Ancora largo alla paura, “contagio catastrofico”

Di Peter Koenig per Global Research, 3 gennaio 2023

Ricordate l’evento 201 del 18 ottobre 2019 a New York, ospitato dal Johns Hopkins Center for Health Security, in collaborazione con il WEF (World Economic Forum) e la Bill & Melinda Gates Foundation?
Naturalmente era presente anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e così pure tutti gli attori chiave a livello globale, tra cui la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale ed effettivamente l’ONU e molte delle sue sotto-organizzazioni. Guardate qui.
Si trattava di una simulazione “teorica”, come la chiamano loro, di una pandemia da coronavirus che avrebbe potuto colpire l’intera popolazione mondiale “uno di questi giorni”…
Successe meno di tre mesi dopo. Il resto è storia.

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Ora, gli stessi personaggi sospetti, sostituendo ufficialmente il Forum Economico Mondiale con l’OMS come sponsor chiave, hanno usato l’evento Grand Challenges Annual Meeting tenutosi a Bruxelles in Belgio il 23 ottobre 2022, per un’analoga esercitazione “teorica”, questa volta chiamata “Contagio catastrofico” – vedere qui.
È una coincidenza che la sede di questo evento sia stata Bruxelles, quartier generale dell’UE e della NATO?
È strano che questo sia emerso solo ora. E siate certi che il Forum Economico Mondiale era onnipresente.
Infatti, senza il Forum Economico Mondiale non sarebbe successo nulla di simile. Perché il Forum Economico Mondiale è il ramo esecutivo della Grande Finanza/dell’Alta Finanza – il complesso aziendale finanziario-digitale-militare che tutto insieme dirige il mondo all’ombra del consenso di Washington.
È strano che per quasi due mesi non sia emerso quasi nulla di questo evento. Perché è stato tenuto segreto finora?
Ebbene, invece di, o in aggiunta alle organizzazioni vassalle delle Nazioni Unite e alle istituzioni finanziarie controllate da Washington, come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, essi invitarono uno straordinario gruppo di partecipanti, composto da 10 attuali ed ex Ministri della Salute e alti funzionari della sanità pubblica provenienti da Senegal, Ruanda, Nigeria, Angola, Liberia, Singapore, India, Germania. Di particolare interesse sono i Paesi africani.
Non ci sono coincidenze. Mentre scriviamo queste righe, l’Assemblea dei Ministri della Sanità dell’OMS, a porte chiuse, sta discutendo l’ignobile Trattato Pandemico. Presto voteranno su questo nefasto “Trattato”. Il Trattato Pandemico, come sappiamo, se votato a favore con una maggioranza di due terzi, scavalcherà tutte le autorità nazionali in materia di salute; e a partire dal 1° gennaio 2024 avrà giurisdizione al di sopra degli Stati nazionali sovrani dei 194 Paesi membri dell’OMS.
Ciò significa che avremo una tirannia sanitaria a livello mondiale. Si veda questo breve video (5:45 min) di un addetto ai lavori dell’OMS, il dottor Vincent Carroll (18 marzo 2022).
Perché i Paesi africani sono stati invitati a questa simulazione di un terribile contagio catastrofico davvero spaventoso? – Un gruppo di Paesi africani costituisce una forte opposizione – ha rifiutato finora il Trattato Pandemico. Gli Africani sanno cosa significa. E sanno persino meglio cosa significa dopo aver sperimentato la bufala del covid, che per alcuni dei loro presidenti si rivelò mortale. Poiché – alcuni presidenti africani e uno caraibico – si opposero all’agenda vaccinale mondiale, finirono per morire in strane circostanze.
Perché la presenza della Germania?
La Germania ha attualmente il governo più oppressivo d’Europa. La Germania, una superpotenza economica e intellettuale dell’UE, ha anche i movimenti di resistenza più forti d’Europa – resistenza contro la narrativa riguardante il covid e l’agenda (falsamente) verde sul clima. Resistenza contro il patto suicida per l’Europa del direttorio UE-Bruxelles, che prevede il collasso programmato dell’economia tedesca.
L’irriducibile Dr. Karl Lauterbach prestò giuramento come Ministro federale della Sanità, circa un anno fa, l’8 dicembre 2021. Riuscirà a convincere gli Africani, i Singaporiani e gli Indiani del grande bene del Trattato Pandemico per i loro Paesi e per il resto del mondo?
Ci sarà qualche incentivo speciale in termini di “denaro per lo sviluppo” in attesa dietro le quinte per i Paesi africani? Difficile dirlo. Ma tutto è possibile. Nel nostro mondo orwelliano, la distopia è diventata da tempo la nuova normalità.
Una cosa è certa: se il Trattato Pandemico dell’OMS verrà approvato, il mondo sarà in guai seri. Madre Terra potrebbe trasformarsi in una prigione sanitaria; questo, insieme alle valute digitali delle banche centrali, sarà la fine di ciò che una volta chiamavamo “libertà” e, sotto l’attenta supervisione e il pugno di ferro dell’Agenda Verde, potrebbe significare un confinamento permanente.
L’uscita dall’OMS sarà quindi nell’ordine delle cose, insieme all’abbandono del sistema monetario occidentale così come lo conosciamo. Le monete parallele, legate alle comunità esistono da tempo e possono crescere ancora, così come i sistemi sanitari basati sulle persone e sulla natura. Ci sono molti medici bravi e onesti che praticano una medicina alternativa che renderà l’umanità più sana.
Può sembrare la fine dei giochi. Ma la fine dei giochi potrebbe essere ancora sotto esame, e dalla sua polvere potrebbe sorgere una nuova società.

