I Global Hawk di Sigonella, il MUOS e il ministro Mauro

Sicilia, anno 70 era atlantista.

“La base di Sigonella è una delle installazioni storiche che caratterizzano la presenza militare americana in Italia. Originariamente, alla fine degli Anni ’50, fu istituita per decongestionare le infrastrutture di Malta della Marina Americana e divenne sede di un’unità equipaggiata con velivoli antisommergibili.
Nel corso degli anni, Sigonella è diventata il più importante polo logistico per le attività di supporto alla Sesta Flotta della Marina Militare Americana schierata nel Mediterraneo, ospitando depositi, un aeroporto, un ospedale e un numeroso contingente di genieri costruttori della Marina Americana noti con la denominazione di “Sea-Bees”.
Nel 1980 l’installazione ha ricevuto, per la parte americana, la sua attuale denominazione di Naval Air Station – Stazione Aeronavale (NAS) Sigonella e, nel 1985, ha raggiunto la ribalta nazionale per quella che è stata ribattezzata dalla stampa “Crisi di Sigonella”. Nella notte tra giovedì 10 e venerdì 11 ottobre Carabinieri e militari della Vigilanza Aeronautica Militare Italiana, su ordine del Governo italiano, si sono rifiutati di consegnare alle forze armate statunitensi un gruppo di terroristi palestinesi capeggiato da Abu Abbas (responsabile del sequestro della nave Achille Lauro e dell’uccisione del cittadino americano Leon Klinghoffer) e costretto ad atterrare a Sigonella dopo che l’aereo di linea su cui viaggiavano era stato lì dirottato da caccia della Marina Americana.
A seguito della fine della Guerra Fredda, e del conseguente mutamento delle esigenze operative, la parte americana di Sigonella ha perso la caratteristica di base dedicata esclusivamente al supporto di unità della Marina Americana, per trasformarsi in un’installazione destinata al più generale sostegno delle operazioni delle diverse forze armate statunitensi nel Mediterraneo.
In particolare, oggi il ruolo di Sigonella si sta ulteriormente trasformando nel contesto delle operazioni americane e NATO con gli Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR) Global Hawk stanziati permanentemente nella base e con la presenza di altri APR lì basati in virtù di autorizzazioni temporanee.”
Così recita l’introduzione a Impiego di velivoli “Global Hawk” presso la base militare di Sigonella, di Francesco Tosato, approfondimento a cura del Ce.S.I. a beneficio dell’Osservatorio di politica internazionale, ente quest’ultimo originato dalla collaborazione di Camera, Senato e ministero degli Esteri (il collegamento inserito, ovviamente, è nostro).
L’autore sottolinea che la presenza permanente di forze USA a Sigonella va inserita nel quadro giuridico-normativo determinato da diversi documenti, tra i quali il più significativo è il Technical Arrangement firmato il 6 Aprile 2006.
Esso viene modificato mano a mano che nella base vengono schierate nuove unità statunitensi, come nel caso dei tre Global Hawk prodotti dalla Northrop Grumman -aeromobili a pilotaggio remoto, altresì detti droni, progettati per eseguire esclusivamente missioni di osservazione a differenza dei più noti Predator- il cui rischieramento permanente è stato autorizzato nel 2010.
A questi si andranno ad aggiungere altri 5 esemplari acquisiti dalla NATO, entro il 2017, anno di completa operatività del programma Alliance Ground Surveillance nell’ambito del quale si collocano.
