Salute pubblica o ricchezza privata? Come i passaporti digitali vaccinali spianano la strada verso un capitalismo di sorveglianza senza precedenti

Di Jeremy Loffredo e Max Blumenthal per The Grayzone, 19 Ottobre 2021

I titani del capitalismo globale stanno sfruttando la crisi da Covid-19 per istituire in tutto l’Occidente sistemi di identificazione digitale sul modello del credito sociale

La morte per fame di Etwariya Devi, una vedova di 67 anni dello Stato rurale indiano del Jharkhand, sarebbe potuta passare inosservata se non fosse stata parte di una tendenza più ampia.

Come 1,3 miliardi di suoi connazionali indiani, Devi era stata costretta a iscriversi a un sistema di identificazione digitale biometrico chiamato Aadhaar per potere accedere ai servizi pubblici, compresa l’assegnazione mensile di 25 kg di riso che le spettava. Quando la sua impronta non riuscì a essere registrata con questo scadente sistema, a Devi fu negata la sua razione di cibo. Durante il corso dei tre mesi successivi nel 2017, le fu ripetutamente negato il cibo fino a quando soccombette alla fame, da sola a casa sua.

Premani Kumar, una donna di 64 anni anche lei del Jharkhand, ha subito la stessa sorte di Devi, morendo di fame e di esaurimento lo stesso anno dopo che il sistema Aadhaar trasferì senza il suo premesso i suoi pagamenti pensionistici a un’altra persona mentre nel frattempo sospendeva le sue razioni mensili di cibo.

Un destino analogamente crudele fu riservato a Santoshi Kumari, una ragazzina di 11 anni, anche lei del Jharkhand, che a quanto si dice morì chiedendo l’elemosina per il riso dopo che la tessera annonaria della sua famiglia era stata cancellata perché non era stata collegata al sistema di identificazione digitale Aadhaar.

Queste tre morti strazianti sono fra un’ondata di decessi avvenuti nel 2017 nell’India rurale e tutte quante sono state il diretto risultato del sistema di identificazione digitale Aadhaar.

Con oltre un miliardo di indiani nel suo database, Aadhaar è il più grande programma di identificazione digitale biometrica mai costruito. Oltre a fungere da portale per accedere ai servizi governativi, tiene traccia dei movimenti degli utenti fra le città, del loro status professionale e dei loro acquisti. È un sistema di credito sociale de facto che serve da punto di ingresso chiave per accedere ai servizi in India.

Dopo aver definito il collega miliardario Nandan Nilekani un “eroe”, le iniziative sostenute dall’oligarca dell’alta tecnologia Bill Gates hanno cercato a lungo di portare ”l’approccio Aadhaar ad altri Paesi”. Con l’inizio della crisi da Covid-19, Gates e altri esperti del settore dell’ID digitale hanno un’opportunità senza precedenti di introdurre i loro programmi nei Paesi ricchi del Nord.

Per coloro che agognano la fine delle restrizioni legate alla pandemia, i programmi con credenziali certificanti la loro vaccinazione contro il Covid-19 sono stati lanciati sul mercato come la chiave per riaprire l’economia e ripristinare la loro libertà personale. Ma l’implementazione dei passaporti di immunità sta anche accelerando la creazione di un’infrastruttura di identità digitale globale.

Come ha recentemente affermato la Thales, società di vigilanza militare e appaltatore della NATO, i passaporti vaccinali ”sono il precursore dei portafogli di identità digitali “.

E come ha enfatizzato su Forbes l’amministratore delegato di iProov, società di identificazione biometrica e appaltatore della Homeland Security (Dipartimento della Sicurezza Interna USA), “L’evoluzione dei certificati vaccinali guiderà in effetti nel futuro l’intero campo dell’identificazione digitale. Pertanto, non si tratta solo del Covid, questo è qualcosa persino più grande“.

Per lo stato di sicurezza nazionale, i passaporti di immunità digitale promettono un controllo senza precedenti sulle popolazioni ovunque tali sistemi siano implementati. Ann Cavoukian, l’ex commissario per la privacy dell’Ontario, in Canada, ha descritto il sistema di passaporti dei vaccini già attivo nella sua provincia come ”una nuova rete di sorveglianza inevitabile, con dati di geolocalizzazione tracciati ovunque“.

Per gli oligarchi dell’alta tecnologia come Bill Gates e istituzioni neoliberali come il World Economic Forum, i sistemi di identità digitale e valuta digitale hanno già permesso l’estrazione di profitti incredibili nei Paesi del Sud, dove centinaia di milioni di persone rimangono senza alcun servizio bancario e quindi al di fuori dell’ambito dei sistemi di pagamento elettronico.

Oggi, mentre monta la protesta dal basso contro il regime di esclusione del passaporto vaccinale, i capitani del capitalismo globale stanno conducendo una campagna più urgente che mai per portare il sistema di identificazione digitale in Occidente.

Per questi interessi elitari, la digitalizzazione dei passaporti di immunità rappresenta uno strumento critico in una trasformazione economica e politica pianificata da tanto tempo.

Senza tessera Covid, io e mia moglie siamo emarginati dalla società”

In tutto il mondo, la certificazione della vaccinazione contro il COVID-19 è già un requisito per partecipare alla vita quotidiana.

In Indonesia, i vaccini contro il COVID-19 sono obbligatori e coloro che rifiutano possono rischiare multe o gli viene negato l’accesso ai servizi pubblici. In Grecia, i residenti devono presentare il certificato di immunità per lavorare o entrare nei bar, teatri e altri spazi pubblici al chiuso

La Francia ha similmente richiesto ai residenti di portare con sé un pass sanitario per accedere a tutti i ristoranti, bar, treni e qualsiasi luogo che possa ospitare più di 50 persone, una decisione che ha scatenato estese proteste in tutto il paese. L’ex candidato socialista alla presidenza francese Jean-Luc Mélenchon ha criticato aspramente le nuove restrizioni come” assurde, ingiuste e autoritarie“.

L’Italia ha imposto il suo lasciapassare verde a tutti i lavoratori, minacciando la cessazione dei rapporti di lavoro e la sospensione del salario. L’Italia richiede questo pass anche per usare i mezzi pubblici. Le scene riguardanti uomini della vigilanza privata mentre eseguono il controllo del Green Pass e l’esclusione degli anziani in Italia dai servizi vitali hanno già iniziato a diventare virali sui social media.

Le restrizioni per i Lituani che non sono doppiamente vaccinati e che non sono in grado di dimostrare una recente precedente infezione da Covid-19 sono fra le più rigide al mondo. Gli sono vietati i ristoranti, tutti i negozi di generi non essenziali, i centri commerciali, i negozi di estetica, le librerie, le banche o le agenzie d’assicurazione, le università, cure mediche in regime di degenza, e i viaggi ferroviari.

Gluboco Lietuva, un uomo che si autodefinisce “padre lituano” che ha rifiutato la vaccinazione affermava su Twitter: “Senza Covid Pass, mia moglie e io siamo stati messi al bando dalla società. Non abbiamo nessun reddito. Ci sono stati vietati la maggior parte dei negozi. A malapena possiamo sopravvivere”.

Quattro su dieci province canadesi attualmente richiedono ai propri cittadini di mostrare la prova di essere stati vaccinati contro il Covid-19 per potere entrare in spazi pubblici al chiuso come ristoranti e teatri. Tutti i dipendenti pubblici federali e alcuni altri lavoratori devono essere vaccinati per conservare i loro posti di lavoro.

Il governo del primo ministro canadese Justin Trudeau richiede anche a tutti i viaggiatori in aereo e ai viaggiatori su treni interprovinciali di essere vaccinati. La provincia canadese di Alberta questo settembre prese una misura ulteriore quando annunciò che a tutti coloro che non possono provare di avere fatto il ciclo completo di vaccinazione per il Covid non gli sarà più permesso di socializzare al chiuso con gruppi di più di 12 persone.

In Israele, nel frattempo, solo coloro che hanno ricevuto tre dosi possono lavorare o fare acquisti al chiuso e andare nei ristoranti; i cittadini che hanno ricevuto due dosi vaccinali più di sei mesi fa sono ora considerati non vaccinati. Questa regola ha consolidato ciò che persino il New York Times ha giudicato “un sistema dualistico fra vaccinati e non vaccinati…. che solleva questioni legali, morali ed etiche”.

Negli USA, il presidente Joe Biden “sta procedendo con i requisiti vaccinali ovunque può”. Biden, che ha dichiarato che “la sua pazienza si sta esaurendo” per gli Americani non vaccinati, recentemente ha annunciato nuovi requisiti federali che impongono a circa 80 milioni di Americani – inclusi tutti coloro che lavorano in società con più di 100 dipendenti – che devono, o essere vaccinati, oppure sottoporsi settimanalmente al test per il Covid.

Biden ha anche imposto che coloro che lavorano in istituti che ricevono le coperture sanitarie come Medicare o Medicaid devono mostrare la prova dell’immunità per mantenere i loro posti di lavoro. Secondo la Associated Press, il presidente Biden sta prendendo in considerazione la prova dell’immunità per i viaggi interstatali, una restrizione che il suo precedente consulente per la salute pubblica, Ezekiel Emanuel, aveva chiesto insistentemente.

Nello stato del Colorado, il sistema ospedaliero “UC Health” ha annunciato che non permetterà trapianti di organo da eseguire su pazienti non vaccinati, suggerendo di andare in Texas per le procedure salvavita.

La città di New York offre un assaggio del programma in serbo per il resto del Paese. Il prerequisito “Key To NYC” che è entrato in vigore il 13 settembre di quest’anno, richiede la prova vaccinale per lavorare o mangiare al chiuso, per attività di fitness al chiuso, per luoghi di intrattenimento come musei, stadi, sale giochi e teatri.

“Se vuoi partecipare pienamente nella nostra società, devi essere vaccinato”, ha affermato il sindaco De Blasio. “New York è un posto eccezionale letteralmente pieno di meraviglie…. se tu sei non vaccinato, purtroppo non potrai esserne partecipe”.

Gli obblighi relativi al COVID potrebbero essere permanenti

Mentre i media come la CNN hanno definito i passaporti vaccinali una ”misura utile e temporanea“, è sempre più chiaro che le restrizioni sulla prova dell’immunità imposte alle popolazioni occidentali può darsi che non cambieranno molto presto.

Il dottor Kerry Chant, Ministro della Salute del New South Wales in Australia, ha affermato che i cittadini “dovrebbero abituarsi ad essere vaccinati con vaccini anti-Covid in futuro…sarà un ciclo regolare di vaccinazioni e rivaccinazioni”.

