Sul nuovo radar di Poggio Renatico

coa poggio renatico

Interrogazione a risposta scritta n. 1653 della X Legislatura, Assemblea regionale Emilia Romagna, circa il rischio ambientale e alla salute conseguente all’installazione di un nuovo radar a Poggio Renatico (FE).
Iscritta al prot. n. 51137 del 24/11/2015.

Premesso che

  • il centro radar di Poggio Renatico ha sede nel vecchio scalo aeroportuale “Giuseppe Veronesi”, ubicato a meno di 4 chilometri dall’omonimo comune del ferrarese;
  • l’installazione sorse nel 1951 quando lo Stato Maggiore dell’Aeronautica decise di localizzarvi, a titolo sperimentale, una piccola antenna radar mobile che operava in coppia con l’analoga postazione di Punta Marina (Ravenna);
  • diciannove anni più tardi a Poggio Renatico fu trasferito l’11° Gruppo Radar che venne integrato nel sistema di comando e controllo NATO denominato “Nadge”, volto a sorvegliare i confini dei Paesi dell’Alleanza, dalla Turchia alla Norvegia. Nel 1983 la base acquisì maggiore importanza grazie all’installazione di una nuova e più potente stazione radar e del sistema di collegamento con i velivoli NATO AWACS entrati in funzione in Europa;
  • all’inizio degli anni ’90 la NATO deliberò il finanziamento per la costruzione a Poggio Renatico di una sede protetta con tre piani interrati, infrastrutture a prova di esplosione atomica ed una sala operativa destinata ad ereditare i compiti del centro operativo regionale di Monte Venda;
  • nel 1998 la base accolse il quartier generale del Centro COFA sino ad allora ospitato a Vicenza presso la sede della 5° Forza Aerea Tattica della NATO (ATAF). L’anno successivo il COFA di Poggio Renatico ebbe il suo battesimo di fuoco partecipando alla pianificazione e alla conduzione dei bombardamenti in Serbia e Kosovo durante l’operazione “Allied Force”;
  • il centro, che vedeva originariamente la partecipazione di solo personale italiano, passò ad ospitare militari provenienti da tredici Paesi dell’Alleanza (Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Norvegia, Olanda, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Turchia e Ungheria);
  • a partire del 2001 nella base radar sono state ampliate le infrastrutture abitative per i militari e le famiglie al seguito, grazie alla realizzazione di oltre 270 nuovi alloggi. La fase di ampliamento ed ammodernamento del COFA e del CAOC5 è continuata sino al giugno 2004;
  • il piano di potenziamento e centralizzazione delle funzioni aeree NATO comporterà la portata e le emissioni dei sistemi di trasmissione radar e, di conseguenza, i rischi di inquinamento elettromagnetico;
  • in passato gli impianti della base erano stati oggetto d’indagine come possibile causa d’insorgenza tumorale tra la popolazione locale. Nel gennaio 2003 la stampa locale riportò i risultati di un’indagine epidemiologica dell’ASL di Ferrara che avrebbe rilevato l’incidenza “statisticamente anomala, sopra la media attesa localmente” di “tumori infantili a livello cerebrale”. L’amministrazione comunale di Poggio Renatico, ricevuto il rapporto dell’ASL, decise di richiedere l’intervento dell’Agenzia regionale per l’ambiente per monitorare l’intensità delle emissioni delle antenne NATO. Da allora non si è saputo più nulla;
  • oggi l’Aeronautica Militare, tramite il Comando Operazioni Aeree (COA) di Poggio Renatico (Ferrara), assicura la sorveglianza e la difesa dello spazio aereo nazionale, 24 ore su 24, attraverso un sistema integrato di radar basati a terra e l’impiego di velivoli intercettori, garantendo la sicurezza dei cieli anche in occasione di grandi eventi;