Secondo l’accordo tecnico citato, peraltro, risultano in uso esclusivo alle forze armate USA sia il poligono di Pachino, situato nella punta sud-orientale dell’isola, che -soprattutto- la stazione per telecomunicazioni di Niscemi, dove è attualmente in costruzione il MUOS.
Risulta, quindi, molto difficile dare credito alle recenti dichiarazioni del ministro della Difesa Mario Mauro, secondo il quale il MUOS “rappresenterà (…) un sistema strategico di comunicazione satellitare di cui potranno servirsi anche le forze armate italiane”.
Tornando invece alla questione dello schieramento dei Global Hawk presso Sigonella, urge che il ministro Mauro spieghi in maniera più convincente all’opinione pubblica il perché le autorità italiane hanno aperto lo spazio aereo siciliano alle operazioni dei droni USA e NATO, con numerosi effetti negativi sul traffico passeggeri negli scali di Catania Fontanarossa e Trapani Birgi.
E’ infatti notizia di pochi giorni or sono che il governo Merkel ha deciso di fermare il programma di acquisizione dei cosiddetti Euro Hawk. Dopo un investimento di 550 milioni di euro per realizzare il primo prototipo, le autorità tedesche hanno fatto sapere che non si doteranno più dei velivoli senza pilota derivati dal Global Hawk schierato dalle forze armate USA a Sigonella.
Come riporta Antonio Mazzeo,  il ricercatore dell’Istituto per gli Affari Internazionali e la Sicurezza di Berlino, Christian Mölling, intervistato dalla radiotelevisione tedesca, ha spiegato che più del denaro hanno pesato nella scelta del governo le difficoltà ad integrare l’Euro Hawk nello spazio aereo europeo. “Ciò non è un problema solo per questo tipo di drone ma riguarda tutti i droni nel continente”, ha aggiunto l’esperto. “Ad oggi non ci sono soluzioni in Europa. Di certo il governo tedesco era a conoscenza da tempo della questione. Il problema delle restrizioni al traffico dei droni non è esploso adesso; una nuova regolamentazione per l’uso dello spazio aereo è in agenda da tantissimo tempo. Non si può dare una soluzione in ambito strettamente nazionale, ma è in ambito europeo che si deve decidere come potranno operare insieme i velivoli con pilota e quelli senza. Bisognerà prevedere una serie di innovazioni tecniche e di norme legali che assicurino che i droni non si scontrino in volo con gli aerei di linea”.
Nel Marzo 2010, infatti, l’agenzia europea per il controllo del traffico aereo (Eurocontrol) aveva indicato le linee guida a cui gli Stati membri si sarebbero dovuti attenere per la gestione degli aerei senza pilota nello spazio europeo, raccomandando di prevedere “normalmente rotte specifiche” per evitare che i droni “sorvolino aree densamente popolate o uno spazio aereo congestionato o complesso”. In considerazione che i droni “mancano delle capacità di sense & avoid e di prevenzione delle collisioni con altri velivoli che potrebbero incrociare le proprie rotte”, Eurocontrol chiedeva inoltre d’isolare i Global Hawk nelle fasi di ascensione ed atterraggio (le più critiche) e durante le attività di volo in crociera che “devono avvenire in alta quota al di fuori dello spazio aereo riservato all’aviazione civile”.
Tali linee guida non erano obbligatorie ma il governo tedesco le ha accolte mentre le autorità italiane no.
Perché, signor ministro?
Federico Roberti

