La fondamentale partita geopolitica sotto i nostri occhi

In caso di attacco, infatti, gli aerei diretti verso l’Iran non potrebbero fare a meno di entrare, in un modo o nell’altro, nel raggio d’intercettazione degli S-300 dislocati in Abkhazia, il che rappresenta un ulteriore deterrente all’avventurismo israeliano che già gli Stati Uniti non erano più tanto entusiasti di avallare.
Da bravi giocatori di scacchi, i russi sono riusciti ancora una volta a prendere due o tre piccioni con una fava: rendere assai più difficile un’aggressione contro l’Iran – aggressione che avrebbe avuto tra i principali obiettivi quello di aprire il territorio iraniano al gasdotto americano Nabucco, pregiudicando le sorti dei gasdotti russi North e South Stream – senza peraltro fornire all’avito rivale iraniano sistemi militari di cui avrebbe potuto avvantaggiarsi per consolidare la propria posizione nella regione; e senza fornire all’Occidente ulteriori pretesti di demonizzazione ostentando in modo troppo diretto una distensione dei rapporti con il “satanico” governo di Ahmadinejad. Del resto, lo stesso generale Zelin, nelle sue dichiarazioni, ha lasciato comprendere, in modo implicito ma piuttosto lampante, che gli S-300 in Abkhazia non servono soltanto per la difesa locale: “Il loro ruolo sarà quello di fungere da difesa per i territori di Abkhazia e Ossezia del Sud, in cooperazione con i sistemi di difesa aerea dell’esercito”, ha detto. Ma ha subito aggiunto: “Il compito di questi sistemi di difesa antiaerea non sarà soltanto quello di difendere i territori dell’Abkhazia e dell’Ossezia, ma anche quello di impedire violazioni dei confini aerei di questi stati. […] Il loro scopo è distruggere qualsiasi oggetto volante che penetri in questi territori, quale che sia il suo obiettivo di volo”.
Non è un caso che il governo di Tbilisi abbia subito capito l’antifona, dichiarando che lo schieramento degli S-300 russi dovrebbe preoccupare non tanto la Georgia, quanto la NATO.
(…)
Il sito Debkafile, notoriamente vicino ai servizi segreti israeliani, ha compreso anch’esso benissimo le implicazioni delle manovre russe. Spiega che le sofisticate batterie antiaeree russe sarebbero state disposte come contrappeso alle navi da guerra della Sesta Flotta che incrociano nel Mediterraneo e nel Mar Nero e alle grandi basi americane presenti sulle rive dello stesso Mar Nero: la base aerea Mikhail Kogalniceanu, vicino a Costanza, in Romania, e la base di Bezmer , utilizzata dalla USAF e situata vicino Yambol, in Bulgaria. La decisione dei russi sarebbe stata presa dopo l’incidente avvenuto lo scorso 26 luglio ad un elicottero israeliano CH-53, schiantatosi sui Carpazi con sette persone a bordo. Il silenzio imbarazzato mantenuto da Israele sull’episodio aveva reso evidente che l’elicottero era impegnato in esercitazioni miranti ad individuare ed attaccare i siti nucleari che gli iraniani hanno costruito in luoghi inaccessibili, sui fianchi di montagne scoscese. I russi hanno così capito che la data dell’attacco stava avvicinandosi e hanno preso le opportune contromisure (tra parentesi, per capirlo gli sarebbe bastato dare un’occhiata all’incarognirsi della propaganda anti-iraniana sui media occidentali, a suon di Nede e Sakineh). Ora i missili antiaerei russi saranno in grado di intercettare i voli americani in partenza dalle basi bulgare e rumene che osassero sorvolare la Georgia o l’Azerbaijan per dirigersi verso l’Iran. E’ grazie a questa rassicurante presa di posizione dei russi che Teheran ha potuto rompere ogni indugio e annunciare in pompa magna, lo scorso 21 agosto, l’apertura del suo primo impianto nucleare a Busher. Per quanto ambigue possano essere le relazioni tra Mosca e Teheran (i russi temono, essi per primi, l’eventualità che l’Iran possa dotarsi di armi nucleari), le nuove strategie geopolitiche hanno imposto ancora una volta la necessità di premunirsi contro i progetti di riposizionamento israelo-americano in oriente e fare quadrato contro la permanenza dei vecchi rapporti di forza che l’emergere del multipolarismo sta rapidamente spazzando via. Tanto Mosca quanto Teheran si stanno rivelando due attori di primissimo piano nella fondamentale partita geopolitica che si sta giocando sotto i nostri occhi e della quale noi europei, salvo improbabili reviviscenze di senso dell’orgoglio nazionale, rischiamo di essere solo distratti ed inutili spettatori.

Da Paura di volare, di Gianluca Freda.

L’agente Sion

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Riceviamo il seguente comunicato del Comité comprendre et agir contre la guerre di Marsiglia e volentieri pubblichiamo.

Nel confermare a Gaza, nella maniera più bieca, di aver sempre perseguito una politica volta all’eliminazione totale della presenza palestinese nella terra di Palestina, lo Stato sionista rivela al mondo intero la sua natura di stato guerresco, razzista e reazionario. Le sofferenze che esso infligge al popolo palestinese mostrano l’orribile realtà di questa Stato che, fondato dall’ONU, continuamente insulta l’ONU.

Stato guerrafondaio
In guerra permanente, Israele – 6 milioni di abitanti, pari cioè ad un millesimo della popolazione mondiale – è un attore importante del mercato mondiale delle armi: 6° importatore e 12° esportatore. Queste cifre sono da prendere con cautela, perché inficiate dalla profonda interconnessione tra il complesso militar-industriale statunitense ed il suo fratello minore israeliano (interconnessione voluta ed organizzata dal potere statunitense).
Per esempio: General Dynamics, uno dei grandi produttori di armi degli USA, è proprietario al 25% di Elbit, che è il secondo produttore di armi israeliane. Bisogna dunque imputare il 25% delle vendite di armi del primo allo Stato del secondo?
Armi di distruzione di massa: Israele possiede tante armi nucleari quanto quelle dell’India e del Pakistan messe insieme. Dispone, inoltre, di armi chimiche e batteriologiche. Israele consacra il 9% del suo prodotto interno lordo alla guerra: una delle cifre più elevate in tutto il mondo.

Stato reazionario su scala mondiale
Da più di 60 anni in guerra con i Palestinesi e gli Stati vicini, che di volta in volta hanno tentano di sostenerli, Israele ha sviluppato tecnologie ed industrie di guerra che vende al mondo intero. Questa attività permanente e costitutiva dello Stato sionista assume forme diverse:
– vendita di materiali di guerra o di sorveglianza poliziesca o di spionaggio;
– addestramento di personale alla lotta antiguerriglia;
– inquadramento di milizie paramilitari nei Paesi dove il regime al potere è minacciato da rivolte popolari.

Ecco qualche esempio tra i numerosi :
– Colombia: le competenze sioniste sono state messe al servizio del narco-presidente Uribe per aiutarlo a distruggere la guerriglia delle FARC;
– Georgia: i consiglieri militari israeliani hanno addestrato l’esercito georgiano per l’attacco dell’Ossezia del sud e dell’Abkhazia ed hanno installato sul suolo georgiano basi missilistiche che possono attentare la sicurezza dell’Iran;
– Azerbaigian: addestramento di ufficiali in Israele;
– India: Israele è il secondo fornitore di armi dell’India ed i gruppi induisti «fondamentalisti» sono addestrati da agenti israeliani per organizzare azioni di terrorismo contro la popolazione musulmana;
– Pakistan: nell’attuale operazione di destabilizzazione del Paese che ha come obiettivo la distruzione dell’armamento nucleare pakistano, battezzato dai sionisti come «la bomba atomica musulmana», i servizi segreti sionisti giocano un ruolo molto attivo;
– Sri Lanka: consiglieri israeliani aiutano il governo di Colombo nella lotta di sterminio dei ribelli Tamil;
– Sudan: consiglieri israeliani hanno formato i ribelli del Sud del paese per aiutarli a far cadere il regime di Khartum che ha sempre sostenuto i Palestinesi;
– Stati Uniti: la sorveglianza del muro di 3.500 km che separa gli USA dal Messico è assicurata da materiale israeliano.

Spesso accade che Israele, dietro le quinte, faccia il lavoro sporco di vendere le armi a contro-rivoluzionari quando gli USA vogliono «mantenersi le mani pulite». Ci ricordiamo, ad esempio, che nell’operazione segreta «Irangate» alcuni intermediari israeliani fornirono armi statunitensi all’Iran per evitare che l’Irak vincesse la guerra e che con il ricavato della vendita questi intermediari, su richiesta degli USA, consegnarono armi alla controguerriglia nicaraguense.

Questo commercio della morte è tanto più fiorente, quanto questi strumenti e queste tecnologie vengono sperimentate su bersagli palestinesi vivi.
Solo la disfatta dello Stato sionista può mettere fine a questo mercato insanguinato.
Lo Stato sionista non è soltanto il boia del popolo palestinese, esso è anche un ingranaggio importante della contro-rivoluzione mondiale orchestrata dagli USA.
La lotta accanita del popolo palestinese con lo Stato sionista, che essa inizia a far vacillare, è un punto chiave della lotta mondiale contro la catastrofe capitalista in corso.

“La guerra con la Russia era evitabile”

Tbilisi, 29 settembre – Ha deciso di lasciare l’incarico Erosi Kitsmarishvili, finora ambasciatore georgiano a Mosca: lo ha annunciato lui stesso, affermando di non poter più lavorare per il governo del presidente Mikheil Saakashvili, a suo dire colpevole di “non aver fatto nulla per evitare la guerra con la Russia”. Richiamato in patria l’11 luglio scorso, meno di un mese prima dell’inizio delle ostilità, secondo il diplomatico “se la Georgia avesse speso per la prevenzione del conflitto anche solo l’uno per cento dei fondi assegnati alle spese militari, i risultati avrebbero superato le migliori aspettative“.
Al settimanale ‘Kviris Palitra’ l’ex ambasciatore in Russia ha dichiarato che governanti e alti diplomatici occidentali avevano cercato di dissuadere Saakashvili dall’uso della forza per risolvere la disputa con Abkhazia e Ossezia del Sud, ma che gli avvertimenti avevano breve effetto e “la retorica militaristica prendeva sempre il sopravvento”. Stando a Kitsmarishvili, le cose sarebbero inoltre potute andare diversamente se fosse stato ancora vivo Zurab Zhvania, il precedente primo ministro. “Zhvania non è morto per cause naturali, si è trattato di omicidio”, denuncia il diplomatico sul giornale, pur precisando di “non saper dire chi ha beneficiato della sua morte”.
(AGI)

Sputa il rospo, Jaap!

