Il Coronavirus sta ottundendo le facoltà cerebrali, prima ancora che attaccare i polmoni. Navighiamo in un oceano di follia. Ho scritto più volte che la prima “emergenza” in Italia è la cosiddetta informazione, che è controllata in gran parte da due gruppi finanziari, ed è assolutamente omologata culturalmente, oltre che politicamente a senso unico, e povera, spesso poverissima sul piano della mera capacità giornalistica, non di rado anche nella padronanza della lingua italiana.
Ho raccontato qualche giorno fa la vicenda del vergognoso articolo di tale Jacopo Jacoboni su uno dei più “allineati” quotidiani italiani, “La Stampa”. L’articolo sulla base di fonti non specificate di autorità militare e politiche italiane insinuava che gli aiuti russi all’Italia in difficoltà non fossero che un escamotage per mettere una zampa nel Paese, allontanandolo dagli “alleati storici” (ossia lo Zio Sam, nostro padrone assoluto dal 1947) e che oltre tutto quegli aiuti erano “per oltre l’80%” assolutamente inutili.
L’articolo, un esempio di che cosa non debba essere il giornalismo (sarebbe da far studiare nelle sedicenti scuole che scuciono denaro a giovani illudendoli di avviarli alla professione), era stato ridicolizzato, con la verve che gli è propria, da Marco Travaglio, sul “Fatto Quotidiano”. Travaglio, è noto, è non solo una penna caustica, ma un signor giornalista, uno che evita le supposizioni, e prova a raccontare i fatti sulla base di una documentazione accertata. Del resto il signor Jacoboni gli aveva fornito ampia messe di scempiaggini, al limite del caricaturale, per cui era facile affondare il suo pseudo-argomentare. E ricordo che Travaglio è dichiaratamente uomo che politicamente si schiera a destra, ma, a differenza di Jacoboni, è un vero giornalista, uno di quelli che dà quotidiane lezioni di informazione. (Il che non toglie che valga anche per lui, come per me!, il detto latino: “quandoquidem dormitat Homerus”! Insomma tutti possiamo sbagliare, ma importante è procedere in modo rigoroso, controllando le fonti, lasciando da parte insinuazioni prive di fondamento, e soprattutto non facendoci “dettare” i nostri articoli da qualche padrone o suo emissario).
Avevo ripreso la questione, denunciando quell’esempio di sciacallaggio, in un momento in cui l’Italia vive una situazione terribile e, ignorata dagli “alleati storici” e abbandonata e persino derisa dai partner europei, riceve aiuti da Paesi esterni, tutti, guarda un po’, appartenenti all’area che era stata del socialismo, o lo era ancora: Repubblica Popolare Cinese, Cuba, Venezuela, Federazione Russa. In particolare da questo grande Paese erano appena giunti aerei cargo che avevano trasportato camion attrezzati con un centinaio di addetti, tutto personale medico e paramedico altamente qualificato, con attrezzature non solo mediche, ma igieniche e sanitarie. Un esempio di organizzazione perfetta oltre che di eccezionale generosità.
Ebbene, “La Stampa” (ma anche altri giornali a cominciare dal sodale “la Repubblica”, ormai appartenente allo stesso gruppo finanziario del quotidiano torinese), sputava su quegli aiuti, aggiungendo elementi di tensione politica, insufflando dubbi e sospetti in una opinione pubblica smarrita e sull’orlo costante di crisi di ansia e di panico.
L’articolo ha generato, come era del tutto ovvio (e personalmente lo avevo previsto) le reazioni irritate del Governo russo, che si è espresso per bocca del suo Ambasciatore a Roma, prima e poi del portavoce del Ministero della Difesa (responsabile della spedizione, trattandosi di mezzi e personale inquadrati nelle Forze Armate della Federazione). Giustamente non solo i comunicati russi facevano osservare la gratuità dell’aiuto russo, e denunciavano come del tutto infondate e perniciose le insinuazioni del sedicente giornalista, ma parlavano di “russofobia” (tema su cui mi sono soffermato più volte negli ultimi tempi, molto prima dell’emergenza Covid 19).
Ebbene, che cosa sarebbe dovuto accadere, quale risposta ci sarebbe dovuta esser da parte della “”? Una sola possibile: un messaggio di scuse.
