La pace va conquistata

clintonbill“Da dove comincia l’attuale Kosovo? Per me è iniziato dall’aeroporto di Zurigo – dove si fa scalo giungendo da Roma – all’imbarco per Pristina; lì presiedeva una moltitudine di facce anomale, quasi “incidentate” per la peculiare fisionomia storta e scomposta. Volti granitici, sgraziati e già vecchi, cui ne seguivano altri, quelli delle donne, che, fisse al seguito degli uomini, trovavano riparo sotto il velo: Schipetari, dunque. Di Serbi, a bordo, nemmeno l’ombra; eppure la terra verso cui viaggiavo e che distava poco più di un’ora, la abitano ancora, malgrado tutto e tutti, i Serbi del Kosmet, anzi è proprio la loro, quella terra, solo che a essi non è consentito partire e poi tornare come un qualsiasi cittadino della Comunità Europea o un serbo qualsiasi. Ecco perché la mia prima comprensione ha avuto origine in Svizzera, Paese che poco c’entra con le rovine del sacro Kosmet.
L’appartenenza di questa Provincia alla Serbia è inscritta ancora oggi non solo al catasto, ma nella Storia: fin dal Medioevo sbocciarono chiese e benedizioni, lotte sanguinose e fiere, fierissime sconfitte, tra cui spicca la Battaglia della Piana dei Merli (1389), che vide le truppe ottomane, guidate dal sultano Murad I, sconfiggere quelle cristiane del principe Lazar. Composte da 50.000 unità, le prime, e soltanto dalla metà, le seconde.
Fu una disfatta tremenda: perirono nobili e cavalieri – l’aristocrazia, dunque; nulla a che vedere con gli odierni mercenari – e venne aperta la via alla dominazione turca che, a distanza di cento anni, si sarebbe insediata nell’invitta memoria serba. Dalla rovinosa battaglia fiorirono un’epica e un’eredità irripetibili: non separarsi mai dal destino della propria terra, che, in tutto e per tutto, coincide con quello individuale e comunitario dei Serbi.
Ancora, tanta storia celeste è rintracciabile nelle spoglie immortali – il suo corpo che profuma di rose, dopo secoli, non ha mai preso la rigidità destinata a ogni comune mortale – del Santo Stefano Uroš, fondatore di Visoki Dečani, il monastero più importante, più assediato e più bello di tutto il Kosmet, meta di ogni pellegrinaggio del cristianesimo ortodosso, in cui si trova la rarissima, o forse unica, icona del Cristo con la spada: la pace va conquistata, non subita.
La geografia terrena, però, oggi spesso non coincide con quella spirituale ed è così che, attraversando Pristina – capitale per gli “indipendentisti”, semplice capoluogo per i Serbi – sembra di piombare nella modernità più consunta: palazzi in serie, negozi in franchising, macchine lussuose e ingombranti, night club e divertissement squisitamente occidentali. Addentrandosi nella città, ci si trova in boulevard Bill Clinton, in onore dell’ex presidente americano, che ha favorito la cacciata del popolo serbo e che sullo stesso viale gode persino di una statua, lì eretta nel 2009 per non dimenticare tanto favorevole “accordo” degli onnipresenti Stati Uniti.”

Il reportage di Fiorenza Licitra, Orizzonti dal Kosovo e Metohija, continua qui.

“La Guerra Infinita” su Raitre

Un anno di lavoro tra preparazione, sopralluoghi, riprese e montaggio, cinque Paesi attraversati – Kosovo, Macedonia, Serbia, Turchia ed Afghanistan – e tre ore di reportage trasmesse in due puntate il 19 ed il 26 settembre alle 21.05 su Raitre.

In “Kosovo nove anni dopo”, in onda venerdì 19 settembre, Riccardo Iacona ricostruisce minuziosamente la pulizia etnica di cui sono stati vittime i Serbi del Kosovo. Dal 1999 – da quando la NATO ha vinto la guerra contro la ex Jugoslavia ed insieme alle Nazioni Unite ha preso il controllo del Kosovo – 250.000 Serbi sono stati cacciati dal Kosovo. Le loro case sono state bruciate, le loro terre devastate, le loro chiese distrutte, anche le più antiche e preziose, i loro cimiteri profanati a colpi di pala e di piccone, interi quartieri messi a ferro e fuoco per impedire ai Serbi che vivevano lì da centinaia di anni di poterci ritornare. Nonostante la presenza della NATO, gruppi armati di Albanesi hanno messo in atto una delle più sistematiche e feroci pulizie etniche che l’Europa ha vissuto dopo la seconda guerra mondiale, distruggendo così l’idea stessa di un paese multietnico che pure dicevano fosse all’origine della campagna militare della NATO.
Ma c’è di più: in questi nove anni il Kosovo è diventato la principale porta di ingresso della droga nel nostro Paese ed in tutta Europa; e, sempre nonostante la presenza della NATO e delle Nazioni Unite, si è trasformato in una piccola Colombia, un narcostato nel cuore dell’Europa. I numeri sono impressionanti: l’80 per cento di tutta la droga prodotta in Afghanistan passa dalle valli e dalle montagne del Kosovo “liberato”. Le enormi ricchezze accumulate con il traffico della droga hanno reso potenti all’estero ed in patria i clan mafiosi albanesi del nuovo Stato nato il 17 febbraio di quest’anno con un atto unilaterale.

Nella seconda puntata dal titolo “Afghanistan”, in onda venerdì 26 settembre sempre in prima serata, Iacona riprende il viaggio proprio dalle strade della droga e delle armi, le stesse utilizzate dai gruppi armati kosovaro albanesi che stanno cercando di destabilizzare la Macedonia con azioni militari di grande respiro. Intervisterà in esclusiva i nuovi terroristi dell’UCK ancora in armi sul territorio macedone e racconterà la capillare infiltrazione nei Balcani dei movimenti islamici più radicali, con il sostegno attivo delle organizzazioni caritatevoli dei Paesi del Golfo Arabico. E poi, risalendo le strade della droga che dal Kosovo passano per la Turchia e per l’Iran, ci conduce in Afghanistan.
La guerra, i bombardamenti, sette anni di presenza militare della NATO non sono riusciti ad impedire che l’Afghanistan diventasse il più grande produttore mondiale di oppio ed eroina.

AGGIORNAMENTO (2/10/2008):
A questo indirizzo è possibile leggere una lunga intervista a Riccardo Iacona e rivedere la prima puntata de “La Guerra Infinita”, divisa in otto parti.
Se qualcuno conosce un collegamento riguardante la seconda puntata, è pregato di comunicarcelo.