Albert Bourla, CEO della società multinazionale Pfizer, che ha visto le sue azioni salire alle stelle durante la pandemia, ha osservato che lo ”scenario più probabile” è che i vaccini contro il coronavirus siano obbligatori ogni anno.

Come un titolo tratto da Nature nel mese di febbraio diceva, ”il coronavirus è qui per rimanere”. Oppure, come ha affermato il dottor Mike Ryan, direttore esecutivo del programma di emergenza sanitaria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è ”molto, molto, improbabile” che il COVID-19 sparirà per sempre.

”Sradicare questo virus dal mondo proprio ora rassomiglia molto a cercare di pianificare la costruzione di un sentiero di pietre per la luna”, ha affermato Michael Osterholm, epidemiologo dell’Università del Minnesota a Minneapolis. ”È irrealistico“.

”D’ora in poi è la nostra vita, a ondate”, ha riconosciuto lo zar israeliano del coronavirus Salman Zarka. Zarka ha già preparato dei piani per imporre una quarta dose agli Israeliani.

Le imposizioni per il COVID verranno rinforzate digitalmente

Mentre i richiami vaccinali di routine imposti dallo Stato possono sembrare sgradevoli per molti, se non completamente insopportabili per altri, l’incubo rappresenta l’occasione di una vita. A partire da maggio 2020, sole sette settimane dopo che la pandemia era stata dichiarata, il miliardario americano Bill Gates prevedeva che” prima o poi avremo dei certificati digitali per vedere chi è guarito o è stato testato di recente, o quando abbiamo un vaccino, chi lo ha ricevuto”.

Ora, più di un anno dopo, un numero crescente di governi locali e nazionali richiede una qualche forma di prova digitale della vaccinazione o dell’immunità naturale contro il COVID-19.

A coloro che vogliono viaggiare in Canada, per esempio, viene richiesto di scaricare una app che verifica lo stato di vaccinazione dei viaggiatori in entrata. Il governo prevede anche di introdurre un passaporto federale digitale vaccinale per tutto il Canada nei prossimi mesi.

Quando l’Unione Europea (UE) aprì ai turisti stranieri questa estate, introdusse un “Certificato Digitale COVID” che consentiva l’ingresso a coloro vaccinati contro il COVID-19, a coloro che risultano negativi al test o a coloro che si erano recentemente ripresi da un’infezione. Il “Certificato Verde Digitale” proposto è stato promosso come un modo per facilitare la libera circolazione sicura all’interno dell’UE durante la pandemia.

Il governo francese ha stretto una partnership con una società di tecnologia biometrica chiamata IDEMIA per ”rendere più facile per i suoi cittadini dimostrare la propria identità ed effettuare transazioni online usando uno smartphone“. La nuova applicazione ”consentirà ai cittadini francesi di posizionare la propria carta d’identità elettronica nazionale [introdotta in Francia nell’ambito della risposta al COVID-19 nell’agosto 2021] … sul retro del proprio smartphone e avere immediatamente conferma della propria identità“. IDEMIA sta anche aiutando la Francia a certificare i dati sull’immunità dei viaggiatori con la sua suite Health Travel Pass.

Gli Stati Uniti accettano ancora le tessere di vaccinazione cartacee e il presidente Biden ha insistito sul fatto che non ci sia una app a livello nazionale per i posti di lavoro. Tuttavia, sette Stati (California, New York, Louisiana, Colorado, Illinois, New Jersey e Hawaii) hanno già implementato applicazioni che certificano la vaccinazione COVID-19 e hanno vari gradi di obblighi vaccinali per il Covid-19 sul posto/a livello locale.

ImmunaBand, un braccialetto indossabile, la cui missione aziendale è ”avvicinare un po’ il mondo in tempo di pandemia da COVID-19 e consente di dimostrare al mondo il vostro stato di vaccinazione/status vaccinale“, è stato approvato anche dalla città di New York come prova di vaccinazione.

“Nel tipico modo americano, il governo degli Stati Uniti sta relegando la creazione di certificati di vaccinazione digitali al settore privato”, ha affermato Data & Society, organizzazione no profit.

In effetti, dietro l’impulso per i passaporti vaccinali digitali c’è una cricca di istituzioni neoliberali sovranazionali guidate da donatori oligarchici dell’industria tecnologica.

Interessi aziendali elitari dietro i passaporti digitali COVID

Le mega società per azioni, le istituzioni finanziarie internazionali e le fondazioni private sostenute da miliardari hanno svolto un ruolo vitale nel fare attività di lobbying per i passaporti vaccinali digitali e nel rendere effettivi gli stessi.

Il promettente sistema di passaporto sanitario globale è stato coordinato sotto l’egida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) facente parte dell’ONU. Tuttavia, questa istituzione (l’OMS) è così intrecciata con ricchi interessi privati ​​che difficilmente può essere caratterizzata come un organismo di sanità “pubblica”.

Come l’ex direttore dell’OMS Margaret Chan ha detto alla regista Lilian Franck,” Solo il 30% del mio budget è costituito da fondi prevedibili. Per il restante 70%, devo prendere un cappello e viaggiare per il mondo supplicando denaro. E quando ci danno dei soldi, è estremamente legato alle loro preferenze, a ciò che a loro piace”.

Il primo tra questi finanziatori privati ​​è il secondo uomo più ricco del mondo, Bill Gates, e la sua Fondazione Bill e Melinda Gates, che risulta essere il secondo donatore dell’OMS.

La Gates Foundation ha recentemente contribuito a finanziare un documento dell’OMS che fornisce ”guida all’implementazione” per le certificazioni vaccinali in tutto il mondo. Gli autori hanno creato questo documento assieme alla Fondazione Rockefeller e con l’assistenza di diversi rappresentanti di alto livello della Banca Mondiale.

Secondo Foreign Affairs, ”Poche delle iniziative politiche o normative standard stabilite dall’OMS sono annunciate prima di essere state esaminate non ufficialmente dallo staff della Gates Foundation“. Oppure, come altre fonti dissero a Politico nel 2017, ”le priorità di Gates sono diventate quelle dell’OMS“.

Anche il World Economic Forum (WEF) è in prima linea nel passaggio ai certificati digitali. ”Il Forum fa parte del gruppo di lavoro dell’OMS per riflettere su questi standard [requisiti del certificato vaccinale] e pensare a come sarebbero usati“, si legge in un articolo del WEF risalente a maggio 2021.

Sulla carta, il WEF (noto anche come l’Organizzazione Internazionale per la Cooperazione Pubblico-Privato) è una ONG e un “think tank” impegnato a migliorare lo stato del mondo . In realtà, è una rete internazionale di alcune delle persone più ricche e influenti del pianeta. Il Forum si posiziona come opinion leader del capitalismo mondiale.

L’organizzazione è meglio conosciuta per il suo raduno annuale della classe dirigente globale/ a livello globale. Ogni anno, manager di hedge fund, banchieri, amministratori delegati di multinazionali, rappresentanti dei media e capi di Stato si riuniscono a Davos per “determinate le agende globali, regionali e industriali“. Come ha detto Foreign Affairs, ”il WEF non ha un’autorità formale, ma è diventato il principale forum delle élite per discutere di idee politiche e relative priorità per realizzarle“.

Nel 2017, l’economista tedesco e fondatore del WEF Klaus Schwab introdusse il concetto di ”Quarta rivoluzione industriale” con il titolo del libro che pubblicò quell’anno. La Quarta Rivoluzione Industriale (4RI), secondo Schwab, rappresenta l’attuale ”rivoluzione tecnologica” che sta cambiando il modo in cui le persone ”vivono, lavorano e si relazionano tra loro“, e con implicazioni ”diverse da qualsiasi cosa l’umanità abbia vissuto”.

Per lui, la Quarta Rivoluzione Industriale è la “fusione dei mondi a livello fisico, digitale e biologico”. Schwab ha persino detto che la Quarta Rivoluzione Industriale condurrà inevitabilmente verso il transumanesimo, o la modificazione del genoma umano.

Nel gennaio 2021, secondo Forbes, diversi partner del WEF, tra cui Microsoft, Oracle, Salesforce e molti altri “pesi massimi”, annunciavano una partnership per lanciare l’Iniziativa Per La Credenziale Vaccinale (Vaccine Credential Initiative – VCI), allo scopo di sviluppare strumenti di autenticazione digitale riguardanti le immunità da vaccinazioni.

Puntando ad istituire un’unica “tessera sanitaria SMART” per tutto il mondo, la VCI pretende che le proprie tessere sanitarie SMART vengano riconosciute “al di sopra dei confini organizzativi e giurisdizionali”.

Negli USA, alcuni Stati stanno già dislocando le tessere sanitarie SMART sviluppati dalla VCI. Queste tessere sanitarie SMART hanno gettato le basi per uno standard nazionale de facto per le credenziali vaccinali.

”Se un numero sufficiente di Stati adottasse questa tecnologia, potrebbe diventare uno standard nazionale de facto e sollevare l’amministrazione Biden dal dovere definire requisiti federali per scopi nazionali“, faceva notare Politico.

L’ultima versione di iOS di Apple, iOS 15, include persino il supporto per la SMART Health Card

A partire da oggi, coloro che hanno ricevuto un vaccino in California, Hawaii, Louisiana, New York, Virginia o in certe contee del Maryland possono ottenere una tessera sanitaria SMART dallo Stato.

Nella maggior parte degli altri Stati, la tessera sanitaria SMART è disponibile per coloro che sono stati vaccinati in una delle più di 17.100 farmacie facenti parte delle catene farmaceutiche CVS, Walgreen o Rite Aid, diffuse su scala nazionale.

”Più Stati, farmacie e sistemi sanitari inizieranno molto presto ad emettere tessere sanitarie SMART“, promette il sito di Commons Project, uno dei fondatori dell’iniziativa VCI.

L’amministratore delegato di Commons Project Paul Meyer è un ”giovane leader” del World Economic Forum.

In India, gli oligarchi tecnologici usano il sistema di identificazione digitale per imporre il credito sociale ai poveri delle zone rurali, dando origine a esclusione sociale e persino alla morte

Nel 2015, la Gates Foundation ha fornito il capitale iniziale per un progetto della Yale School of Public Health che sarebbe diventato noto come Khushi Baby. Attualmente organizzazione senza scopo di lucro, Khushi Baby realizza collane dotate di microchip da far indossare a un bambino in qualsiasi momento per tenere traccia del loro stato vaccinale e stabilire un monitoraggio continuo dalle prime vaccinazioni fino all’età adulta. L’organizzazione no-profit afferma che ora sta utilizzando i dati provenienti da più di 35.000 villaggi in India per creare algoritmi che ”prevedono i risultati sanitari per le madri e i bambini“.

