Giorgia Meloni è fascista?

Giorgia Meloni è fascista? Se perderemo le nostre libertà, non sarà per il fascismo: sarà per un altro fenomeno politico-culturale di cui nessuno si accorgerà perché tutti saranno impegnati a cercare il fascismo, a osservare il fascismo, a discutere il fascismo, a controllare che il fascismo non si ricostituisca. Questo accade perché la teoria sociologica non è penetrata nel dibattito pubblico in Italia e, pertanto, il pubblico italiano è privo delle categorie concettuali per decifrare le nuove forme di liberticidio che caratterizzano la società complessa nell’epoca del ritorno delle guerre. Aldo Cazzullo, Massimo Gramellini, Paolo Mieli e moltissimi altri, continuano a interpretare il mondo sulla base di libri, concetti, poesie e frasi fatte che risalgono agli anni Cinquanta. L’Italia non ha bisogno di nuovi giornalisti o nuovi conduttori televisivi. Ha bisogno della teoria sociologica. Il fascismo ha conquistato prima la società civile e poi le istituzioni politiche. La Prima Guerra Mondiale è stata fondamentale nella formazione dello spirito fascista poi divenuto movimento organizzato. È impossibile comprendere il fascismo senza avere prima compreso come la guerra e la vita di trincea abbiano cambiato gli Italiani attraverso la normalizzazione della violenza e dell’intolleranza. Allo stesso modo, la guerra in Ucraina e la guerra in Palestina stanno formando una nuova etica liberticida in Italia che ha conquistato il Foglio, il Corriere della Sera, la Repubblica, la Stampa, Zapping Radio Rai, il Giornale, Libero e tanti altri. La guerra, ancora una volta, forgia in Italia una nuova etica dell’intolleranza che ritrae il pensiero critico come il “nemico interno” dell’Italia. Un tempo erano i “socialisti”, oggi sono i “putiniani”. Se l’Italia perderà tutte le proprie libertà (molte le ha già perse), non le perderà dall’alto verso il basso, procedendo dal governo Meloni verso la società civile. Le perderà prevalentemente dal basso verso l’alto, procedendo dalla società civile verso il governo nazionale, con il contributo fondamentale dei quotidiani e delle trasmissioni radiofoniche che cercano il fascismo fuori di sé anziché dentro di sé. Nessuno vedrà il fascismo arrivare da lontano perché il fascismo è molto vicino. Nelle condizioni del tempo presente, non si tratta di avvistare; si tratta di vedere.
Alessandro Orsini
@orsiniufficiale

Lottate contro Mario Draghi

Mario Draghi, intervenendo alla conferenza europea sui diritti sociali a Bruxelles, ha detto che intende rilanciare la competitività dell’Unione Europea. Certo, alimentando una guerra con la Russia in Ucraina che ha mandato la Germania in recessione. Qualcuno può spiegarmi perché l’Italia si è rimbecillita al punto da proporre Mario Draghi come prossimo presidente della Commissione Europea? Mario Draghi, nel caso in cui non fosse chiaro, si è autocandidato alla presidenza della Commissione Europea con il suo discorso delirante, interpretato come un’autocandidatura persino dalla stampa pro-Draghi. Io non so più come dirlo: Mario Draghi è un grandissimo pericolo per la Repubblica Italiana e per il futuro dei nostri figli. Mario Draghi non ha nessuna autonomia; è un politico completamente telecomandato. È un uomo senza nessun contatto con le persone comuni che non pranzino a ostriche e caviale. È un uomo che ha contatti soltanto con la Casa Bianca. È un uomo che ignora completamente le aspirazioni e i bisogni degli Italiani, come dimostrano le sue politiche in Ucraina ai tempi in cui era presidente del Consiglio. Mario Draghi, posto in qualunque posizione di potere, implica un futuro profondamente schifoso per i nostri figli. Mario Draghi significa: 1) asservimento alla Casa Bianca e moltiplicazione delle guerre, come dimostrano le sue politiche verso l’Ucraina; 2) violazione sistematica del diritto internazionale, come dimostra il suo sostegno a Israele; 3) disprezzo dell’articolo 11 della nostra Costituzione, come dimostra il suo invio di armi in Ucraina per alimentare la guerra dall’esterno anziché spegnerla con la diplomazia come prescrive la nostra Costituzione; 4) disprezzo verso la cultura pacifista a fondamento della Costituzione Italiana; 5) insulti violenti contro il movimento pacifista, che è la struttura portante della società civile italiana, come dimostra la sua frase secondo cui l’Italia sarebbe piena di “pupazzi prezzolati” dal Cremlino quando, in realtà, l’Italia è piena di pupazzi prezzolati dalla Casa Bianca. Mario Draghi è semplicemente un leader politico vergognoso che ricopre l’Italia di vergogna senza uno straccio di voto nel nostro Paese. Ecco perché i suoi incarichi non passano mai attraverso libere elezioni. Draghi non viene mai eletto, viene sempre cooptato perché le persone comuni lo stimano come si può stimare una persona disprezzata. Lottate contro Mario Draghi, uomo di guerra, nemico dei nostri figli, nemico della Costituzione Italiana. Avanzi l’Italia, avanzi la pace, risorga il movimento pacifista.
Alessandro Orsini

Tre gradi di stupidità

Secondo un vecchio detto militare, esistono tre gradi di stupidità: 1) normalmente stupido; 2) esageratamente stupido; 3) Invadere la Russia.
Personalmente questo detto io lo aggiornerei con un 4° grado: partecipare (con false narrazioni e sostegni economico-militari) all’invasione della Russia.
Il mantra mediatico degli imbecilli filo atlantisti e russofobi, piegati ai desiderata statunitensi, recita “La Russia ha invaso/aggredito l’Ucraina”. Noi ben sappiamo che ad aggredire e tentare l’invasione della Russia è da tempo la NATO e, con ciò facendo, la NATO è incorsa nel terzo grado di stupidità.
Ad incorrere nel 4°, tra gli altri, in modo patetico e spesso comico, governanti e media di questa bistrattata Italia.
Finirà che la tentata aggressione alla Russia comporterà il recupero alla madre patria delle terre di sua storica e spirituale competenza: Crimea (fuori discussione) e, come minimo, il Donbass. Se poi gli stupidi del 3° e 4° grado vogliono insistere nella pratica della stupidità, è possibile che i famosi cavalli cosacchi del Don porteranno i loro cavalli ad abbeverarsi alle fontane di Kiev.
L’illustrazione rappresenta la cartina geografica che prima o poi comparirà negli atlanti… sempre se chi di pertinenza cessi di praticare la stupidità. Diversamente c’è il fondato rischio che una futura cartina geografica di quella parte del mondo non comprenda neppure una atlantista Ucraina occidentale.
Maurizio Murelli

Orgoglioso patriota ucraino si è lamentato che la Spagna sta ignorando il tentativo di assassinio a cui è scampato e chiede aiuto alla Russia

Un qualificato patriota ucraino e sostenitore del regime di Kiev nel suo conflitto con la Russia si lamenta che la polizia spagnola stia ignorando le sue affermazioni secondo cui è stato preso come bersaglio di una sparatoria da un’auto.

