate nucleari, all’interno di tunnel individuali e compartimentati, scavati nel sottosuolo. Quel genere di gallerie sotterranee, nel gergo militare statunitense, posseggono anche un nome: Weapon Storage Vaults (WSV) o Sotterranei (a volta) di stoccaggio di armi. Gli USA ne posseggono all’incirca 204 in tutta l’Europa, di cui 2 in Italia (Ghedi-Torre e Aviano). Quello di Rimini (il 3° che esisteva in Italia) è stato dimesso nel 1993. Ora, affermare che si tratti di un sistema di sicurezza, sicuro al 100%, a me sembra una scommessa! Chi potrebbe garantirlo, con assoluta certezza? Con il nucleare, come sappiamo, non si è mai sicuri di nulla. Certo, finché non succede niente o non vi sono incidenti o possibili fatalità o disgrazie, il sistema in questione può essere considerato sicuro. Ma, il giorno che dovesse esserci un qualunque problema, tecnico o umano, il numero e la potenzialità di quelle armi stoccate sul nostro territorio potrebbe improvvisamente ed imparabilmente trasformarsi in un’immane e funesta catastrofe generalizzata per l’intero nostro Paese!

E’ vero che anche nel mar Mediterraneo, entro le nostre acque territoriali, vi sono centrali nucleari che approdano nei nostri porti?
La maggior parte delle unità navali statunitensi, appartenenti alla loro 6ª Flotta del Mediterraneo, che sono (permanentemente o saltuariamente) ormeggiate nei nostri porti (Livorno, La Spezia, Gaeta, Napoli, Taranto, Sigonella, etc.) o scorazzano indisturbate all’interno dell’antico Mare nostrum, sono a propulsione nucleare. In modo particolare, l’intera flotta sottomarina US-Navy che fino a qualche tempo fa era basata a La Maddalena-Santo Stefano (Sassari) e che, essa stessa, è stata costretta ad abbandonare, a causa dell’alto inquinamento che aveva prodotto in quelle acque. Ognuna di quelle imbarcazioni (incrociatori, portaerei e sommergibili), inoltre, è ordinariamente equipaggiata con non meno di 10 o 20 o 30 missili a testata nucleare del tipo Cruise Tomahawk, la cui capacità distruttiva di ognuno, supera largamente di 10 volte le bombe atomiche che furono sganciate dagli USA, su Hiroshima e Nagasaki, nell’Agosto del 1945. Insomma, l’Italia – che ufficialmente, fino ad oggi, è un Paese denuclearizzato e la maggior parte dei suoi cittadini pensa addirittura, con uno dei referendum del 12 e 13 Giugno prossimi, di continuare a ratificarne la moratoria – è, nell’ignoranza e/o nell’indifferenza di ognuno, una vera e propria polveriera atomica, pronta ad esplodere in qualsiasi momento ed a cancellare definitivamente il nostro Paese dalla faccia della Terra. Questo, ovviamente, senza contare gli innumerevoli pericoli che, in tempi normali, l’eventuale fuga involontaria ed incontrollata di radiazioni potrebbe irrimediabilmente causare per la salute dei cittadini.

Queste unità sono impegnate attualmente in operazioni militari? Se sì, che tipo di pericoli possono derivare da questo fatto?
Molte delle unità navali della 6ª Flotta americana sono al momento impegnate militarmente a ridosso delle coste libiche, nel tentativo, unilaterale, arbitrario ed illegale – e non affatto giustificato, come spesso si tende erroneamente a credere, dalla “Risoluzione 1973” del Consiglio di sicurezza dell’ONU! – di costringere il Leader della Giamahiriya, Gheddafi, ad abbandonare il potere. E questo, nonostante il largo e provato sostegno che quest’ultimo continua a mantenere tra la popolazione del suo Paese, specialmente in Tripolitania. E’ vero che, allo stato attuale, le FF.AA. libiche (o quel che ne resta dopo 3 mesi di intensi e distruttivi bombardamenti NATO) non sembrano avere una qualsiasi capacità offensiva o controffensiva nei confronti della marina statunitense ed alleata (Francia + Gran Bretagna), ma se – per pura ipotesi – un missile o un’improvvisa ed imparabile azione kamikaze riuscisse comunque a centrare una qualunque di quelle navi da guerra con i loro arsenali atomici imbarcati, che succederebbe? Lascio volentieri al lettore, la possibilità di immaginare, a piacimento, l’intensità e l’ampiezza dell’eventuale catastrofe che ne potrebbe derivare, per la maggior parte di Paesi dell’area mediterranea!
(…)

Da Nucleare. Intervista al Prof. Alberto B. Mariantoni: l’Italia è (già) una polveriera atomica, di Federico Cenci.