“E’ morto Mattei”

mattei bertuzzi

“Dopo il 1945 mi sono goduto bei giorni di gioventù, nel 1948 mi sono iscritto alla Democrazia Cristiana. Sono stato eletto consigliere all’Eca, Ente comunale assistenza. Era un momento disastroso, c’era una miseria cane. La gente veniva via a frotte dalle campagne. La cosa mi ha molto commosso e ho formato una cooperativa , formata da tutti braccianti, facevamo movimento terra. Siamo partiti con i badili e le vanghe, era il 1952”.
Capitò a questo giovane impresario di partecipare a manifestazioni politiche, e lì di conoscere il segretario di Enrico Mattei, Sergio Passera, di Parma. Erano i primi passi della metanizzazione del paese. Lì i due entrano in affari, la Coop bianca “Alleanza edile” e il grande Mattei. Parla subito degli ultimi momenti.
“Ricordo il comandante (lo chiamò sempre così, in ricordo della Resistenza, “lui ci teneva molto”, precisa, ndr) prendere un caffè, solo, al bar dell’aeroporto di Catania. Era preoccupato. Mi disse che un deputato francese stava facendo una battaglia, accusandolo di armare i partigiani in Algeria, che forse era anche un po’ vero…”.
Ricorda poi “il pilota dell’aereo personale, Irnerio Bertuzzi, dire: ‘L’apparecchio è pronto’. C’era anche un giornalista americano, Mattei disse di non avere tempo, ma che si poteva parlare in volo. L’indomani presi il giornale, c’era un titolo cubitale, ‘E’ morto Mattei’, ‘Sono rovinato’, pensai”.
Cosa che accade puntualmente. Dopo di lui, venni boicottato da Cefis, la cooperativa fallì”.

