50 anni di testate nucleari yankee a Ghedi. Per immagini

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Per approfondire:
il resoconto della cerimonia per i 50 anni di “collaborazione” e “amicizia” fra Italia e Stati Uniti, celebrata presso la base di Ghedi (BS) lo scorso 31 Gennaio 2014, che ha coinvolto il personale del 6° Stormo dell’Aeronautica Militare Italiana e i circa 130 membri del 704° Munitions Support Squadron (MUNSS) dell’U.S. Air Force, ivi dislocati per curare la manutenzione delle testate nucleari statunitensi B-61.
Secondo le fonti più aggiornate, esse sono presenti in quantità non inferiore alle 20 unità, aggiungendosi alle 50 immagazzinate presso la base di Aviano (PN).
L’Italia ha quindi “l’onore” di essere il Paese NATO con il maggior numero di testate nucleari USA dislocate sul proprio territorio, un totale di 70 testate delle 180 ancora presenti in Europa (le rimanenti si trovano in Belgio, presso la base di Kleine Brogel; in Germania, a Buchel; in Olanda, a Volkel; infine in Turchia, presso la base di Incirlik).
L’Italia, altresì, è l’unico Paese in Europa con due basi nucleari.

Bulgaria e Romania avamposti strategici sul Mar Nero

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Bulgaria e Romania fecero il loro formale ingresso nella NATO nel 2004, in occasione del vertice di Istanbul, e da allora sono diventati gli ultimi – forse in entrambi i sensi della parola: i più recenti ed i finali – membri dell’Unione Europea.
Precedentemente, entrambi i Paesi avevano negato alla Russia l’uso del loro spazio aereo per trasportare rifornimenti alle truppe russe dislocate in Kosovo nel 1999.
Qualche anno dopo, nel 2002, la Romania aveva permesso agli Stati Uniti di usare la propria base aerea di Mikhail Kogalniceanu per i preparativi all’invasione dell’Iraq del successivo marzo 2003.
Nel dicembre 2005, il Segretario di Stato USA Condoleezza Rice si recò a Bucarest per firmare un accordo che prevedeva l’utilizzo – o meglio: la presa di possesso – di quattro basi militari: quella prima menzionata di Mikhail Kogalniceanu ed i campi di tiro ed addestramento a Babadag, Cincu e Smardan. La spiegazione all’epoca fu che gli Stati Uniti avrebbero usato le quattro basi per l’addestramento, comprese esercitazioni congiunte e multilaterali, ed il transito di rifornimenti verso l’Afghanistan e l’Irak. Ed il territorio romeno ha servito questi scopi fin da allora.
Nell’aprile dell’anno seguente, 2006, gli Stati Uniti firmarono un accordo analogo con la vicina Bulgaria per l’utilizzo di tre delle sue più grandi basi militari, quella aerea di Bezmer, il campo d’addestramento di Novo Selo ed il campo di volo di Graf Ignatievo.
Entrambe gli accordi prevedono una durata iniziale di dieci anni. Agli USA viene consentito di stazionare truppe in quantità variabile tra le 5.000 e 10.000.
Questi sette siti sono le prime basi militari americane nel territorio di quello che era il Patto di Varsavia.
La base aerea bulgara di Bezmer è una grossa infrastruttura simile nello scopo a quella romena di Mikhail Kogalniceanu. Secondo un quotidiano locale che ne scriveva due anni fà, essa acquisterà lo status di insediamento militare strategico come le basi di Incirlik in Turchia ed Aviano in Italia, divenendo una delle sei nuove basi aeree con tale connotazione fuori dai confini degli Stati Uniti.
Strategica perché, sotto il comando della Joint Task Force East insediata a Mikhail Kogalniceanu, a partire da essa potrebbero essere dispiegate truppe in zone di guerra nel Vicino Oriente e nell’Asia centrale e sudoccidentale.
Gli accordi stretti dagli USA con Bulgaria e Romania – come di consueto in questi casi – sono suscettibili di essere estesi alla NATO in quanto i tre firmatari sono tutti membri dell’Alleanza Atlantica. Secondo un articolo del Sofia Echo del gennaio 2008, la NATO avrebbe ottenuto la disponibilità della vecchia base di una brigata corazzata bulgara presso la città di Aitos per trasformarla in un deposito logistico.
A Graf Ignatievo, base aerea vicino la città di Plodviv, invece saranno trasferiti alcuni velivoli di stanza ad Aviano, sosteneva un’altra fonte bulgara nell’ottobre 2007. Trasferimento temporaneo, precisava, ma con la possibilità di diventare definitivo.
La severità e l’urgenza della minaccia percepita dalla Russia era tale che il generale Vladimir Shamanov, consigliere del Ministero russo della Difesa, ebbe a dichiarare: “Punteremo i nostri missili sulle infrastrutture militari USA in Bulgaria e Romania”. Apprensioni che certo non potevano essere fugate dalle affermazioni dell’allora Ministro degli Esteri bulgaro Solomon Passy il quale auspicava che il dispiegamento di forze terrestri, aeree e navali americane fosse seguito dall’installazione di missili.
Ad un anno di distanza dalla firma dell’accordo Stati Uniti-Bulgaria, un commento di stampa sottolineava come le nuove basi nell’Europa orientale facessero parte di un ambizioso piano per spostare le brigate combattenti facenti capo all’Comando Europeo delle Forze Armate USA (EUCOM) dall’Europa occidentale – prevalentemente la Germania – ad insediamenti avanzati prossimi al Caucaso, al Vicino Oriente ed all’Africa. Quando questo processo di riposizionamento fosse completato, due terzi delle forze di manovra dell’EUCOM saranno insediate nell’Europa meridionale ed in quella orientale.
Riferendosi specificatamente alle basi in Romania, nel luglio 2007 lo Stars and Stripes – organo ufficiale dell’esercito statunitense – riferiva la possibilità che truppe di altri Paesi vi svolgessero periodi di addestramento e che le forze USA lì situate potessero trasferirsi in brevi missioni di addestramento in Paesi confinanti quali Georgia ed Ucraina. Nel successivo mese di agosto vennero svolte delle esercitazioni per inaugurare con più enfasi possibile i nuovi insediamenti.
Per quanto riguarda le basi in Bulgaria, notizie di stampa dell’estate 2008 riferivano dei nuovi alloggiamenti costruiti presso Novo Selo per 500 rangers statunitensi e le loro famiglie, che vi saranno insediati in modo permanente, con una spesa prevista di 62 milioni di dollari nei successivi due anni. Altri 2.500 soldati si alterneranno nelle altre basi secondo un principio di rotazione.

L’espansione militare USA/NATO nella regione del Mar Nero si protende secondo quattro direttive. A spiegarlo in maniera concisa ma esauriente è stato Vakhtang Maisaia, presidente dell’Associazione per la Politica Estera della Georgia, sul Georgian Times del 2 aprile 2008:
“Il Mar Nero è una vitale area geostrategica per l’Alleanza Atlantica in combinazione con la missione ISAF in Afghanistan, le operazioni di carattere logistico in Darfur, la missione di addestramento NATO in Irak e le operazioni per il mantenimento della pace in Kosovo…”.