Nell’era del menticidio

Scoperto un nuovo menticidio del Cdc sui vaccini e le varianti

Se non vivessimo nell’era del menticidio la notizia che arriva dal Cdc americano dovrebbe portare all’ immediata sospensione di tutte le pseudo vaccinazioni e la messa sotto accusa del Cdc americano (la stessa vale per le burocrazie sanitarie europee che hanno accettato tutto a scatola chiusa) per aver mentito al pubblico negando che i vaccini possono causare le varianti del covid e che dunque non soltanto sono inefficaci, ma che “collaborano” col virus alla nascita di nuove mutazioni. Questa possibilità che peraltro veniva contemplata nella scienza precovid è sempre stata fermamente e assolutamente negata, dal Centers for Disease Control tanto che il sito web di questa organizzazione recita in maniera tranchant: “FATTO: i vaccini COVID-19 non creano né causano varianti del virus che causa COVID-19. Invece, i vaccini COVID-19 possono aiutare a prevenire l’emergere di nuove varianti ” E di seguito aggiunge con la sicumera di chi vuole educare il pubblico: “Nuove varianti di un virus si verificano perché il virus che causa il Covid 19 cambia costantemente attraverso un processo naturale di mutazione (cambiamento). Man mano che il virus si diffonde, ha più opportunità di cambiare. Un’elevata copertura vaccinale in una popolazione riduce la diffusione del virus e aiuta a prevenire l’emergere di nuove varianti” Poi si scopre che tutto questo non è vero, che sono state solo chiacchiere per pompare la vendita degli pseudo vaccini e l’operazione politica che vi aggancia, senza introdurre alcun argomento che potesse insinuare qualche dubbio sulle dosi infinite e così mandare all’aria il grande business e il grande reset mischiati assieme. Infatti l‘Informed Consent Action Network (ICAN), un’organizzazione senza scopo di lucro, ha chiesto al CDC sulla base del Freedom of Information Act tutta la documentazione a sostegno della tesi che i vaccini non creano varianti. I toni perentori con cui si escludeva una simile ipotesi potevano far pensare che il Cdc avesse tonnellate di documenti e di ricerche atte sostenere la sua tesi. Ma sorprendentemente il Cdc ha risposto in due successive fasi, una volta a gennaio e successivamente il 4 maggio scorso affermando di “non aver trovato alcun record rispondente” ad esse. Se ne dovrebbe dedurre che il Cdc non fa affermazioni o prende decisioni sulla base degli studi, della scienza e dei dati. Invece i consigli del Cdc e la sua “ideologia ” sanitaria si sono basati sul fatto che i vaccini riuscissero a fermare l’infezione, nel qual caso il virus sarebbe stato circoscritto in brevissimo tempo e quindi non si sarebbero sviluppate varianti, ma siccome questo non è avvenuto e sappiamo benissimo dalla ultima infornata di documenti giunti dalla Fda che Pfizer ha barato nei suoi studi clinici affermando una efficacia del 95% quando al massimo era del 12% e per giunta in una stretta finestra di tempo, la vaccinazione di massa ha “costretto ” il virus a mutare rapidamente togliendo ulteriore efficacia ai vaccini. Questo tuttavia era evidente già alla metà dell’anno scorso, ma nulla è cambiato nell’approccio del Cdc, segno che veniva portata aventi una tesi “politica” al di fuori di qualsiasi controllo scientifico. Naturalmente siccome Pfizer e le altre casi produttrici hanno barato anche sulle reazioni avverse a breve termine – quelle poi a medio termine le stiamo conoscendo solo ora – ecco che l’efficacia del vaccino non scende a zero, ma addirittura ha un’efficacia negativa. La cosa clamorosa di questa vicenda è che le grandi burocrazie sanitarie come il Cdc non hanno alcun elemento per negare questa evidenza per cui ogni obbligo vaccinale è un crimine contro la salute e al limite un tentato assassinio. La mancanza di documento del Cdc sul fatto che i sieri genici aumentino e anzi producano le varianti dovrebbe essere una delle armi in mano a chi tentata di demolire le campagne vaccinale passando per le magistrature, anche se la capacità di autonomia di giudizio di queste ultime rispetto agli esecutivi e di comprensione del reale è ornai sotto il livello delle suole, lontanissimo dal prefigurare l’esistenza in vita di uno stato di diritto.

