Covid-19: la Grande Risistemazione – rivisitata


Minacce spaventose, ricompense per l’ubbidienza…
E’ adesso il momento di resistere

Di Peter Koenig per Global Research
Del medesimo autore abbiamo pubblicato La Risistemazione Globale, dove potete leggere anche una sua breve nota biografica. Quello a seguire è un aggiornamento davvero importante.

Covid-19: la Grande Risistemazione è il titolo del libro di Klaus Schwab, Presidente Esecutivo del WEF (World Economic Forum = Forum Economico Mondiale), e di Thierry Malleret che ricopre la carica di Direttore Senior del Network sul Rischio Globale presso lo stesso Forum Economico Mondiale.
La presente analisi è basata sulla recensione del libro scritta da Steven Guinness, del 4 settembre 2020.

“Questa importante recensione a cura di Steven Guinness (Regno Unito) rivela lo stesso vecchio linguaggio di “interdipendenza”, collaborazione e cooperazione che si era sentito da parte della Commissione Trilaterale nel 1973. Allora come ora l’obiettivo è lo Sviluppo Sostenibile, ovvero la Tecnocrazia, e il risultato sarà la più grande predazione di risorse nella storia del mondo”. Commento a cura dell’editore di Technocracy News.

Il libro presenta uno scenario “bastone e carota”; uno per le spaventose minacce e l’altra riguardante le ricompense per l’ubbidienza. Schwab e Malleret offrono The Brave New World [Il Mondo Nuovo descritto da Aldous Huxley nell’omonimo romanzo – n.d.c.] come il “Nuovo Paradiso” dopo la Grande Risistemazione.
I Poteri Forti che stanno dietro alla Grande Risistemazione , abilmente lavorano con due invisibili armi che sono:
1) un virus probabilmente artificiale, ora chiamato Covid-19 che nessuno vede ma che la propaganda unificata ci fa credere sia spaventoso e mortale – la paura è l’arma associata, e
2) il 5G (e successivamente il 6G, già in preparazione ), un forte campo magnetico mai sperimentato prima, di cui non si è parlato, non nel libro del Forum Economico Mondiale, non nei media ufficiali, ma che sta per essere lanciato in tutto il mondo, coprendo ogni centimetro quadrato della superficie terrestre, irradiato da centinaia di migliaia di satelliti a bassa quota.
Quest’arma elettro-magnetica che probabilmente infliggerà danni a lungo termine, includendo possibilmente danni mortali, è stata studiata da centinaia di scienziati il cui lavoro non è stato mai ufficialmente pubblicato ma resta nascosto. Noi, il Popolo, siamo tenuti all’oscuro. Qui un video di otto minuti sul 5G come arma.
Il libro Covid-19: la Grande Risistemazione è pieno di previsioni di cose che accadranno e che potrebbero accadere, come “il mondo non sarà mai più lo stesso” e “siamo solo all’inizio della Risistemazione, il peggio deve ancora avvenire” – ovvero la “Grande Trasformazione” come il Fondo Monetario Internazionale chiama ciò che sta per avvenire. Continua a leggere

Bambini di troppo

In questa prima metà di settembre, alla mobilitazione contro l’Operazione Coronavirus e a quella contro il 5G e la digitalizzazione pervasiva universale, si è aggiunto con forza il tema dei bambini e ragazzi, nelle scuole e fuori.
Si delinea chiaramente un assalto delle forze del Nuovo Ordine Mondiale ai settori più vulnerabili e deboli della società umana. Pesantemente colpiti gli anziani attraverso la negazione di cure fondamentali e anche salvavita con l’arma della detenzione in casa, creato un esercito milionario di nuovi disoccupati soprattutto nelle fasce di età matura e senza prospettive alternative, ora questi necrofori si concentrano sui bambini e ragazzi. Ne pervertono e demoliscono lo spazio fondamentale dello sviluppo, della maturazione e della socializzazione con gli strumenti sociocidi del distanziamento e dell’occultamento mascherato, preteso per preservarli da un pericolo immaginario, ma onnipresente.
I responsabili e profittatori di questa operazione di annichilimento transumano si tirano appresso un’armata di utili idioti del “progresso attraverso l’innovazione tecnologica”. E su questo settore della società che tocca agire per riconquistare il terreno perduto e passare alla controffensiva.
Il video qui sotto vuol dare un piccolissimo contributo.
Fulvio Grimaldi

