
Roma, 28 agosto – E’ arrivato questa mattina a Roma il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, David Thorne. In una dichiarazione rilasciata all’aeroporto di Fiumicino, dopo essersi detto “davvero onorato ed entusiasta di essere di nuovo” nel nostro Paese, “questa volta in veste di ambasciatore designato a rappresentare gli Stati Uniti”, Thorne ha parlato dell’Italia come della sua “seconda patria, sin da quando mi trasferii qui per la prima volta da bambino, all’età di otto anni”.
“Il mio amore per l’Italia è secondo soltanto a quello che nutro per il mio Paese – ha detto l’ambasciatore designato – Nonostante abbia passato molti anni in Italia, so bene di aver molto da imparare in questo mio nuovo ruolo e sono certo che molti di voi mi saranno di aiuto nel processo di apprendimento”.
(Adnkronos)
Di cotanto padre.
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David Thorne è ufficialmente da qualche giorno il nuovo ambasciatore USA in Italia. Ex cognato di J. Kerry, 64 anni, noto imprenditore e deputato di Boston, amico personale di Rahm Emanuel, attuale capo dello staff della Casa Bianca, ha vissuto a Roma negli anni 50 quando suo padre era consigliere economico per il piano Marshall, compito che in realtà serviva da copertura al suo incarico di agente della CIA (Adnkronos).
Ricevuto l’accredito dal Quirinale, si è fatto un giretto in Via Lungotevere Cenci, poi ha incontrato 8 Settembre (!) Alemanno al Campidoglio e 11 (!) Fini a Montecitorio.
Visite calorose, coinvolgenti, graditissime dagli interessati.
Il Sindaco di Roma con i suoi viaggi a Sderot del Maggio 2009, 48 ore prima che Frattini venisse spinto a calci in culo da Eni e Tremonti a corto di palanche, a tentare un semplice approccio con Teheran, è di fatto un punto di fondamentale riferimento dell’anti-Italia.
Rientrato a Villa Taverna il rappresentante di Barack Obama si è dato subito da fare. Ha chiesto al governo italiano di inasprire i rapporti con la Repubblica Islamica dell’Iran.
Per marcare la necessità di una continuità nei rapporti USA-Italia, il negretto democratico di Washington ha trovato nel repubblicano Thorne il soggetto giusto.
La collaborazione tra i due Paesi dovrà rimanere quella che era ai tempi di Spogli. L’arrivo e l’insediamento del 37° Ambasciatore a stelle e strisce in Italia ha ridato fiato alle solite “raccomandazioni”: fare attenzione agli “Stati Canaglia” del Golfo Persico e dell’America Latina, prendere le misure necessarie a isolare a livello economico e politico l’Iran e il Venezuela, dove Eni e Repsol, con una quota a testa del 32.5 % nel Golfo di Cardon hanno di recente acquisito diritti di sfruttamento su quattro giacimenti con potenzialità di estrazione di 1,4 miliardi di BOE (barili di olio equivalenti).
Ecco la motivazione del “viva Italia” del presidente bolivariano al Festival del Cinema di Venezia, la successiva visita a Madrid e il vertice a quattr’occhi Zapatero e Berlusconi con Scaroni ancora una volta a spingere “papi” perché affrontasse il tema di un coordinamento della politica energetica delle due Compagnie di Stato anche in Brasile e Bolivia nell’incontro-bilaterale alla Maddalena. L’astutissimo tenente colonnello di Caracas, cogliendo al volo l’occasione di sfilare sulla passerella del Lido con il regista Oliver Stone, con una fava ha preso tre piccioni: si è fatto una grossa pubblicità e ha sicuramente indispettito Thorne, oltre a saggiare la risposta del governo italiano al suo arrivo in Italia. Nel tranello c’è cascato il solo Galan, notoriamente a corto di materia grigia, che ha lanciato una violenta filippica contro la presenza di Chavez.
(…)
Da Le “raccomandazioni” del signor Thorne, di Giancarlo Chetoni.