Nel 2016, IDEMIA, l’azienda di sicurezza che ora lavora con il governo francese sulle vaccinazioni e la relativa verifica di identità, progettò collane dotate di microchip. Queste collane sono state usate per tracciare i dati sanitari di 13 milioni di persone in India dall’inizio della pandemia.

Questi programmi sono stati immessi sul mercato da consulenti aziendali come strumenti essenziali per migliorare l’uguaglianza e l’inclusione nei Paesi del Sud del mondo. ”L’identificazione digitale è la chiave per una crescita inclusiva“, sosteneva McKinsey, la società di consulenza globale, nel 2019.

”Qualcosa come un miliardo di persone potrebbero essere finanziariamente più inclusi e partecipativi”, ha affermato Mike Kubzansky, managing partner della rete Omidyar del fondatore di Ebay e magnate dei media Pierre Omidyar, durante un panel del WEF che esplorava come ”l’Identificazione Digitale Offre una Significativa Opportunità per la Creazione di Valore”.

Come Gates, Omidyar ha pesantemente investito nel progresso dell’identificazione digitale e dei sistemi valutari attraverso la sua rete Omidyar, che collabora con il World Economic Forum sulla Good ID Initiative.

Uno sguardo più da vicino alla spinta verso l’”inclusione” da parte dei colossi aziendali rivela che il loro linguaggio altruistico è poco più di una copertura di pubbliche relazioni per motivi di puro profitto, con conseguente emarginazione e persino morte per molti di coloro coinvolti nei loro sistemi di identità digitale.

Oltre a servire come luogo per il progetto Khushi Baby, l‘India è diventata un laboratorio per il tracciamento digitale e i sistemi di identificazione. Con il supporto di travestimenti capitalistici occidentali come la Gates Foundation e la Banca Mondiale, il Paese è diventato il sito del più grande database di identità digitale del mondo, noto come Aadhaar.

Il sistema Aadhaar è indicato con una serie di 12 cifre che serve come prova di identità e di indirizzo, fra gli altri segni evidenziatori, ovunque in India. Fino a oggi, un miliardo e trecento milioni di indiani sono stati iscritti nel sistema, il che lo rende il più grande database di identificazione biometrica mai costruito. Contiene le scansioni dell’iride e le impronte digitali di entrambe le mani di ciascun utente. La tecnologia per questo sistema è stata fornita da nessun altro che la società di sicurezza francese IDEMIA.

Aadhaar fu reso effettivo nel 2014, l’anno in cui Narendra Modi, un sostenitore del libero scambio e della tecnologia, è salito alla carica di primo ministro. Il suo creatore, il miliardario della tecnologia Nandan Nilekani, è stato soprannominato ”il Bill Gates di Bangalore“, celebrato da entusiasti della globalizzazione come Thomas Friedman, e salutato nientemeno che da Gates come un ”eroe” altruista. La Gates Foundation ha collaborato con Nilekani al suo progetto ”Co-impact” assieme alla Skoll Foundation del miliardario Jeffrey Skoll, co-fondatore di eBay.

“Aadhaar è una risorsa enorme per l’India”, così ne parlava calorosamente Bill Gates in un’intervista del 2019 sul network indiano Times Now. “Il fatto che si possano fare pagamenti digitali e aprire un conto bancario così facilmente, l’India è un Paese leader in questo settore. Ci sono enormi vantaggi nel poter far arrivare il denaro digitale emesso dal governo direttamente al beneficiario”.

Ma dietro la propaganda neoliberale, il sistema di identificazione digitale Aadhar di Nilekani ha devastato le vite delle popolazioni più vulnerabili e stigmatizzate dell’India.

Nello Stato orientale indiano di Jharkhand, un’ondata di morti si verificò nel 2017 quando i cittadini impoveriti furono esclusi dalle razioni di cibo sovvenzionate dal governo per mezzo del sistema Aadhaar. In parecchi casi, le vedove anziane si sono viste negare il riso per diversi mesi perché il sistema non riconosceva le scansioni delle loro impronte digitali.

Circa nello stesso periodo, tre fratelli morirono di fame dopo non essersi registrati correttamente nel sistema di identificazione digitale Aadhaar e successivamente furono negate loro le razioni per sei mesi. La stessa crudele sorte toccò alla famiglia Kumari, che non riuscì a ottenere un’identità digitale nel sistema di identificazione digitale Aadhaar, perse la sua tessera alimentare e videro la figlia undicenne Santoshi morire di fame.

“Molte persone in Jharkhand sono state vittime di una simile perdita di diritti alimentari durante gli ultimi mesi”, riportava India’s Scroll, un quotidiano indiano online. “La ragione principale è che l’autenticazione biometrica, alla base del sistema di identificazione digitale Aadhaar, è ora obbligatoria in circa l’80% dei negozi che erogano le razioni alimentari nello Stato di Jharkhand”.

Secondo India’s Scroll, un campione casuale di 18 villaggi in cui l’autenticazione biometrica era obbligatoria rivelò che uno sbalorditivo 37% dei titolari della carta non poterono accedere alle loro razioni alimentari.

Oltre a far sì che il sistema di identificazione digitale Aadhaar sia diventato la chiave per ottenere servizi governativi, il governo Modi ha integrato i dati raccolti da tale sistema per istituire un “database a 360 gradi” che “traccia automaticamente quando un cittadino si sposta fra le città, quando cambia lavoro o acquista una nuova proprietà”, secondo quanto riferito dall’Huffington Post.

Quando il Covid-19 raggiunse l’India all’inizio del 2020, Nilekani propose di impiegare Aadhaar come base per un programma di vaccinazione e tracciamento anti-Covid. “Dobbiamo assicuraci che tutti ricevano un certificato digitale con la data di vaccinazione, il nome del vaccino e attraverso quale fornitore e la località in cui è stato somministrato”, Nilekani dichiarò nel 2020.

Come era prevedibile, il sistema di sorveglianza di massa di Nilekani ha dimostrato di essere molto più efficace nel raccogliere dati che nel proteggerli. Nel 2018, il quotidiano Indian Tribune fu in grado di acquistare le informazioni personali di quasi tutti gli utenti di Aadhaar tramite venditori anonimi su WhatsApp. Il processo richiese solo dieci minuti e costò circa sei dollari, secondo quanto riferito dal quotidiano stesso.

Le violazioni seriali del sistema della privacy hanno persino spinto alcuni indiani HIV positivi a ritirarsi dai programmi di trattamento antiretrovirale che richiedono la carta Aadhaar. Sebbene venga detto che l’adesione a Aadhaar è su base volontaria, le persone con HIV si sono lamentate con i media indiani di aver subito pressioni per iscriversi al programma di identificazione digitale e di essere state minacciate di perdita dei servizi medici.

I sostenitori della privacy negli Stati Uniti indicano i programmi di identità nazionale digitale come quelli di Aadhaar come giganteschi strumenti di sorveglianza che gettano le basi per un sistema di credito sociale.

Parlando al Comitato per i servizi finanziari della Camera degli Stati Uniti nel luglio 2021, Elizabeth Renieris, del Technology Ethics Lab di Notre Dame, lanciò un avvertimento: “In India, il numero Aadhaar è in grado di tracciare la tua attività in ogni aspetto della tua vita, dall’impiego lavorativo che svolgi all’assistenza sanitaria, alla scuola, praticamente tutto quello che fai. Non puoi conservare autonomia in settori specifici della tua vita. Non puoi separare la tua reputazione personale e professionale. Non puoi avere questo genere di identità personale contestualizzata. Penso che ciò sia davvero problematico.”

“Dobbiamo evitare di costruire sistemi di identificazione digitale e infrastrutture in un modo che ulteriormente espande e rafforza lo stato di sorveglianza, come fa il sistema di identità nazionale in India”, ha continuato Renieris.

Ma è l’aspetto onnicomprensivo di credito sociale di Aadhaar che ha reso Bill Gates così appassionato del sistema.

Parlando ai più alti decisori politici dell’India nel 2016, il secondo uomo più ricco del mondo dichiarò: “Nel corso del tempo, tutte queste transazioni creano un’impronta e quindi quando fai domanda di credito, l’abilità di accedere ai dati storici che hai pagato le tue bollette in tempo, che hai risparmiato soldi per l’istruzione dei tuoi figli, tutte quelle cose nella tua traccia digitale, di cui si è avuto accesso in modo appropriato permettono al mercato del credito di valutare adeguatamente il rischio.”

ID4D espande l’identificazione digitale per tracciare più attività umane che mai

Nel 2016, la Fondazione Gates ha stanziato finanziamenti per un progetto della Banca Mondiale chiamato Identity for Development (ID4D) Initiative con lo scopo dichiarato di portare “l’approccio Aadhaar ad altri Paesi”.

Finora, la Banca Mondiale ha investito 1,2 miliardi di dollari nell’iniziativa ID4D , con l’obiettivo ufficiale di creare “sistemi di identificazione che utilizzino soluzioni del 21° secolo”.

Tra i quattro partner finanziari che stabilirono l’iniziativa c’erano due familiari organizzazioni finanziate da Big Tech: The Gates Foundation e The Omidyar Network, assieme all’Australian Aid e UK Aid. Secondo la Banca Mondiale, in particolare, “i contributi che hanno funto da catalizzatore” della Fondazione Gates trasformarono il progetto da un’idea a un’iniziativa funzionale della Banca Mondiale.

Nilekani di Aadhaar siede attualmente nel consiglio consultivo dell’Iniziativa ID4D.

Secondo la Banca Mondiale , ID4D “promuove l’uso di sistemi di identificazione digitale per la libera circolazione e la fornitura di servizi, creando collegamenti tra i sistemi che permettono agli utenti di autenticarsi per servizi chiave come la ricezione di pagamenti di trasferimento sociale, il completamento di transazioni finanziarie, e l’attraversamento di confini”.

I materiali promozionali inquadrano questa impresa come una causa umanitaria incentrata sull’aiuto alle donne povere e sull’inclusione nell’economia moderna delle persone senza un conto in banca come rifugiati e migranti.