Bruxelles, 15 settembre – In un’intervista al Financial Times il segretario generale della NATO Jaap De Hoop Scheffer, definisce ”non accettabile” l’accordo siglato tra Unione europea e Russia sul ritiro delle truppe russe dalla Georgia.
In particolare Scheffer ritiene che il dispiegamento di alcune migliaia di soldati russi in Ossezia del Sud ed Abkhazia, le due regioni separatiste georgiane rappresenti una rottura rispetto alla situazione precedente l’inizio della guerra tra Georgia e Russia.
”Se i russi staranno in Ossezia del Sud con così tante forze, non considero ciò un ritorno allo status quo”, ha detto Scheffer citato dal quotidiano. ”L’opzione di tenere le forze russe in Ossezia del sud e Abkhazia non è accettabile”.
La scorsa settimana il ministro degli Esteri russo ha annunciato che 7.600 truppe russe stazioneranno nelle due regioni separatiste. ”Lasciatemi dire che questo è molto difficile da ingoiare”, ha sottolineato Scheffer.
(ANSA)

A partire da oggi, De Hoop Scheffer sarà per una due-giorni in Georgia alla guida di una delegazione composta dai rappresentanti di tutti i ventisei Paesi membri della NATO.
All’ordine del giorno i colloqui con Saakashvili ed alti funzionari governativi per l’ammissione della Georgia al Membership Action Plan (MAP), che dovrebbe traghettare il Paese caucasico verso la piena adesione alla NATO. In programma anche incontri con i partiti di opposizione e le organizzazioni non governative, nonché una visita all’università statale di Tbilisi (erudizione pupi).

Intanto Mahdi Darius Nazemroaya, autore dell’articolo con il quale abbiamo inaugurato il blog, presenta su globalresearch alcune significative fotografie di contractors statunitensi che addestrano i militari georgiani alla preparazione di atti di sabotaggio, come quello avvenuto ieri ai danni di un veicolo per il trasporto di truppe russe in Abkhazia.
Qui le immagini con un commento introduttivo.

Tbilisi, 16 settembre – La strada per la Georgia che conduce alla NATO “è completamente aperta”. Lo ha affermato il segretario generale della NATO, Jaap de Hoop Scheffer, a Tbilisi per la sua missione di solidarietà al paese. “Non permetteremo ad altri Paesi di rompere i legami tra noi e loro. Il processo di allargamento della NATO continuerà – ha affermato incontrando nel suo secondo giorno di visita avvocati e studenti – e nessun paese metterà il veto”.
Ieri Scheffer insieme al presidente georgiano Mikheil Shakashvili ha istituito ufficialmente la Commissione NATO-Georgia. Scheffer non ha comunque dato il ‘timing’ dell’ingresso della Georgia nell’alleanza. A dicembre i ministri degli Esteri della NATO si riuniranno per esaminare se la Georgia abbia le caratteristiche per aderire alla NATO e farà le sue raccomandazioni. Scheffer ha infine sottolineato l’importanza della scelta di Tbilisi, fatta ad aprile alla riunione di Bucarest, come sede di un Consiglio dell’Alleanza atlantica, decisione, ha detto “che concretizza il sostegno dell’organizzazione al Paese”.
(AGI)

Il punto di vista russo
Mosca, 17 settembre – La visita in Georgia da parte di una delegazione ad altissimo livello della NATO, guidata dal segretario generale Jaap de Hoop Scheffer, ha un carattere “anti-russo” e dimostra la “mentalità da Guerra Fredda” che sussiste in seno all’Alleanza Atlantica: è quanto si afferma in un duro comunicato diramato oggi dal ministero degli Esteri di Mosca.
“Riteniamo che, nelle attuali circostanze, la missione della NATO a Tbilisi sia intempestiva e non assecondi gli interessi di una stabilizzazione nella regione”, recita la nota. “Le decisioni prese in tale occasione hanno confermato come nella NATO siano ancora operanti i riflessi dell’epoca della Guerra Fredda sul genere ‘noi e loro’, oppure ‘amici e nemici'”.
All’Alleanza la Russia imputa inoltre di aver voluto effettuare una stima dei danni di guerra soltanto in territorio georgiano, senza visitare allo stesso scopo l’Ossezia del Sud, provincia ribelle della quale il Cremlino ha unilateralmente riconosciuto l’indipendenza al pari di quella dell’altra entità secessionistica, l’Abkhazia. “Anti-russo”, in particolare, sarebbe stato il sopralluogo compiuto da de Hoop Scheffer nella strategica città di Gori, nel centro della Repubblica caucasica, teatro durante il conflitto dei combattimenti più aspri.
(AGI)

Chi semina vento…

Roma, 27 agosto – ”La Russia ieri ha riconosciuto l’indipendenza dei territori dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia. Non è stata una decisione presa alla leggera, anzi, sono state considerate tutte le conseguenze. Ma era impossibile non tenere conto della storia dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud, del desiderio d’indipendenza delle loro popolazioni, dei tragici eventi delle scorse settimane e dei precedenti internazionali” (ovvero il riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo da parte dell’Occidente). Così il presidente russo Dmitry Medvedev, in una lettera al Financial Times, tenta di spiegare la scelta che da ieri ha scatenato una crisi nella comunità internazionale. ”Ignorando gli avvertimenti della Russia, i Paesi occidentali hanno fatto a gara per riconoscere l’illegale dichiarazione d’indipendenza dalla Serbia del Kosovo”, sottolinea Medvedev. ”Sarebbe stato impossibile, dopo tutto quel che era accaduto, dire agli abkhazi ed agli osseti (ed a decine di altri gruppi nel mondo) che quel che era giusto per gli albanesi kosovari non lo era per loro. Nelle relazioni internazionali non si possono avere delle regole per alcuni e regole diverse per altri”.
(ASCA)

Belgrado, 27 agosto – Belgrado reagisce al riconoscimento da parte di Mosca delle regioni secessioniste georgiane dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia ricordando di avere a suo tempo messo in guardia l’Occidente contro un riconoscimento del Kosovo che non solo rappresentava una mossa illegale ma che rischiava anche di provocare reazioni destabilizzanti in altre aree del mondo.
(ADNKRONOS/DPA)

Mosca, 27 agosto – Eventuali azioni militari della NATO contro le due regioni secessioniste georgiane sostenute da Mosca saranno considerate ”una dichiarazione di guerra alla Russia”. E’ l’avvertimento lanciato dall’inviato russo presso l’Alleanza, Dmitry Rogozin. ”Se la NATO lancerà improvvisamente azioni contro l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud, agendo unicamente a sostegno di Tbilisi, ciò significherà una dichiarazione di guerra alla Russia”, ha detto Rogozin al quotidiano russo Vremya Novostei.
(ASCA-AFP)

Dushanbe, 27 agosto – Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha risposto con durezza alle critiche avanzate dal suo omologo britannico David Miliband nei confronti di Mosca per il suo conflitto con la Georgia. ”La morale che ci hanno fatto i nostri colleghi occidentali non si basa su fatti”, ha detto Lavrov prima di un vertice tra il presidente russo Dmitry Medvedev, quello cinese Hu Jintao e leader di Paesi dell’Asia centrale in Tajikistan. ”E’ strano che le nostre azioni per difendere i diritti dei nostri cittadini sui nostri confini siano criticate dalla Gran Bretagna, considerando le sue azioni nelle isole Falkland, che si trovano all’altro capo del mondo”, ha affermato il capo della diplomazia russa. (…) Lavrov ha definito le dichiarazioni del capo del Foreign Office ”inopportune” ed ”ipocrite”. ”Miliband dice che la NATO è un’ancora di stabilità economica, democrazia e sviluppo. Non ho mai sentito che la NATO sia coinvolta nella democratizzazione. Ma sembra chei tempi stiano cambiando”, ha osservato.
(ASCA-AFP)

La fine di quella cooperazione, un fatto gravissimo

Dalla rubrica “Diario Strategico”, riportiamo integralmente l’articolo del generale Fabio Mini – apparso su la Repubblica di sabato 23 agosto – sulla fine della cooperazione fra la Russia e la NATO.

“La decisione della Russia di interrompere la cooperazione con la NATO è un evento gravissimo. Nell’ambito dell’Alleanza Atlantica soltanto il nostro ministero degli Esteri sembra aver colto la dimensione del dramma e giustamente auspica una riflessione russa. Tutti gli altri e soprattutto quei Paesi come la Polonia e le repubbliche baltiche ormai designati dagli USA a rompere la NATO e l’Europa dall’interno, sono rimasti alla dimensione della commedia. Stati Uniti e NATO sono riusciti a convincere l’Occidente che la Russia ha aggredito la Georgia, che la sua azione militare è stata sproporzionata e che la Georgia deve mantenere la sua integrità territoriale nonostante le spinte separatiste dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia. Tutti sembrano aver dimenticato i fatti dell’8 agosto, i cannoneggiamenti georgiani di edifici civili, le loro colonne di corazzati addestrati da americani, ucraini ed israeliani, le migliaia di vittime e gli attacchi alle forze russe che comunque presidiavano legalmente l’Ossezia del Sud. La Georgia ora passa per aver condotto un’azione legittima su una parte del suo territorio.
Quando Milosevic fece la stessa cosa in Kosovo fu identificato come criminale di guerra. Molti nella NATO dimenticano che quando la Serbia volle ribadire la propria sovranità fu bombardata per 78 giorni, poi il Kosovo le fu sottratto per 9 anni ed infine venne dichiarato indipendente. Nella vicenda georgiana la Russia ha commesso molti errori, speculari alle azioni che l’Occidente va conducendo da anni con l’etichetta della legalità. E oggi è ritenuto deprecabile che la Russia ripensi alla cooperazione con la NATO quando da essa riceve solo cattivi esempi, ultimatum ed insulti, specie all’intelligenza. Il dramma si consuma perché quella parvenza di cooperazione che la NATO aveva instaurato con la Russia negli ultimi dieci anni era l’unica cosa seria che avesse resistito alla paranoia neocon. Da oggi si dovranno rivedere i programmi di studio, gli scambi culturali, le riunioni congiunte, ma anche la limitazione degli armamenti e la stessa definizione del terrorismo. Si ripristineranno le sfere d’influenza non tanto in funzione di un mutato rapporto di forze, ma di un crollato rapporto di fiducia. I piani pacifici di allargamento della NATO e le operazioni in Afghanistan sono compromessi. Il ruolo in Medio Oriente e nei riguardi dell’Iran diventa velleitario. Al vertice di Bucarest la Russia aveva autorizzato il transito dei carburanti e viveri destinati alle truppe NATO in Afghanistan per i corridoi della Russia, del Kazakhistan e dell’Uzbekistan molto più sicuri di quelli pakistani normalmente usati e regolarmente attaccati dai taliban o dai predoni. Forse anche questo accordo simbolico salterà e sarà il fallimento politico e strategico di quella NATO che per il suo futuro aveva sognato un ruolo di stabilizzazione globale.”

