Il gruppo di intelligence militare da “film di spionaggio” al centro dell’offensiva per il passaporto vaccinale in USA

Di Jeremy Loffredo e Max Blumenthal per The Grayzone, 26 Ottobre 2021

Descritta come “l’organizzazione più importante di cui non avete mai sentito parlare”, MITRE fa soldi a palate con enormi contratti statali per la fornitura di servizi per la sicurezza facendo da pioniere nella tecnologia di spionaggio invasiva. Ora è alla base di una campagna per implementare i passaporti vaccinali digitali.

Mentre i passaporti vaccinali sono stati commercializzati come una manna per la salute pubblica, promettendo sicurezza, riservatezza e convenienza per coloro che sono stati vaccinati contro il Covid-19, il ruolo cruciale che sta svolgendo un’ambigua organizzazione di intelligence militare nella spinta all’implementazione del sistema in forma digitale ha sollevato serie preoccupazioni per le libertà civili.

Conosciuta come MITRE, l’organizzazione è una società senza scopo di lucro guidata quasi interamente da professionisti dell’intelligence militare e sostenuta da ragguardevoli contratti con il Dipartimento della Difesa, l’FBI e il settore della sicurezza nazionale.

Lo sforzo “per espandere i passaporti vaccinali con codice QR al di là di Stati come la California e New York” ruota ora attorno a una partnership pubblico-privata nota come Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini (Vaccine Credential Initiative, VCI). E il VCI ha riservato a MITRE un ruolo determinante nella sua coalizione

Descritto da Forbes come un “laboratorio misterioso [di ricerca e sviluppo]” che è “l’organizzazione più importante di cui non avete mai sentito parlare”, MITRE ha sviluppato alcune delle tecnologie di sorveglianza più invasive usate ad oggi dalle agenzie di spionaggio statunitensi. Fra i suoi prodotti più innovativi c’è un sistema creato per l’FBI che cattura le impronte digitali delle persone dalle immagini inserite sulle piattaforme delle reti sociali.

La coalizione paravento per il COVID-19, di cui fa parte la stessa Mitre, include In-Q-Tel, il ramo finanziario della CIA, e Palantir, un’azienda di spionaggio privata macchiata da scandali.

Elizabeth Renieris, il direttore fondatore dei laboratori di etica per la tecnologia di Notre Dame e della IBM, ha avvertito che “sebbene le società tecnologiche e di sorveglianza che dominano i mercati” come MITRE “perseguano nuovi flussi di ricavi nei servizi sanitari e finanziari… essendo di proprietà privata e avendo operato sui sistemi di identificazione digitale con modelli di business tesi alla massimizzazione dei profitti minacciano la riservatezza, la sicurezza e altri diritti fondamentali degli individui e delle comunità”.

Infatti, il coinvolgimento dell’apparato di intelligence militare nello sviluppo di un sistema di passaporto vaccinale digitale è l’ennesima indicazione del fatto che dietro la parvenza delle preoccupazioni per la salute pubblica, lo Stato di sorveglianza degli Stati Uniti potrebbe avere in programma di aumentare il suo controllo su una popolazione sempre più recalcitrante.

L’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini, un veicolo neoliberista consigliato da professionisti dell’intelligence militare

Come dettagliato nella prima puntata di questa serie, gli  oligarchi dell’alta tecnologia come Bill Gates e centri nevralgici per la politica capitalista a livello globale come il World Economic Forum hanno mandato avanti sistemi  di identificazione digitale  e di  valuta elettronica in tutto il Sud del mondo per raccogliere dati e profitti da popolazioni che in precedenza erano fuori portata.

L’avvento dei passaporti vaccinali che forniscono accesso all’occupazione lavorativa e alla vita pubblica è diventato il vettore chiave per accelerare la loro agenda in Occidente. Come la  società di consulenza finanziaria, Aite-Novarica, dichiarò questo settembre, i passaporti  vaccinali digitali per il COVID-19 “espandono  gli argomenti a favore del sistema di identificazione digitale  oltre la sola vaccinazione COVID-19 e potenzialmente servono sia come sistema di identificazione  digitale che come fonte più completa e universale di informazioni sull’identità…”.

Sebbene i passaporti vaccinali escludano milioni in tutto l’Occidente, suscitando proteste furiose e scioperi selvaggi, il World Economic Forum sta lavorando con i suoi partner per implementarli in forma digitale.

Guidato dall’economista tedesco Klaus Schwab, che dice di essere propugnatore di una “Quarta rivoluzione industriale” che sta cambiando il modo in cui le persone “vivono, lavorano e si relazionano gli uni agli altri”, il World Economic Forum (Forum Economico Mondiale) è una rete internazionale di alcuni dei più ricchi e politicamente potenti individui del pianeta. Con sede a Davos, in Svizzera, il World Economic Forum si posiziona come punto di riferimento del capitalismo globale.

A Gennaio del 2021, diversi partner del World Economic Forum,  compresi Microsoft, Oracle, Salesforce e altre multinazionali, annunciarono una coalizione per lanciare l’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini (Vaccine Credential Initiative, VCI), che mira a istituire passaporti vaccinali basati su codice QR negli Stati Uniti.

L’obiettivo dichiarato dell’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini è quello di implementare un’unica “tessera sanitaria SMART” che possa essere riconosciuta “oltre i confini organizzativi e giurisdizionali”.

Negli USA, alcuni Stati stanno già distribuendo tessere digitali sanitarie SMART sviluppate dall’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini. Queste tessere sanitarie SMART hanno posto le basi per uno standard nazionale di fatto riguardante le credenziali sui vaccini.

Un’organizzazione no-profit istituita dalla Rockfeller Foundation e denominata The Commons Project sta guidando la campagna di lobbying per le smart card digitali attraverso l’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini che ha co-fondato. E si dà il caso che il direttore generale di Commons Project, Paul Meyer, sia stato allevato nell’ambito del World Economic Forum come un “giovane leader”.

In qualità di volto pubblico dell’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini, Meyer propugna l’agenda della campagna di lobbying nel linguaggio dell’inclusione progressista, martellando costantemente su temi come la “responsabilizzazione” nelle comunicazioni pubbliche.

“L’obiettivo dell’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini è facilitare alle persone   l’accesso digitale ai registri sul loro status vaccinale in modo che possano usare strumenti come Common Pass per tornare in sicurezza a viaggiare, lavorare, ad andare a scuola e alla loro vita, proteggendo al contempo la riservatezza dei loro dati”, sosteneva Meyer.

In un comunicato stampa che annunciava la creazione dell’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini, MITRE faceva eco al linguaggio preoccupato di Meyer, dichiarando di aver aderito alla partnership “per garantire che le popolazioni svantaggiate abbiano accesso a questo tipo di verifica sul vaccino digitale.”

Ma cos’è MITRE, e perché un’organizzazione nota per la sorveglianza di massa e la tecnologia militare potrebbe essere al centro di un’iniziativa che offre la possibilità di un monitoraggio senza precedenti della popolazione globale? L’organizzazione non ha risposto alle domande inviate via e-mail da The Grayzone sulla sua partecipazione all’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini, comunque, la sua storia documentata genera inquietanti pensieri.

Collaborazione nelle guerre al Vietnam e alla marijuana, sviluppo di tecnologia di spionaggio “straordinariamente agghiacciante”

Con sede nel nord della Virginia, MITRE è un think tank di esperti di intelligence militare finanziato per 2 miliardi di dollari l’anno da agenzie governative USA, compreso il Dipartimento della Difesa. È guidato quasi interamente da ex funzionari del Pentagono ed ex agenti dei servizi segreti.

MITRE fu fondato nel 1958 come progetto congiunto della US Air Force (Aeronautica militare statunitense) e del Massachusetts Institute of Technology (MIT) per sviluppare sistemi di “comando e controllo” per la guerra nucleare e convenzionale, come la rivista Science and Revolution metteva in evidenza.

Nel 1963, MITRE selezionò un giovane brillante linguista del MIT chiamato Noam Chomsky, per assistere allo “sviluppo di un programma per formare un linguaggio naturale che avesse funzione di linguaggio operativo per il comando e il controllo”. Dopo alcuni anni di lavoro su progetti come questi, Chomsky disse: “Non potevo più guardarmi allo specchio” e si lanciò nell’attivismo contro la guerra.

Alla fine degli anni ‘60, MITRE disse che “stava impegnando quasi un quarto delle sue risorse totali per i sistemi di comando, controllo e comunicazione necessari alla condotta del conflitto in Vietnam.”

La società finanziata da fonti militari venne presa di mira dagli attivisti contro la guerra quando sviluppò una “recinzione elettronica” composta principalmente di acustica e sensori progettati per localizzare i movimenti dei Vietcong e delle truppe nordvietnamite in modo tale che i militari statunitensi potessero prenderli di mira per distruggerli.

Inoltre alla fine degli anni ‘60, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America stipulò un contratto con MITRE per condurre una campagna di sradicamento aereo della cannabis in Messico. MITRE consigliò agli agenti statunitensi di spruzzare ampi tratti della campagna messicana con un erbicida tossico chiamato paraquat, che veniva descritto come sicuro sulla base di una discutibile interpretazione dei test sugli animali. Quando il Dipartimento di Stato perseguì la strategia consigliata da MITRE, le coltivazioni alimentari divennero contaminate e la salute delle comunità contadine locali fu messa in pericolo.

Nel frattempo, la marijuana cominciò ad arrivare nelle strade americane inzuppata di paraquat, innescando una causa legale contro il Dipartimento di Stato da parte della Organizzazione Nazionale per la Riforma delle Leggi sulla Marijuana la quale sosteneva che l’erbicida avesse causato malattie respiratorie fra i fumatori di marijuana. Quando il Dipartimento di Stato perse la causa, accordò a MITRE un contratto di 255.211 dollari per produrre uno studio d’impatto sull’irrorazione di paraquat che in conclusione consigliava i fumatori di marijuana di mitigare gli effetti dell’erbicida consumandola con pipe ad acqua o sotto forma di dolcetti.

In anni recenti, MITRE ha progettato tecnologia di sorveglianza per l’FBI che raccoglie impronte umane dalle piattaforme delle reti sociali come Facebook, Instagram, e Twitter. Ha anche fornito assistenza all’FBI per istituire un sistema di Identificazione di Prossima Generazione, a quanto si dice il più grande database di informazioni biometriche del mondo, nonché il Database per l’Intelligence Modernizzato dell’agenzia federale.

Secondo l’ex vicedirettore dell’FBI William Bayse, il Database di Intelligence Modernizzato dell’FBI consentiva ai programmatori della polizia di collegare gli attivisti alle loro cause politiche, ai loro colleghi, datori di lavoro, alle loro fedine penali, foto segnaletiche e impronte, alle loro abitudini d’acquisto e persino ai loro dati fiscali.

Mediante centinaia di richieste basate sul Freedom of Information Act (FOIA) e interviste con attuali e precedenti funzionari di MITRE, Forbes è venuta a sapere che MITRE ha progettato “uno strumento prototipo che può violare smartwatch, fitness tracker e termometri da parete per scopi di sicurezza nazionale interna… e uno studio per determinare se la puzza di sudore di qualcuno possa rivelare che sta mentendo.”

