Brexit done! – il video

A seguire le immagini dell’incontro-dibattito svoltosi lo scorso 18 febbraio, dedicato a pro e contro l’uscita del Regno Unito dall’UE.
Con l’intervento di due esperti analisti e commentatori della vicenda: Gabriele Pastrello, ex docente di Economia Politica e Storia del Pensiero Economico presso l’Università di Trieste, autore di contributi su pubblicazioni nazionali ed internazionali, tra cui il Financial Times, e Federico Petroni, analista di Limes – Rivista italiana di geopolitica, membro dell’associazione Geopolis.
Buona visione!

Brexit done! – incontro/dibattito a Bologna

Dopo lo storico referendum del 2016, tre anni e mezzo di tese trattative con l’Unione Europea ed uno scontro politico interno durissimo, per il Regno Unito la Brexit è finalmente cosa fatta. A spiegare l’origine, la storia, i retroscena, il significato (coi suoi pro e contro) di questo evento storico della recente storia europea, nonché quello che può comportare per la UE e per l’Italia, saranno due esperti analisti e commentatori della vicenda: Gabriele Pastrello, ex docente di Economia Politica e Storia del Pensiero Economico presso l’Università di Trieste, autore di contributi su pubblicazioni nazionali ed internazionali, tra cui il Financial Times, e Federico Petroni, analista di Limes – Rivista italiana di geopolitica, membro dell’associazione Geopolis.

La Germania del XXI secolo – il video

A seguire le immagini dell’incontro-dibattito svoltosi lo scorso 23 novembre, dedicato all’Europa e la questione tedesca.
Con l’intervento di Giacomo Gabellini, ricercatore di questioni economiche e geopolitiche, autore di Weltpolitik. La continuità economica e strategica della Germania, Goware, Thomas Fazi, giornalista e saggista, co-autore di Sovranità o barbarie, Meltemi, e Massimo D’Angelillo, economista, presidente della società di ricerca e consulenza Genesis. autore di La Germania e la crisi europea, Ombre corte.
Buona visione!

La Germania del XXI secolo – incontro/dibattito a Bologna

In Europa, il primo scorcio del XXI secolo è stato segnato dal protrarsi della crisi economica dell’Occidente e dallo scoppio delle tensioni interne all’Unione Europea. Una crisi duplice, prodromo del parto – stentato – della nuova fase geopolitica del multipolarismo, un lungo periodo di transizione nel quale il nostro continente è chiamato – come già cento anni or sono – a dare risposte importanti sulla soglia di mutamenti epocali, di fronte alla debolezza di un sistema egemonico in declino.
Dalla svolta del 1871, la Germania è al centro della cosiddetta questione europea, e tutti gli ultimi grandi eventi della storia continentale sono stati segnati dalle scelte compiute da questo Paese, la cui percezione è ancora inflluenzata da luoghi comuni e stereotipi che rimandano a noti trascorsi politici. Stretta tra gli attuali rigurgiti neo-egemonici e lo spettro dell’eterno Sonderweg, la Germania ha assunto nell’immaginario il ruolo di Sfinge politica, immagine un po’ enfatica, e di certo lacunosa nel descrivere, all’insegna della complessità, il tormentato rapporto di un popolo con la propria storia e le responsabilità delle sue classi dirigenti, incapaci di scegliere – come ammoniva Thomas Mann nel 1953 – tra un’ “Europa tedesca” e una “Germania europea”.

La Cina del XXI secolo – il video

Antiche e nuove Vie della Seta
Con l’intervento di Maria Morigi, docente presso istituti scolastici di Udine e Trieste, studiosa della storia e della cultura cinesi nonché autrice, fra gli altri, di La perla del drago. Stato e religioni in Cina e Xinjiang ‘Nuova Frontiera’. Tra antiche e nuove Vie della Seta, entrambe pubblicati da Anteo Edizioni.
Buona visione!

Immunità di legge 2° edizione – il video

I vaccini obbligatori tra scienza al governo e governo della scienza.
Le immagini dell’incontro/dibattito svoltosi a Bologna lo scorso 28 settembre, con la partecipazione degli autori Pier Paolo Dal Monte e il Pedante, Ivan Cavicchi (docente presso l’Università Tor Vergata di Roma) e Luigi Muratori (direttore della Scuola di specializzazione in allergologia ed immunologia clinica presso l’Università di Bologna).
Introduzione e moderazione di Gianmarco Capitani.
Buona visione!