MH-17, verità negate

“Le cosiddette indagini sul disastro MH-17 rappresentano un caso di studio, anche se uno abbastanza rozzo a causa dei rozzi metodi di guerra dell’informazione dell’Ucraina. Ma è evidente che quasi tutte le “prove” che coinvolgono la Russia o gli insorti della Novorussia sono state preparate dai servizi segreti ucraini, poi riciclate attraverso i social media, prima di essere presentate ai pubblici occidentali come la verità, l’unica verità, e nient’altro che la verità.”
(Fonte)

La bomba è autorizzata

pome-granateLa B61-12, la nuova bomba nucleare USA destinata a sostituire la B-61 schierata in Italia e altri Paesi europei, è stata «ufficialmente autorizzata» dalla National Nuclear Security Administration (NNSA), l’agenzia del Dipartimento dell’Energia addetta a «rafforzare la sicurezza nazionale attraverso l’applicazione militare della scienza nucleare».
Dopo quattro anni di progettazione e sperimentazione, la NNSA ha dato luce verde alla fase di ingegnerizzazione che prepara la produzione in serie.
I molti componenti della B61-12 vengono progettati e testati nei laboratori nazionali di Los Alamos e Albuquerque (Nuovo Messico), di Livermore (California), e prodotti (utilizzando in parte quelli della B-61) in una serie di impianti in Missouri, Texas, Carolina del sud, Tennessee. Si aggiunge a questi la sezione di coda per la guida di precisione, fornita dalla Boeing. Le B61-12, il cui costo è previsto in 8-12 miliardi di dollari per 400-500 bombe, cominceranno ad essere fabbricate in serie nell’anno fiscale 2020, che inizia il 1° ottobre 2019. Da allora cominceranno ad essere sostituite alle B-61.
Secondo le stime della Federazione degli scienziati americani (Fas), gli USA mantengono oggi 70 bombe nucleari B-61 in Italia (50 ad Aviano e 20 a Ghedi-Torre), 50 in Turchia, 20 rispettivamente in Germania, Belgio e Olanda, per un totale di 180.
Nessuno sa però con esattezza quante effettivamente siano: ad Aviano ci sono 18 bunker in grado di stoccarne oltre 70. In questa base e a Ghedi sono già state effettuate modifiche, come mostrano foto satellitari pubblicate dalla Fas. Analoghi preparativi sono in corso nelle altre basi in Europa e Turchia.
La NNSA conferma ufficialmente che la B61-12, definita «elemento fondamentale della triade nucleare USA» (terrestre, navale e aerea), sostituirà le attuali B61-3, -4, -7 e -10. Conferma quindi quanto abbiamo già documentato.
La B61-12 non è una semplice versione ammodernata della precedente, ma una nuova arma: ha una testata nucleare a quattro opzioni di potenza selezionabili, con una potenza media pari a quella di quattro bombe di Hiroshima; un sistema di guida che permette di sganciarla a distanza dall’obiettivo; la capacità di penetrare nel terreno per distruggere i bunker dei centri di comando in un attacco nucleare di sorpresa.
Le nuove bombe, che gli USA si preparano a installare in Italia e altri Paesi europei nel quadro della escalation contro la Russia, sono armi che abbassano la soglia nucleare, ossia rendono più probabile il lancio di un attacco nucleare.
La 31st Fighter Wing, la squadriglia di cacciabombardieri USA F-16 dislocata ad Aviano, è pronta all’attacco nucleare ventiquattr’ore su ventiquattro.
Anche piloti italiani, dimostra la Fas, vengono addestrati all’attacco nucleare sotto comando USA con i cacciabombardieri Tornado schierati a Ghedi.
In attesa che arrivino anche all’aeronautica italiana i caccia F-35 nei quali, annuncia la U.S. Air Force, «sarà integrata la B61-12». La prima squadriglia di F-35, di stanza nella base Hill nello Utah, è stata ufficialmente dichiarata «combat ready» (pronta al combattimento).
La U.S. Air Force dice di non prevedere quando la squadriglia di F-35 sarà «combat proven» (provata in combattimento), ma che è «probabile un suo schieramento oltremare agli inizi del 2017».
La ministra Pinotti spera che venga schierata in Italia, già «scelta» dagli USA per l’installazione del MUOS che «avrebbero voluto altre nazioni».
Con le B61-12, gli F-35 e il MUOS sul proprio territorio, l’Italia sarà anche scelta, dal Paese attaccato, quale bersaglio prioritario della rappresaglia nucleare.
Manlio Dinucci