Tuttavia, uno sguardo più attento ai sostenitori dell’iniziativa e alla loro agenda rivela un obiettivo di lunga data dei capitani del capitalismo globale: creare un sistema di identità digitalmente caratterizzato che consenta a potenti istituzioni pubbliche e private di monitorare più attività umane che mai.

“L’ID digitale … può essere usato abilmente da piattaforme governative e commerciali per facilitare una varietà di transazioni digitali, inclusi i pagamenti digitali”, spiega la Banca Mondiale.

In un white paper dell’agosto 2021, la Banca Mondiale chiedeva alle nazioni africane di realizzare un “mercato digitale unico” e di allentare le normative sull’infrastruttura digitale per ridurre il rischio per gli investitori. Il documento rivelò le reali intenzioni dietro la spinta della Banca Mondiale per la chiusura del divario digitale: aprire il continente agli investimenti esteri. “La regolamentazione del governo”, dichiarava il documento, “ha bisogno di rendere scorrevole il percorso verso la trasformazione digitale nella regione”.

“Accelerando la trasformazione digitale dell’Africa, le aziende possono raccoglierne i benefici”, proclamava il World Economic Forum (WEF) in un articolo del 2020 intitolato “L’Africa ha il potenziale per rilanciare la crescita globale”.

“Ci saranno […] opportunità lucrative in Algeria, Angola, Etiopia, Ghana, Kenya, Marocco, Sudan e Tunisia … una buona scommessa per le aziende che cercano di entrare in nuovi mercati”, consigliava il WEF.

Come ha scritto di recente il World Economic Forum, ” Il COVID-19 ha evidenziato i vantaggi della creazione di un’economia digitale”. Tuttavia, i vantaggi di cui parla il gruppo probabilmente ricadranno dalla parte dei suoi portatori di interessi (stakeholder).

I partner della “Piattaforma per una buona identità digitale” del World Economic Forum includono l’azienda di identificazione biometrica Accenture, Amazon, Barclays Bank, Deutsche Bank, HSBC Bank, Mastercard, l’azienda di tecnologia biometrica Simprints e il gigante del credito Visa.

Gli stakeholder dell’iniziativa rappresentano i principali beneficiari di un sistema di identificazione biometrica imposto al Sud del mondo, con le multinazionali finanziarie occidentali svolgenti la funzione di porta d’accesso per i suoi abitanti per partecipare all’economia globale.

Il WEF ha anche reso chiaro che l'”obiettivo finale” della sua agenda è espandere il modello stabilito in India fino a quando ogni persona nel mondo possiede un ID digitale unico.

In un articolo intitolato “L’ID digitale è il catalizzatore del nostro futuro digitale”, Mohit Joshi , un “giovane leader” del WEF, sosteneva che “i governi dovrebbero utilizzare [Aadhaar] per ottimizzare la fornitura di servizi e pagamenti e aumentare in modo massiccio l’inclusione finanziaria.”

In un documento separato, comunque, il WEF ammise che il nuovo sistema digitale non fornirà necessariamente agli utenti la liberazione che è stata loro promessa: “L’identità digitale della quarta rivoluzione industriale determinerà a quali prodotti, servizi e informazioni possiamo accedere – o, al contrario, ciò che ci è precluso”, ha affermato il WEF.

ID2020 usa a proprio vantaggio le vaccinazioni per spingere “oltre un livello distopico” i sistemi di identificazione e i pagamenti digitali

Nel 2016, la Global Alliance for Vaccines and Immunization (GAVI) di Bill Gates, Microsoft, Accenture e la Rockefeller Foundation hanno costituito un nuovo consorzio per fornire certificati di identificazione digitale ai bambini in età infantile quando riceveranno le vaccinazioni di routine. Lo chiamarono ID2020, indicandolo incidentalmente per l’anno in cui una pandemia globale sarebbe stata dichiarata.

ID2020 dice che è “concentrato a essere a capo dello standard di identità biometrica digitale a livello globale” e sostiene che gli ID digitali condurranno all'”indipendenza finanziaria”.

I partner dell’iniziativa ID2020 includono il gigante delle carte di credito MasterCard e Simprints, un’azienda di tecnologia biometrica supportata dall’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID, una tradizionale organizzazione di copertura per l’intelligence statunitense.

Il progetto “community pass” di MasterCard mira a catturare i dati biometrici di 30 milioni di individui in zone remote dell’Africa nei prossimi tre anni e a dargli una smart card biometrica, la MasterCard Community Pass, che a sua volta fornirà gli Africani di un’identità biometrica digitale e di un conto bancario digitale.

ID2020 è attualmente in funzione in Bangladesh , dove amministra la registrazione biometrica e il sistema di identificazione digitale per i bambini in età infantile quando ricevono le vaccinazioni di routine. L’amministratore delegato di GAVI, Seth Berkely, ha detto che pianifica di espandere il programma in tutto il mondo sottosviluppato, lavorando con multinazionali come Facebook e MasterCard per vincolare lo stato di vaccinazione a un sistema di identificazione biometrica.

“L’89 per cento dei bambini e degli adolescenti senza identificazione vive in paesi supportati da GAVI”, affermava Berkley . “Siamo entusiasti del potenziale impatto di questo programma non solo in Bangladesh, ma come qualcosa che possiamo replicare in tutti i Paesi con requisiti idonei a far parte di GAVI”.

Con la dichiarazione dell’OMS di una pandemia globale nel marzo 2020, è arrivata un’opportunità senza precedenti per le forze che fanno avanzare gli ID digitali. Come Andrew Bud, amministratore delegato della società di tecnologia biometrica e appaltatore del Dipartimento della Sicurezza Interna iProov, che così si entusiasmava, “L’evoluzione dei certificati vaccinali guiderà effettivamente l’intero campo dell’identità digitale in futuro. Quindi, di conseguenza, non si tratta solo di Covid, si tratta di qualcosa di persino più grande”.

Entro l’anno successivo, ID2020 e l’azienda di identificazione biometrica partner di USAID, Simprints, avevano usato a proprio vantaggio i fondi della Gates Foundation per pubblicare un articolo intitolato ” Consegna di vaccini COVID-19: un’opportunità per organizzare sistemi per il futuro “. Gli autori sostenevano che i vaccini COVID-19 nel Sud del mondo avrebbero potuto essere utilizzati come “potenziale leva” per fornire sistemi di identificazione biometrici digitali.

Hanno continuato ammettendo che tali sistemi biometrici digitali sarebbero rimasti in vigore molto tempo dopo la fine della pandemia di COVID-19 e sarebbero stati sfruttati per una serie di scopi dopo il lancio: “La biometrica ha il vantaggio di essere agnostica rispetto al caso d’uso”, i co-autori scrivevano, “nel senso che può connettere diversi sistemi durante o anche dopo il lancio”.

Elizabeth Renieris del Notre Dame-IBM Tech Ethics Lab rassegnò le dimissioni dal ruolo di consulenza tecnica per ID2020, citando “i rischi per le libertà civili” dopo che l’iniziativa si mise in alleanza con i giganti della tecnologia per progettare passaporti di immunità COVID supportati dalla tecnologia blockchain ancora in fase sperimentale.

Renieris proseguì nel denunciare il promettente sistema di identificazione digitale come un incubo per le libertà civili: “La prospettiva di limitare severamente i diritti e le libertà fondamentali degli individui attraverso piani insensati di ‘passaporti di immunità’ o certificati simili, in particolare quelli che farebbero leva su prematuri standard e su una tecnologia altamente sperimentale e potenzialmente lesiva dei diritti come la blockchain, va oltre la distopia”.

Gli esperti di ID digitali prendono di mira i poveri del mondo

Mentre collegare un’identità biometrica digitale alle finanze degli individui è quasi certo che escluda un sacco di gente, e ne ha persino ucciso alcuni tagliando fuori dai servizi governativi i cittadini in stato di povertà, gli istituti finanziari e creditizi predatori vedono la tecnologia come il mezzo perfetto per capitalizzare su mercati non sfruttati e in via di sviluppo.

Un rapporto del settembre 2021 di BankServAfrica, la più grande stanza di compensazione automatizzata di pagamenti digitali in Africa, che è diretta da ex manager di MasterCard, VISA e IBM, sollecitava il Sudafrica ad adottare un sistema di identificazione digitale biometrico.

Il rapporto proclamava: “È arrivato il momento per i consumatori, gli investitori e i settori pubblico e privato di lavorare insieme per raggiungere l’obiettivo comune di attivare un’identità digitale solida, sicura e fidata per il Sudafrica”.

La piattaforma di pagamento digitale di BankServAfrica è attualmente testata in Namibia, Zimbabwe e Tanzania con il supporto finanziario della Banca mondiale, dell’USAID e della Bill & Melinda Gates Foundation.

“La pandemia di COVID-19 ha dimostrato quanto sia critico un sistema di identificazione digitale”, insisteva a dire il Direttore Commerciale di BankServAfrica.

Il rapporto di BankServAfrica sosteneva che un solido sistema di identificazione digitale biometrica aiuterà il Sudafrica a realizzare “processi FICA [sistema di punteggio per il credito] più semplici” e “un mercato del credito al consumo equo, trasparente, competitivo, sostenibile, responsabile, efficiente ed efficace”.

Ma dietro la nobile retorica neoliberista schierata dall’industria finanziaria si trova un indecente storia di affarismo e invasione della privacy su vasta scala.

Nel 2007, Vodafone e Safaricom lanciarono mPesa, un sistema che consente digitalmente agli utenti di depositare, prelevare, trasferire e pagare. Il progetto fu “in grado di rendere disponibile credito e capitale per la crescita a milioni di persone che non hanno mai avuto accesso al credito prima”, secondo Areiel Wolanow , che guidava il team che progettò e costruì il motore di valutazione del credito per mPesa in Kenya.

Ma uno studio dell’economista Alan Gibson rivelò che fu il settore finanziario, non la popolazione rurale del Sud del mondo, a beneficiare veramente di mPesa. Nel frattempo, le condizioni di vita dei più poveri partecipanti al sistema non sono migliorate affatto: “Quello che è indiscutibile è che il lato dell’offerta del mercato finanziario ha beneficiato molto dagli ultimi dieci anni. Le vendite delle banche sono aumentate di 2,5 volte e gli utili di 3,5 volte, con aumento anche dei margini di profitto; gli anni dell’inclusione sono stati senza dubbio anni buoni per le banche. Questo apparente contrasto tra un cospicuo successo dal lato dell’offerta e un’economia ancora povera … solleva interrogativi sul ruolo del settore finanziario. In particolare, ci porta alle domande su chi/cosa è lì per servire e sugli incentivi che determinano il comportamento”.

