Pandemia, manipolazione mediatica, terrorismo

WAR TODAY“Da un punto di vista storico-politico-mediatico la pandemia si presta perfettamente al modello delle nuove forme di terrorismo mediatico funzionali al mantenimento del potere delle attuali élite.
Si presta altresì al conseguimento di particolari obiettivi geopolitici di ottundimento delle coscienze.
Il classico schema Problema-Reazione-Soluzione funziona in maniera eccellente per questo genere di vicende. Come ben sintetizza Solange Manfredi: “In estrema sintesi, dunque, la guerra psicologica consiste nella propaganda e in quelle azioni psicologiche che, attraverso la creazione di bisogni, frustrazione, insicurezza e suscitando diffidenza, sospetto, paura, odio, orrore, ecc. spingono l’obiettivo verso il comportamento desiderato.”
Dunque, se un Governo – o più Organizzazioni mondialiste – intendono mettere a rischio la salute di una o più popolazioni o incrementare il potere e i guadagni delle lobby farmaceutiche è sufficiente creare e diffondere una nuova malattia epidemica – Problema – per poi utilizzare i media al fine di diffondere una condizione di paura – Reazione -. A Problema-Reazione, a questo punto, basta proporre la Soluzione; ad esempio tirar fuori il vaccino dal cappello a cilindro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Può anche, però, darsi il caso che il virus nasca da progetti più ambiziosi per cui la Soluzione che verrà proposta non sarà un semplice vaccino, ma qualcosa d’altro.
Comunque sia tutto il processo passa attraverso la manipolazione delle masse e l’uso strumentale del terrore, altrimenti detto terrorismo.
Ma vediamo ora con cosa abbiamo a che fare con il nuovo arrivato che, detto per inciso, qui in Texas sta facendo furore: l’Ebola.
Ebbene, proprio ieri è uscito sul Daily Observer di Monrovia in Liberia una interessantissima nota del dottor Cyril Broderick, ex professore di Patologia Vegetale presso il College dell’Agricoltura e delle Foreste dell’Università della Liberia.
Broderick dice, in sostanza, che responsabile per l’epidemia di Ebola in Africa occidentale è l’Occidente, in particolare gli Stati Uniti.
E, più precisamente, indica specificatamente il Dipartimento della Difesa statunitense (DoD) come il finanziatore degli esperimenti di Ebola sull’uomo, esperimenti iniziati, peraltro, poche settimane prima dello scoppio dell’epidemia in Guinea e Sierra Leone. Il DoD avrebbe sottoscritto un contratto di 140 milioni di dollari con la Tekmira, una società farmaceutica canadese, per condurre gli esperimenti sull’Ebola.
Ora questo lavoro di ricerca – denuncia Broderick – avrebbe implicato il contagio di esseri umani sani con il mortale virus Ebola.
Ora il nostro professore si chiede – e ve lo starete chiedendo anche voi che leggete – se sia mai possibile che il Dipartimento della Difesa americano e altri Paesi occidentali siano direttamente responsabili del contagio di migliaia di africani con il virus Ebola.
Per avvalorare la sua tesi il dottor Broderick indica come il governo degli Stati Uniti abbia un laboratorio di ricerca nella città di Kenema in Sierra Leone.
Questa struttura studia ciò che egli chiama “febbre virale per bioterrorismo”, e – guarda caso – Kenema è anche la città da dove è partito il focolaio di Ebola in Africa occidentale.
Beh, va detto innanzitutto che le affermazioni di Broderick non sono poi così campate in aria. Basterebbe solo non perdere la memoria del passato e ricordare come il governo degli Stati Uniti abbia sperimentato per lungo tempo malattie mortali sulla pelle di popolazioni ignare.
Un esempio tra tutti: il Guatemala, dove, tra il 1946 e il 1948, Washington, in collaborazione con il presidente guatemalteco Juan José Arévalo e i suoi funzionari della sanità, ha deliberatamente contagiato più di 1500 soldati, prostitute, carcerati e malati – anche di mente – con sifilide e altre malattie sessualmente trasmissibili come gonorrea e ulcera molle, su un campione di 5500 guatemaltechi che parteciparono agli esperimenti. Naturalmente nessuno dei soggetti infettati con tali malattie venne informato né tantomeno diede il consenso. E, in quel gruppo, solo circa 700 ricevettero una sorta di trattamento. Secondo i documenti, almeno 83 dei 5.500 soggetti erano morti entro la fine del 1953.
