L’ospitalità dei Global Hawk in Sicilia


“L’immancabile sortita quotidiana sino ai confini occidentali della Russia, sorvolando provocatoriamente Ucraina, Donbass, Mar Nero e Crimea; un blitz di tanto in tanto pure in Siria per monitorare le attività delle unità navali e dei velivoli russi; le periodiche operazioni d’intelligence a supporto dei reparti USA schierati in nord Africa. Sono queste le principali missioni di guerra dei droni Global Hawk dell’aeronautica militare degli Stati Uniti d’America che operano da più di dieci anni dalla grande stazione aeronavale di Sigonella, senza alcun controllo da parte delle autorità italiane e sempre più spesso in contrasto con gli interessi politici ed economici nazionali dichiarati e/o perseguiti. Velivoli senza pilota in grado di volare ininterrottamente per decine di ore, a grandi altezze e in ogni condizione climatica, utilizzati per spiare e mappare ogni centimetro quadrato del continente africano, del Medio oriente e dell’Europa orientale, individuando obiettivi da colpire e, se necessario, guidando i bombardieri e i droni killer nei loro strike di morte.
L’ospitalità dei Global Hawk in Sicilia, è uno dei capitoli meno noti delle relazioni politico-militari tra Italia e Stati Uniti d’America e non c’è stato governo (di centrosinistra, centrodestra o sovranista) che non abbia fatto di tutto e di più per occultare al Parlamento e all’opinione pubblica i termini e le modalità con cui è stato autorizzato il loro dispiegamento. Presidenti del consiglio e ministri sono giunti perfino a mentire spudoratamente sugli accordi sottoscritti, omettendo ogni riferimento alle loro missioni che pure violano palesemente i principi costituzionali e comportano gravi conseguenze per la stessa sicurezza del Paese.
Quella dell’installazione dei Global Hawk a Sigonella è pure una vicenda emblematica della pratica politica di tutti gli esecutivi succedutisi dal dopoguerra ad oggi. Agli Italiani non far sapere cosa accade nelle basi militari in uso esclusivo delle forze armate straniere, specie se ciò potrebbe turbare l’esito elettorale, il diktat rispettato come fosse l’articolo uno della Costituzione della Repubblica italiana. E’ accaduto con gli accordi NATO di settant’anni fa, con la cessione di ampie aree di territorio alle forze armate USA (in Veneto, Friuli, Campania e Sicilia), con il dislocamento dei missili e delle testate nucleari, più recentemente con il megacomplesso Dal Molin di Vicenza, l’hub NATO di Napoli Lago Di Patria e il MUOS di Niscemi.
Più che opportuno tornare oggi a raccontare le menzogne e le omissioni di Stato sui droni-spia di Sigonella.”

Omissioni e menzogne di Stato sui Global Hawk USA di Sigonella, di Antonio Mazzeo continua qui.

Eppur (non) si muove!

nato mare

“Appare dunque del tutto ragionevole considerare esaurite le motivazioni dell’adesione italiana alla NATO e sottoporre al Parlamento la decisione sull’opportunità di non rinnovare per il futuro tale adesione.”

Dal 7 Agosto 2008, la seguente proposta di legge di iniziativa popolare in tema di “Trattati internazionali, basi e servitù militari” giace dimenticata tra gli atti del Parlamento italiano.
Sarà un caso?

Sovranità in Sardegna

codonesu

L’uso e l’abuso del territorio sardo per esercitazioni militari e sperimentazioni di vario genere, per oltre 50 anni, senza alcun controllo ambientale e sanitario da parte delle istituzioni preposte, ha creato seri danni ambientali e sanitari, difficilmente quantificabili e sanabili, e impedito lo sviluppo economico e sociale di ampie zone di territorio.
L’autore affronta il tema generale delle servitù militari, proponendone il loro superamento in una logica sovranista, e sviluppa un’analisi approfondita del Poligono Interforze del Salto di Quirra (PISQ), a partire dal problema noto come “sindrome di Quirra”. Nella seconda parte del libro, l’autore svolge un’analisi critica del modello della grande industria ormai in crisi e non più sostenibile e affronta alcuni temi politici della Sardegna, come la questione dell’energia, sulla quale, nell’Isola, si scontrano opinioni diversificate e divergenti. L’ultima parte del libro è dedicata alle prospettive di sviluppo nel contesto europeo, con particolare attenzione al tema della sovranità.

Servitù militari modello di sviluppo e sovranità in Sardegna,
di Fernando Codonesu
Cuec, 2013, € 15

Fernando Codonesu è nato a Villaputzu nel 1951. A Milano, ha conseguito la laurea in Fisica presso l’Università degli Studi e la laurea in Ingegneria Elettronica presso il Politecnico.
Si occupa di ambiente, energia rinnovabile e sviluppo sostenibile. Già componente della Commissione Tecnico Mista di Esperti per l’attività di caratterizzazione del PISQ promossa dal Ministero della Difesa nel periodo 2008-2011, è stato consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sull’uranio impoverito fino all’elezione a Sindaco del Comune di Villaputzu, con una giunta civica di centro sinistra, nel mese di giugno 2012.