[Fonte]

La geopolitica vaccinale strumento di controllo USA sull’Europa

“La geopolitica vaccinale, con il dominio semi-monopolistico del gruppo Pfizer (amministrato da un “good friend” di Joe Biden, l’ebreo “greco” Albert Bourla) sull’Occidente, al pari del colpo di Stato atlantista in Ucraina nel 2014, si è dimostrata uno strumento assai efficace per riaffermare il controllo nordamericano sull’Europa. E lo stesso avvento al potere in Italia (tra il giubilo della quasi totalità della classe politica e del mondo dell’informazione generalista) dell’ex banchiere di Goldman Sachs Mario Draghi (già in ottimi rapporti con l’avanguardia politico-economica dell’atlantismo, il Gruppo Bilderberg creato da CIA ed MI6) deve necessariamente essere interpretato alla luce di questi fatti. Il suo ruolo è sì quello di “curatore fallimentare” di uno Stato in evidente sfacelo socioeconomico ed ormai privo di qualsiasi autonomia strategica. Tuttavia, allo stesso tempo, questo “curatore” deve fare in modo che le rimanenti risorse italiane vengano (s)vendute in modo corretto; e che tale (s)vendita avvenga in modo controllato e concentrando l’attenzione dell’opinione pubblica sull’invasività dell’evento pandemico con tutte le sue sfaccettature: dal certificato verde al corollario di scienziati (o pseudo tali) che dicono tutto ed il contrario di tutto, fino alla sterilissima polemica novax/provax che evita scientemente di rimarcare il portato geopolitico dell’affermazione di un modello di capitalismo della sorveglianza che si presenta come naturale evoluzione del modello occidentale (quello impiantato in Europa dopo il 1945) e non come instaurazione di un qualcosa ad esso estraneo.

Non sorprende che, dal momento del suo insediamento, il governo Draghi (spinto anche dal ministro ultratlantista della Lega Giancarlo Giorgetti) abbia utilizzato lo strumento del Golden Power ben tre volte per evitare l’acquisizione da parte di gruppi cinesi di aziende italiane che operano in specifici settori. L’ultimo caso è quello della Zhejiang Jingsheng Mechanical, alla quale è stato impedito di acquisire il ramo italiano di Applied Materials, azienda che opera nel settore dei semiconduttori. Nel marzo del 2021, sempre nel settore dei microchip, aveva impedito l’acquisizione del 70% di Lpe da parte del gruppo Shenzen Invenland Holding, mentre ad ottobre il Golden Power era stato esercitato per impedire gli sforzi del colosso agrochimico Syngenta per assumere la guida del gruppo agroalimentare romagnolo Verisem.

Al contempo, il governo italiano non ha palesato nessuna particolare preoccupazione di fronte al tentativo di acquisizione di TIM da parte del fondo nordamericano KKR & Co. Cofondatore del gruppo è l’ebreo statunitense Henry Kravis, ben inserito nel già citato Gruppo Bilderberg (insieme ai proprietari dell’importante gruppo editoriale italiano GEDI). Non c’è da stupirsi se al KKR fa riferimento anche l’Axel Springer Group, che possiede i giornali tedeschi (apertamente anticinesi) Die Welt e Bild. Inoltre, non è da dimenticare il ruolo che all’interno dello stesso KKR ha avuto l’ex generale e direttore della CIA David Petraeus e la partecipazione del gruppo al programma Timber Sycamore di finanziamento e assistenza logistica dei “ribelli” siriani.

Così come non vi è stato nessun particolare sussulto di orgoglio nel momento in cui Fincantieri, fermata da un patto anglo-australiano che ha fatto da apripista al più celebre (ed allargato agli USA) AUKUS, ha perso una commessa di 23 miliardi per la fornitura di fregate Fremm alla Royal Australian Navy.