La Cina del XXI secolo – incontro/dibattito a Bologna

“All’entrata del Palazzo d’Estate a Pechino, si legge, inciso su bronzo, che il 18 ottobre 1860 (II Guerra dell’Oppio) Lord Elgin, allora Alto Commissario britannico, ordinò la distruzione del palazzo. Circa 3.500 soldati saccheggiarono e misero a ferro e fuoco padiglioni, sale e giardini. In altri avvisi di altri luoghi monumentali, si legge che lo stesso copione fu seguito nel 1900 durante la rivolta dei Boxer ad opera dei militari dell’alleanza delle otto nazioni (Austria-Ungheria, Francia, Germania, Italia, Giappone, Russia, Regno Unito e Stati Uniti). Così il visitatore straniero – con un certo disagio – mette a fuoco che furono le potenze coloniali in un’inguaribile presunzione di superiorità a saccheggiare i tesori della Cina, senza che essa avesse mai invaso territori stranieri.
Andando per luoghi sacri, il turista occidentale si accorge anche della difficoltà con cui le guide cercano di semplificare (e adattare) concetti di una saggezza millenaria, distante dalla nostra cultura per sostanza e modi di espressione. Di conseguenza, al contrario di quanto scandivano slogan degli anni ’70, la Cina non appare per niente vicina, ma più lontana che mai. Appare, soprattutto, sfuggente alle banalizzazioni che la dipingono, senza mezzi termini, come potenza economica e dittatura materialista. Errori prospettici e forzature interpretative vengono alimentati dai media, che, con la complicità di inviati speciali ed economisti, sommergono di numeri sulla dilagante esportazione e sul fatto che la finanza cinese sta comprando Pireo, canale di Suez, squadra del Milan… e sta progettando nuove vie della seta marittime e terrestri. Purtroppo si deve riconoscere che la Cina è un mondo cui l’Occidente ancora guarda con timore e diffidenza, appena un po’ attutiti dalle prospettive vantaggiose di collaborazione commerciale; si continuano, infatti, a sentire fin troppe opinioni e facili ‘post-verità’ – quelle che ci piacciono a conferma dei nostri pregiudizi – su una Cina nemica di buddhismo e cristianesimo, oltre che violatrice impenitente di diritti umani e consumatrice alimentare di innocenti cuccioli di cane.”
(Da La perla del drago. Stato e religioni in Cina, di Maria Morigi, Anteo Edizioni, pp. 13-14)

Immunità di legge, 2° edizione – incontro/dibattito a Bologna

Immunità di legge. I vaccini obbligatori tra scienza al governo e governo della scienza, viene ripubblicato da Arianna Editrice in una versione aggiornata e ampliata, con prefazione di Ivan Cavicchi.
Nel consegnare il manoscritto della prima edizione, gli autori erano timorosi – o per dire meglio, speranzosi – che sarebbe diventato presto obsoleto, testimonianza di una brutta avventura politica. Era la fine dell’estate del 2018. Qualche mese prima, il partito di governo che si era intitolato il decreto Lorenzin usciva sconfitto dalle elezioni e lasciava la guida del Paese ai due partiti che avevano osteggiato il decreto.
A ridosso dell’inizio del nuovo anno scolastico, l’emendamento Arrigoni-Taverna al decreto «Milleproroghe» che avrebbe sospeso il requisito decavaccinale per la frequenza degli asili, fu ritirato senza dare spiegazioni. Da lì in poi fu tutta una discesa kafkiana.
La novità più interessante di questi mesi, tuttavia, è stato il repentino disvelarsi della dimensione transnazionale del problema e l’identità, in certi casi stupefacente, delle strategie narrative e degli slogan che lo corredano, come se prima del 2017 si vivesse nel medioevo sanitario. La legge che subordina il godimento di alcuni diritti sociali alle vaccinazioni è stata replicata con poche varianti prima in Francia e poi in Argentina, mentre si discute di introdurre obblighi simili anche in altri Paesi, ma era stata l’Australia ad aprire la strada negando i sussidi famigliari alle famiglie indigenti o numerose i cui figli non fossero vaccinati.
Questa dimensione globale del problema può spiegare i silenzi imbarazzati e imbarazzanti della politica nostrana e le inversioni a U di alcuni suoi esponenti. In quanto agli autori, rappresenta un ulteriore stimolo all’approfondimento e alla denuncia di questa medicalizzazione progressiva, massificata e coatta.

La Nuova Via della Seta – incontro/dibattito a Bologna RINVIATO A DATA DA DESTINARSI

A causa di un infortunio occorso al relatore, l’evento E’ RINVIATO A DATA DA DESTINARSI.

Situata in mezzo al Mediterraneo, vale a dire il terminale occidentale della Via marittima della Seta del XXI secolo, l’Italia, grazie ai suoi porti e alle sue ferrovie, è considerata dai leader cinesi una risorsa fondamentale per la realizzazione complessiva della Belt and Road e il successo dei collegamenti con l’Europa centrale, orientale e settentrionale. Quello della Nuova Via della Seta (“Belt and Road Initiative”) è certamente il progetto strategico più importante ideato dalla Cina popolare, tanto da essere considerato da taluni come il più ambizioso della Storia, finalizzato a sviluppare infrastrutture in Asia e lungo tutta la massa continentale euroasiatica (ma non solo!). E per questo ritenuto, inoltre, una sfida all’egemonia dell’Occidente americanocentrico.

