Quel 25 settembre a Roma

Nessun grande giornale on line, nessun telegiornale, nessun talk show. Nessuno ai piani alti del giornalismo italico ha parlato della più vasta delle manifestazioni popolari contro il lasciapassare verde che si sono tenute oggi in tante città: quella di Roma, con una piazza San Giovanni piena come non la si vedeva da tanto tempo. Qui e lì, per la verità, sui giornaloni qualche vago sfottò lo si legge pure, unicamente per evocare una misteriosa presenza di qualche sparuta formazione neofascista diluita in dosi omeopatiche in una folla sterminata che invece cantava canzoni antifasciste all’ombra di una gigantografia di Sandro Pertini, che sparisce nel tragitto dalla piazza alle redazioni.
Questa piazza è stata riempita per decenni dalle manifestazioni dei sindacati che vi convocavano lavoratori da ogni angolo del territorio della repubblica. Lo hanno fatto in varie fasi della vita nazionale per difendere o conquistare posizioni del mondo del lavoro. Stavolta invece – di fronte alla più massiccia manomissione mai vista dei diritti fondamentali dei lavoratori – niente piazza San Giovanni. Abbiamo sentito solo Landini pigolare nel cortile di Palazzo Chigi per supplicare tamponucci gratis. Il gran visir del Draghistan gli ha detto nisba, e Landini non ha nemmeno usato la parola sciopero, non sia mai, ritirandosi con la coda fra le gambe.
Ma i vuoti si riempiono. Succede anche per le piazze. I lavoratori – che Cgil Cisl e Uil e altri sindacati avrebbero dovuto convocare – sono stati invece riuniti da altre sigle, molte delle quali nate di recente. Davanti alla basilica più antica dell’Occidente, oggi, si è ritrovata una grande piazza di lavoratori che non accetteranno più di essere lasciati soli dai sindacati mentre Draghi resetta il sistema (con il plauso di Confindustria, con l’inerzia incarognita, imbalsamata e repressiva della sinistra istituzionale italiana, dell’acquitrino pentastellato e della lega rimangiatutto).
E che ci sia necessità di difendersi, organizzarsi, creare un’opposizione e un’alternativa vera, ce lo dice anche la drammatica ed efferata ammissione del ministro Renato Brunetta, che ha appena confessato di essere il volenteroso complice di un’estorsione, mentre descrive con un entusiasmo da torturatore guatemalteco la vera funzione del Racket Pass: usare il tampone non come strumento di controllo dei contagi, bensì di coercizione e castigo, di dolore corporeo da infliggere come costo psichico e fisico, “geniale” perché rende penosa la vita e comporta costi che a molti (cioè ai meno abbienti) risulteranno insostenibili, se non vorranno aggiungere altre dosi alla statistica siringosa del generale pennutissimo.
Voi sapete che il principio numero uno che informa il lavoro del medico è «Primum non nŏcēre» ossia «per prima cosa, non nuocere». Per contro, il principio numero uno di Brunetta è «Primum nŏcēre», cioè «per prima cosa, nuocere». Voi capite che un siffatto ministro, in un qualsiasi Paese europeo democratico, sarebbe saltato come un tappo di champagne dopo un solo minuto. Da noi invece il ministro affila sadicamente i tamponi da infilare nelle narici dei sudditi del Draghistan, in mancanza di olio di ricino, coperto dall’imbarazzato silenzio della sua terrificante maggioranza di governo.
Un governo che rompe in questo modo il patto sociale impone al popolo la necessità di doverne costruire uno nuovo e diverso. Intanto abbiamo dimostrato che l’opposizione potrà riempire le piazze e poi costruire l’alternativa.

Pino Cabras

(Fonte)

Il video integrale della manifestazione

L’intervento di Nunzia Alessandra Schilirò, vice questore aggiunto della Polizia di Stato

Roma 25 settembre

Chi non viene Mattarella è.

Quando chi comanda teme un crollo del sistema, se necessario, procede alla sua demolizione controllata per ricostruirlo su nuove fondamenta. Per giustificare tale operazione eversiva deve creare un enorme shock. Questa volta è accaduto che una ciclica pandemia è stata ingigantita fino a farne un mostro che avrebbe potuto decimare la popolazione mondiale. E’ accaduto così che misure che fino al giorno prima avrebbero suscitato scandalo sono diventate plausibili e ineluttabili. Ecco quindi lo Stato d’Emergenza, la soppressione di essenziali diritti di libertà e agibilità politica, confinamenti, coprifuoco, denunce penali a tappeto, criminalizzazione del dissenso, ed infine il ricatto sui posti di lavoro. La chiamano “nuova normalità”, un duraturo Stato d’eccezione alimentato da una campagna terroristica fondata su tamponi fasulli, manipolazione dei dati e terapie criminogene.
A dimostrazione che l’élite non va a casaccio ma esegue un disegno è sopraggiunta la campagna per la vaccinazione di massa. Raggirati con pomposi discorsi sulla natura salvifica della scienza di regime, gli umani vengono usati come cavie per testare farmaci sperimentali di cui nessuno conosce gli effetti a lunga distanza. Malgrado tutti i dati indichino che i vaccini non fermano la pandemia, nonostante l’evidenza di gravi effetti avversi tra cui anche la morte, il governo Draghi ha imposto l’obbligo di vaccinazione, prima ai lavoratori della sanità poi a quelli della scuola: “non ti vaccini? sei licenziato! Non ti vaccini? ti è vietata l’istruzione!” Ora questo governo di golpisti vuole addirittura imporre l’obbligo per tutti (alias un TSO universale): senza inoculazione nessuno otterrà il “green pass” e il Qr-Code, senza i quali non si potrà circolare, lavorare, vivere. Sta nascendo, anche con l’ausilio delle tecnologie informatiche, un sistema totalitario e disumano che combina bio-sorveglianza di massa e segregazione sociale. Il Qr-Code anticipa infatti l’adozione del cinese “Sistema di Credito Sociale” per cui i cittadini, spiati in ogni loro movimento, verranno classificati in base al loro tasso di obbedienza al regime, così che ogni persona “deviante” verrà iscritta in una lista nera e privata di diritti fondamentali.
Ma la demolizione controllata non ha colpito solo ciò che restava della democrazia costituzionale. Lo shock programmato ha inferto all’economia italiana danni irreparabili. Nel 2020 il PIL ha avuto un crollo senza precedenti (-8.9%). Ciò ha avuto conseguenze sociali gravissime: le persone in povertà assoluta (anzitutto giovani) sono diventate 5,6 milioni. Sul fronte dell’occupazione quasi un milione i posti di lavoro scomparsi, col tasso di disoccupazione giovanile passato al 33,8%. Senza precedenti anche il crollo dei consumi (-10,8%). Tutti dati che in verità sottostimano il disastro se si considera che nel 2020 hanno definitivamente chiuso i battenti più di 390mila imprese di commercio e servizi, mentre si calcola siano destinate a fallire mezzo milione di piccole imprese. Inneggiano alla “ripresa” ma tutto indica che milioni di persone non troveranno lavoro e chi lo troverà lo avrà precario, senza diritti e con salari da fame. I neoliberisti chiamano questo massacro sociale “distruzione creativa”. Gli “aiuti” europei, oltre a privare l’Italia degli ultimi barlumi di sovranità, vanno nella direzione di provocare una sanguinosa ristrutturazione del sistema economico e sociale.
Noi siamo decisi a fermare questa folle corsa verso un liberismo tecnocratico e totalitario.
Per questo facciamo appello a tutti i cittadini consapevoli ad intensificare manifestazioni e azioni di disobbedienza civile contro il “green pass” ed a partecipare alla grande manifestazione nazionale del 25 settembre 2021 dalle ore 15:00, a Piazza San Giovanni a Roma, affinché l’attuale rivolta si trasformi in Resistenza permanente e organizzata.