Il ruolo di Draghi come agente degli interessi atlantisti in Europa è di lunga data. Quando era guida della BCE, il suo compito fu quello di contrastare la potenza della più grande banca centrale europea, la Bundesbank. L’obiettivo, neanche troppo velato, era quello di porre un freno al “problema” del surplus commerciale tedesco che costituiva un fattore indesiderato di non poco rilievo nel progetto di riaffermazione dell’egemonia nordamericana sull’Europa. Non bisogna dimenticare, infatti, che l’appoggio statunitense alla creazione di una moneta unica europea venne garantito proprio dalla speranza che costringere la Germania a rinunciare al Marco potesse impedirne un eccessivo rafforzamento. Al contrario, Berlino è stata comunque capace di creare un enorme ed integrato blocco manifatturiero che include tutte le regioni industriali vicine ai confini tedeschi. Ha approfittato e tratto vantaggi notevoli dai cambi depressi rispetto all’Euro vigenti nei Paesi dell’est ed ha scaricato su di essi e sull’area mediterranea il costo della moneta unica, favorendo al contempo le esportazioni tedesche.

In questa operazione di controllo della Germania (sia in termini di eccessivo potere all’interno dell’Europa che in termini di aspirazioni alla costruzione di un rapporto privilegiato con la Russia) deve essere inserito anche il recente Trattato del Quirinale tra Francia e Italia sotto la supervisione del Segretario di Stato USA Antony Blinken. A questo proposito è bene sottolineare il fatto che il ruolo di ago della bilancia tra Germania e Francia era stato storicamente riservato alla Gran Bretagna. Nel corso dei secoli, il Regno Unito si è alleato a seconda della propria convenienza con l’una o l’altra sempre al preciso scopo di impedire una reale unificazione continentale: ciò che le potenze talassocratiche (Regno Unito prima e Stati Uniti poi) hanno sempre considerato come una minaccia esistenziale nei confronti dei rispettivi disegni egemonici.

Oggi, dopo la Brexit (nonostante la Gran Bretagna continui ad esercitare il suo nefasto ruolo in diversi teatri, dalla Polonia all’Ucraina), si è voluto attribuire questo compito all’Italia di Mario Draghi, che, assieme alla Francia, eserciterà anche un ruolo di controllo all’interno del Mediterraneo per fare in modo che l’egemone reale possa concentrare i propri sforzi nel contenimento della Cina (sempre più capace di intervenire anche nel “cortile interno” degli USA, come dimostrato dall’interruzione delle relazioni diplomatiche tra Taiwan e Nicaragua). Nell’articolo 2 del Trattato si legge: “le Parti s’impegnano a promuovere le cooperazioni e gli scambi sia tra le proprie forze armate, sia sui materiali di difesa e sulle attrezzature, e a sviluppare sinergie ambiziose sul piano delle capacità e su quello operativo ogni qual volta i loro interessi strategici coincidano. Così facendo, esse contribuiscono a salvaguardare la sicurezza comune europea e rafforzare le capacità dell’Europa della Difesa, operando in tal modo anche per il consolidamento del pilastro europeo della NATO”.

Di fatto, il Trattato del Quirinale altro non è che l’ennesima biforcazione interna alle strutture di potere dell’atlantismo.”

Da Geopolitica del draghismo, di Daniele Perra.

BionTech: i misteri di Magonza e le fiabe del potere

Più si va avanti e più la costruzione artificiale della pandemia appare meno avvolta nella foschia, diventa un solido edifico che solo i ciechi volontari non vogliono vedere. Ieri l’occasione per una ricostruzione di eventi senza i velami dell’informazione mainstream è venuto dalla copertina dello Spiegel che senza alcuna vergogna parla dei vaccini a mRna come di “armi miracolose”. Ci vuole un bel coraggio che tuttavia a Der Spiegel non manca: basta andarsi a leggere il tono tronfio e serioso insieme con cui ha difeso la scelta di accettare un contributo della Fondazione Bill e Melinda Gates per articoli sulle imprese della fondazione stessa.  E’ il tipico coraggio del coniglio che messo all’angolo morde ed è uno tra i migliori esempi del degrado senza fine del giornalismo europeo, incapace ormai persino di vergognarsi. Tuttavia questa triangolazione tra Bill Gates e la Germania non può che far venire in mente BionTech , l’azienda farmaceutica di Magonza che insieme a Pfizer produce e vende il vaccino a mRna più diffuso.