In un’ulteriore accusa riguardante gli schemi di pagamento digitali apparentemente “inclusivi”, la Rivista di Economia Politica Africana scoprì che “la maggior parte di questo valore [mPesa] non va ai poveri. Piuttosto, tale tecnologia finanziaria è chiaramente progettata per risucchiare valore e depositarlo nelle mani di una ristretta élite finanziaria digitale globale che sono le forze principali dietro la rivoluzione di questa tecnologia finanziaria.

Nonostante l’evidenza di una crescente disuguaglianza, Bill Gates – la cui fondazione spende centinaia di miliardi di dollari per promuovere servizi finanziari digitali per i poveri – si profuse in salamelecchi per mPesa.

“M-Pesa è un eccellente programma”, così su Twitter Bill Gates ne parlava calorosamente in uno dei suoi parecchi tweet a favore del sistema di pagamenti digitale.

Gates si agganciava a un articolo che promuove il programma della National Public Radio, l’emittente pubblica statunitense che ha ricevuto oltre 17,5 milioni di dollari da Gates mentre pubblicava centinaia di articoli di elogio a favore del miliardario della tecnologia e delle sue iniziative in tutto il mondo.

Negli Stati Uniti, nel frattempo, la campagna ID2020 di Gates ha collaborato con le forze che mandano avanti un sistema che registra lo stato vaccinale degli Americani con la stessa società che calcola il loro punteggio di credito finanziario.

L’industria del credito statunitense e le organizzazioni di identificazione dell’immunità digitale collaborano sulle “enormi opportunità per il settore commerciale”

In Illinois, ai residenti è attualmente richiesto di verificare di aver ricevuto il vaccino COVID-19 attraverso un portale online chiamato Vax Verify che funzionerà insieme al passaporto vaccinale di imminente attuazione a Chicago.

Per registrare l’avvenuta vaccinazione, i residenti dell’Illinois si devono rivolgere a Experian, il leader mondiale per il servizio di punteggio sul credito.

Il portale Vax Verify sta già incontrando resistenze per aver fornito informazioni imprecise sullo stato vaccinale. È anche argomento di serie preoccupazioni sulla sicurezza, dato il primato di infrazioni di Experian che fece trapelare i dati personali di milioni di cittadini dal Brasile al Sud Africa.

Inoltre, il portale online richiede che qualsiasi residente con un blocco del credito debba sbloccarlo con Experian prima di registrare l’avvenuta vaccinazione.

“L’uso di Experian è certamente uno dei peggiori [passaporti vaccinali] che abbia visto fino ad ora”, commentò a Yahoo News il direttore tecnico della Electronic Frontier Foundation, Alexis Hancock.

Dopo che l’Illinois è diventato il primo Stato degli USA a forgiare una relazione formale tra le certificazioni vaccinali e Experian, Bill Foster, membro del Congresso dell’Illinois e il prediletto dell’industria finanziaria, ha proposto una legislazione che vorrebbe imporre un sistema di identificazione biometrico digitale all’intera popolazione americana.

L’Improving Digital Identity Act del 2021, proposto da Foster a luglio, richiede al settore pubblico, e in particolare al Dipartimento della Difesa Nazionale, di collaborare con il settore privato per sviluppare una nuova infrastruttura di identificazione digitale biometrica per gli Stati Uniti.

Nel novembre 2020, l’ID2020 sponsorizzato da Gates fornì a Foster un forum online per promuovere il suo disegno di legge. Durante l’evento, il membro del Congresso esortò per un “fidato sistema di certificati di immunità digitale biometrico” spiegando nel mentre che il suo disegno di legge otterrebbe i dati biometrici da ogni cittadino in modo che le società private possano “usarlo a proprio vantaggio” per generare enormi profitti.

“Una volta che il governo avrà [preso] da te quei dati biometrici piuttosto seri, ci saranno enormi opportunità per il settore commerciale per usarli a proprio vantaggio”, diceva. “E per cercare di dare il via a tutto questo, ho introdotto l'”Improving Digital ID Act'”.

Le società bancarie e di carte di credito sono fra i tanti “settori commerciali” che il progetto di legge Foster beneficerà attraverso i sistemi di identificazione biometrici digitali. Il disegno di legge afferma chiaramente che il sistema di identificazione aziendale darà a “persone che usano a malapena i servizi bancari e a quelle del tutto sprovviste di servizi bancari un migliore accesso ai servizi finanziari digitali”, mimetizzando l’apertura dei mercati per i giganti della finanza nello stesso linguaggio vigile riguardo alle ingiustizie sociali che viene usato da ID4D e ID2020.

Ma mentre gli oligarchi dell’alta tecnologia e i loro partner nei settori finanziario e della sicurezza nazionale usano a proprio vantaggio l’epidemia da coronavirus per istituire un redditizio apparato di monitoraggio digitale, il dissenso sta esplodendo nei Paesi in cui i passaporti vaccinali hanno iniziato a escludere milioni di persone.

Scoppiano proteste contro i passaporti vaccinali e contro “persone che hanno ben poco a che fare con il Parlamento”

A New York City, l’epicentro del lancio del passaporto vaccinale negli Stati Uniti, dove nel 2020 più dell’80% di tutti gli arresti per distanziamento sociale a causa del Covid sono stati eseguiti contro residenti neri, le tensioni latenti degenerarono quando tre clienti neri iniziarono una zuffa con il personale di Carmine’s, un ristorante dell’Upper West Side che gli impedì di cenare essendo sprovvisti di certificato vaccinale.

L’incidente incitò la condanna di una succursale locale del movimento Black Lives Matter, che accusò le autorità cittadine di sfruttare l’obbligo di indossare le mascherine e di esibire i passaporti vaccinali per escludere e incarcerare i residenti neri. “Quello che qui stiamo vedendo è che la polizia del dipartimento di New York e i ristoranti stanno usando il certificato vaccinale come un motivo per discriminare i neri”, ha dichiarato l’attivista BLM Kimberly Bernard.

La Francia è stata il luogo di alcune delle più grandi proteste al mondo contro il sistema di passaporti vaccinali imposto sotto la sorveglianza dell’ex banchiere e presidente Emanuel Macron. Il 14 agosto, oltre 210.000 persone invasero le strade in più di 200 proteste in tutta la Francia contro il nascente regime di sicurezza biomedica.

Al di là dell’etichettatura dei manifestanti da parte dei media di regime come truppe d’assalto di estrema destra, il francese Le Monde li descriveva come “soli, accoppiati, con la loro famiglia o i loro amici, di tutte le età, bianchi, neri, impiegati, pensionati, alcuni vaccinati, altri che si rifiutano di vaccinarsi”.

La giornalista francese Pauline Bock faceva notare che nel suo Paese “l’unica categoria lavorativa esente dalla vaccinazione obbligatoria – la polizia – sarà quella che si assicurerà che tutti quanti gli altri obbediscano. La politica è matura per un cattivo uso autoritario”.

In Italia, nel frattempo, il presidente del Consiglio italiano ed ex presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi ha ordinato a tutti i dipendenti di aziende pubbliche e private di esibire un Green Pass attestante la vaccinazione per entrare nel loro posto di lavoro.

Il sistema di passaporti vaccinali Green Pass ha già escluso le persone non vaccinate da ristoranti e palestre, come pure da treni, autobus e voli nazionali in tutto il Paese. I numeri ufficiali del governo mostrano che il pass non è riuscito ad aumentare la diffusione del vaccino.

Con l’estensione del Green Pass ai luoghi di lavoro, gli Italiani sono insorti in alcune delle più grandi proteste che il mondo abbia visto contro il nascente regime di biosicurezza.

Il 9 ottobre, centinaia di migliaia di manifestanti si sono riversati nelle strade italiane da Roma a Trento per esprimere il loro rifiuto della politica di Draghi. A Roma, dove la polizia ha represso manifestanti pacifici con manganelli e scudi antisommossa, un gruppo di circa 20 teppisti di estrema destra attaccò un ufficio sindacale locale mentre la polizia stava ferma. Il ministro dell’Interno [sic] Carlo Sibilia sfruttò l’incidente per sostenere che “i gruppi neofascisti si nascondono dietro i cosiddetti No Vax”.

Il segretario di una fazione del Partito Comunista Italiano, Marco Rizzo, che ha condannato il sistema dei passaporti vaccinali come “uno strumento discriminatorio e divisivo che oppone l’uno all’altro”, gettava sospetti sull’accaduto.

In una dichiarazione del 10 ottobre, Rizzo avvertiva che l’incidente della “violenza fascista” avvenuto il giorno prima faceva direttamente il gioco del governo neoliberista e si interrogava se fosse in ballo una nuova “strategia della tensione”. Il leader comunista si stava riferendo alla strumentalizzazione sotto copertura dello Stato italiano dei militanti di estrema destra durante gli “anni di piombo” per fomentare la violenza e neutralizzare le organizzazioni marxiste.

Le manifestazioni si sono ora estese alla città portuale di Trieste, dove i lavoratori portuali hanno rifiutato di scaricare le merci fino a che il Green Pass venga revocato. Il 18 ottobre, la polizia italiana provò a interrompere lo sciopero dei lavoratori con idranti, gas lacrimogeni e una pesante repressione.

Due giorni prima che esplodessero in tutta Italia le proteste contro il Green Pass, il rinomato filosofo Giorgio Agamben comparve davanti alla Commissione Affari Costituzionali del Senato italiano per rilasciare una drammatica dichiarazione di opposizione al Green Pass.

Agamben è famoso soprattutto per il suo concetto di Homo Sacer, o nuda vita, in cui un individuo viene spogliato dei diritti e ridotto alla sua essenza biologica in un regime extra-legale giustificato dalla guerra o da altre emergenze. Quando le autorità italiane dichiararono il primo lockdown nel marzo 2020, il filosofo applicò questa teoria alle pesanti restrizioni del suo Paese.

“La caratteristica distintiva… di questa grande trasformazione che stanno tentando di imporre è che il meccanismo che lo rende formalmente possibile non è un nuovo corpus legislativo di leggi, ma uno stato di eccezione – in altre parole, non è un’affermazione di qualcosa, ma la sospensione delle garanzie costituzionali”, spiegava il filosofo nella prefazione alla sua raccolta di scritti del 2020 sul Covid-19, Dove siamo ora: l’epidemia come politica.