MITRE è anche sede dello “ATT&CKProgram”, un modulo di sicurezza informatica che la società descrive come “una base di conoscenza accessibile globalmente di tattiche avversarie e tecniche di intelligence basate su osservazioni dal mondo reale”. Adam Pennington, capo del progetto ATT&CK di MITRE, “ha speso più di dieci anni con MITRE a studiare e predicare l’uso dell’inganno per la raccolta di informazioni”.

Il procuratore legale di ACLU (The American Civil Liberties Union), Nate Wessler, ha definito i progetti di sorveglianza di MITRE “straordinariamente agghiaccianti”, lanciando l’avvertimento che essi “sollevano seri problemi di riservatezza.”

Da parte sua, il materiale promozionale dell’appaltatore militare sembra vantarsi del suo lascito di innovazione nel settore della sorveglianza: “Potreste non saperlo ma MITRE entra nelle vostre vite ogni giorno.”

Mesi dopo che la pandemia per il nuovo coronavirus fu dichiarata nel marzo 2020, MITRE fece leva sulla sua competenza nel monitorare le popolazioni per produrre il sistema di tracciamento dei contatti Sara Alert. Un video pubblicitario di MITRE spiega come il sistema permetta alle autorità sanitarie pubbliche di tracciare gli utenti: “Le persone che sono contagiate dalla malattia saranno messe in isolamento a casa… Per le persone che sono esposte alla malattia ma non mostrano sintomi, Sara Alert li segue mentre sono in quarantena per 14 giorni”.

Il Sara Alert di MITRE entrò in uso in una manciata di Stati, con iscrizioni limitate. Se fosse stato implementato a livello nazionale, avrebbe potuto costringere una sostanziale parte di popolazione statunitense ad andare in autoquarantena su basi continue, persino se le persone non avessero presentato sintomi.

Come il Brookings Institute faceva notare in un articolo accademico mettendo in discussione l’utilità di app come Sara Alert, “Una persona lo può sopportare per una volta o due, ma dopo alcuni falsi allarmi e l’eccessivo inconveniente di autoisolamento protratto, prevediamo che molti ignoreranno gli avvertimenti”.

MITRE ha anche lavorato per sopprimere le narrative che potessero minare l’agenda delle agenzie governative che lo finanziano. L’applicazione del plugin per il browser detta SQUINT dell’appaltatore, per esempio “consente una rapida consapevolezza situazionale della disinformazione sulle reti sociali relativa al COVID-19 per i funzionari della sanità pubblica mediante una copertura basata su fonti collettive”, secondo il relativo materiale promozionale.

MITRE sta ora lavorando per implementare i passaporti vaccinali digitali negli Stati Uniti D’America, e non solo.

Società private di spionaggio e un’azienda della CIA fra le società facenti parte della coalizione di MITRE per il COVID-19

Come membro del gruppo direttivo al governo dell’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini (VCI), MITRE gestisce la sua propria “Coalizione Sanitaria per il COVID-19” mentre si descrive come “un partner affidabile di lunga data per le comunità di intelligence e di difesa”.

Fra i membri della coalizione per il COVID-19 della stessa MITRE c’è Palantir, un’azienda privata di intelligence fondata nel 2003 da Peter Thiel, cofondatore di Paypal. Palantir si è consolidata come una società leader nei programmi di sorveglianza predittiva e faceva soldi a palate in lucrosi contratti con la CIA. L’azienda una volta partecipò in una campagna diffamatoria proposta contro attivisti contrari allo strapotere delle multinazionali e contro critici giornalistici, compreso Glenn Greenwald.

Avril Haines, l’attuale Direttore dell’Intelligence Nazionale e precedente Vicedirettore della CIA fu pagata 180.000 dollari come consulente per Palantir – un lavoretto cancellato dalla sua biografia.

Haines fu anche fra i principali partecipanti alla simulazione pandemica denominata “Event 201” avvenuta nell’Ottobre 2019 e sponsorizzata dalla Gates Foundation, dal World Economic Forum, e dal John Hopkins Center for Health and Security. Durante tale esercitazione, funzionari della salute pubblica e dell’intelligence nonché uomini d’affari simularono una ipotetica epidemia di coronavirus che avrebbe ucciso 65 milioni di persone nel mondo.

Haines enfatizzò ai colleghi relatori il bisogno di controbattere alle critiche rivolte alla gestione ufficiale della pandemia tramite “l’inondazione dello spazio informativo con fonti fidate” dei media e degli opinionisti “al fine di cercare di amplificare il messaggio che si vuole trasmettere”.

Palantir ha anche fornito la tecnologia per il tracciamento dei dati sul Covid al Ministero della Sanità del Regno Unito, insieme a Microsoft, Google e Amazon. Lo stratega politico britannico conservatore, Dominic Cummings, che gode di collegamenti con Palantir e fornì all’azienda un accesso speciale al gabinetto del Primo Ministro, ha consigliato Boris Johnson e il Gruppo Consultivo Scientifico per le Emergenze sulle politiche da attuare per la gestione del Covid.

Tornando a parlare degli Stati Uniti, Palantir è stato il fornitore per il Dipartimento della Sicurezza Nazionale e il Centro per il Controllo delle Malattie di varie tecnologie correlate al Covid.

L’azienda finanziaria della CIA, In-Q-Tel, è anche nella lista delle società facenti parte della Coalizione Sanitaria per il Covid-19 di MITRE.

Lo scorso settembre, il Vicepresidente del personale tecnico di In-Q-Tel, Dan Hanfling, fu citato dal Washington Post per aver sostenuto che alle persone non vaccinate dovrebbe essere negata l’assistenza sanitaria retrocedendole nel sistema di priorità al pronto soccorso: “Quel gruppo di persone che volontariamente hanno scelto di non vaccinarsi, per ragioni illegittime, sarebbe corretto metterli in fondo alla linea d’attesa”, ha asserito Hanfling….

Il Washington Post non fece notare l’affiliazione di Hanfling con la CIA; invece lo descrisse semplicemente come un “medico di pronto soccorso”.

In-Q-Tel non è affatto l’unica società collegata ai servizi di intelligence fra quelle che fanno parte dell’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini. C’è anche Oracle, membro fondatore della stessa iniziativa, che nacque come un progetto della CIA.

Uno sguardo al gruppo dirigente di MITRE mostra come l’organizzazione sia strettamente connessa con il più ampio settore dell’intelligence militare.

Falchi”, spie e fantasmi guidano MITRE

Il Presidente del consiglio di amministrazione di MITRE, Donald Kerr, è l’ex Vicedirettore principale dell’intelligence nazionale. Prima di questo ruolo, Kerr era stato Vicedirettore per la scienza e tecnologia presso la CIA, dove ricevette l’Illustre Medaglia CIA per alti servizi resi all’intelligence statunitense.

Il Vicepresidente del consiglio di amministrazione di MITRE, Mike Rogers, è l’ex Presidente repubblicano del comitato permanente di selezione sull’intelligence della Camera degli Stati Uniti. Prima di servire al Congresso, il signor Rogers era un ufficiale dell’esercito degli Stati Uniti e un agente speciale dell’FBI.

Essendosi distinto al Congresso come uno dei più schietti oppositori della riservatezza digitale, accusando le comunicazioni crittografate di gravi attacchi terroristici, Rogers fu il conduttore e produttore esecutivo di una serie televisiva in sei parti intitolata “Desegretato: storie inedite di spie americane per la CNN”. Il programma era una pubblicità virtuale per l’apparato di intelligence degli Stati Uniti, “accurata descrizione di casi importanti, missioni e operazioni degli agenti dell’intelligence americana”, secondo la CNN.

Rogers è anche un illustre membro dell’Hudson Institute, un think tank neoconservatore con sede a Washington DC finanziato da Northrop Grumman, Lockheed Martin, gruppi farmaceutici impegnati in attività di lobbying e società tecnologiche supportate dalla CIA come Oracle.

Nei ruoli direttivi in MITRE ci sono ex funzionari di alto livello dell’intelligence e del Pentagono come Robert Work, che servì come Vice Segretario alla Difesa sotto tre diversi Segretari prima di passare attraverso la porta girevole al consiglio di amministrazione di Raytheon che è un gigante dell’industria degli armamenti.

Il membro del consiglio di amministrazione di MITRE Paul Kaminski è il Direttore Generale di Technovation, Inc., un’azienda di consulenza che “promuove l’innovazione, lo sviluppo del business e le strategie di investimento relative alla tecnologia della difesa”. Kaminski fu Sottosegretario alla Difesa per l’acquisizione e la tecnologia dal 1994 al 1997 e fu due volte Presidente del comitato del Consiglio Scientifico della Difesa che collabora col Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.

A Kaminski di Mitre è stato assegnato il “Premio di Direttore dell’Intelligence Centrale” che è dato a coloro che “incoraggiano l’obiettivo di un’eccezionale raccolta di intelligence umana e la segnalazione di informazioni di valore significativo per la comunità di intelligence degli Stati Uniti.”

L’amministratore delegato di MITRE è Jason Providakes. Secondo la sua biografia ufficiale fornita da MITRE, la carriera di Providakes “ha origine nella ricerca scientifica a sostegno della sicurezza nazionale”. Prima di diventare amministratore delegato, Providakes era stato Direttore Esecutivo per la “Divisione Tecnologica e Sistemi di Armamento” di MITRE, dove svolse un ruolo fondamentale per la trasformazione dell’esercito nel “digitalizzare il campo di battaglia”.

Gli intimi legami fra MITRE e l’apparato di intelligence militare degli Stati Uniti si estendono al lavoro della società sul COVID-19.

Il “borsista tecnico” di MITRE, Jay Crossler, è una guida dei dati esecutivi per la Coalizione Sanitaria sul COVID-19, definita quale “risposta collaborativa dell’industria privata” al Covid. Secondo MITRE, Crossler fra l’altro “progettò, costruì, schierò e mise in funzione il portale che il generale Stanley McChrystal aveva usato per gestire l’invasione dell’Afghanistan”.

Peraltro il Direttore Sanitario di MITRE, Jay Schnitzer, era stato in precedenza il direttore di Scienze della Difesa presso DARPA, l’unità di ricerca notoriamente segreta del Dipartimento della Difesa.

Dal discreditato e distruttivo modello di letalità per il COVID-19 all’offensiva per il passaporto digitale

Il 17 marzo 2020, praticamente poche ore dopo la dichiarazione di una pandemia globale da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la divisione per il contrasto alle armi di distruzione di massa del Dipartimento della Sicurezza Nazionale stipulò un contratto con MITRE per “coinvolgere, informare e guidare” sindaci, governatori e funzionari impiegati nelle emergenze sulla risposta al COVID-19. Secondo Forbes, il Centro per il Controllo delle Malattie firmò pure un contratto da 16,3 milioni di dollari per stabilire “una durevole capacità nazionale di contenere il Covid-19”.

Un giorno dopo aver firmato il contratto con la divisione per il contrasto alle armi di distruzione di massa del Dipartimento della Sicurezza Nazionale, MITRE sfornò un “libro bianco” che delineava l’impatto previsto del COVID-19 sulla popolazione degli Stati Uniti e forniva raccomandazioni per i funzionari locali e federali su una risposta alle emergenze.

Il documento di MITRE affermava in modo sicuro che il COVID-19 rappresentava “un’epidemia pericolosa all’incirca quanto l’influenza spagnola che infettò 500 milioni di persone e ne uccise 50 milioni in tutto il mondo”. Durante l’epidemia del 1918, quando la popolazione degli Stati Uniti era inferiore a 1/3 di quella che è oggi, morirono circa 675.000 americani. MITRE quindi sopravvalutò il bilancio delle vittime del 2020 di sei volte tanto.