(Grassetto nostro)

Buffone inNATO

Tbilisi, 8 agosto – Il presidente della Georgia, il filo-occidentale Mikhail Saakashvili, ha accusato la Russia di condurre una “operazione su larga scala” contro il suo Paese, costretto a fare fronte a un massiccio “intervento militare” dall’esterno dopo che caccia-bombardieri russi Sukhoi-24 avrebbero bombardato i villaggi georgiani di Kareli e Gori, poco a sud del territorio dell’Ossezia del Sud, provincia autonoma ribelle in lotta per le secessione da Tbilisi con il beneplacito del Cremlino. “Sollecito la Federazione Russa a cessare i bombardamenti sulle pacifiche città georgiane”, ha sottolineato il capo dello Stato nel corso di un discorso alla Nazione, trasmesso in diretta alla televisione. Saakashvili ha rivendicato la “liberazione” dalla presenza degli insorti della “maggior parte del territorio dell’Ossezia del Sud”, compresa la capitale Tskhinvali, circondata e bombardata da terra e dal cielo; ma ha nondimeno proclamato la “mobilitazione generale”, riguardante “migliaia” di riservisti. “Vi chiedo di non aver paura degli attacchi in atto”, ha aggiunto il presidente georgiano, rivolgendosi ai connazionali. “Tutti debbono presentarsi ai posti di reclutamento”.
(AGI)

Washington, 8 agosto – Il presidente georgiano, Mikheil Saakashvili, ha detto che il mondo sarà ”nei guai” se la Russia ”la farà franca” dopo gli attacchi avvenuti nel proprio Paese. ”Assomiglia all’attacco dell’Afghanistan, nel 1979. E’ come quando i carri armati russi e sovietici sono entrati in Cecoslovacchia”, ha detto il leader alla CNN. Se Mosca ”la farà franca in Georgia – ha aggiunto Saakashvili – il mondo sarà nei guai”.
(ASCA-AFP)

Washington, 8 agosto – Il presidente georgiano Mikhail Saakashvili ha accusato la Russia “di combattere una guerra sul nostro territorio” e ha chiesto in un’intervista alla Cnn l’intervento degli Stati Uniti, grandi sponsor di Tbilisi. Saakashvili ritiene sia ora interesse dell’America intervenire: “Non è più solo una questione georgiana. Si tratta dell’America e dei suoi valori. Noi siamo una nazione amante della libertà che ora si trova sotto attacco”. Da Mosca intanto il ministero della Difesa ha confermato di aver inviato rinforzi, “carri armati e truppe”, alle truppe di interposizione in Ossezia del Sud.
(AGI)

Pechino, 8 agosto – George W. Bush ha ribadito il sostegno degli Stati Uniti a Tbilisi “in difesa dell’integrità territoriale georgiana e chiede un immediato cessate il fuoco”. Ne ha dato notizia la portavoce della Casa Bianca Dana Perino sottolineando che il presidente a Pechino dove si trova per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi è costantemente informato degli sviluppi della crisi in Ossezia del Sud. A margine dell’inaugurazione il presidente Usa aveva incontrato il premier russo Vladimir Putin con il quale aveva discusso della crisi nella regione separatista.
(AGI)


President George W. Bush waves to the crowd as he and Georgian President Mikhail Saakashvili review military troops during President Bush’s visit to the Georgian Parliament in Tbilisi Tuesday, May 10, 2005. White House photo by Eric Draper

“E’ accaduto. Saakashvili non ha nemmeno cercato di nascondere la mano armata con cui colpiva. Non ha nemmeno fatto finta. Ha detto alla televisione che voleva “ristabilire l’ordine” nella repubblica ribelle. Un “ordine” che non esisteva dal 1992, cioè da 16 anni. Perché adesso? Qual era l’urgenza? Forse che Tbilisi era minacciata di invasione da parte degli ossetini?
La risposta è una sola. Saakashvili ha agito perché si è sentito coperto da Washington, in prima istanza, essendo quella capitale la capitale coloniale della attuale Georgia “indipendente”. E, in seconda istanza si è sentito coperto da Bruxelles. Queste cose non si improvvisano, come dovrebbe capire il prossimo commentatore di uno dei qualunque telegiornali e giornali italiani. Col che si è messo al servizio della strategia che tende a tenere la Russia sotto pressione: in Georgia, in Ucraina, in Bielorussia, in Moldova, in Armenia, in Azerbajgian, nei paesi baltici. Insomma lungo tutti i suoi confini europei. Saakashvili ha un suo tornaconto: alzare la tensione per costringere l’Europa a venire in suo sostegno, contro la Russia; ottenere il lasciapassare per un ingresso immediato nella Nato e, subito dopo, secondo lo schema dell’allargamento europeo e dell’estensione dell’influenza americana sull’Europa, l’ingresso in Europa.
Secondo piccione: chi muove Saakashvili conta anche sul fatto che questo atteggiamento dell’Europa finirà per metterla in rotta di collisione con la Russia. Perfetto! Con l’ingresso della Georgia nella Nato e in Europa gli Stati Uniti avranno un altro voto a loro favore in tutti i successivi sviluppi economici, energetici e militari che potrebbero vedere gli interessi europei collidere con quelli americani.
Javier Solana ha la capacità di sviluppare questo elementare ragionamento? Ovviamente ce l’ha. Solo che non vuole e non può perchè ha dietro di sé, alle sue spalle, governi che non osano mettere in discussione la strategia statunitense, o che la condividono.”

Brano tratto da Quella bandiera europea dietro le spalle del bandito di Giulietto Chiesa.
Per leggere l’intero articolo cliccare qui.

Fotografia dal villaggio di Khetagurovo, Ossezia del Sud.
Qui altre eloquenti immagini, astenersi deboli di stomaco.
Una dimostrazione della volontà di dialogo e della “ampia autonomia” offerta da Saakashvili.
Notare che questo individuo, ieri in conferenza stampa, appariva a fianco della bandiera dell’UE, invitando la controparte ad “evitare spargimenti di sangue”…

Arrivano “i nostri”?
Bruxelles, 9 agosto – Il segretario del consiglio per la sicurezza nazionale georgiano, Alexander Lomaya, non ha escluso che Tbilisi chieda aiuto militare esterno nel conflitto con la Russia in Ossezia del Sud. ”Non escludo la possibilità che la Georgia chieda alla comunità internazionale un’assistenza militare diretta”, ha detto Lomaya nel corso di una videoconferenza con i giornalisti a Bruxelles. ”Tuttavia, le nostre truppe stanno combattendo gli invasori russi in maniera coraggiosa”, ha sottolineato, aggiungendo che ”ovviamente le risorse non sono uguali”.
(ASCA-AFP)

Tbilisi, 9 agosto – La Georgia “deve fronteggiare un’invasione da parte della Russia”, e dunque necessita di “aiuto internazionale”: è l’appello lanciato dal ministro degli Esteri di Tbilisi, Eka Tkeshelashvili. “Abbiamo bisogno di aiuto urgente, veramente urgente”, ha dichiarato il capo della diplomazia di Tbilisi, collegato in tele-conferenza stampa con i giornalisti stranieri. “Dobbiamo fermare l’invasione russa sul territorio georgiano”.
(AGI)

I camerieri europei si mobilitano
Stoccolma, 9 agosto – La Svezia ha tirato in ballo Adolf Hitler per denunciare la Russia, che, secondo Stoccolma, sta portando avanti in Georgia un”’aggressione incompatibile con il diritto internazionale”. ”Abbiamo dei motivi per ricordare come Hitler, poco più di mezzo secolo fà, abbia utilizzato una dottrina del genere per attaccare zone considerevoli dell’Europa centrale”, afferma in un comunicato il ministro degli Esteri svedese, Carl Bildt. Il capo della diplomazia svedese respinge le argomentazioni di Mosca a favore di un intervento militare in Ossezia del Sud, spiegando che non c’è alcuna giustificazione per attaccare un altro Stato con il pretesto di voler proteggere dei cittadini, chiunque essi siano. Secondo Bildt, ”l’offensiva russa contro la Georgia è un’aggressione incompatibile con il diritto internazionale e i principi di base della sicurezza e della cooperazione in Europa”. ”Le conseguenze di questo attacco – conclude il ministro svedese – si faranno sentire per noi e per la Russia per lungo tempo”.
(ASCA-AFP)

Varsavia, 9 agosto – I Paesi baltici membri dell’Ue – Lettonia, Lituania, Estonia e Polonia – hanno chiesto all’Unione Europea e alla Nato di opporsi alla politica ”imperialista” della Russia nei confronti della Georgia. ”L’UE e la Nato devono prendere l’iniziativa e opporsi alla politica imperialista e revisionista nell’est dell’Europa”, affermano i leader dei quattro Paesi in un comunicato congiunto, aggiungendo che ”condannano fermamente” le azioni di Mosca in Ossezia del Sud.
(ASCA-AFP)

Loro sì che se ne intendono di proporzioni!
Washington, 9 agosto – Per gli Stati Uniti la Russia in Ossezia del Sud ha fatto ricorso a un uso “sproporzionato” della forza contro le truppe georgiane. Ora deve immediatamente ritirare le sue forze accettando l’offerta di un cessate il fuoco avanzata da Tbilisi. Questa la posizione di Washington espressa da un alto funzionario del dipartimento di Stato. “La risposta è stata di gran lunga sproprozionata rispetto a qualsivoglia minaccia citata dalla Russia. Chiediamo un immediato cessato il fuoco e il ritiro di tutte le truppe”, ha detto in una conferenza telefonica con la stampa.
(AGI)

Secondo Fabrizio Vielmini, collaboratore dell’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), esperto dell’area caucasica, si tratta di “una situazione esplosiva, piena di rischi, visto che la Russia ha lanciato diversi avvertimenti ed ora rischia di perdere la faccia se non agisce”. Lontana quindi dall’essere una questione meramente interna, secondo Vielmini, gli scontri odierni attengono “al discorso fra la Russia e quel dispositivo che gli Stati Uniti e la Nato hanno messo in atto ai suoi danni”. Bisogna infatti ricordare che la Georgia è uno dei Paesi candidati ad entrare nell’Alleanza atlantica. A questo proposito il ricercatore dell’ISPI si è detto molto contrariato in quanto probabilmente è una delle ragioni che ha spinto la Georgia a comportarsi in questo modo.
“Non si può dire – ha spiegato – che i georgiani siano stati spinti direttamente dagli Stati Uniti, perché molto probabilmente ci hanno messo del loro, però è indubbio che hanno iniziato le ostilità sapendo di avere alle spalle l’appoggio di Washington e della Nato”.
Un appoggio che si è concretizzato “nel versamento di ingenti somme da parte dell’occidente utilizzate dalla Georgia per potenziare il proprio apparato militare”. Gli stessi dati forniti dal Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) mostrano come negli ultimi anni le spese per la difesa georgiane siano cresciute notevolmente. Mentre nel 2004 solamente l’1,4% del Pil veniva utilizzato a fini militari (anche se il dato, secondo lo stesso Sipri, potrebbe essere sottostimato, ndr) nei due anni successivi il valore è cresciuto prima al 3,3% e poi al 5,2%.
Commento rilasciato l’8 agosto u.s.