ATTUARE LA COSTITUZIONE, NO AL “GREEN PASS” E ALLO STATO D’EMERGENZA
LIBERTÀ DI SCELTA TERAPEUTICA, NO ALL’OBBLIGO VACCINALE
PER LA DEMOCRAZIA, NO AL REGIME DELLA BIO-SORVEGLIANZA
PER UN’ECONOMIA DELLA SOLIDARIETÀ SOCIALE, NO AL NEOLIBERISMO
LAVORO E REDDITO DIGNITOSI PER TUTTI, NO AL DOMINIO DELLA FINANZA
SOVRANITÀ NAZIONALE E POPOLARE, VIA DALLA GABBIA EUROPEA

[In aggiornamento]

Alle armi, cittadini

Cosa sta veramente accadendo in Francia

L’amministrazione del Piccolo Re, quel modesto ragazzo messaggero dei Rothschild che si nasconde sotto la gonna della Mamma, è irremovibile nel marginalizzare tutti quelli che sono contrari alla neo orwelliana imposizione del passaporto “sanitario”, per qualsiasi ragione.

Ciò è stata una prima pagina di Le Monde questa fine settimana. Lo stesso titolo, di mattina presto, non conteneva la parola “marginalizzare” ma conteneva in effetti la parola “screditare” (“decrédibiliser”). Poi hanno ricevuto ordini superiori per sostituirla – come se la parola “marginalizzare” non sia già abbastanza brutta.
Per ordine di un altro modesto funzionario – Veran, il ministro francese della Sanità – ora ufficialmente “rifiutare la vaccinazione che protegge” NON è considerato un esercizio di libertà. Perciò l’attuale politica ufficiale governativa in Francia: prendere di mira (“cibler”) la gente che non è stata vaccinata o che è contro la vaccinazione. Non una parola sulla gente che non si può vaccinare per serie ragioni mediche.

Perciò a livello pratico, ora abbiamo una politica governativa per screditare, marginalizzare, e segregare i suoi stessi elettori. Nella migliore delle ipotesi è controproducente. Nella peggiore delle ipotesi è una minaccia altamente sediziosa per la pace e la quiete in qualsiasi Paese, SPECIALMENTE in Francia: “une véritable provocation”. Una enorme provocazione.
Ormai chiunque con un cervello funzionante sa pure che il Piccolo Re è un modesto agente provocatore per conto dei giacobini liberali e della classe politica dominante – e qui sono stato MOLTO diplomatico.

Quando è stato chiesto all’Assemblea Legislativa e al Senato di votare il pacchetto apartheid inserito nel passaporto vaccinale ( senza il quale non puoi entrare nei trasporti pubblici, centri commerciali, teatri, musei, ristoranti, fino alla nausea ), questi campioni hanno varato un’effettiva eccezione alla regola – indovina per chi – per LORO STESSI.

Così le classi politiche hanno salvato sé stesse dalle regole alle quali vogliono che le plebi aderiscano. Oh, eccetto per i bambini sotto i 12 anni, hanno detto al Senato. Oh, ad eccezione dei pazienti che stanno per andare negli ospedali, hanno detto all’Assemblea Legislativa. E Oh Oh Oh, e questo a seguire è cosììììììì scandaloso, c’è anche una FORTE eccezione alle regole per le “forze dell’ordine” e per la polizia stile NATO del Piccolo Re in tutto il Paese.

Non hai bisogno di un dottorato di ricerca in storia per capire quello che verrà dopo. E ciò è arrivato LO STESSO GIORNO in cui stavano implementando le nuove leggi per tutta la nazione, persino PRIMA che il voto all’Assemblea Legislativa e al Senato fosse concluso.
Mi sono preso la briga di passare in rassegna la sezione dei “commenti liberi” di Le Figaro – il quotidiano della Grande Borghesia – ed è stato piacevole trovare parecchi cittadini molto intelligenti che casualmente facevano delle osservazioni del tipo, uhm, uh, uh, può darsi che questo genere di comportamento da parte della classe politica potrebbe, uhm uh, forse, condurre a cioè, uhm uh, alla GUERRA CIVILE.
Che orrore! Una volta che questi commenti sono cominciati ad apparire nel forum sono stati fatti sparire rapidamente, una cosa da non sentire e vedere di nuovo perché come sai, uhm, uh, Le Figaro è un quotidiano molto onesto.