Le prime luci dell’alba?

aa_mainstream-media-lies-23-things-that-are-not-what-they-seem-to-be-on-television“Come dicevo all’inizio, osservando il decorso dell’anno sembrerebbe innegabile che questo 2016 sia stato per l’umanità un anno davvero infernale, un annus horribilis.
Eppure…
Eppure ci sono dei segnali decisamente emblematici che forse ci permetteranno di riconsiderare questa conclusione.
In primo luogo prendiamo in esame i media; questo è stato l’anno in cui il potere manipolatore dei media ha mostrato per la prima volta i suoi limiti.
Brexit era stata considerata non realistica e tutta la stampa aveva suonato all’unisono la grancassa della permanenza del Regno Unito in Europa; per meglio ‘convincere’ l’opinione pubblica si era addirittura ricorsi all’omicidio politico della parlamentare laburista Jo Cox, esponente del fronte Remain.
Stesso discorso per le elezioni USA, nel corso delle quali i mezzi d’informazione, i politici e Hollywood avevano ripetuto ossessivamente il mantra della ormai certa elezione della Clinton.
La cosa si è ripetuta, in piccolo, a casa nostra, dove la vittoria del Sì al referendum era data per scontata sulla base di poco affidabili indagini di mercato.
Dunque i media, il principale strumento della manipolazione dei popoli inizia a perdere la sua presa sul mondo reale e questo è un elemento che non può non preoccupare le élite che governano il mondo. Tanto da costringerle a spingere sul pedale dell’acceleratore in modo piuttosto pesante per spostare la direzione dei pensieri e delle emozioni della gente nelle direzioni volute.
Ecco allora l’intensificazione dei tentativi di denigrare, irridere o addirittura proibire pensieri che non siano politically correct, tendendo a realizzare sulla Terra un global thinking, un pensiero unico, il vero obiettivo della globalizzazione mondiale.
Se tali interventi tendono a paralizzare il pensare, l bombardamento di immagini di eventi sanguinosi e catastrofici sono intesi a depotenziare il sentire ed il volere delle masse, paralizzandole con progressive ondate di ansia, angoscia e paura ed inibendone le possibili reazioni.
Così determinate forze – chiamatele fratellanze oscure o élite mondialiste o piramidi di potere neo-oligarchiche, come preferite – lavorano per paralizzare pensare, sentire e volere in modo da creare l’uomo nuovo, totalmente asservito alla realtà virtuale, sul sentiero dell’uomo-macchina che, grazie alla totale immersione nel mondo irreale delle immagini virtuali, dei chip impiantati sottopelle, dell’incremento esponenziale delle ludopatie e dell’addiction ai dispositivi digitali può facilmente venir manipolato socialmente da chi esercita la governance mondiale.
Questo progetto globale – ormai da anni evidente a chi osservi la realtà dei fatti in modo disincantato – potrebbe, tuttavia, aver mostrato per la prima volta, quest’anno, una vulnerabilità rilevante.
Forse, allora, il 2016 potrebbe rappresentare, sì, un annus horribilis, ma non per l’umanità nel suo complesso, bensì per quell’establishment che ormai, in maniera sempre più scoperta, più parossistica, sta cercando di mettere a segno dei successi, costi quel che costi.
Il crescendo di ferocia e di efferatezza degli eventi di questi ultimi mesi indica – se ce ne fosse ancora bisogno – insomma, la debolezza e la rabbia impotente delle oligarchie dominanti, che vedono allontanarsi il loro obiettivo, pazientemente perseguito in questi ultimi decenni.
Ciò è particolarmente evidente osservando da una parte la sempre maggiore approssimazione e spudoratezza di certi attentati e dall’altra la studiata ricerca del massimo effetto possibile sull’opinione pubblica grazie a una spettacolarizzazione della morte e della paura in diretta grazie a sapienti messinscena e a media compiacenti.
Se coloro che lavorano nella e per la verità – ciascuno nella sua realtà interiore e nel suo ambito sociale – sapranno cogliere questa opportunità, la notte oscura di questo mondo crepuscolare e disumano verrà presto rischiarata dalle prime luci dell’alba.”

Da 2016, annus horribilis? O no?, di Piero Cammerinesi.