Michele, hai esagerato!
Washington, 9 agosto – La responsabilità del conflitto in Ossezia del Sud non ricade solo su Mosca o sui separatisti osseti ma, “in parte”, anche sulla Georgia. Lo ha detto un alto funzionario del dipartimento di Stato americano, che non nasconde l’irritazione per il comportamento del presidente Mikhail Saakhashvili, grande alleato di Washington: “In tutto questo periodo abbiamo insistentemente e vigorosamente fatto pressione sul governo georgiano affinché mostrasse misura e evitasse qualsiasi escalation. Su questo siamo stati piuttosto chiari”, ha dichiarato il diplomatico dietro condizione di anonimato.
(AGI)

Intanto arrivano i loro, trasportati da “i nostri”
Half of Georgia’s 2,000 troops in Iraq plan to leave the country by Monday to join the fight against separatists in the breakaway province of South Ossetia, with the rest following as soon as possible, their commander said.
“First of all we need to remove 1,000 guys from here within 96 hours, after that the rest of the guys,” Colonel Bondo Maisuradze told The Times this morning.
“The US will provide us with the transportation,” he added.
Deborah Haynes da Baghdad, 9 agosto

Era un vecchio sogno?
Da una delle nostre fonti preferite (che riporta anche una significativa ipotesi di manipolazione mediatica), riprendiamo la notizia che nel febbraio del 2006 il ministro della Difesa georgiano, Okruashvili, si impegnò a dimettersi se non fosse riuscito a riportare l’Ossezia del Sud sotto il controllo georgiano entro la fine dell’anno. Voleva festeggiare l’arrivo del 2007 a Tskhinvali, disse.
Si dimise a novembre accusando Saakashvili di corruzione, incompetenza e violazione dei diritti umani. Poi passò all’opposizione e adesso sta in Francia, che gli ha concesso l’asilo politico.
Nel settembre 2007 Okruashvili rivelò il suo piano per riprendersi l’Ossezia del Sud: “un’operazione su piccola scala che avrebbe causato solo numero minimo di vittime”. Precisò che non avrebbe comportato uno scontro militare su vasta scala.
“Lo sapevano solo quattro persone: io, Saakashvili, Merabishvili e Adeishvili” disse Okruashvili. “Forse anche Giga Bokeria, ma non ne sono certo”.

Dall’Italia, alta diplomazia
Roma, 10 agosto – ”Il presidente Berlusconi è evidentemente molto preoccupato, ma certamente il suo stato d’animo è che se non si fermano le armi sarà impossibile riprendere a parlare”. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, a Sky Tg24 commentando la drammatica situazione di Georgia ed Ossezia.
(ADNKRONOS)


Georgian soldiers are seen past U.S. and Georgian flags during the opening ceremony of “Immediate Response 2008” at the Vaziani military base, outside Tbilisi, July 15, 2008.
Forces from the U.S., Armenia and Georgia will take part in the international military exercise. REUTERS/David Mdzinarishvili (GEORGIA)

“Nella cronologia dei fatti che precedono l’aggressione c’è un aspetto che merita particolare attenzione: il 31 luglio si è conclusa l’esercitazione militare congiunta di Georgia e Stati Uniti chiamata “Immediate Response 2008”, durante la quale gli istruttori statunitensi hanno addestrato le forze armate georgiane a compiere “operazioni di pulizia” contro i terroristi in zone residenziali. Le esercitazioni comprendevano attività come ripulire i villaggi dei terroristi (presumibilmente in vista dell’impiego dei soldati georgiani in Iraq) e mettere in sicurezza la popolazione civile. Le atrocità perpetrate dalle forze georgiane a Tskhinvali sono frutto dell’addestramento ricevuto dagli istruttori occidentali sotto la cinica copertura della “lotta contro il terrorismo”. I veri obiettivi sono naturalmente completamente diversi. L’ex-ministro degli Esteri georgiano Salome Zurabishvili, che è di certo persona bene informata, ha detto che la presenza degli Stati Uniti in Georgia comprende una vasta gamma di attività, tra cui l’addestramento delle forze armate georgiane e il controllo del corridoio di grande importanza strategica che passa attraverso il Caucaso: l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan ne fa parte. Secondo Zurabishvili l’obiettivo principale dell’attuale conflitto con la Russia è rafforzare la lealtà della Georgia verso gli Stati Uniti e la Gran Bretagna e garantire loro il controllo del paese e di conseguenza del Caucaso Meridionale.
Va notato che l’intensificazione del conflitto ai confini con la Russia ha coinciso con le tensioni nella regione autonoma cinese dello Xinjiang, dove nei giorni delle Olimpiadi è stato compiuto un altro attacco terroristico. Pochi giorni prima a Bishkek, la capitale del Kirghizistan, è stato scoperto un deposito illegale di armi presso il quale si trovavano dieci militari statunitensi e diversi diplomatici dell’ambasciata americana nel paese. L’aggressione della Georgia contro l’Ossezia del Sud è una guerra nell’interesse di altri, una guerra in cui i georgiani sono destinati al ruolo di carne da cannone. Se all’aggressione contro la piccola regione del Caucaso non verrà posta immediatamente fine, saranno inevitabili altri conflitti regionali molto più estesi di questo.”
L’articolo di Andrej Arešev, analista della Fondazione per la Cultura Strategica, può essere letto per intero qui.

Da quale pulpito
New York, 10 agosto- L’ambasciatore russo all’Onu Vitaly Ciurkin ha definito ‘completamente inaccettabili’ le accuse degli Stati Uniti alla Russia. ‘E’ completamente inaccettabile – ha dichiarato Ciurkin – soprattutto dal rappresentante di un Paese di cui conosciamo i comportamenti in Irak, Afghanistan e Serbia’.
(ANSA)

E a noi no?
Pechino, 11 agosto – Il presidente americano George Bush ha oggi definito “inaccettabile” la violenza in Georgia da parte della Russia. “Ho detto che questa violenza inaccettabile, non l’ho detto soltanto a Vladimir Putin (il primo ministro russo), l’ho detto anche al presidente del paese Dimitry Medvedev ha dichiarato oggi Bush in un’intervista concessa da Pechino alla rete televisiva Nbc.
(ADNKRONOS/DPA)


Vignetta. L’ordine del giorno di Saakashvili:
ore 3.00 attacco
6.00 blitzkrieg
7.00 colazione
12.00 vittoria
17.00 richiesta di aiuto.
(grazie Mirumir!)

“Mikhail Saakashvili ha quarantuno anni, ha studiato alla Columbia University di New York, ha sposato una simpatica signora olandese, parla con l’accento americano il linguaggio della democrazia e ha lanciato segnali che gli Stati Uniti hanno prontamente raccolto. Dopo avere ricevuto trionfalmente Bush a Tbilisi nel maggio 2005, ha chiesto e ottenuto l’assistenza militare dell’America (un migliaio di istruttori), ha presentato la candidatura del suo Paese alla Nato, sa di essere appoggiato da Washington e quattro mesi fa ha restituito la visita del suo protettore mettendo piede nello studio ovale della Casa Bianca. Dopo essere tornato in patria ha innestato la pericolosa partita delle provocazioni reciproche. Non è necessario dire molto di più per capire la crisi che è scoppiata in questi giorni. È facile comprendere perché un ambizioso e spericolato giocatore d’azzardo georgiano abbia deciso, per meglio sottrarsi alla tutela moscovita, di buttare sul tavolo la carta dell’amicizia americana. È più difficile comprendere perché gli Stati Uniti gli abbiano permesso di farlo così rumorosamente.”
Commento di Sergio Romano su Il Corriere della Sera del 10 agosto.

Servi d’Italia
(Da un’intervista a Pier Ferdinando Casini)
D: Figuriamoci, però, se Putin si lascia convincere dal governo italiano.
R: «Sicuramente no.  Abbiamo tutti il senso del limite, non possiamo sperare di ottenere molto. Tuttavia è utile farsi sentire e sottolineare alcuni episodi veramente riprovevoli come il teatrale atterraggio di Putin sul territorio dell’Ossezia. Un’ostentazione che aveva il sapore di un’inutile umiliazione ».
D: In realtà, perfino Bush, nonostante minacci complicazioni nei rapporti con Mosca, sa che non può impedire a Putin di lanciare i suoi carri armati contro la Georgia.
R: «Purtroppo è vero. E siccome bisogna essere onesti nell’assegnazione dei torti, dico che i georgiani hanno sottovalutato la situazione. I russi mettevano da tempo in atto provocazioni in Ossezia. La Georgia alla fine ha reagito offrendo il pretesto a Mosca per intervenire. I governanti di Tblisi confidavano un po’ ingenuamente nell’amicizia con gli Stati Uniti. Ma cosa può fare Washington?».
D: Forse Putin è irritato coi georgiani proprio per i loro buoni rapporti con gli americani.
R: «Può darsi. Però è spaventosa la sua reazione. Assolutamente spropositata. Se la Russia vuole essere una grande potenza deve anche manifestare senso di responsabilità. Deve cercare di limitare al minimo l’intervento. Mentre Putin ha mostrato una totale irresponsabilità. Invece di contenere gli attacchi ha cercato di allargare il conflitto coinvolgendo anche l’altra regione autonoma, l’Abkhazia. Come un bullo di quartiere che sfascia tutto».
Onorevole Casini, ci permetta almeno un suggerimento: forse ha bisogno di qualche ripetizione in geografia, ché Vladimir Putin, l’altro giorno, è atterrato sì in Ossezia, ma in quella del nord, esattamente a Vladikavkaz, capitale di una repubblica autonoma che fa parte, a tutti gli effetti, del territorio russo.


