Libia 2011

“Il 2011 non è solo il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ma è anche l’anno in cui ricorre un’altra celebrazione meno onorevole da festeggiare per i governanti del nostro Paese: il centenario della prima guerra dell’Italia contro la Libia.
Oggi come allora lo Stato italiano muove in armi contro una nazione che nulla ci ha fatto. Il suo leader, Muammar Gheddafi, ricevuto fino pochi mesi addietro con tutti gli onori che si tributano al capo dello Stato di un Paese amico, si è improvvisamente trasformato in «dittatore pazzo e sanguinario» da eliminare ricorrendo a qualsiasi espediente.
Un tradimento che ha dell’incredibile, ma che purtroppo rappresenta un leitmotiv della nostra storia post-unitaria. Ritardata imitazione delle imprese delle più affermate potenze coloniali europee, che l’Italia fascista realizzò con le famose badogliate.
Dopo aver ripercorso le fasi salienti dell’occupazione militare italiana (1911-1943) e della travagliata storia libica fino ai giorni nostri, Paolo Sensini, presente a Tripoli come membro della «Fact Finding Commission on the Current Events in Libya» nei giorni immediatamente successivi all’inizio dei bombardamenti NATO, ricostruisce con minuzia tutte le fasi del conflitto e le vere ragioni che stanno dietro all’attacco contro la Libia. Il quadro reale che ne emerge, e che nessun media mainstream ha voluto raccontare alle opinioni pubbliche occidentali, è sconcertante. Le menzogne sulle «fosse comuni» e sui «10.000 morti», così come «i ribelli di Bengasi» fomentati dal fondamentalismo islamico ed anche organizzati, armati e finanziati dalle potenze occidentali, sono servite come pretesto per la Risoluzione ONU numero 1973 che ha dato il via all’intervento militare in Libia, mentre il mondo tace sul consistente miglioramento delle condizioni di vita del popolo libico da quando Gheddafi è alla guida del Paese, unica realtà petrolifera medio orientale con una ridistribuzione sociale della ricchezza.
La verità, ancora una volta, è che a tirare i fili di queste guerre per procura mascherate da «intervento umanitario» sono le grandi potenze occidentali che vogliono continuare a mantenere i popoli dell’Africa nella schiavitù e nella miseria per impadronirsi di tutte le loro ricchezze, come fanno da secoli e stanno continuando a fare. Dopo l’Afghanistan e l’Iraq, quella in Libia è solo l’ennesima guerra coloniale dei giorni nostri.”
(dalla quarta di copertina)

Libia 2011, di Paolo Sensini, Jaca Book, Milano 2011
174 pagine, € 12,00

4 thoughts on “Libia 2011

  1. lacrime di coccodrillo

    Roma, 10 OTT (il Velino/AGV) – “Il massacro dei copti al Cairo e’ solo il sipario che cala inesorabile sulla primavera araba. Uno spettacolo agghiacciante, che ha aperto la strada all’avanzata inarrestabile dell’estremismo. Ormai la scia di sangue e di violenza non ha piu’ fine: questo non e’ il mondo arabo, ma una sua deformazione becera e integralista”.
    Cosi’ Souad Sbai (Pdl) commenta il massacro dei copti in Egitto e le violenze che infiammano il mondo arabo. “Denunciammo fin dall’inizio l’inganno di queste rivoluzioni, ma l’opinione pubblica europea, nel suo indecente silenzio, ha fatto orecchie da mercante ed ecco, puntualissimi, il sangue, le torture, i massacri. Al Cairo – attacca Sbai – la Fratellanza non ha la capacita’ di governare una crisi drammatica e quindi distrae le masse prima con Israele e ora con i copti. Dalla Libia giungono testimonianze orribili: le carceri traboccano di civili torturati e uccisi dagli insorti e il massacro di Sirte sta dilaniando la citta’ fino alla morte. Spero che le organizzazioni umanitarie intervengano al piu’ presto. La Tunisia era il paese piu’ moderato ma sta diventando un covo di estremisti che attaccano scuole, tv e universita’ per imporre la loro egemonia.
    Questa e’, senza piu’ alcun dubbio, la primavera del terrore, – prosegue Sbai – in cui la Fratellanza ha allungato le sue spire su quasi tutto il mondo arabo e non accenna a fermarsi. Vogliamo chiarimenti immediati dall’Unione Europea sui massacri e sulle torture perpetrate sui civili libici da parte degli insorti; oggi l’unica salvezza da tutto questo disastro e’ riportare il dialogo solo e soltanto con le ali moderate e liberali delle societa’ arabe”.

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  2. Viene voglia, con le dovute riserve, di rimpiangere Mubarak e Saddam.
    Non vi sembra strano, visto che oggi la pace regna in Iraq e in Egitto. Splendido lavoro Barak. (in arabo Mubarak e Barak significano benedizioni, benedire ecc proprio azzeccato)
    Commento, quarta di copertina e certamente il libro eccellenti.

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