8 thoughts on “Italia polveriera atomica

  1. nota a margine.
    siamo reduci dalla visione di “South of the Border”, documentario in cui il famoso regista Oliver Stone compie un percorso attraverso l’odierna America Indiolatina intervistando i suoi leader politici di ispirazione bolivariana, a partire da Hugo Chàvez in Venezuela http://www.cinetecadibologna.it/vedere/programmazione/app_2768/from_2011-06-08/h_2215.
    durante la tappa ecuadoriana, Stone ha modo di chiedere spiegazioni al presidente Rafael Correa in merito alla chiusura della base militare di Manta, che gli Stati Uniti detenevano nel Paese fino a qualche anno orsono.
    Correa, sottolineando che l’amministrazione USA aveva sempre disposto della base a titolo completamente gratuito, ricorda che in sede di trattativa aveva proposto alla controparte di tenere aperta Manta se in cambio gli Stati Uniti avessero concesso all’Ecuador di aprire una sua base militare a Miami… pareva proprio di sentir parlare Napolitano, La Russa e Frattini.

    caso vuole, poi, che il cinema dove si è tenuta la proiezione del documentario – in una versione (malamente) sottotitolata in italiano, dato che i canali distributivi non hanno ritenuto opportuno realizzarne il doppiaggio consentendone così una maggiore circolazione nelle sale (caso strano, eh) – nei giorni scorsi è stato protagonista del seguente tragicomico ma simbolico episodio:

    PILLOLE CITTADINE

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  3. Bene, premesso quanto sopra, quando raccoglieremo fime pro referendum popolare per bandire dalle nostre acque le pericolose e inquinanti navi atomiche amerikane? Quando ci comporteremo da uomini come Rafael Correa e faremo un referendum per liberarci dall’invasore yankee?
    Quando se non ora!
    Che i giovani si muovano i tempi sono maturi.

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  4. Quesiti referendari su fisco,difesa,politica estera non sono ammessi (ti pareva),tantopiù su questioni coperte dal segreto di stato.
    Il popolo non deve contare e non conta un cazzo.
    Ci vorrebbe una classe politica ben diversa dall’attuale,troppo occupata ad arraffare,sistemare gli amici e darsi al leccaculismo con i padroni.

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  5. La sala di ieri al cinema, per la proiezione di “South of the Border”, era mezza vuota; mentre invece si riempie regolarmente per i peggiori film di propaganda hollywoodiana, per quelli critical correct alla Michael Moore o per quelli demenziali del cinema italiano, tipo “Vacanze di Natale”.
    Il nostro immaginario, l’immaginario italiano ed europeo, in particolare quello dei più giovani, è completamente dominato dai miti smidollanti prodotti dalle centrali del potere occidentale, da Lady Gaga ai tronisti fashion dei talk-show mattutini, pomeridiani, serali, che invadono tutte le reti televisive. Che cosa mai potrà venire fuori, politicamente parlando, da un simile humus culturale? Vendola, Veltroni, La Russa, Gasparri! Questo è il prodotto inevitabile di un simile brodo sub-culturale che pervade la nostra società.
    Là in America latina ci sono dei miti viventi che ancora entusiasmano le nuove generazioni e che hanno creato quell’humus indispensabile per la nascita del movimento di Chavez, il movimento dei giovani ufficiali del 1992, poi di seguito tutti gli altri, da Correa a Morales a Nestor Kirchner: sono Simon Bolivar e Che Guevara, dove rivendicazioni nazionali e sociali si uniscono insieme; Cuba, resistendo per tanti anni, è ancora esempio vivente di orgoglio ed onore contro l’invasore yankee.
    Qui da noi è stata fatta tabula rasa, a sinistra come a destra, di tutti quegli uomini che nel nostro passato hanno LOTTATO per la libertà, per la giustizia sociale; non è rimasto più niente, solo macerie. E’ rimasto solo il gioco degli specchi della destra e della sinistra, unite nella servitù.
    Oppure orpelli decorativi e vuoti, usati alla bisogna dalla serva classe politica italiana, come i richiami a Mazzini, di cui gli infami si riempiono la bocca, insultandolo quotidianamente coi fatti.
    E’ tutto da ricostruire e rifondare. Bisogna recuperare la volontà di lottare per la libertà, della militanza e disciplina per un progetto comune; senza più cadere vittime delle finte contrapposizioni, delle quisquilie elettorali e referendarie, ma avendo ben chiaro l’obiettivo, come ha ben delineato il “Proclama per l’Italia”, per esempio.
    Attorno a noi abbiamo solo traditori e rinnegati oppure automi decerebrati da decenni di rincoglionimento di massa. La battaglia è durissima ma questa non è una scusante per ritirarsi, anzi.