Gli interventi del professor Paolo Becchi e di Paolo Borgognone, alla conferenza “Come i media e la cultura dominante alterano le coscienze, nascondendo il rischio di guerra nucleare”, svoltasi a Genova lo scorso 17 dicembre.

Dialoghi sull’Europa e sul nuovo ordine mondiale

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“Infatti, così come dice che «la democrazia ateniese non sarebbe stata possibile con una guarnigione persiana sull’acropoli», Preve ritiene pure che oggi non sia possibile in Europa avere i mezzi per praticare pubblicamente una filosofia critica (ossia una filosofia che sia tale e non pura ideologia, anche se rimane sempre un quantum di componente ideologica che non può essere eradicato dal pensiero filosofico) finché sussistano sul territorio europeo le basi militari americane, la cui presenza soft, non deve ingannare: si tratta della garanzia ultima che il nostro paese rimanga permanentemente subalterno, sul piano culturale non meno di quello politico od economico. Infatti a nessuno è concesso di introdursi nei gangli degli apparati di potere così come nei luoghi illustri della produzione intellettuale se è in aperto contrasto con quella ferma dominazione, che è tanto discreta e ‘vellutata’ presso di noi quanto si manifesta aperta e brutale in altre aree del mondo.
L’antiamericanismo di Preve – e la correlata ostilità al paese che costituisce nello scacchiere mediorientale la testa di ponte dell’egemonia occidentalista, ossia Israele – non è dovuto ad un pregiudizio ideologico e neppure ad una assolutizzazione della chiave di lettura geopolitica, che pure Preve ritiene giustamente essenziale, ma non in sé esaustiva. Preve è antiamericano perché è anticapitalista. Egli sa benissimo, come tutti, che il modo di produzione capitalistico non è certo nato negli Stati Uniti e inoltre che esso è fondamentalmente un “processo senza soggetto” che di suo – cioè se non incontra una strenua resistenza – tende a scardinare e progressivamente omologare a sé ogni altra forma eterogenea di organizzazione sociale ed economica. Tuttavia è negli USA che il capitalismo ha raggiunto il suo culmine identificando con se stesso l’intera società. È là che il capitalismo è entrato nella fase speculativa del suo sviluppo dialettico, ha inverato cioè la sua essenza fino al punto di rispecchiarsi in se stesso come forma compiuta. È dunque a partire da là che si diffondono nel mondo i tratti di un capitalismo assoluto-totalitario, stabilitosi come una sorta di orizzonte ‘naturale’ intrascendibile, che fa sembrare ogni proposta di alternativa sistemica una pretesa assurda e ogni altra forma di organizzazione socio-economica con cui entra in attrito un intralcio atavico da spazzar via al più presto.
Anche se le centrali del capitalismo possono essere dislocate altrove (la più classica è la City di Londra), allo stato attuale delle cose, sono gli Stati Uniti, con gli alleati NATO come corollari, in virtù della loro forza militare e del suadente colonialismo culturale, ad essere il più potente e pericoloso ‘agente di trasmissione’ mondiale di questo vero e proprio virus sociale, portatore di sfruttamento, accaparramento inconsulto di risorse, mercificazione di tutti i rapporti sociali, alienazione della condizione umana. ”

Dall’introduzione di Stefano Sissa a Dialoghi sull’Europa e sul nuovo ordine mondiale, di Costanzo Preve e Luigi Tedeschi, edizioni Il Prato, pp. 542, 2015.
Questo è il terzo dei libri di dialoghi tra Costanzo Preve e Luigi Tedeschi che costituiscono altrettante fasi di un percorso ideale iniziato nel 2002, teso alla interpretazione del nostro tempo, analizzato al fine di rinvenire in esso le radici storiche e filosofiche da cui è derivata l’era della globalizzazione, vissuta da larga parte dell’umanità come un eterno presente senza storia. Sulle ceneri delle ideologie novecentesche, in questi dialoghi viene analizzata la nuova antropologia umana scaturita dall’avvento del capitalismo globalista, che comporta l’assoggettamento della totalità dei rapporti umani alla “forma merce”.
Questi dialoghi vogliono essere anche e soprattutto una forma di primaria resistenza etica e culturale alla omologazione mercatista del capitalismo assoluto.
Costanzo Preve non è più tra noi dal novembre 2013. Egli ci lascia in eredità un pensiero, la cui fecondità è data dalla estrema potenzialità (per ora utopica), di sviluppi culturali e politici, validi per costruire la società del futuro.