Con il suo modello ormai screditato come giustificazione, MITRE chiese alle autorità di ridurre del 90% i contatti sociali tra i membri della popolazione statunitense, di imporre rigidi confinamenti, di chiudere praticamente tutte le attività commerciali, di sigillare i confini e “di mettere in quarantena negli hotel o in altre strutture, uno per stanza, con personale ridotto all’osso, i cittadini di ritorno” dall’estero.

Molti Stati degli USA seguirono una qualche versione di questo modello estremo, innescando una catastrofe sociale ed economica dalla quale la popolazione potrebbe non riprendersi mai del tutto.

Ora che i confinamenti sembrano essere finiti, MITRE è al centro dell’offensiva per i passaporti vaccinali digitali per mezzo dell’Iniziativa per le Credenziali sul Vaccino. Tuttavia l’influente organizzazione di intelligence militare rimane dietro le quinte, per lo più sconosciuta a un pubblico statunitense le cui vite potrebbero essere radicalmente alterate da uno dei suoi più importanti progetti.

Per leggere la prima puntata di questa serie sui passaporti vaccinali digitali a cura di Jeremy Loffredo and Max Blumenthal, cliccare qui.

(Traduzione a cura della redazione)

I Global Hawk di Sigonella, il MUOS e il ministro Mauro

Sicilia, anno 70 era atlantista.

“La base di Sigonella è una delle installazioni storiche che caratterizzano la presenza militare americana in Italia. Originariamente, alla fine degli Anni ’50, fu istituita per decongestionare le infrastrutture di Malta della Marina Americana e divenne sede di un’unità equipaggiata con velivoli antisommergibili.
Nel corso degli anni, Sigonella è diventata il più importante polo logistico per le attività di supporto alla Sesta Flotta della Marina Militare Americana schierata nel Mediterraneo, ospitando depositi, un aeroporto, un ospedale e un numeroso contingente di genieri costruttori della Marina Americana noti con la denominazione di “Sea-Bees”.
Nel 1980 l’installazione ha ricevuto, per la parte americana, la sua attuale denominazione di Naval Air Station – Stazione Aeronavale (NAS) Sigonella e, nel 1985, ha raggiunto la ribalta nazionale per quella che è stata ribattezzata dalla stampa “Crisi di Sigonella”. Nella notte tra giovedì 10 e venerdì 11 ottobre Carabinieri e militari della Vigilanza Aeronautica Militare Italiana, su ordine del Governo italiano, si sono rifiutati di consegnare alle forze armate statunitensi un gruppo di terroristi palestinesi capeggiato da Abu Abbas (responsabile del sequestro della nave Achille Lauro e dell’uccisione del cittadino americano Leon Klinghoffer) e costretto ad atterrare a Sigonella dopo che l’aereo di linea su cui viaggiavano era stato lì dirottato da caccia della Marina Americana.
A seguito della fine della Guerra Fredda, e del conseguente mutamento delle esigenze operative, la parte americana di Sigonella ha perso la caratteristica di base dedicata esclusivamente al supporto di unità della Marina Americana, per trasformarsi in un’installazione destinata al più generale sostegno delle operazioni delle diverse forze armate statunitensi nel Mediterraneo.
In particolare, oggi il ruolo di Sigonella si sta ulteriormente trasformando nel contesto delle operazioni americane e NATO con gli Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR) Global Hawk stanziati permanentemente nella base e con la presenza di altri APR lì basati in virtù di autorizzazioni temporanee.”
Così recita l’introduzione a Impiego di velivoli “Global Hawk” presso la base militare di Sigonella, di Francesco Tosato, approfondimento a cura del Ce.S.I. a beneficio dell’Osservatorio di politica internazionale, ente quest’ultimo originato dalla collaborazione di Camera, Senato e ministero degli Esteri (il collegamento inserito, ovviamente, è nostro).
L’autore sottolinea che la presenza permanente di forze USA a Sigonella va inserita nel quadro giuridico-normativo determinato da diversi documenti, tra i quali il più significativo è il Technical Arrangement firmato il 6 Aprile 2006.
Esso viene modificato mano a mano che nella base vengono schierate nuove unità statunitensi, come nel caso dei tre Global Hawk prodotti dalla Northrop Grumman -aeromobili a pilotaggio remoto, altresì detti droni, progettati per eseguire esclusivamente missioni di osservazione a differenza dei più noti Predator- il cui rischieramento permanente è stato autorizzato nel 2010.
A questi si andranno ad aggiungere altri 5 esemplari acquisiti dalla NATO, entro il 2017, anno di completa operatività del programma Alliance Ground Surveillance nell’ambito del quale si collocano.
Secondo l’accordo tecnico citato, peraltro, risultano in uso esclusivo alle forze armate USA sia il poligono di Pachino, situato nella punta sud-orientale dell’isola, che -soprattutto- la stazione per telecomunicazioni di Niscemi, dove è attualmente in costruzione il MUOS.
Risulta, quindi, molto difficile dare credito alle recenti dichiarazioni del ministro della Difesa Mario Mauro, secondo il quale il MUOS “rappresenterà (…) un sistema strategico di comunicazione satellitare di cui potranno servirsi anche le forze armate italiane”.
Tornando invece alla questione dello schieramento dei Global Hawk presso Sigonella, urge che il ministro Mauro spieghi in maniera più convincente all’opinione pubblica il perché le autorità italiane hanno aperto lo spazio aereo siciliano alle operazioni dei droni USA e NATO, con numerosi effetti negativi sul traffico passeggeri negli scali di Catania Fontanarossa e Trapani Birgi.
E’ infatti notizia di pochi giorni or sono che il governo Merkel ha deciso di fermare il programma di acquisizione dei cosiddetti Euro Hawk. Dopo un investimento di 550 milioni di euro per realizzare il primo prototipo, le autorità tedesche hanno fatto sapere che non si doteranno più dei velivoli senza pilota derivati dal Global Hawk schierato dalle forze armate USA a Sigonella.
Come riporta Antonio Mazzeo,  il ricercatore dell’Istituto per gli Affari Internazionali e la Sicurezza di Berlino, Christian Mölling, intervistato dalla radiotelevisione tedesca, ha spiegato che più del denaro hanno pesato nella scelta del governo le difficoltà ad integrare l’Euro Hawk nello spazio aereo europeo. “Ciò non è un problema solo per questo tipo di drone ma riguarda tutti i droni nel continente”, ha aggiunto l’esperto. “Ad oggi non ci sono soluzioni in Europa. Di certo il governo tedesco era a conoscenza da tempo della questione. Il problema delle restrizioni al traffico dei droni non è esploso adesso; una nuova regolamentazione per l’uso dello spazio aereo è in agenda da tantissimo tempo. Non si può dare una soluzione in ambito strettamente nazionale, ma è in ambito europeo che si deve decidere come potranno operare insieme i velivoli con pilota e quelli senza. Bisognerà prevedere una serie di innovazioni tecniche e di norme legali che assicurino che i droni non si scontrino in volo con gli aerei di linea”.
Nel Marzo 2010, infatti, l’agenzia europea per il controllo del traffico aereo (Eurocontrol) aveva indicato le linee guida a cui gli Stati membri si sarebbero dovuti attenere per la gestione degli aerei senza pilota nello spazio europeo, raccomandando di prevedere “normalmente rotte specifiche” per evitare che i droni “sorvolino aree densamente popolate o uno spazio aereo congestionato o complesso”. In considerazione che i droni “mancano delle capacità di sense & avoid e di prevenzione delle collisioni con altri velivoli che potrebbero incrociare le proprie rotte”, Eurocontrol chiedeva inoltre d’isolare i Global Hawk nelle fasi di ascensione ed atterraggio (le più critiche) e durante le attività di volo in crociera che “devono avvenire in alta quota al di fuori dello spazio aereo riservato all’aviazione civile”.
Tali linee guida non erano obbligatorie ma il governo tedesco le ha accolte mentre le autorità italiane no.
Perché, signor ministro?
Federico Roberti

Una Fukushima nel Mediterraneo?

“Dall’antichità è ritenuto uno dei corridoi marittimi più pericolosi per la navigazione. Lo Stretto di Messina vanta un triste record d’incidenti e collisioni, eppure continuano ad attraversarlo annualmente più di quindicimila imbarcazioni. Si tratta di superpetroliere, traghetti, navi da crociera e pescherecci, unità container con a bordo rifiuti radioattivi, tossici e nocivi, imbarcazioni da guerra di Stati Uniti d’America ed alleati NATO. E le portaerei giganti e i sommergibili a capacità e propulsione nucleare.
Il 5 aprile scorso l’ultimo transito atomico. Mentre alcuni curiosi assistevano all’attracco nel porto di Messina della nave da crociera “Splendida”, a pochi metri dalla costa è improvvisamente emersa l’inquietante sagoma nera di un sottomarino USA. Stamani (12 Aprile – ndr) la foto dell’hunter killer atomico a passeggio nello Stretto è stata pubblicata in prima pagina dalla Gazzetta del Sud.
“Secondo i dati acquisiti dal registro del sistema Vts di Forte Ogliastri, nella disponibilità della Guardia costiera, si è trattato di un sottomarino nucleare presumibilmente della classe Virginia, l’ultima nata dalla modernissima tecnologia americana, che ha preso il posto degli obsoleti sottomarini della classe Los Angeles”, riporta il quotidiano. Costruiti a partire del 2005 nei cantieri di Newport dai colossi General Dynamics e Northrop Grumman, i sottomarini Virginia hanno un costo di quasi 2 miliardi dollari l’uno, sono lunghi 115 metri, larghi 10 e pesano 7.900 tonnellate. Ma imbarcano soprattutto un reattore atomico modello “9SG” (di nona generazione) e i famigerati missili da crociera BGM-109 “Tomahawk” con doppia capacità, convenzionale e nucleare. Le azzardatissime manovre del sottomarino, in uno specchio d’acqua assai trafficato, avrebbero potuto avere conseguenze a dir poco catastrofiche. L’eventuale collisione con altra unità in navigazione, lo scoppio di un incendio a bordo, uno spiaggiamento come quello verificatosi appena due mesi fa in località Ganzirri alla nave “Rubina” (quasi un “Concordia” bis), avrebbero potuto trasformare lo Stretto nella Fukushima del Mediterraneo.”

Stretto di Messina a rischio sottomarini nucleari USA, di Antonio Mazzeo continua qui.