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  6. Pioggia di missili Usa sul Pakistan: decine di morti e di feriti con gravi problemi alle vie respiratorie, alla pelle e agli occhi che indicherebbero l’uso di sostanze nocive negli ordigni utilizzati dai droni. Diplomatici americani in Pakistan chiedono di fermare i raid, ma Washington dice no. http://it.peacereporter.net/homepage.php
    Per loro gli alleati non contano una mazza. Per i loro sporchi traffici e giochi di potere pedate nei denti. Il governo è alleato gli abitanti inermi no. Carne da macello. (vedere bombardamenti a tappeto nelle città italiane anche d’arte durante la II guerra)

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  7. http://it.peacereporter.net/homepage.php

    “Il progetto di risoluzione che la Gran Bretagna ha presentato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per inasprire le sanzioni contro la Siria ha ricevuto il benestare degli Stati Uniti d’America e, limato rispetto alla bozza originale, non dovrebbe incontrare il veto della Cina e della Russia.”

    http://italian.irib.ir/notizie/mondo/item/93083-consiglio-sicurezza-non-passa-risoluzione-anti-siriana-sconfitta-per-usa-francia-e-gb

    Giovedì 09 Giugno 2011 07:41
    Consiglio Sicurezza: non passa risoluzione anti-siriana, sconfitta per Usa, Francia e Gb
    NEW YORK – La differenza di vedute dei membri del Consiglio di Sicurezza sulla situazione in Siria ha evitato l’approvazione di una risoluzione contro il governo di Bashar Assad. Secondo l’IRIB, ieri sera, il Consiglio di Sicurezza si è riunito ma appena è stata presentata la bozza di risoluzione contro la Siria, gli ambasciatori di Cina, India, Brasile e Libano hanno lasciato la sala esprimendo chiaramente la loro posizione. Al termine della riunione il rappresentante russo Vitali Churkin ha detto che la posizione russa è la stessa e che non è cambiata. Russia e Cina avevano espresso il loro secco no ad ogni decisione contro la Siria in precedenza. È la seconda volta nell’ultimo mese che i paesi occidentali falliscono nell’approvazione di una risoluzione anti-siriana in seno al Consiglio di Sicurezza.
    Saluti

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  8. a proposito…:

    Al referendum con 2 reattori nucleari USA nel Golfo di Napoli,
    di Antonio Mazzeo
    http://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2011/06/al-referendum-con-2-reattori-nucleari.html

    Due pericolosissimi reattori nucleari con una potenza di 194 MW a presidio del voto referendario dei napoletani. Da sabato 11 giugno sono approdate nel Golfo di Napoli le unità navali USA componenti il George H.W. Bush Carrier Strike Group, la task force navale salpata un mese fa dal porto di Norfolk (Virginia) e diretta dalla USS George H.W. Bush, l’ultima portaerei della classe “Nimitz”, una delle più grandi imbarcazioni militari mai costruite nella storia, 333 metri di lunghezza, 77 di larghezza e un peso di 104.000 tonnellate. I due reattori nucleari che consentono la propulsione della portaerei sono del tipo A4W (dove A sta per Aircraft Carrier Platform, 4 per quarta generazione e W per Westinghouse Electric, la società statunitense produttrice) e hanno un’autonomia di circa 20 anni.

