Pericoli fantasma, reti imperiali: il mondo visto dal Pentagono

12998266_10154044285801678_3233670692862703772_o
Il mondo è minacciato da Russia, Cina, Iran, Corea del Nord – e oh sì, lo Stato Islamico – e la sua unica speranza è l’America, sostenuta da alleati fedeli di tutto il mondo. Questa è la visione dipinta dal capo del Pentagono, con il presidente Hillary Clinton in mente.

Il Segretario alla Difesa USA Ashton “Ash” Carter ha delineato la sua visione delle sfide strategiche dell’America in una conferenza ospitata dal Center for New American Security (CNAS) lunedi [20 maggio – n.d.t.] a Washington, DC. Mentre il capo del Pentagono ha detto che sarebbe stato “estremamente attento a non rilasciare commenti sulle elezioni,” il contenuto della sua presentazione si è molto chiaramente allineato alla posizione oligarchica abbracciata dalla Clinton e minacciata dagli appelli di Donald Trump di mettere “l’America prima.”
Mentre Trump è stato critico del coinvolgimento degli Stati Uniti in tutto il mondo, Carter ha sostenuto che l’America è “il tutore della sicurezza globale” grazie alla sua “rete di lunga data di alleati e partner in ogni angolo del mondo”.
Il che non è esagerato. Allo stato attuale, gli Stati Uniti hanno 187.000 militari schierati in 140 Paesi, secondo il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito generale Mark Milley. Si noti, anche, che il Dipartimento della Difesa USA ha diviso il mondo in sei “comandi di combattimento”. Il Pentagono è così impegnato ad occupare il mondo che il governo degli Stati Uniti ha dovuto istituire un separato Dipartimento per la Sicurezza Nazionale dopo gli attacchi terroristici dell’11 Settembre.
“Network” è la parola d’ordine intorno alla quale è stata costruita l’intera presentazione, dal titolo alla battuta finale. Le parole “Network” o “Networking” appaiono non meno di 60 volte nel discorso di Carter.
Carter ha chiamato la NATO, l’alleanza militare dominata dagli Stati Uniti fondata nel 1948, come l'”esempio per antonomasia delle nazioni che lavorano insieme, insieme in rete, per rispondere alle sfide della sicurezza”. Non solo gli Stati Uniti non hanno sciolto questa alleanza alla fine della Guerra Fredda, ma stanno attualmente cercando di creare qualcosa di simile in Asia orientale, a giudicare dalla presentazione di Carter.
La NATO e le altre “reti” di alleati USA in tutto il mondo si basano su principi, norme e ideali, ha sostenuto il capo del Pentagono, citando come esempi “risolvere le controversie in modo pacifico” e “garantire ai Paesi di poter fare la propria sicurezza e le scelte economiche senza costrizioni ed intimidazioni”. Bisognerebbe chiedere alla gente della Serbia o della Libia, o ai Curdi della Turchia commenti sulla propensione della NATO per la risoluzione pacifica delle controversie.
Per quanto riguarda la sicurezza e le scelte economiche, guardate cosa succede ai Paesi che scelsero in modo diverso dai desideri di Washington – dalla (ormai ex) Jugoslavia, Libia (ora il caos), Siria (oggi in rovina) all’Ucraina, dove il governo che scelse di avere buone relazioni con la Russia è stato rovesciato da un golpe e sostituito da nazisti che hanno inviato i carri armati per schiacciare il dissenso. Ma no, quelli sono riformatori democratici, e la resistenza alla loro “operazione anti-terrorismo” è in verità “una aggressione russa”, come Carter continua a ripetere, nella speranza di precludere il pensiero razionale.
Vedete, quando la NATO ammassa una flotta al largo della costa russa o un esercito lungo il confine con la Russia, si tratta di “deterrenza” e difesa e “ristabilire sicurezza”, ma quando aerei russi sorvolano quelle navi o si librano un centinaio di miglia al largo della costa della California, questo è “comportamento non professionale” ed “aggressione”.