Tutto emerse – dopo 62 anni – solo grazie al Boston Globe che pubblicò nel 2010 la scoperta fatta da una coraggiosa docente universitaria, Susan M. Reverby, professoressa al Wellesley College, in un articolo dal titolo “Professore della Wellesley scopre un orrore: esperimenti di sifilide in Guatemala”.
Naturalmente Obama è stato costretto a scusarsi con il governo e il popolo del Guatemala, impegnandosi a non ripetere gli errori del passato (sic!).
La reazione del presidente degli Stati Uniti alla relazione è evidentemente una farsa.
Washington ha condotto sperimentazioni umane con malattie mortali effettuate da laboratori finanziati dal governo non solo in Guatemala, ma in altri Paesi e persino sul proprio territorio.
Basti ricordare che, ancora nel ’32, l’US Public Health Service e l’Istituto Tuskegee avevano reclutato 600 poveri mezzadri nella Macon County, in Alabama, per testare l’infezione della sifilide. Ai soggetti era stato detto che si trattava di assistenza sanitaria gratuita da parte del governo degli Stati Uniti.
Dunque, come si può ben capire, l’idea del dolo non è così peregrina.
ebola_wafrica-texas_1184pxMa c’è un altro aspetto, se possibile ancora più inquietante; le Agenzie governative degli Stati Uniti hanno una lunga storia di ricerche per la guerra biologica presso i laboratori in Liberia e Sierra Leone. Questo include i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), che – guarda tu le combinazioni – ora è l’Agenzia di punta per la gestione del contagio di Ebola negli Stati Uniti.
A suffragio di questa interpretazione vi è la tesi che Ebola sia un organismo geneticamente modificato (OGM). A tal proposito Leonard G.Horowitz è stato chiarissimo e inequivocabile quando, nel 1998, ha anticipato la minaccia delle nuove malattie in arrivo nel suo best seller Virus emergenti: AIDS e Ebola – Natura, incidente o intenzione? Nella sua intervista con il Dr. Robert Strecker nel capitolo VII ha dimostrato come nei primi anni 1970, la ‘produzione’ di ‘virus simili all’AIDS’ fosse chiaramente strumentale per la guerra tra i blocchi divisi dalla cortina di ferro. Nel capitolo XII, poi, conferma l’esistenza di una struttura militare-medico-industriale americana che conduceva test di armi biologiche con il pretesto di somministrare vaccinazioni per controllare le malattie e migliorare la salute dei ‘neri africani all’estero’. Ricordiamo che il primo incidente di Ebola avvenne in Zaire nel 1976, durante la Presidenza Mobutu, in corrispondenza con l’introduzione dell’OGM Ebola in Africa.
Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e diverse altre agenzie delle Nazioni Unite – è sempre Broderick a parlare – sarebbero implicate nella selezione di Paesi africani adatti a partecipare ai test, non solo promuovendo vaccinazioni, ma perseguendo vari tipi di esperimenti. Secondo vari rapporti sono implicati in questi progetti, tra gli altri:
(a) L’Istituto per le ricerche mediche sulle malattie infettive dell’esercito USA (USAMRIID), noto centro di ricerca per la guerra batteriologica, di Fort Detrick, nel Maryland;
(b) la Tulane University, di New Orleans, Louisiana, che ha ottenuto finanziamenti, tra cui uno di oltre 7 milioni di dollari dall’Istituto Nazionale di Sanità (NIH) per finanziare la ricerca sulla febbre emorragica virale Lassa;
(c) il Centro statunitense per il Controllo delle Malattie (CDC);
(d) Medici Senza Frontiere (Medicins Sans Frontieres);
(e) Tekmira, società farmaceutica canadese;
(f) GlaxoSmithKline del Regno Unito;
(g) l’Ospedale governativo di Kenema in Sierra Leone.