Nelle sue osservazioni davanti al Senato italiano, Agamben indicò un’agenda inquietante dietro la motivazione ufficiale per i passaporti vaccinali: “È stato detto da scienziati e medici che il Green Pass non ha nessun significato medico ma serve a costringere la gente a vaccinarsi. Penso invece che dobbiamo dire il contrario: che il vaccino è un mezzo per costringere la gente ad avere il Green Pass. Questo è, un espediente che permette di monitorare e tracciare gli individui, una misura senza precedenti».

Il filosofo concluse il suo discorso prendendo di mira le forze sovranazionali – Bill Gates, il World Economic Forum e la Rockefeller Foundation, fra gli altri – determinate a imporre un sistema di identificazione digitale e di credito sociale basato su alta tecnologia a quanta più popolazione umana possibile.

“Credo che in questa prospettiva – ha avvertito Agamben – sia più che mai urgente per i parlamentari considerare la trasformazione politica in corso, che a lungo andare è destinata a svuotare il Parlamento dei suoi poteri, riducendolo alla semplice approvazione – nel nome della biosicurezza – di decreti emanati da organizzazioni e persone che hanno ben poco a che fare con il Parlamento”.

Traduzione a cura della redazione

Gli autori:

Jeremy Loffredo è un giornalista di base a Washington, DC. Ha lavorato su vari documentari indipendenti a New York e già aveva prodotto notiziari presso RT America. Adesso sta producendo un documentario indipendente sul Green New Deal.

Max Blumenthal è direttore di The Grayzone, è un giornalista vincitore di premi giornalistici e autore di diversi libri, inclusi i più venduti “Republican Gomorrah”, “Goliath”, “The Fifty One Day War”, e “The Management of Savagery”. Ha prodotto ricerche per varie pubblicazioni, molti video reportage, e parecchi documentari, compreso “Killing Gaza”. Blumenthal ha fondato The Grayzone nel 2015 per far luce sul perpetuo stato di guerra degli USA e sulle sue pericolose ripercussioni interne.

Il bipolarismo tecnologico


“Quando il 6 dicembre 2018 la direttrice finanziaria del gigante cinese Huawei, Meng Wanzhou, figlia del fondatore Ren Zhengfei, venne arrestata a Vancouver, in Canada, in base a un mandato di arresto emesso dagli Stati Uniti per una presunta violazione delle misure di embargo economico all’Iran, il genio uscì definitivamente dalla lampada. La guerra commerciale decretata dall’amministrazione Trump è stata l’utile foglia di fico con cui gli Stati Uniti hanno coperto un ben più cogente obiettivo geopolitico: isolare gradualmente la Cina, frenare l’ascesa tecnologica dell’Impero di Mezzo, ritardarne la scalata in terreni dalle applicazioni decisive per i futuri assetti di potere del pianeta. Vistasi indietro nella gara, Washington ha sdoganato le armi a disposizione: sanzioni commerciali, moniti agli alleati, non a caso divenuti sempre più espliciti poco prima dell’arresto di Meng, a non utilizzare tecnologie cinesi , sfruttamento delle armi del geodiritto, richiamo alla sbandierata “comunità di destino” contro la minaccia posta dalla Cina comunista.
Lo spartiacque del caso Huawei è decisivo, perché da un lato rappresenta il momento in cui lo scontro USA-Cina si fa realmente nuovo bipolarismo e dall’altro rende palese la valenza geopolitica dello scontro al resto del mondo, costringendo, d’altro canto, Washington a rendere palese ciò che negli apparati di potere era già noto, a far cadere la presunta immaterialità e neutralità dei colossi digitali della Silicon Valley, in realtà da sempre intrinseci alle logiche del potere globale statunitense. I campioni nazionali statunitensi sono stati rapidamente arruolati nella guerra a Huawei e al resto dei rivali cinesi. Il mondo della tecnologia, abdicando alla mitologia del paradiso libertario californiano, non può negare il suo sostegno ai programmi governativi, che rappresentano una fetta considerevole dei suoi introiti. La Casa Bianca, per irreggimentare i campioni nazionali statunitensi in una fase di confronto con la Cina, ribadisce la logica della scelta di campo, rilanciando con decisione la matrice statunitense della rete supposta come globale. Invitando i grandi del digitale a una nuova collaborazione con solidi argomenti economici, sotto forma di appalti dal valore di decine di miliardi di dollari e sconti fiscali a tutto campo, il governo federale aggiunge solidi argomenti alla focalizzazione sulla sicurezza nazionale.
(…) Nella tecnologia stiamo dunque parlando di un vero e proprio scenario di matrice bellica, di un conflitto sotterraneo ma continuo che amplifica gradualmente la faglia tra Stati Uniti e Cina, provocando da un lato la costruzione di paradigmi tecnologici paralleli a mano a mano che l’innovazione avanza in forma divergente sulle due sponde del Pacifico; e, dall’altro, producendo un contesto caotico che vede Washington estrarre su scala globale rendite di posizione dall’attuale egemonia dei suoi colossi digitali (Google, Amazon, Facebook e Apple gestiscono ancora l’80% dei dati su scala globale) e Pechino creare, gradualmente, i più efficaci standard del futuro.”

Dall’omonimo articolo a firma di Andrea Muratore, in Eurasia. Rivista di studi geopolitici n. 4/2020, pp. 123-125.

Forze ed operazioni militari USA in Africa – una rassegna

Di Benjamin Cote in esclusiva per SouthFront

L’importanza delle Forze Militari in Africa
Il 4 ottobre 2017, forze nigerine e Berretti Verdi americani sono stati attaccati da militanti islamici durante una missione di raccolta di intelligence lungo il confine con il Mali. Cinquanta combattenti di una affiliata africana dello Stato Islamico hanno attaccato con armi di piccolo calibro, armi montate su veicoli, granate lanciate con razzi e mortai. Dopo circa un’ora nello scontro a fuoco, le forze americane hanno fatto richiesta di assistenza. I jet Mirage francesi hanno fornito uno stretto supporto aereo e i militanti si sono disimpegnati. Gli elicotteri sono arrivati per riportare indietro le vittime per l’assistenza medica.
Quando la battaglia finì quattro Berretti Verdi sono risultati uccisi nei combattimenti e altri due furono feriti. I sergenti maggiori Bryan Black, Jeremiah Johnson, Dustin Wright e il più pubblicizzato di tutte le vittime il sergente La David Johnson sono stati uccisi in missione. Il presidente Trump si è impegnato in uno scontro politicizzato con la vedova di Johnson e la deputata della Florida Federica Wilson in merito alle parole da lui usate in una telefonata consolante.
La battaglia politica sui commenti del Presidente Trump ha avuto l’effetto non intenzionale di spostare l’attenzione della nazione sulle attività americane in Africa. In precedenza il pubblico americano, e buona parte dell’establishment politico, mostrava scarso interesse o conoscenza delle missioni condotte dai dipartimenti di Stato e della Difesa all’interno delle nazioni africane in via di sviluppo. Il 5 maggio, un Navy SEAL era stato ucciso vicino a Mogadiscio mentre assisteva le forze somale nel combattere al-Shabaab. Questa morte è arrivata un mese dopo che l’amministrazione Trump aveva revocato le restrizioni sulle operazioni di antiterrorismo nelle regioni della Somalia.
Certamente l’evento non ha registrato la stessa attenzione del mainstream come la polemica circa il sergente Johnson; tuttavia, tutto rivela come l’Africa stia lentamente diventando un’area di interesse nazionale cruciale per gli Stati Uniti. Le questioni concernenti le nazioni africane riguardanti le minacce terroristiche sia esterne sia interne, così come i loro problemi economici, servono a garantire che i responsabili politici degli Stati Uniti si concentrino sul continente. Iniziative globali come la Combined Joint Task Force for Operation Inherent Resolve coinvolgono diverse nazioni africane fondamentali per combattere l’ascesa dell’estremismo islamico radicale. L’ascesa di gruppi estremisti coesi insieme all’espansione degli investimenti economici nell’Africa post-coloniale ha comportato un aumento dei dispiegamenti militari stranieri e americani nella regione. Continua a leggere

Dal Lingotto al Gattopardo

Kennst du das Land,
wo die Betrüger blühn?