Sovranità – il video

Idee a confronto per il riscatto dei popoli.
Le immagini dell’incontro/dibattito svoltosi a Bologna lo scorso 6 aprile, con la partecipazione di Stefano D’Andrea (Fronte Sovranista Italiano), Thomas Fazi (Senso Comune) e Alessandro Somma (Patria e Costituzione).
Buona visione!

Sovranità- incontro/dibattito a Bologna

L’Italia del XXI secolo, dopo l’erosione dell’autonomia politica della Guerra Fredda e la spoliazione dei principali strumenti economici e finanziari compiuta con l’adesione al progetto europeista, sta riscoprendo un concetto a lungo obliato: l’idea di sovranità. Quella che una volta era il presupposto indispensabile di qualsiasi realizzazione sociale e internazionale è oggi negata sia nella sua premessa culturale, il diritto dei popoli all’autodeterminazione, che nella sua cornice storica moderna, lo Stato.
L’Italia è una nazione che subisce un’oppressione quasi totale, assoggettata a interessi esterni che la esercitano attraverso strutture sovranazionali con l’appoggio di ampie sezioni della nostra classe dirigente. Essa è inoltre l’esito dell’idea fallace secondo cui la crescente internazionalizzazione economica e finanziaria degli scorsi 40 anni – quanto oggi chiamiamo, giornalisticamente, globalizzazione – fosse il momento ineluttabile di un divenire storico chiuso, piuttosto che essere il risultato di una precisa volontà politica.
Oggi però bisogna affermare con forza che non si può pensare di opporsi alle strutture sovranazionali – dall’Unione Europea alla NATO – senza recuperare i concetti di patria e sovranità: tutte le lotte che hanno portato a significativi progressi di emancipazione, nella Storia, si sono poggiate su queste parole d’ordine. Inoltre, l’importanza della lotta per la sovranità in tutti i campi della vita sociale può fornire la base filosofica per criticare le ideologie postmoderne, nonché per indicare alcuni sentieri metapolitici e (geo)politici imprescindibili per ridefinire lo Stato secondo una prospettiva “socialista”, che protegga i ceti subalterni e rifondi il significato di “comunità”.

Musicologia col martello – il video

Onnipresente, eppure mai come oggi la musica ha perso le sue fondamentali funzioni di espressione creativa, collante comunitario, epica collettiva. La musica, in un mondo ridotto a mercato, è divenuta prodotto di consumo, infinitamente riproducibile con tecnologie a basso costo, furbescamente utilizzabile per promuovere ulteriore consumo ma, per lo più, banale e noioso.
Ne abbiamo parlato lo scorso 16 febbraio, di fronte ad un pubblico attento e numeroso, in occasione della pubblicazione de La scomparsa della musica. Musicologia col martello (NovaEuropa edizioni) e della biografia dei Disciplinatha, Tu meriti il posto che occupi (Tsunami edizioni), con il musicologo Antonello Cresti,  il membro di Dish-Is-Nein/ex Disciplinatha Dario Parisini, il componente del gruppo Joycut e direttore artistico del festival Europavox Pasquale Pezzillo, l’autore della biografia dei Disciplinatha Giovanni Rossi ed il sociologo nonché membro di Red Mishima Stefano Sissa.
Su questo ponte non sventola bandiera bianca.

Il potere dei più buoni – il video

La video-documentazione dell’incontro svoltosi a Bologna lo scorso 19 gennaio, con la partecipazione della scrittrice e giornalista Sonia Savioli, autrice di ONG. Il cavallo di Troia del capitalismo globale, edito da Zambon.
Buona visione!

Musicologia col martello – incontro/dibattito a Bologna

Qual è il ruolo della musica nel mondo contemporaneo?
Onnipresente, eppure mai come oggi, in tempi di industrializzazione progressiva e privatizzazione individualistica, la musica ha perso le sue fondamentali funzioni di espressione creativa, collante comunitario, narrazione di gruppo, epica collettiva. La musica non sembra più una sostanza viva, non è più sé stessa. Preda delle spinte uniformanti del mercato e delle norme egemoni della società liberale, la musica è scomparsa per quello che era ed è sempre stata.
In occasione della pubblicazione de La scomparsa della musica. Musicologia col martello (NovaEuropa edizioni) e della biografia dei Disciplinatha, Tu meriti il posto che occupi (Tsunami edizioni), ne parliamo con gli autori e musicisti – Antonello Cresti, Dario Parisini, Pasquale Pezzillo, Giovanni Rossi e Stefano Sissa  – per un confronto pubblico sul tema, dato che esso eccede ogni specificità e coglie il fondamento della questione antropologica contemporanea.