La NATO ha trascorso gli ultimi 25 anni a marciare verso Oriente, inghiottendo “Stati” estratti dai cadaveri di Jugoslavia ed Unione Sovietica, in modo che è ora letteralmente seduta sulla soglia di casa della Russia – ancora nell’universo capovolto di Carter, la NATO è quella minacciata dall'”aggressione russa.”
Benvenuti alla logica del Pentagono, gente, il mondo rovesciato in cui la NATO che distrugge Paesi per capriccio ogni volta che “organizzazioni non-governative” statunitensi non riescono a rovesciarne i governi a colpi di rivoluzioni colorate è considerato sostenere l'”ordine internazionale di principio”, mentre ogni resistenza a tali piani è “aggressione” o “comportamento maligno.”
Affinché non pensiate che io stia proiettando il modo in cui Carter agisce, la Russia costituiva in realtà la prima delle cinque “sfide” elencate dal capo del Pentagono nel discorso al CNAS, seguita da Cina, Corea del Nord, Iran – e solo allora, come un ripensamento, il cosiddetto Stato Islamico (ex ISIS/ISIL). Anche quando si è intrattenuto a parlare del Medio Oriente, Carter ha considerato prima l’Iran. Per lui, lo Stato Islamico è un cancro, con un “tumore genitore” che deve essere sconfitto in Irak e Siria e “metastasi” altrove, il che significa che Washington vede la lotta contro il finto-califfato come senza fine. Questa è una cattiva notizia per le vittime dello Stato Islamico, ma una grande notizia per gli “appaltatori della difesa” USA e il loro posto sulle spalle del contribuente.
Nel settembre 2015, dopo un anno di bombardamenti da parte della coalizione guidata dagli Stati Uniti – un’altra delle “reti” di Carter – lo Stato Islamico non mostrava alcun segno di essere anche solo leggermente infastidito. Il modesto corpo di spedizione della Russia è stato schierato in Siria nel mese di ottobre, e aveva sgomberato gli elicotteri già dopo un mese. Ma a sentire Washington, la Russia stava in realtà ‘aiutando’ i jihadisti e bombardando i ‘buoni democratici’ della “opposizione” appoggiata dagli Stati Uniti.
Anche se molti Americani – tra cui Trump – dicono che sono felici di vedere la Russia decimare i terroristi, i funzionari USA hanno insistito fantasiosamente che le incursioni russe erano o controproducenti, colpendo civili, o inesistenti. Questo perché, secondo il Pentagono, ogni rete regionale (c’è ancora quella parola) ha bisogno di “una nazione e di un dispositivo militare che la faccia funzionare” – ovviamente, gli Stati Uniti e sicuramente non la Russia, la Cina, o chiunque altro, mai.
Non è un caso che Carter abbia tenuto questo particolare discorso al CNAS. Il think-tank creato nel 2007 è stata la fonte principale della politica estera e di consulenza per la sicurezza dell’amministrazione Obama – tutto questo al servizio dell’egemonia globale USA. Più di recente, nel marzo di quest’anno, il CNAS ha pubblicato un opuscolo dal titolo “Estendere la potenza americana: strategie per espandere l’impegno degli Stati Uniti in un ordine mondiale competitivo”, sostenendo più o meno quello che dice sull’etichetta. Uno dei suoi autori di spicco è Robert Kagan, co-autore della famigerata dottrina di “benevolente egemonia globale” nel 1996 – e marito di Victoria Nuland, ben nota per i biscotti di Kiev.
Nebojsa Malic

Fonte – traduzione di F. Roberti

13524321_1079012595478208_433933463200338574_nVladimir Putin apprende l’esito del referendum britannico sull’Unione Europea

One thought on “Pericoli fantasma, reti imperiali: il mondo visto dal Pentagono

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.