Fonte

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Nuove bombe nucleari USA per la Germania

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A partire dalla seconda metà del 2015, l’aviazione statunitense si appresta a trasferire nuove testate nucleari B-61 presso la base militare di Buchel, secondo il canale televisivo tedesco ZDF.
La base, situata nella regione della Renania-Palatinato nella Germania occidentale, ospita i caccia multiruolo Panavia Tornado dell’aviazione tedesca capaci di trasportare le testate nuclari USA che vi sono conservate. A partire dal 2007, quando sono state rimosse le testate conservate nella base di Ramstein, quella di Buchel è rimasta l’unica base in territorio tedesco dove siano presenti testate nucleari statunitensi, 20 per la precisione.
Il nuovo modello di testata B-61, n. 12, sarà tecnologicamente più avanzato rispetto ai modelli n. 3 e n. 4 attualmente dislocati in Europa; oltre che in Germania, anche in Belgio, Olanda, Turchia ed Italia, che peraltro è l’unico Paese nel continente ad ospitare due basi nucleari (Aviano e Ghedi) e quello con il maggior numero di testate USA dislocate sul proprio territorio.
Il canale televisivo ZDF cita al proposito dei documenti di bilancio di provenienza statunitense che indicano un finanziamento per il futuro stoccaggio delle B-61 mod. 12 e l’ammodernamento dei caccia Tornado incaricati di trasportarle. La fonte ricorda che, nel 2010, il Parlamento tedesco aveva invitato il governo di Angela Merkel ad agire affinché le testate nucleari USA presenti in Germania fossero rimosse, una misura che avrebbe goduto e godrebbe tuttora di ampio sostegno popolare.
D’altro canto, nei piani del governo tedesco c’era anche l’intenzione di ritirare dal servizio la propria flotta di Tornado, senza pensare a sostituirli con altri velivoli in grado di trasportare le testate nucleari. Infatti, i costosi e contestati F-35 sono capaci di assolvere questo compito ma la Germania ha deciso di non acquistarli, scegliendo l’Eurofighter Typhoon quale successore dei Tornado. Nel 2012, altresì, il Berliner Zeitung aveva riferito che il governo tedesco avrebbe deciso senza clamori di mantenere operativi alcuni Tornado sino al 2024.
Le testate B-61 mod. 12 saranno più precise e meno distruttive rispetto alle precedenti, con il rischio che i responsabili militari e politici siano più tentati di utilizzarle, il che potrebbe avere serie ed imprevedibili conseguenze per la sicurezza globale, affermano gli analisti.
L’ex funzionario del ministero della Difesa tedesco Willy Wimmer ha detto che la decisione di ammodernare l’arsenale nucleare di stanza alla base di Buchel conferisce alla NATO “nuove opzioni di attacco contro la Russia” e costituisce “una consapevole provocazione dei nostri vicini russi”.