Invece no, con sufficienza e una notevole dose di superflua arroganza, prima il Direttore Molinari, poi il Comitato di Redazione, subito supportato da quello del gemello “La Repubblica”, hanno risposto lamentando la carente libertà di stampa in Russia, e vantando quella italiana! Secondo un consolidato modello argomentativo, quando si è in difficoltà davanti a precise contestazioni, invece di entrare nel merito, si rovescia l’accusa. Si può fare, ma solo dopo! E nel momento in cui addirittura si creano a livello addirittura governativo, delle “task forces” contro la “fake news”, si può far passare come libertà di stampa la libertà di menzogna?! Siamo davvero a un passo dalla follia.
Lo sconcerto cresce se andiamo a vedere le reazioni politiche: i primi a insorgere, non contro Jacoboni, bensì a suo favore, e dunque contro il Governo russo, sono stati rappresentanti dei Radicali (così ogni tanto scopriamo che esistono ancora, o meglio credono di esistere), del PD, il solito Renzi, che deve non farsi scavalcare, in fatto di tutela della libertà di menzogna, dai suoi ex soci di via del Nazareno, tutti appassionatamente insieme a Forza Italia. Ringalluzzito da tale parterre, il simpatico Jacoboni prima sollecita un pronunciamento ufficiale del nostro Governo (“In Italia non ci facciamo intimidire, qui esiste la libertà di critica. Noi non siamo la Cecenia. Ringrazio i tanti che mi hanno espresso la loro solidarietà, anche se mi sarei aspettato immediatamente una reazione da parte del presidente del Consiglio”). E quando arriva un comunicato congiunto dei Ministeri degli Esteri e della Difesa (“La libertà di espressione e il diritto di critica sono valori fondamentali del nostro Paese, così come il diritto di replica”), Jacoboni, ormai convinto di essere un paladino della libertà di stampa, uno dei nuovi “eroi” sorti nella battaglia contro il Covid 19, non si accontenta. E sentenzia: “Ognuno legga e si faccia un’idea. La nota, dettaglio importante, è firmata dai ministeri della Difesa e degli Esteri italiani. Non è una nota di Palazzo Chigi”.
Ossia, il nuovo Tocqueville, grande teorico della libera stampa, nell’Ottocento, dico Jacoboni, sembra infastidito dal fatto che la Nota inizi con un riconoscimento alla Russia (“L’Italia è grata alla Russia per gli aiuti…”), e soprattutto a lui non bastano due ministri scesi per difendere la sua “professionalità” (!?), pretende che scenda in campo addirittura il Presidente del Consiglio. Il quale evidentemente non ha di meglio da fare, in queste giornate di delirio, di sofferenza nazionale, di confusione, incertezza, paura, che difendere l’onore professionale di Jacopo Jacoboni.
Personalmente, nella mia modesta veste di commentatore, raccogliendo l’invito implicito di Jacoboni (in fondo è il solito “armiamoci e partite!”), proporrei una bella dichiarazione di guerra. Al virus l’abbiamo già fatta, con modesti risultati finora. E sull’onda del patriottico orgoglio di cui sono traboccanti le reti sociali e i balconi d’Italia, avvierei una nuova “campagna di Russia”. Ci andò male, com’è noto, in passato, quando Mussolini mandò a combattere gli Alpini con le scarpe di cartone. D’altronde oggi buttiamo nelle corsie di ospedali giovani e vecchi medici e paramedici senza esperienza e senza mezzi di protezione nell’altra “guerra”. Magari stavolta nelle steppe siberiane ci andrà meglio. Dunque, Mosca sei avvertita!
Angelo D’Orsi
(Fonte)
Ma un problema sono anche le velate minacce russe contenute nella risposta, sulle quali è difficile sorvolare. La frase è questa: «Per quanto riguarda i rapporti con i reali committenti della russofobia de ‘La Stampa’, i quali sono a noi noti, raccomandiamo loro di fare propria un’antica massima: Qui fodit foveam, incidet in eam (Chi scava la fossa, in essa precipita). Per essere più chiari: Bad penny always comes back».
E non c’entra niente la scontata riconoscenza per gli aiuti inviati…
Questa frase, che a me pare grottesca nel suo machismo in stile fascio-mafioso, di cui si potrebbe persino ridere se non venisse da una fonte ufficiale di un Paese che ha seri problemi con la libertà di stampa, dimostra in fondo quel che vuole smentire: la Russia si presenta come un paese carente su livelli minimi di libertà democratiche.
Qualsiasi cosa abbia detto il giornalista Jacoboni, cui è destinata la frase diffusa dall’Ambasciata Russa per voce di un suo rappresentante militare, fosse anche la più inverosimile (ha sostenuto quel che riporta anche lei: che insieme ai medici russi ci sia personale militare specializzato in intelligence e, a parer loro, denigrato i materiali sanitari inviati), non è accettabile una risposta che suona come un avvertimento e una minaccia mafiosa. In Russia le censure, le minacce, le aggressioni ai giornalisti sono probabilmente all’ordine del giorno, prima e dopo Anna Politkovskaya; ma qui lo posssiamo permettere? Malgrado l’ammirevole sforzo umanitario e gli aiuti forniti.