Precedemente avevo segnalato su Telegram che il Ministro degli Interni ha i numeri REALI delle proteste attraverso la Francia questo sabato [24 luglio – n.d.c.]: più di DUE MILIONI E MEZZO DI PERSONE. La banda del Piccolo Re è nel panico totale. Alcuni dei media mainstream francesi ad alto tasso di concentrazione mediatica – come Le Figaro e Le Monde – in effetti ne ha fatto un dramma, proclamando che questo nuovo movimento di cittadini che manifestano potrebbe essere considerato come…. I GILET GIALLI SOTTO STEREOIDI
Per una volta, l’hanno azzeccata. I Gilet Gialli sono ora affiancati dagli irriducibili gruppi anti vaccinazione; sindacati (che hanno perso tesserati a causa della vaccinazione obbligatoria); e un amalgama di forze sia di sinistra che di destra, con gli anarchici mobilitati fianco a fianco con i libertari. Il nemico è la classe giacobina liberale borghese, e il complesso costituito dalle grandi banche, giganti della tecnologia e multinazionali farmaceutiche che hanno comprato la classe medica dirigente.

Questo è solo l’inizio. Il Piccolo Re – come pure Super Mario Draghi di ‘Goldman Sachs’ in Italia – stanno soltanto rinforzando l’agenda dei loro datori di lavoro. E se la nazione precedentemente conosciuta come la nave madre della libertà, uguaglianza e fraternità è ora trasformata in un ignobile regime medico di apartheid – al completo con reali politiche di segregazione? Non gliene importa niente. Comportati bene – o SARAI cancellato.

Ci vediamo nelle barricate.

Pepe Escobar

Fonte

Verrà il giorno del giudizio

“Molti nemici, molto onore”.
Viene in mente questa massima dopo aver letto i quotidiani di ieri, nonché tutti i TG, nonché svariati siti web. “Ecco il rossobruno!”, penserà il pennivendolo di turno, per il quale questa folgorante battuta sarebbe stata inventata da Mussolini. Il pennivendolo non sa che fu invece una esclamazione di un generale tedesco, tal Georg Von Frundsberg, poco prima di una battaglia contro i veneziani. Correva l’anno 1513.
Come ubbidissero ad una unica centrale di disinformazione, come fossero un branco di lupi, tutti hanno raccontato una doppia bugia: “poche centinaia di persone alla marcia dei negazionisti no mask”. Chi c’era, sa quale sia la verità.
Questa centrale tuttavia non esiste. Siamo infatti messi molto peggio. L’orda dei giornalisti non ha più nemmeno bisogno di ubbidire ad un comando, agiscono in automatico. Sfornati come giornalisti con l’elmetto dalla stessa tayloristica catena di montaggio sono tutti arruolati in servizio permanente effettivo nell’esercito della manipolazione strategica. Non truppe ausiliarie quindi, ma veri e propri speciali reparti d’assalto. Chi era in piazza San Giovanni può confermare, li ha visti all’opera, alcuni come veri e propri provocatori di professione che cercavano la rissa per meglio individuare i manifestanti come untori da additare al pubblico ludibrio.
Verrà il giorno del giudizio, il giorno della vendetta. Sappiamo chi siete, vi conosciamo tutti quanti. Verrà il giorno in cui sarete costretti a scontare la condanna che meritate, quella per cui il popolo, dopo avervi messo alla gogna, vi costringerà a cambiar mestiere ed a guadagnavi onestamente il tozzo di pane.
Passiamo a cose più impegnative, con una prima riflessione a caldo.
Quanti saremmo potuti essere, in piazza San Giovanni, non ci fosse stata la martellante campagna di criminalizzazione e di accerchiamento che ha preceduto la manifestazione? Quanti quelli che si sono fatti intimidire ma che col cuore e con la mente stavano con noi? Tantissimi. Lo sappiamo. E tutti lo sentivano in quella piazza, di essere sì una minoranza, ma una minoranza grande per quanto imbavagliata e ancora impaurita.
Il merito dei promotori è enorme perché non si sono fatti spaventare dalle minacce, perché hanno sfidato il blocco della paura, perché con la loro manifestazione hanno presidiato l’ultima trincea — il diritto a manifestare in tempi di Stato d’eccezione — caduta la quale ci sarebbe stata la rotta disordinata. Il loro merito è aver dato un esempio di coraggio, esempio prezioso in tempi in cui il potere istiga alla pusillanimità e all’ignavia.
Il tempo è galantuomo, e renderà merito alla Marcia della Liberazione. Un evento che potrebbe segnare un punto di svolta dopo tanti indietreggiamenti e ritirate. A nome e per conto di una minoranza ampia e non muta, la Marcia è stata, per il fatto stesso di svolgersi, il primo ed esemplare atto di disobbedienza civile.
Esemplare perché esso non è stato solo un atto di protesta. Il punto tutto politico di forza sta da un’altra parte. La profonda e irriducibile contestazione dell’ordine di cose presente non si è risolta in un mero avanzare al sovrano un cahier de doleance. Non c’era il Terzo Stato lì, c’erano dei cittadini consapevoli che disconoscono al nemico la sua pretesa di sovranità e che anzi lo denunciano come fuori legge, ove la legge è la nostra Costituzione.
Esemplare, infine, perché, di contro ad un sindacalismo sociale fuori tempo, ha indicato le misure politiche rivoluzionarie realizzando le quali il nostro popolo e quindi la nazione possono e debbono tornare sovrani.
Moreno Pasquinelli

(Fonte)

La Marcia della Liberazione – il programma

Per questa prima fondamentale tappa nel processo di Liberazione del Paese, tra i cittadini di tutte le categorie sociali e produttive, parteciperanno gli amici Mauro Scardovelli, Tiziana Alterio, Paolo Maddalena, Moreno Pasquinelli, Francesco Amodeo, Sara Cunial, Fulvio Grimaldi, Stefano D’Andrea, Marco Mori, Dario Miedico, Fabio Duranti, Solange Hutter, Maurizio Martucci. I lavoratori, i disoccupati, gli studenti e i pensionati che parteciperanno sono stati invitati anche da Enrico Montesano e Rosita Celentano. Si ringraziano tutti i sostenitori, tra i quali Diego Fusaro, Antonella Lattuada, Marco Casciano, Cosimo Massaro, Mohammed Konare, Carlo Savegnago, Rossana Becarelli, Nino Galloni, Andrea Tosatto, Giuseppe Turrisi, Stefano Becciolini, Glauco Benigni e gli altri che ci stanno lasciando numerose testimonianze.

