Europa 2017

In un’epoca di durezza, l’Europa vuole essere più molle (e materna) che mai, dimentica della sua storia e della sua identità, beatamente adagiata sulle nuvole della moralina politicamente corretta. In un’epoca in cui la politica ritorna in forze, essa continua a credere alla “comunità internazionale” (o alla “comunità atlantica”) e si abbandona al mito della persuasione disarmata. In un’epoca in cui emerge l’irresistibile desiderio di trovare dei punti di riferimento, essa si impegna a privatizzare la questione del senso ed a far scomparire tutte le forme di radicamento. Avendo messo l’individuo al centro del corpo sociale, rimane estranea ai grandi progetti collettivi e sogna di dissolvere le frontiere insieme con le genealogie e adddirittura di far nascere un uomo nuovo, che, liberato dai pesi della storia, si fabbricherebbe egli stesso da solo – un self made man insomma. Lungi dall’approfittare dell’attuale ridiscussione dell’architettura geopolitica del mondo per rendersi autonomi, i dirigenti europei continuano a dibattere sul marciapiede della stazione ferroviaria. Senza accorgersi che il treno è già partito.
Alain de Benoist

(Fonte: Tre tigri e un’anatra senza testa)

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Se il vecchio nazionalismo dei popoli europei ha impedito a suo tempo l’unificazione positiva dell’Europa, adesso ci troviamo di fronte ad un altro pericolo, più perverso: lo sviluppo di un individualismo di livello continentale, a livello sia degli Stati sia degli individui. Questo individualismo è apparentemente meno distruttivo, poiché non presuppone la lotta contro gli altri. Purtroppo, invece, è altrettanto pernicioso, perché, come contropartita, nega ogni tipo di iniziativa costruttiva, transindividuale. Inoltre, esso impedisce ogni tentativo di costituire un profilo unitario dell’Europa, di un’identità europea a sé stante. L’Europa non si autodistrugge più con le guerre intestine, ma per la mancanza di volontà di costruire al di là della comodità personale. In ogni Europeo è nato un non Europeo. A lungo termine, ciò significa una neutralizzazione dell’Europa più pericolosa che all’epoca dei conflitti tra le grandi potenze continentali.
Oggi il quadro dell’Europa, a dir il vero, non presenta un bell’aspetto. La confusione tra Europa e Unione Europea serve interessi estranei al continente. Parimenti, la difesa dell’Europa tramite il braccio armato degli USA può condurre soltanto ad una ancor più grave neutralizzazione dello spirito europeo.
Cristi Pantelimon

(Fonte: La Romania, l’UE, la NATO)

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Una certa stampa ipocrita (e l’italiano “Corriere della Sera” si distingue) ci parla regolarmente dell’alleanza “obbligatoria” con gli Stati Uniti. Una specie di alleanza postulato. Tutte queste acrobazie dialettiche cercano, molto semplicemente, di nasconderci l’evidenza e cioé che questa “alleanza” non è che un’egemonia o una tutela.
Un’alleanza non si fa tra un vuoto e una realtà. L’Europa è il vuoto militare e politico all’ennesima potenza. Inoltre un’alleanza implica una scelta: cosa che questi campioni di pusillanimità respingono con meraviglia, orrore e panico.
Si potrà parlare di alleanza nel senso proprio della parola quando esisterà un esercito europeo (con armamento atomico) e quando noi potremo scegliere il nostro alleato.
Jean Thiriart

(Fonte: La NATO: strumento di servitù, da “La Nazione Europea”, novembre 1967, anno I, n. 9)

4 thoughts on “Europa 2017

  1. Piuttosto che una visione destrorsa e, credo derivante in parte da antichi miti e suggestioni pagane (correggetemi fraternamente se sbaglio), preferirei, in linea teorica, una Europa formata da tanti Stati pienamente sovrani dalla connotazione socialista, molto attenta quindi alla difesa dello Stato sociale, che dialoghino e collaborino pacificamente tra loro e con altre realtà extra europee, attuando politiche protezionistiche. Così, in soldoni. Ma il mio problema è che buona parte dei movimenti genuinamente sovranisti ed animati da brava gente, non danno e forse non darebbero abbastanza spazio a temi che io per sensibilità ritengo prioritari, come il contrasto alla ideologia gender, la difesa della famiglia “tradizionale”, il contrasto alle lobby dei trapianti, la difesa della vita fin dal concepimento, il contrasto allo ius soli, l’abolizione della legge fornero… Non esiste una forza in cui al momento possa serenamente riconoscermi a causa delle troppe ambiguità che caratterizzano tutti i movimenti e partiti politici.

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  2. Si, forse è questo il punto: dovremmo affrancarci da certi schemi novecenteschi e trovare una sintesi, ma questo in funzione della prioritaria conquista di una completa Sovranità. Invece, la formula che più mi attrae per una futura gestione della cosa pubblica è il modello di democrazia diretta elvetico di cui parlano Marcello Foa ed altri. La difesa di certi “valori”, dopo questa fase, sarà dunque possibile nella misura in cui sapremo (con)vincere gli altri. Le mie perplessità nei confronti della destra in senso lato, comprendendo la Lega, sono legate al timore di come potrebbe gestire il “dopo”, probabilmente sempre in chiave (ultra)liberista (?) e al fatto che gli esponenti della destra novecentesca hanno avuto fin troppi legami con i nostri colonizzatori d’oltreoceano e forse d’oltremanica e non vorrei che i loro epigoni perpetuassero questa “tradizione”…

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