Qui, per chi è interessato, l’intero post dell’Ambasciata:
“https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2608714436037963&id=1492252324350852
"Mi piace""Mi piace"
mentre l’Italia moltiplica le commissioni speciali contro le cosiddette “fake news”, cioè tutte le fonti di informazione non allineate al pensiero unico euro-atlanticamente corretto, tu vieni qui ad indignarti per l’affermazione dell’ambasciata russa che vuol rendere noto il fatto di essere a conoscenza che il sig. Jacoboni è una risorsa giornalistica delle fondazioni russofobe operanti in Europa con finanziamenti di filantropi vari e governi occidentali?
siamo onorati di cotanta attenzione…
a proposito:
"Mi piace""Mi piace"
Quante basi militari Russe abbiamo in Italia? Quante bombe atomiche Russe abbiamo in Italia?
"Mi piace""Mi piace"
1. Scusate, ma La Bugiarda ( La Stampa ), La Repubblica di Soros ( Le Repubblica ), il Corriere delle Balle ( il Corriere della Sera ) e via dicendo sono quelli che ogni 11 Settembre fanno ancora le sonate propagandistiche sulla versione ufficiale che invece fa acqua da tutte le parti per usare un eufemismo, quindi che credibilità hanno giornaloni del genere?
Da zero a dieci: zero assoluto!!
2. Su Travaglio grande giornalista non sono per niente d’accordo, a tale proposito vedasi questo articolo:
https://www.libreidee.org/2019/09/le-fiabe-di-don-marco-travaglio-per-incantare-rousseau/
e il mio primo post all’articolo appena segnalato.
Daltronde, il maestro di Travaglio era Indro Montanelli, un maestro molto democratico…….., vi invierò qualcosa pure a questo proposito.
4. Complimenti per l’articolo.
Cordiali saluti e buona giornata.
TheTruthSeeker
"Mi piace""Mi piace"
ved. https://byebyeunclesam.wordpress.com/tag/indro-montanelli/
"Mi piace""Mi piace"
@byebyeunclesam
A titolo integrativo su Indro Montanelli maestro tanto democratico.,….
Montanelli: un Cilindro col doppiofondo
Le smanie golpiste di Cini, Clare Boothe Luce e “il lacchè”
Scheda tratta dalla sezione sull’Italia
Nella galleria degli intellettuali italiani che hanno fatto parte dell’Associazione per la Libertà della Cultura non poteva mancare il principe dei giornalisti anticomunisti, Indro Montanelli. Nato da una famiglia fiorentina dedita alle ebbrezze del futurismo (da cui il nome, Cilindro, poi abbreviato in Indro), Montanelli fu legatissimo a due figure chiave del CCF: l’ambasciatrice Clare Boothe Luce, moglie del magnate americano grande sostenitore di Mussolini (a Henry Luce il dossier dedica un ampio articolo) e l’ufficiale inglese Michael Noble, diretto superiore di Hubert Howard nel Psychological Warfare Branch britannico. Noble fu colui che riorganizzò l’intera vita culturale italiana nelle città liberate, stilando tra l’altro il Press Plan for Northern Italy, che confermò la proprietà dei grandi quotidiani nelle mani di chi l’aveva avuta durante il fascismo.
Di Clare Boothe Luce, Montanelli rivendicava addirittura il lancio della carriera e di averla così segnalata al futuro marito. “Era una giornalista di taglio cultural-mondano… Stavamo molto spesso insieme a New York. Poi lei venne in Italia, dove dapprima scrisse, sotto mia dettatura, qualche cronaca politica, che la fece notare agli occhi del grande magnate Henry Luce, proprietario ed editore di Time e di Life, che la sposò. Perché lei era anche una bella donna… Così sposò Luce e Luce appoggiò con tutte le sue forze Eisenhower, che – quando diventerà presidente – nominerà la moglie ambasciatrice in Italia”.
Queste frasi sono tratte da un’intervista che Montanelli concesse con grande imbarazzo nel 1998 al direttore della rivista Storia Contemporanea, a corredo e spiegazione di un carteggio in cui egli e l’allora ambasciatrice USA in Italia discutono la preparazione di un golpe. L’epistolario documenta come nel 1954 Montanelli abbia convinto la Luce a sedurre il conte Vittorio Cini per fargli finanziare il piano, che sarebbe servito a “Preparare una forza come fu Gladio, che nacque due anni dopo e alla quale spero di aver dato un mio contributo”, spiega Montanelli 44 anni dopo.