Guerre USA 2013

E l’Italia segue al traino…

“Sacrifici e tagli per tutti ma non per i mercanti di morte. L’amministrazione Obama ha presentato al Congresso la proposta di bilancio 2013 per il comparto “difesa”: 613 miliardi di dollari, 525 per pagare stipendi e acquistare cacciabombardieri, missili, carri armati e bombe nucleari e 88 per le missioni di guerra d’oltremare. Meno di quanto chiedevano generali e ammiragli ma alla fine tutti sono rimasti contenti: la Marina confermerà i suoi undici gruppi navali guidati da portaerei a propulsione atomica, l’Aeronautica e i Marines avranno i nuovi caccia ed elicotteri multi-missione, l’Esercito si diletterà con superblindati, tank, radar e intercettori terra-aria. Grazie agli ordini Pentagono potranno brindare le borse e le aziende leader del complesso militare industriale Usa, le inossidabili Boeing, General Dynamics, Lockheed Martin, Northrop Grumman, Raytheon, ecc..
Quasi un terzo delle spese andranno per l’acquisto e la modernizzazione dei sistemi di guerra più sofisticati, aerei con e senza pilota, navi e sottomarini d’attacco, missili a medio e lungo raggio, satelliti. Esattamente 179 milioni di dollari, il 7% in meno del bilancio di previsione 2012, ma con quasi 70 milioni da destinare alla ricerca e allo sviluppo di nuovi strumenti di morte. A fare la parte del leone saranno i famigerati cacciabombardieri F-35 “Joint Strike Fighters” di Lockheed Martin che piacciono tanto pure ai ministri-ammiragli di casa nostra. Il prossimo anno, il Dipartimento della difesa vorrebbe acquistarne 29, 19 da destinare a US Air Force e 10 a US Navy, per un valore complessivo di 9,2 miliardi di dollari. Il programma degli F-35 sarà comunque ridimensionato per poter risparmiare nei prossimi cinque anni almeno 15 miliardi.”

Barack Obama al supermarket delle armi 2013, di Antonio Mazzeo continua qui.

E’ arrivato il primo Falco Globale

Da oggi volare sulla Sicilia sarà come giocare alla roulette russa. La notte del 16 settembre, nella base aeronavale di Sigonella è atterrato il primo dei 5 velivoli senza pilota UAV “Global Hawk” RQ-4B dell’US Air Force previsti nell’isola nell’ambito di un accordo top secret stipulato tra Italia e Stati Uniti nell’aprile del 2008. Alla vigilia dell’arrivo del micidiale aereo-spia, le autorità preposte alla sicurezza dei voli avevano emesso il NOTAM (Notice To AirMen) W3788/10 in cui si annunciava che dall’una alle ore quattro di giovedì 16 sarebbero stati sospesi gli approcci strumentali e le procedure per l’avvicinamento di aerei ed elicotteri allo scalo di Catania-Fontanarossa, il terzo come volume di traffico passeggeri in Italia, distante meno di dieci chilometri in linea d’area dalla base USA di Sigonella.
Una misura necessaria ad evitare che il Global Hawk potesse interferire con il traffico aereo, a riprova della pericolosità di questo nuovo sistema di guerra il cui transito nei corridoi riservati al trasporto civile è fortemente osteggiato dalle due maggiori associazioni piloti degli Stati Uniti d’America, la Air Line Pilots Association (ALPA) e la Aircraft Owners and Pilots Association (AOPA).
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Il prototipo giunto a Sigonella è stato assegnato al “9th Operations Group/Detachment 4” , il distaccamento dell’US Air Force operativo sin dallo scorso anno per coordinare e gestire le missioni di spionaggio e guerra dello squadrone RQ-4B in Europa, Africa e Medio oriente.
Il distaccamento USA dipende direttamente dal 9th Reconnaissance Wing del Comando per la guerra aerea con sede a Beale (California), anche centro dell’Agenzia d’intelligence dell’aeronautica statunitense. Secondo quanto affermato dal portavoce del Comando della base di Sigonella, l’inizio delle operazioni dell’UAV è previsto per il prossimo mese di novembre. «Il veicolo – si aggiunge – sarà utilizzato in acque internazionali per la sorveglianza delle linee di comunicazione, per il supporto a operazioni umanitarie e, su richiesta dello stato Italiano, per operazioni di soccorso sul territorio nazionale in caso di calamità naturali, pratica dove l’apparecchio è già stato impiegato con successo ad Haiti e negli incendi della California».
Finalità inverosimili, del tutto in contrasto con quelle degli otto Global Hawk che la NATO assegnerà entro il 2012 ancora a Sigonella nell’ambito del nuovo programma di sorveglianza terrestre AGS (Alliance Ground Surveillance). Secondo quanto dichiarato da Ludwig Decamps, capo della Sezione di supporto dei programmi di armamento della Divisione difesa dell’Alleanza Atlantica, i velivoli senza pilota «saranno fondamentali per le missioni alleate nell’area mediterranea ed in Afghanistan, così come per assistere i compiti della coalizione navale contro la pirateria a largo delle coste della Somalia e nel Golfo di Aden». Operazioni, pertanto, tutt’altro che umanitarie.
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Secondo il periodico statunitense Defense News, Sigonella è destinata a divenire una vera e propria capitale internazionale dei Global Hawk prodotti da Northrop Grumman. Oltre alla US Air Force e alla NATO, anche la US Navy è intenzionata a installare nella base alcuni degli UAV recentemente acquistati, portando a una ventina il numero dei velivoli che troverebbe sede fissa nella stazione aeronavale siciliana.
Sempre Defense News rivela che le autorità governative statunitensi e quelle italiane si sarebbero già incontrate in vista della creazione «di corridoi negli spazi aerei italiani per i decolli e gli atterraggi dei Global Hawk».
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Da Sigonella ospita il primo Global Hawk delle forze armate USA, di Antonio Mazzeo.

A fine 2009, la richiesta del Dipartimento della difesa è stata accolta dal Congresso che ha autorizzato lo stanziamento di 31.300.000 dollari per la realizzazione del soprannominato “Global Hawk Aircraft Maintanance and Operations Complex”. L’11 aprile 2010 il Comando d’Ingegneria navale per l’Europa, l’Africa e l’Asia sud-orientale (NAVFAC EURAFSWA), un’agenzia del Dipartimento della Marina militare, ha pubblicato il bando di gara per i lavori, invitando i contractor privati a presentare le offerte per la «costruzione a Sigonella di un nuovo hangar con una superficie di 5.700 metri quadri e quattro compartimenti per le attività di manutenzione, riparazione ed ispezione dei velivoli senza pilota e l’installazione di generatori elettrici, sistemi idrici e dei sistemi anti-terrorismo». Dalla scheda analitica predisposta dall’Air Force Command si evince che nel nuovo complesso saranno pure ospitati uffici, centri amministrativi, officine e attrezzature varie, nonché saranno stoccate le componenti aeree a supporto dei velivoli Global Hawk». I tempi previsti per il completare le opere sono stimati in 820 giorni, mentre il valore del progetto va da «un minimo di 25 milioni di dollari ad un massimo di 100 milioni».
Con la realizzazione del Global Hawk Aircraft Maintanance and Operations Complex, Sigonella rafforza il proprio status di “capitale mondiale operativa” dei micidiali velivoli senza pilota UAV già in dotazione alle forze armate USA e che presto saranno acquisiti dalla NATO. Il primo Global Hawk è atterrato nei giorni scorsi nella base siciliana, ma stando alle previsioni dei general manager della Northrop Grumman, l’azienda produttrice, entro il 2013-2014 Sigonella ospiterà sino ad una ventina di UAV. Mentre il Parlamento continua ad essere tenuto all’oscuro sui progetti di riarmo e militarizzazione del territorio italiano, nuove indiscrezioni trapelano dagli Stati Uniti d’America. Il Global Hawk giunto in Sicilia appartiene alla versione “Block 30I” «ottimizzata oltre che per la sorveglianza radar anche per la raccolta d’immagini ad alta definizione diurne e all’infrarosso grazie all’Enanched Integrated Sensor Suite messa a punto da Raytheon», spiega George Guerra, vice-presidente di HALE-Northrop Grumman. Guerra ammette che ci sono stati ritardi nel completamento dei più sofisticati sistemi elettronici del velivolo e che il “Block 30” «non può ancora svolgere funzioni di multi-intelligence, non disponendo per ora del previsto Airborne Signals Intelligence Payload che installeremo prossimamente».
Il colonnello Ricky Thomas, direttore del programma Global Hawk dell’US Air Force, spiega che per il loro funzionamento a Sigonella «opereranno stabilmente 66 militari dell’US Air Force e 40 dipendenti civili della Northrop Grumman». In una prima fase i “piloti” che guideranno da terra le missioni degli UAV potrebbero utilizzare come centro di comando e controllo le infrastrutture dell’aeronautica statunitense ospitate nella grande base di Ramstein (Germania). «Oltre all’US Air Force – aggiunge il colonnello Thomas – anche l’US Navy è intenzionata a installare nella base siciliana i Global Hawk ordinati nell’ambito del suo nuovo programma di sorveglianza aereo-marittima BAMS, mentre la NATO prevede di trasferire in Sicilia 8 Global Hawk nella versione “Block 40” con il nuovo sistema di sorveglianza terrestre alleato AGS (Alliance Ground Surveillance)».
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Da In Sicilia il centro manutenzione dei Global Hawk delle forze armate USA, di Antonio Mazzeo.
[grassetto nostro]

Diserzioni alleate

Doveva rappresentare l’elemento chiave per le operazioni di guerra globale del XXI secolo della NATO, ma l’Alliance Ground Surveillance – AGS, il multimilionario sistema di sorveglianza terrestre, rischia di accentuare le divisioni all’interno dell’Alleanza Atlantica.
Il tormentato progetto che prevede l’acquisto di otto velivoli senza pilota Global Hawk e l’utilizzo di Sigonella (Sicilia) quale principale base di stazionamento e controllo aereo, subisce un nuovo stop con l’inattesa decisione del governo danese di tagliare dal proprio budget della difesa i 50 milioni di euro destinati a cofinanziare lo sviluppo e l’implementazione del nuovo sistema NATO.
La revoca del sostegno danese all’AGS è stata duramente criticata dal Segretario generale dell’Alleanza, Anders Fogh Rasmussen. “L’uscita della Danimarca dal programma di vigilanza terestre NATO invia un segnale errato alle nostre forze e ai nostri alleati”, afferma Fogh Rasmussen. “L’AGS è stato disegnato per far sì che i militari di tutti i Paesi della NATO operino con maggiore sicurezza ed efficacia durante i loro interventi. Il sistema contempla un’ampia varietà di possibili usi, tra i quali quelli di contrarrestare gli attacchi con esplosivi in Afghanistan e combattere le operazioni di pirateria di fronte alla Somalia”.
Anche se il contributo della Danimarca è solo il 3% circa dell’ammontare totale del progetto, c’è forte preoccupazione che altri paesi dell’Alleanza possano seguire Copenaghen sull’onda della complessa crisi finanziaria internazionale e delle difficoltà di bilancio statali. “Il ritiro danese dal progetto potrebbe avere un effetto paralizzante nell’odierno clima finanziario in cui i bilanci della difesa vengono via via ridotti”, ha dichiarato all’agenzia Reuters una fonte interna del Comando militare di Bruxelles. “La NATO sperava di completare il programma prima del vertice di Lisbona del prossimo novembre. Ma le revisioni che potrebbero essere richieste da altri Paesi partecipanti all’AGS potrebbero causare dei ritardi. Se le nazioni restanti non saranno disponibili a coprire il vuoto lasciato dalla Danimarca o ce ne saranno altre che decideranno di seguire i suoi passi, potrebbero essere previsti delle limitazioni e dei risparmi allo sviluppo del programma. Ma è sempre meglio mantenere un 80% delle potenzialità previste che nessuna in assoluto”.
Originariamente, il piano di sviluppo del sistema AGS vedeva associate 23 nazioni dell’Alleanza Atlantica. La scelta unilaterale di Washington, nel novembre 2007, di assegnare l’intera commessa dei velivoli spia e delle stazioni di rilevamento terrestre ad un consorzio costituito prevalentemente da industrie belliche USA e canadesi (Northrop Grumman, General Dynamics Canada, Raytheon e Rolls Royce), fece scoppiare però la rabbia tra alcuni dei principali partner. Belgio, Francia, Ungheria, Olanda, Portogallo, Grecia e Spagna decisero di ritirare il proprio appoggio finanziario ed industriale all’AGS.
Così, alla firma del Programme Memorandum of Understanding (PMOU) che ha delineato i confini legali, organizzativi e finanziari del sistema d’intelligence, si sono presentati solo 15 dei Paesi membri dell’organizzazione nord-atlantica. Oltre a Stati Uniti, Canada e Danimarca, Bulgaria, Estonia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Slovenia.
La diserzione alleata ha avuto come prima conseguenza l’aumento dell’onere finanziario a carico dell’Italia per la realizzazione delle attrezzature e delle infrastrutture di sorveglianza.
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Da Perde pezzi l’AGS, nuovo sistema di sorveglianza NATO, di Antonio Mazzeo.

