Trump e i guerrafondai della NATO proclamano la pace

Finian Cunningham per rt.com

Durante la ricorrenza del 75° anniversario dell’assalto degli Alleati alla Francia occupata dai nazisti, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e gli altri leader della NATO hanno emesso un “Proclama del D-Day”. In suo nome, si sono impegnati a “non ripetere mai più l’orrore della seconda guerra mondiale”.
Gli Stati Uniti e altre 15 nazioni, tra cui Gran Bretagna, Francia e Canada, hanno anche dichiarato il loro impegno a “risolvere pacificamente le tensioni internazionali”.
Se il cosiddetto annuncio del D-Day suona come un carico di sciocchezze, è perché lo è.
Appare evidente che sia stato frettolosamente messo insieme a scopo rasserenante mentre Trump e gli altri commemoravano l’Operazione Overlord al suono di una banda di ottoni dell’esercito e l’inno dei tempi della guerra di Vera Lynn “We’ll meet again”. I nobili sacrifici di soldati e civili nella sconfitta del nazifascismo avrebbero dovuto ricevere qualche segno di decoro sotto forma di un proclama di pace, così sembra.
Tuttavia, la proclamazione di Trump e della sua banda di guerrafondai della NATO deve essere considerata nient’altro che una cinica adesione di facciata. Continua a leggere

La mano nascosta di Washington nello spargimento di sangue in Africa Centrale

usa in africa

La Repubblica Centrafricana è in bilico sull’orlo della catastrofe, con milioni di persone tagliate fuori dagli aiuti umanitari vitali in mezzo al riproporsi di scontri settari mortali. Ciò che è scarsamente riferito, tuttavia, è che il torbido coinvolgimento delle forze speciali americane potrebbe precipitare il Paese in una guerra civile senza quartiere

La scorsa settimana, decine di civili sono stati uccisi in scontri tra milizie cristiane e musulmane nella capitale della Repubblica Centrafricana, Bangui. L’ultimo ciclo di violenza è stato innescato dopo che un tassista musulmano è stato attaccato e decapitato da bande armate di machete. Fatto che a sua volta ha portato a rappresaglie contro le comunità cristiane.
Il responsabile degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite Stephen O’Brien ha avvertito che il Paese è sull’orlo del disastro, con più di 40.000 persone che hanno abbandonato la capitale nei giorni scorsi. In totale, circa 2,7 milioni di persone – la metà della popolazione del Paese – sono a rischio di essere tagliati fuori dagli aiuti umanitari da cui dipendono per la sopravvivenza. Il peggioramento del conflitto confessionale sta semplicemente rendendo troppo pericolosa l’opera delle agenzie di soccorso.
A poter aggiungere benzina a questa crisi è la rivelazione della scorsa settimana che forze speciali USA sono in collegamento con una delle milizie nella Repubblica Centrafricana. Il gruppo con il quale le forze USA hanno instaurato un collegamento è conosciuto come i ribelli Seleka, i cui membri sono a maggioranza musulmana. Continua a leggere

La complicità occidentale nel genocidio in Yemen e il silenzio dei media

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Finian Cunningham per rt.com

Nell’ultima atrocità in Yemen, aerei da guerra sauditi hanno bombardato una zona residenziale, uccidendo almeno 65 persone. La maggior parte delle vittime sarebbero civili del quartiere Salah di Taiz, terza città più grande dello Yemen.
Il supposto crimine di guerra commesso è tragicamente diventato un evento quasi quotidiano durante cinque mesi di bombardamenti aerei incessanti dello Yemen da parte di una coalizione filo-occidentale di potenze straniere.
Nei giorni scorsi, ci sono stati attacchi aerei simili su centri civili nella città portuale di Hodeida sul Mar Rosso e nella provincia settentrionale di Saada.
Save the Children ha avvertito che il pesante bombardamento delle infrastrutture e porti del Paese ha già avuto gravi conseguenze sulla disastrosa situazione umanitaria emergente in Yemen – sia Hodeida che Aden sono passaggi chiave per il trasporto dei rifornimenti di aiuti umanitari, compresi cibo e medicine salvavita ora disperatamente necessari per i 21 milioni di Yemeniti.
Sicuramente, questa dovrebbe essere una notizia di prima pagina, con la CNN, la BBC e France 24, tra gli altri grandi mezzi di comunicazione occidentali, che la rilanciano come la loro storia di punta. Spetta a loro, perché i loro governi sono implicati in crimini gravi. Tuttavia, non vi è stata alcuna copertura giornalistica dei tragici eventi. A parte alcune brevi, vaghe notizie di una crisi umanitaria generalizzata, vi è stato un muro di silenzio su come la coalizione a guida saudita sostenuta dall’Occidente stia polverizzando civili yemeniti e creando la crisi. Ciò suggerisce una censura deliberata da parte dei media occidentali. Continua a leggere