Un bilancio sostanzialmente fallimentare

cotti

L’intervento di Roberto Cotti, Movimento 5 Stelle, in occasione dell’audizione del ministro della Difesa Mario Mauro presso le Commissioni riunite di Camera e Senato, svoltasi lo scorso 15 Maggio.

“Signor Ministro, la sua relazione programmatica si colloca in continuità con la politica operata negli ultimi due decenni, una politica che non ha funzionato e che ora palesa tutte le sue lacune.
A distanza di quasi venticinque anni dal nuovo modello di difesa e dal rilancio dalla NATO, il bilancio che ci troviamo davanti è sostanzialmente fallimentare. La guerra, infatti, è stata sdoganata dalla politica come cosa normale per la risoluzione dei problemi. L’ONU è stata marginalizzata e colpita nel suo prestigio e il senso di insicurezza ha continuato a crescere, aumentando le aree di destabilizzazione e di conflitti armati. La riabilitazione di quella guerra, così solennemente ripudiata dall’articolo 11 della Costituzione e dalla Carta delle Nazioni Unite, ha attraversato tutti questi venticinque anni: dalla ex-Jugoslavia, passando per le guerre del Golfo, fino all’Afghanistan.
Secondo lo spirito dell’articolo 11 della nostra Costituzione, infatti, la nostra attività militare dovrebbe essere orientata alla difesa del nostro popolo e della nostra terra. Appare invece sempre più evidente che il modello di cosiddetta «difesa» che l’Italia attua è fondato sul meticoloso addestramento delle nostre Forze armate ad attività tendenzialmente offensive, come testimoniano il tipo di esercitazioni che si svolgono nei nostri poligoni e le oltre venti missioni militari in corso nei luoghi più disparati del mondo (le cosiddette «missioni di pace», per alcune delle quali vengono spese somme talmente alte che, se venissero destinate all’aiuto delle popolazioni coinvolte, probabilmente sarebbero in grado di risolvere quegli stessi conflitti in modo pacifico, o addirittura di prevenirli).
Nella politica della Difesa di questi due decenni le larghe intese ci sono sempre state. Centrosinistra e centrodestra hanno entrambi sposato il nuovo modello di difesa, con il suo corollario di nuovi costosissimi sistemi d’arma, spedizioni militari e partecipazione attiva delle nostre Forze armate nei teatri di guerra. Si è fatto passare, anche in questo caso non senza una certa dose di ipocrisia, questo largo convergere su tali scelte per un malinteso senso della Patria e della responsabilità nazionale.
Il Movimento 5 Stelle è entrato in Parlamento per rendere coerenti le proprie prese di posizione con i valori di pace della nostra Costituzione. Chiediamo che venga calendarizzata finalmente la seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari (l’ultima si tenne sul fine degli anni Settanta). Occorre avere un quadro chiaro dei territori sottoposti a questo vincolo, a volte così pesante per intere comunità. Il Ministro stesso ha parlato di difesa dell’ambiente e della salute. Bisogna anche che siano chiare le responsabilità di chi è tenuto a bonificare le aree usate per le esercitazioni militari, a cominciare dai poligoni.
Occorre potenziare i poteri delle regioni e dei comitati paritetici, e coinvolgere attivamente gli enti locali. Tale Conferenza consentirebbe di rendere meno svincolato dall’interesse collettivo l’enorme patrimonio in mano a «Difesa Spa». Concludo invitando il Ministro Mauro e il Governo a ripristinare la centralità del Parlamento nelle scelte politiche in questo campo. Grazie.”

Tra boschi e caverne, il covo di Plutone

“Per decenni è stata la punta avanzata della follia strategica USA e NATO che ritenevano possibile una guerra nucleare “limitata” per contenere l’avanzata delle truppe sovietiche nel nord-est d’Italia. A Site Pluto, installazione militare top secret, occultata tra le caverne carsiche e i boschi del comune di Longare (Vicenza) sono state immagazzinate le testate nucleari del tipo W-79 con una potenza tra i 5 e i 10 kiloton e W-82 da 2 kiloton, destinate agli obici a corto raggio M-109 e M-110 dell’esercito USA e ai missili Nike Hercules della vicina base dell’Aeronautica italiana di San Rocco. Poi Longare è caduta in sonno per risvegliarsi all’alba delle nuove campagne militari del Pentagono in terra d’Africa. Adesso che i lavori di costruzione della megainstallazione della 173^ Brigata aviotrasportata volgono al termine nell’ex aeroporto Dal Molin e il comando di US Army Africa è pienamente operativo, servono nuovi poligoni per addestrare i reparti di Vicenza. E Site Pluto, con chissà quante altre aree demaniali in Veneto e Friuli, è pronto a fare la sua parte.”