La macchina del caos: per un’Italia sovrana e neutrale

Terzo incontro per la critica del Nuovo Ordine Mondiale.

La macchina del caos lavora senza sosta creando i “fatti” secondo i propri principi e facendo, a suo modo, anche la nostra storia.
Per definizione, il suo operare non può riconoscere limiti e confini visto che, come è stato ammesso da fonte interna autorevolissima, “the american homeland is the planet”.
Sebbene in queste ultime settimane venga effettivamente contrastata sul teatro siriano dall’intervento della Russia di Putin, essa mantiene nel suo ventre oscuro copiose riserve velenifere e notevoli capacità metamorfiche che la rendono comunque temibilissima e nemica irredimibile di qualunque popolazione.
Lo si vede, forse meglio che in passato, proprio in Europa, dove per l’affondamento di qualsiasi speranza di “risveglio politico globale” si serve senza scrupolo, fra le altre, dell’arma di distruzione chiamata “accoglienza dei migranti”.
In questa situazione l’Italia, che rimane a livello planetario uno dei massimi terreni di sperimentazione per la macchina del caos, potrebbe senza paradosso rivelarsi uno degli avamposti strategici decisivi nel quale, in un futuro nemmeno troppo lontano, si giocheranno le sorti dei processi di affrancamento dal doppio giogo dell’Unione Europea e della NATO.

brandi 12.12.2015

La macchina del caos: importazione di popolazioni

Secondo di tre incontri per la critica del Nuovo Ordine Mondiale.

La macchina del caos lavora senza sosta creando i “fatti” secondo i propri principi e facendo, a suo modo, anche la nostra storia.
Per definizione, il suo operare non può riconoscere limiti e confini visto che, come è stato ammesso da fonte interna autorevolissima, “the american homeland is the planet”.
Sebbene in queste ultime settimane venga effettivamente contrastata sul teatro siriano dall’intervento della Russia di Putin, essa mantiene nel suo ventre oscuro copiose riserve velenifere e notevoli capacità metamorfiche che la rendono comunque temibilissima e nemica irredimibile di qualunque popolazione.
Lo si vede, forse meglio che in passato, proprio in Europa, dove per l’affondamento di qualsiasi speranza di “risveglio politico globale” si serve senza scrupolo, fra le altre, dell’arma di distruzione chiamata “accoglienza dei migranti”.
In questa situazione l’Italia, che rimane a livello planetario uno dei massimi terreni di sperimentazione per la macchina del caos, potrebbe senza paradosso rivelarsi uno degli avamposti strategici decisivi nel quale, in un futuro nemmeno troppo lontano, si giocheranno le sorti dei processi di affrancamento dal doppio giogo dell’Unione Europea e della NATO.

galoppini.carletti 28.11.2015

La macchina del caos: Irak Libia Siria Yemen… e non solo

Primo di tre incontri per la critica del Nuovo Ordine Mondiale.

La macchina del caos lavora senza sosta creando i “fatti” secondo i propri principi e facendo, a suo modo, anche la nostra storia.
Per definizione, il suo operare non può riconoscere limiti e confini visto che, come è stato ammesso da fonte interna autorevolissima, “the american homeland is the planet”.
Sebbene in queste ultime settimane venga effettivamente contrastata sul teatro siriano dall’intervento della Russia di Putin, essa mantiene nel suo ventre oscuro copiose riserve velenifere e notevoli capacità metamorfiche che la rendono comunque temibilissima e nemica irredimibile di qualunque popolazione.
Lo si vede, forse meglio che in passato, proprio in Europa, dove per l’affondamento di qualsiasi speranza di “risveglio politico globale” si serve senza scrupolo, fra le altre, dell’arma di distruzione chiamata “accoglienza dei migranti”.
In questa situazione l’Italia, che rimane a livello planetario uno dei massimi terreni di sperimentazione per la macchina del caos, potrebbe senza paradosso rivelarsi uno degli avamposti strategici decisivi nel quale, in un futuro nemmeno troppo lontano, si giocheranno le sorti dei processi di affrancamento dal doppio giogo dell’Unione Europea e della NATO.