Dall’intervista di Stefano Rotta a Gianfranco Stefanini, pubblicata sull’edizione di domenica 5 Maggio della Gazzetta di Parma, a pagina 27.
Stefanini, sindaco di Busseto ai tempi di Giovanni Guareschi, fu l’ultima persona a terra a parlare con Enrico Mattei, prima del tragico volo finale.

Comiso trent’anni dopo

Un certo scalpore ha suscitato il servizio messo in onda durante la nota trasmissione televisiva Ballarò, martedì 18 u.s., sull’attuale condizione di inutilizzo in cui versa l’ex aeroporto militare di Comiso che, negli ultimi anni, con generoso impiego di risorse pubbliche, era stato riconvertito a uso civile.
Nella versione data in pasto al grande pubblico si tratterebbe di un classico, ennesimo caso di malaburocrazia, “malattia” che affligge in particolar modo le regioni meridionali del Paese. Dalla Sicilia si risponde che l’aeroporto “non è incompiuto ma azzoppato da leghisti e nordisti” (Berlusconi, Tremonti e Matteoli prima, Monti, Passera e Catricalà dopo…).
E se invece si trattasse di disinformazione strategica?
Se invece il mancato funzionamento di questa infrastruttura fosse causato dal niet degli Stati Uniti, impegnati a sviluppare l’attività dei velivoli senza pilota – in particolare i nuovi Global Hawks – presso la base di Sigonella, attività che spesso entra in conflitto con le normali operazioni dell’aeroporto Fontanarossa di Catania?
E se gli “alleati” d’oltreoceano fossero anche preoccupati dalle conseguenze che il costruendo terminale del MUOS, presso la vicina Niscemi, potrebbe avere sul traffico aereo nei cieli siciliani?
“La potenza del fascio di microonde del MUOS è senz’altro in grado di provocare gravi interferenze nella strumentazione di bordo di un aeromobile che dovesse essere investito accidentalmente”, spiegano i professori Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu, ordinario di Impianti nucleari del Politecnico di Torino, nonché research affiliate del Massachusetts Institute of Thecnology il primo e consulente esterno del Dipartimento di energetica il secondo, autori dell'”Analisi dei rischi del Mobile User Objective System” su incarico dell’amministrazione comunale di Niscemi.
“Gli incidenti provocati dall’irraggiamento di aeromobili distanti anche decine di Km sono eventualità tutt’altro che remote e trascurabili ed è incomprensibile come non siano state prese in considerazione dagli studi progettuali. I rischi d’interferenza investono potenzialmente tutto il traffico aereo della zona circostante il sito d’installazione del MUOS. Nel raggio di 70 Km si trovano ben tre scali aerei: Comiso, a poco più di 19 Km dalla stazione di Niscemi, e gli aeroporti militare di Sigonella e civile di Fontanarossa (Catania), che si trovano rispettivamente a 52 e a 67 Km”.
Federico Roberti

