Intermarium, chi era costui?

“Dopo la guerra combattuta tra la Russia e la Polonia e conclusasi il 18 marzo 1921 col trattato di pace di Riga, il Maresciallo Józef Piłsudski (1867-1935), capo provvisorio del rinato Stato polacco, lanciò l’idea di una federazione di Stati che, estendendosi “tra i mari” Baltico e Nero, in polacco sarebbe stata denominata Międzymorze, in lituano Tarpjūris e in latino, con un neologismo poco all’altezza della tradizione umanistica polacca, Intermarium. La federazione, erede storica della vecchia entità politica polacco-lituana, secondo il progetto iniziale di Piłsudski (1919-1921) avrebbe dovuto comprendere, oltre alla Polonia quale forza egemone, la Lituania, la Bielorussia e l’Ucraina. È evidente che il progetto Intermarium era rivolto sia contro la Germania, alla quale avrebbe impedito di ricostituirsi come potenza imperiale, sia contro la Russia, che secondo il complementare progetto del Maresciallo, denominato “Prometeo”, doveva essere smembrata nelle sue componenti etniche.
Per la Francia il progetto rivestiva un certo interesse, perché avrebbe consentito di bloccare simultaneamente la Germania e la Russia per mezzo di un blocco centro-orientale egemonizzato dalla Polonia. Ma l’appoggio francese non era sufficiente per realizzare il progetto, che venne rimpiazzato dal fragile sistema d’alleanze spazzato via dalla Seconda Guerra Mondiale.
Una più audace variante del progetto Intermarium, elaborata dal Maresciallo tra il 1921 e il 1935, rinunciava all’Ucraina ed alla Bielorussia, ma in compenso si estendeva a Norvegia, Svezia, Danimarca, Estonia, Lettonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Grecia, Jugoslavia ed Italia. I due mari diventavano quattro, poiché al Mar Baltico ed al Mar Nero si venivano ad aggiungere l’Artico e il Mediterraneo. Ma anche questo tentativo fallì e l’unico risultato fu l’alleanza che la Polonia stipulò con la Romania.
L’idea di un’entità geopolitica centroeuropea compresa tra il Mar Baltico e il Mar Nero fu riproposta nei termini di una “Terza Europa” da un collaboratore di Piłsudski, Józef Beck (1894-1944), che nel 1932 assunse la guida della politica estera polacca e concluse un patto d’alleanza con la Romania e l’Ungheria.
Successivamente, durante il secondo conflitto mondiale, il governo polacco di Władisław Sikorski (1881-1943) – in esilio prima a Parigi e poi a Londra – sottopose ai governi cecoslovacco, greco e jugoslavo la prospettiva di un’unione centroeuropea compresa fra il Mar Baltico, il Mar Nero, l’Egeo e l’Adriatico; ma, data l’opposizione sovietica e la renitenza della Cecoslovacchia a federarsi con la Polonia, il piano dovette essere accantonato.
Con la caduta dell’URSS e lo scioglimento del Patto di Varsavia, l’idea dell’Intermarium ha ripreso vigore, rivestendo forme diverse quali il Consiglio di Cooperazione nel Mar Nero, il Partenariato dell’Est e il Gruppo di Visegrád, meno ambiziose e più ridotte rispetto alle varianti del progetto “classico”.
Ma il sistema di alleanze che più si avvicina allo schema dell’Intermarium è quello teorizzato da Stratfor, il centro studi statunitense fondato da George Friedman, in occasione della crisi ucraina. Da parte sua il generale Frederick Benjamin “Ben” Hodges, comandante dell’esercito statunitense in Europa (decorato con l’Ordine al Merito della Repubblica di Polonia e con l’Ordine della Stella di Romania), ha annunciato un “posizionamento preventivo” (“pre-positioning”) di truppe della NATO in tutta l’area che, a ridosso delle frontiere occidentali della Russia, comprende i territori degli Stati baltici, la Polonia, l’Ucraina, la Romania e la Bulgaria. Dal Baltico al Mar Nero, come nel progetto iniziale di Piłsudski.
Il 6 agosto 2015 il presidente polacco Andrzej Duda ha preconizzato la nascita di un’alleanza regionale esplicitamente ispirata al modello dell’Intermarium. Un anno dopo, dal 2 al 3 luglio 2016, nei locali del Radisson Blue Hotel di Kiev ha avuto luogo, alla presenza del presidente della Rada ucraina Andriy Paruby e del presidente dell’Istituto nazionale per la ricerca strategica Vladimir Gorbulin, nonché di personalità politiche e militari provenienti da varie parti d’Europa, la conferenza inaugurale dell’Intermarium Assistance Group, nel corso della quale è stato presentato il progetto di unione degli Stati compresi tra il Mar Baltico e il Mar Nero.
Nel mese successivo, i due mari erano già diventati tre: il 25-26 agosto 2016 il Forum di Dubrovnik sul tema “Rafforzare l’Europa – Collegare il Nord e il Sud” ha emesso una dichiarazione congiunta in cui è stata presentata l’Iniziativa dei Tre Mari, un piano avente lo scopo di “connettere le economie e infrastrutture dell’Europa centrale e orientale da nord a sud, espandendo la cooperazione nei settori dell’energia, dei trasporti, delle comunicazioni digitali e in generale dell’economia”. L’Iniziativa dei Tre Mari, concepita dall’amministrazione Obama, il 6 luglio 2017 è stata tenuta a battesimo da Donald Trump in occasione della sua visita a Varsavia. L’Iniziativa, che a detta del presidente Duda nasce da “un nuovo concetto per promuovere l’unità europea”, riunisce dodici paesi compresi tra il Baltico, il Mar Nero e l’Adriatico e quasi tutti membri dell’Alleanza Atlantica: Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Austria, Slovenia, Croazia, Ungheria, Romania, Bulgaria.
Sotto il profilo economico, lo scopo dell’Iniziativa dei Tre Mari consiste nel colpire l’esportazione di gas russo in Europa favorendo le spedizioni di gas naturale liquefatto dall’America: “Un terminale nel porto baltico di Świnoujście, costato circa un miliardo di dollari, permetterà alla Polonia di importare Lng statunitense nella misura di 5 miliardi di metri cubi annui, espandibili a 7,5. Attraverso questo e altri terminali, tra cui uno progettato in Croazia, il gas proveniente dagli USA, o da altri Paesi attraverso compagnie statunitensi, sarà distribuito con appositi gasdotti all’intera ‘regione dei tre mari’” .
Così la macroregione dei tre mari, essendo legata da vincoli energetici, oltre che militari, più a Washington che non a Bruxelles ed a Berlino, spezzerà di fatto l’Unione Europea e, inglobando prima o poi anche l’Ucraina, stringerà ulteriormente il cordone sanitario lungo la linea di confine occidentale della Russia.”