Cyberguerre

Preoccupazioni circa il monopolio degli Stati Uniti del sistema DNS (Domain Name Server) sono cresciute tra le altre nazioni parallelamente alla loro dipendenza da Internet per le questioni che vanno dalla politica e l’economia alla difesa e la società in generale. Anni fa è stato proposto che Internet venisse amministrato dalle Nazioni Unite o nell’ambito della cooperazione internazionale. L’Unione Europea ha insistito sul fatto che il World Wide Web fosse una risorsa internazionale da gestire congiuntamente da tutte le nazioni. Alcuni paesi in via di sviluppo hanno sottolineato che nella fase iniziale dell’evoluzione di Internet, i paesi sviluppati avevano accaparrato grandi quantità di nomi di dominio lasciandone pochi a loro, e hanno insistito sulla condivisione con gli Stati Uniti dell’amministrazione di Internet. Il governo statunitense era contrario alla proposta.
Il numero di marzo 2005 dell’US Defense Strategy Review ha affermato che lo spazio Internet dovrebbe avere la stessa priorità delle giurisdizioni continentali, marine e spaziali, in modo che gli Stati Uniti mantenessero il loro vantaggio. Una dichiarazione da Washington il 30 giugno 2005, ha chiarito che il governo degli Stati Uniti avrebbe mantenuto il controllo su DNS per sempre, precisando che il trasferimento della gestione alle Nazioni Unite o l’uso di modelli di cooperazione internazionale avrebbero ostacolato il libero flusso di informazioni e portato a facili manipolazioni di Internet e quindi reso più difficile la sorveglianza globale.
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Il controllo di Internet ha un ruolo strategico per gli Stati Uniti. Usando Internet, gli Stati Uniti possono intercettare informazioni attraverso la rete, esportare le idee e i valori statunitensi, sostenere una “Rivoluzione Colorata”, appoggiare gli oppositori dei governi anti-USA, interferire negli affari interni di altri paesi ed effettuare attacchi proattivi contro le reti di comunicazione e di direzione dei loro nemici. James Adams, un noto esperto militare, ha scritto nel suo libro intitolato “La Prossima Guerra Mondiale” queste parole: “Il computer è l’arma della guerra del futuro e non c’è una linea reale di un fronte, come nella battaglia tradizionale; il byte prenderà il posto del proiettile per ottenere il controllo.”
Le imprese statunitensi si preparano per assicurarsi il futuro controllo delle informazioni a livello mondiale, sotto la direzione del governo degli Stati Uniti. Già nel 2002, un complotto spionistico della CIA attraverso Internet è stato divulgato dai media britannici, sostenendo che la CIA aveva cercato di rubare informazioni da colossi societari, banche, organi governativi e organizzazioni in tutto il mondo. Sotto la copertura di un’impresa privata high-tech, la CIA ha collaborato con una società che sviluppava software nella Silicon Valley per progettare dei “software bug” per sottrarre informazioni via Internet. Il software spia, in grado di legarsi con software normale, si installava automaticamente non appena un utente iniziava a utilizzare il software normale.
In un articolo pubblicato nel dicembre 2005, il New York Times ha rivelato che la CIA aveva collaborato con le imprese di telecomunicazione statunitensi per inventare un programma per computer in grado di intercettare le comunicazioni via Internet. La Columbia Broadcasting System (CBS TV) ha dichiarato l’11 gennaio 2006 che la CIA aveva fondato un istituto speciale per l’intercettazione di informazioni provenienti da altri paesi utilizzando strumenti ad alta tecnologia. Il responsabile di questo istituto ha detto in un’intervista alla CBS che la CIA aveva ottenuto una grande quantità di informazioni di notevole importanza. Nonostante l’Iran avesse cercato di nascondere la sua ricerca nucleare e le attività di sviluppo, la CIA aveva trovato dei modi di ottenere informazioni di prima mano e anche foto della produzione di armi nucleari. L’adozione della tecnologia di intercettazione ha aiutato la CIA a entrare nel circuito della sperimentazione nucleare segreta in Iran dopo l’esecuzione di un informatore della CIA. Egli ha aggiunto che la CIA non aveva mai smesso il suo controllo di vigilanza sull’Iran dopo l’adozione di Internet e che aveva costruito tre archivi di nastri per conservare le informazioni raccolte.
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Secondo un’agenzia di stampa di Hong Kong, la CIA sborsa decine di milioni di dollari ogni anno a “traditori via Internet” che possono infiltrarsi nella rete degli utenti cinesi e diffondere l’ideologia degli Stati Uniti. Questi frequentano i principali forum e portali cinesi. Un sito web chiamato “Wazhe Online” (cinese pinyin) è una missione segreta creata con la collaborazione di istituzioni governative degli Stati Uniti e anche “organizzazioni secessioniste tibetane” all’estero, con il compito di agitare, ingannare, infiltrare e istigare gli utenti di Internet in Cina, diffondendo voci false per promuovere sommosse e raccogliere informazioni via Internet. Un giovane tibetano che in passato ha lavorato con una di queste organizzazioni ha detto che l’organizzazione è un’agenzia online di spionaggio, finanziata dagli Stati Uniti, controllata dagli Stati Uniti e al servizio degli Stati Uniti. In un articolo sul gruppo Ta Kung Pao di Hong Kong, si legge che sono le agenzie di spionaggio statunitensi e giapponesi che assoldano persone estremamente preparate per pubblicare in rete informazioni delicate relative alla politica della Cina.
Il Segretario di Stato degli Stati Uniti Hillary Clinton ha anche dato grande importanza a Internet dopo aver assunto il suo incarico. Clinton ha sostenuto che con i paesi che respingono i media statunitensi la forza di Internet serve, in particolare facendo uso di Facebook, YouTube, Twitter e Flicker per inviare le voci provenienti dagli Stati Uniti.
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Secondo un articolo apparso nel New York Times il 31 maggio 2009, quasi tutte le grandi imprese militari – tra cui Northrop Grumman, General Dynamics, Lockheed Martin, e Raytheon – hanno contratti di rete con le agenzie di intelligence delle forze armate statunitensi. Le prime due imprese sono impegnate in una “guerra cibernetica offensiva”, che comprende il furto di informazioni sensibili da altri paesi o paralizzando le loro reti con lo sviluppo di strumenti software dopo aver individuato le vulnerabilità nei loro sistemi informatici.
Il 23 giugno 2009, il Dipartimento della Difesa ha annunciato un piano per istituire un Commando Cibernetico USA per assicurare il dominio cibernetico degli Stati Uniti e ottenere un vantaggio in questo campo. Whitman, portavoce del Pentagono, ha dichiarato che l’obiettivo è “concentrato sulla protezione”. Solo loro stessi ci credono. E’ chiaro che l’obiettivo del nuovo Commando è quello di integrare unità militari high-tech in diverse parti del paese e rafforzare la difesa. Ancora più importante, esso mira a migliorare la capacità offensiva e di lanciare un attacco preventivo cibernetico contro “paesi nemici”, se necessario. Per lungo tempo nel passato, il Pentagono ha sottolineato che Internet è parte della guerra ed è un “fronte militare”. Prima della prima guerra del Golfo, la CIA aveva piantato un chip “virus” nelle stampanti acquistate da parte dell’Iraq. Hanno attivato il virus utilizzando delle tecnologie di comando a distanza prima di lanciare il loro bombardamento strategico. Il sistema di difesa aerea iracheno fu messo fuori gioco. Secondo la stima dell’esperto militare Joel Harker, che ha studiato il programma hacker dell’esercito degli Stati Uniti per 13 anni, gli Stati Uniti ora impiegano circa 80.000 persone nella guerra cibernetica. In termini di “armi” usate nella guerra informatica, hanno sviluppato più di 2.000 virus che potrebbero essere utilizzati in attacchi informatici come Worm, Trojan, Logic Bombs e virus “backdoor”.

Da Internet – Nuova boccata d’ossigeno per l’egemonia degli Stati Uniti, commento apparso su Chinadaily.com.cn lo scorso 22 gennaio.
[grassetti nostri]