Anatoly Shariy ha avuto la sua quota di attenzione su YouTube come voce critica dei governi di Kiev nel corso degli ultimi dieci anni. In anni recenti, il principale bersaglio delle sue critiche riguardanti la leadership ucraina è cambiato da Poroshenko a Zelensky. Il punto principale dell’attività critica di Shariy è che il “cammino europeo” del regime di Kiev è una cosa pienamente logica ma la si dovrebbe fare “saggiamente”.
Shariy fondò un partito col suo nome nel 2019, e mentre gli mancò poco per entrare nel parlamento ucraino, vinse però svariati seggi a livello di consigli regionali. Il governo di Zelensky lo mise al bando agli inizi del 2022 ed a ottobre dello stesso anno respinse tutti i ricorsi.
Inoltre, Shariy ha fatto il tifo per le forze armate del regime di Kiev impiegate nel conflitto dal 2022, così come ha diffuso molte notizie false sulle forze armate russe.
Nonostante questo, il professionale patriota ucraino non ha avuto scrupoli a scrivere un pubblico appello chiedendo ai “servizi speciali russi” di aiutarlo dopo che ha constatato che per la Spagna lui è solo un mediocre burattino e nessuno lo aiuterà a gestire questi problemi.
Shariy sostiene che lui e sua moglie Olga lo scorso mercoledì mattina stavano guidando verso casa nei pressi di Roda de Bera vicino a Tarragona a sud-ovest di Barcellona, quando un uomo a volto coperto puntò un mitra verso la loro macchina.
“Hanno provato ad ammazzarci in pieno giorno, nel bel mezzo di una strada”, Olga ha riferito al quotidiano El Diario nella sera dello stesso giorno.
Secondo i resoconti, la famiglia Shariy ha affrontato minacce e vessazioni da quando patrioti concorrenti provenienti dall’Ucraina hanno scoperto dove risiedono. Lo scorso ottobre, qualcuno ha lanciato bombe molotov contro casa loro.
“Le informazioni che ho ricevuto ad oggi mi danno ragione di fare appello ai servizi speciali della Federazione Russa con la richiesta di un’indagine di alta qualità e di una adeguata pronta risposta alla situazione riguardante la preparazione del mio omicidio nel territorio del Regno di Spagna.

Ancora una volta, le informazioni che ho ricevuto mi consentono di rivolgermi ai servizi speciali della Federazione Russa per un aiuto in un’adeguata indagine”, Shariy ha scritto in una lettera aperta sul suo canale Telegram il 12 marzo.
Shariy ha sostenuto che avrebbe trasferito le stesse informazioni ai servizi speciali spagnoli.
Il 12 marzo ha scritto anche che Ivan Andreevich, una sorta di “rappresentante di un servizio speciale russo”, lo ha contattato sulla situazione e ora è nella fase di accordo.
Il comportamento di Shariy dimostra l’integrità e la coerenza della posizione politica di un ordinario qualificato patriota ucraino al suo meglio.

(Fonte)

L’Arte è politica

Tatiana Santi, insieme ad Andrea Lucidi, Stefano Orsi, Vincenzo Lorusso e Clara Statello, intervista Ciro Cerullo, in arte Jorit.

L’accordo bilaterale Italia-Ucraina

L’accordo bilaterale firmato da Lady Aspen Giorgia Meloni con l’Ucraina è umiliante ed agghiacciante. Esso è già in vigore e dura 10 anni, comodamente rinnovabili.
Il trattato, scritto non in italiano né in ucraino ma solo in inglese-americano, lascia intendere chi lo abbia realmente dettato:

1. L’Italia si impegna a rifornire l’Ucraina di mezzi militari moderni, di terra, di mare, di cielo e telematici.
2. Il nostro Paese si impegna a dare aiuti economici in base alle esigenze contingenti (quindi senza fondo). Ovviamente, per gli Italiani i soldi non ci sono mai.
3. Si prevedono esercitazioni congiunte in territorio ucraino, esponendo i militari italiani al fuoco dei Russi e il nostro Paese al conflitto aperto con la Russia.
4. L’Italia si impegna a scambiare informazioni di intelligence con Kiev.
5. L’Italia deve intervenire entro 24 ore in caso di nuovo attacco russo in Ucraina.

Lady Aspen, eseguendo ed obbedendo ai diktat USA, espone il nostro Paese a rischi incommensurabili. Questo trattato non rappresenta in nessun modo il pensiero e le idee degli Italiani che ritengono la Russia un Paese amico.
Il primo ministro, in una nazione davvero libera, darebbe le dimissioni seduta stante.
Gilberto Trombetta

[Modificato il 4/3/2024]

A dieci anni dall’inizio di Maidan

A dieci anni dall’inizio di Maidan, nell’Occidente dei palinsesti tv mainstream, c’è ancora chi sorride e scuote la testa quando qualcuno denuncia il colpo di Stato realizzato in Ucraina.
In questi salotti TV, dalle loro comode poltrone, gli opinionisti e giornalisti di turno continuano ad affermare la tesi dell’aggressore e dell’aggredito.
Abbiate il coraggio di parlare con Anna, nata e vissuta a Kharkov che vi spiegherà quali torture e quali discriminazioni politiche, linguistiche e religiose stanno subendo gli Ucraini che aspettano con ansia il crollo del governo di Kiev.
L’intervista che ho realizzato ad Anna non la vedrete mai sulle TV mainstream, vi chiedo pertanto di inoltrarla ovunque.
Vincenzo Lorusso

Solo un deficiente

Solo un deficiente (cioè, colui che è manchevole di supporto cognitivo e capacità di ragionamento) può negare che gli USA stanno incendiando il mondo.
Solo un deficiente non capisce che le basi militari americane in Siria, Iraq e altrove nel mondo sono gli avamposti di uno Stato coloniale imperialista e che le genti di quegli Stati hanno il dovere (e non il diritto) di cercare di liberarsene.
Solo un deficiente non capisce le ragioni per le quali gli oligarchi della UE difendono l’indifendibile Ucraina e la finanziano usando gli ucraini come carne da macello.
Solo un deficiente non capisce perché i Paesi baltici più la Germania paventano un’aggressione russa alla NATO entro 5-8 anni e suonano la diana di quella che spacciano come guerra difensiva.
Solo un deficiente non capisce che quando Zelensky annuncia un cambio di strategia nella guerra di aggressione per procura contro la Russia intende adottare lo stile israeliano in voga a Gaza, là dove si bombardano asili, ospedali, centro rifugiati e persino cimiteri. Infatti, ieri ha cominciato a bombardare le panetterie causando 20 morti di Ucraini russofoni in fila a comprare il pane. Per implementare questa nuova strategia, Zelensky vuole estromettere l’attuale capo di stato maggiore sostituendolo con il capo dei servizi segreti, l’artefice degli attentati terroristici in territorio russo, quindi anche in Crimea.
Solo un deficiente non comprende cosa ha in testa Netanyahu e come andrà a finire, al di là delle chiacchiere di mercato degli atlantisti.
Solo un deficiente non ammette che il modello di sviluppo demoliberale è una catastrofe che ha generato nel mondo milioni di diseredati, altrettanti milioni di popolazione della classe media resa schiava di un inalienabile processo consumistico che la rende succube e ricattabile, creando al contempo un clan di plurimiliardari che determinano ovunque le politiche degli Stati asserviti all’egemonia americana.
Solo un deficiente non capisce che l’equazione “democrazia occidentale” uguale a libertà è un ossimoro.
Solo un deficiente non capisce che siamo sotto il tallone di un totalitarismo politico, economico, culturale chiamato liberismo.
Solo un deficiente può pensare “accada quel che accada, tanto io me la cavo”…
Deficienti ne abbiamo? Sì, milioni di milioni e nessun deficiente se la caverà. Certo, anche chi deficiente non è rischia (e magari anche senza “rischia”) di non cavarsela, ma quantomeno si riserva la prerogativa di cadere in piena consapevolezza, da uomo libero e verticale avendo ben chiaro il volto del boia.
Maurizio Murelli