Droni, droni e ancora droni

“Droni, droni e ancora droni. Sarà intensissimo, in estate, il via vai di aerei militari senza pilota sui cieli siciliani. Decine di decolli ed atterraggi nella base USA e NATO di Sigonella che faranno impazzire il traffico aereo nel vicino scalo civile di Catania Fontanarossa. Grandi aerei spia del tipo Global Hawk e i Predator e i Reaper carichi di bombe e missili che sorvoleranno l’isola e solcheranno i mari, pregiudicando la sicurezza dei voli e delle popolazioni.
Le notificazioni ai piloti di aeromobili (NOTAM) emesse lo scorso 4 giugno lasciano presagire tragici scenari di guerra in Siria e nell’intero scacchiere mediterraneo e mediorientale. Tre riguardano lo scalo di Fontanarossa e sono distinti dai codici B4048, B4049 e B4050. Impongono la sospensione delle procedure strumentali standard nelle fasi di accesso, partenza e arrivo degli aerei, tutti i giorni sino al prossimo 1 settembre, “causa attività degli Unmanned Aircraft”, i famigerati aerei senza pilota in dotazione alle forze armate statunitensi e italiane. “Le restrizioni sopra menzionate verranno applicate su basi tattiche dall’aeroporto di Catania”, specificano i NOTAM. Che le operazioni dei droni riguardino la stazione aeronavale di Sigonella, lo si apprende da un altro avviso, codice M3066/12, che ordina la sospensione di tutte le strumentazioni standard al decollo e all’atterraggio nel Sigonella Airport, dal 4 giugno all’1 settembre 2012, “per l’attività di Unmanned Aircraft militari”. Il grande scalo delle forze USA e NATO subirà inoltre “restrizioni al traffico aereo”, nei giorni 19 e 20 giugno, per una vasta esercitazione aeronavale nel Mediterraneo. Gli ennesimi giochi di guerra alleati che potrebbero annunciare l’attacco finale al regime di Assad.”

Invasione di droni nei cieli della Sicilia, di Antonio Mazzeo continua qui.

E’ arrivato il primo Falco Globale

Da oggi volare sulla Sicilia sarà come giocare alla roulette russa. La notte del 16 settembre, nella base aeronavale di Sigonella è atterrato il primo dei 5 velivoli senza pilota UAV “Global Hawk” RQ-4B dell’US Air Force previsti nell’isola nell’ambito di un accordo top secret stipulato tra Italia e Stati Uniti nell’aprile del 2008. Alla vigilia dell’arrivo del micidiale aereo-spia, le autorità preposte alla sicurezza dei voli avevano emesso il NOTAM (Notice To AirMen) W3788/10 in cui si annunciava che dall’una alle ore quattro di giovedì 16 sarebbero stati sospesi gli approcci strumentali e le procedure per l’avvicinamento di aerei ed elicotteri allo scalo di Catania-Fontanarossa, il terzo come volume di traffico passeggeri in Italia, distante meno di dieci chilometri in linea d’area dalla base USA di Sigonella.
Una misura necessaria ad evitare che il Global Hawk potesse interferire con il traffico aereo, a riprova della pericolosità di questo nuovo sistema di guerra il cui transito nei corridoi riservati al trasporto civile è fortemente osteggiato dalle due maggiori associazioni piloti degli Stati Uniti d’America, la Air Line Pilots Association (ALPA) e la Aircraft Owners and Pilots Association (AOPA).
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Il prototipo giunto a Sigonella è stato assegnato al “9th Operations Group/Detachment 4” , il distaccamento dell’US Air Force operativo sin dallo scorso anno per coordinare e gestire le missioni di spionaggio e guerra dello squadrone RQ-4B in Europa, Africa e Medio oriente.
Il distaccamento USA dipende direttamente dal 9th Reconnaissance Wing del Comando per la guerra aerea con sede a Beale (California), anche centro dell’Agenzia d’intelligence dell’aeronautica statunitense. Secondo quanto affermato dal portavoce del Comando della base di Sigonella, l’inizio delle operazioni dell’UAV è previsto per il prossimo mese di novembre. «Il veicolo – si aggiunge – sarà utilizzato in acque internazionali per la sorveglianza delle linee di comunicazione, per il supporto a operazioni umanitarie e, su richiesta dello stato Italiano, per operazioni di soccorso sul territorio nazionale in caso di calamità naturali, pratica dove l’apparecchio è già stato impiegato con successo ad Haiti e negli incendi della California».
Finalità inverosimili, del tutto in contrasto con quelle degli otto Global Hawk che la NATO assegnerà entro il 2012 ancora a Sigonella nell’ambito del nuovo programma di sorveglianza terrestre AGS (Alliance Ground Surveillance). Secondo quanto dichiarato da Ludwig Decamps, capo della Sezione di supporto dei programmi di armamento della Divisione difesa dell’Alleanza Atlantica, i velivoli senza pilota «saranno fondamentali per le missioni alleate nell’area mediterranea ed in Afghanistan, così come per assistere i compiti della coalizione navale contro la pirateria a largo delle coste della Somalia e nel Golfo di Aden». Operazioni, pertanto, tutt’altro che umanitarie.
(…)
Secondo il periodico statunitense Defense News, Sigonella è destinata a divenire una vera e propria capitale internazionale dei Global Hawk prodotti da Northrop Grumman. Oltre alla US Air Force e alla NATO, anche la US Navy è intenzionata a installare nella base alcuni degli UAV recentemente acquistati, portando a una ventina il numero dei velivoli che troverebbe sede fissa nella stazione aeronavale siciliana.
Sempre Defense News rivela che le autorità governative statunitensi e quelle italiane si sarebbero già incontrate in vista della creazione «di corridoi negli spazi aerei italiani per i decolli e gli atterraggi dei Global Hawk».
(…)