Da Il cordone sanitario atlantico, editoriale di Claudio Mutti del n. 4/2017 di “Eurasia. Rivista di studi geopolitici”.

La tragedia insabbiata del “Francesco Padre”

Giovedi 10 dicembre, ore 21.30
presso Modo infoshop, Via Mascarella 24/b e 26/a, Bologna:
NATO: colpito e affondato. La tragedia insabbiata del Francesco Padre,
di Gianni Lannes, edizioni La Meridiana

Con l’autore interviene Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica.
Modera l’incontro Valentina Avon, giornalista.

Se il mare fosse un libro, vi leggeremmo la tragedia di cinque uomini, un cane ed una barca, che il 4 Novembre del 1994 pescavano, come sempre, nell’Adriatico orientale, palcoscenico di una guerra non dichiarata. Il “Francesco Padre”, la barca, ora è un rantolo contorto, i corpi giacciono in fondo al mare. Sono diventati brandelli di umanità insepolta, un attacco militare li ha inabissati sotto una coltre di melma fangosa.
La vicenda rientra tra quelle su cui vige il segreto di Stato. Quella notte, in quelle acque, era in corso l’operazione della NATO “Sharp Guard”.

Gianni Lannes, dal 1987 svolge in Italia ed all’estero il mestiere di giornalista e fotografo freelance. Ha lavorato nei settimanali “Avvenimenti”, “L’Espresso”, “Panorama”, “Famiglia Cristiana”, “Io Donna”, “D – la Repubblica delle Donne”, “Il Venerdì di Repubblica”, “Diario”. Ha scritto inoltre per i mensili “Airone”, “La Nuova Ecologia”, “Medicina Democratica”. Attualmente dirige il giornale on-line “Italia Terra Nostra” e collabora col quotidiano “La Stampa”, nonché con la RAI Radiotelevisione Italiana.

Noble Midas 2007 e 2008

Dal 27 settembre al 12 ottobre 2007, con un congruo anticipo sullo svolgimento dei fatti, la NATO ha condotto manovre militari basate sullo scenario di un conflitto in un regione dei Balcani sull’orlo della guerra civile. Chiaro riferimento alla neoindipendente provincia del Kosovo, autodichiaratasi tale unilateralmente lo scorso 17 febbraio 2008. L’esercitazione, denominata Noble Midas 2007, si è svolta nel mare Adriatico ed in Croazia, con la partecipazione di 2.000 militari su 30 fra navi e sommergibili e 20 aerei.
Il contrammiraglio Alain Hinden, comandante francese delle manovre, ha dichiarato che le manovre erano state impostate già da anni per apportare un intervento di “assistenza umanitaria” targato ONU (e NATO) nei Balcani od anche in una qualsiasi altra area del mondo. Il comandante Cunningham, ufficiale a bordo della Illustrious di Sua Maestà Britannica, ha invece sottolineato che “un’integrazione delle forze NATO a questo livello semplicemente mai era avvenuta in precedenza”.
E quest’anno si replica: quindici paesi della NATO parteciperanno dal 26 settembre al 10 ottobre all’esercitazione navale Noble Midas 2008 nel Mediterraneo centrale. Pianificata dal Comando Alleato JFC di Napoli, l’esercitazione sarà condotta dal quartier generale della Componente Marittima Alleata (CC-MAR Napoli). L’obiettivo è l’addestramento delle forze navali che saranno assegnate nel 2009 alla Forza di Risposta NATO (NRF).
Noble Midas 2008 coinvolgera’ circa 3.800 militari, più di 30 navi e quattro sottomarini, supportati da aerei ed elicotteri. Parteciperanno forze di 10 Paesi NATO (Bulgaria, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Italia, Romania, Spagna, Turchia, Stati Uniti d’America). Belgio, Estonia, Norvegia, Olanda e Polonia saranno rappresentati o forniranno personale all’esercitazione. Tre paesi del Partenariato per la Pace – Albania, Croazia ed Ucraina – saranno presenti con osservatori.