La lunga lotta in nome delle generazioni future

«Mi sono convinto che anche quando tutto sembra perduto bisogna mettersi tranquillamente all’opera ricominciando dall’inizio».
Il sì al taglio della rappresentanza parlamentare ha vinto com’era purtroppo prevedibile.
Nessuno dei grandi partiti presenti in Parlamento si è speso per il no e hanno anzi tutti dato indicazione per il sì. Tutti, compresi quelli che qualcuno si ostina ancora a chiamare opposizione (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia).
Entrando più nel dettaglio però, la rimonta del no è stata evidente rispetto alle percentuali di qualche mese fa.
Questo è successo perché altri hanno fatto, con ogni mezzo possibile e con notevole dispendio di tempo, campagna in favore del no. Sui social, nelle piazze, nelle aule consiliari e in quelle municipali.
Piccoli partiti, sia dentro che fuori dal Parlamento, associazioni, costituzionalisti e via dicendo.
Quel 30% di elettori che nonostante tutto ha votato per il no, rappresenta per noi un buon inizio. Un ottimo inizio.
Questo senza contare il 46% di aventi diritto che a votare non ci è neanche andato e che non è di certo classificabile aprioristicamente come sostenitore del sì.
Oggi in Parlamento, come andiamo dicendo da tempo, sono presenti solo forze liberali e liberiste. Mancano partiti socialisti. Mancano partiti che vogliano rimettere al centro dell’azione politica la Costituzione.
Il voto popolare va rispettato. Sempre. Ma va anche capito, analizzato.
Veniamo da più di 30 anni di propaganda a senso unico. Salvo poche, pochissime, eccezioni. Propaganda unionista, propaganda anti-italiana, propaganda che ha fatto dell’anti-politica il suo punto di forza.
Il lavoro da fare è immenso. E lungo. Non è vero che non c’è tempo. Di tempo, fortunatamente, ce n’è. E tanto.
Nel mentre le cose andranno peggio per l’Italia? Molto probabilmente sì. Quelli che avranno il compito della rinascita italiana, quando sarà il momento, governeranno sulle macerie. In senso figurato, non come dopo i bombardamenti di una guerra. Ma socialmente, culturalmente ed economicamente sempre di macerie si tratterà.
Siamo sopravvissuti, nella nostra lunga storia, a catastrofi peggiori. Ci riprenderemo anche da questa. Ma servirà l’impegno, la dedizione di tanti cittadini. Si tratterà di un lavoro lungo, a volte frustrante, ma doveroso.
Lo dobbiamo ai nostri nonni e ai nostri padri. Lo dobbiamo a noi stessi. Ma, soprattutto, lo dobbiamo alle nuove generazioni. E a quelle future.
Abbiamo il dovere, non solo morale, di fare il possibile – e forse anche l’impossibile – per non lasciare loro un Paese peggiore di quello in cui siamo nati. Abbiamo il dovere di preparagli una strada meno irta di ostacoli.
È un dovere che riguarda tutti noi, singolarmente. E riguarda tutte quelle forze che si spendono da anni per il ripristino della Costituzione e la rottura della gabbia unionista.
Sta a noi mettere da parte eventuali divergenze, eventuali personalismi, e iniziare a lavorare insieme in vista dell’appuntamento elettorale del 2023.
Mantenendo ognuno le proprie specificità, ma combattendo fianco a fianco per un obiettivo comune.
Questa non è la fine della lotta. È solo l’inizio.
Gilberto Trombetta

La Marcia della Liberazione

Roma, 10 ottobre 2020.
Lavoro Reddito Sovranità Democrazia

Governi e classi dirigenti ci avevano assicurato che lasciando fare i mercati avremmo avuto un Paese più giusto e democratico in un’Europa unita e solidale. Il risultato, a distanza di 30 anni, è sotto gli occhi di tutti: l’Unione Europea sta andando in pezzi e l’Italia è sull’orlo del baratro.
Al disastro economico portato dalla pandemia del Covid-19 le risposte del governo e dell’Unione Europea sono state deboli e incapaci di affrontare il dramma sociale ed economico che stiamo tutti attraversando.
Ma non è il virus che sta spazzando via interi comparti economici, che sta mandando in fallimento le aziende, che sta togliendo lavoro e portando nella povertà milioni di italiani. Il disastro è il risultato delle deficienze croniche dell’economia neoliberista e delle misure sproporzionate e sbagliate, messe in atto dal governo per contrastare il Covid, che oltre a sospendere la democrazia, hanno paralizzato il Paese lasciandolo allo sbaraglio e senza risorse, condannandolo alla deriva economica.
L’Italia è posta davanti al bivio: perire o risorgere imboccando la via della libertà e della rinascita!
Il popolo italiano vuole risorgere e non procederà al buio perché la stella polare è la Costituzione del 1948.
Chiediamo, quindi, una netta inversione di rotta con un nuovo governo che sia all’altezza delle enormi sfide che abbiamo di fronte. Un governo che sia capace di portare il Paese non soltanto fuori dalla gabbia di questa Unione Europea che continua a propinare le medesime ricette fallimentari (Mes, Sure, Recovery Fund), ma che ritorni a porre lo Stato, e non i mercati, al centro delle scelte politiche, economiche, sociali e culturali di questo Paese.
Uno Stato che segua il cammino della sovranità monetaria, politica, energetica, alimentare e che sia capace di immaginare e costruire una nuova Italia.
Abbiamo un compito grande, cambiare direzione per una Nuova Umanità ed è il momento storico per fare questo salto, per essere ambiziosi e costruire modelli economici basati sull’essere umano e sulla salvaguardia dell’ecosistema, e non più sul mero profitto per pochi.
Possiamo e dobbiamo affrontare questa sfida che abbiamo davanti ma lo potremo fare soltanto se saremo uniti, è questa la nostra unica arma vincente.
Non è più tempo per i tentennamenti e le ambiguità.
Ogni singola organizzazione, associazione o persona ha un compito storico importante: risvegliare gli Italiani sopiti, impauriti e senza speranze per liberarli dalla prigione interiore dell’impossibilità che non ci siano alternative al modello economico neoliberista e a questa Unione Europea.
Il 10 ottobre è soltanto l’inizio.
Ci aspetta una dura battaglia per liberare l’Italia e per ricostruire un Paese che ritornerà ad essere grande!
È questo il tempo di rinascere.
Insieme, ce la faremo!