considerato che

  • l’innovazione tecnologica in corso nelle basi NATO porterà a breve ali installazione di un nuovo radar a Poggio Renatico, i lavori sono iniziati nel mese di dicembre 2014. Radar caratterizzato da una portata operativa di circa 500 Km, il RAT31DL è in grado di operare in reale e completa agilità di frequenza e può supportare diverse funzioni come la difesa da missili anti-radiazione e da contromisure elettroniche. Il nuovo radar, fatto per durare 20 anni, sostituirà quello attuale. A queste innovative funzioni è convinzione diffusa che potrebbero corrispondere un impatto di notevole entità di tipo ambientale e rischi per la salute dei cittadini delle aree limitrofe alla base militare;

 interrogano la Giunta regionale e l’Assessore competente per sapere

  • se il nuovo radar può o meno arrecare rischi per la salute dei cittadini delle aree limitrofe alla base militare;
  • se sono state effettuati negli ultimi anni verifiche e indagine epidemiologica, in caso positivo che risultati hanno prodotto, in caso negativo se non ritenga opportuno effettuare una seria indagine per verificare se vi sono anomalie di tipo epidemiologico;
  • se è a conoscenza dell’installazione del nuovo radar, in caso positivo quali determinazioni ha preso in proposito, in particolare per quanto riguarda la verifica dei rischi di natura ambientale e sanitaria che possono connettersi a tale installazione.

Le consigliere
Giulia Gibertoni
Raffaella Sensoli
(Movimento 5 Stelle)

Fonte

coa tj

La Sardegna sotto il tallone della NATO

“Un bel giorno il procuratore di Lanusei competente per territorio, Domenico Fiordalisi, con un coraggio civile incredibile, ordina al fisico nucleare dell’Università di Brescia e del Cern di Ginevra, Evandro Lodi Rizzini, di riesumare diciotto cadaveri di altrettanti allevatori deceduti per leucemie e linfomi che avevano i pascoli nei terreni del poligono di Quirra – Perdasdefogu (30 marzo 2011). Due mesi dopo mette gran parte del poligono sotto sequestro. A novembre dello stesso anno la prima parte dell’indagine si conclude con l’accusa di disastro ambientale doloso nei confronti dei generali che avevano comandato il poligono di Perdasdefogu – Quirra dal 2004 al 2008, e di due chimici per aver falsificato parte dei controlli ambientali nel poligono. Gli esami, marzo 2012, riveleranno la presenza di torio radioattivo in misura superiore alla norma nelle salme dei 18 pastori. La cerchia degli indagati si allarga sino a comprendere anche il sindaco di Perdasdefogu.
Altro passo importante che forse permetterà la fine dei danni delle servitù in Sardegna è stato il lavoro e le relative conclusione dell’ultima inchiesta senatoriale (deliberazione del Senato del 16 marzo 2012). Con l’apporto determinante del senatore gallurese Pier Sandro Scanu. Le conclusioni, finalmente, hanno svelato quanto solo i ciechi non vedevano. Eccole: gran parte del territorio sede dei poligoni sardi è altamente inquinato, con potenziale rischio per la salute. Ci sono state morti sospette tra civili e militari. Le guerre simulate e i test sono stati effettuati senza gli accorgimenti di legge. E’ urgente intervenire col proibire da subito le attività gravemente nocive per l’ambiente e le persone. Prevedere, a breve termine la chiusura dei poligoni di Teulada e Capo Frasca, bonificare e riconvertire le attività di Quirra.”

Da La Sardegna sotto il tallone della NATO. Intervista a A. Ledda, coautore di “Servitù militari in Sardegna – Il caso Teulada”, a cura di Federico Dal Cortivo.