Il potere dei più buoni – incontro/dibattito a Bologna

Sono circa 50.000 le organizzazioni non governative che svolgono attività a livello internazionale. Nel 2012, si calcolava che l’ammontare del denaro che esse utilizzano superasse i 1.100 miliardi di dollari. Le 36 fondazioni “caritatevoli” più ricche del mondo, fra le quali 23 sono statunitensi, hanno una dotazione complessiva di oltre 300 miliardi; la sola Open Society di George Soros, che non fa parte di queste 36 più facoltose, avrebbe elargito 11 miliardi di dollari in ventiquattro anni.
La storia del dominio economico, politico e culturale ha visto per secoli la Chiesa protagonista e i suoi missionari come emissari di Paesi e popoli conquistatori. Al posto loro oggi, nell’epoca del capitalismo fattosi globale, sempre più troviamo i “filantropi”, cioè vere e proprie aziende che non amano farsi chiamare tali ma fondazioni benefiche, organizzazioni no profit, organizzazioni non governative (ONG): i “missionari” dell’Occidente post-industrializzato.
A parte quella di fare denaro, il capitalista non ha infatti più alcuna vocazione. Non è un produttore di merci, legato a certi tipi di materiali, strumenti, tecniche e conoscenze, ma piuttosto un nomade che esplora territori per trovare dove è più redditizio “investire”, un avventuriero che crea mercati dal nulla, servendosi di mode e bisogni indotti e anche creando il bisogno mediante la destrutturazione delle economie locali. Terre, acque, foreste, sottosuoli, i paesaggi e persino i sentimenti umani diventano merci, che possono essere commercializzate e scambiate. E’ questo il “lavoro” del capitalista e dei suoi satelliti.
E tra questi ultimi ci sono anche buona parte delle organizzazioni “filantropiche”, che svolgono il compito di preparare il terreno al “mercato” in molteplici modi e funzioni.

La scrittrice e giornalista Sonia Savioli, autrice di ONG. Il cavallo di Troia del capitalismo globale, edito da Zambon, è nata a Milano nel 1951, in un vecchio quartiere del centro storico pieno di immigrati, da padre veneto e madre pugliese.
Dopo aver studiato lingue, ha fatto la commessa, la dimafonista, l’impiegata, la traduttrice, la fotografa.
Nel 1987 si trasferisce in campagna e da allora, insieme a marito e figlio, coltiva un piccolo podere sulle colline tra Siena e Firenze. E scrive.
Altri suoi libri pubblicati sono: Campovento (ed. Santi Quaranta); Slow life. Del vivere lento, sobrio e contento (Iacobelli ed.); Alla città nemica. Diario di una donna di campagna (Edizioni per la Decrescita Felice); Il gallo di Misme. Fiabe chiantigiane, Brumba sull’albero, Il possente coro (ed. Era Nuova); Scemi di guerra. Ascesa, apoteosi, marasma e fine della società di guerra e progresso (ed. Punto Rosso).
I suoi articoli appaiono su il Cambiamento.

Geopolitica delle religioni – il video

La video-documentazione dell’incontro promosso da BelzeBO, svoltosi a Bologna lo scorso 11 ottobre, con la partecipazione di Amedeo Maddaluno, collaboratore presso diverse riviste di strategia e politica internazionale su temi di economia, storia contemporanea e geopolitica, con particolare interesse per il Vicino Oriente e l’area ex-sovietica, nonché autore di Il caos globale. Geopolitica e strategia dopo la globalizzazione, Aracne editrice e co-autore di La Guerra Fredda non è mai finita. Geopolitica e strategia dopo il secolo americano, goWare.
Al suo fianco, Marco Stoppini il quale, dopo aver conseguito la laurea presso la Facoltà Teologica Pugliese, è docente di religione negli istituti superiori.
Buona visione!

Immunità di legge – il video

La video-documentazione dell’incontro promosso da BelzeBO, svoltosi a Bologna lo scorso 27 ottobre, con il Pedante e Pier Paolo Dal Monte, autori di Immunità di legge. I vaccini obbligatori tra scienza al governo e governo della scienza edito da Imprimatur.
Buona visione!

Immunità di legge – 27 ottobre a Bologna

Quando nel giugno 2017 entrava in vigore il cosiddetto “decreto Lorenzin” che, sull’onda dell’allarme seguito al calo delle vaccinazioni, di alcuni decessi causati dal morbillo e della crescente esposizione mediatica dei cosiddetti “no-vax”, ha reso obbligatorie dodici vaccinazioni per l’età pediatrica (poi ridotte a dieci) pena l’esclusione dei bimbi dagli asili e sanzioni pecuniarie per i genitori inadempienti, ci si poteva legittimamente chiedere se le proporzioni dell’allarme fossero giustificate.
Già prima del provvedimento, infatti, a non vaccinare i propri figli era una sparuta minoranza e le malattie più gravi contro cui ci si vaccina erano sparite nel nostro Paese. L’intervento legislativo che ha esteso e rinforzato l’obbligatorietà a quali scopi era dunque mirato? Costringere i medici ad accettare senza condizioni il nuovo calendario vaccinale, anche con la minaccia della radiazione, ha giovato all’autorevolezza e all’indipendenza della professione sanitaria? E, soprattutto, che cosa implicano queste imposizioni dal punto di vista etico e politico?
Portando l’analisi dalla situazione italiana a quella internazionale dei mercati farmaceutici e della regolazione, il Pedante e Pier Paolo Dal Monte – autori di Immunità di legge. I vaccini obbligatori tra scienza al governo e governo della scienza edito da Imprimatur – denunciano la tendenza a ridurre la complessità e l’evoluzione delle conoscenze scientifiche a verità dogmatiche con cui dividere, discriminare e governare la società. Nel caso dei vaccini e della salute, come già in quello dell’economia e delle politiche contemporanee in genere, la presunta natura “tecnica” ed “inevitabile” delle decisioni sembra erodere sempre più pericolosamente gli spazi della sovranità popolare.
Nel decidere di pubblicare questo libro, agli autori non è mancata la consapevolezza di entrare nel terreno scivoloso di un dibattito tuttora acceso e spesso violento. Ma in democrazia non possono esistere tabù, che sono anzi il rifugio degli sconfitti dialettici, asserragliati dietro gli scudi di ciò che incute rispetto, per interdire il confronto. Il libro nasce quindi dalla volontà di espugnare queste sacche restituendole alla responsabilità e alla riflessione della base popolare e dei suoi rappresentanti – come è obbligatorio in democrazia.