(Fonte)

E’ possibile sostenere la manifestazione effettuando una donazione al presente collegamento.
La Marcia della Liberazione è anche su Facebook e Youtube.

 

Roma, 5 settembre 2020

Una carrellata di interviste con alcuni partecipanti alla manifestazione organizzata dal “Popolo delle Mamme” contro la dittatura sanitaria (ed un video pressoché integrale del pomeriggio romano).

Mario Monti, ho qualcosa da dirti…

Sabato 21 settembre scorso ad Assisi, nell’ambito del festival “Il Cortile di Francesco”, si è svolto un convegno i cui relatori erano Mario Monti ed Alberto Bagnai.
Un noioso confronto pseudo contraddittorio, con un Monti versione “green” preoccupato del futuro dei giovani ed un sostanzialmente sdraiato Alberto Bagnai verso il collega e ciò che rappresenta.
In questo contesto, alla fine del confronto, Daniela Di Marco, strappando il microfono (non era previsto alcun dibattito) ha preso la parola rivolgendo un originale “messaggio d’auguri” al senatore a vita Monti e annunciando la manifestazione di sabato 12 ottobre prossimo venturo a Roma, Liberiamo l’Italia!.
Qui è possibile leggere il testo integrale del suo messaggio, mentre Daniela è stata impossibilitata ad esporlo nella sua interezza a causa della fuga fulminea dei due senatori e del disordine creatosi fra gli organizzatori del convegno…

Il fascismo inesistente vi seppellirà

Partiamo dal convincimento che la verità sia nel tutto, come Hegel insegna, quindi anche nelle sue necessarie interne contraddizioni.
L’antifascismo, cosi come il neofascismo, prescinde da questo tutto, trasformando il fascismo in un archetipo che è quello che gli altri hanno deciso per lui. Una valutazione unica è doverosa non certo per una volontà riabilitativa, ma soltanto per avere un’arma in più per una corretta interpretazione, non del passato, ma del presente che, stando così le cose, pesa molto di più perché drogato.
Per questo è particolarmente illuminante il significato del termine fascismo così come evocato dagli antifascisti.
Il suo uso prescinde da una valutazione storica, così come da una politica o filosofica, il suo uso non è neanche quello di un semplice aggettivo denigratorio, ma è un investimento per garantirsi sempre il diritto all’ esistenza e alla ragione. Prescinde persino dallo spazio temporale, persino da una prospettiva manichea, come se il fascismo, in quanto Male Assoluto, fosse sempre esistito. Una cloaca comunque da contrapporre alla propria autoreferenzialità. Al suo cospetto, tutto sembra svanire, dal colonialismo, alla tratta degli schiavi, allo sterminio degli Indiani d’America, al genocidio degli abitanti della Tasmania, persino lo sfruttamento sembra così sopportabile dinanzi al fascismo, la “legge bronzea dei salari” di Ricardo finisce per coincidere con una piattaforma per il rinnovo contrattuale.
L’antifascismo diventa l’abito buono che da i super poteri, un mezzo per diventare dei fuoriclasse. Già dei fuori classe, l’antifascismo è così potente da far scomparire non solo Giovanni Gentile, ma anche Karl Marx e Antonio Gramsci.
La gravità di una tale liturgica investitura risiede tutta nell’inautenticità dell’antifascismo.
Ad un primo approccio un sistema del genere, così condiviso da non essere mai messo in discussione più da nessuno, sembrerebbe spianare la via ai suoi utilizzatori, un a priori che equivale a mettersi dalla parte dei buoni, mentre i cattivi, gli altri, dall’altra. Un’illusione di farsi giudice delle regole della vita per “vincere facile”, ma a lungo andare le astrazioni che durano troppo hanno sempre il merito di chiedere il conto ai suoi ciechi sostenitori.
Vediamo qualche particolare.
Fino al 1936, malgrado tutto, al PCI il fascismo, almeno non tutto, non doveva apparire così orrido, visto “L’appello ai fratelli in camicia nera” firmato da sessanta dirigenti del Partito, compreso Togliatti. Nello stesso anno iniziano le purghe staliniane ed i processi ai trotskisti.
Con la guerra di Spagna s’assiste forse al primo tentativo di usare l’antifascismo come fosse un’arma, e questa volta l’uso che se ne fa è senz’altro politico. I compagni anarchici e trotskisti del POUM vengono massacrati perché inspiegabilmente s’erano messi al soldo del fascismo secondo l’accusa. Il format calunnioso, di una sola maschera da mettere in faccia a tutti i nemici, viene sperimentato anche altrove, sempre con buoni risultati. Si trovano infuocate pagine su l’Unità, siamo nel gennaio del 1944, che invitano a schiacciare tutti gli infiltrati, sempre trotskisti, fattisi oramai la V colonna del nazifascismo. Il messaggio probabilmente era rivolto anche al più grande gruppo partigiano di Roma, il Movimento Comunità d’Italia riunito sotto il quotidiano Bandiera Rossa che, cosa da non crederci, era più diffuso de l’Unità. Il gruppo Bandiera Rossa era distante anni luce dal CLN, cosi come dal PCI, in quanto antimonarchico, antibadogliano, ma soprattutto avrebbe voluto non consegnare Roma agli Alleati, ma bensì proclamare “La Repubblica Romana dei Lavoratori”. Stranamente questi compagni, malgrado il loro grandissimo contributo alla resistenza, non appariranno negli annali della epopea dell’ANPI, mentre molti di loro moriranno sotto le provvidenziali raffiche naziste delle Fosse Ardeatine.
Fondamentale è il documento di chiusura della III Internazionale comunista, maggio 1943, in esso scompare esplicitamente il concetto di rivoluzione socialista lasciando il posto alla necessità d’aderire al “blocco antifascista”.
Bordiga, altro fondatore del PCI, ebbe modo d’affermare che la cosa peggiore che aveva prodotto il fascismo era proprio l’antifascismo, il tronfio antifascismo che abbracciava anche l’odiato nemico borghese.
Alla affermazione di Bordiga, gli farà eco più di mezzo secolo dopo, confermando il mortale abbraccio con il nemico di classe, quella di Costanzo Preve quando disse che peggio del fascismo c’era solo l’antifascismo. Tra i due comunisti, solo qualche bagliore di lucidità, primo fra tutti quello di Pier Paolo Pasolini.
L’inautenticità dell’antifascismo risiede nel suo essere antistorico e non contestuale, quindi non un momento antitetico da opporre alla sua affermazione, ma un opporsi che diventa evanescente perché il farlo non contempla il momento della tesi reale e di conseguenza quello del divenire nella sintesi. La sua pretesa di autenticità necessaria passerà allora esclusivamente nel vedere nel qualunque altro, quello fuori da sé, un fascista.
Non si tratta più di un solo uso mistificante del termine, ma questo diventa una piattaforma psudoideologica onnivora, capace per questo di procedere ad un processo di metamorfosi genetica.
La rimozione della missione storica del corpo sociale, sedato dall’antifascismo nel tempo, è stata lenta ma costante, fino ad essere completa. Dallo scambiare il socialismo per un riformismo che nel suo procedere non aveva neanche più il coraggio di nominarlo, fino al rendere inutile tutta la critica marxiana al capitalismo.
Mentre l’orchestrina intonava “Bella Ciao”, si scoprivano nuove icone sovrastrutturali, da Kennedy ad Obama, da Blair a Clinton, da Paolo di Tarso a Papa Francesco, da Macron ad Juncker, dalla troika alla NATO, da Chicco Testa a Vladimir Luxuria.
La globalizzazione diventa l’internazionalismo realizzato, il meticciato è la società senza classi, il consumismo la distribuzione della ricchezza, il precariato altro non è che un’opportunità.
Ed allora, in fase oramai matura, al dogma dell’antifascismo, si può affiancare con orgoglio il dogma del neoliberismo, la tanto agognata lotta per la libertà e la giustizia sociale possono finalmente rispecchiarsi realizzate nelle libertà dei diritti umani e nelle pari opportunità che il mercato a tutti offre.
In conclusione, l’oscenità dell’antifascismo risiede tutta nell’aver abbandonato il Socialismo, foss’anche come sogno raggiungibile del non ancora, appiattendosi invece acriticamente su quest’attimo presuntuoso ritenuto eterno a cui non manca niente. Questo è stato il vero profondo potere di questo antifascismo inautentico, ma anche la sua più grande e indelebile colpa.
Lorenzo Chialastri