L’uomo dell’anno, secondo Gianni Riotta, rivendica la sua appartenenza all’era cristiana e relega i metalmeccanici della FIOM e ogni suo avversario o critico all’era pre-cristiana.
C’è invece chi fa risalire i suoi comportamenti a quelli dei dinosauri del Giurassico Superiore.
A noi, afflitti da una visione geologica e storica più limitata, ricorda un personaggio letterario più recente, mirabilmente descritto mezzo secolo fa da Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne “Il Gattopardo”: il faccendiere rozzo e rampante Don Calogero Sedara che approfittando della decadenza della nobiltà latifondista siciliana e del subbuglio garibaldesco del 1860 arraffa terreni e quattrini, sposa la causa sabauda-piemontese, si dà una ripulita con il matrimonio della figlia con il principe Tancredi e diventa senatore del Regno.
Per mancanza di scrupoli, decisionismo, irresponsabilità sociale e violazione di norme, statuti e diritti dei lavoratori – i “ca’funi” di centocinquanta anni fa – l’italo-canadese Marchionne non ha nulla da invidiare al Sedara ma una cosa è certa: anche ai fini dell’immunità parlamentare non darà la scalata ad una delle due Camere.
(…)
Sono d’obbligo a questo proposito alcune meste considerazioni sul ruolo dell’informazione in Italia.
(…)
A nessun organo dell’informazione è passato per l’anticamera del cervello di chiedere non solo al giovin signore John Elkann ma alla miriade di eredi Agnelli, Rattazzi&Co. se si siano per il momento accontentati delle poche decine di milioni elargite loro in borsa dall’AD o se insistano per liquidare su due piedi non solo l’Alfa come sostiene la stampa tedesca ma l’intera FIAT auto italiana senza attendere i dodici mesi di grazia apparentemente chiesti loro dallo stesso AD. I “molti, maledetti e subito” degli eredi dell’avvocato costituiscono un ostacolo non irrilevante per il grande imbonitore alle prese con una Chrysler più decotta del previsto e con la scadenza del gennaio 2012 entro cui dovrà restituire in contanti ai Governi degli Stati Uniti, del Canada e alle banche americane sette miliardi e mezzo di dollari più un miliardo e novantanove milioni di interessi per evitare di far la fine di altri imbonitori italiani nella repubblica stellata come lo infamous salvatore della lira. Nessun giornalista italiano gli chiede come fa a scommettere a parole sul successo di modelli “gas guzzlers” riciclati come la SUV, Jeep Cherokee e la Chrysler 300 con il petrolio che marcia verso i cento dollari al barile o, all’altro estremo, della 500 che data l’obesità degli improbabili acquirenti USA richiederà come accessorio essenziale un apriscatole.
E gli interrogativi mai posti non si fermano qui: perché non si consultano quotidiani di poco tempo fa come il “Frankfurter Algemeine” o il “Frankfurter Rundschau” per ricordare a tutti quali furono i motivi che indussero il governo federale tedesco e il sindacato IG-Metal a sbattere la porta in faccia a Marchionne che voleva acquistare la Opel con impegni altrettanto aleatori di quelli assunti oggi con la Chrysler, per non parlare dei venti miliardi nella FIAT Auto sui quali “è offensivo” chiedere ragguagli di sorta?
(…)
Nell’expertise e nel patrimonio tecnologico portato in dote da Sergio Marchionne ha creduto solo il Presidente Obama che pur di salvare dalla disoccupazione 58.000 metalmeccanici di quegli Stati che gli avevano assicurato la vittoria nelle presidenziali avrebbe affidato la Chrysler al fratello di Bin Laden. E c’è da chiedersi perché nel maggio del 2007 la Daimler-Benz liquidò con una perdita secca di 600 milioni, a cui altre non meno gravose seguirono, il controllo della stessa compagnia e quale ruolo abbia avuto e tuttora probabilmente ha il gruppo finanziario “Cerberus Capital Management L.P.” nel fallimento (Capitolo 11 di bancarotta) del 2009 e poi nelle intese con la FIAT.
E’ mai possibile che nessuno dei giornali e telegiornali italiani abbia spedito un solo inviato alle locals del sindacato “United Automobile Workers, USA” o a quelle più agguerrite dello Stato canadese dell’Ontario per capire cosa pensi la base operaia degli enormi sacrifici accettati dai loro vertici sindacali? E’ possibile che vere e proprie pubblicità occulte vengano travestite da inchieste giornalistiche sulla stampa nazionale?
E’ ovviamente possibile perché la FIAT è la principale inserzionista pubblicitaria di quotidiani, periodici e TV nazionali, anche se da un paio di settimane la presentazione dei suoi prodotti è praticamente assente dai mass media mentre è diventata massiccia quella della concorrenza straniera.
Per concludere chiediamo venia a Johann Wolfgang Goethe per aver sostituito zitronen (limoni) con betrüger nel famoso interrogativo su citato che tradotto in italiano recita “Conosci tu il paese dove fioriscono i cialtroni?”.

Da Sergio Marchionne come Don Calogero Sedara, di Lucio Manisco.

[grassetto nostro]

Il “Grande Gioco” del XXI° secolo

Ripasso di inzio anno: i fronti dell’assalto USA/NATO al mondo, nelle parole di M. D. Nazemroaya.

L’invasione dell’Afghanistan
“L’invasione del 2001 dell’Afghanistan controllato dai talibani, è stata avviata con l’obiettivo di stabilire un punto d’appoggio in Asia centrale e una base di operazioni per isolare l’Iran, dividere gli eurasiatici uno dall’altro, per impedire la costruzione di gasdotti in corso attraverso l’Iran, per allontanare i Paesi dell’Asia centrale da Mosca, per prendere il controllo del flusso di energia dell’Asia Centrale e per soffocare strategicamente i cinesi.
Ma soprattutto, il controllo dell’Asia centrale sconvolgerebbe la “Nuova Via della Seta” in corso di formazione dall’Est asiatico al Medio Oriente ed Europa dell’Est. E’ questa “Nuova Via della Seta” che fa della Cina la prossima superpotenza globale. Così, la strategia degli Stati Uniti in Asia centrale è destinata a impedire, in definitiva, l’emergere della Cina come superpotenza globale, impedendo ai cinesi di avere l’accesso alle risorse energetiche vitali di cui hanno bisogno. La rivalità tra Stati Uniti e Unione europea con la Russia, per le vie di transito dell’energia, deve essere giudicata assieme al tentativo d’impedire la costruzione di un corridoio energetico trans-eurasiatico che congiunga la Cina al Mar Caspio e al Golfo Persico.”

L’instabilità in Pakistan
“L’instabilità in Pakistan è un risultato diretto dell’obiettivo di impedire la creazione di un percorso energetico sicuro della Cina. Gli Stati Uniti e la NATO non vogliono un forte, stabile e indipendente Pakistan. Preferirebbero vedere un Pakistan diviso e debole che possa essere facilmente controllato e che non prenda ordini da Pechino o si allei al campo eurasiatico. L’instabilità in Pakistan e gli attentati terroristici contro l’Iran, che sono originati dal confine con il Pakistan, hanno lo scopo di impedire la creazione di un percorso energetico sicuro per la Cina.”

La Somalia e la pirateria
“Guardando alla Somalia, le condizioni che hanno portato al problema della pirateria, sono state nutrite per dare agli Stati Uniti e alla NATO un pretesto per militarizzare le vie navigabili strategiche della regione. Gli Stati Uniti e la NATO non hanno voluto nulla, tranne che la stabilità nel Corno d’Africa. Nel dicembre 2006, l’esercito etiope invase la Somalia e rovesciò il governo della Somalia dell’Unione delle Corti Islamiche (ICU). L’invasione etiope della Somalia, ha avuto luogo in un momento in cui il governo ICU stava stabilizzando relativamente la Somalia ed era vicino a portare uno stato di pace e ordine duraturi all’intero Paese africano.
L’US Central Command (CENTCOM) aveva coordinato nel 2006 l’invasione della Somalia. L’invasione etiope fu sincronizzata con i militari USA, e vide l’intervento congiunto delle forze armate degli Stati Uniti a fianco degli etiopi, attraverso le Forze Speciali e gli attacchi aerei degli Stati Uniti. Il generale John Abizaid, comandante del CENTCOM, andò in Etiopia e tenne un incontro di profilo basso con il Primo Ministro Meles Zenawi, il 4 dicembre 2006, per pianificare l’attacco alla Somalia. Circa tre settimane dopo, gli Stati Uniti e l’Etiopia attaccarono e invasero la Somalia.
Il governo somalo dell’ICU fu sconfitto e rimosso dal potere, e al suo posto si pose il governo di transizione somalo (STG), un governo impopolare asservito ai diktat di Stati Uniti e UE fu portato al potere con l’intervento militare degli Stati Uniti e dell’Etiopia.”

I problemi interni del Sudan
“Il petrolio sudanese sbarca in Cina e le relazioni commerciali di Khartoum sono legate a Pechino. Questo è il motivo per cui Russia e Cina si oppongono a statunitensi, britannici, francesi e agli sforzi per internazionalizzare i problemi interni del Sudan presso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Inoltre, è dovuto ai legami affaristici del Sudan con la Cina, che i leader sudanesi sono stati presi di mira dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea come violatori dei diritti umani, mentre i crimini contro i diritti umani compiuti dai dittatori loro clienti e alleati, vengono ignorati.
Sebbene la Repubblica del Sudan non è tradizionalmente considerata parte del Medio Oriente, Khartoum si è impegnato come membro del Blocco della Resistenza. Iran, Siria e Sudan hanno rafforzato i loro legami e la cooperazione dopo l’invasione dell’Iraq nel 2003. La guerra israeliana contro il Libano e il dispiegamento successivo delle forze militari internazionali, prevalentemente dei Paesi della NATO, sul suolo e acque libanesi, non è passata inosservata neanche in Sudan. È in tale contesto di resistenza che il Sudan sta anche approfondendo i suoi legami militari con Teheran e Damasco.”

La militarizzazione dell’Africa Orientale
“Gli eventi in Sudan e in Somalia sono legati alla sete e la rivalità internazionali per il petrolio e l’energia, ma sono anche parte dell’allineamento della scacchiera geo-strategica, che ruota attorno al controllo dell’Eurasia. La militarizzazione dell’Africa Orientale fa parte dei preparativi per un confronto con la Cina e i suoi alleati. L’Africa orientale è un fronte importante che si riscalderà nei prossimi anni.”

Xinjiang e Tibet
“Nel Turkestan cinese, dove si trova la regione autonoma di Xinjiang, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno sostenuto il separatismo uiguro, basato sul nazionalismo uiguro, sul panturchismo e l’Islam, per indebolire la Cina. In Tibet, gli obiettivi sono gli stessi che in Xinjiang, ma lì gli Stati Uniti e i loro alleati sono stati coinvolti in operazioni di intelligence molto più intensa.
Separare Xinjiang e Tibet dalla Cina, ostacolerebbe pesantemente la sua ascesa come superpotenza. La separazione di Xinjiang e Tibet sottrarrebbe le ampie risorse di questi territori alla Cina e all’economia cinese. Negherebbe anche l’accesso diretto della Cina alle Repubbliche ex-sovietiche dell’Asia centrale. Questo potrebbe effettivamente distruggere le vie terrestri in Eurasia e complicherebbe la creazione di un corridoio energetico verso la Cina.”
Qualsiasi governo futuro in uno Xinjiang o un Tibet indipendenti, potrebbe agire come l’Ucraina sotto gli arancioni, interrompendo le forniture di gas russo verso l’Unione Europea per le differenze politiche e i dazi di transito. Pechino come consumatore di energia, può essere tenuto in ostaggio, come i Paesi europei lo sono stati nel corso delle dispute ucraino-russe sul gas. Questo è precisamente uno degli obiettivi degli Stati Uniti, allo scopo di arrestare la crescita cinese.”