Dal canto suo, Mosca non ha cessato di tenere in considerazione la presenza di bombe nucleari USA in Europa quando lo scorso anno ha proceduto a riformulare la propria dottrina militare. La Russia rivolge le proprie critiche all’intero programma di condivisione nucleare tra Stati Uniti ed Europa, affermando che esso tradisce lo spirito del Trattato di Non-Proliferazione Nucleare il quale proibisce il trasferimento di armamenti atomici agli Stati denuclearizzati, mentre Washington sostiene che il Trattato non vieta di mantenere testate in Europa a patto che esse rimangano sotto il controllo delle truppe statunitensi, inviate allo scopo. La preoccupazione russa deriva anche dal fatto che gli Stati Uniti addestrano altresì militari dei Paesi europei, inclusi quelli che non ospitano testate nucleari USA, ad impiegarle. Una situazione, quella dell’uso congiunto delle testate in ambito NATO, che sarebbe una violazione diretta dei primi due articoli del Trattato di Non-Proliferazione Nucleare, configurando un’anormalità che dura da oltre quaranta anni e che per la Russia non sarebbe più accettabile. Tanto probabilmente da spingere Mosca a prendere adeguate contromisure per ripristinare l’equilibrio strategico in Europa, particolarmente attraverso il rafforzamento delle sue difese nell’enclave di Kaliningrad e in Crimea.
Non mancheranno certo gli argomenti di discussione nel faccia a faccia odierno tra Obama e Putin, previsto a New York.
Federico Roberti

Far morire la NATO: l’Esercito Europeo è lo strumento per ridurre l’influenza USA in Europa?

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Di Mahdi Darius Nazemroaya per rt.com

Una forza militare europea viene giustificata come protezione dalla Russia, ma potrebbe anche essere una maniera per ridurre l’influenza statunitense nel momento in cui l’Unione Europea e la Germania arrivano ai ferri corti con gli Stati Uniti e la NATO sulla questione ucraina.
Parlando con il giornale Tedesco Welt am Sonntag, il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker ha annunciato che è giunto il momento per la creazione di una forza militare europea unificata. Juncker ha usato la retorica del “difendere i valori dell’Unione Europea” e ha cavalcato le polemiche antirusse per promuovere la creazione di un esercito europeo, che dovrebbe portare un messaggio a Mosca.
Le polemiche e le discussioni in merito a un Esercito Europeo possono essere intorno alla Russia, ma in realtà l’idea è diretta agli Stati Uniti. La storia che c’è sotto riguarda le tensioni che si stanno sviluppando tra gli Stati Uniti da una parte e la Germania e l’UE dall’altra. Questo è il motivo per cui la Germania ha reagito in maniera entusiasta alla proposta, fornendo il suo sostegno a una forza armata europea condivisa.
Precedentemente, l’idea di un Esercito Europeo era stata presa seriamente in considerazione durante la preparazione all’illegale invasione anglo-americana dell’Irak del 2003, quando Germania, Francia, Belgio e Lussemburgo si incontrarono per discuterne come scelta alternativa alla NATO a guida statunitense. L’idea è stata poi tirata fuori in altre circostanze simili. Nel 2003, il motivo di frizione era l’invasione dell’Irak. Nel 2015, è per la crescente tensione fra Germania e Stati Uniti in merito alla crisi in Ucraina. Continua a leggere