    Rispetto alle unità della stessa classe, la George H.W. Bush ha un design innovativo che include una torre radar protetta, sistemi di navigazione e di telecomunicazione di ultima generazione, sofisticati apparati di stoccaggio e distribuzione del carburante, servizi semi-automatici di rifornimento e più moderne ed efficienti aree di atterraggio, lancio e ricovero per oltre 70 aerei. L’unità ospita una selva di radar che ne fanno una pericolosissima sorgente mobile di elettromagnetismo: si va dalle antenne di ricerca aerea SPS-48E ed SPS-49(V)5 ed acquisizione bersagli Mk 23 ai radar di controllo del traffico aereo SPN-46 ed SPN-43B, a quelli di aiuto all’atterraggio SPN-44 sino ai sistemi di guida dei lanciatori Mk 91 e Mk 95. Lo stemma della portaerei intitolata al 41° presidente della storia degli Stati Uniti d’America che nel 1991 scatenò la prima Guerra del Golfo, rappresenta le tipologie dei cacciabombardieri imbarcati: si tratta degli F/A-18 “Super Hornet” per l’attacco al suolo e dei nuovi monoposto di 5^ generazione F-35 Lightining II. Ma a bordo della portaerei atomica, come sottolineato dall’alto comando di US Navy, debuttano pure i velivoli di sorveglianza elettronica EA-18G “Growler”.

    A bordo del George H.W. Bush Carrier Strike Group sono imbarcati oltre 6.000 marines e il Carrier Air Wing (CVW) 8, il gruppo di volo dell’US Navy con sede a Oceana (Virginia), composto da otto squadroni dotati di cacciabombardieri F/A-18, velivoli per la guerra elettronica E-2C “Hawkeye”, aerei-cargo C-2A “Greyhound” ed elicotteri MH-60 “Knighthawk” e “Seahawk”. Della task force fanno poi parte quattro unità navali, due incrociatori della classe Ticonderoga (USS Gettysburg e USS Anzio) e due cacciatorpediniere della classe Arleigh Burke (USS Truxtun e USS Mitscher). Si tratta di imbarcazioni destinate agli attacchi missilistici e alla guerra elettronica: imbarcano i sistemi a lancio verticale MK 41 e i siluri MK 32, più un cocktail micidiale di centinaia di missili MK26, RIM-66 “Standard”, RUR-5 ASROC, RGM-84 “Harpoon”, RIM-66M, RIM-161, RIM-174 “Eram” e finanche i famigerati BGM-109 “Tomahawk”, missili da crociera all’uranio impoverito. Nelle unità sono stati installati inoltre i radar multi-funzioni AM/SPY-1 e i sistemi di combattimento navale “Aegis” dotati degli intercettori anti-missile SM-3, le cui versioni navali e terrestri costituiranno l’ossatura del nuovo scudo stellare voluto dall’amministrazione Obama. Il dislocamento dell’“Aegis” nel Mediterraneo segna la prima tappa del programma di sviluppo di un sistema anti-missili balistici in Europa e in Medio oriente, a cui seguirà entro il 2015 l’installazione dei sistemi Aegis/SM-3 in basi terrestri di Turchia, Romania, Bulgaria, Polonia e Repubblica Ceca.

    Il George H.W. Bush Carrier Strike Group è giunto nel Golfo di Napoli dopo aver partecipato ad una serie di esercitazioni aeronavali a largo delle coste della Gran Bretagna e della Spagna. Secondo il Comando della VI Flotta della marina USA, la task force nucleare opererà nel Mediterraneo perlomeno sino alla fine del 2011 in missioni di “sicurezza marittima e mutua cooperazione con i partner NATO”, ma la spropositata potenza di fuoco lascia presagire il suo impiego diretto nelle operazioni di bombardamento alla Libia. Successivamente le unità navali si dirigeranno nelle acque del Golfo Persico poste sotto il comando della V Flotta USA in Bahrein.

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