correggia 14.11.2015

Il premio degli USA per i governi che si disarmano

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L’America ama i nemici. Senza i nemici è un Paese privo di scopi e di direzione. Le diverse componenti della Sicurezza nazionale hanno bisogno di nemici per giustificare i loro bilanci gonfiati, per esagerare l’importanza del loro lavoro, per proteggere le proprie cariche, per assegnarsi una missione dopo il crollo dell’Unione Sovietica:
in una parola, per reinventare se stesse.
William Blum,
Con la scusa della libertà

Il 29 Gennaio 1991, in un celebre discorso davanti al Congresso riunito in seduta plenaria, George Bush senior proclamava un Nuovo Ordine Mondiale. L’Unione Sovietica era in dissoluzione e gli Stati Uniti d’America si avviavano ad estendere la loro supremazia sul mondo intero.
Era da poco iniziata la Guerra del Golfo e gli Stati Uniti, per la prima volta nella storia, erano riusciti a mettere insieme un’enorme coalizione internazionale dove le due superpotenze non erano schierate su fronti contrapposti.
Terminata la guerra, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nell’Aprile del 1991, approvava la risoluzione n. 687 che creava l’UNSCOM (United Nations Special Commission), l’organizzazione per le ispezioni militari. Lo scopo era quello di rendere illegali le armi di distruzione di massa per l’Irak. Secondo tale risoluzione, Baghdad avrebbe dovuto consegnare tutte le proprie armi alle Nazioni Unite. L’Irak sceglieva di distruggere unilateralmente le proprie apparecchiature belliche. In seguito l’ONU avrebbe verificato la demolizione attraverso una lunga serie di ispezioni.
Il disarmo non servirà a Saddam Hussein per difendersi da una nuova aggressione americana. Continua a leggere

La disinformazione e la formazione del consenso attraverso i media

9788887826920.1114a14e1910c4b919c437ae511c26c698La co­stru­zio­ne del Nuovo Or­di­ne Mon­dia­le posta in es­se­re dagli in­ter­es­si pri­vatl le­ga­ti alie mul­ti­na­zio­na­li oc­ci­denta­li, agli is­ti­tuti fi­nan­zi­a­ri sov­ra­na­zio­na­li, al com­ples­so mi­li­t­are in­dus­tria­le ed al Tesoro degli Stati Uniti pre­sup­po­ne l’ac­qui­si­zio­ne del con­sen­so da parte dell’opi­nio­ne pubb­li­ca dei paesi oc­ci­den­ta­li. I padro­ni del mondo non hanno ris­par­mia­to mezzi per ma­ni­po­la­re le co­sci­en­ze at­tra­ver­so il con­trol­lo dei mezzi d’in­for­ma­zio­ne e dei cen­tri di de­ci­sio­ne po­li­ti­ca. Da un lato essi si av­val­go­no di una co­or­te di gior­na­lis­ti mer­ce­na­ri, e dall’altra si sono as­si­cu­ra­ti la piena com­pli­cità dei part­i­ti po­li­ti­ci di de­s­tra, di cen­tro e di “si­nis­tra”. Per chi non si desse per vinto esis­te semp­re la mi­n­ac­cia del brac­cio ar­ma­to della NATO, che per il mo­men­to si li­mi­ta a s­pe­ri­men­ta­re le nuove tec­no­lo­gie di gu­er­ra in “cor­po­re vili”, in Pa­lesti­na, in Af­gha­nis­tan e in Siria.
Secondo le intenzioni dell’autore, questa inchiesta è la prima parte di una trilogia avente per tema la disinformazione: i prossimi due volumi riguarderanno la propaganda di guerra e il caso italiano.

La disinformazione e la formazione del consenso attraverso i media.
Vo­lu­me 1: La dis­in­for­ma­zio­ne strategica.​ Caratteri pe­cu­li­a­ri del feno­me­no e ana­li­si del caso la­ti­no­ame­ri­ca­no

di Paolo Borgognone
Zambon, 2013, € 12

Otto motivi per odiare la Siria

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Perché USA, Gran Bretagna, Unione Europea e Israele odiano la Siria
di Adrian Salbuchi, analista politico e commentatore a radio e televisione in Argentina, per rt.com