[Modificato in data 8/5/2019]

Il problema americano

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“L’antiamericanismo è oggi diventato ‘anacronistico’, abbiamo letto un po’ di tempo fa in un settimanale parigino. E’ del tutto vero. Come del resto è sempre ‘anacronistico’ rifiutare l’occupazione del momento, opporsi all’ideologia dominante, andare controcorrente, non gridare con i lupi. Era anacronistico organizzare la resistenza già a partire dal 1940. Era anacronistico non essere stalinista negli anni Cinquanta, di sinistra negli anni Sessanta, liberali negli anni Ottanta. Oggi, è ugualmente anacronistico -Nietzsche avrebbe detto ‘intempestivo’ o ‘inattuale’- non accettare l’egemonia americana. Ma questo anacronismo è forse il modo migliore per essere puntuali in questo appuntamento con la storia. Cristoforo Colombo ha scoperto l’America più di 500 anni fa. Il momento è arrivato per l’Europa di dimenticarlo e di riscoprire se stessa.”
Alain De Benoist

Tratto da L’antiamericanismo oltre l’americanofobia, in Il problema americano. Contro l’americanismo di maniera, contro la retorica antiamericana, atti del convegno svoltosi il 2 aprile 2016 a Roma, pubblicati dal Circolo Proudhon.

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Kerry non si tocca più nemmeno con un cartello

A TRIPOLI, A TRIPOLI !

Perché un’azione è fallita

“DAESH, figlio delle vostre guerre, del vostro denaro e delle vostre armi”
“Siria, Libia, Iraq, Yemen: le vostre vittime”
“Arabia Saudita, Stati Uniti, Turchia: Stati sponsor del terrorismo”.