(Fonte)

27 gennaio, una giornata particolare


Ieri i TG hanno passato la notizia che a Mosca, presso la statua del milite ignoto, una ventina di donne hanno deposto un fiore e chiesto che Putin ritiri l’esercito dall’Ucraina. La notizia è stata “vestita” con abiti foschi e fatta passare come riprova di un grande dissenso nei confronti dell’autocrate del Cremlino.
Contemporaneamente, attraverso agenzie di stampa americana, i canali extra mainstream ci fanno sapere che in USA è scaduto l’ultimatum di Biden allo Stato del Texas con il quale viene intimata la rimozione del filo spinato al confine con il Mexico. La risposta del governatore Abott è stata: “Vieni tu a toglierlo…” affermando che il suo Stato è pronto a un conflitto con le forze federaliste e non si tirerà indietro. Oltre 25 governatori repubblicani e i loro Stati si impegnano a sostenere il diritto del Texas a difendere il proprio territorio a dispetto del governo federale e 10 di loro si impegnano ad inviare in Texas la propria guardia nazionale. In pratica viene dichiarata la disponibilità ad un conflitto armato nel caso Biden invii in Texas le truppe federali per imporre la risoluzione della Corte Suprema USA ispirata da Biden. Insomma, si potrebbe legittimamente pensare al prodomo di una guerra civile dentro i confini dell’Impero del Male. Qualcuno di voi ha visto rilanciare dai media italici questa notizia che a tutti gli effetti è una “notiziona”? No, passa quella di 20 contestatrici moscovite che tra l’altro più che contestare, invocavano un ritorno a casa dei loro uomini. Non sto neppure qui a raccontarvi su chi sta “manipolando” e strumentalizzando il sentimento di queste donne. Diamo il tutto per genuino. Resta il fatto dell’evidente diversità di peso tra quanto sta accadendo in Texas e quanto a Mosca, e resta in tutta evidenza la palese dimostrazione del servilismo mediatico.
Sempre ieri scoppia il caso dei 12 funzionari ONU che secondo Israele avrebbero preso parte attiva all’operazione del 7 ottobre condotta da Hamas. Senza alcuna verifica e vaglio dell’accusa, gli USA subito sospendono i contributi a sostegno dei profughi palestinesi subito imitati dal Canada e a poi da altri Stati del cortile imperiale USA. L’Italia, sfoderando la ruota del pavone, fa sapere che già li aveva già sospesi il 7 ottobre. L’orgoglio del “Italiani prima”. Chiunque abbia un minimo di buon senso, capisce bene che se anche fosse vero che 12 funzionari ONU palestinesi abbiano partecipato all’operazione del 7 ottobre, penalizzare e sabotare l’intera organizzazione ONU è vile e pretestuoso. Sarebbe come se beccati 12 carabinieri a partecipare ad un’operazione mafiosa venissero sospesi i fondi a favore dell’Arma. Ma tant’è.
Ahh, sì, poi c’è anche la “Giornata della Memoria”, talmente sacra da poter interdire qualsiasi altra manifestazione non a tono (e non quindi per motivi di ordine pubblico) manifestazioni che magari si potrebbero svolgere anche a Natale o Pasqua ma non il 27 gennaio. Giornata impegnata da politici, imbonitori e sedicenti storici a strologare su antisemitismo, antisionismo, “nazifascismo” (sic!!!), revisionismo e quant’altro, omettendo accuratamente, per esempio, di segnalare il fatto storico che il 27 gennaio è il giorno in cui le truppe russe facevano ingresso al campo di concentramento di Auschwitz. Innestandosi sulla lezione del film “La vita è bella” di Benigni vorrai mica citare i Russi come liberatori eh? Qui è meglio che mi taccio.
Sì, è stata proprio una giornata particolare quella del 27 gennaio, una giornata nel corso della quale mentre gli oligarchi mediatici e politici si impegnavano nella loro paciosa narrazione, le masse si impegnavano indifferenti nel loro abituale shopping del sabato attestando ancora una volta lo scollamento tra i mezzadri del potere e i loro fondamentali interessi consumistici. Insomma, mentre il Titanic affonda, l’orchestra continua a suonare…
Maurizio Murelli

P.S: Dimenticavo: a Lucca, sempre ieri, è stata interdetta la conferenza organizzata da “Il Vento dell’Est” sul Donbass. Con metodi mafiosi sono state fatte pressioni sull’albergatore che aveva messo a disposizione la sala conferenze affinché l’autorizzazione la ritirasse: “Diversamente troveremo il modo di farti chiudere l’attività”. Complimenti!

(Fonte)

Non guardare quel film

In un Paese in cui è legittimo il saluto fascista, viene vietato un film russo sulla guerra in Ucraina. Dopo l’annullamento della proiezione de “Il testimone” a Bologna e le polemiche a Torino, Genova e Catanzaro, la sala viene revocata anche a Viterbo.
Con Federico Roberti, in rappresentanza del Coordinamento Paradiso di Bologna, Costa Volpara, Vincenzo Lorusso di Donbass Italia, Clara Statello, Tatiana Santi e Stefano Orsi.