Nella prima delle tre lettere pubblicate da Storia Contemporanea, Montanelli si rivolge così alla Luce:
“Noi dobbiamo creare questa forza. Quale? Non si può sbagliare, guardando la storia del nostro Paese, che è quella di un sopruso imposto da una minoranza di centomila bastonatori. Le maggioranze in Italia non hanno mai contato: sono sempre state al rimorchio di questo pugno d’uomini che ha fatto tutto con la violenza: l’unità d’Italia, le sue guerre e le sue rivoluzioni. Questa minoranza esiste ancora e non è comunista. È l’unica nostra fortuna. Bisogna ricercarla individuo per individuo, darle una bandiera, una organizzazione terroristica e segreta.. e un capo.”
Con Cini organizzatore dei finanziamenti e l’ex ambasciatore fascista Dino Grandi responsabile dei rapporti diplomatici, “il movimento sarebbe destinato ad entrare in azione (azione armata) solo il giorno in cui, elettoralmente, la battaglia fosse definitivamente persa. … difendere la democrazia fino ad accettare, per essa, la morte dell’Italia: o difendere l’Italia fino ad accettare, o anche affrettare, la morte della democrazia? La mia scelta è fatta…”
Proseguimento:
https://www.movisol.org/ccf.htm
Mio breve commento.
Montanelli disprezzava il popolo italiano e invece amava il potere, incarnava perfettemente il prototipo del giornalista che di giornalista vero e proprio ha ben poco ma piuttosto ama e gode nell’essere un “Opinion Leader” in negativo, Marco Travaglio, uno dei sui allievi prediletti, è la stessa cosa, in peggio.
Cordiali saluti e buona giornata.
TheTruthSeeker
"Mi piace""Mi piace"
L’ambasciatore russo a Roma non può non sapere a chi appartengono Stampa e Repubblica e come tale poteva evitarsi la frase incriminata. Leggere l’articolo della Stampa fa male, ma cosa possiamo aspettarci da giornali e giornalisti che hanno avallato l’invasione americana in Iraq dimenticandosi delle bugie usate per scatenarla, e continuano sulla strada della cattiva informazione con quanto successo in Libia e ora in Siria? Col senno di poi era meglio evitare quella frase di velata minaccia….questo non toglie lo schifo nel leggere l’articolo della Stampa, ma l’Italia è sotto la giurisdizione della Nato ed è una pedina fondamentale nel Mediterraneo gestita in toto dall’America…..i ns politici da anni hanno venduto l’Italia sotto il profilo economico, industriale e politico….e le regole di imparzialità del giornalismo italiano fanno ridere i polli….già ottimo che ci sia la possibilità di esprimersi in siti come questo!
"Mi piace"Piace a 1 persona
@Walter, grazie per il tuo apprezzamento.
a mio modesto parere, la frase dell’ambasciatore russo vi dovrebbe suonare non come una minaccia ma appunto come la dichiarazione pubblica che quanto scritto da Jacoboni non è mera espressione di libertà di informazione bensì una (mal realizzata) operazione di guerra psicologica
"Mi piace"Piace a 1 persona
Per pareggiare i conti con i militari russi impegnati nella disinfezione delle “Baggine” sparse per la lombardia , ora i militari di camp derby a Pisa dovrebbero interpretare i salvatori, dopo la polvere, e fare la recita di darci una mano. Ricordiamo gli inutili e infami bombardamenti su Livorno e Pisa che fecero solo vittime civili. Ma sono passati 78 anni circa e la memoria vale solo per alcuni popoli e non per altri. Una gustosa commedia che andrà in scena con le tute mimetiche che daranno una mano a chi e dove, a fare cosa?
"Mi piace""Mi piace"
"Mi piace""Mi piace"
Alla Stampa le fake news vanno bene solo quando mettono in cattiva luce la Russia….se avessero del coraggio questo giornale (La Stampa, ma anche il Corriere e Repubblica) dovrebbero chiedere a chi li legge quanti lettori pubblicherebbero sui propri Social messaggi a favore di Putin, ma gratis!…e se avessero il coraggio di pubblicare le risposte, o le percentuali degli Italiani che pagherebbero pur di avere un Presidente come Putin, forse capirebbero tante cose….
"Mi piace""Mi piace"
"Mi piace""Mi piace"