Raccomandazioni, avvertimenti e… lisciate di pelo
Roma, 16 settembre – Gli Stati Uniti ”ammirano” ciò che i militari italiani stanno facendo in Afghanistan e si attendono che il nostro impegno nella regione continui. Lo sostiene l’ambasciatore americano in Italia, David H. Thorne in un’intervista al Corriere della Sera. ”I vostri carabinieri in Afghanistan – dice – sono bravissimi, ammiriamo ciò che fate. L’argomento richiede capacità di guida, leadership, avere militari lì non è necessariamente popolare, ma nei miei incontri ne ho riscontrate. In Afghanistan – avverte Thorne – le cose potrebbero peggiorare, l’Italia è un forte alleato e ci aspettiamo che continui”.
Riguardo all’Iran l’ambasciatore esprime tutta la preoccupazione dell’amministrazione USA sullo ”sviluppo di armi nucleari. Siamo preoccupati di gestire le relazioni con l’Iran in un fronte unito. Vogliamo essere certi – rileva l’ambasciatore – che tutti, Italia compresa, partecipino compatti a questa gestione” evitando di compiere passi da soli. ”La comunità internazionale – conclude Thorne – sta agendo insieme e dobbiamo agire insieme”.
(ASCA)
Cambia l’ambasciatore, ma gli ordini sono sempre gli stessi
In Italya cambia l’ambasciatore degli USA. E, come da consuetudine, il “Corriere della Sera” corre ad interpellarlo (1). E’ il caso di dire che quello che dicono gli ambasciatori degli USA e d’Israele riveste molta importanza per noi Italyani? In tali casi il “Corriere” è un po’ la nostra “Gazzetta Ufficiale”. Ed è meglio tenerne il debito conto.
Leggo: “Anche se USA ed Italia cooperano strettamente su numerosi temi, ci sono, comunque, alcune posizioni della politica estera italiana che continuano a preoccuparci” (1). L’ambasciatore conferma e spiega: “… Nella prima intervista da ambasciatore in Italia, è apparso chiaro che tra i suoi obiettivi rientra quello di evitare che il nostro Paese dipenda troppo dalla Russia per la fornitura di gas e petrolio”.
Qui un dubbio mi assale: evitare che il nostro Paese dipenda troppo dalla Russia per la fornitura di gas e petrolio? Si potrebbe spostare l’Italia lontano dalla Russia e vicino al Venezuela; si potrebbe trasformare le Alpi in gas e le acque del Tirreno in petrolio; si potrebbe…. Ci si potrebbe suicidare per la Patria (USA/Israel). Ma leggo che il Signor Ambasciatore ha già incontrato Napolitano e Berlusconi, Fini e Schifani. E spero che i nostri (ferventi patrioti) gli avranno spiegato che non sono attrezzati per i miracoli. Anche perché il Signor Ambasciatore chiede anche che noi si faccia “fronte comune” contro l’Iran e che “si tenga fermo in Afganistan”. Mah! Siamo una colonia e il Signor Ambasciatore ci detta gli ordini. Solo che….
Solo che leggo anche: “Potrebbe diventare anche un po’ francese il South Stream posseduto finora al 50% da GAZPROM ed ENI….. Un partner solido come EDF contribuirebbe poi ad alleggerire il peso finanziario del progetto. Senza contare il significato politico dell’operazione. Washington ha sempre avversato il South Stream a favore del rivale Nabucco, in futuro dovrebbe vedersela anche con Parigi” (2). E, da quelle parti, sono meno “patrioti” e più “sciovinisti”. Speriamo bene.
Concludo: dal 25 aprile 1945 (data della nostra liberazione) la Terra ha continuato a girare. E, dopo esserci liberati del “Tedesco invasore”, pare che sia venuto il tempo di liberarci dello “Yankee liberatore”. Io ci spero. E voi?
Antonino Amato
Note
(1) “L’ambasciatore USA avverte l’Italia” in Corriere della Sera del 16 settembre 2009, pagina 15.
(2) “South Stream, adesso Edf vuole entrare” in Corriere della Sera del 16 settembre 2009, pagina 32.
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