L’eredità americana de La Maddalena

Negli anni scorsi, da alcune alghe recuperate dai fondali marini, vengono trovate tracce di uranio e torio 234 molto superiori alla media, insieme alla presenza di plutonio 239.
Di fronte a tutto questo il governo italiano cosa fa? Sposta il G8. Obbliga gli Stati Uniti a fare la bonifica de La Maddalena? No, non fa nulla.
La lotta per la bonifica della ex base militare è una lotta necessaria che invece è stata sottovalutata dalla politica, che deve cercare e trovare soluzioni. La base dell’Isola dipendeva direttamente dal Pentagono. E allora è necessario un protocollo d’intesa con l’amministrazione Obama che stabilisca le modalità di intervento per studiare quali sono i problemi creati e giungere ad una bonifica totale, bonifica che crei lavoro e sviluppo, e riqualifichi l’Isola in senso turistico.
La Maddalena deve divenire un nuovo polo di sviluppo economico, e deve essere risanato. Perché chiediamo questo?
Il rapporto sullo stato di salute delle popolazioni residenti in aree interessate da poli industriali, minerari e militari della regione Sardegna, ha visto registrare sull’Isola un eccesso di mortalità per il linfoma non-Hodgkin (tumori maligni del sistema linfatico) nel ventennio 1981-2001. E perché non esistono studi che analizzino l’eventuale impatto degli inquinanti dell’Arsenale nella catena alimentare, relativamente alla contaminazione di pesci, molluschi e crostacei. E allora tali studi vanno fatti.
Sono stati spesi inutilmente 377 milioni a carico delle casse dello Stato e della regione Sardegna, e che come proprietaria della struttura, dovrebbe pagare la nuova bonifica. Ma sappiamo chi ha inquinato!
PERTANTO CHIEDIAMO:
* Che La Maddalena venga bonificata e riconvertita, e che nel nostro sistema venga introdotta l’obbligatorietà della valutazione d’impatto ambientale delle basi militari.
* Che venga concordato con l’amministrazione USA un protocollo d’intesa per la bonifica dell’area.
* Che la Marina Militare e lo Stato italiano facciano la loro parte nella bonifica della Maddalena.
* Che i progetti di bonifica vengano svolti con lavoratori locali, per non essere costretti ad emigrare.
* Chiediamo, soprattutto, lavoro stabile per i 2mila disoccupati e per i lavoratori precari de La Maddalena.

Da Non rubateci il futuro de La Maddalena, comunicato dell’Unione Sindacale di Base – Federazione Sardegna.

START 2, più fumo che arrosto

L’ultimo livello è quello costituito dagli Stati impegnati nel gioco della potenza. E’ il livello dove la spinta che conta non è, semplicemente e riduttivamente, quello del profitto economico, ma quella delle ambizioni di potenza di una entità statale, intesa come sua capacità di egemonizzare le relazioni internazionali, di influenzare l’ambiente globale secondo una sempre crescente imposizione della propria volontà e dei propri interessi, Combinando il “gioco diplomatico delle alleanze” con la minaccia e l’uso funzionali della forza distruttiva organizzata.
Il massimo della forza distruttiva oggi giocabile sta nell’armamento nucleare (inteso come sistema complesso della cosiddetta “deterrenza”, che include gli “scudi antimissile”). Di qui la spinta per ogni Stato che voglia accrescere, conservare ed acquisire uno status ed un ruolo di “potenza” che conta a diventare “Stato atomico”, al limite nella forma di “potenza nucleare latente”, rivelata ad esempio da Paul Wolfowitz, il capo dei neocon, ex vicesegretario di Stato sotto la presidenza Bush, nell’articolo tradotto sul Sole 24 Ore (24 settembre 2009) in cui critica il “sogno pericoloso del disarmo” prospettato da Obama.
Quando cresce la concorrenza e la conflittualità tra Stati cresce la spinta al riarmo e quindi l’esigenza degli stessi a diventare “atomici”, come ricorda Giulietto Chiesa nel passo de “La menzogna nucleare” che spesso cito.
Una volta stabilita la complessità delle coordinate sopra esposte, si può arrivare a concepire la spinta fortissima al nucleare civile da parte degli USA, al di là ed oltre il legame diretto civile-militare.
Questo è un Paese che non ha certo bisogno di Plutonio perchè ne ha fabbricato ed immagazzinato talmente tanto da poter sterminare, senza nemmeno farlo esplodere, ma solo con gli effetti cancerogeni della radioattività, decine di migliaia di volte tutti gli abitanti di questo Pianeta (1g ottimalmente distribuito = 18 milioni di tumori al polmone)!
Ma il rilancio del nucleare che in esso si profila sta sia negli interessi economici del MIEC [Military Industrial Energetic Complex – ndr] (che non coincidono con la “convenienza economica” comunemente intesa) come nelle esigenze di potenza imperiali…
Non si tratta di “pressioni dei militari” – intesi come personale graduato in divisa – ma di logica di una infrastruttura che potremmo definire di “militarismo”, integrata nella logica della “guerra permanente”.
Agli USA il Plutonio, con 1700 tonnellate, gli esce letteralmente dalle orecchie. Quindi, bontà loro, non riprocessano quello delle loro centrali e propongono “altruisticamente” che tutto il resto del mondo non ne produca più.
E’ la linea della priorità del passo FMCT (proibire la produzione di materiale fissile per le armi nucleari) nelle trattative per la revisione del Trattato di Non Proliferazione – TNP: della serie io mi tengo la potenza distruttiva che ho accumulato e ordino a voi di non fare quello che invece ho già realizzato…
Ecco perchè anche la prossima Conferenza TNP di New York [svoltasi lo scorso aprile – ndr] con ogni probabilità, come le precedenti, fallirà, nonostante il tentativo di Obama di presentare lo START 2 con la Russia come una inversione di tendenza: “Vedete che stiamo disarmando? Ora posso chiedervi di non arricchire l’uranio né di estrarre il Plutonio…”
Ma questo START 2 – è stato ampiamente spiegato – è più fumo che arrosto ed è percepito come tale anche dalla più ampia opinione pubblica…

Da Sulla simbiosi esistente tra nucleare civile e nucleare militare, di Alfonso Navarra.