Dunque, per riassumere, le ricerche militari sarebbero alla base della creazione del virus, che poi potrebbe:
A) essere scappato di mano ai ricercatori,
B) essere stato diffuso intenzionalmente per motivi o economici (Big Pharma) o strategico-politici.
L’ampia prevedibilità di entrambe le ipotesi potrebbe, a sua volta, giustificare le notizie di milioni di body bag (sacchi per cadaveri) ordinate dalla FEMA – l’equivalente della nostra Protezione Civile – con un costo di un miliardo di dollari e oggi stoccate in varie località degli USA.
Ma quello che qui a noi preme – comunque stiano le cose – è che la pandemia, vera o fasulla che sia, viene strumentalmente utilizzata per incrementare la paura, il terrore nelle popolazioni, terrore che, come sappiamo bene, è stato da sempre utilizzato dal potere per depotenziare le coscienze, paralizzare ogni reazione, assoggettare i popoli.”

Da Ebola: di che si tratta veramente? Una riflessione a tutto campo, di Piero Cammerinesi.

L’Africa come cavia

Per lo sviluppo del programma sono già stati investiti più di 500 milioni di dollari e lavorano fianco a fianco i ricercatori di un colosso mondiale del settore farmaceutico e i migliori medici delle forze armate USA. Sponsor, l’onnipotente padrone delle nuove tecnologie informatiche. Si tratta della sperimentazione di un nuovo vaccino contro la malaria, nome in codice “RTS,S/ASO2”. Una speciale unità dell’esercito statunitense in Kenya (USAMRU-K) e la multinazionale britannica GlaxoSmithKline (GSK) stanno eseguendo decine di migliaia di test su bambini e neonati in alcuni dei villaggi più poveri del continente africano. Il tutto sotto l’occhio vigile di US Army Africa, il comando delle forze militari terrestri in Africa istituito a Vicenza che tra gli scopi annovera il “supporto delle missioni mediche di US Army nel continente nero”.
È nel Muriithi-Wellde Clinical Research Centre di Kombewa, città della provincia di Nyanza (Kenya), che i dati della sperimentazione del vaccino vengono raccolti ed analizzati dal team di USAMRU-K. “La nostra unità dipende dal Comando per la Ricerca Medica dell’US Army (USAMRMC) che ha sede a Fort Detrick, Maryland, ma noi stiamo coordinando le attività nel continente con l’US Africa Command (AFRICOM) di Stoccarda e US Army Africa di Vicenza”, spiega il portavoce di USAMRU-K. “A Kombewa è in avanzata fase di sviluppo la ricerca sull’efficacia del vaccino contro la malaria, malattia trasmessa da zanzare infette. USAMRU-K partecipa alla sperimentazione di quello che potrebbe diventare il primo vaccino anti-malarico per bambini. I partecipanti ricevono cure gratuite per la durata di tre anni scolastici. Una volta provata la sua sicurezza ed efficacia, il vaccino potrà essere immesso sul mercato. Lo studio odierno nasce da una partnership con la PATH Malaria Vaccine Initiative (MVI) e la compagnia farmaceutica GlaxoSmithKline (GSK)”. Per lo sviluppo del vaccino, GSK ha già investito 300 milioni di dollari e altri 100 verranno spesi nei prossimi due anni. Al finanziamento delle ricerche ha contribuito con 107,6 milioni di dollari l’organizzazione statunitense “no-profit” Path, utilizzando un fondo ad hoc della Bill & Melinda Gates Foundation, la fondazione “umanitaria” del magnate di Microsoft, Bill Gates.