Segna per noi, mitico Gorby!
Mosca, 11 agosto – L’ex presidente sovietico Mikhail Gorbaciov è convinto che Tbilisi aveva l’appoggio degli Usa per cominciare una guerra in Ossezia del sud. ‘Senza l’appoggio degli Stati Uniti Tbilisi non si sarebbe azzardata a cominciare la guerra’, ha detto Gorbaciov, a quanto riferisce l’agenzia Itar-Tass. ‘Le azioni della Russia sono totalmente adeguate e non è invece adeguata la reazione dell’Occidente’, ha aggiunto.
(ANSA)

Arrivano i “nostri”
Mosca, 11 agosto – Vladimir Putin accusa gli Stati Uniti. Washington, ha detto il premier russo, sta cercando di intervenire nelle operazioni russe in Georgia trasferendo per via aerea soldati georgiani nella zona del conflitto. “Di fatto alcuni dei nostri partner non ci aiutano, ma tentano di ostacolarci – ha sottolineato Putin – mi riferisco ai soldati georgiani di stanza in Irak, trasferiti a bordo di aerei statunitensi direttamente nell’area del conflitto”. Erano circa mille i militari georgiani impegnati in Irak. Già nelle prime ore del conflitto in Ossezia del sud, Tbilisi aveva chiesto aiuto a Washington per il loro rientro in patria.
(AGI)
In verita i militari georgiani in Irak sono circa duemila, per ora gli altri mille rimangono in loco in attesa di sviluppi…

Un barlume di luce
Roma, 11 agosto – Per quanto riguarda il nostro Paese, il ministro degli Esteri Franco Frattini, in un’intervista con La Stampa, ha spiegato che ”l’Italia ritiene che non si possa creare una coalizione europea anti-russa, e in questo siamo vicini alla posizione di Putin. Ma Mosca deve comprendere che il peacekeeping oggi affidato esclusivamente alle sue forze militari dovrà essere discusso con la comunità internazionale”.
(ASCA-AFP)


Soldati ceceni delle forze speciali russe, unità Vostok, a Tskhinvali.
(REUTERS/Denis Sinyakov)

La Georgia ha reclutato mercenari?
Il presidente dell’Ossezia del sud, Eduard Kokoity, denuncia la presenza di soldati mercenari nell’offensiva georgiana contro la repubblica separatista. Egli ha affermato che sono stati coinvolti ucraini, baltici e persone provenienti da altri Paesi. Ha quindi precisato che, al termine della battaglia svolta vicino alla scuola n. 12 di Tskhinvali, sono stati ritrovati i corpi di diversi uomini di pelle nera ed altri con gli occhi a mandorla, tipici delle popolazioni di origine asiatica.
Un funzionario di alto livello dell’intelligence russa, citato dall’agenzia di stampa RIA Novosti, ha parlato invece di tremila mercenari, addestrati da esperti militari americani, che stanno combattendo al fianco della parte georgiana.
Qui la notizia dal sito di Russia Today e qui il servizio video della stessa emittente.

Un’italiano racconta
Roma, 11 agosto – “Moltissimi georgiani hanno trovato stupida l’aggressione di Tblisi” contro l’Ossezia del Sud, “la situazione adesso è drammatica e se i raid russi continueranno la Georgia corre il rischio di tornare indietro di 15 anni”. Gaetano Di Gesù, architetto italiano a capo di una serie di progetti nella repubblica caucasica, è appena rientrato da Mosca e racconta le impressioni sugli eventi delle ultime ore, eventi che sono arrivati “in modo abbastanza inatteso”. “Io lavoro in Georgia da tre anni – dice l’architetto – e posso dire che nulla lasciava presagire che le cose sarebbero precipitate in questo modo”.
(ADNKRONOS)

A chi vogliamo credere?
Roma, 11 agosto – La Russia ha preparato l’operazione militare in corso in questi giorni in Georgia da settimane ed è da anni che fa di tutto per accenderne la scintilla. In un’intervista, l’analista americano David Smith, ora direttore del think tank di Tbilisi Georgia Security Analysis Center, un passato nei palazzi dell’amministrazione a Washington, fra l’altro di negoziatore capo per gli Stati Uniti nei colloqui con Mosca sulla difesa e lo spazio e responsabile della politica estera e di difesa per la campagna elettorale di Robert Dole, afferma che non è per niente chiaro cosa stia accadendo sul terreno, perchè i militari russi abbiano voluto oltrepassare i confini dell’Ossezia del sud e dell’Abkhazia.
(ADNKRONOS)

Tbilisi, 11 Agosto – Le truppe russe occupano ormai ‘la maggior parte del territorio’ georgiano. Lo ha detto il presidente della Georgia Mikhail Saakashvili. Intanto il ‘ministro degli Esteri’ della Georgia Iekaterina Tkieshelashvili non sarà domani a Bruxelles all’incontro con il segretario della Nato Jaap de Hoop Scheffer in seguito ‘all’aggravarsi della situazione in Georgia’ con l’ingresso delle truppe russe nel Paese. Lo ha riferito l’Ambasciata georgiana a Bruxelles.
(ANSA)
Riusciranno “i nostri eroi” a coinvolgere nel conflitto la NATO? Parrebbe ormai l’ultima spiaggia.

A proposito di NATO
“La sua incauta incursione in Ossezia del Sud ha seriamente compromesso le possibilità della Georgia di entrare nella NATO. Presentando con successo la Russia come un aggressore militare, Saakashvili ha dimostrato ai leader occidentali che se la Georgia entrasse nella NATO, i membri dell’alleanza potrebbero dover mandare le loro forze a combattere una guerra esiziale contro la Russia. I leader dell’Europa occidentale, a questo punto, faranno qualsiasi cosa per evitare un coinvolgimento con la Georgia”.
Commento di Alexander Khramchikhin, ricercatore capo presso l’Istituto di Analisi Politiche e Militari, per RIA Novosti.

Ora tocca all’Abkhazia
Tbilisi, 12 agosto – Soldati e mezzi corazzati provenienti dalla repubblica separatista dell’Abkhazia hanno attaccato questa mattina le forze georgiane nella gola di Kodori, secondo quanto riferisce il governo di Tbilisi. La gola di Kodori era l’unica parte della repubblica separatista dove erano ancora attestate forze georgiane e ieri era giunto un ultimatum da parte russa perchè si ritirassero.
(ADNKRONOS/DPA)

Come lui nessuno
Washington, 12 agosto – ‘La Georgia non si arrenderà mai’, ha detto il presidente Michail Saakashvili, in collegamento da Tbilisi con la CNN a Washington. ‘Noi combattiamo per la nostra libertà – ha continuato – e il prezzo da pagare tornando indietro sarebbe troppo alto. Vorrebbe dire la perdita della libertà, un sentimento che i georgiani hanno conosciuto per decenni e che non possono sopportare’.
(ANSA)
 
Campagne mediatiche: dopo la Cina tocca alla Russia
“Col passare delle ore è andato scomparendo il nucleo essenziale degli eventi: l’attacco annunciato in diretta TV dell’esercito georgiano contro l’Ossezia del Sud. E l’attenzione si è spostata unicamente sulle azioni da parte russa. Nei telegiornali il filtro è stato perfezionato da servizi di appoggio a quelli provenienti dai corrispondenti, fino a giungere al capovolgimento esatto della notizia che ha trovato emblematica attuazione nell’intervista di Gianni Riotta al TG1 della sera del 9 agosto: infatti alla domanda sul perché secondo lui tutto questo fosse successo proprio nel primo giorno delle Olimpiadi, ha risposto che Putin ha voluto dare in tal modo un segnale al mondo. E’ stato sufficiente sostituire un cognome quello di Saakahsvili con quello di Putin e il gioco era stato compiuto: l’assalto militare in pompa magna della truppe georgiane era scomparso; o meglio l’assalto c’era stato ed era ovviamente russo”.
Giuseppe Iannello su Megachip.

In mezzo alla tragedia, spuntano alcuni episodi comici
Tipo la sceneggiata di Saakashvili a Gori, che i media occidentali davano per pesantemente bombardata dai russi, mentre nel video non si vede alcuna distruzione.
Il Rambo di Tbilisi, aria da vero duro con pistola e giubbotto antiproiettili, non appena sente il rumore di un aereo russo (inudibile dal video) si precipita al sicuro tirando con sé il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner. Come dire, visto che ci sono i cattivi anche qui?

Quello che ci insegna la Georgia
“Si dice che i russi potrebbero imporre un nuovo governo in Georgia. Probabilmente è così, ma i russi hanno già raggiunto i loro obiettivi principali. Hanno fatto capire ai loro vicini che una relazione con l’Occidente non garantisce alcuna sicurezza se gli interessi della Russia sono a rischio. Hanno fatto capire all’Occidente che ignorare la volontà della Russia ha un prezzo. E infine hanno fatto capire a tutti che la macchina militare russa, che cinque anni fa era in condizioni catastrofiche, è stata rimessa abbastanza in sesto da riuscire a condurre un’operazione complessa con componenti terrestri, aeree e navali. Certo, è stata un’operazione contro un paese piccolo, ma tante cose potevano andare storte. Non è successo. La Russia non è una superpotenza, ma di certo non è più menomata sul piano militare. Trasmettere questo messaggio, in fin dei conti, potrebbe essere stata la cosa più importante per la Russia.”
Commento di Stratfor, agenzia privata di intelligence statunitense.
Qui l’articolo integrale.

Il grande gioco Usa: accerchiare la Russia
“Tutto facile, troppo facile. Può un Paese grande come la Russia e con un passato imperiale arrendersi senza reagire? Ovvio che no, tanto più che il Cremlino si scopre ricco, grazie al petrolio e al gas. Putin, fino a quel momento amico di Bush, reagisce. È offeso e al contempo terrorizzato. Offeso per lo scippo dell’Ucraina, progenitrice e sorella della Grande Russia. Terrorizzato, perché convinto che Washington stia complottando una rivoluzione colorata a Mosca per rovesciarlo. E allora parte la controffensiva. Mosca destabilizza il regime arancione a Kiev, richiama all’ordine il Kazakhstan, il Tagikistan e l’Uzbekistan, che si riavvicinano a Mosca, allentando il legame con gli Usa. Poi si occupa della pratica georgiana. Si schiera al fianco dei secessionisti osseti e abkhazi. Attende l’occasione propizia. Saakashvili gliela offre l’8 agosto con il suo improvvido blitz. Le truppe russe entrano in Georgia. È la prima, grande rivincita di Mosca. Washington è avvertita.”
Marcello Foa su Il Giornale.


Università di Tskhinvali, Ossezia del Sud.
Sopra, 11 agosto 2008.
Sotto, 1 luglio 2008.
(Grazie Luca!)