Da Sigonella ospita il primo Global Hawk delle forze armate USA, di Antonio Mazzeo.

A fine 2009, la richiesta del Dipartimento della difesa è stata accolta dal Congresso che ha autorizzato lo stanziamento di 31.300.000 dollari per la realizzazione del soprannominato “Global Hawk Aircraft Maintanance and Operations Complex”. L’11 aprile 2010 il Comando d’Ingegneria navale per l’Europa, l’Africa e l’Asia sud-orientale (NAVFAC EURAFSWA), un’agenzia del Dipartimento della Marina militare, ha pubblicato il bando di gara per i lavori, invitando i contractor privati a presentare le offerte per la «costruzione a Sigonella di un nuovo hangar con una superficie di 5.700 metri quadri e quattro compartimenti per le attività di manutenzione, riparazione ed ispezione dei velivoli senza pilota e l’installazione di generatori elettrici, sistemi idrici e dei sistemi anti-terrorismo». Dalla scheda analitica predisposta dall’Air Force Command si evince che nel nuovo complesso saranno pure ospitati uffici, centri amministrativi, officine e attrezzature varie, nonché saranno stoccate le componenti aeree a supporto dei velivoli Global Hawk». I tempi previsti per il completare le opere sono stimati in 820 giorni, mentre il valore del progetto va da «un minimo di 25 milioni di dollari ad un massimo di 100 milioni».
Con la realizzazione del Global Hawk Aircraft Maintanance and Operations Complex, Sigonella rafforza il proprio status di “capitale mondiale operativa” dei micidiali velivoli senza pilota UAV già in dotazione alle forze armate USA e che presto saranno acquisiti dalla NATO. Il primo Global Hawk è atterrato nei giorni scorsi nella base siciliana, ma stando alle previsioni dei general manager della Northrop Grumman, l’azienda produttrice, entro il 2013-2014 Sigonella ospiterà sino ad una ventina di UAV. Mentre il Parlamento continua ad essere tenuto all’oscuro sui progetti di riarmo e militarizzazione del territorio italiano, nuove indiscrezioni trapelano dagli Stati Uniti d’America. Il Global Hawk giunto in Sicilia appartiene alla versione “Block 30I” «ottimizzata oltre che per la sorveglianza radar anche per la raccolta d’immagini ad alta definizione diurne e all’infrarosso grazie all’Enanched Integrated Sensor Suite messa a punto da Raytheon», spiega George Guerra, vice-presidente di HALE-Northrop Grumman. Guerra ammette che ci sono stati ritardi nel completamento dei più sofisticati sistemi elettronici del velivolo e che il “Block 30” «non può ancora svolgere funzioni di multi-intelligence, non disponendo per ora del previsto Airborne Signals Intelligence Payload che installeremo prossimamente».
Il colonnello Ricky Thomas, direttore del programma Global Hawk dell’US Air Force, spiega che per il loro funzionamento a Sigonella «opereranno stabilmente 66 militari dell’US Air Force e 40 dipendenti civili della Northrop Grumman». In una prima fase i “piloti” che guideranno da terra le missioni degli UAV potrebbero utilizzare come centro di comando e controllo le infrastrutture dell’aeronautica statunitense ospitate nella grande base di Ramstein (Germania). «Oltre all’US Air Force – aggiunge il colonnello Thomas – anche l’US Navy è intenzionata a installare nella base siciliana i Global Hawk ordinati nell’ambito del suo nuovo programma di sorveglianza aereo-marittima BAMS, mentre la NATO prevede di trasferire in Sicilia 8 Global Hawk nella versione “Block 40” con il nuovo sistema di sorveglianza terrestre alleato AGS (Alliance Ground Surveillance)».
(…)