Il blog de Il Pedante, inaugurato nel 2015, si è guadagnato un vasto pubblico smascherando la retorica del consenso nel racconto della crisi economica. È chiuso dal 13 settembre scorso per protesta contro la decisione del governo oggi in carica di mantenere in vigore l’obbligo vaccinale e il correlato divieto di frequenza degli asili per gli inadempienti.
Pier Paolo Dal Monte, chirurgo, già autore di numerose pubblicazioni scientifiche e coautore di libri di argomento chirurgico e di bioetica, è membro del Consiglio direttivo della Fondazione Chirurgo e Cittadino. Editorialista del blog de il Fatto Quotidiano, scrive sul proprio blog ilvelodimaya.org.

Geopolitica delle religioni – 11 ottobre a Bologna

Fin dalla sua origine, la geopolitica quale disciplina di analisi è stata organizzata sulla base di impostazioni stato-centriche: lo Stato, la Nazione, da secoli al centro del sistema delle relazioni internazionali, erano gli unici attori che “praticavano” la geopolitica. Ma cosa succede se l’azione geo-storica viene perseguita non da una potenza secolare, ma da quelle particolari potenze di ordine spirituale che sono le religioni? E’ possibile parlare di una consapevolezza geopolitica da parte delle molteplici ed eterogenee autorità spirituali del mondo? Il Vaticano e lo Shintoismo possiedono un’agenda geopolitica in senso stretto?
Le religioni, infatti, che non di rado si sovrappongono e perfino coincidono con le numerose sfere di civiltà del globo, operano non solo sullo spazio del Politico, ovvero quello del conflitto tra gli uomini, ma, da molto più tempo degli Stati, agiscono in un territorio più privilegiato: lo spirito umano. Riannodano sia il piano orizzontale della politica che quello verticale e prepolitico della spiritualità: è una geopolitica del Sacro, oltre che delle identità religiose.
Nella fase estrema della globalizzazione in cui viviamo – un processo che accellera l’incontro/scontro tra universi culturali -, poiché l’appartenenza di culto è un fattore decisivo dell’autocoscienza di un popolo la geopolitica delle religioni può illuminare quei paradigmi di civiltà che spesso e volentieri ispirano l’azione geopolitica comunemente intesa, i quali saranno il teatro principe dei conflitti di domani, e che costituiscono una parte non piccola degli arcana mundi dell’attuale fase storica.

Dopo la pausa estiva, BelzeBO riprende la propria attività con un incontro-dibattito al quale parteciperà Amedeo Maddaluno, collaboratore presso diverse riviste di strategia e politica internazionale su temi di economia, storia contemporanea e geopolitica, con particolare interesse per il Vicino Oriente e l’area ex-sovietica. E’ autore di Il caos globale. Geopolitica e strategia dopo la globalizzazione, Aracne editrice e co-autore di La Guerra Fredda non è mai finita. Geopolitica e strategia dopo il secolo americano, goWare.
Al suo fianco, Marco Stoppini il quale, dopo aver conseguito la laurea presso la Facoltà Teologica Pugliese, è docente di religione negli istituti superiori.

La salute (non) è in vendita! – il video

Dal marketing del farmaco alle vaccinazioni: come fabbricare malati per gonfiare i profitti, e non solo…
La video documentazione dell’incontro-dibattito promosso da BelzeBO, svoltosi a Bologna lo scorso 27 aprile, con l’intervento di Marcello Pamio, autore di numerosi saggi di successo e, dal 1999, curatore del sito Disinformazione.
Buona visione!

Fake news – il video

La video documentazione dell’incontro-dibattito promosso da BelzeBO, svoltosi a Bologna lo scorso 21 aprile, con l’intervento di Enrica Perucchietti, giornalista e saggista, da ultimo autrice di Fake news. Dalla manipolazione dell’opinione pubblica alla post-verità (Arianna Editrice) ed Enzo Pennetta, docente di scienze naturali, curatore del sito Critica Scientifica.
Buona visione!