Una ragazza giovane e dai toni delicati che sta vivendo la tragedia siriana e ne parla con maggiore buon senso e rispetto della verità di quanto non facciano i potenti governi occidentali ed i pupazzi dei mass media controllati con i loro soldi.
Presentandosi solo come una “siriana, patriottica, anti–Neocon, anti–Nuovo Ordine Mondiale, anti-sionista, l’anno scorso ha creato il suo canale su Youtube (YouTube/User/SyrianGirlpartisan).
In un breve video (di nove minuti) lei spiega “gli otto motivi per cui il Nuovo Ordine Mondiale odia la Siria”. Faremmo tutti molto bene ad ascoltare…
Il suo “Le principali otto ragioni per cui ci odiano” è un eccellente riepilogo applicabile a qualsiasi nazione che abbia il rispetto di se stessa: Banca centrale non controllata dai Rotschild, nessun debito con il Fondo Monetario Internazionale, cibo non geneticamente modificato, anti-sionismo, secolarismo e nazionalismo.
Il suo breve messaggio si presenta come una sorta di manuale del buon senso che spiega perché gli Stati Uniti d’America, il Regno Unito, l’Unione Europea (specialmente la Francia) e Israele sono così portati a distruggere la Siria, una nazione la cui leadership semplicemente non vuole inchinarsi alle elites del Nuovo Ordine Mondiale, ben inserite all’interno del potere pubblico occidentale e nelle strutture di potere private (multinazionali/banche).
Lei descrive queste otto ragioni in maniera succinta e convincente, dando al mondo più alimento per il pensiero e si spera anche ispirando la messa in discussione di molte opinioni. Specialmente tra le popolazioni di USA, Gran Bretagna, UE e Israele che sono le uniche a poter esercitare una pressione diretta verso i propri politici eletti a Washington, Londra, Parigi, Tel Aviv e in altre capitali occidentali, per far sì che la finiscano di comportarsi come folli criminali e comincino a dar retta alla parola Noi il Popolo, in una maniera democratica e responsabile. Continua a leggere

Nuovo ordine mondiale e Balcani

fabio mini

“Da quasi vent’anni è in atto un tentativo di stabilire un Nuovo Ordine Internazionale. Il modello della globalizzazione economica avrebbe dovuto guidare quello di un nuovo quadro istituzionale. Alla fine della Guerra Fredda ci si è resi subito conto che le Nazioni Unite dovevano essere riformate per adeguare la sicurezza e i rapporti internazionali ai nuovi rapporti di forze. Il modello che sembrava ineluttabile era quello unipolare con gli Stati Uniti alla guida ed a guardia del mondo in maniera diretta e indiretta attraverso degli organi delegati: i cosiddetti vice sceriffi. L’Australia si è assunta questo ruolo in Asia, Israele in Medio Oriente e la NATO in Europa. In particolare, la NATO ha ricevuto anche il compito di impedire la nascita di una forza di sicurezza europea e di guidare l’espansione occidentale ad est approfittando della debolezza russa. Gli Stati Uniti si sono riservati il ruolo dominante in tutto il mondo ed hanno assunto come priorità strategiche il contenimento economico e militare della Cina e l’abbattimento di tutti i regimi islamici autocratici detentori delle enormi risorse petrolifere.
In questo progetto i Balcani dovevano essere assimilati e questo poteva essere fatto essenzialmente smembrando la Jugoslavia. Laddove l’assimilazione non fosse stata possibile, i Balcani dovevano essere ribalcanizzati frazionandone i territori, limitandone la sovranità, la libertà e il progresso economico e lasciando chi si opponeva nel limbo o nel caos. Per quanto possa sembrare assurdo questo progetto all’inizio non aveva una connotazione imperialistica, ma rispondeva al genuino desiderio degli Stati Uniti di imporre, dopo la Guerra Fredda, un assetto più governabile e gestibile. Quando però si parla di interessi statunitensi, si parla essenzialmente di una politica di potenza e non di semplice solidarietà. Una politica in minima parte guidata dal governo e quasi totalmente asservita a logiche e lobby economico-industriali. I risultati sono stati evidenti proprio con i Balcani e il Kosovo in particolare. Non è stato fatto nulla per impedirne lo sfaldamento e per evitare il ritorno dei nazionalismi più disumani. Le stesse persone che hanno condotto le varie guerre balcaniche sono le stesse che hanno addestrato e alimentato le bande paramilitari, che hanno dato vita a dei mostri giuridici, che hanno imposto trattati ineguali e che hanno alimentato il caos plaudendo alle cosiddette indipendenze su base etnica.”

Da un’intervista al generale Fabio Mini, apparsa sul quotidiano “Rinascita” il 29 marzo ultimo scorso.
La versione integrale è anche qui.