Da In Sicilia il centro manutenzione dei Global Hawk delle forze armate USA, di Antonio Mazzeo.
[grassetto nostro]

Global Hawks come piovesse

La base siciliana di Sigonella è destinata a diventare uno dei principali scali operativi a livello mondiale dei velivoli senza pilota UAV Global Hawk delle forze armate di Stati Uniti e NATO.
Lo ha annunciato in un’intervista alla rivista Defense News il colonnello Ricky Thomas, direttore del programma Global Hawk dell’US Air Force. “Sigonella possiede le potenzialità per trasformarsi in una grandissima base per questi velivoli senza pilota”, ha dichiarato Thomas. “I tecnici della Northrop Grumman, la società produttrice dei sistemi, valutano che potrebbero essere ospitati nella base sino a 20 Global Hawk. L’aeronautica militare statunitense ha in programma di trasferire i primi velivoli a Sigonella entro l’ottobre del 2010 per effettuare i test di orientamento ed addestramento. Essi saranno pronti ad eseguire vere e proprie missioni operative e di sorveglianza all’inizio del 2011”.
(…)
“Il programma d’installazione dei Global Hawk risponde all’esigenza dell’US Air Force di espandere il teatro operativo dei velivoli senza pilota”, ha spiegato Thomas. “Gli UAV che opereranno da Sigonella saranno posti sotto il comando Usa per le operazioni in Europa (Useucom) e risponderanno alle sue richieste operative nei cieli del continente europeo e dell’Africa. I velivoli saranno in grado di raggiungere Johannesburg e fare rientro in Sicilia senza la necessità di rifornimento in volo. Attualmente sono utilizzati per operazioni di sorvolo del Golfo Persico; oltre al piano di Sigonella, si sta lavorando per installare i Global Hawk pure a Guam, nell’Oceano Pacifico”.
(…)
Il periodico statunitense Defense News rivela infine che le autorità governative statunitensi e quelle italiane si sarebbero già incontrate in vista della creazione “di corridoi negli spazi aerei italiani per i decolli e gli atterraggi dei Global Hawk”. Top secret l’esito di queste discussioni, a cui comunque non sarebbero stati invitati i rappresentanti degli enti civili responsabili del traffico aereo (ENAC ed ENAV), anche se le operazioni degli UAV incideranno pericolosamente sulla sicurezza dei voli nello scalo di Catania-Fontanarossa (oltre sei milioni di passeggeri nel 2008), poco distante da Sigonella.
L’altissimo rischio rappresentato dai Global Hawk non sembra aver mai preoccupato il governo italiano. Negli Stati Uniti, invece, è tema di discussione e conflitto tra forze armate, autorità federali e statali. Nel documento The U.S. Air Force Remotely Piloted Aircraft and Unmanned Aerial Vehicle – Strategic Vision, in cui l’aeronautica militare statunitense delinea la “visione strategica” sul futuro utilizzo dei sistemi di guerra, si ammette che «i velivoli senza pilota sono sensibili alle condizioni ambientali estreme e vulnerabili alle minacce rappresentate da armi cinetiche e non cinetiche». «Il rischio d’incidente del Predator e del Global Hawk è d’intensità maggiore di quello dei velivoli con pilota dell’US Air Force», si legge ancora, anche se, «al di sotto dei parametri stabiliti nei documenti di previsione operativa per questi sistemi». Secondo alcuni ricercatori indipendenti, il rischio d’incidente per i Global Hawk, a parità di ore di volo, sarebbe invece 100 volte superiore a quello registrato con i cacciabombardiere F-16.
(…)
Si assiste tuttavia all’inarrestabile escalation del numero degli aerei senza pilota utilizzati a livello mondiale. Tra il 2002 e il 2008, solo la flotta degli UAV del Pentagono è cresciuta da 167 a oltre 6.000 unità, e le ore di volo nel 2008 sono state 400.000, più del doppio di quanto registrato l’anno precedente. Alla base del boom, le immancabili ragioni di ordine economico-finanziario. I velivoli senza pilota stanno generando un business senza precedenti nella storia del complesso militare industriale. Solo nel 2009, il giro di affari mondiale degli UAV ha superato i 4.000 milioni di dollari, mentre l’80% del fatturato è in mano a due grandi società statunitensi, la Northrop Grumman e la General Atomics. Il resto se lo dividono le imprese russe, cinesi, indiane, iraniane, israeliane ed europee (Thales, EADS, Dassault, Finmeccanica, Sagem e BAE Systems). Secondo uno studio del gruppo di consulenza finanziaria “Teal”, le commesse per gli UAV sono destinate a raddoppiare in meno di un decennio. Per il 2019 si stima un giro d’affari di 8.700 milioni di dollari.