La salute (non) è in vendita!: incontro-dibattito a Bologna

Non bisogna essere “No Vax” e nemmeno genitori per criticare o almeno guardare con sospetto la normativa che ha introdotto l’obbligo di vaccinazione per l’iscrizione a scuola e multe per i genitori dei bambini che non avessero effettuato la profilassi.
Nei mesi passati abbiamo infatti assistito a una massiccia campagna mediatica con relative manipolazioni dell’informazione, strumentalizzazioni e diffusione di false notizie per convincere l’opinione pubblica circa l’esistenza di una minacciosa pandemia di morbillo e spingerla ad accettare la vaccinazione obbligatoria.
In questo caso si è usato il metodo del divide et impera unito alla regola dell’empatia, dividendo l’opinione pubblica in due “tifoserie”, i pro e i contro, senza considerare che molti erano non contrari a priori ma a sostegno della libertà vaccinale, e aumentando i toni e la violenza del dibattito, mentre la maggior parte dei genitori voleva solo essere rassicurata ed ottenere ulteriori informazioni sui casi di danni da vaccino.
La presunta epidemia di morbillo è stata il cavallo di Troia per la presentazione della normativa: senza una fantomatica emergenza sanitaria essa non sarebbe stata approvata o quanto meno sarebbe stata maggiormente contestata dall’opinione pubblica, sebbene le numerose manifestazioni tenutesi siano state censurate o ridicolizzate dai media. Lo schema non è nuovo ma utilizzato in modo metodico e costante. Ciò non significa che il pericolo sia inventato del tutto, ma amplificato e distorto per inculcare nell’opinione pubblica la percezione di essere in pericolo e di aver bisogno dell’intervento del deus ex machina, ossia degli apparati dello Stato.
Il terrore in materia vaccinale è stato poi esteso, tramite radiazione o sospensione, anche a quei medici che hanno osato manifestare dubbi in merito alle vaccinazioni, che hanno parlato di correlazione tra autismo e vaccini o che hanno esposto l’insorgenza di danni da vaccino.
Infine, perché introdurre l’obbligatorietà di dodici, poi dieci, vaccini se la presunta epidemia riguardava solo il morbillo?
Questa e molte altre domande se le pone da tempo Marcello Pamio che nel suo ultimo libro, Vaccinazioni. Armi chimiche contro il cervello e l’evoluzione dell’uomo (UNO Editori) affronta anche e soprattutto i retroscena dietro l’obbligo vaccinale e gli interessi dell’industria farmaceutica, quella “fabbrica dei malati” dedita all’arte raffinata di vendere malanni.
Perché commercializzando farmaci, vaccini ed esami si creano profitti enormi e si trasformano persone sane in malati cronici da curare.

Fake news: incontro-dibattito a Bologna

Bufala, balla, fola, frottola, bugia, fandonia, fanfaluca, panzana… la lingua italiana abbonda di sinonimi di affermazione falsa, inventata. Manca però di un termine che descriva l’affermazione manufatta, fabbricata per scopi non strettamente individuali, ma di controllo sociale e politico. Usiamo un’espressione inglese, “fake new”, per indicare questo particolare aspetto della manipolazione ideologica dell’uomo sugli altri uomini. Ed è perfettamente sensato che sia la lingua di Orwell a rendere questo adescamento, se è vero che il primo trattato sulle fake news risale forse al 1712, con “The art of political lying” del celeberrimo autore dei Viaggi di Gulliver, Jonathan Swift. In questo testo l’autore si proponeva di classificare i diversi tipi di menzogna politica e ne forniva una contromisura: opporre alla menzogna un’altra menzogna.
Più diabolicamente, le fake news del nostro tempo non sono mere “bugie”. Il concetto di fake new – nonché quello di post-truth, la post-verità – descrive invece, con maggiore complessità, la mutazione genetica che le parole “verità” e “falsità” hanno subito ad opera del pensiero mondialista. Le fake news, lungi dal descrivere la realtà, la manipolano con la divulgazione mediatica di notizie e opinioni in cui la narrazione di un qualsiasi evento, dato per avvenuto, viene inquinata da un corredo di interpretazioni che ne indirizzano, surrettiziamente, la comprensione.
La raffinatezza con cui il Potere (che parla Inglese!) usa le fake news – a volte per distorcere i fatti, altre volte per fabbricarli di sana pianta – è lì a simboleggiare come il vero e il falso siano oggi miscelati in tal modo che solo un consapevole discernimento possa mantenerne la tradizionale distinzione. Gettare qualche luce su questo arcanum imperii può senz’altro aiutare i più accorti a rendere manifesto questo discernimento.

Dalla generazione in rivolta alla Generazione Erasmus – il video

La video documentazione dell’incontro-dibattito promosso da BelzeBO, svoltosi a Bologna lo scorso 10 marzo, con l’intervento di Federico Dezzani, analista geopolitico, e Paolo Borgognone, saggista, autore di Generazione Erasmus. I cortigiani della società del capitale e la “guerra di classe” del XXI secolo, Oaks editrice.
Buona visione!