50 anni di testate nucleari yankee a Ghedi. Per immagini

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Per approfondire:
il resoconto della cerimonia per i 50 anni di “collaborazione” e “amicizia” fra Italia e Stati Uniti, celebrata presso la base di Ghedi (BS) lo scorso 31 Gennaio 2014, che ha coinvolto il personale del 6° Stormo dell’Aeronautica Militare Italiana e i circa 130 membri del 704° Munitions Support Squadron (MUNSS) dell’U.S. Air Force, ivi dislocati per curare la manutenzione delle testate nucleari statunitensi B-61.
Secondo le fonti più aggiornate, esse sono presenti in quantità non inferiore alle 20 unità, aggiungendosi alle 50 immagazzinate presso la base di Aviano (PN).
L’Italia ha quindi “l’onore” di essere il Paese NATO con il maggior numero di testate nucleari USA dislocate sul proprio territorio, un totale di 70 testate delle 180 ancora presenti in Europa (le rimanenti si trovano in Belgio, presso la base di Kleine Brogel; in Germania, a Buchel; in Olanda, a Volkel; infine in Turchia, presso la base di Incirlik).
L’Italia, altresì, è l’unico Paese in Europa con due basi nucleari.

Terrorismo atlantico

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Anche paesi membri della NATO come la Germania (strage dell’Oktoberfest) e il Belgio (omicidi del Brabante) sono tuttavia stati pesantemente investiti dal fenomeno terrorista. Pensa che esistano collegamenti tra gli eventi che si sono verificati nei vari paesi? Quale obiettiva perseguivano, secondo lei, gli attentatori?
Si, nel corso della Guerra Fredda si sono indubbiamente verificati attacchi terroristici anche in altri Paesi, oltre all’Italia. Ci sono stati attentati anche in Germania, Belgio, Turchia, Francia e Svezia, dove venne assassinato il primo ministro Olof Palme. Per gli storici, è importante considerare ciascun attacco separatamente dagli altri, perché si tratta di crimini molto complicati. Penso tuttavia che esista un collegamento con gli eserciti segreti dell’apparato NATO-Stay Behind anche per quanto riguarda la Germania, dove nel 1989 si verificò l’attentato all’Oktoberfest di Monaco di Baviera, e il Belgio, scosso dalla campagna terroristica che colpì la regione del Brabante, rispetto alla quale sono emerse prove che conducono a un gruppo di destra denominato Westland New Post (WNP) che era a sua volta legato alla NATO. C’è un modello simile: in Italia, il gruppo di estrema destra Ordine Nuovo al quale apparteneva Vincenzo Vinciguerra, era connesso alla rete Stay Behind, e gli eserciti segreti di Stay Behind erano coordinati dalla NATO attraverso due organi segreti, il Comitato Clandestino Alleato (ACC) e il Comitato Clandestino di Pianificazione (CPC). Lo sappiamo grazie ad alcuni generali italiani che hanno partecipato a diverse riunioni di tali organismi. E’ pertanto possibile immaginare che la NATO e gli Stati Uniti abbiano coordinato gli attacchi terroristici in Europa occidentale sferrati da gruppi di estrema destra supportati dagli eserciti segreti di Stay Behind. Il problema è che fino ad ora noi storici ci siamo potuti basare solo su indicazioni, poiché non disponiamo di prove solide, e la NATO non intende assolutamente parlare del terrorismo che ha sconvolto l’Europa occidentale durante la Guerra Fredda. E’una questione molto delicata, naturalmente. Anche la CIA, che supportava gli eserciti segreti di Stay Behind, non vuole parlare di terrorismo in Europa. E nemmeno il presidente Barack Obama è disposto a trattare l’argomento. Si tratta pertanto di un difficile campo di ricerca, ma ciò non ci distrae dal nostro compito di far luce su questa rete di menzogne e violenza.