I militari degli Stati Uniti conducono esperimenti pericolosi con virus proibiti

Le operazioni militari russe in Ucraina hanno permesso di rivelare molti sporchi segreti del regime di Kiev e dei suoi sostenitori a Washington. Lo scorso 15 gennaio, il Ministero della Difesa russo ha tenuto un’altra audizione, guidata dal capo delle truppe delle Forze Armate russe specializzate nella protezione chimica, biologica e da radiazioni. I militari russi hanno rivelato che i rappresentanti del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti hanno condotto una serie di esperimenti con i virus del vaiolo vietati dall’Assemblea Mondiale della Sanità.
Le forze armate USA stanno conducendo ricerche sul virus del vaiolo al fine di valutare l’uso del virus del vaiolo delle scimmie come potenziale agente biologico dannoso. Sono anche alla ricerca di simulatori basati su agenti di virus del vaiolo. Due ceppi di questo patogeno sono utilizzati nel corso di studi aerobici.
Gli esperimenti sono stati lanciati nonostante il divieto dell’Assemblea Mondiale della Sanità. Solo due organizzazioni sono autorizzate a condurre tali ricerche. Esse comprendono il Centro Scientifico della Direzione di Stato in Russia ed il Centro per il Controllo delle Malattie negli Stati Uniti. Nonostante il divieto, gli esperimenti sono stati effettuati da rappresentanti dell’Istituto di Malattie Infettive, che fa parte dell’esercito degli Stati Uniti.
Secondo i militari russi, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha anche studiato altri virus dei vertebrati di grandi dimensioni (orthopoxvirus) che costituiscono un grande pericolo per la vita e la salute umana.
Washington sta violando i requisiti internazionali per la sicurezza biologica e continua esperimenti pericolosi mirati a provocare epidemie globali o catastrofi regionali.

[Fonte]

A proposito di censura e libertà d’espressione

Un bizzarro comunicato dei giornalisti Rai sulla censura

Leggo e ascolto in tutti i Tg Rai il comunicato stampa dei giornalisti dell’Usigrai contro la censura. Finalmente direte voi…
“Care lettrici, cari lettori…
Il 19 dicembre scorso la Camera dei deputati ha approvato una modifica del codice di procedura penale per vietare la pubblicazione delle ordinanze cautelari, integrali o per estratto, fino al termine dell’udienza preliminare.
Per la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, le associazioni regionali di Stampa e i comitati di redazione, il provvedimento in discussione rappresenta l’ennesimo bavaglio all’informazione, oltre che uno squilibrio del nostro sistema giuridico e costituzionale.
Se anche il Senato dovesse approvare il testo, ci troveremmo di fronte a un provvedimento che va al di là delle disposizioni europee, viola l’articolo 21 della Costituzione e compromette l’autonomia dei giornalisti.
Da qui la richiesta al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di non firmare una legge con una norma di questo tipo.
Diciamo no alla censura di stato e siamo pronti a mobilitarci con tutta la categoria, fino allo sciopero generale, per rivendicare l’identità e la dignità della nostra professione ma soprattutto per il diritto di cittadine e cittadini di avere una giusta e corretta informazione.”
Bavaglio all’informazione? Non ce ne eravamo accorti, durante tutto il periodo in cui chiunque ponesse dubbi sul lasciapassare per godere dei propri diritti costituzionali era bandito e denigrato dalla Rai….
E non ce ne siamo accorti, quando l’informazione sulla crisi ucraina imponeva e impone ancora il mantra “c’è un aggressore e un aggredito”.
Quando, dalla Rai, è stata bandita qualsiasi analisi storica, è stato censurato qualsiasi tentativo di pensiero critico, laddove lo Storico Barbero, il classicista Canfora, il Professore Orsini, tra gli altri, sono stati trattati come paria, come folli putiniani, se osavano avvisare che non è inviando armi che si agevola la Pace…
E non ce ne siamo accorti neppure adesso, quando tutti i TG Rai aprono soffermandosi solo sulle condizioni degli ostaggi israeliani senza mai, dico mai, informare sul genocidio del popolo palestinese, senza mai condannare lo sterminio di donne e bambini (in questo momento viene ucciso un bambino palestinese al minuto).
Quanto tempo ha dedicato la Rai alla denuncia del Sudafrica contro il genocidio perpetrato da Israele alla Corte Internazionale di Giustizia?
E quanti servizi, invece, ha imbastito sul mandato di arresto del tribunale dell’Aja contro Putin?
Potrei andare avanti all’infinito, ma ogni lettore può riportare esempi e statistiche.
“Diciamo no alla censura di stato e siamo pronti a mobilitarci con tutta la categoria, fino allo sciopero generale, per rivendicare l’identità e la dignità della nostra professione ma soprattutto per il diritto di cittadine e cittadini di avere una giusta e corretta informazione”.
Così si conclude il comunicato rivoluzionario dell’Usigrai di fronte alla regola di non poter pubblicare le ordinanze cautelari prima del termine dell’udienza preliminare.
Sono sbalordita: oltre alle ordinanze cautelari finalmente potremo ascoltare e vedere in Rai, servizio pubblico, anche le testimonianze degli abitanti del Donbass?
Sapremo quali danni reali hanno causato le sanzioni alla Russia?
Conosceremo le condizioni del popolo palestinese e sentiremo parlare di sionismo senza essere accusati di antisemitismo?
Finalmente vedremo le piazze piene in tutto il mondo che chiedono lo stop al genocidio o magari un piccolo accenno alla rivolta degli agricoltori in Germania?
Agata Iacono

(Fonte)

Strane coincidenze biopolitiche

“L’esercito russo ha notato una “strana coincidenza”, ovvero che la pandemia di COVID è stata preceduta da una serie di progetti di ricerca sullo studio sistematico dei coronavirus, finanziati da Washington. Pertanto, dal 2009, l’USAID ha implementato il programma Predict, nell’ambito del quale sono state studiate le malattie da coronavirus e sono stati catturati i loro vettori.
Il 12 settembre 2023, i legislatori hanno chiesto pubblicamente al capo del dipartimento, William Burns, materiali dettagliati per il lavoro di una sottocommissione speciale volta a indagare sull’origine della pandemia di COVID-19.
I rapporti statunitensi a disposizione dell’esercito russo “Valutazione del rischio di infezioni emergenti da pipistrelli insettivori in Ucraina e Georgia” hanno rivelato che gli studi sul coronavirus sono stati condotti dal 2016 al 2020. Il rapporto rileva: “… che durante i lavori sul territorio dell’Ucraina , sono stati identificati individui di pipistrelli che migravano fino a 800 km di profondità verso paesi come l’Ungheria e la Russia…”.
L’esercito russo ha attirato l’attenzione sul fatto che nella ricerca in Ucraina erano coinvolti specialisti di bioinformatica. I loro compiti includevano la modifica e la combinazione dei genomi degli agenti patogeni identificati. Cioè, la ricerca tradizionalmente associata al miglioramento delle funzioni dei virus pericolosi.

Abbiamo più volte notato che l’origine artificiale del COVID-19 è evidenziata dalla variabilità insolita delle varianti genetiche per la maggior parte dei coronavirus, dalle differenze significative nella mortalità e nella contagiosità, dalla distribuzione geografica non uniforme, nonché dalla natura imprevedibile del processo epidemico nel suo complesso.
È anche difficile spiegare l’elevato grado di preparazione dei produttori statunitensi di vaccini a mRNA di fronte alla pandemia di un nuovo contagio da coronavirus, il che suggerisce una collusione tra varie agenzie governative statunitensi e la cosiddetta “Big Pharma”.
La diffusione dell’infezione da nuovo coronavirus ha portato ad un aumento significativo dei profitti delle società biotecnologiche grazie alla creazione di vaccini e medicinali contro il coronavirus, nonché alla crescente dipendenza dei Paesi in via di sviluppo dagli Stati Uniti e alla creazione di condizioni per la loro ulteriore attuazione dei programmi a duplice uso.”