Dalla generazione in rivolta alla Generazione Erasmus: conferenza-dibattito a Bologna

Rivolta anticapitalista che segna il termine della stagione postbellica di ottimismo e relativa prosperità?
Oppure movimento di emancipazione dalla mentalità veteroborghese, da parte di una generazione ancora dotata di coscienza infelice?
O, magari, rivoluzione colorata ante litteram, per scalzare dal posto di comando un conservatore illuminato, Charles De Gaulle, scettico verso l’assetto bipolare della Guerra Fredda e la NATO quale strumento di difesa dall’Orso sovietico?
Comunque sia, a distanza di cinquanta anni il Maggio francese (e italiano) non smette di suscitare passioni e sentimenti divergenti, persino contrapposti.
Meno discutibile è che la cosiddetta Generazione Erasmus abbia raccolto l’eredità giovanilistica del movimento sessantottino, pur se essa oggi pare essere la meno propensa ad immaginare ipotesi di emancipazione collettiva. Dove con Generazione Erasmus si intende non tanto un gruppo sociale quanto una forma mentis, un progetto di ingegneria antropologica, artificio mediatico-pubblicitario finalizzato a creare una base di consenso attorno alle strategie neoliberali in Europa. Veicolo privilegiato di una (sub)cultura di apologia della mobilità planetaria, di acritica esaltazione dello high tech e di sostanziale adattamento alle logiche di sfruttamento, sradicamento e godimento consumistico proprie della società del Capitale globalizzato, con uomini e merci che divengono intangibili come una transazione finanziaria.
Conseguenza ne è che la nuova “guerra di classe” del XXI secolo non risulta più fondata sulla condizione di censo ma sugli orientamenti culturali degli attori sociali. Cosmopolitismo/radicamento, centro/periferia, politicamente corretto/scorretto sono le dicotomie emergenti, animate da coloro i quali non intendono arrendersi alla tecnocrazia “europeista” della vita low cost, al fine di valorizzare il principio sovranista volto al riscatto politico, sociale ed economico delle comunità di uomini e donne che vivono, lavorano e lottano per riprendere in mano le redini del proprio destino in un determinato territorio.
L’esito delle consultazioni elettorali appena svoltesi avrà insegnato qualcosa?

[Modificato il 6/3/2018]

Estranei alla società dell’intrattenimento – i video

La video documentazione dei due incontri-dibattito promossi da BelzeBO e svoltisi a Bologna gli scorsi 13 e 27 ottobre.

“Il paradigma Machiavelli. Ripensare la politica oltre le ideologie”, con l’intervento di Gennaro Scala, autore di Il paradigma machiavelliano. Per la definizione di una teoria politica non ideologica.

“Complottisti e anticomplottisti. Globalizzazione della paura e trasparenza del Potere”, con l’intervento di Stefano Sissa, autore di Complottisti e anticomplottisti, e di Pier Paolo Dal Monte, saggista.

Distillare l’essenza del cuore del mondo: incontro-dibattito con Marco Pighin

Nel cuore della taiga siberiana, non lontano dai monti Altaj e dalle acque dolci del lago Bajkal, vive un uomo che ha compiuto una scelta “contro”: si tratta del connazionale Marco Pighin, fotografo friulano ed esperto del grande spazio ex-sovietico, che ha provato a lasciarsi le spalle i rantoli dell’Occidente in crisi e si è trasferito in un piccolo villaggio al centro dell’Eurasia, il continente-universo, dove distilla olii essenziali della flora siberiana e fa esperienza di una vita radicale, nel duplice senso di riscoperta delle radici e distacco dagli aspetti più inferi della Modernità, che va superata verso una concezione armonica di uomo e cosmo, di cultura e natura.
La Siberia centrale, similmente all’Amazzonia, è l’unico spazio geografico del pianeta che non ha conosciuto nel corso dei millenni quei fenomeni di colonizzazione e sfruttamento industriale che stanno sfigurando tutte le civiltà umane. Lì, Pighin percorre e propone un sentiero diverso. La scoperta dei processi di distillazione degli olii essenziali – un procedimento naturale, lento, che è un rituale in sé e nulla ha da spartire con l’estrazione chimica odierna – e il contatto col genius loci dello Heartland siberiano, quell’anima russa, che fin dagli esordi bizantini non cessa di porsi le domande eterne sull’uomo e il suo destino, sono le chiavi per accedere a questo percorso.
Il viaggio di cui Pighin dà testimonianza non è una reazione al moderno, anzi vuole scorrergli accanto e passargli oltre, se possibile: il punto di partenza è la Siberia centro-meridionale, che secondo molte tradizioni d’Asia rappresenta il “Cuore del Mondo”, ovvero il centro sacrale e propulsivo della Terra.

Vaccini, dominio assoluto – il video

La video documentazione dell’incontro-dibattito sull’obbligo vaccinale, svoltosi a Bologna lo scorso 28 settembre, con l’intervento del giornalista Gianni Lannes, già collaboratore di diverse testate nazionali ed autore di numerosi libri d’inchiesta.
Buona visione!