La proliferazione del terrorismo in Europa occidentale ha visto in molti casi (Italia e Germania in primis) la responsabilità di gruppi neofascisti. Non è però mancato il terrorismo di matrice opposta, messo in atto da fazioni come le Brigate Rosse e la Rote Armee Fraktion. In Italia, le operazioni compiute dalle Brigate Rosse hanno beneficiato di colossali inadempienze da parte delle forze di polizia, talmente evidenti da portare esponenti politici come Sergio Flamigni a pensare a un supporto attivo dei servizi segreti. Quale è la sua opinione in merito a ciò?
Non mi sono occupato in maniera molto approfondita delle Brigate Rosse e della RAF, quindi non saprei. Ho focalizzato i miei studi sugli eserciti segreti della NATO e sull’Operazione Gladio. Ma è più che plausibile, da quel che ho potuto vedere, che i servizi segreti si siano serviti sia delle frange terroristiche di destra quanto di quelle di opposta matrice. Si tratta di un’idea bizzarra per molti comuni cittadini, convinti che i servizi segreti adempiano al compito di proteggere la democrazia dai terroristi. Naturalmente, vanno effettuate ulteriori ricerche riguardo al terrorismo sostenuto dallo Stato.”

Dall’intervista a Daniele Ganser in Il terrorismo in Europa occidentale. Dalla “strategia della tensione” al giorno d’oggi, a cura di Giacomo Gabellini (collegamenti nostri – ndr).
Daniele Ganser, storico svizzero di prestigio internazionale, è ricercatore presso il Centro per gli Studi sulla Sicurezza (CSS) dell’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia (ETH) di Zurigo.
In Italia, è stato pubblicato dalla casa editrice Fazi il suo libro Gli eserciti segreti della NATO. Operazione Gladio e terrorismo in Europa occidentale, il più esauriente e dettagliato studio realizzato sull’argomento.

La benché minima intenzione

Tallin (Estonia), 22 aprile – Malgrado quanto chiesto da cinque Paesi NATO guidati dal Belgio gli Stati Uniti non hanno la benché minima intenzione di ritirare dall’Europa le circa 200 bombe atomiche tattiche dispiegate in Europa, di cui 90 solo in Italia.
Lo ha chiarito il segretario di Stato americano Hillary Clinton alla vigilia dell’apertura del vertice dei Ventotto a Tallin.
(AGI)

A ciascuno la sua (bomba nucleare)

“Testate nucleari? No grazie”.
Per la prima volta, alcuni paesi europei dell’Alleanza Atlantica starebbero prendendo seriamente in considerazione di chiedere agli Stati Uniti d’America di rimuovere l’arsenale nucleare ospitato nel vecchio continente.
La notizia è stata pubblicata da alcune testate giornalistiche tedesche e francesi.
Più precisamente, Belgio, Germania, Lussemburgo, Olanda e Norvegia sarebbero intenzionate a porre la questione all’ordine del giorno del prossimo summit NATO previsto per il mese di novembre 2010.
Il quotidiano “Der Spiegel” aggiunge che i ministri degli esteri dei cinque paesi avrebbero già inviato una richiesta in merito al segretario generale della NATO, Fogh Rasmussen, mentre sarebbero stati attivati i canali diplomatici per invitare altri alleati europei ad aderire alla richiesta di denuclearizzazione. Sempre per “Der Spiegel”, il ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle avrebbe già richiesto agli Stati Uniti la rimozione di 20 testate nucleari dalla Germania.
L’agenzia France Presse, da parte sua, scrive che alcuni importanti esponenti politici del Belgio starebbero sostenendo la richiesta “No Nukes” presso il quartier generale NATO di Bruxelles, anche se il portavoce del ministero degli esteri belga, Bart Ouvery, ha dichiarato in un’intervista che “non è comunque in discussione la rimozione immediata di tutte le armi nucleari esistenti”. L’ipotesi di riduzione riguarderà inoltre solo le armi nucleari di proprietà degli Stati Uniti, mentre Francia e Gran Bretagna manterrebbero inalterati i loro arsenali di morte.
L’esistenza di contatti tra gli USA e i partner europei per un possibile smantellamento parziale delle testate ospitate nel vecchio continente è stata confermata dal “New York Times”; secondo il quotidiano, l’amministrazione Obama starebbe per completare una “Revisione dei piani di guerra nucleari” che “potrebbe potenzialmente condurre ad un cambiamento della politica USA”. Per Sharon Squassoni, ricercatore del Center for Strategic and International Studies, è tuttavia difficile prevedere oggi come Washington potrebbe reagire ad una formale richiesta degli alleati NATO di rimozione delle armi nucleari dall’Europa.
(…)
Date le posizioni esasperatamente filo-nucleari del governo italiano è però impensabile che Berlusconi, Frattini e La Russa possano prendere sul serio la proposta di denuclearizzazione parziale di Belgio, Germania, Lussemburgo, Olanda e Norvegia. A complicare le cose c’è poi l’articolato programma di potenziamento delle infrastrutture in atto all’interno della base di Aviano.
Per l’anno fiscale 2011, l’US Air Force ha richiesto al Congresso lo stanziamento di 19 milioni di dollari per costruire tre nuovi edifici che ospiteranno 114 abitazioni per il personale di stanza nella base. Essi dovrebbero sorgere accanto alle sei palazzine esistenti nella cosiddetta Area 1 dove sono concentrate le unità abitative, l’ospedale militare e le scuole per i figli del personale USA.
(…)