Pluto Longare Vicenza alle guerre in Africa, di Antonio Mazzeo continua qui.

La Sardegna sotto il tallone della NATO

“Un bel giorno il procuratore di Lanusei competente per territorio, Domenico Fiordalisi, con un coraggio civile incredibile, ordina al fisico nucleare dell’Università di Brescia e del Cern di Ginevra, Evandro Lodi Rizzini, di riesumare diciotto cadaveri di altrettanti allevatori deceduti per leucemie e linfomi che avevano i pascoli nei terreni del poligono di Quirra – Perdasdefogu (30 marzo 2011). Due mesi dopo mette gran parte del poligono sotto sequestro. A novembre dello stesso anno la prima parte dell’indagine si conclude con l’accusa di disastro ambientale doloso nei confronti dei generali che avevano comandato il poligono di Perdasdefogu – Quirra dal 2004 al 2008, e di due chimici per aver falsificato parte dei controlli ambientali nel poligono. Gli esami, marzo 2012, riveleranno la presenza di torio radioattivo in misura superiore alla norma nelle salme dei 18 pastori. La cerchia degli indagati si allarga sino a comprendere anche il sindaco di Perdasdefogu.
Altro passo importante che forse permetterà la fine dei danni delle servitù in Sardegna è stato il lavoro e le relative conclusione dell’ultima inchiesta senatoriale (deliberazione del Senato del 16 marzo 2012). Con l’apporto determinante del senatore gallurese Pier Sandro Scanu. Le conclusioni, finalmente, hanno svelato quanto solo i ciechi non vedevano. Eccole: gran parte del territorio sede dei poligoni sardi è altamente inquinato, con potenziale rischio per la salute. Ci sono state morti sospette tra civili e militari. Le guerre simulate e i test sono stati effettuati senza gli accorgimenti di legge. E’ urgente intervenire col proibire da subito le attività gravemente nocive per l’ambiente e le persone. Prevedere, a breve termine la chiusura dei poligoni di Teulada e Capo Frasca, bonificare e riconvertire le attività di Quirra.”

Da La Sardegna sotto il tallone della NATO. Intervista a A. Ledda, coautore di “Servitù militari in Sardegna – Il caso Teulada”, a cura di Federico Dal Cortivo.

[Gli aggiornamenti in merito al procedimento giudiziario intrapreso dal procuratore di Lanusei, Domenico Fiordalisi, sono qui]

Festa PER la liberazione 2011

A 66 anni dalla fine della guerra, l’Italia è ancora militarmente e politicamente occupata. Tutti i Governi che si sono succeduti, di centro, di destra, di centrodestra e centrosinistra hanno pagato miliardi di lire e poi di euro per sostenere il mantenimento delle basi e dei depositi nucleari americani in Italia e per fare tutte le guerre da loro volute.
Tali basi furono inizialmente collocate in Italia, Germania e Giappone perché gli USA ci considerarono nazioni sconfitte e conquistate; poi, con la guerra fredda contro l’Unione Sovietica, il loro numero crebbe sempre di più. Tuttora, nonostante l’attuale crisi stia producendo milioni di disoccupati, sottoccupati e precari; nonostante tutti i servizi sociali, pubblici, a cominciare dalla sanità e dalla scuola, siano lasciati senza mezzi, cresce l’accumulo di nuovi debiti per acquistare sempre nuove armi. Solo per dotare l’Italia dei nuovi caccia bombardieri F-35 si stanno spendendo 13 miliardi di euro.
Come non bastasse l’Italia ha ceduto di fronte alla richiesta di ampliare le sue servitù militari costruendo una nuova base americana a Vicenza.
Dopo la partecipazione italiana alla guerra contro l’Afghanistan e contro l’Irak, ecco l’ultima imposizione subita dal nostro Paese: la partecipazione alla guerra contro la Libia. L’Italia continua ad essere la portaerei americana nel Mediterraneo, punto di partenza e di rifornimento di aerei che vanno a bombardare e punire altri Stati in violazione delle leggi internazionali. Siamo ridotti a complici della violenza e della sopraffazione.
Noi siamo amici del popolo americano, e di tutti i popoli. Ma non vogliamo essere amici dei banchieri americani e mondiali che cercano di governare il mondo con le armi, le guerre e il terrore.
Noi, come recita la nostra Costituzione, e come era nello spirito di quel lontano 25 Aprile, vogliamo essere un popolo sovrano e indipendente, in pace con il resto del mondo.

25 Aprile 1945 / 25 Aprile 2011

L’iniziativa si svolge in contemporanea a Vicenza, Napoli e Cagliari.
Per informazioni e contatti: tel./fax 0532 733656
perlaliberazione@gmail.com
perilbenecomune.net