Anche questa storia è degna di un romanzo, infatti solo due anni fa la BionTech non era una vera e propria azienda ‘farmaceutica, ma si occupava di immunoterapie specifiche per singoli pazienti ammalati di cancro o di altre patologie gravi, insomma “fabbricava” anticorpi monoclonali come altre migliaia di aziende in Europa.  Non produceva alcun  farmaco e per la verità è stata in perdita fin dall’inizio della sua attività. Ancora più strano è che l’azienda sia stata fondata nel 2008 da una coppia di immigrati turchi, entrambi medici che appena laureati avevano  creato un’azienda simile, la Ganymed Pharmaceuticals poi venduta a un gruppo giapponese per un miliardo e 280 milioni. Ora volendo potremmo anche chiudere gli occhi e pensare di trovarci al cinema dove Netflix potrebbe regalarci una qualche versione plausibile di tutto questo: ma per quanto i due neo medici turchi di certo non ricchi di famiglia, potessero essere bravi dove hanno trovato i soldi e le relazioni per aprire imprese che richiedono non pochi investimenti e che hanno decine e decine di concorrenti per non dire centinaia? Dove hanno preso il denaro necessario per resistere a un decennio di perdite? Immagino che ci vorrà un bel po’ di tempo per avere risposte sensate, ma forse ancora più tempo occorrerà per capire come mai la Fondazione Bill Gates il 4 settembre del 2019 investa 55 milioni di dollari in  questa aziendina di Magonza ( con partecipazione ovviamente a eventuali utili)  ufficialmente per lo sviluppo di programmi contro l’Hiv e la tubercolosi. Come mai un mese più tardi, il 10 ottobre la sede legale si trasferisca a Cambridge nel Massachussets e la BionTech venga  quotata in borsa raccogliendo subito 150 milioni di dollari. Vorticosi cambiamenti che invece di creare problemi non hanno impedito all’azienda di mettere a punto in tempi che dire record è dir poco, un vaccino contro il coronavirus, ovvero il primo prodotto farmaceutico della sua storia. E perché un gigante come Pfizer dovrebbe dividere i profitti con il piccolo laboratorio di Magonza di cui certamente non avrebbe alcun bisogno, ma anche con Bill Gates che investendo 55 milioni si metterà in tasca, mal che vada, 55 miliardi?

Ora se abbiamo voglia di babbiare possiamo anche far finta di non vedere come dietro tutto questo si estenda il marcio a perdita d’occhio : vogliamo davvero credere all’azienda fondata da due immigrati che non produce nulla per una dozzina d’anni e poi all’improvviso tira fuori il vaccino miracoloso per una malattia nuova nuova, appena sfornata? Forse i miracoli esistono ma qui siamo molto oltre , siano nel più totale non senso e la BionTech sembra piuttosto essere una copertura per qualcosa d’altro, con i prestanome giusti che rinviano lontano dall’obiettivo. Tutto parla di servizi, forse di laboratori per ricerche che devono rimanere coperte, ma non si può dimostrare e occorre prendere per reale ciò che non è nemmeno lontanamente realistico. Come del resto tutta la pandemia.

Fonte

La NATO dei vaccini

Una NATO​ dei vaccini​ contro Cina​ e Russia​: questi i due schieramenti che si oppongono in quella che lo storico e saggista Paolo Borgognone​ ha definito “una guerra geopolitica in corso”, nel corso di un seminario organizzato da “Liberiamo l’Italia”.