Global Hawks come piovesse

La base siciliana di Sigonella è destinata a diventare uno dei principali scali operativi a livello mondiale dei velivoli senza pilota UAV Global Hawk delle forze armate di Stati Uniti e NATO.
Lo ha annunciato in un’intervista alla rivista Defense News il colonnello Ricky Thomas, direttore del programma Global Hawk dell’US Air Force. “Sigonella possiede le potenzialità per trasformarsi in una grandissima base per questi velivoli senza pilota”, ha dichiarato Thomas. “I tecnici della Northrop Grumman, la società produttrice dei sistemi, valutano che potrebbero essere ospitati nella base sino a 20 Global Hawk. L’aeronautica militare statunitense ha in programma di trasferire i primi velivoli a Sigonella entro l’ottobre del 2010 per effettuare i test di orientamento ed addestramento. Essi saranno pronti ad eseguire vere e proprie missioni operative e di sorveglianza all’inizio del 2011”.
(…)
“Il programma d’installazione dei Global Hawk risponde all’esigenza dell’US Air Force di espandere il teatro operativo dei velivoli senza pilota”, ha spiegato Thomas. “Gli UAV che opereranno da Sigonella saranno posti sotto il comando Usa per le operazioni in Europa (Useucom) e risponderanno alle sue richieste operative nei cieli del continente europeo e dell’Africa. I velivoli saranno in grado di raggiungere Johannesburg e fare rientro in Sicilia senza la necessità di rifornimento in volo. Attualmente sono utilizzati per operazioni di sorvolo del Golfo Persico; oltre al piano di Sigonella, si sta lavorando per installare i Global Hawk pure a Guam, nell’Oceano Pacifico”.
(…)
Il periodico statunitense Defense News rivela infine che le autorità governative statunitensi e quelle italiane si sarebbero già incontrate in vista della creazione “di corridoi negli spazi aerei italiani per i decolli e gli atterraggi dei Global Hawk”. Top secret l’esito di queste discussioni, a cui comunque non sarebbero stati invitati i rappresentanti degli enti civili responsabili del traffico aereo (ENAC ed ENAV), anche se le operazioni degli UAV incideranno pericolosamente sulla sicurezza dei voli nello scalo di Catania-Fontanarossa (oltre sei milioni di passeggeri nel 2008), poco distante da Sigonella.
L’altissimo rischio rappresentato dai Global Hawk non sembra aver mai preoccupato il governo italiano. Negli Stati Uniti, invece, è tema di discussione e conflitto tra forze armate, autorità federali e statali. Nel documento The U.S. Air Force Remotely Piloted Aircraft and Unmanned Aerial Vehicle – Strategic Vision, in cui l’aeronautica militare statunitense delinea la “visione strategica” sul futuro utilizzo dei sistemi di guerra, si ammette che «i velivoli senza pilota sono sensibili alle condizioni ambientali estreme e vulnerabili alle minacce rappresentate da armi cinetiche e non cinetiche». «Il rischio d’incidente del Predator e del Global Hawk è d’intensità maggiore di quello dei velivoli con pilota dell’US Air Force», si legge ancora, anche se, «al di sotto dei parametri stabiliti nei documenti di previsione operativa per questi sistemi». Secondo alcuni ricercatori indipendenti, il rischio d’incidente per i Global Hawk, a parità di ore di volo, sarebbe invece 100 volte superiore a quello registrato con i cacciabombardiere F-16.
(…)
Si assiste tuttavia all’inarrestabile escalation del numero degli aerei senza pilota utilizzati a livello mondiale. Tra il 2002 e il 2008, solo la flotta degli UAV del Pentagono è cresciuta da 167 a oltre 6.000 unità, e le ore di volo nel 2008 sono state 400.000, più del doppio di quanto registrato l’anno precedente. Alla base del boom, le immancabili ragioni di ordine economico-finanziario. I velivoli senza pilota stanno generando un business senza precedenti nella storia del complesso militare industriale. Solo nel 2009, il giro di affari mondiale degli UAV ha superato i 4.000 milioni di dollari, mentre l’80% del fatturato è in mano a due grandi società statunitensi, la Northrop Grumman e la General Atomics. Il resto se lo dividono le imprese russe, cinesi, indiane, iraniane, israeliane ed europee (Thales, EADS, Dassault, Finmeccanica, Sagem e BAE Systems). Secondo uno studio del gruppo di consulenza finanziaria “Teal”, le commesse per gli UAV sono destinate a raddoppiare in meno di un decennio. Per il 2019 si stima un giro d’affari di 8.700 milioni di dollari.

Da Sigonella capitale internazionale dei nuovi aerei spia USA, di Antonio Mazzeo.
[grassetti nostri]

La terra dove il lavoro è una chimera

DANIELA: “se posso…io invece sono favorevole al nuovo insediamento americano…..in una terra come la nostra….dove il lavoro e’ una chimera….se ne arriva e sicuramente ne arrivera’ perche’ dobbiamo rinunciarci?”…

Alla Lockheed il restauro delle basi di Napoli e Sigonella, di Angela Zoppo.

E per approfondire, Antonio Mazzeo.
Il cui articolo si conclude così:
““Ormai non regge neanche più l’alibi che le basi USA ospitate in Italia hanno una ricaduta per l’economia e le imprese nazionali”, dichiarano gli esponenti della Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella. “I nuovi programmi militari previsti in Sicilia, i velivoli senza pilota USA, il Sistema di sorveglianza terrestre AGS della NATO e il terminal terrestre del sistema di telecomunicazione satellitare MUOS a Niscemi, sono esclusivamente in mano al complesso industriale bellico statunitense. Northrop Grumman è anche la società che ha progettato e costruito i Global Hawk, mentre la neo-arrivata Lochkeed Martin è la principale produttrice dei satelliti e delle stazioni radar terrestri su cui si basa il MUOS. Senza poi dimenticare che sempre la Lockheed è la capo-commessa dei 131 cacciabombardieri strategici F-35 Lightning II che il governo italiano ha deciso di acquistare per le forze armate”. (…)”

Il Grande Orecchio della NATO

orecchio

Lo sviluppo dell’AGS (Alliance Ground Surveillance), il nuovo sistema di sorveglianza terrestre della NATO, ha generato divisioni insanabili all’interno dell’Alleanza Atlantica. Alla firma del Programme Memorandum of Understanding (PMOU) che segna i confini legali, organizzativi e finanziari del sistema d’intelligence, si sono presentati infatti solo 15 dei paesi membri dell’organizzazione nord-atlantica. Si tratta di Bulgaria, Canada, Danimarca, Estonia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Stati Uniti d’America. Per la gestione e il coordinamento delle attività di sviluppo e implementazione dell’AGS, le nazioni aderenti al PMOU hanno dato vita a due nuove agenzie, la NATO AGS Management Organisation (NAGSMO) e la NATO AGS Management Agency (NAGSMA). Il Comando Supremo Atlantico di Bruxelles ha inoltre comunicato che la piena capacità del sistema di sorveglianza terrestre sarà raggiunta entro il 2012, anticipando di un anno i tempi previsti.
Nel corso della riunione dei Ministri della Difesa della NATO di Cracovia, il 19 e 20 febbraio 2009, è stata formalizzata la scelta della stazione aeronavale di Sigonella quale “principale base operativa” dell’AGS. “Abbiamo scelto questa base dopo un’attenta valutazione e per la sua centralità strategica nel Mediterraneo che le consentirà di concentrare in quella zona le forze d’intelligence italiane, della NATO e internazionali”, ha dichiarato il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Vincenzo Camporini. Nella grande infrastruttura militare siciliana saranno ospitati i sistemi di comando e di controllo del’AGS, centralizzando le attività di raccolta d’informazioni ed analisi di comunicazioni, segnali e strumentazioni straniere. Sigonella si trasforma così in un’immensa centrale di spionaggio, un “Grande Orecchio”, della NATO capace di spiare, 24 ore al giorno, un’area che si estende dai Balcani al Caucaso e dall’Africa al Golfo Persico.
La stazione aeronavale ospiterà inoltre la componente di volo del sistema di sorveglianza, costituita da sei sofisticati velivoli senza pilota (UAV). In un comunicato stampa del 25 settembre scorso, gli alti comandi NATO hanno spiegato che “il segmento aereo dell’AGS Core sarà basato sulla versione Block 40 dell’aereo “RQ-4B Global Hawk” di produzione statunitense, dotato di un’autonomia di volo superiore alle 30 ore ed in grado di raggiungere i 60.000 piedi di altezza, in qualsiasi condizione meteorologica”.
(…)
“Grazie all’Alliance Ground Surveillance, la NATO acquisirà una considerevole flessibilità nell’impiego della propria capacità di sorveglianza di vaste aree di territorio in modo da adattarla alle reali necessità operative”, ha dichiarato Peter C. W. Flory, vicesegretario generale per gli Investimenti alla difesa dell’Alleanza Atlantica. “L’AGS è essenziale per accrescere la capacità di pronto intervento in supporto delle forze NATO per tutta le loro possibili future operazioni. L’AGS sarà un elemento chiave per assicurare l’assunzione delle decisioni politiche dell’Alleanza e la realizzazione dei piani militari”. Il nuovo sistema non è però un mero mezzo di intercettazione e di spionaggio. Come è stato riconosciuto dal Capo di Stato Maggiore italiano, generale Camporini, nella base di Sigonella sarà allestito un “più avanzato sistema SIGINT”. Il SIGINT, acronimo di Signals Intelligence, è lo strumento d’eccellenza di ogni “guerra preventiva” e ha una funzione determinante per scatenare il “first strike”, convenzionale o nucleare che sia. Una delle articolazioni SIGINT è la cosiddetta ELINT – Electronic Intelligence, che si occupa in particolare d’individuare la posizione di radar, navi, strutture di comando e controllo, sistemi antiaerei e missilistici, con lo scopo di pianificarne la distruzione in caso di conflitto.
Nonostante l’accelerazione inferta al piano di sviluppo dell’AGS, il Comando NATO di Bruxelles ha chiesto un maggiore impegno collettivo ai paesi membri. “La partecipazione al programma resta aperto agli altri Alleati interessati”, ha dichiarato il vicesegretario Peter C. W. Flory, invitando apertamente i partner dell’Europa occidentale e la Polonia a rientrare nell’AGS. Originariamente, il piano di sviluppo del sistema di sorveglianza vedeva associate 23 nazioni.
(…)
Con l’AGS, inevitabilmente, sarà dato nuovo impulso ai processi di militarizzazione del territorio siciliano. Per il funzionamento degli aerei senza pilota e della nuova supercentrale di spionaggio, il ministro della difesa Ignazio La Russa ha annunciato l’arrivo nell’isola di un “NATO Force Command di 800 uomini, con le rispettive famiglie”. È prevedibile che saranno presto avviati i lavori per realizzare nuovi complessi abitativi per il personale in forza alla stazione aeronavale. I consigli comunali di Motta Sant’Anastasia (Catania) e Lentini (Siracusa) hanno già adottato quattro progetti di variante ai piani regolatori per l’insediamento di residence e villaggi ad uso esclusivo dei militari statunitensi e NATO.
Dovrebbe essere ormai questione di giorni l’arrivo a Sigonella del plotone di 4-5 velivoli RQ-4B “Global Hawk” dell’US Air Force, destinati ad operare in Europa, Medio oriente e nel continente africano. Nella base siciliana sarà pure realizzato il Global Hawk Aircraft Maintanance and Operations Complex, il complesso per le operazioni di manutenzione degli aerei senza pilota. Il progetto, da finanziare con il budget 2010 dell’Air Force Military Construction, Family Hosusing and base Realignment and Closure Programs, è stato definito di “alto valore strategico” da Kathleen Ferguson, vicesegretaria della Difesa, in occasione della sua audizione davanti al Congresso, il 3 giugno 2009.
(…)
Lo scorso anno, il Pentagono ha assegnato alla Northrop Grumman il piano di sviluppo dei nuovi velivoli senza pilota che saranno utilizzati dalle forze navali. Con la prima tranche del programma, a partire del 2015 saranno forniti 68 “Global Hawk” in versione modificata rispetto a quelli già operativi con l’US Air Force. Spesa prevista 1,16 miliardi di dollari. “Una quarantina di questi velivoli UAV saranno dislocati in cinque siti: Kaneohe, Hawaii; Jacksonville, Florida; Sigonella, Italia; Diego Garcia, Oceano Indiano, e Kadena, Okinawa”, hanno dichiarato i portavoce del Dipartimento della Difesa. “Ad essi, nelle differenti missioni navali in tutte le aree del mondo, si affiancheranno i velivoli con pilota P-8 Multi-Mission Maritime Aircraft (MMA), che stanno sostituendo i P-3 Orion in servizio dal 1962”. L’US Navy ha già preannunciato che le “front lines” per la dislocazione dei nuovi P-8 saranno le stazioni aeronavali di Diego Garcia, Souda Bay (Grecia); Masirah (Oman); Keflavik (Islanda), Roosevelt Roads (Porto Rico) e l’immancabile Sigonella.

Da A Sigonella la megacentrale di spionaggio NATO, di Antonio Mazzeo.