Il controllo delle Americhe
“Gli Stati Uniti stanno militarizzando i Caraibi e l’America Latina per riguadagnare il controllo delle Americhe. Il Pentagono sta armando e approfondisce i suoi legami militari con la Colombia, per contrastare il Venezuela e i suoi alleati. Il 30 ottobre 2009 i governi colombiano e statunitense firmarono anche un accordo che consentirà agli USA di usare le basi militari colombiane.
Haiti, occupata dagli statunitensi, serve anche al più vasto programma emisferico degli USA di sfida al blocco bolivariano, utilizzando la parte occidentale dell’isola di Hispaniola. Haiti si trova a sud di Cuba. Geograficamente è situata nella posizione migliore per un assalto simultaneo a Cuba, Venezuela e Stati del Centro America, come il Nicaragua. Il catastrofico terremoto del 2010, e l’instabilità che gli Stati Uniti hanno creato in Haiti, attraverso invasioni multiple, rendono molto meno evidente il progetto di sovvertire i Caraibi e l’America Latina. Guardando la cartina e la militarizzazione di Haiti, è inequivocabile che gli Stati Uniti prevedano di utilizzare Haiti, Colombia e Curaçao, come un hub per le operazioni militari e di intelligence. Haiti potrebbe anche rivelarsi una base preziosa, nello scenario di un conflitto più ampio, condotto dagli Stati Uniti e dai loro alleati contro Caracas e i suoi alleati regionali.
E’ chiaro che Stati Uniti stanno perdendo la loro presa in America. Non solo il Governo degli Stati Uniti vuole impedire tutto questo, ma vuole anche far sì che non perda le riserve energetiche di Paesi come Venezuela, Ecuador e Bolivia, a vantaggio dei cinesi affamati di energia. Con una leale concorrenza globale, non c’è modo che gli Stati Uniti siano in grado di corrispondere ciò che Pechino è disposta ad offrire alle nazioni dell’America Latina e dei Caraibi, nelle loro esportazioni di energia e risorse.”

Il fronte dell’Artico
“L’ordine del giorno della NATO, nella regione artica, inizia già nel 2006, quando la Norvegia ha invitato tutta la NATO ed i suoi collaboratori alle esercitazioni ‘Cold Response’. Anche il Canada ha costantemente tenuto nell’Artico esercitazioni, per dimostrare la sua sovranità nella regione artica, ma a partire dal 2010, soldati statunitensi e danesi sono stati coinvolti nell’Operation Nanook 10. Questo è un segno della cooperazione NATO contro la Russia. Secondo un comunicato militare canadese le esercitazioni militari sono destinate “a rafforzare la preparazione, l’interoperabilità e aumentare la capacità di una risposta collettiva alle sfide emergenti nella regione artica.” A parte la richiesta russa sulla Cresta Lomonosov, non c’è altra situazione che potrebbe essere vista come una sfida emergente che giustifica una reazione militare collettiva da parte del Canada, degli Stati Uniti e della Danimarca.
La battaglia per l’Artico è ben avviata.”

[Dello stesso autore:
La globalizzazione del potere militare: l’espansione della NATO]

L’F-35 va alla deriva

Ad Aprile 2009, titolando “L’F-35 è “invisibile”? No, è un bel bidone!“, demmo un conto, molto sommario, delle motivazioni tecniche che avrebbero impedito al cacciabombardiere Joint Strike Fighter Lightning II della Lockheed Martin, propagandato come “stealth“, di diventare un vettore con una penetrazione di mercato in linea con quella ottenuta dal suo diretto predecessore: l’F-16 Fighting Falcon della General Dynamics. Entrato in servizio nell’Agosto del 1978 con l’US Air Force e successivamente adottato da 26 Paesi con un numero di esemplari prodotto in numero superiore a 4.500 unità in dieci versioni successive, si distinguerà per longevità operativa, flessibilità di impiego ed efficienza bellica.
L’ultimo lotto di cento F-16I è stato consegnato ad “Israele“ che riceve a titolo gratuito, come si sa, annualmente 2.850 milioni di dollari di materiale militare USA.
Con “residuati accantonati“ Washington sta inoltre cedendo al Pakistan con eguali modalità 18 F-16 C/D per tentare di alleggerire l’appoggio della potente Inter Services Intelligence (ISI) alle formazioni pashtun nel conflitto che coinvolge ISAF ed Enduring Freedom nel pantano dell’Afghanistan.
Donazione finalizzata anche a contrastare la crescente influenza politica e militare di Pechino nell’area asiatica e l’opzione per l’acquisto fatta dall’ex Presidente Musharraf di 36 cacciabombardieri J-10 Chengdu (made in China) e la licenza di fabbricazione del caccia JF-17 Thunder. Una verità tenuta rigorosamente nascosta nell’intento di favorire Benazir Bhutto, sponsorizzata da Bush nella scalata alla presidenza del Pakistan, danneggiando l’allora Capo dello Stato, presentato dalla stampa occidentale, al contrario, come un lacchè della Casa Bianca.
Una scelta – quella di acquistare i J-10 Chengdu – che segnala, meglio di qualche resoconto giornalistico che riporta la dizione Af-Pak, il nuovo corso imboccato da Islamabad nei suoi rapporti con la (ex) Potenza Globale.
Le attuali continue violazioni dello spazio aereo del Pakistan con gli UAV Predator, i bombardamenti “mirati“, gli inseguimenti a caldo di pattuglie di rangers e marines nelle Regioni Autonome per catturare od eliminare nuclei appartenenti ad “Al Qaeda“ ed il ripetersi di continui, gravi “incidenti“ di confine, stanno lì a dimostrare il crescente gelo che è calato tra gli Stati Uniti ed il suo ex alleato durante l’occupazione russa del Paese delle Montagne.
Le recentissime rivelazioni di Wikileaks sulle pressioni esercitate dagli Stati Uniti per costringere il Pakistan a rinunciare al suo armamento nucleare od in subordine a chiudere le centrali di produzione del plutonio di cui dispone, per evitare fughe di tecnologia atomica nella Regione, sono il sintomo, se ce ne fosse bisogno, del crescente stato di tensione che si va manifestando tra Washington ed Islamabad.
Nel mese di Ottobre scorso, il Pakistan ha concesso l’uso del suo spazio aereo ad una formazione di Sukhoi-27 e Mig-29 di Pechino per raggiungere la Turchia via Iran, dopo che il governo di Ankara ha annullato la partecipazione USA alle esercitazioni “Aquila dell’Anatolia“.
Per la prima volta, velivoli militari della Repubblica Popolare di Cina hanno raggiunto il Vicino Oriente atterrando nella base di Konyia alla presenza di un rappresentante del governo Erdogan, dopo essersi riforniti in Iran presso la base di Gayem al Mohammad nel Khorassan (posizionata a 55 km di distanza da Herat), accolta dal generale comandante dell’aviazione iraniana Ahmad Mighani.
In quell’occasione, è circolata con insistenza la notizia che durante il trasferimento Cina-Turchia le squadriglie del Dragone abbiano lasciato sull’aeroporto militare dell’Iran due cacciabombardieri J-10 Chengdu, i cui piloti sarebbero stati rimpatriati su un cargo in partenza dal porto di Bandar Abbas con destinazione Shangai, per mandare un chiarissimo segnale politico agli USA sull’intenzione della Cina di mantenere ottimi rapporti politici, economici e militari con Teheran, aprendo contemporaneamente alla Turchia con cui ha stretto un’intesa per raggiungere nel corso di cinque anni un interscambio di 110 miliardi (in dollari, per ora) con pagamenti nelle rispettive valute. Decisione già adottata, tra l’altro, da due colossi dell’America indiolatina (Brasile-Argentina) e dell’Asia (Russia-Cina) per sostituire la moneta americana come unico riferimento di scambio nelle transazioni internazionali.
Accordi che limano un po’ alla volta l’influenza USA a livello planetario e ne aggravano la crisi politica e finanziaria. Persa ogni capacità di ingerenza per Washington anche in Libano, dopo la visita del primo ministro Hariri a Damasco ed a Teheran, viaggio che mette alla berlina il Tribunale Penale Internazionale dell’Aja e l’Europa a 27.
La visita di Erdogan nelle stesse capitali ha aperto un altro fronte nella politica estera di Washington, dopo le rivelazioni sugli aiuti che l’Amministrazione Bush ha offerto al PKK e che quella di Obama conferma con Biden per la creazione, al momento giudicato idoneo, di una repubblica separata dall’Iraq, allargata a territori attualmente appartenenti a Siria, Iran e Turchia: il “grande Kurdistan”.
D’intesa con il presidente Assad, Ankara ha inoltre sminato i confini di Stato tra Turchia e Siria, rafforzato le relazioni bilaterali a livello politico, commerciale e culturale con Damasco. Il terreno di confine liberato dall’esplosivo è stato assegnato ad una società mista turco-siriana per la piantumazione di ulivi e la produzione e la commercializzazione di prodotti agricoli. Un altro “messaggio“ fatto recapitare questa volta ad “Israele“.
Qualche flash, così a caso, in questo quadrante del mondo, tanto per non farci sommergere da dosi massicce di informazione spazzatura o da secchiate di cloroformio al “delitto di Avetrana“.
E ora l’argomento che ci interessa: l’F-35. Continua a leggere

Quelle imbarazzanti novanta atomiche in giardino

La ong statunitense Natural Resources Defense Council (NRDC) ha pubblicato la mappa degli ordigni atomici presenti in Europa, ed in Italia: si tratta di circa 390 sparse fra Germania, Belgio, Olanda, Turchia e Regno Unito, ed altre 90 in Italia per un totale di 480 testate.
Rainews 24 ha intervistato Hans M. Krinstensen, l’autore del rapporto della NRDC, ed alcuni dei cittadini di Aviano che hanno citato in giudizio civile il governo degli Stati Uniti con la richiesta che vengano rimosse le 50 armi atomiche presenti nella locale base, in quanto “pericolose ed in contrasto con il Trattato di Non Proliferazione Nucleare, sottoscritto e ratificato dall’Italia, che sancisce l’obbligo per il nostro Paese di non ospitare ordigni nucleari e per un paese nucleare, come gli Stati Uniti, l’obbligo di non dispiegare tali armamenti al di fuori del proprio territorio”.
Rainews 24 ha inoltre intervistato gli ex ministri greci della Difesa e della Giustizia che hanno promosso il trasferimento al di fuori della Grecia degli ordigni nucleari NATO presenti, come già aveva fatto il Canada. Anche i parlamenti di Belgio e Germania hanno cominciato a discutere di questa eventualità. Secondo il Direttore del Gruppo di Pianificazione Nucleare della NATO Guy Roberts “ogni decisione in questo campo è rimessa alla sovranità nazionale. Ogni nazione è libera di decidere se intende o meno partecipare attivamente alla gestione condivisa dei dispositivi nucleari”.
Ma quale può essere la necessità di stoccare nelle basi italiane bombe atomiche come le B-61 che avrebbero un tempo di attivazione addirittura di alcuni mesi? Il rischio sembra quello che le attuali testate, vecchie ed obsolete, vengano sostituite presto da ordigni di nuova concezione e di potenza scalabile che potrebbero aggirare i vincoli dei trattati di non proliferazione.

Il collegamento al video è alla seguente pagina: http://www.rainews24.it/ran24/rainews24_2007/inchieste/04042007_atomiche/