Alla Pfizer non importa un fico secco della salute della gente

“Gli Americani, che di soldi se ne intendono parecchio, dicono che l’Amministratore Delegato della migliore società quotata al Nasdaq vede a 18 mesi di distanza il proprio fallimento. Già, perché l’innovazione è diventata così veloce che ci vuole davvero poco per essere scavalcati e triturati dalla concorrenza, in una gara al massacro, una corsa ad eliminazione in cui sopravvive solo il più forte finché riesce a mantenersi tale. Insomma, il sistema economico e finanziario segue pedissequamente la legge della jungla, nella quale sopravvive il più forte e il più furbo e gli altri sono destinati a soccombere. Prendete ad esempio, la Pfizer: l’azienda farmaceutica americana ha conseguito nel 2019 un fatturato di 51,75 miliardi di dollari e un utile netto di 16,27 miliardi, pari al 31,4% del fatturato. Difficile fare meglio, ma anche difficile ripetere questa performance. E dato che sono diversi anni che la multinazionale americana del farmaco si colloca a questi livelli, più o meno come la sua consorella Novartis, multinazionale e svizzera di origine, i commerciali della società devono essere particolarmente bravi per riuscire a vendere tutte queste pillole agli abitanti della Terra.
Se andiamo a leggere la storia della Pfizer, ci accorgiamo che le dirigenze che si sono succedute alla sua guida, hanno cercato con ogni mezzo di mantenere ad altissimi livelli il fatturato dell’azienda e anche di incrementare i ricavi a fatturato costante. Questa ultima operazione, ha comportato la chiusura di diversi stabilimenti di produzione, non perché generassero perdite, ma perché non davano abbastanza utili rispetto ad altre strutture della società e quindi la loro chiusura avrebbe incrementato il margine di profitto del gruppo. Politica intelligente e giustissima, se non fosse per il piccolo particolare che la chiusura di uno stabilimento comporta la perdita di decine, centinaia, migliaia di posti di lavoro con relativi drammi dei lavoratori e delle loro famiglie, buttati in strada da un momento all’altro. Insomma, il rispetto dell’etica sociale non è una priorità per la nostra multinazionale del farmaco né tanto meno per le altre multinazionali. Ora, capisco se uno stabilimento è divenuto obsoleto, deve essere completamente rifatto, così com’è produce in perdita, e quindi deve essere chiuso. Ma qui si tratta solo di incrementare artificialmente i profitti del gruppo, sulle spalle di lavoratori dello stabilimento oggetto della chiusura, delle loro famiglie e del contesto in cui vivono, che pure andrà a soffrire per questa chiusura.
Beh, va beh – si dirà – però queste politiche, per quanto dolorose dal punto di vista sociale, hanno consentito alla multinazionale di prosperare e continuare a produrre medicinali utili per salvare l’umanità da numerose gravi malattie. In altri termini, l’etica sociale è stata sacrificata per la superiore necessità di salvaguardare la salute pubblica degli abitanti della Terra. In realtà poi, non è affatto, così.”

Patologia del potere, di Domenico De Simone, continua qui.

Il paziente inglese

In amore non ci sono confini, recitava quella vecchia locandina che sembra anticipare l’attualità su un altro piano.
E nella frode medica non ci sono limiti, se non quelli che porremo con un vigoroso esercizio delle nostra libera e consapevole scelta.

Siamo in piena fraudocrazia: dove chi comanda inganna i sudditi, a fini di sfruttamento. La medicina, l’appello alla tutela della salute e alla ”scienza” ne sono lo strumento. Che viene usato in due modi:
a) come mascheramento per una tirannia politica. Sospensione della Costituzione, limitazioni della libertà personale, rimaneggiamento economico, sociale, culturale, demografico. In nome della salute, presentando un quadro apocalittico con inganni amplificati a catena: il bombardamento mediatico diffonde statistiche ad effetto, costruite su manipolazioni materiali e false interpretazioni, come i tamponi PCR tarati sulla falsa positività, la positività in asintomatici fatta passare per pericolo grave, il falsificare le cause di morte attribuendole al Covid.
b) per lo sfruttamento, incrementando, con la paura e la coercizione, le grandi frodi strutturali della medicina, dotate ormai del potere dello Stato. Come la vaccinazione di massa con preparati tirati fuori dal cilindro, dalla appropriatezza, efficacia e sicurezza proclamate ma non adeguatamente verificate, o la pressione per la telemedicina, la medicina a distanza, che abbatte i costi e aumenta le entrate – e le occasioni di frode – a danno del paziente.
I due modi sono connessi e interagiscono. Es. le misure costrittive e i loro giri di vite, o di corda, spingono le persone ad accettare le vaccinazioni nel tentativo di liberarsi dall’incubo. La forma punitiva che in Italia è stata data al Natale trova le sue motivazioni anche nell’incipiente campagna vaccinatoria.
Francesco Pansera

(Fonte)