NATO = $$$

sigo

La militarizzazione del territorio e le minacce alla sicurezza dei siciliani sono inesauribile fonte di guadagno per una delle principali aziende del comparto militare statunitense. Spacciato dal ministro La Russa come importante occasione di sviluppo economico ed occupazionale, il nuovo sistema AGS di sorveglianza terrestre della NATO che sta per essere realizzato nella base di Sigonella, è invece l’occasione per trasferire enormi risorse pubbliche nelle casse di un consorzio industriale che vede in posizione dominante le statunitensi Northrop Grumman e General Dynamics.
Secondo fonti atlantiche, il programma AGS (Alliance Ground Surveillance) sarà un sistema integrato che consisterà di un segmento aereo e di uno terrestre, gestito da un NATO Force Command di 800 uomini, basato a Sigonella. L’AGS permetterà alla NATO di “eseguire la continua sorveglianza di vaste aree di territorio”, grazie all’utilizzo dei velivoli senza pilota “Global Hawk”, dotati di elevata autonomia (superiore a 30 ore di volo) ed in grado di volare fino a 60.000 piedi di altezza ed in qualsiasi condizione meteorologica. Nello specifico, i velivoli della Northrop Grumman saranno del tipo “Block 40”, equipaggiati con un sensore radar di sorveglianza del suolo (MPRIP Multi-Platform Radar Insertion Program) ed un sistema di trasmissione dati a banda larga. Anche sensori e trasmettitori saranno di realizzazione statunitense e l’affidamento in regime di monopolio dell’AGS all’industria USA è stata la causa prima della diserzione dal programma dei maggiori paesi dell’Alleanza Atlantica.
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Nel corso della riunione dei Ministri della Difesa della NATO di Cracovia, il 19 e 20 febbraio scorso, è stata formalizzata la scelta di Sigonella come “principale base operativa” del sistema di sorveglianza, ma il Memorandum of Understanding del programma AGS è stato sottoscritto solo da Estonia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Repubblica Ceca ed Italia. Nonostante un notevole ridimensionamento del budget originario destinato a quello che è stato definito il “Grande Orecchio” della NATO in un’area che si estende dai Balcani al Caucaso e dall’Africa al Golfo Persico, la diserzione in massa degli alleati ha comportato per il nostro paese l’assunzione di una maggiore spesa per le attrezzature e le infrastrutture dell’AGS, circa 150 milioni di euro, pari al 10% del piano finanziario generale del programma. Anche le industrie che si spartiranno il bottino di guerra si sono ridotte: oltre a Northrop Grumman, General Dynamics e Raytheon, compaiono nel ruolo di modestissime sub-appaltatrici l’EADS e l’italiana Selex Galileo, gruppo Finmeccanica.
Nel febbraio 2009, la supremazia dei contractor USA è stata ulteriormente rimarcata dal contratto di 79,4 milioni di dollari sottoscritto dall’US Air Force per installare la multi-piattaforma radar MP-RTIP a bordo dei Global Hawk per accrescerne operatività e potenza elettronica. Anche in questo caso la Northrop Grumman ha scelto come subappaltatrici solo imprese USA: Raytheon Space and Airborne Systems (California), Aurora Flight Sciences (Virginia), L-3 Communications (Salt Lake City), Raytheon Intelligence and Information Systems (Virginia), Rolls-Royce Corporation (Indianapolis) e Vought Aircraft Industries (Dallas).
Come se ciò non bastasse, sempre in febbraio il Pentagono ha affidato a Northrop Grumman un contratto di 276 milioni di dollari per le “operazioni di supporto e manutenzione” di tutti i velivoli “RQ-4 Global Hawk” dell’US Air Force, quattro dei quali stanno per essere installati in via definitiva a Sigonella in aggiunta ai velivoli senza pilota della NATO. Anche la NASA, l’agenzia spaziale USA, si è affidata ai velivoli senza pilota della Northrop Grumman per misteriose “attività sperimentali e di osservazione terrestre”. Due Global Hawk sono stati destinati al teatro mediterraneo ed uno di questi stazionerà stabilmente nell’aeroporto di Decimomannu, a pochi chilometri dalla Sardegna.
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Da Madrid giungono nuovi intanto nuovi particolari sulle ragioni che avrebbero convinto l’esecutivo Zapatero a ritirarsi dall’AGS. Secondo il delegato del governo in Aragona, Javier Fernández, la Spagna aveva candidato in un primo tempo l’aeroporto di Zaragoza come principale base operativa del programma NATO, ma elementi di ordine economico-industriale e di sicurezza del traffico aereo hanno poi reso impraticabile l’opzione.
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Il rappresentante del governo ha aggiunto che l’installazione a Zaragoza dei velivoli senza pilota presentava “molti inconvenienti” al normale funzionamento del vicino aeroporto della città. “Dato che le aeronavi della NATO voleranno continuamente per catturare le informazioni – ha spiegato Fernández – si potevano generare restrizioni al traffico aereo, saturazione nello spazio aereo e problemi durante gli atterraggi e i decolli. Proprio per questo l’uso di aerei senza pilota non è stato ancora regolato in Spagna”. Per la cronaca, la base di Sigonella sorge ad una decina di chilometri dallo scalo di Catania-Fontanarossa dove annualmente transitano più di due milioni di passeggeri.

Da Il grande affare USA dell’AGS di Sigonella, di Antonio Mazzeo.

La forbice di Obama è spuntata

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L’amministrazione Obama ha annunciato oggi di voler metter fine ad anni di spese eccessive e ai previsti prolungamenti di programmi di armamenti, affermando che una delle principali priorità per il Pentagono è la riforma dell’acquisto (degli armamenti).
La visione d’insieme del budget dell’anno fiscale 2010 diffusa oggi richiede un incremento del 4% del bilancio di base del Pentagono a 533,7 miliardi di dollari, per far crescere l’esercito ed il corpo dei marine, migliorare i servizi medici per i soldati feriti e riformare il sistema di acquisto di armi del Dipartimento della Difesa.
Il piano non comprende dettagli specifici su programmi particolari di armamenti che possono essere oggetto di tagli o cancellazioni, sebbene il presidente Barack Obama questa settimana abbia detto di voler metter fine ai programmi da Guerra Fredda che non sono stati utilizzati.
Questi sforzi riformisti sono seguiti con molta attenzione dai più grossi fornitori del Pentagono, tra cui Lockheed Martin, Boeing, Northrop Grumman, General Dynamics, BAE Systems ed altri.
Le società si preparano a un taglio nelle spese sui grandi armamenti dopo quasi un decennio di massiccia crescita. Sono particolarmente preoccupate dalla promessa di Obama di cancellare immediatamente alcuni programmi ma i dettagli non sono ancora chiari.
I nuovi armamenti in corso di sviluppo, dice la relazione di bilancio, sono tra i più grandi, i più costosi ed i più complessi tecnologicamente mai adottati dal Pentagono, cosa che li mette a rischio di fallimento nelle prestazioni, incremento dei costi e prolungamenti delle scadenze.
Il Government Accountability Office, istituzione non di parte, lo scorso anno ha stimato che la crescita del costo dei principali programmi di acquisizione del Pentagono fosse attorno al 26%.
Per metter fine a questi problemi cronici, l’amministrazione ha detto di voler mettere un freno all’abitudine militare di aggiungere nuove richieste dopo l’inizio dei programmi di armamenti e porre rigorosi standard prima che inizi il flusso di fondi.

Articolo di Andrea Shalal-Esa per Reuters.
[grassetto nostro]

Alla cifra del bilancio di base vanno aggiunti 130 miliardi di dollari per coprire i costi delle guerre in Afghanistan ed Irak, in lieve calo rispetto ai 141 miliardi stanziati nell’anno fiscale 2009 (si tenga presente che, secondo le regole della contabilità statunitense, l’inizio dell’anno fiscale è posto nel mese di ottobre dell’anno solare precedente).

L’Alliance Ground Surveillance (AGS) a Sigonella

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Ignazio La Russa ce l’ha fatta. Lo aveva promesso nel giugno 2008: “Faremo di Sigonella una delle più grandi base d’intelligence del mondo”. Adesso è certo: la stazione aeronavale in mano all’US Navy ospiterà il nuovo sistema AGS (Alliance Ground Surveillance) dell’Alleanza Atlantica per la sorveglianza della superficie terrestre e la raccolta e l’elaborazione d’informazioni strategiche. Il governo italiano ha sbaragliato un’agguerritissima concorrenza: a volere i sofisticati impianti di spionaggio c’erano Germania, Grecia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna e Turchia. Gli investimenti in infrastrutture per oltre un miliardo e 560 milioni di euro facevano gola a tutti. Gli Stati Uniti dovevano però ripagare in qualche modo l’incondizionata fedeltà dei governi d’Italia alle scelte più scellerate di questi ultimi anni (guerre in Afghanistan e Iraq, nuova base militare di Aviano, comandi AFRICOM a Napoli e Vicenza, stazione radar satellitare MUOS a Niscemi, interventi in Libano, Darfur, Somalia e adesso Gaza). Roma dovrà comunque sborsare 150 milioni di euro entro la fine del 2010, anno in cui l’AGS diventerà pienamente operativo. Ma gli affari per i soliti noti del settore costruzioni militari è assicurato.
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L’elemento cardine del sistema sarà rappresentato da un modernissimo velivolo senza pilota equipaggiato con sistemi radar e sensori in grado di rilevare, seguire ed identificare con grande accuratezza e da grande distanza il movimento di qualsiasi veicolo sul terreno. Lo scorso anno, l’Alleanza Atlantica ha formalizzato la scelta per l’Euro Hawks UAV, una variante specifica dell’RQ-4B Global Hawk acquisito da US Air Force e US Navy, che offrirebbe “maggiori benefici in termini di supporto logistico, manutenzione ed addestramento”.
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Il primo prototipo di Euro Hawk diventerà operativo entro il 2009: due colossi del complesso militare industriale, Northrop Grumman ed EADS lo stanno costruendo dopo aver sottoscritto un contratto di 410 milioni di euro. I velivoli senza pilota della NATO destinati a Sigonella dovrebbero essere 6, a cui si aggiungeranno i 4 RQ-4B che l’US Air Force dislocherà in Sicilia quando saranno completati i lavori di realizzazione degli hangar di manutenzione degli aerei. “L’AGS è uno dei più costosi programmi di acquisizione intrapresi dall’Alleanza”, dicono a Bruxelles. Per l’intero sistema di rilevazione è infatti prevista una spesa che sfiora i 4 miliardi di euro. A beneficiarsene sarà un consorzio costruito ad hoc da imprese statunitensi ed europee: oltre a Northrop ed EADS ci sono pure General Dynamics, Thales e l’italiana Galileo Avionica, società del gruppo Finmeccanica. Se era ormai nota da tempo la notizia dell’arrivo a Sigonella di squadriglie di velivoli spia senza pilota, ha destato sorpresa l’accenno del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Vincenzo Camporini, all’“allestimento a Sigonella del sistema SIGINT” (acronimo di Signals Intelligence). Ha dichiarato Camporini: “Abbiamo scelto questa base dopo un’attenta valutazione e per la sua centralità strategica nel Mediterraneo che le consentirà di concentrare in quella zona le forze d’intelligence italiane, della NATO e internazionali”. A Sigonella saranno dunque centralizzate le attività di raccolta d’informazioni ed analisi di comunicazioni, segnali e strumentazioni straniere, trasformando la Sicilia in un’immensa centrale di spionaggio mondiale. Un “Grande Fratello” USA e NATO, insomma, ma non solo. I sistemi di Signals Intelligence hanno infatti una funzione determinante per scatenare il “first strike”, convenzionale o nucleare che sia. Sono lo strumento chiave di ogni “guerra preventiva”. Una delle articolazioni SIGINT è la cosiddetta ELINT – Electronic Intelligence, che si occupa in particolare d’individuare la posizione di radar, navi, strutture di comando e controllo, sistemi antiaerei e missilistici, con lo scopo di pianificarne la distruzione in caso di conflitto. Per il funzionamento di aerei senza pilota, AGS e centrali di spionaggio, il ministro della difesa ha preannunciato l’arrivo in Sicilia di “800 uomini della NATO, con le rispettive famiglie”. I solerti sindaci dei comuni di Motta Sant’Anastasia (Catania) e Lentini (Siracusa) sono stati premiati. Ben quattro varianti ai piani regolatori approvate negli ultimi anni, consentiranno bibliche colate di cemento su terreni agricoli e aranceti: su di essi prolifereranno residence e villaggi per i militari nordamericani.