[Gli aggiornamenti in merito al procedimento giudiziario intrapreso dal procuratore di Lanusei, Domenico Fiordalisi, sono qui]

La valutazione tecnica del MUOS

muos

“Incompleta e di scarsa attendibilità” con una documentazione allegata “discordante, insufficiente e inadeguata”. È quanto emerge dalla relazione tecnica che analizza lo studio per la valutazione d’incidenza ambientale presentata nell’estate del 2008 dalla Marina militare statunitense in vista dell’installazione della stazione del sistema di telecomunicazione satellitare MUOS all’interno della riserva naturale “Sughereta di Niscemi”, in provincia di Caltanissetta.
La presentazione della valutazione d’incidenza si era resa necessaria in quanto le infrastrutture MUOS occuperanno un’area di circa 2.500 m2 ricadente in zona B della riserva di Niscemi, Sito di Importanza Comunitaria (SIC), identificato dal codice “ITA050007” e rientrante – secondo il manuale delle linee guida per la gestione dei Siti Natura 2000 del Ministero dell’Ambiente – nella tipologia “a dominanza di querceti mediterranei”. Parere favorevole sullo “studio ambientale” predisposto dall’US Navy era stato rilasciato l’8 settembre del 2008 da tutti i partecipanti alla conferenza dei servizi indetta dall’Assessorato regionale al Territorio ed Ambiente. Alla conferenza, oltre all’ente gestore della riserva naturale, erano presenti anche due tecnici del Comune di Niscemi. Successivamente, sulla spinta delle mobilitazioni “No MUOS” sviluppatesi nelle province di Caltanissetta e Catania, l’amministrazione comunale di Niscemi aveva incaricato tre professionisti a riverificare i possibili impatti dell’impianto satellitare sulla flora e la fauna della “Sughereta”. Consegnata il 10 ottobre 2009, la relazione a firma dei dottori Donato La Mela Veca (cartografo), Tommaso La Mantia (agronomo presso la facoltà di Agraria dell’Università di Palermo) e Salvatore Pasta (botanico), individua un impressionante numero di lacune ed omissioni nella valutazione ambientale del progetto, rilevando la scarsissima attenzione prestata dai militari statunitensi allo straordinario patrimonio ospitato in una delle più importanti riserve ecologiche siciliane.
(…)
Ma non sono solo i lavori d’installazione delle grandi antenne del MUOS a mettere fortemente a rischio la vita di queste importanti specie vegetali e animali. Su di esse incombe infatti il pericolo delle intense radiazioni elettromagnetiche che saranno emesse quando gli impianti di teletrasmissione entreranno in funzione.
(…)
A Niscemi, però, i lavori di costruzione delle infrastrutture che ospiteranno il MUOS sono iniziati, segretamente, il 19 febbraio 2008 (ben prima dunque dello studio d’incidenza ambientale dell’US Navy) e oggi procedono speditamente anche all’interno dell’area sottoposta a riserva.
“Assai grave mi sembra il particolare che, prima ancora di iniziare i lavori, aree escluse dagli elaborati risultino già occupate, il che fa pensare a un impatto dei cantieri e delle opere accessorie certamente maggiore rispetto a quello prospettato”, dichiara l’ambientalista siciliano Giuseppe Palermo. “Se le risultanze di questa relazione dovessero essere confermate al termine della valutazione d’incidenza, secondo la direttiva CEE 92/43 (“Habitat”) e alla luce del principio di precauzione, la sola eventualità degli effetti negativi di cui si parla nel testo dovrebbe portare a respingere il progetto. L’articolo 6 di questa direttiva è esplicito: le autorità nazionali competenti possono dare il loro assenso “soltanto dopo aver avuto la certezza che esso non pregiudicherà l’integrità del sito in causa”. Qualora poi un progetto debba essere realizzato per motivi “imperativi” di rilevante interesse pubblico – nonostante le conclusioni negative della valutazione d’incidenza e in mancanza di soluzioni alternative – le autorità dovranno comunque adottare le misure compensative necessarie a tutelare la coerenza globale di Natura 2000″. “Nel caso di un sito in cui si trovano un tipo di habitat naturale e/o una specie prioritari, come nel caso del SIC di Niscemi”, precisa però Giuseppe Palermo, “possono essere addotte solo considerazioni connesse con la salute dell’uomo e la sicurezza pubblica o di primaria importanza per l’ambiente o, previo parere della Commissione europea, altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico”.
(…)
Nella stazione di telecomunicazione dell’US Navy di Niscemi si sono registrati inoltre diversi gravi incidenti ambientali rigorosamente tenuti segreti agli amministratori e alle popolazioni locali. Dal sito internet del “The OK Design Group” di Roma, la società che ha progettato la realizzazione dell’impianto MUOS nel SIC di Niscemi, si apprende che nel 2004 essa fu chiamata dalla Marina USA per effettuare un'”ispezione delle condizioni esistenti della rete di media e bassa tensione della stazione di telecomunicazione militare”, onde “misurare e registrare le anomalie dei parametri elettrici della rete” e “analizzare i rimedi necessari”. Qualche tempo dopo l’azienda catanese Lageco (oggi impegnata nei lavori d’installazione del MUOS accanto alla Gemmo Spa di Vicenza), eseguiva nella base USA di contrada Ulmo, “lavori di bonifica ambientale del terreno contaminato a causa di un versamento di gasolio sullo stesso”.