Da Cinque paesi NATO contro le armi nucleari USA. Ma non l’Italia, di Antonio Mazzeo.

Belgio atomico

Bruxelles, 10 febbraio – Sei attivisti dell’organizzazione ‘Bombspotters’ sono entrati nella base NATO belga di Kleine Brogel, in cui ci sono ordigni atomici.
I cosiddetti ‘scopritori di bombe’ hanno violato il sistema di sicurezza e la loro impresa è ora su YouTube, dove i sei pacifisti hanno caricato il video girato dentro la base per denunciare la mancanza totale di controllo in uno dei siti più sensibili d’Europa. Un colonnello non ha nascosto le difficoltà di sorvegliare una base di 450 ettari.
(ANSA)

La nuova sede della NATO

La nuova sede di Bruxelles della NATO, un progetto faraonico da 650 milioni di euro da realizzare nell’area di un’ex-caserma dell’esercito belga, a detta dei responsabili del progetto dovrebbe essere terminata nel 2014.
I lavori di costruzione veri e propri dovrebbero svolgersi dal settembre del 2009 alla fine del 2013. Si tratterà di costruire tre edifici in grado di accogliere i 4.500 dipendenti della NATO ed alcune delle sue agenzie su una superficie di 250.000 metri quadri, ha spiegato il colonnello belga Christian Lanotte, che sovrintende al progetto per conto del ministero della difesa del Belgio.
La costruzione della nuova sede, che viene discussa dal 1999, si farà nell’area dell’ex-Quartier Roi Albert 1er dell’aeronautica belga, di fronte alla sede attuale della NATO, costruita in fretta (in circa sette mesi ed a titolo “provvisorio”) nel 1967 in seguito ad un trasloco precipitoso da Parigi. Sarà accompagnata da una ristrutturazione del boulevard Léopold III (ovvero A201), l’autostrada semiurbana che collega Bruxelles al suo aeroporto internazionale, con la creazione di un tunnel ed il prolungamento della linea del tram 55.

Oppps

BRUXELLES, 22 MAG – Un oleodotto della NATO e’ stato incidentalmente bucato da un agricoltore nel sud del Belgio, a Mons, provocando la fuoriuscita di migliaia di litri di kerosene che hanno inquinato le falde acquifere della regione francofona. Il ministro dell’ambiente della regione Vallona, Benoit Lutgen, ha stimato che la falda acquifera e’ stata seriamente minacciata ed ha ipotizzato da parte della NATO il pagamento dei danni, invocando il principio “chi inquina paga”. Il ministro belga della difesa Pieter De Crem ha aperto un’inchiesta nonostante abbia assicurato che la NATO aveva preso le misure di sicurezza ambientale richieste.
L’allarme e’ stato lanciato la scorsa notte a tutti i comuni del territorio, inclusi quelli della frontiera francese, che si trova ad appena dodici chilometri. Solamente stamattina all’alba la perdita di kerosene e’ stata bloccata. Nei giorni e nelle settimane prossime sarà controllata la qualità dell’acqua di tutta la regione. Secondo la televisione belga Rtbf, la presenza dell’oleodotto non e’ indicata sul terreno e l’agricoltore che l’ha bucato incidentalmente non è il proprietario del campo.
L’oleodotto in questione fa parte della rete di rifornimento strategico gestita dall’Alleanza Atlantica per le proprie basi ed unità in Europa.
(ANSA)