Da Il Grande Fratello di Sigonella, di Antonio Mazzeo.
[grassetti nostri]

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Secondo il governo Zapatero, con l’AGS a Zaragoza la Spagna avrebbe dovuto contribuire con 90 milioni di euro, il 5,8% del budget previsto per il sistema. Ignazio La Russa fa invece fa riferimento ad un contributo italiano per Sigonella di 150 milioni di euro, il 10% cioè del costo del programma. Come fa l’Italia a giudicare attrattivo l’AGS quando spenderà quasi il doppio di quanto avrebbe speso Madrid, che però si è ritirata per la scarsa sostenibilità di quell’investimento?
Ma non è ancora finita. Il rappresentante del governo, Javier Fernández, ha infatti spiegato ai giornalisti che l’AGS a Zaragoza “presentava molti inconvenienti perché, dovendo essere implementato nei pressi dell’aeroporto della città, poteva generare restrizioni al traffico aereo, saturazione nello spazio aereo e problemi durante gli atterraggi e i decolli. Proprio per questo l’uso di aerei senza pilota non è stato ancora regolato in Spagna”. Prima il governo Prodi, poi quello Berlusconi, devono probabilmente aver dimenticato che a Sigonella operano quotidianamente centinaia di cacciabombardieri, aerei cargo e cisterna di Stati Uniti, Italia e alleati NATO, e che a meno di una ventina di chilometri sorge lo scalo di Catania-Fontanarossa, più di due milioni di passeggeri all’anno, il cui traffico è regolato da due impianti radar di Sigonella, gestiti da personale dell’Aeronautica militare italiana.
A credere alle promesse di ricaduta economica e occupazionale dell’AGS c’è comunque il quotidiano La Sicilia di Catania che ha ottenuto dal ministro La Russa una lunga intervista. “Sigonella diventerà ancora di più un punto nevralgico della sicurezza dove si concentreranno le forze di intelligence dell’Italia e della NATO, e questo non solo aumenterà il ruolo italiano nella NATO, ma sul piano sociale darà posti di lavoro con l’arrivo di alcune migliaia di americani, cioè le 800 famiglie dei militari, che diventeranno piccoli ambasciatori della Sicilia”, ha spiegato La Russa. “Sigonella aveva il vantaggio di trovarsi geograficamente in posizione ottimale per il controllo sia dello spazio aereo europeo e sia di quello dell’Africa e del Medio Oriente, mentre se fosse stata scelta una base tedesca il controllo della zona sud sarebbe stato difficoltoso. Sono lieto di aver portato questa iniziativa nella mia Sicilia, contribuendo in questo modo anche allo sviluppo del territorio”.
Sarà opportuno non dimenticare che a capo dello storico quotidiano siciliano c’è l’editore-industriale-costruttore Mario Ciancio, proprietario di un immenso aranceto nel territorio di Lentini che, provvidenzialmente, l’amministrazione comunale ha autorizzato a variarne la destinazione d’uso. Vi potranno essere costruite più di mille villette unifamiliari per il personale USA di Sigonella. Per il progetto esecutivo e i futuri lavori esiste già una società, la Scirumi Srl. I soci? La Maltauro di Vicenza e la famiglia Ciancio, naturalmente.

Da Le beffe dell’AGS Nato che il ministro La Russa impone a Sigonella, di Antonio Mazzeo.
[grassetti nostri]

Disamericanizziamoci!

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Sul numero di novembre di “Aeronautica”, mensile dell’Associazione Arma Aeronautica, si parla finalmente ed ampiamente del progetto per l’assemblaggio a Cameri (No) dell’aereo USA F-35 JSF, il superaereo del futuro invisibile ai radar.
Finora sul notiziario, pur ricco di tutte le novità, la cosa era stata ignorata e solo sul numero precedente era apparso un breve cenno.
Il progetto, avviato nel 1999 con il governo di centro-sinistra, aveva visto la firma del primo protocollo da parte di Berlusconi, quella del secondo protocollo da parte di Prodi ed ora è in attesa della firma finale dell’attuale Governo per l’avvio dell’operatività.
Le relazioni del Ministero della Difesa e di quello dell’Industria dovrebbero essere presentate alle competenti Commissioni di Camera e Senato entro fine anno e le Commissioni avranno 30 giorni per dare lo “scontato” parere favorevole.
Intanto, all’aeroporto dell’Aeronautica Militare Italiana di Cameri (No), dove si svolgerà l’assemblaggio finale dell’aereo, sono già in corso da tempo le operazioni di allungamento delle piste e la costruzione di nuovi capannoni.
A Cameri affluiranno le sezioni anteriori di fusoliera fornite da Lockeed Martin, quelle centrali fornite dalla Northrop Grumman, quelle posteriori costruite da Bae Systems, l’ala prodotta da Lockeed Martin e le semiali esterne prodotte dall’Alenia di Torino.
I primi aerei verranno consegnati a partire dal 2011, con due anni di ritardo sul progetto iniziale, ma questa volta senza ulteriori ritardi, indipendentemente dalla crisi attuale, in quanto per gli USA l’F-35 JSF è una priorità assoluta.
Ma qual’è per noi l’aspetto “negativo” di questo progetto, al di là dell’ingente costo dei 131 aerei F-35 JSF che l’Italia si è impegnata ad acquistare da qui al 2023, costo forse in parte bilanciato dall’apporto di lavoro agli stabilimenti italiani di Alenia?
Gli aerei che spettano all’Italia verranno consegnati a partire dal 2014 e nel frattempo i piloti italiani saranno addestrati nella base USA di Eglin in Florida, dove entrerà in funzione la scuola unificata internazionale.
I piloti italiani però “non potranno partecipare allo sviluppo delle nuove tattiche e modi d’impiego consentiti dalla rivoluzionaria concezione dei sistemi di missione”.
Lo stesso Istituto Affari Internazionali che ha partecipato allo studio del progetto, nella sua relazione parla inoltre di “qualche incognita per la sovranità operativa nazionale e per l’eccessiva protezione del know-how americano” e precisa che “senza l’accesso al codice sorgente e all’architettura del sistema i futuri utilizzatori del F-35 JSF non solo non potrebbero modificare l’aereo, ma forse neppure sfruttarne a pieno il potenziale”. C’è insomma il rischio di “creare utilizzatori di serie A (gli USA e forse l’Inghilterra) e di serie B (l’Italia e gli altri Stati europei coinvolti nel progetto)”.
Con la differenza, rispetto alle altre Nazioni europee, che l’Italia in pratica appalta la base dell’Aeronautica Militare Italiana di Cameri agli USA, creando così un’altra pesante servitù internazionale a danno della propria sovranità e mettendo a rischio le popolazioni locali ed il territorio per le migliaia di voli di prova e collaudo e per l’ inquinamento acustico e ambientale.
Per tutto questo, ribadiamo alto e forte il nostro “NO” all’assemblaggio finale degli aerei F-35 JSF a Cameri (No)!

Comunicato del “Comitato Disamericanizziamoci” di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola, Via Baiettini 2, 28921 Verbania (VB) – tel. 347.0344400

[grassetti nostri]

F-35 Lightning II (Joint Strike Fighter)

Trattasi di un cacciabombardiere supersonico multiruolo di 5° generazione ad alto contenuto tecnologico, contraddistinto da bassa osservabilità radar-termica-acustica-visiva (stealthness). Verrà prodotto in tre versioni ad alta comunanza di componenti:
F-35A, versione per le piste convenzionali;
F-35B, versione a decollo corto ed atterraggio verticale;
F-35C, per decolli a catapulta ed atterraggi col gancio sulle grandi portaerei della US Navy.
Il programma si articola in quattro fasi:
System Development and Demonstration (SDD), della durata di dieci anni, con completamento entro il 2012, durante i quali verrà portato avanti sia lo sviluppo dei sistemi del velivolo che i relativi test, condotti tramite 19 esemplari già in linea di volo od in fase di produzione;
Production, Sustainment and Follow-on Development (PSFD) in cui vengono delineate le partecipazioni industriali, l’impegno economico ed i requisiti dei singoli partner del progetto complessivo;
Low-Rate Initial Production (LRIP), con inizio nel 2009 e conclusione indicativamente nel 2015, in cui avverrà una produzione a basso ritmo (poco più di venti velivoli al mese);
Full Rate Production (FRIP), cioé la produzione a pieno regime.
Il programma trae beneficio da una serie di studi condotti negli Stati Uniti negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, nell’ambito del Joint Advanced Strike Technology riguardo nuove tecnologie in grado di essere applicate su un futuro aereo d’attacco comune a US Air Force, US Navy e US Marines. Nel 1997 fu definito Joint Strike Fighter (JSF) il requisito per un velivolo in grado di soddisfare tale scopo e due consorzi concorrenti guidati da Lockheed Martin e Boeing vinsero la gara per la definizione e realizzazione del primo prototipo, che si concretizzò nel 2000.
Venne quindi selezionato il prototipo della statunitense Lockheed Martin, con quartier generale a Bethesda, Maryland e fatturato di 42 miliardi di dollari nel 2007 (che è il primary contractor, affiancata da Northrop Grumman, BAE Systems, Pratt & Whitney, General Electric e Rolls Royce quali principali subcontractors) come vincitore della competizione ed il gruppo ottenne un contratto da 19 miliardi di dollari per lo sviluppo e la produzione del JSF. BAE System è invece capo commessa per le due nuove portaerei della Royal Navy sulle quali opereranno i 138 F-35B britannici.
Il programma ha assunto una significativa dimensione internazionale con la firma di un accordo di cooperazione fra Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia, Olanda, Turchia, Canada, Australia, Danimarca e Norvegia avvenuta nel 2002, che ha fatto del JSF il più grande programma aeronautico internazionale dell’era moderna.
Il 15 dicembre 2006 ha avuto luogo il primo volo di un F-35A, mentre l’F-35B ha fatto il suo esordio lo scorso 10 giugno sui cieli del Texas, guidato dall’ex pilota RAF Graham Tomlinson, compiendo la prima delle 5.000 uscite previste nei prossimi cinque anni.
All’inizio del 2007, le nove nazioni partner hanno firmato – dopo numerose discussioni sulle partecipazioni industriali ed i trasferimenti di tecnologia – l’accordo di prosecuzione per la fase successiva di PSFD.
L’F-35B sarà la prima delle tre varianti del Lightning II a ottenere l’Ioc (Initial operational capability), con l’entrata in servizio, in dotazione ai Marines, nel 2012. La capacità operativa iniziale verrà poi raggiunta dagli F-35A e, nel 2014, dagli F-35C.