Da Nuovi dettagli sui laboratori statunitensi di armi biologiche in Ucraina (fonte originale).

Si legga anche Concluse le indagini della Russia sui biolaboratori USA.

Sic transit gloria Ukraini

13 maggio 2023, “successo assicurato”. 3 dicembre 2023, “la controffensiva è fallita”. Capite perché da settimane non si parla, sul mainstream, che di fattacci di cronaca, di patriarchi e di patriarcato? Devono tentare di coprire l’enorme fallimento, la disfatta, della NATO in Ucraina. Devono cercare di depistare l’opinione pubblica affinché non si accorga del fatto che, dopo questa disfatta militare occidentale sul fronte ucraino, il mondo sarà irreversibilmente multipolare e la NATO non costituirà più una forza deterrente per stabilizzare l’egemonia globale residua angloamericana.
Paolo Borgognone

Lo “schema Seberg”

Per capire come funziona il mondo dell’informazione nell’“Occidente libero degli amanti della democrazia” utilizzerò lo “schema Seberg”. Jean Seberg era un’attrice nordamericana, musa di diversi registri francesi della cosiddetta “Nouvelle Vague”, da Godard (con il quale girò “À bout de souffle”, vero e proprio manifesto del movimento) a Chabrol. La Seberg aveva un “difetto”, simpatizzava per il Black Panthers Party al quale faceva puntualmente generose donazioni. Ora, in questo contesto non ci interessa discutere le idee politiche della Seberg, se queste fossero valide o meno. Ciò che importa è tenere a mente che questa sua simpatia politica non era affatto gradita all’FBI che su di lei scatenò una vera e propria campagna “mediatica” volta a screditarla sia come personalità pubblica che come attrice. La strategia dell’FBI, nello specifico, si fondava sull’imporre ai giornali scandalistici dell’epoca di pubblicare articoli, scritti sotto dettatura degli agenti di Edgar J. Hoover, concernenti aspetti privati della vita dell’attrice che potessero mettere la stessa in cattiva luce di fronte all’opinione pubblica. Poco importa che quanto venisse scritto fosse vero o meno, tanto, anche se l’attrice avesse sporto denuncia, la verità sarebbe venuta a galla solo quando non sarebbe importato più niente a nessuno.
Adesso, proviamo ad applicare tale schema alle relazioni internazionali tenendo bene a mente anche quanto dichiarò il giornalista tedesco Udo Ulfkotte (anche’egli oggetto di campagne denigratorie piuttosto gravi): ovvero, che i principali mezzi di informazione occidentali (storicamente) pubblicano materiale che viene loro servito da agenzie legate alla CIA o da uomini addestrati dalla stessa (si pensi, in questo caso, alle rivelazioni di Wikileaks sul ruolo della Stratfor Enterprise). Si prenda ad esempio il motivo scatenante dell’aggressione alla Serbia (ex Jugoslavia) nel 1999: il presunto massacro di Račak, quando i miliziani kosovari dell’UCK raccolsero alcuni loro compagni caduti in battaglia per poi vestirli con abiti civili e spararli alla testa onde dare l’idea della fossa comune e di una pulizia etnica portata avanti dalle forze serbe. Si prenda, inoltre, ad esempio il motivo scatenante dell’attacco all’Iraq nel 2003: la sceneggiata di Colin Powell alle Nazioni Unite con lo sventolio in diretta mondiale della fialetta contenente le prove della costruzione di armi chimiche da parte di Saddam. E si prenda ancora ad esempio il motivo che scatenò l’aggressione NATO alla Libia: nessuno, eccetto una violenta campagna nei mezzi di informazione occidentali che parlavano apertamente di migliaia di morti, fosse comuni e di genocidio del popolo libico da parte del “regime di Gheddafi”. Le prove di suddetto genocidio, ovviamente, non vennero mai mostrate per il semplice motivo che non esistevano. Ed anche Human Rights Watch fu costretta ad ammettere che le rivolte dei primi mesi del 2011 portarono alle morte di 373 persone (tra l’altro, in larga parte membri delle forze di sicurezza libiche). Senza considerare che la risoluzione ONU 1973/2011 prevedeva la creazione di una “zona di interdizione al volo” e “misure per proteggere i civili”. Non prevedeva affatto l’inizio di un vero e proprio conflitto contro la Libia (come venne interpretata molto fantasiosamente da Francia, Regno Unito e USA). Dunque, non importa che quanto viene detto sia vero o meno. La cosa importante è la reazione che scatena nel pubblico. In altri termini, la verità è sostituita dalla “sentimentalità”, o dalla sua teatralizzazione. Oggi, non esiste alcuna prova che i miliziani di Hamas abbiano decapitato 40 bambini (così come non c’era alcuna prova che i soldati russi si fossero macchiati di crimini nella cittadina ucraina di Bucha, altra questione passata in cavalleria che nessuno ricorda più). Eppure, i mezzi di informazione continuano a propinare tale notizia come “verità inattaccabile” per preparare l’opinione pubblica ad un nuovo massacro o per la guerra a oltranza.
Daniele Perra

[Fonte – collegamenti inseriti a cura della redazione]

Un po’ di cosine poco simpatiche

Sapete che c’è? C’è che ora dico un po’ di cosine poco simpatiche. Mi dispiace se ci sarà qualcuno che si sentirà toccato, ma questo è quanto sto riscontrando in questi ultimi giorni.
La prima è che c’è tanta, ma tanta, ignoranza in Italia, e nello specifico nell’area del dissenso… Gente che non sa nemmeno in quale parte del mondo si trovi la Palestina che si permette di pontificare contro un popolo oppresso sotto assedio che subisce pulizia etnica, apartheid, torture, espropri da 80 anni.
La seconda è che ancora troppa gente pensa di essersi “risvegliata” solo perché negli ultimi 3 anni ha intuito che ci fosse qualcosa che non andava sulla gestione delle nostre vite, poi, per quanto riguarda quello che succede nemmeno troppo lontano da noi (l’altra sponda del Mediterraneo), si trova a sostenere lo stesso potere che è stato combattuto qui, a casa nostra, cos’è… dissonanza cognitiva?
Gente che non ha mai approfondito alcunché, si trova a parlare di Islam come se fosse satanismo, consapevole o no, che è esattamente ciò che l’Occidente imperial-sionista vuole, e si trova a criminalizzare un intero gruppo religioso perché il potere, lo stesso che gli voleva infilare a forza un ago nella pelle con una sostanza tossica e sperimentale, impone questa narrazione, la stessa gente che non conosce nemmeno la differenza tra la parola “arabo” e la parola “musulmano” e li confonde bellamente utilizzando uno come sostituto dell’altro, ignorando che gli Arabi possono essere musulmani, ebrei, atei, cristiani etc e che i musulmani non sono necessariamente arabi.
Gente che ha avversato il “potere” contro il green pass e ora si trova a fiancheggiarlo nella lotta combattuta dall’alto verso il basso, perché il potere stesso negli anni ha fatto in lavaggio del cervello in questo senso: il tuo nemico è quello che decidiamo noi per te, è chi sta peggio di te, che è diverso da te e in qualche modo ti fa paura. Gente che ha paragonato Hamas agli Azov, così, a caso, dimostrando di non conoscere un beneamato fico secco della storia. Canali e personaggi della contro – informazione che hanno preso ad abbeverarsi da fonti tipo New York Times, Corriere, BBC, etc, anche questo in palese dissonanza cognitiva. Questa cosa è avvilente.
Qui non bastano le notizie, bisognerebbe creare delle scuole e iniziare dalle basi, facendo i disegnini…
Ma se proprio costa fatica dover studiare e capire per poter leggere gli eventi che si susseguono ad una velocità impressionante, c’è un altro modo, una cartina al tornasole, ed è come tratta una notizia la stampa occidentale/italiana: dal momento in cui hanno sparato a zero in questi 4 anni contro chi divergeva dal pensiero dominante (dalla farsa pandemica, passando dalla guerra della NATO contro il Donbass per arrivare al cambiamento climatico)… come fate ancora a credere alle cazzate che dicono?
Ma le bastonate prese non sono bastate?
Ma quando pensate sia il caso di risvegliarsi anche da questo torpore?
Francesca Quibla