Da Il MUOS a Niscemi, una bomba ecologica di Antonio Mazzeo.
[grassetto nostro]

“Pioppo” che cresce

pioppo

Entro il marzo 2010 la NATO affiderà alla base radar di Poggio Renatico (Ferrara) il controllo dello spazio aereo compreso tra l’Oceano Atlantico e il delta del Danubio e l’eventuale conduzione di raid dei cacciabombardieri alleati in quest’area. La decisione di potenziare ed estendere geograficamente le funzioni dell’infrastruttura militare italiana è stata resa nota a conclusione della conferenza annuale dei comandanti NATO della Regione Sud, tenutasi proprio a Poggio Renatico e a cui ha partecipato, tra gli altri, il generale dell’US Air Force, Maurice L. Mc Fann, comandante supremo della componente aerea dell’Alleanza Atlantica in Europa. Nel corso dei lavori, in particolare, è stata esaminata la nuova struttura dei Comandi aerei NATO che saranno riorganizzati in due soli CAOC (Combined Air Operations Center): Poggio Renatico, appunto, e quello di Larissa in Grecia che assumerà il controllo dell’area sud-orientale europea. “Si tratta del passaggio ad un dispositivo di difesa aerea ancora più integrata”, si legge nel comunicato emesso dalla NATO, “in cui il CAOC di Poggio Renatico sarà responsabile dell’Air Policing, la sorveglianza dello spazio aereo, incluso l’impiego dei velivoli intercettori, anche nei cieli di Portogallo e Spagna, oltre agli attuali paesi di Ungheria, Croazia, Slovenia, Albania e naturalmente Italia”. Sino ad oggi il controllo dello spazio europeo era attribuito a cinque centri operativi CAOC e Poggio Renatico seguiva prioritariamente le operazioni nei Balcani.
(…)
Nel corso della conferenza dei comandanti NATO della Regione Sud è stato pure analizzato lo stato di avanzamento del programma ACCS (Air Command & Control System), il nuovo sistema di comando e controllo per il combattimento aereo che sta per entrare in funzione all’interno dell’Alleanza, sotto il coordinamento della base di Poggio Renatico. La realizzazione dell’Air Combat and Control System (costo stimato 1,5 miliardi di euro) è stata affidata al consorzio internazionale ACSI a cui partecipano i colossi industriali militari Raytheon (USA) e Thales (Francia).
(…)
Il piano di potenziamento e centralizzazione delle funzioni aeree NATO comporterà l’ennesima crescita del numero degli addetti militari italiani e stranieri ospitati a Poggio Renatico. Così come cresceranno la portata e le emissioni dei sistemi di trasmissione radar e, di conseguenza, i rischi di inquinamento elettromagnetico. In passato, gli impianti della base erano stati oggetto d’indagine come possibile causa d’insorgenza tumorale tra la popolazione locale. Nel gennaio 2003 la stampa locale riportò i risultati di un’indagine epidemiologica dell’ASL di Ferrara che avrebbe rilevato l’incidenza “statisticamente anomala, sopra la media attesa localmente” di “tumori infantili a livello cerebrale”. L’amministrazione comunale di Poggio Renatico, ricevuto il rapporto dell’ASL, decise di richiedere l’intervento dell’Agenzia regionale per l’ambiente per monitorare l’intensità delle emissioni delle antenne NATO. Da allora non si è saputo più nulla.