Come lui nessuno, 2° puntata (e promette di continuare)
Tblisi, 12 agosto – “Il Davide georgiano vincerà contro il Golia russo”. Il presidente della Georgia Mikhail Saakashvili continua a non mostrare segni di cedimento e ribadisce che Tblisi mai si arrenderà a Mosca, parlando davanti a 70 persone riunite nella capitale per protestare contro l’intervento militare russo nella repubblica caucasica.
“La Georgia è il brillante più prezioso della corona dell’impero russo”, ha rivendicato ancora Saakashvili, parlando davanti alla folla che innalzava striscioni con scritto “Stop alla Russia”, “Liberateci dalla guerra russa”. “Se noi cadremo – ha avvertito il presidente – ci saranno problemi per tutto il mondo civilizzato. Siamo in prima linea, dopo di noi cadranno l’Ucraina e i Paesi baltici”.
(ADNKRONOS)
Una folla di 70 persone?!

Toghe atlantiche in rampa di lancio
L’Aia, 12 agosto – Il Tribunale penale internazionale, che si occupa di crimini di guerra e contro l’umanità, potrebbe aprire un’inchiesta preliminare sul conflitto russo-georgiano. Lo ha annunciato l’ufficio del procuratore capo, Luis Moreno Ocampo. ”Per il momento non abbiamo ricevuto alcuna istanza ma i georgiani ci hanno chiesto un incontro”, ha aggiunto. ”L’apertura di una inchiesta preliminare è una possibilità”, ha spiegato in una nota l’ufficio del procuratore.
(ASCA-AFP)

NATO avanti tutta + un misterioso pacchetto regalo
Bruxelles, 12 agosto – Il conflitto con la Russia per l’Ossezia del Sud non ha modificato la prospettiva di una futura adesione della Georgia alla Nato. E’ quanto ha dichiarato il segretario generale dell’Alleanza Jaap de Hoop Scheffer al termine di un incontro straordinario del Consiglio Atlantico a Bruxelles, dedicato interamente alla crisi caucasica.
(ADNKRONOS/AKI)

Tbilisi, 12 agosto – Gli Stati Uniti stanno preparando la spedizione di un pacchetto di sostegno economico da destinare alla Georgia al fine di mantenere la stabilità del Paese dopo l’esplosione del conflitto con la Russia. Lo ha riferito un alto ufficiale statunitense. ”Stiamo lavorando con il Primo ministro georgiano ed il governo tutto, così come con le istituzioni finanziarie internazionali, per mettere insieme un pacchetto di sostegno economico che possa costruire la capacità di ripresa dell’economia georgiana”, ha detto da Tbilisi il vice assistente del segretario di Stato Usa, Matthew Bryza. ”Non stiamo fornendo alcun dettaglio e stiamo lavorando in fretta su questo”, ha aggiunto il funzionario.
(ASCA-AFP)


La risposta russa in immagini.

Conflitti sotto rete
Pechino, 13 agosto – Georgia e Russia non trovano pace neppure a Pechino, dove è polemica dopo la sfida olimpica di beach volley donne, vinta dalle georgiane. Le russe hanno perso 2-1 contro una coppia di atlete brasiliane naturalizzate georgiane e si sono lamentate: ‘Abbiamo giocato contro il Brasile, queste non conoscono nemmeno il nome del presidente georgiano’, ha esclamato la russa Shiryaeva. E il presidente della federazione georgiana di pallavolo ha replicato con durezza: ‘Russian go home’.
(ANSA)

Questa prospera e fiduciosa comunità internazionale…
Washington, 13 agosto – La presenza russa nelle istituzioni internazionali è a rischio dopo l’azione militare in Georgia: lo ha detto Condoleezza Rice. ‘I russi – ha detto la Rice – hanno detto di voler far parte di questa prospera e fiduciosa comunità internazionale e, francamente, credo che stiano facendo un gran danno alla loro possibilità di integrarvisi’. Ma, ha aggiunto, ‘hanno ora molte possibilità di invertire il corso degli eventi e dimostrare di comportarsi secondo i principi del XXI secolo’.
(ANSA)


A volte tornano… e parlano (bene)
Berlino, 13 agosto – Il presidente georgiano Mikhail Saakashvili ha commesso un grave errore nell’attaccare l’Ossezia del Sud, da cui poi è scaturito l’intervento militare russo nella Repubblica caucasica: lo afferma il predecessore di Saakashvili ed ex ministro degli Esteri sovietico, Eduard Shevardnadze, in un’intervista concessa al quotidiano tedesco ‘Bild’. “Da noi la tradizione vuole che nei momenti di crisi anche l’opposizione si allinei con il presidente, senza attaccarlo alle spalle”, spiega l’ex braccio destro di Mikhail Gorbaciov, “ma la Georgia non avrebbe dovuto attaccare Tskhinvali in maniera tanto impreparata. E’ stato un grave errore”. L’ex presidente georgiano, rovesciato nel 2003 dalla ‘Rivoluzione delle Rose’ guidata proprio da Saakashvili, accusa poi gli Stati Uniti di voler tornare a un clima da Guerra Fredda, anche se la Georgia non sarebbe il vero ‘casus belli’. Secondo Shevardnadze, “gli Usa hanno già creato da tempo un clima da nuova Guerra Fredda, ma non a causa della Georgia, bensì mediante il cosiddetto ‘scudo antimissile’ americano in Polonia e nella Repubblica Ceca”. “Quando ero ministro degli Esteri dell’Urss”, prosegue, “ho lavorato con successo, come ha dimostrato la fine della Guerra Fredda, alla distruzione delle armi nucleari e dei missili convenzionali che potevano colpire gli Usa. Adesso però sono gli Stati Uniti che hanno avviato una nuova corsa al riarmo nucleare”.
(AGI)

Come lui nessuno, 3° puntata: “Il Pacifista”
Washington, 13 agosto – Il presidente georgiano, Mikheil Saakashvili, ha dichiarato alla Cnn che le prime reazioni degli Stati Uniti riguardo l’inizio dell’azione militare russa in Ossezia del Sud sono state ”troppo morbide”.
(ASCA-AFP)

Pace?
Tbilisi, 13 agosto – Il Presidente americano George W. Bush ha voluto dire che porti e aeroporti georgiani saranno posti sotto controllo militare americano. Lo ha dichiarato il Presidente della Georgia, Mikhail Saakashvili poco dopo la dichiarazione in cui Bush ha reso noto di aver deciso di inviare aiuti umanitari in Georgia impiegando unità navali e aeree.
(ADNKRONOS)
Temiamo seriamente di dover rimandare la chiusura di questo post…

Per favore, mettetevi d’accordo!
Washington, 13 agosto – Il Pentagono ha smentito che l’esercito statunitense prenderà il controllo dei porti e degli aeroporti georgiani come affermato dal presidente Mikheil Saakashvili. ”Non abbiamo bisogno né intendiamo prendere il controllo di alcun porto o aeroporto per fornire assistenza umanitaria alle persone colpite dal conflitto”, ha dichiarato il portavoce Geoff Morrell, aggiungendo che ”semplicemente non è un’esigenza di questa missione e non è qualcosa che intendiamo fare”.
(ASCA-AFP)

Michel Chossudovskj, paventando un blocco navale ai danni dell’Iran da parte di unità statunitensi, britanniche e francesi già nel Golfo Persico o in procinto di arrivarvi, avanza un’ipotesi nient’affato peregrina:
“Nel contesto dei piani bellici diretti contro l’Iran, gli Stati Uniti sono intenti ad indebolire gli alleati iraniani, precisamente Russia e Cina. Nel caso della Cina, Washington sta cercando di intralciare i legami bilaterali di Pechino con Tehran così come l’avvicinamento dell’Iran all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, che ha il suo quartier generale a Pechino.
L’attacco georgiano all’Ossezia del Sud mira ad indebolire la Russia, che costituisce un significativo potere militare di contrappeso ed è alleata dell’Iran.
L’obiettivo finale è di isolare l’Iran, tagliarlo fuori dai suoi potenti alleati: Cina e Russia.
Nella mente di Washington, gli eventi in Georgia insieme con la propaganda mediatica possono essere utilmente applicati per screditare ed indebolire la Russia prima dell’imposizione di un blocco navale all’Iran nel Golfo Persico, che potrebbe condurre ad una guerra a tutto campo.
Questa in qualche modo rozza linea di ragionamento tende, comunque, a trascurare le difficoltà e le debolezza dell’apparato militare statunitense così come gli enormi rischi che potrebbero derivare all’America ed al mondo da una contrapposizione intensa e duratura con la Russia.
Nella prospettiva della situazione che si evolve in Georgia e degli impegni militari di Mosca nel Caucaso, gli analisti militari ritengono che la Russia non proteggerà l’Iran e non si opporrà ad un’operazione a guida statunitense contro l’Iran, preceduta da un blocco navale”.


Il campione georgiano di lotta greco-romana Kvirkelia Manucher festeggia dopo aver battuto, nella finale olimpica della categoria fino a 74 chilogrammi, l’atleta cinese Chang Yongxiang.
Notare il simbolo che appare sul fianco della sua tuta da gara, vi ricorda qualcosa?

Come lui nessuno, 4° puntata: “Vittima della Retorica Occidentale”
Washington, 14 agosto – I leader occidentali devono inviare forze di pace in Georgia subito, altrimenti i loro ideali democratici sembreranno falsi.
E’ quanto afferma il presidente georgiano Mikheil Saakashvili in un fondo pubblicato dal Washington Post. ”Solo forze di pace occidentali possono mettere fine alla guerra”, scrive Saakashvili, spiegando di aver ”affidato il destino del mio Paese alla retorica occidentale sulla democrazia e la libertà”. ”Dopo che i georgiani sono stati attaccati, dobbiamo chiederci: se l’Occidente non è con noi, con chi è? Se la linea non viene tracciata ora, quando sarà tracciata?”, si chiede il leader georgiano, secondo il quale ”l’invasione russa delle Georgia colpisce al cuore dei valori occidentali e del nostro sistema di sicurezza del ventunesimo secolo”.
”Se la comunità internazionale permette alla Russia di distruggere il nostro stato democratico e indipendente, darà carta bianca a governi autoritari in altre parti del mondo”, osserva Saakashvili. ”La Russia intende distruggere non solo un Paese, ma un’idea”, continua il presidente georgiano, definendo il regime di Mosca ”crudele” e inaffidabile.
(ASCA-AFP)
Oltre che alla retorica, Saakashvili ha affidato il destino della Georgia anche alle armi ed agli istruttori militari occidentali. Quelli statunitensi ora se ne stanno al sicuro in un albergo nel centro di Tbilisi, in attesa di sviluppi.

Condooleezza Rice, medaglia d’argento
In conferenza stampa presso il Dipartimento di Stato, ella ha dichiarato:
“Non è come il 1968 e l’invasione della Cecoslovacchia, quando la Russia poteva minacciare un Paese vicino, occuparne la capitale, rovesciarne il governo e farla franca”.
Condy, do you remember Iraq? And Panama?