Quelle imbarazzanti novanta atomiche in giardino

La ong statunitense Natural Resources Defense Council (NRDC) ha pubblicato la mappa degli ordigni atomici presenti in Europa, ed in Italia: si tratta di circa 390 sparse fra Germania, Belgio, Olanda, Turchia e Regno Unito, ed altre 90 in Italia per un totale di 480 testate.
Rainews 24 ha intervistato Hans M. Krinstensen, l’autore del rapporto della NRDC, ed alcuni dei cittadini di Aviano che hanno citato in giudizio civile il governo degli Stati Uniti con la richiesta che vengano rimosse le 50 armi atomiche presenti nella locale base, in quanto “pericolose ed in contrasto con il Trattato di Non Proliferazione Nucleare, sottoscritto e ratificato dall’Italia, che sancisce l’obbligo per il nostro Paese di non ospitare ordigni nucleari e per un paese nucleare, come gli Stati Uniti, l’obbligo di non dispiegare tali armamenti al di fuori del proprio territorio”.
Rainews 24 ha inoltre intervistato gli ex ministri greci della Difesa e della Giustizia che hanno promosso il trasferimento al di fuori della Grecia degli ordigni nucleari NATO presenti, come già aveva fatto il Canada. Anche i parlamenti di Belgio e Germania hanno cominciato a discutere di questa eventualità. Secondo il Direttore del Gruppo di Pianificazione Nucleare della NATO Guy Roberts “ogni decisione in questo campo è rimessa alla sovranità nazionale. Ogni nazione è libera di decidere se intende o meno partecipare attivamente alla gestione condivisa dei dispositivi nucleari”.
Ma quale può essere la necessità di stoccare nelle basi italiane bombe atomiche come le B-61 che avrebbero un tempo di attivazione addirittura di alcuni mesi? Il rischio sembra quello che le attuali testate, vecchie ed obsolete, vengano sostituite presto da ordigni di nuova concezione e di potenza scalabile che potrebbero aggirare i vincoli dei trattati di non proliferazione.

Il collegamento al video è alla seguente pagina: http://www.rainews24.it/ran24/rainews24_2007/inchieste/04042007_atomiche/

NATO Game Over 22/3/2008

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Segnaliamo la seguente iniziativa, traducendo dal sito degli organizzatori.
”Il Belgio ospita il quartier generale della NATO. Le possibilità per un’azione ed una collaborazione europea sono evidenti. Opponendoci alla NATO penetriamo nel cuore della nostra sicurezza militare. Con gli attivisti tedeschi, britannici, spagnoli… lanciamo per sabato 22 marzo 2008 il primo “NATO, game over”. Cinque anni dopo l’inizio della guerra in Iraq, andiamo insieme al quartier generale della NATO per chiuderlo. Nel vero senso della parola. Chiudiamo le porte, le vie d’accesso, in modo non violento e deciso. I Bombspotter penetrano nei luoghi dove si prepara il ricorso alle armi nucleari, li ispezionano e tentano di impedire dei crimini di guerra.
NATO GAME OVER non è una manifestazione e tanto meno un gioco, ma un’azione di disobbedienza civile. Visto che la NATO si rifiuta di rinunciare alla sua strategia nucleare infrangendo così il diritto internazionale, visto che la NATO interviene militarmente ovunque i suoi interessi siano minacciati, noi in quanto cittadini ci prendiamo le nostre responsabilità per tentare di porre fine a queste violazioni. Proveremo a entrare nella base della NATO ed a sigillarne porte, finestre e accessi principali per impedire dei crimini di guerra. Infrangeremo dunque la legge, e questo per impedire reati più gravi. Siamo così sostenuti dal diritto internazionale. Sappiamo che non saremo accolti a braccia aperte. L’azione evoca la resistenza. Ma ci organizziamo perché si svolga in maniera non violenta.”
http://www.vredesactie.be/dossier.php?id=74