Da A Poggio Renatico il controllo delle forze aeree NATO in Europa, di Antonio Mazzeo.

Gli effetti del MUOS

truhn

C’era da aspettarselo. Manca ancora un anno perché sia completata l’installazione delle mega-antenne del nuovo sistema di telecomunicazione satellitare MUOS delle forze armate USA, ma l’inquinamento elettromagnetico a Niscemi ha già raggiunto livelli più che preoccupanti. Colpa delle emissioni delle 41 antenne della “Naval Radio Transmitter Facility” (NRTF) della marina militare statunitense di contrada Ulmo, che dal 1991 assicurano le trasmissioni a microonde, ultra, altissime, basse e bassissime frequenze (UHF-VHF-ELF-LF) delle forze aeree, terrestri, navali e dei sottomarini nucleari in un’area compresa tra il Mediterraneo, l’Asia sud-occidentale, l’Oceano Indiano e l’Oceano Atlantico.
L’ARPA, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, ha consegnato all’amministrazione comunale di Niscemi i dati sui rilevamenti del campo elettromagnetico generato dall’impianto militare, effettuati in un periodo compreso tra il 10 dicembre 2008 e il 9 marzo 2009. Il monitoraggio effettuato da quattro centraline installate in abitazioni civili prossime alla base, ha rilevato l’intensità della componente elettrica delle emissioni, la cui unità di misura è il volt per metro (V/m). E in alcuni casi sono stati evidenziati valori superiori ai “limiti di attenzione” fissati dalle normative in materia.
(…)
“Questi dati – ha dichiarato il sindaco di Niscemi, Giovanni Di Martino – mostrano chiaramente che anche senza la presenza dell’antenna MUOS c’è un preoccupante stato di inquinamento elettromagnetico che tocca i centri abitati della zona”. Con l’aggravante che le autorità USA erano a conoscenza dell’avvio del monitoraggio dell’ARPA e che lo stesso è stato “fortemente limitato, o forse anche vanificato dal diniego opposto dalle autorità militari e dal responsabile tecnico, a fornire le minime informazioni relative agli impianti trasmittenti già operanti”, come ha denunciato il presidente della regione siciliana, Raffaele Lombardo.
(…)
Preoccupato per la campagna di mobilitazione contro il nuovo impianto di telecomunicazioni satellitari di Niscemi, il Dipartimento americano della US NAVY, attraverso il console generale in Italia J. Patrick Truhn, ha consegnato all’assessorato regionale siciliano dell’Ambiente le schede tecniche e i dati della simulazione di emissioni di elettromagnetismo ante operam del sistema MUOS. Truhn ha colto l’occasione per affermare che “le misurazioni effettuate nel sito di Niscemi confermano che le emissioni in radio frequenza generate sono e rimarranno entro i limiti fissati dalla normativa italiana anche dopo l’installazione del MUOS e il sistema di telecomunicazioni rispetterà anche i più cautelativi limiti futuri raccomandati dalla Commissione Europea sul Rapporto Bioiniziative”. “A Niscemi – ha aggiunto ipocritamente il diplomatico – già rispondiamo a rigorosi standard di sicurezza e continueranno in tal senso anche in futuro. Le emissioni provenienti dal sito di Niscemi non interferiranno con gli oltre 2 mila altri dispositivi trasmettitori presenti in un raggio di 75 km dal sito”.
(…)
La scarna relazione sull’incidenza ambientale del nuovo sistema per le guerre spaziali presentate dalla US Navy agli uffici tecnici del comune di Niscemi, è stata analizzata dall’ingegnere ambientale Gianfranco Di Pietro. “La perplessità maggiore sta nel fatto che l’analisi effettuata non è per niente completa, né rassicurante”, afferma il professionista. “Non si evince se è stata fatta un’analisi con modelli digitali di elevazione del territorio dei trasmettitori per vedere se tali puntamenti possono interferire con abitazioni e/o luoghi frequentati dal pubblico. Lo studio ambientale della Marina USA non ha poi affrontato minimante i possibili effetti sulla salute delle popolazioni delle esposizioni a lungo termine ai campi elettromagnetici del MUOS, anche se poi si arriva ad ammettere che le apparecchiature elettroniche mediche e le attrezzature ospedaliere operanti nelle aree vicine all’installazione militare potranno essere vulnerabili alle interferenze elettromagnetiche”.
(…)