Brutti, cattivi ed antipatici
Washington, 14 agosto – Le forze armate russe stanno sabotando e mettendo fuori uso le installazioni militari georgiane nella loro avanzata all’interno del Paese. A dichiararlo è un funzionario americano. ”Quando i russi entrano in una installazione militare georgiana abbandonata, non la lasciano così come l’hanno trovata”, ha detto il funzionario celatosi dietro condizione di anonimato. ”Le rendono meno efficienti”, ha aggiunto.
(ASCA-AFP)


Cittadini israeliani sventolano bandiere georgiane ed israeliane durante una manifestazione presso l’ambasciata russa a Tel Aviv.
Foto: Gali Tibbon/AFP/Getty Images

Dalla padella allo… Scudo
Varsavia, 14 agosto – Accordo raggiunto tra Polonia e Stati Uniti sull’installazione della base americana per lo scudo antimissile. Gli Usa hanno accettato la richiesta di Varsavia di rinforzare la cooperazione militare fra i due paesi e di installare sul territorio polacco in modo stabile almeno una batteria di missili Patriot. Ieri il presidente polacco Lech Kaczynski aveva fatto appello al governo di Donald Tusk perchè arrivasse presto all’accordo con Washington.
(ANSA)

Varsavia, 14 agosto – Il primo ministro polacco Donald Tusk ha confermato l’avvenuto accordo con Washington sullo scudo anti missilistico. “Abbiamo attraversato il Rubicone”, ha detto Tusk alla rete televisiva Tvn.
(ADNKRONOS/DPA)

Riportiamo integralmente – pur con qualche perplessità – l’intervento del generale Fabio Mini su La Repubblica di giovedì 14 agosto.
“E’ ancora presto per capire chi ha veramente vinto o perso in Georgia. E alla fine non è neppure importante. Per adesso la politica internazionale fa registrare soltanto interventi cosmetici.
Gli Stati Uniti pagano con un’altra batosta d’immagine un avventurismo ad est che hanno cercato di mascherare dietro la Nato. Non si sa bene chi di questa agonizzante amministrazione statunitense abbia dato il via libera al presidente georgiano: i servizi segreti, il Pentagono e il Dipartimento di Stato si staranno rimbalzando la palla come sempre. Eppure uno di loro ha autorizzato la sciagurata operazione georgiana magari con l’intenzione di creare uno dei soliti fatti compiuti.
Il petrolio è un buon motivo ma non l’unico: l’espansione ad est della potenza americana, diretta o tramite altri, è un altro e il controllo sulla Russia e perfino sul’Iran un altro ancora.
Ogni buon motivo non giustificava però né l’istigazione a delinquere dei georgiani né la trappola per i russi e gli osseti.
Se poi il presidente georgiano avesse fatto di testa sua sarebbe ancora peggio: gli Stati Uniti e la Nato avrebbero dimostrato al mondo di non avere il controllo su qualcuno e qualcosa che hanno creato dal nulla. La Russia, che canta vittoria, non è riuscita a dare un’immagine di potenza veramente forte e matura. Ha reagito come avrebbe fatto Stalin (che era georgiano) e questo ha un prezzo sul piano internazionale. La Georgia e il suo leader, soltanto per aver posto in atto un disegno così sciocco e scellerato, dovrebbero essere banditi dal consesso internazionale. A questo punto la Nato dovrebbe rivedere seriamente e profondamente la sua politica di allargamento: i paesi guidati da avventurieri o, peggio, da vassalli volenterosi ma miopi dovrebbero essere cancellati dal novero degli aspiranti all’alleanza.
L’Unione Europea ancora una volta non riesce a far valere una sua politica regionale.
Il fatto è che non ce l’ha e ogni volta si deve affidare ai funambolismi di leader che non hanno il mandato di promettere e, meno che mai, di mantenere quello che promettono.
L’impegno personale profuso dai vari leader con mitiche telefonate è apprezzabile ma esautora e svilisce ancor di più le istituzioni.
Come sempre ora si tenta di passare la mano alle cosiddette operazioni di pace. Ma anche qui le idee sono poche e confuse. Si dovrebbero mandare forze in grado di controllare sia i russi sia gli osseti e i georgiani. Ci vorrebbe una interposizione su una interposizione, ma si parla già di smarcarsi dall’impegno con qualche vascello alla fonda nel mar Nero o con una missione di osservatori. I primi non interverrebbero su niente e i secondi non hanno mai risolto niente.
Anzi sono sempre stati i precursori di altre guerre e destabilizzazioni.
Per quanto riguarda l’Italia, la figura che rischiamo è pessima. Abbiamo forze e professionalità per contribuire ad una buona operazione di pace.
Il fatto che possiamo fare poco perché siamo impegnati su altri fronti è una scusa: la verità è che la politica di sicurezza internazionale sembra essere la prima vittima dei tagli ai finanziamenti.
Non si fa politica o si finge di farla a forza di messaggi promozionali e massaggi estetici perché non c’è più un euro. E se ci fosse dovrebbe servire ad altro.”

“Innanzi tutto, Saakašvili è stato destabilizzato. I Georgiani possono pure essere tutti convinti che i Russi siano gli aggressori (per loro l’Ossezia del Sud è territorio georgiano, e dunque quella russa è stata una violazione della loro sovranità), ma non ignorano di certo che la pretesa “aggressione” russa si sarebbe potuta evitare se il loro Presidente non avesse assunto decisioni rischiose al limite dell’azzardo. Saakašvili dovrà dunque convivere con la responsabilità d’aver scatenato un conflitto perduto rovinosamente, anche se egli cercherà di capitalizzare politicamente l’aurea di rappresentante della “patria aggredita”.
In secondo luogo, il prestigio degli USA – ed in subordine dell’UE – nella regione ha subito contraccolpi non trascurabili. I fatti di questi giorni hanno mostrato come nel Caucaso la bilancia della forza militare penda nettamente verso Mosca. Washington ha potuto rispondere all’offensiva russa con la propaganda, con le dichiarazioni infuocate, con la solidarietà a parole, e probabilmente lo farà pure con generosi donativi per la ricostruzione delle infrastrutture georgiane; ma gli USA non hanno potuto inviare un solo uomo a difendere l’alleato georgiano, a loro dire “aggredito”, ed il Cremlino ha terminato l’operazione solo una volta conseguiti i propri obiettivi. Certo la frettolosa chiusura delle operazioni da parte russa sarà sfruttata da Washington e Tblisi per far credere ch’essa sia dipesa dalle pressioni statunitensi, e così salvaguardare il prestigio della Casa Bianca nella regione.
Il terzo successo di Mosca sta nell’allontanamento dell’adesione alla NATO della Georgia. Se la Georgia fosse stata membro della NATO, a quest’ora l’Europa e gli USA avrebbero dovuto o impegnarsi nella terza guerra mondiale, o perdere la faccia di fronte al mondo. Motivo per cui l’ingresso della Georgia nella NATO è sempre stato condizionato alla risoluzione dei problemi abzako e osseto. Ora più che mai questi problemi sono gravi e le loro possibili conseguenze evidenti. Paradossalmente, il solo modo per Tblisi d’entrare nella NATO, oggi come oggi, sembrerebbe l’annessione di Abchazija e Ossezia del Sud da parte della Federazione Russa: come recita il proverbio, “via il dente via il dolore”. Forse è proprio per questo che Mosca continuerà a tergiversare, rimandando alle calende greche la risoluzione delle due questioni.”
Queste sono le conclusioni a cui giunge Daniele Scalea nel dettagliato articolo dedicato a La guerra nell’Ossezia Meridionale.
Dopo una prima parte dove si illustra la storia della Georgia dai tempi remoti fino alla fine dello Stato sovietico ed una seconda che delinea l’ascesa al potere del presidente Saakashvili, nella terza vengono descritte le premesse del conflitto a partire dalla primavera dell’anno in corso e nella quarta, quella finale, se ne tratteggia l’andamento tentando infine di tracciarne un bilancio parziale, sia per quanto riguarda i fattori militari che la valenza strategica degli eventi e del contesto diplomatico.
Lo trovate qui (oppure, scaricabile in versione .pdf, qui).

Come lui nessuno, 5° puntata: “L’Inviato al Fronte”
Mosca, 15 agosto – Il presidente goergiano Mikhail Saakhasvili ha accusato oggi i russi di aver distrutto con l’aviazione la capitale sud osseta, Tskhinvali. Al russo Kommersant, Saakhasvili dice che la città è stata trasformata in un’altra Grozny, la capitale cecena, e ammette che la Georgia ha aperto il fuoco su Tskhinvali l’8 agosto, ma dopo che sono stati uccisi soldati di Tbilisi.
(ANSA)

Indovina indovinello
“Il bullismo e le intimidazioni non sono un modo accettabile di condurre la politica estera nel 21esimo secolo”.
Chi l’ha detto?
Vi diamo un indizio: dopo è partito per una vacanza in Texas. Facile, no?

Come lui nessuno, 6° puntata: “Il Predicatore”
Saakashvili: “Oggi stiamo guardando il diavolo diritto negli occhi”.
(REUTERS)


Saakashvili con i suoi consiglieri militari

Ora che, con la firma dell’accordo per il cessate-il-fuoco apposta da entrambe le parti, la parola sembra tornata alla diplomazia (ma per quanto? è lecito chiedersi), vogliamo riproporvi alcuni brani del documentario Revolution.com di Manon Loizeau, dedicato alle cosiddette “rivoluzioni colorate” patrocinate dagli Stati Uniti d’America nei Paesi nati a seguito della dissoluzione dell’Unione Sovietica.
Il documentario è stato trasmesso durante la puntata di Report andata in onda il 3 giugno 2007. Qua trovate quella parte di testo che riguarda più specificatamente la Rivoluzione delle Rose che ha portato al potere in Georgia Mikhail Saakashvili.
Per leggere integralmente la trascrizione del programma, potete andare qui, scorrendo la pagina fino a circa la metà.

“NARRATORE
Il metodo funziona. La conferma la troviamo in Georgia. Da quando è avvenuta la rivoluzione delle rose nel 2003, il paese si è dichiarato filo americano. Nel pomeriggio la capitale Tbilissi, ospiterà la visita del presidente Bush. Ogni anno gli Stati Uniti elargiscono 100 milioni di dollari alla Georgia attraverso vari progetti umanitari. Ma qui il governo statunitense ha anche una base militare strategica, proprio come in Kyrgyzstan. Quest’uomo, il multimiliardario americano e membro del partito democratico George Soros, ha aiutato i leader della rivoluzione delle rose attraverso la sua fondazione Open Society.

EDOUARD SHEVARDNADZE – EX PRESIDENTE GEORGIA
Questo sono io con Bush padre.