Dicevano tutto questo i cartelli gialli bifronte in inglese che avremmo voluto mostrare, azione diretta ai media del mondo, al segretario di Stato USA, John Kerry e al suo omologo italiano Paolo Gentiloni, alla conferenza stampa affollatissima che concludeva i “lavori” dello “Small Group”ossia la Coalizione antiDAESH. Lo “Small Group” contiene tutti i compagni di merende che negli anni hanno fatto crescere il Nuovo Califfato: Arabia Saudita, USA, Turchia, Qatar, la NATO e il Golfo nel suo complesso. Certo non sarebbe stato epico come la scarpa del giornalista iracheno a Bush, ma sarebbe servito.
Questa conferenza stampa rappresentava una grossa occasione per dire la verità in faccia al sovrano e davanti a moltissimi media, altrimenti irraggiungibili.
Giorni prima era stato proposto a vari mediattivisti di entrare per un’azione di gruppo, ma così non è stato. Senza entrare nel merito, è un fatto che se in conferenza stampa dieci, o anche cinque persone sparse in sala avessero per lo meno provato ad estrarre ed esporre cartelli, vi sarebbe stato un grande impatto, quindi l’azione sarebbe comunque un successo. Un’occasione mancata.
Finalmente la conferenza stampa del sovrano con il seguito ha inizio. Dopo il racconto di Kerry sulle magnifiche gesta antiDAESH e le non-domande pre-concordate (seguirà un resoconto) di giornalisti USA e italiani (Washington Post, Corsera e Ansa), malgrado la mano ripetutamente alzata per chiedere di fare una domanda capiamo che non c’è spazio per altro: tutto sta finendo con i saluti e baci. Arriva dunque il momento di agire.
In altre due occasioni (pre attentati di Parigi) le azioni erano tecnicamente riuscite, con domande ed esibizione di cartello: Roma, 28 febbraio 2013 conferenza stampa degli “Amici della Siria” con Kerry, Terzi (l’allora ministro degli Esteri) e l’oppositore siriano Khatib; conferenza stampa di Trident Juncture NATO, a Trapani, il 19 ottobre scorso.
Dagli attentati di Parigi però tutto è cambiato. Non appena mettiamo mano ai cartelli già pronti per essere aperti, carabinieri e Digos in divisa e in borghese ci saltano addosso e ce li scippano.
Nemmeno il tempo di tirarli su per un secondo. Una rapidità ed efficienza inusitate.
Strappano i cartelli per evitare che chiunque li possa leggere e ci portano via. Per lo stupore, solo sulla soglia mi viene in mente infine di urlare, e riesco a dire: “You created DAESH”, quando ormai Kerry stava purtroppo uscendo indenne e mentre la gran parte dei giornalisti non capisce nulla di quel che sta accadendo.
Marinella Correggia – Stefania Russo

Convegno internazionale per l’uscita dell’Italia e dell’Europa dalla NATO: gli interventi

Video documentazione di alcuni degli interventi al convegno svoltosi a Roma il 26 ottobre u. s. per iniziativa del Comitato No Guerra No NATO.

Convegno internazionale per l’uscita dell’Italia e dell’Europa dalla NATO: il comunicato finale

I partecipanti al ”Convegno internazionale contro la guerra, per un’Italia neutrale, per un’Europa indipendente” svoltosi a Roma il 26 ottobre 2015 per iniziativa del Comitato No Guerra No NATO — provenienti da Italia, Spagna, Portogallo, Germania, Grecia, Cipro, Svezia, Lettonia, oltre che dagli USA — denunciano la mega-esercitazione NATO Trident Juncture attualmente in corso nel Mediterraneo in preparazione di nuove aggressioni dell’Alleanza a guida USA in Europa, Asia e Africa.
La NATO — responsabile di guerre che hanno causato milioni di morti, milioni di profughi e immani distruzioni — ci sta trascinando in una guerra senza fine i cui esiti, proseguendo lungo questa via, saranno catastrofici per il mondo intero.
Per uscire da questa spirale di guerra, i partecipanti al Convegno chiamano a un’alleanza fra tutte le forze democratiche, di pace, per la sovranità dei popoli, contro le guerre volute da un’infima minoranza di cinici profittatori.
Si impegnano a tal fine a costituire un Coordinamento europeo perché i Paesi attualmente appartenenti alla NATO riacquistino la loro sovranità e indipendenza, requisito fondamentale per creare una nuova Europa che contribuisca a relazioni internazionali improntate alla pace, al rispetto reciproco, alla giustizia economica e sociale. Si impegnano allo stesso tempo a collaborare con qualsiasi movimento democratico nel mondo persegua scopi analoghi.
Come primo passo operativo in questo arduo compito, si impegnano a dar vita a una rete internazionale di informazione, fattore chiave per contrastare la disinformazione e mistificazione dei grandi media, per approfondire la conoscenza reciproca, per coordinare le forze in questa decisiva lotta.
Tutti i partecipanti all’incontro di Roma riceveranno una sintesi di tutti i lavori e il database dei loro indirizzi, in modo da istituire una forma preliminare di coordinamento e di reciproca informazione.
Muoviamo verso un secondo incontro europeo. Tutti i partecipanti odierni si impegnano a estendere la mappa delle organizzazioni, dei singoli, desiderosi di partecipare a questo lavoro di costruzione.

Qui il resoconto del convegno.

Convegno internazionale per l’uscita dell’Italia e dell’Europa dalla NATO

no-nato-no-guerra

Il Comitato No Guerra No NATO ha organizzato un Convegno internazionale per l’uscita dell’Italia e dell’Europa dalla NATO, che si svolgerà a Roma, presso il Centro Congressi Cavour, in Via Cavour, 50/a il prossimo 26 ottobre, dalle ore 10:30 alle 17:30.
Parteciperanno esponenti parlamentari e dei movimenti contro la guerra da tutta Europa per denunciare la mega-esercitazione NATO Trident Juncture 2015 in corso nel Mediterraneo in preparazione di nuove aggressioni NATO in Africa, Asia, Europa.
La NATO è responsabile di guerre che hanno causato milioni di morti, milioni di profughi e immani distruzioni.
Per un’alleanza tra tutte le forze democratiche, di pace, per la sovranità dei popoli, contro le guerre volute da un’infima minoranza di cinici profittatori.
Contiamo sulla tua presenza.

Il Comitato No Guerra No NATO

ConvegnoInternazionale

No NATO per la sovranità dell’Italia

Presentazione del Disegno Di Legge Costituzionale n. 1774, d’iniziativa della senatrice Paola De Pin (Gruppo Misto), per la modifica all’articolo 80 della Costituzione, in materia di ratifica dei trattati internazionali di natura militare, nonché disposizioni in materia di basi, caserme, installazioni e servitù militari.

locandina simposio

[Modificato alle ore 11:55]

Il re e i suoi vassalli

Recuperiamo con colpevole ritardo una notizia che non può passare inosservata.
Essa è giunta il giorno successivo all’inaugurazione della base militare USA presso l’ex aeroporto Dal Molin di Vicenza, definita dall’ambasciatore Thorne “la più ecologica del mondo”.
E appena prima di quella riguardante il colonnello David Buckingham, comandante della storica base Ederle sempre a Vicenza, arrestato per resistenza e oltraggio al termine dei festeggiamenti per il giorno dell’indipendenza…