Da L’inquinamento elettromagnetico della base USA di Niscemi, di Antonio Mazzeo.
[grassetti nostri]

Niscemi, il MUOS e l’egemonia globale statunitense

“In Sicilia l’ultima tappa del processo di militarizzazione dello spazio e di rilancio delle guerre stellari e delle strategie di “primo colpo” nucleare. A due passi dal centro abitato di Niscemi (Caltanissetta) sta per sorgere infatti una delle stazioni di controllo terrestre del Mobile User Objective System MUOS, il sofisticato sistema di comunicazione satellitare ad altissima frequenza (UHF) delle forze armate USA che integrerà comandi, centri d’intelligence, radar, cacciabombardieri, missili da crociera, velivoli senza pilota, ecc., con l’obiettivo di perpetuare la superiorità offensiva degli Stati Uniti d’America.
(…)
L’area prescelta per la stazione terrestre MUOS ricade nell’antico feudo Ulmo di Niscemi dove dal 1991 esiste una delle più grandi stazioni di telecomunicazione della Marina USA nel Mediterraneo. Si tratta della “Naval Radio Transmitter Facility (NRTF) N8”, utilizzata per le trasmissioni in alta e bassa frequenza (HF ed LF) dei comandi e delle forze militari operanti in una vastissima area compresa tra il Mediterraneo, l’Asia sud-occidentale, l’Oceano Indiano e l’Oceano Atlantico. Attualmente a Niscemi sono installate 41 antenne di trasmissione HF ed una LF; il centro di telecomunicazione è sotto il controllo della U.S. Naval Computer and Telecommunication Station Sicily (NAVCOMTELSTA – NCTS Sicily) che ha sede a NAS II Sigonella. NCTS Sicily assicura le comunicazioni supersegrete e non, delle forze di superficie, sottomarine, aeree e terrestri e dei centri C4I (Command, Control, Computer, Communications and Intelligence) di Stati Uniti ed alleati NATO. “Essendo parte della Navy’s ForceNet Vision – si legge nel sito ufficiale della base di Sigonella – NAVCOMTELSTA Sicily lega insieme sensori, piattaforme di comando e controllo, decision makers, sistemi d’arma che permettono di progredire nella Guerra Globale al Terrorismo”. Le infrastrutture dei centri di Sigonella e Niscemi “forniscono il supporto tattico C4I al Comando Navale USA in Europa (COMUSNAVEUR), ai Comandi della V e VI Flotta (COMFIFTHFLT e COMSIXTHFLT), al Comando delle forze aeree nel Mediterraneo (COMFAIRMED), ai Comandi del 7° e 8° Gruppo Sottomarino (COMSUBGRUs 7 and 8), al CTF 67, al VP Squadron ed ai 44 Tenant Commands attraverso la comunicazione nelle frequenze LF, HF, UHF, EHF ed SHF”.
A seguito della chiusura della stazione della US Navy di Keflavik (Islanda), nel dicembre 2006 sono state assegnate a NAVCOMTELSTA Sicily tutte le funzioni di collegamento LF con i sottomarini strategici USA operanti nella regione atlantica. I centri di Sigonella e Niscemi sono stati integrati al Submarine Automated Broadcast Processing System (ISABPS), il sistema che globalmente permette ai sottomarini di ricevere messaggi ed ordini mentre navigano in immersione. La stazione di Niscemi, essendo l’unica struttura della US Navy nel bacino mediterraneo con particolari caratteristiche, ha assunto un ruolo chiave nel potenziamento delle comunicazioni dei sottomarini nucleari USA (Under Sea Warfare – USW communication) e dei diversi centri di supporto tattico (TSCOMM), delle operazioni aeroterrestri della vicina base di Sigonella NASSIG, e di quelle della Broadcast Control Authority (BCA).