Estranei alla società dell’intrattenimento: due incontri pubblici a Bologna

Machiavelli auspicava di riportare in auge la virtù della Roma repubblicana. La civiltà europea seguì tuttavia un percorso diverso: al posto della virtù del cittadino-soldato e del governo misto, si ebbero la concentrazione del potere statuale, la nascita degli eserciti professionali, nonché lo sviluppo economico necessario al loro finanziamento. A delinearne il modello di base sarà Thomas Hobbes, teorico dell’assolutismo. Machiavelli ed Hobbes saranno incarnazioni di opposti paradigmi, opposti modi di concepire il conflitto tra gli esseri umani. Il modo di concepire il conflitto da parte di Hobbes sarà determinante per tutte le principali ideologie moderne (liberalismo, nazionalismo, socialismo e loro derivazioni).
Non è un caso che cinque secoli dopo, ora che la civiltà europea, trasfiguratasi in quella occidentale, sprofonda nell’anomìa, qualcuno torni ad occuparsi in modo sistematico di Machiavelli, tant’è che è sorta negli ultimi decenni una corrente di studi denominata “repubblicanesimo” a lui ispirata. Da questo dibattito potrebbero venire indicazioni utili per ripensare radicalmente le fondamenta di una politica mai così in crisi e screditata agli occhi dei più.
Occhi che vanno aperti. Se, fin dai tempi antichi, la gestione del potere si è affidata alla massima riservatezza, alla dissimulazione, alle operazioni sotto copertura da parte di specialisti, infiltrati, per millenni la popolazione è stata esclusa a priori dai misteri del comando. Solo in tempi storici relativamente recenti si è avanzata l’esigenza di trasparenza dell’operato dei governi, ma l’avvento dei regimi democratici non ha annullato la segretezza delle decisioni cruciali e delle operazioni strategiche più delicate. Individuare queste strategie non è facile, meno ancora contrapporvisi. Del resto, vi è anche il rischio è di scivolare in ricostruzioni fantasiose in cui ogni dinamica sociale vien spiegata attraverso schemi elementari e stereotipi. Se la mania complottista è una deriva di menti poco lucide, tuttavia l’anticomplottismo sistematico è il frutto di una sindrome non meno controproducente e forse più pericolosa.

Vaccini, dominio assoluto: incontro-dibattito a Bologna

Quando vedi un’urgenza insolita per un Paese prolisso e solitamente inconcludente, senza possibilità di vera e qualificata discussione, quasi fosse un segreto di Stato, con un terrorismo senza precedenti sui medici, innanzitutto, e poi sulle famiglie e gli insegnanti e che i problemi della scuola alla riapertura sembrano essersi ridotti all’obbligo vaccinale, comincia a sorgerti qualche serio interrogativo.
Perché tutta questa fretta, esagerazione e fanatismo, vaccini o morte, vaccina o vai all’inferno?
Perché insorge solo ora l‘impellenza e la necessità di vaccinarsi, c’è qualche epidemia, c’è qualche minaccia in corso, c’è qualche emergenza che a noi sfugge?
Hanno ragione gli organi sanitari di oggi che obbligano a vaccinare rispetto a quelli delle generazioni precedenti che non lo prevedevano, abbiamo acquisito qualche nuova conoscenza che non divulgate per non spaventarci ma che mette in pericolo l’umanità?
Non volete farci sapere, per esempio, per ragioni di correttezza politica e timore di xenofobia, che i migranti sono portatori di malattie infettive a noi ignote o debellate da tempo e dunque tocca vaccinare i bambini?
Perché alcune malattie dette esantematiche, ritenute da sempre inevitabili, perfino benefiche, diventano di colpo da evitare e da prevenire?
È vero che a produrre il vaccino è praticamente solo un’azienda, la Glaxo Smith Kline? È vero o è una misera bufala che l’azienda farmaceutica avrebbe ridotto gli investimenti sulla ricerca oncologica per tuffarsi nel più redditizio business dei vaccini? È vero che ha potenziato i suoi insediamenti industriali in Toscana o sono tutte sciocchezze sparate dagli spacciatori di fake news?
È vero che il Paese leader nell’uso dei vaccini, gli Stati Uniti, è anche leader in Occidente nella mortalità infantile a causa di cancro?
È vero che si stanno preparando altri vaccini, già ce ne sarebbero in lista d’attesa una trentina, compreso il mitico vaccino per vaccinarsi dai vaccini?
È vero che la ricerca sui vaccini e sulle loro controindicazioni è affidata a centri finanziati, sostenuti, dalle stesse aziende che li producono?
Sono domande ingenue, da un miliardo di dollari, anzi di più, considerando il giro d’affari.
Se da un lato si può sospettare che alla base del provvedimento vi siano non solo cinici calcoli di mercato ma pure discutibili assunti scientifici, dall’altro canto si intravede un progetto di ingegneria sociale che ha come esecutori politici, giornalisti e medici e la cui finalità è rendere il popolo incapace di reagire a qualsiasi vessazione.