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La dittatura dei numeri, trenta mesi dopo

Andrei Martyanov, probabilmente uno dei migliori analisti geopolitici in circolazione, nella primavera del 2021 scrisse il seguente articolo, per la cui lettura integrale rimandiamo al collegamento segnalato in fondo.
A trenta mesi di distanza e con l’operazione militare speciale russa in Ucraina ancora in corso, l’autore ci invita a riconsiderarne i contenuti paragonandoli alla realtà attuale.

“Considerando il livello culturale estremamente basso dell’Occidente nel campo della geopolitica pratica e della sua ramificazione pseudo-scientifica, la geoeconomia, che, negli ultimi 30 anni, non è riuscita a fornire nemmeno la più vaga descrizione del mondo emergente, non ha più importanza se gli Stati Uniti “controllano,” o no, l’Europa. Le ragioni del totale fallimento di quelle previsioni “accademiche” e delle politiche che ne derivano sono numerose, ma alcune di esse meritano di essere sottolineate.
1. L’Europa non è più un partner commerciale cruciale per la Russia e, negli ultimi anni, il commercio bilaterale è crollato. La tendenza continuerà e non è solo dovuta alla pressione dell’America sull’UE, ma è il risultato del costante cambiamento della Russia, sia del suo modello economico che del suo riorientamento verso l’Asia, che ora è in gran parte completato. La Russia, semplicemente, non ha più bisogno di molti i quei beni che comprava dall’UE. La politica di sostituzione delle importazioni ha avuto abbastanza successo e la Russia si sta isolando economicamente dall’Occidente.
2. Il tanto discusso gasdotto Nord Stream 2 non è più un progetto economico cruciale per la Russia. Se il progetto venisse sabotato dagli Stati Uniti e dai suoi cagnolini europei, come la Polonia, la Russia sarebbe in grado di assorbire le perdite, ma per la Germania, e l’UE in generale, questo sabotaggio si tradurrebbe in una catastrofe, a causa delle politiche energetiche suicide dei Verdi europei, politiche che rendono i costi dei prodotti europei estremamente energia-dipendenti. In realtà, i tentativi dell’America di sabotare il Nord Stream 2 sono diretti principalmente contro l’UE in generale, e la Germania in particolare, non contro la Russia in sé.
3. Gli Stati Uniti hanno perso la corsa agli armamenti. Il processo di acquisizione dei sistemi d’arma e la dottrina militare americana non possono più essere visti come un processo normale, cioè logico e giustificato. Pur essendo ancora in grado di produrre alcune piattaforme e sistemi di facilitazione d’avanguardia, come elaborazione dei segnali, reti di computer, comunicazioni e sistemi da ricognizione, in termini di armi vere e proprie gli Stati Uniti sono indietro rispetto alla Russia non di anni ma di generazioni. Come ammesso dal recente rapporto del Congressional Budget Office sulla difesa missilistica, uscito nel febbraio 2021, gli Stati Uniti sono indifesi contro le salve combinate dei nuovi missili da crociera della Russia e non c’è nulla che possa fermarli. Nulla. I sistemi di difesa aerea degli Stati Uniti rimangono drammaticamente indietro rispetto a quelli russi e il divario cresce, mentre l’S-500 russo inizia ad essere prodotto in serie e l’ultimo modello di S-350 è già in distribuzione alle unità di prima linea.
4. Gli Stati Uniti, semplicemente, non sono in grado di sviluppare un moderno missile supersonico anti-nave e la Marina statunitense è costretta, incomprensibilmente, a comprare il Kongsberg Naval Strike Missile norvegese, un insoddisfacente missile subsonico che non può competere con le moderne armi d’attacco supersoniche e ipersoniche schierate dalla Russia e che non sopravviverebbe contro una moderna difesa aerea e in presenza di contromisure elettroniche.
5. Infine, il livello intellettuale e di consapevolezza delle moderne élite americane è in un precipitoso declino, che, nel 2020, ha portato all’inevitabile e imbarazzante risultato delle ultime elezioni americane, in particolare allo scandaloso dibattito tra due candidati geriatrici che ha trasformato gli Stati Uniti in uno squallido show televisivo da avanspettacolo. La conseguente perdita di legittimità e l’ennesima riconferma dell’America come entità incapace di accordi, non potrebbero fare di più per rafforzare la già compromessa reputazione dell’America di bullo prepotente con a capo una classe dirigente incolta e ignorante.