Niscemi contribuisce pure ad ottimizzare le comunicazioni in bassa frequenza delle unità dell’US Air Force, di altri organismi appartenenti al Dipartimento della Difesa e del Sistema Interoperativo Sottomarino dell’Alleanza Atlantica (NATO Interoperable Submarine Broadcast System – NISBS). I sistemi di telecomunicazione installati a Niscemi sono stati inseriti nel cosiddetto “Minimum Essential Emergency Communication Network”, il sistema concepito dagli Stati Uniti per sopravvivere a un attacco ed esercitare il controllo sulle opzioni nucleari strategiche.
(…)
Con l’installazione della stazione terrestre del MUOS, Niscemi farà l’ennesimo salto di qualità, e si affermerà come una delle maggiori infrastrutture di guerra a livello planetario. Secondo quanto affermato dagli alti comandi della US Navy, “il Mobile User Objective System fornirà un sistema universale e multi-service a terminali e siti mobili e fissi per i servizi di telecomunicazione satellitare (SATCOM)”. Il sistema assicurerà così “una considerevole crescita delle odierne capacità di comunicazione satellitare così come un significativo miglioramento dell’operatività dei piccoli terminali”. Si tratta a tutti gli effetti di un sistema che fornirà servizi di telefonia cellulare alle forze militari utilizzando i satelliti che opereranno come “cell towers” nello spazio. Nello specifico, il MUOS Ground System – di cui la stazione di Niscemi sarà elemento chiave – assicurerà le comunicazioni ed i controlli interfaccia tra i satelliti MUOS e le reti di telecomunicazioni del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti con base a terra. “Il sistema MUOS è parte dell’architettura di trasformazione delle comunicazioni satellitari militari”, spiega l’ammiraglio Victor See Jr., responsabile del settore ricerca, sviluppo ed acquisizione spaziale della Marina USA. “Stiamo realizzando il MUOS a partire dalle infrastrutture terrestri associate per poi connetterlo ai terminal e ai siti periferici JTRS (Joint Tactical Radio System) del servizio UHF. Le comunicazioni ad altissima frequenza sono uno dei principali obiettivi di interconnessione con gli utenti mobili – esercito, marina ed aeronautica militare – nei teatri periferici di guerra. Il primo satellite MUOS sarà lanciato entro il dicembre 2009 e la piena operatività orbitale avverrà nel marzo 2010.
Quando il sistema sarà pienamente operativo (2014) ci sarà una coppia di sistemi satellitari che garantiranno il trasferimento di informazioni dalle unità di guerra operanti a terra o in mare verso lo spazio e da lì ai terminali terrestri. Il sistema MUOS utilizzerà anche tecnologia di tipo commerciale”.
(…)
La progettazione e la realizzazione del segmento terrestre del sistema MUOS è stato affidato alla General Dynamics, altra potente società del complesso militare industriale statunitense. Lo scorso mese di agosto, la General Dynamics ha annunciato di aver completato l’installazione di tre antenne satellitari giganti presso la base di Wahiawa, Hawaii, nota come”Naval Computer and Telecommunications Area Master Station Pacific”.
“Wahiawa è la prima delle quattro stazioni terrestri che saranno equipaggiate con antenne satellitari del sistema MUOS”, si legge nel comunicato stampa emesso da General Dynamics. “Le altre stazioni MUOS saranno realizzate a Norfolk, Virginia, Geraldton, Australia e Niscemi, Italia”.”