Il vaccino RTS,S/AS02 è stato creato nel 1987 nei laboratori del Belgio di GSK Biologicals (una partecipata Glaxo) ed è stato testato la prima volta nel 1992 su “alcuni volontari” negli Stati Uniti d’America, grazie alla collaborazione dell’US Walter Reed Army Institute of Research, l’istituto di ricerca medica dell’esercito USA con sede a Washington. La prima campagna di sperimentazione ad ampio raggio dell’RTS,S ha però preso via in Africa nel 1998 e nel biennio 2002-2003 i test sono stati eseguiti sulla popolazione “adulta” dei villaggi di Kombewa nel Centro clinico co-gestito da USAMRU-K. “I test fornirono dati incoraggianti in termini di sicurezza e immunogenicità, così a partire della fine del 2003 è stata avviata la fase sperimentale “Ib” su 90 bambini della stessa aerea geografica, che ha prodotto risultati ancora una volta incoraggianti”, si legge in un report della GlaxoSmithKline. “Subito dopo è partita la fase “II”, condotta su oltre 2.000 bambini nel sud del Mozambico. I risultati di questo test, pubblicati dalla rivista medica The Lancet nel 2004 e 2005, hanno mostrato che l’RTS,S è stato efficace per un periodo di 18 mesi nel ridurre la malaria clinica nel 35% dei casi, e la malaria grave nel 49%”. Ignoto, ovviamente, cosa sia accaduto nel restante numero di casi, 1.300 bambini cioè in carne ed ossa.
(…)
Se appare incredibilmente spregiudicata e priva di etica la massiccia sperimentazione del vaccino in aree del continente dominate dalla fame, dal sottosviluppo, dall’analfabetismo e dall’assenza di qualsivoglia servizio primario, desta profonda inquietudine il ruolo assunto nella vicenda da un’unità “sanitaria” d’élite delle forze armate USA. USAMRU-Kenya vanta però una lunga tradizione nel campo della “ricerca scientifica” e della “prevenzione” delle infermità tropicali. In qualità di task force operativa estera del Walter Reed Army Institute of Research, l’unità fu inviata in Kenya nel lontano 1969 per avviare uno studio sulla tripanosomiasi, un’infezione parassitica trasmessa dalla mosca tse-tse. Nel 1973 USAMRU stabilì una propria sede permanente a Nairobi grazie ad un accordo con il Kenya Medical Research Institute. Negli anni successivi furono aperti laboratori nella capitale e nel Kenya occidentale (Kisumu, Kisian, Kombewa e Kericho) per la sperimentazione di farmaci contro malaria, tripanosomiasi, “malattie infettive globali emergenti” e l’HIV/AIDS. Proprio all’AIDS sono stati destinati gli sforzi maggiori più recenti: nell’ambito dell’United States Military HIV Research Program (USMHRP), lo staff di US Army sta sviluppando il vaccino HIV-1 ad efficacia globale e testando e valutando altri vaccini sperimentali contro l’AIDS. La sede del programma HIV è stata stabilita ancora una volta in Kenya, a Kericho, alla fine del 2000.
Coincidenza vuole che a fine dicembre 2000 nasceva pure in Gran Bretagna la GlaxoSmithKline (GSK) grazie alla fusione di due grandi società farmaceutiche, Glaxo Wellcome e SmithKline Beecham. Con oltre 100 mila dipendenti e un fatturato di 34 miliardi di euro, GSK si colloca al secondo posto nel mondo con una quota di mercato del 5,6%, dietro il gruppo Pfizer. Il comportamento “etico” della multinazionale è stato duramente stigmatizzato da più parti e non sono mancati gli scandali che l’hanno vista direttamente coinvolta.
(…)
Mentre fatturati e guadagni si moltiplicano inverosimilmente, il management di GSK ha varato un piano che prevede la chiusura a breve termine del Centro ricerche e produzione antibiotici di Verona, uno dei due impianti posseduti in Italia dalla società. A rischiare il licenziamento sono più di 600 lavoratori. Delocalizzazioni nel sud-est asiatico, test sui bambini africani, smantellamento dell’apparato produttivo in Europa. E nello sfondo la guerra, altro crimine del capitalismo dal volto sempre più disumano. Nell’ultima decade, la GlaxoSmithKline ha sottoscritto con il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America ben 61 contratti per la fornitura di vaccini, farmaci e attrezzature sanitarie, per un importo complessivo di 75.555.579 dollari. Assai meno di quanto fatto però dal partner e “mecenate” Bill Gates: in computer, programmi e war games, Microsoft-Gates ha fatto affari con il Pentagono per 278.480.465 dollari. Due volte e mezzo in più di quello che è stato reinvestito per i nuovi vaccini contro la malaria.

Da Neonati africani cavie del vaccino di US Army Africa e Glaxo, di Antonio Mazzeo.