“Cinesizzazione della società” o “totalitarismo liberale”?

“La crisi pandemica non ha fatto altro che estremizzare ulteriormente posizioni che rimangono sempre perfettamente inserite all’interno dello schema geopolitico atlantista (siano esse di carattere progressista o reazionario). Qui, non interessa stabilire l’origine del virus, argomento sul quale non si avrà mai una parola definitiva (sebbene chi scrive si sia fatto una propria idea sulla base della constatazione empirica che la ricerca costante di un nemico sia presupposto fondamentale per la continua riaffermazione dello schema egemonico nordamericano). Ciò che conta sono i suoi effetti.

Il primo e più evidente effetto della crisi pandemica è stata l’accelerazione di alcune tendenze e dinamiche in atto in “Occidente” già da alcuni decenni. L’evoluzione della società occidentale verso una forma di “capitalismo della sorveglianza” o di “totalitarismo liberale” è stata “fraintesa” dai teorici del “grande risveglio” come una forma di “cinesizzazione della società”. Ad onor del vero, il suo più immediato antecedente storico lo si può facilmente trovare nel Patriot Act dell’amministrazione Bush Jr., che diede campo libero all’NSA per spiare gli stessi cittadini statunitensi. Sistemi di controllo e di monitorizzazione della popolazione, inoltre, erano presenti ben prima della crisi pandemica attraverso le piattaforme sociali e di ricerca della rete.

Le stesse misure di contenimento dell’epidemia tra Cina ed “Occidente” sono state completamente differenti. Nel caso cinese si è optato per chiusure localizzate, tracciamento rapido e rafforzamento della sanità come strumento di sicurezza nazionale. Nel caso occidentale (salvo rari casi), anche a causa degli immani danni generati da decenni di neoliberismo esasperato, si è puntato su chiusure generalizzate e prolungate, tracciamento lento se non inesistente, colpevolizzazione della popolazione, terrorismo informatico. Inoltre, si è pensato al vaccino (naturalmente, solo quello prodotto dalle multinazionali occidentali del farmaco) come all’unico strumento per il superamento della crisi, fino ad arrivare al caso limite dell’Italia (vero e proprio laboratorio di esperimenti politici, dal governo giallo-verde a quello iperatlantista del “bankster” Mario Draghi), dove è stata imposta una sorta di obbligo vaccinale fittizio attraverso il cosiddetto “certificato verde”: uno strumento che discrimina apertamente non solo chi ha scelto di non vaccinarsi, ma anche chi lo ha fatto con vaccini non occidentali. Tale misura, è bene sottolinearlo, non esiste in Cina, dove si è tornati ad una condizione di seminormalità già nell’estate del 2020 senza alcun obbligo vaccinale, fittizio o meno. Dunque, si potrebbe parlare a maggior ragione di una ulteriore “israelizzazione della società”.

Non è diverso il discorso se per “cinesizzazione della società” si intende la progressiva riduzione dei diritti sul lavoro, visto che siamo di fronte a due forme completamente diverse di società. Nello specifico, è impossibile fare dei paragoni tra una forma di socialismo nazionale capace di sollevare da una condizione di povertà oltre 700 milioni di persone ed incentrato sull’idea di “prosperità comune” ed un modello neoliberista, la cui unica aspirazione è quella di sperimentare nuove tecniche di oppressione (senza dare nulla in cambio alla popolazione) per mantenere inalterato il proprio sistema di sfruttamento rispetto alle cicliche crisi strutturali dell’ipercapitalismo.

Una reale opposizione all’attuale evoluzione del sistema non può limitarsi al mero “no” al vaccino o al “certificato verde”. Sorvolando sul fatto che autodefinirsi come “risvegliati” per il semplice fatto di aver rifiutato un’iniezione farebbe ridere anche un principiante nell’ambito degli studi tradizionali, pensare di poter creare un’opposizione al sistema solo ed esclusivamente su queste basi, o aspirare ad un ritorno a quel passato che ha fatto da apripista alla situazione attuale, senza neanche scalfire di un millimetro i dogmi atlantisti, significa essere assolutamente consustanziali al sistema stesso.”

Da “Grandi risvegli” e “figli della luce”, di Daniele Perra