Da Sorgerà a Niscemi la stazione terrestre USA del piano di riarmo spaziale MUOS, di Antonio Mazzeo.

In un successivo articolo, pubblicato l’11 ottobre, Mazzeo segnala che le prime opere di movimentazione terra e di predisposizione delle piattaforme per l’installazione del MUOS (costo complessivo del progetto: 43 milioni di dollari) hanno già preso il via lo scorso 19 febbraio.
Oltre all’impatto per ora ignoto delle onde elettromagnetiche della stazione radar sulla salute umana e sull’ambiente circostante, l’autore sottolinea gli spropositati consumi di gasolio. Stando ai dati forniti dal Pentagono, si parla di 2.100.000 litri nel periodo compreso tra il 2003 ed il 2005, una cifra nettamente superiore a quella di altre importanti infrastrutture per le telecomunicazioni che gli Stati Uniti possiedono in Italia, quali Napoli Capodichino (550.000 litri) e isola di Tavolara (300.000).
Facile, lo pagano il 65% in meno!

muos-at-naval-computer-and-telecommunications-area-master-station-pacific-wahiawa-hawaii

Tre miliardi di dollari che alla fine potrebbero diventare sei. È quanto costerà il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari MUOS (Mobile User Objective System), che la Marina Militare degli Stati Uniti d’America prevede di realizzare entro la fine del 2012. È un programma ambiziosissimo, elemento chiave delle future strategie di guerra nello spazio e in ogni angolo del pianeta.
Il MUOS assicurerà il trasferimento d’informazioni e dati ad una velocità mai raggiunta nella storia delle telecomunicazioni e consentirà alle forze armate statunitensi di rafforzare ulteriormente la propria superiorità militare. Perlomeno sulla carta, visto che tutta una serie d’imprevisti progettuali e tecnici ne stanno ritardo l’entrata in funzione. Intanto però il MUOS si è convertito in uno dei più lucrosi affari per i colossi dell’industria militare: la Lockheed Martin e la Boeing, che si occupano della costruzione e messa in orbita dei satelliti; la General Dynamics, che sta realizzando i quattro terminal terrestri; la Harris Corporation, che invece fornirà le potentissime antenne ad altissima frequenza (UHF), la cui incompatibilità con l’uomo e l’ambiente è cosa ormai accertata.
Un business ad esclusivo appannaggio del made in USA, mentre i due Paesi stranieri che hanno avuto l’ardire di ospitare le stazioni terrestri del sofisticato sistema satellitare (Australia e Italia) dovranno accontentarsi di qualche spicciolo (e delle radiazioni elettromagnetiche…). Per installare il terminal a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, il Pentagono ha riservato un budget di “appena” 13 milioni di dollari. Nonostante l’inesistenza d’informazioni del governo Berlusconi e delle autorità statunitensi attorno all’infausto progetto militare, è possibile conoscere l’identità delle uniche imprese italiane chiamate ai lavori di esecuzione. Queste hanno scelto di darsi un nome non certo originale ma che perlomeno esplicita le finalità della loro azione: “Consorzio Team MUOS Niscemi”. Dal maggio 2008 curano presso la stazione di telecomunicazioni NRTF dell’US Navy di contrada Ulmo, la “realizzazione di un’infrastruttura preparatoria all’installazione di 3 antenne satellitari, comprensiva di opere di fondazioni e basamenti speciali, impianti idrici, elettrici, fognari e antincendio”, nonché i lavori di “prevenzione per l’erosione superficiale e il drenaggio”. Quando i lavori saranno completati, Niscemi ospiterà antenne circolari e torri radio che collegheranno i Centri di Comando e Controllo delle forze armate USA, i centri logistici e gli oltre 18.000 terminali militari radio esistenti, con i gruppi operativi in combattimento, i cacciabombardieri in volo e gli aerei senza pilota che opereranno dalla vicina base di Sigonella.

Da Premiato Consorzio Team MUOS Niscemi, sempre dell’ottimo Antonio Mazzeo.