Gli Stati Uniti già non riescono a soddisfare una serie di criteri indispensabili per lo status di superpotenza, tra i quali quello militare è cruciale. Se, nel 2014, alcuni “strateghi” militari americani avevano ancora l’idea suicida di combattere la Russia in Ucraina con armi convenzionali, oggi, nel 2021, tale idea è assolutamente folle, perché gli Stati Uniti non possono vincere una guerra convenzionale nelle vicinanze della Russia e qualsiasi forza statunitense sarebbe annientata. Questo lascia agli Stati Uniti solo due opzioni:
1. Dando retta alla loro stessa propaganda, potrebbero cercare di scatenare il caos in Ucraina, provocare la Russia in un’operazione militare diretta e poi introdurre truppe USA e NATO nel teatro delle operazioni. Qualsiasi piano del genere è destinato a fallire miseramente, perché non solo una tale forza sarebbe annientata, ma le nazioni NATO partecipanti dovrebbero prendere in considerazione la possibilità che le loro stesse installazioni militari siano distrutte da armi da stand-off. Questo solleva la possibilità di un’escalation da parte degli Stati Uniti verso la soglia nucleare, il che significa che gli Stati Uniti potrebbero cessare di esistere come Paese. Questo è un esito non certo desiderabile e la maggior parte dei politici statunitensi ( a parte alcuni gravi casi di disturbi psichiatrici da russofobia, numerosi nell’attuale amministrazione e nelle élite americane) capisce cosa significhi. Quindi, anche se non del tutto impossibile, la probabilità che un tale piano venga attuato è piuttosto bassa. Per non parlare del fatto che, per gli Stati Uniti, un conflitto convenzionale alle porte della Russia richiederebbe un concentramento di forze e di mezzi da far impallidire quello della Prima Guerra del Golfo, e lì gli Stati Uniti avevano impiegato quasi 6 mesi per completarlo.
2. Quindi, ciò che realisticamente rimane è spingere l’Ucraina in una campagna suicida contro una Russia già designata come aggressore prima ancora che vengano sparati i primi colpi. Quello che gli Stati Uniti non capiscono è che questo slega le mani alla Russia che ha già una schiacciante dominanza di escalation non solo sull’Ucraina, ma su qualsiasi altra cosa potrebbe essere tentata in termini di “sostegno” all’irrazionale regime di Kiev. La Russia ha molte opzioni, gli Stati Uniti ne hanno solo una: hanno bisogno della guerra nel Donbass, che, secondo il pensiero di Washington, permetterà di spingere gli Europei alla sottomissione, cosa che, a sua volta, dovrebbe consentire agli Stati Uniti di salvare il proprio status egemonico. Non sarà così, nemmeno se l’Europa fosse costretta alla sottomissione.
Gli Stati Uniti hanno oggi un’unica risorsa, sempre più inefficace, che permette loro di rimanere rilevanti: la realtà virtuale della stampa monetaria e della propaganda mediatica. Però non si possono nascondere per molto tempo le città decrepite dell’America, le rivolte di massa, la distruzione del sistema educativo, l’incompetenza dei vertici politici e militari, le pratiche sociali suicide e il crollo dell’ordine pubblico, aggravato dalle enormi file ai banchi alimentari. Ora sono sotto gli occhi di tutti e persino la sottomissione dell’Europa e, presumibilmente, l’apertura dei mercati europei a quei pochi articoli che gli Stati Uniti possono ancora fornire ai loro clienti, non cambierebbe il fatto che gli Stati Uniti, come sono oggi, non hanno futuro, con o senza Europa, e che devono ancora confrontarsi con l’immensa capacità produttiva della Cina e con l’avanzata potenza militare della Russia che spingono all’unificazione del mercato eurasiatico, e questo indipendentemente dal fatto che gli Stati Uniti scatenino, o meno, la guerra in Ucraina. Anche senza l’UE, il mercato eurasiatico renderà insignificante qualsiasi cosa gli Stati Uniti potrebbero “recuperare” per evitare la retrocessione in serie B.
Gli USA non sono in grado fermare un processo in corso da anni, da quando la Russia, dopo il sanguinoso colpo di Stato in Ucraina, aveva capito che non c’era nessuno con cui parlare in tutto un Occidente che, oltre a perdere la sua potenza militare ed economica, aveva iniziato a disintegrarsi dall’interno a causa della sua stessa società, sempre più totalitaria e incapace di affrontare il fatto che viviamo ancora in un mondo altamente industrializzato che ha bisogno di energia, impianti industriali e armi per difenderli. Cina e Russia sembra che tutto questo lo abbiano già capito e perciò il destino degli Stati Uniti è segnato. Bill Clinton, nel 2000, poteva anche aver pensato di aver “tracciato la nuova rotta per una nuova economia,” peccato però che per lui, e per gli Stati Uniti, la “nuova economia” si sia rivelata essere una vecchia economia. Pensava forse che jeans, smartphone e motori a razzo crescessero sugli alberi?”

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Ucramina

Caro Ministro Antonio Tajani, noto che ha pubblicato le foto del premio ricevuto da Zelensky per avere dato il suo contributo alla distruzione dell’Ucraina. Siccome la controffensiva ucraina – invocata, armata e finanziata anche da lei – è un fallimento spaventoso, volevo chiederle, gentilmente e rispettosamente, quando pensa di dare questo annuncio ufficiale agli italiani.
Caro Tajani, in quale data il ministro degli Esteri italiano annuncerà che la controffensiva ucraina è stata il più grande fallimento della storia universale con decine di migliaia di giovanissimi ucraini morti per non conquistare niente mentre la Russia diventa sempre più ricca grazie al petrolio ed equipaggiata con armi sofisticatissime che sopravanzano persino quelle della NATO, e l’Unione Europea in recessione?
Caro Tajani, mi auguro di non averla disturbata troppo. Ma sono certo che avrà la sensibilità di capire che, a causa della guerra che lei sta alimentando senza fare niente per la pace, l’Ucraina è diventata un cimitero a cielo aperto e che l’Italia ha un piede nella fossa.
So che lei non è avvezzo a ricevere queste domande perché il sistema dell’informazione sulla politica internazionale in Italia è corrotto fino al midollo, ma capirà che, nelle democrazie liberali, le domande che il giornalismo mainstream sarebbe tenuto a fare sono proprio queste.
Grato dell’attenzione, le giunga la bella notizia che Mario Draghi l’ha candidata al premio finale per la distruzione totale dell’Ucraina. Il premio si chiama: “Ucramina” ed è stato progettato per ricordare tutti i bambini ucraini e russi uccisi anche grazie all’ottavo invio di armi da lei orgogliosamente sbandierato in queste ore.
Bravo, Tajani, continui così.
Alessandro Orsini

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Intervista a Zakhar Prilepin

Lo scrittore russo Zakhar Prilepin, che è stato recentemente promosso al grado di tenente colonnello, è in cura da tre mesi dopo essere sopravvissuto ad un tentativo di assassinio lo scorso 6 maggio. All’inizio di agosto Prilepin ha confermato di aver accettato l’offerta di dirigere un reggimento speciale della Rosgvardiya (Guardia Federale russa).
Questo reggimento sarà armato con la propria artiglieria e proprie attrezzature pesanti, compresi i carri armati, per compiti di combattimento in prima linea nell’area del distretto federale nord-orientale. Il quotidiano russo MK ha pubblicato la seguente intervista a Zakhar Prilepin.

Zakhar Prilepin – Il nuovo grado militare è sia un onore che una grande responsabilità. L’enorme svolta che la storia russa sta prendendo pone sfide difficili, e noi le accettiamo.

MK – Quale grado militare sogni di raggiungere nella Guardia Federale russa?
Z. P. – Siamo seri: non stiamo sognando i gradi militari, ovviamente. Ci hanno dato il compito di creare un battaglione: lo abbiamo realizzato. Ci hanno dato il compito di assumere il comando di un reggimento: ce l’abbiamo fatta. Ma l’unica cosa che attrae e tormenta i miei compagni è finire quello che abbiamo iniziato. Ci sono stati troppi funerali di amici e compagni dal 2014. Come Vokha, il comandante di Sparta, una volta mi disse: “Mi interessa solo come guarderò negli occhi di Arsene “Motorola” e Bata – Zakharchenko”. Proprio così.