Da Sigonella capitale internazionale dei nuovi aerei spia USA, di Antonio Mazzeo.
[grassetti nostri]

NATO = $$$

sigo

La militarizzazione del territorio e le minacce alla sicurezza dei siciliani sono inesauribile fonte di guadagno per una delle principali aziende del comparto militare statunitense. Spacciato dal ministro La Russa come importante occasione di sviluppo economico ed occupazionale, il nuovo sistema AGS di sorveglianza terrestre della NATO che sta per essere realizzato nella base di Sigonella, è invece l’occasione per trasferire enormi risorse pubbliche nelle casse di un consorzio industriale che vede in posizione dominante le statunitensi Northrop Grumman e General Dynamics.
Secondo fonti atlantiche, il programma AGS (Alliance Ground Surveillance) sarà un sistema integrato che consisterà di un segmento aereo e di uno terrestre, gestito da un NATO Force Command di 800 uomini, basato a Sigonella. L’AGS permetterà alla NATO di “eseguire la continua sorveglianza di vaste aree di territorio”, grazie all’utilizzo dei velivoli senza pilota “Global Hawk”, dotati di elevata autonomia (superiore a 30 ore di volo) ed in grado di volare fino a 60.000 piedi di altezza ed in qualsiasi condizione meteorologica. Nello specifico, i velivoli della Northrop Grumman saranno del tipo “Block 40”, equipaggiati con un sensore radar di sorveglianza del suolo (MPRIP Multi-Platform Radar Insertion Program) ed un sistema di trasmissione dati a banda larga. Anche sensori e trasmettitori saranno di realizzazione statunitense e l’affidamento in regime di monopolio dell’AGS all’industria USA è stata la causa prima della diserzione dal programma dei maggiori paesi dell’Alleanza Atlantica.
(…)
Nel corso della riunione dei Ministri della Difesa della NATO di Cracovia, il 19 e 20 febbraio scorso, è stata formalizzata la scelta di Sigonella come “principale base operativa” del sistema di sorveglianza, ma il Memorandum of Understanding del programma AGS è stato sottoscritto solo da Estonia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Repubblica Ceca ed Italia. Nonostante un notevole ridimensionamento del budget originario destinato a quello che è stato definito il “Grande Orecchio” della NATO in un’area che si estende dai Balcani al Caucaso e dall’Africa al Golfo Persico, la diserzione in massa degli alleati ha comportato per il nostro paese l’assunzione di una maggiore spesa per le attrezzature e le infrastrutture dell’AGS, circa 150 milioni di euro, pari al 10% del piano finanziario generale del programma. Anche le industrie che si spartiranno il bottino di guerra si sono ridotte: oltre a Northrop Grumman, General Dynamics e Raytheon, compaiono nel ruolo di modestissime sub-appaltatrici l’EADS e l’italiana Selex Galileo, gruppo Finmeccanica.
Nel febbraio 2009, la supremazia dei contractor USA è stata ulteriormente rimarcata dal contratto di 79,4 milioni di dollari sottoscritto dall’US Air Force per installare la multi-piattaforma radar MP-RTIP a bordo dei Global Hawk per accrescerne operatività e potenza elettronica. Anche in questo caso la Northrop Grumman ha scelto come subappaltatrici solo imprese USA: Raytheon Space and Airborne Systems (California), Aurora Flight Sciences (Virginia), L-3 Communications (Salt Lake City), Raytheon Intelligence and Information Systems (Virginia), Rolls-Royce Corporation (Indianapolis) e Vought Aircraft Industries (Dallas).
Come se ciò non bastasse, sempre in febbraio il Pentagono ha affidato a Northrop Grumman un contratto di 276 milioni di dollari per le “operazioni di supporto e manutenzione” di tutti i velivoli “RQ-4 Global Hawk” dell’US Air Force, quattro dei quali stanno per essere installati in via definitiva a Sigonella in aggiunta ai velivoli senza pilota della NATO. Anche la NASA, l’agenzia spaziale USA, si è affidata ai velivoli senza pilota della Northrop Grumman per misteriose “attività sperimentali e di osservazione terrestre”. Due Global Hawk sono stati destinati al teatro mediterraneo ed uno di questi stazionerà stabilmente nell’aeroporto di Decimomannu, a pochi chilometri dalla Sardegna.
(…)
Da Madrid giungono nuovi intanto nuovi particolari sulle ragioni che avrebbero convinto l’esecutivo Zapatero a ritirarsi dall’AGS. Secondo il delegato del governo in Aragona, Javier Fernández, la Spagna aveva candidato in un primo tempo l’aeroporto di Zaragoza come principale base operativa del programma NATO, ma elementi di ordine economico-industriale e di sicurezza del traffico aereo hanno poi reso impraticabile l’opzione.
(…)
Il rappresentante del governo ha aggiunto che l’installazione a Zaragoza dei velivoli senza pilota presentava “molti inconvenienti” al normale funzionamento del vicino aeroporto della città. “Dato che le aeronavi della NATO voleranno continuamente per catturare le informazioni – ha spiegato Fernández – si potevano generare restrizioni al traffico aereo, saturazione nello spazio aereo e problemi durante gli atterraggi e i decolli. Proprio per questo l’uso di aerei senza pilota non è stato ancora regolato in Spagna”. Per la cronaca, la base di Sigonella sorge ad una decina di chilometri dallo scalo di Catania-Fontanarossa dove annualmente transitano più di due milioni di passeggeri.

Da Il grande affare USA dell’AGS di Sigonella, di Antonio Mazzeo.