Roma, 3 luglio – Sfilata di alcuni dei massimi rappresentanti del mondo delle istituzioni, della politica, dell’economia e della cultura italiane a Villa Taverna, a Roma, per le celebrazioni della Festa dell’Indipendenza degli Stati Uniti. Si tratta dell’ultimo ‘Independence day’ che l’ambasciatore USA David Thorne festeggia nella sua veste di rappresentante di Washington a Roma. A breve infatti Thorne rientrera’ a Washington dove assumera’ l’incarico di consigliere del segretario di Stato John Kerry.
Tra le personalita’ presenti a Villa Taverna il presidente del Senato Pietro Grasso e una folta schiera di ministri. Assente il premier Enrico Letta impegnato a Berlino. Tra i ministri che sono venuti a salutare Thorne nella sua residenza romana il titolare dell’Economia Fabrizio Saccomanni, il ministro della Sanita’ Beatrice Lorenzin e il ministro dei Beni culturali Massimo Bray, mentre la Farnesina era rappresentata dal ministro degli Esteri Emma Bonino e dai viceministri Marta Dassu’, Lapo Pistelli e Mario Giro e dal segretario generale Michele Valensise.
“La Costituzione italiana -ha detto Thorne nel tradizionale discorso- riconosce gli stessi principi democratici di liberta’ e uguaglianza, dignita’ e umanita’, di indipendenza e tutela delle minoranze” custoditi nella Dichiarazione di Indipendenza che fu proclamata 237 anni fa dalle 13 colonie americane che decisero di staccarsi dall’Inghilterra. “Nei 152 anni dell’unita’ -ha proseguito Thorne- l’Italia ha affrontato le sfide della storia per tutelare e promuovere quei principi vitali al suo interno e all’estero. E i nostri due paesi -ha sottolineato l’ambasciatore USA- hanno lavorato insieme per difendere la democrazia e la liberta’ nel mondo. Questi principi condivisi ci aiuteranno a vincere le sfide interne che sitamo affrontando”.
Ad ascoltare il discorso dell’ambasciatore americano oltre ai rappresentanti delle istituzioni e del governo anche esponenti del mondo della politica tra cui Pier Ferdinando Casini, Ignazio La Russa, Nicola La Torre, Andrea Riccardi, Fabrizio Cicchitto, Maurizio Sacconi, Maurizio Gasparri e Francesco Rutelli. Presente anche l’attuale sindaco di Roma, Ignazio Marino, e il suo predecessore Gianni Alemanno. Le Forze armate erano rappresentate, tra gli altri, dal capo di stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, e dal comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Luigi Gallitelli. Presenti anche il direttore del DIS Giampiero Massolo e il neo designato presidente di Finmeccanica, Gianni De Gennaro. In rappresentanza del mondo della cultura, dell’editoria e del giornalismo, tra gli altri, sono presenti a Villa Taverna l’editore dell’Adnkronos, Giuseppe Marra, il direttore del Gr Rai Antonio Preziosi, la consigliera di amministrazione Rai, Luisa Todini.
(Mli/Zn/Adnkronos)

P. S.: non perdetevi la galleria fotografica dell’evento!
Valgono più certe immagini che milioni di parole…

La Siria non si tocca!

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Il Fronte Europeo per la Siria comunica che il giorno 15 giugno 2013 in Piazza di Ponte Milvio a Roma, si svolgerà nell’arco di tutta la giornata una manifestazione stanziale di sostegno e solidarietà a favore della Repubblica Araba di Siria, del suo Popolo, della sua Sovranità, e del suo legittimo presidente Bashar Al-Assad; al fine di dare voce alle comunità siriane sparse nel nostro vecchio continente oscurate volutamente dai mass media internazionali.
Da più di due anni la Siria è in guerra contro milizie ribelli, armate e organizzate prevalentemente da cellule islamiche fondamentaliste in concorso con altri Stati, per stessa ammissione della stampa e delle televisioni italiane ed internazionali, coadiuvati dai sempre presenti Stati Uniti d’America.
La giornata prevede una conferenza stampa dalle 12 alle 13, una conferenza/dibattito dalle 14.30 alle 16.00 e interventi dei rappresentanti delle comunità siriane in Europa supportati da un collegamento in diretta con la Siria tra le 17 e le 20.
Priva di qualsiasi tipo di faziosità, colore politico o intento propagandistico a favore di partiti o movimenti, la manifestazione ha come unico scopo quello di sensibilizzare alla causa di un Popolo ieri libero, interreligioso, interculturale, oggi oppresso e soffocato da una guerra a tempo indeterminato.
Alla manifestazione sono invitati tutti gli uomini e le donne libere che intendano sostenere la Siria, affinché si dipani il velo sulla reale essenza e gravità di ciò che sta accadendo in un Paese a noi così vicino per storia e tradizioni.
Invitiamo tutti i giornalisti liberi, a mezzo di organi di stampa e radiotelevisivi a partecipare e a documentare adeguatamente l’evento, previo il rilascio di necessari accrediti.
Per una Siria nazionale, laica e sovrana!

Info e accrediti stampa: europeanfrontsyria@gmail.com

Quel pischello di Psy

Il rapper sudcoreano Psy autore del tormentone Gangnam Style, a Roma per esibirsi nel prepartita della finale di Coppa Italia, si è di nuovo scusato pubblicamente per una sua canzone del 2004 dai contenuti antiamericani, sostenendo che si trattò di una reazione alle rivelazioni circa gli abusi commessi nella prigione di Abu Ghraib in Iraq.
Il cantante ha spiegato che la canzone, eseguita durante un concerto del 2004 con il gruppo metal NEXT, venne pensata dopo l’incidente nel quale fu coinvolto un mezzo corazzato americano in Corea del Sud che provocò la morte di due studentesse.
Ben gli stanno i fischi dello Stadio Olimpico…

Per la Siria – il video della manifestazione

Gli interventi durante la manifestazione a difesa dello Stato siriano, del suo popolo e del suo presidente, svoltasi a Roma sabato 16 Giugno u.s..
In questa pagina il video integrale e i singoli interventi dei partecipanti, dall’organizzatore Ouday Ramadan a Fulvio Grimaldi, Joe Fallisi, Giulietto Chiesa e tanti altri.