Laboratorio Italia

Ormai l’hanno capito tutti: nella narrazione sul Covid, così come nell’adozione delle misure che ne sono derivate, l’Italia è un Paese speciale. La vicenda della moderna Tessera del Fascio, denominata Green Pass, è lì a dimostrarlo.

La tabella qui sotto è inequivocabile. Pur essendo uno dei paesi con il più alto tasso di vaccinazione, l’Italia è nettamente prima nella speciale classifica delle leggi liberticide messe in campo. Segue, ma a grande distanza, la Francia macroniana. Gli altri sono tutti staccatissimi.

Tra le altre cose brilla la sequela di NO della Danimarca, laddove troviamo invece l’infinita serie di SI’ ad ogni obbligo possibile e immaginabile del nostro Paese. Se, shakespearianamente, un tempo il marcio risiedeva in Danimarca, oggi sembra essersi spostato a Roma, laboratorio prescelto di un imbroglio e di un esperimento sociale planetario a danno dei popoli.

Perché l’Italia ha assunto questo ruolo? Ecco un punto che bisogna cercare di comprendere bene. A mio avviso le ragioni sono tre, ovviamente collegate tra loro.

Se, come pensiamo, il progetto globale è quello della transizione ad un mondo ademocratico, popolato da regimi autoritari basati sul potere di una tecnocrazia ormai liberatasi dalle stesse regole della democrazia liberale, l’Italia è il Paese perfetto per fare da apripista a questo disegno. E lo è tanto più dopo che il simbolo vivente di questa tecnocrazia globalista e ferocemente antipopolare, Mario Draghi, ha preso le redini del comando.

Se l’ex presidente della BCE è la prima e decisiva ragione della disgrazia che è toccata al nostro Paese, ciò è dovuto però ad altri due motivi: la straordinaria crisi della politica e delle istituzioni che si trascina oramai da un trentennio; la condizione di Paese eternamente ricattato via debito dentro i micidiali meccanismi della gabbia dell’euro.

Senza una politica ridotta al lumicino, e senza il perenne ricatto del debito, alimentato dalla cupola oligarchica che governa un’Unione Europea che è parte decisiva del progetto del Grande Reset, la tecnocrazia non avrebbe potuto imporsi. Di sicuro non in questa misura.

Queste semplici considerazioni ci portano a due conclusioni.

La prima è che la lotta che conduciamo in Italia ha una straordinaria importanza. Se il nostro Paese è il laboratorio avanzato delle mostruosità non solo antipopolari, ma financo anti-umane messe in campo dal blocco dominante, il suo esito avrà conseguenze che andranno ben oltre i confini nazionali.

La seconda è che dobbiamo sempre nominare il nemico. Il dissenso deve dunque diventare opposizione. In primo luogo opposizione al nuovo regime ed al suo massimo rappresentante Mario Draghi.

L’attuale presidente del Consiglio non solo ricopre infatti una posizione centrale e difficilmente sostituibile, ma gode pure di un notevole consenso. Il consenso è però merce volatile assai, e potrebbe anche indebolirsi ben prima del previsto. Proprio per questo bisogna alzare sia il livello della mobilitazione che quello della consapevolezza politica.

La lotta sarà dura, ma non impossibile. L’autoritario “Laboratorio Italia” deve fallire. La libertà, il diritto al lavoro, la democrazia deve trionfare. E’ stato questo il senso della grande manifestazione del 25 settembre. Andiamo avanti!

Leonardo Mazzei

(Fonte)

“Io sono contraria, voglio dire che sono contraria”

Fuori le truppe dall’Afghanistan!

no isaf

Firenze, sabato 31 ottobre, ore 10:00
Sala del dopolavoro ferroviario di S. Maria Novella (Via Alamanni 4)

Assemblea pubblica

Intervengono:
Abdullah A. Salah
Franco Cardini
Domenico Losurdo
Massimo Fini
Fernando Rossi
Leonardo Mazzei
Moreno Pasquinelli

Otto anni fa Bush, dopo aver dissodato il terreno con una genocidiaria campagna di bombardamenti a tappeto, diede avvio all’invasione dell’Afghanistan. Battezzata col nome ad effetto “Enduring Freedom” e travestita da missione umanitaria, con l’alibi della lotta al terrorismo, ottenne subito l’avallo delle Nazioni Unite ed il coinvolgimento della NATO. Che tipo di “democrazia duratura” sia stata esportata è sotto gli occhi di tutti. Per permettere al fantoccio Karzai di restare in sella non basta l’aiuto delle agguerrite truppe mercenarie, si sono truccate le recenti elezioni con brogli a scala industriale.
Ben altri erano i reconditi scopi dell’invasione. L’Afghanistan è considerato dagli strateghi statunitensi un Paese imprescindibile per tenere sotto controllo l’area geopolitica dalla quale dipende il futuro delle ambizioni imperialiste americane.
Gli occupanti hanno però fatto i conti senza l’oste. L’Afghanistan è “infestato” di afghani che non hanno alcuna intenzione di farsi infinocchiare, che considerano i “liberatori” occupanti e la loro democrazia una tirannia, che non vogliono soccombere e quindi combattono indomiti, malgrado l’inferiorità di mezzi, per cacciare le truppe occupanti.
Spaventato all’idea che l’Afghanistan possa diventare un altro Vietnam, che la resistenza possa travolgere, assieme alla NATO, la propria amministrazione, Obama ha ingrossato le truppe mercenarie implorando che gli alleati facciano altrettanto. Scandalosa è dunque la decisione di averlo insignito del Nobel per la pace.
Mentre gli afghani debbono far fronte ad una guerra senza esclusione di colpi, l’opinione pubblica italiana ed occidentale ne subisce una più insidiosa, quella della propaganda. Agli ordini del partito bipolare destra-sinistra, i media hanno messo in atto un sistematico lavaggio del cervello allo scopo duplice, di dipingere l’invasione come una missione caritatevole e di satanizzare la legittima resistenza.
Mentre gli afghani hanno il diritto di resistere, noi cittadini occidentali che non abbiamo portato la testa all’ammasso, abbiamo il dovere di difenderci dall’intossicazione informativa, dobbiamo dire la verità, che non è il popolo afghano che minaccia la nostra libertà e la pace mondiale, ma la prepotenza degli Stati Uniti, alimentata dalla sudditanza delle classi dirigenti europee.

L’assemblea è promossa dal Campo Antimperialista.

Per adesioni ed informazioni:
tel. 347 7815904, via_dall_afghanistan