Una subordinazione che si paga con il sangue

Italia, il triste destino di essere una colonia

Doveva essere l’esecutivo in grado di rilanciare l’autorevolezza dell’Italia all’estero ma il Governo Monti si conferma ogni giorno di più incapace anche solo di gestire le difficoltà quotidiane. Il caso diplomatico del sequestro dei marò in India e la drammatica uccisione ieri di un ingegnere italiano in Nigeria durante un blitz delle forze speciali inglesi – assalto condotto senza neanche avvisare la Farnesina – dimostrano l’assoluta inadeguatezza della nostra politica estera.
Certo non si tratta di una novità in un paese in cui i rari personaggi politici di spessore come Enrico Mattei, Aldo Moro e Bettino Craxi vengono uccisi per la loro politica filo-araba nel Mediterraneo volta a tutelare gli interessi nazionali italiani.
Una nazione che “sacrifica” una ventina di testimoni della vicenda Ustica per coprire le responsabilità dell’Alleanza Atlantica nel tentativo di eliminare Gheddafi nei cieli italiani. Dove avventurieri come Silvio Berlusconi vengono prima costretti a bombardare il loro migliore alleato in Libia e poi a dimettersi per la loro amicizia personale con Vladimir Putin, utilizzando ricatti e speculazioni finanziarie ormai nemmeno nascosti. Forse qualcuno credeva di aver già pagato abbondantemente il conto durante la “guerra fredda” con le stragi che insanguinarono dal 1969 al 1980 l’Italia, sotto la regia di burattini al servizio della CIA e della NATO.
Ma ovviamente non è così; il problema infatti non consisteva nella rivalità ideologica USA-URSS ma nella condizione di sottomissione dell’Italia alle potenze atlantiste, una condizione coloniale che dura dal 1945 fino ad oggi.
Fanno perciò ridere e pena sia le dichiarazioni del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che parla di “comportamento inspiegabile degli inglesi” sia la “richiesta di chiarimento” avanzata dal Capo del Governo di Roma Mario Monti.
Il comportamento britannico, così come quello statunitense ad esempio nel caso degli sciatori uccisi al Cermis, sono perfettamente spiegabili e riconducibili alla storica sudditanza dell’Italia a Londra e a Washington, una subordinazione che si paga con il sangue.
Non solo la nostra intelligence ma i nostri stessi vertici militari non possiedono infatti nessuna autonomia di fronte ai servizi segreti angloamericani, così come non esercitano alcuna sovranità nei confronti delle oltre 100 basi militari USA/NATO presenti nella penisola italiana.
Prima perciò di “indignarsi” di fronte ai comportamenti dei finti “alleati” (finti perché i loro interessi nazionali e i nostri non coincidono praticamente mai) si rifletta se siamo davvero liberi: senza sovranità, infatti, non c’è nessuna libertà se non quella di morire, come successo al povero Franco Lamolinara in Nigeria.
Steve Brady

Fonte: statopotenza.eu

5 thoughts on “Una subordinazione che si paga con il sangue

  1. Come ho espresso altre volte il pecorile atteggiamento dei nostri da’ la possibilità ai nostri aguzzini (da 67 anni!!!) di sottometterci quando e dove desiderano. Dobbiamo anche ringraziare la loro bontà se marines infoiati di violenza non vengano nelle nostre case a sparare sulle donne e bambini (noti terroristi) per calmare la loro voglia di Guerra e di violenza. Quando ce ne libereremo?

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  2. “Il più grande mezzo nelle mani degli opressori, è la mente degli oppressi”
    (Steve Biko)
    Credo che questa sia una grande verità, tutto il resto vale quel che vale……
    Saluti

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  3. Ci avevano raccontato che con l’avvento del professore dal loden verde ( ultimamente è diventato blu, forse per rafforzare il ruolo istituzionale) l’Italia aveva riacquistato una credibilità internazionale che sotto il governo Berlusconi era andata perduta. Ed infatti la vicenda dei marò in India e l’uccisione dell’ostaggio italiano da parte di “fuoco amico”,sono lì a dimostrarci che ancora oggi, fuori dai confini nazionali, siamo considerati meno di niente. Utili e sciocchi servi buoni soltanto ad appecorarsi di fronte alle richieste dell’occupante. La supposta credibilità internazionale riacquistata si limita soltanto alla certezza che avendo posizionato a Palazzo Chigi l’uomo della trilaterale garantiamo, senza scherzi, il pagamento del presunto debito pubblico che il sistema di strozzinaggio mondiale pretende da noi. Tutto qui, sul resto continuano tranquillamente gli schiaffi.

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