NARRATORE
L’ex presidente della Georgia Eduard Shevardnadze è stato destituito. Ha perso tutto, vive con i suoi ricordi e una chiara convinzione…

EDOUARD SHEVARDNADZE – EX PRESIDENTE GEORGIA
I giovani politici che hanno preso il potere sono stati finanziati prevalentemente da George Soros, il famoso miliardario americano. Non so perché volesse rovesciare il governo della Georgia, ma non si è trattato di una rivoluzione, bensì di un colpo di stato!

NARRATORE
Giga Bokeria Leader Movimento kmara è stato uno dei leader di punta nella rivoluzione georgiana. Lo abbiamo conosciuto a Bratislava. Ora lo incontriamo nel palazzo del Parlamento a Tbilissi. Questo trentaquattrenne va e viene da qui ogni volta che vuole, cosa che si può permettere soltanto il primo consigliere del presidente della Georgia. Questa mattina, va all’Hotel Marriott dove incontrerà Anatoli Lebedko, un leader dell’opposizione bielorussia in cerca di consigli su come innescare una rivoluzione nel suo paese.

(…)

ANATOLI LEBEDKO – LEADER OPPOSIZIONE BIELORUSSIA
In questo momento, abbiamo tanto sostegno politico e promesse di aiuto. Il congresso degli Stati Uniti sta deliberando… dovrebbe inviarci diversi milioni di dollari. Ma siamo ancora in attesa. Il grosso problema continua a essere il denaro!

GIVI
Vi aiuteremo noi! Faremo qualcosa per voi. Vi diremo qual’è il modo giusto per prendere il potere.

GIGA BOKERIA – LEADER MOVIMENTO KMARA
Non pensi che sia meglio che spengano le telecamere? Vi dispiace smettere di filmare? E’ meglio.

NARRATORE
Due ore più tardi, nell’atrio della Banca Centrale, Giga ha addosso gli abiti di primo consigliere. Il presidente della Georgia si sta preparando per incontrare i corrispondenti della Casa Bianca, prima dell’arrivo di George Bush.

NARRATORE
Quest’uomo è l’ospite della serata. Il suo nome è Bruce Jackson. Ufficiale dell’esercito statunitense in pensione, ha lavorato anche per i servizi segreti militari e per la Lockheed – una multinazionale che produce aerei militari. Attualmente, gestisce una fondazione “Progetto per le democrazie in transizione”. E’ presente ovunque fermentino nuove rivoluzioni di velluto.

BRUCE JACKSON – PROGETTO PER LE DEMOCRAZIE IN TRANSIZIONE
La Russia ci preoccupa per via della scarsità di democrazia che sta opprimendo il paese. In Georgia, a Riga, a Bratislava e a Kiev sta succedendo quello che ci aspetteremmo di vedere in ogni nuova democrazia. Perciò nel primo caso siamo piuttosto contrariati, nel secondo possiamo definirci entusiasti. Brian posso presentarti il presidente?

NARRATORE
Con i suoi 36 anni, Mikheil Saakashvili è il presidente più giovane del mondo. Si è laureato in legge ad Harvard e ha un grosso debito con gli Stati Uniti… e lui lo sa.

MIKHEIL SAAKASHVILI – PRESIDENTE GEORGIA
Dopo tutti questi anni di scempi, corruzione e malgoverno, credo che la Georgia sia l’esempio vivente di come la democrazia possa funzionare anche in quest’angolo della terra. Crediamo negli stessi valori in cui credono gli americani, e non abbiamo dimenticato quello che hanno fatto per questo paese negli ultimi anni.

NARRATORE
Sapendo di poter contare sul sostegno costante degli Stati Uniti, il giovane presidente georgiano non ha paura di affrontare il suo ex grande fratello sovietico.

MIKHEIL SAAKASHVILI – PRESIDENTE GEORGIA
Abbiamo detto chiaro e tondo che vogliamo le basi russe fuori di qui. Non sto dicendo che vogliamo cacciarli via, ma le truppe siriane hanno lasciato il Libano in due settimane pur essendo quattro volte più numerose dei russi che sono qui. Bisogna capire che l’impero sovietico non esisterà più sotto nessuna forma.

NARRATORE
A pochi passi di distanza dal presidente georgiano, Bruce Jackson ascolta…

MIKHEIL SAAKASHVILI – PRESIDENTE GEORGIA
Ho detto qualcosa di sbagliato?

BRUCE JACKSON – PROGETTO PER LE DEMOCRAZIE IN TRANSIZIONE
No, signore! Lei non dice mai niente di sbagliato. Ma… Perché il presidente non si prende una pausa? Non è neanche riuscito a bere un bicchiere di vino!

INTERVISTATRICE
Un’altra domanda, se non le dispiace. A volte lei viene dipinto come l’uomo “che fa la rivoluzione nell’ombra”.

BRUCE JACKSON – PROGETTO PER LE DEMOCRAZIE IN TRANSIZIONE
No, mi dispiace per quello che dice la stampa francese, ma non è questa la ragione per cui siamo qui. Qui ci sono anche funzionari di governo e dovreste parlare con loro.

NARRATORE
Bruce Jackson se ne va alla chetichella insieme a Giga. Nel centro di Tbilissi, l’atmosfera si riscalda. L’arrivo di George Bush è previsto entro un’ora. Oltre 200 mila persone si sono riunite nell’ex piazza Lenin, oggi ribattezzata Piazza della Libertà.”

Chiuso il 16 agosto 2008

Più NATO, più guerra

San Pietroburgo, 6 giugno – L’allargamento della NATO provocherà un nuovo conflitto nella regione del Caucaso e “porterà a nuovi spargimenti di sangue”. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, in conference call dopo la riunione dei presidenti della Russia, Dmitri Medvedev, e della Georgia, Mikhail Saakhashvili.
“Il Presidente georgiano ha ribadito il suo interesse per l’integrità dello Stato” ha dichiarato Lavrov.
“Il nostro Presidente – ha poi precisato – ha espresso la sua volontà di risolvere i conflitti e ha discusso le modalità per raggiungere questo obiettivo. Abbiamo detto che l’allargamento della NATO provocherà un nuovo conflitto nella regione”.
Per poi sottolineare che ” se la Georgia ritiene che l’adesione alla NATO sarà un modo di affrontare i problemi in Abkhazia ed Ossezia meridionale, questo è un errore, che porterà a nuovi spargimenti di sangue” – ha detto Lavrov.
(APCOM)

A Bucarest ha vinto il perdente

 

Secondo alcuni commentatori, in particolare russi, Mosca avrebbe “perso” il vertice NATO di Bucarest. In effetti, la delegazione statunitense non ha concesso nulla alla Russia. L’ingresso di Georgia ed Ucraina nel processo di adesione alla NATO (Membership Action Plan) è stato solo rinviato, al prossimo dicembre, mentre il successo più evidente della diplomazia a stelle e strisce parrebbe consistere nell’aver convinto gli altri Paesi membri della NATO a costituire un sistema di raccordo con lo scudo antimissile che gli Stati Uniti vogliono installare in Polonia e Repubblica Ceca, estendendo la protezione di tale strumento a tutto il territorio NATO, anche quello che l’originale progetto statunitense avrebbe lasciato scoperto. I risultati del relativo studio di fattibilità dovrebbero essere presentati al prossimo vertice in programma nell’aprile 2009, che celebrerà anche il sessantesimo della nascita dell’Alleanza Atlantica.
La Russia, attraverso le parole del ministro degli esteri Sergej Lavrov, rimane convinta del fatto che la NATO non dovrebbe garantirsi la sicurezza a spese di quella altrui e si è detta pronta ad affrontare vari scenari promettendo una risposta “pragmatica” (neanche tanto velata allusione al sostegno di un’eventuale dichiarazione d’indipendenza dalla Georgia delle repubbliche secessioniste di Abkhazia ed Ossezia del Sud).
Dato però l’evidente scontento della parte russa, è stato lo stesso presidente Putin – al suo ultimo discorso importante prima di cedere il testimone al neoeletto Medvedev – a voler fare qualcosa per controbilanciare la situazione, avanzando alcune concrete proposte sulle future relazioni fra i due interlocutori. Il senso di tutto questo è probabilmente da cercare sui monti impervi del lontano Afghanistan, dove la NATO – a detta di tanti (fra cui Paddy Ashdown, ex-leader del Partito Liberal Democratico britannico e già rappresentante dell’Unione Europa in Bosnia) – è ad un passo dal perdere il controllo della situazione.
La Russia, come avevamo anticipato alcuni giorni fà, ha gettato una corda alla quale l’Alleanza Atlantica si è aggrappata fingendo di non accorgersi di nulla: si tratta dell’accordo che autorizza il transito attraverso il territorio della stessa Russia (e di Kazakhistan ed Uzbekistan) di approvvigionamenti alimentari e di “alcuni tipi di equipaggiamento militare non letale” diretti ai contingenti ISAF in Afghanistan. Il fatto che la Russia si sia mossa in sintonia con e per conto degli altri Paesi membri della Organizzazione del Trattato per la Sicurezza Collettiva (OTSC, che comprende anche Armenia, Bielorussia, Kirghizistan e Tagikistan) ha implicazioni rilevanti, non soltanto relative a ragioni geografiche. Lavrov a tal proposito ha dichiarato: “Se fingiamo di offenderci e blocchiamo il transito, (…) l’unico risultato sarà che in assenza di un fattore limitante tutti questi trafficanti di droga e terroristi si sentiranno più liberi di agire in Asia Centrale ed in Russia”.
Ma c’è anche di più. L’ambasciatore russo a Kabul, Zamir Kabulov, ha sottolineato che più a lungo la NATO rimarrà in Afghanistan, peggio sarà per essa. E che la Russia non la lascerà uscire finché non avrà risolto i problemi che ha creato, fra cui la crescita incontrollata del traffico di droga. Vale a dire che la Russia fornirà tutto il supporto logistico necessario alla NATO perché essa possa svenarsi in Afghanistan.
Premesso che è ancora tutta da verificare la propensione del nuovo governo pakistano ad essere un alleato fedele nella “Guerra al Terrore”, l’accordo sul transito fornisce alla Russia un ruolo nelle operazioni NATO che è destinato a diventare vitale qualora il passaggio attraverso il Pakistan – nella misura in cui si svolge oggi, più del 70% del totale – divenga insostenibile. Segnali in tal senso giungono dalle ultime azioni dei Talebani, giunti ormai a prendere di mira la postazione di Torkham sul confine tra Afghanistan e Pakistan, principale punto di ingresso per i rifornimenti alle forze NATO, dove il 20 marzo u.s. sono state fatte esplodere quaranta autocisterne di carburante. Da ultimo ma non ultimo vi è l’aspetto economico, un vero e proprio salasso per le sempre più sconnesse finanze statunitensi (100 milioni di dollari al giorno ovverosia 36 miliardi l’anno, 127 già spesi dal 2001 a questa parte).
Se sono rose, fioriranno.