MK – Il Presidente ha detto che l’attrezzatura Wagner non sarebbe stata trasferita a nessuno… Allo stesso tempo, circolano voci che alcune delle attrezzature siano state trasferite alle forze statali di sicurezza. Cosa hai sentito dire al riguardo?
Z. P. – Non ho bisogno di commentare ciò che ha detto il Presidente. Abbiamo buoni rapporti di lavoro con Wagner. Tra gli ufficiali del reggimento Oplot [n.d.c.: Prilepin è il vice comandante del reggimento] ci sono ufficiali Wagner. Sono sicuro che hanno e avranno tutto ciò di cui Wagner ha bisogno per i loro compiti. Otterremo tutto ciò di cui abbiamo bisogno.

MK – Come sta andando la tua riabilitazione?
Z. P. – Grazie agli eccellenti medici e a tutti coloro che hanno pregato per la mia salute, i miei progressi sono un mese o due più veloci del previsto. I medici stessi sono stupiti dal tasso senza precedenti di guarigione di ferite e fratture.

MK – Cosa fare per gli attacchi dei droni anfibi ed aerei?
Z. P. – Sopraffare il nemico e rompere la loro volontà. Andare al loro quartier generale e ribaltare la situazione. Fino ad allora, nulla li scoraggerà. Coloro che sono stati coinvolti in questo conflitto dal 2014 lo sanno.

MK – Come sta andando il supporto alle operazioni militari, secondo te?
Z. P. – Il Paese si sta ricostruendo e ricreando in modo diverso. L’esercito si sta ricostruendo e sta imparando a ritmo serrato. Il fronte interno sta cercando e trovando nuove capacità precedentemente sconosciute.
Questo è un duro lavoro ed è in corso. In ogni caso, la nostra capacità è già cinque volte superiore a un anno, due, tre anni fa. Per qualsiasi, Dio non voglia, conflitto su scala globale, abbiamo aumentato la nostra preparazione di molte volte. Il mondo ha assistito non solo ad una serie di nostri fallimenti, ma anche ai nostri passi da gigante: sia a livello tecnico militare che a livello qualitativo del soldato russo.
Come altre volte – il soldato russo è addestrato in movimento e combatte con eccezionale coraggio e determinazione. Abbiamo addestrato e continuiamo ad addestrare decine di migliaia di professionisti militari.
E già si parla della resistenza dell’economia. Qualcosa suggerisce che anche qui la Russia ha rivelato le sue qualità inaspettate e le sue risorse nascoste.
Se gli aiuti senza precedenti dell’Occidente all’Ucraina fossero dimezzati, Kiev cadrebbe entro 24 ore. Lo sanno tutti.
L’Ucraina è tenuta in vita artificialmente. Se l’Occidente l’abbandona, è la fine dei giochi.

(La traduzione e i collegamenti telematici inseriti sono a cura della redazione)

Perfetti conosciuti


La famosa controffensiva ucraina di primavera, annunciata in autunno-inverno e partita in estate, si sta rivelando un disastro. E aggiungiamo “purtroppo”, perché significa altri morti, feriti, profughi e distruzioni. Ma la notizia – confermata financo da Kiev e dalla stampa atlantista – può stupire solo chi confonde l’informazione con la propaganda. Non noi del Fatto, che abbiamo la fortuna di ospitare analisti indipendenti e informati e fin dall’inizio abbiamo scritto come sarebbe finita: malissimo. Infatti ora il rischio è che il flop ucraino inneschi una controffensiva russa, come da avvisaglie a Kharkiv, Kupyansk e Odessa. Diversamente da chi ha passato 17 mesi a infilarci in liste di putiniani e un mese fa ci iscriveva fra gli sconfitti del golpe-operetta di Prigozhin (che poi ha deluso il fan club), noi non combattiamo guerre a mezzo stampa e non chiediamo a Tizio o Caio di scusarsi per ciò che ha scritto. Ma gli “esperti” che dal 24 febbraio 2022 non ne azzeccano una puntando il dito su chi le azzecca tutte dovrebbero almeno dare una controllatina alle loro fonti, per limitare le balle e il ridicolo. Magari domani le loro previsioni si avvereranno tutte insieme. Ma al momento Putin non è caduto, l’economia russa non è in default, le sue fabbriche producono più di prima (più missili degli USA), le sanzioni danneggiano più i sanzionatori che il sanzionato, l’isolamento di Mosca non esiste (ora, oltre a Pechino, c’è pure Riad), il FMI raddoppia la stima sul suo PIL mentre quello europeo ristagna, gli auto-bombardamenti russi ai gasdotti, alla centrale di Zaporizhzhia e al ponte di Crimea erano bufale, l’armata russa continua a ricevere truppe, armi e munizioni fresche, le sue difese dentate e minate nelle quattro regioni occupate reggono e fanno il tiro al bersaglio sui costosissimi Leopard 2 tedeschi e sui Bradley americani, mentre i soldati ucraini stremati, impreparati e senza ricambi vengono mandati al macello in trincea da comandanti senza strategia. Come ripete da mesi il generale Milley, capo di tutte le forze USA.
Stiamo parlando dell’esercito più armato e più finanziato d’Europa: l’invincibile armata dell’Ucraina+“NATO allargata” (40 Paesi contro uno) che finora non ha neppure scalfito la tragicomica “armata rotta” di Putin. Infatti, non riuscendo a riconquistare che piccoli fazzoletti di terra, Zelensky si sfoga con attentati in Russia e in Crimea di nessun peso militare, solo per convincere un Occidente svenato, scettico e diviso a non mollarlo. Se le nostre Sturmtruppen cambiassero registro, o almeno occhiali, potrebbero persino scoprire che chi rischia l’umiliazione non è Putin, ma Zelensky. E il negoziato non conviene alla Russia, ma all’Ucraina, finché ne resta qualcosa.
Marco Travaglio

Klarenberg come Assange

La polizia antiterrorismo britannica ha arrestato il giornalista Kit Klarenberg al suo arrivo all’aeroporto londinese di Luton e lo ha sottoposto a un lungo interrogatorio sulle sue opinioni politiche e sui reportage per The Grayzone.
Non appena il giornalista Kit Klarenberg, che vive in Serbia, è atterrato nel suo Paese d’origine, la Gran Bretagna, il 17 maggio 2023, sei anonimi agenti dell’antiterrorismo in borghese lo hanno arrestato. Lo hanno rapidamente scortato in una stanza sul retro, dove lo hanno interrogato per oltre cinque ore sui suoi rapporti con la testata. Hanno anche chiesto la sua opinione personale su tutto, dall’attuale leadership politica britannica all’invasione russa dell’Ucraina.
Ad un certo punto, gli interrogatori di Klarenberg hanno chiesto di sapere se The Grayzone avesse un accordo speciale con l’Ufficio federale di sicurezza russo (FSB) per pubblicare materiale hackerato.
Durante la detenzione di Klarenberg, la polizia ha sequestrato i dispositivi elettronici e le schede SD del giornalista, gli ha preso le impronte digitali, ha preso i tamponi del DNA e lo ha fotografato intensamente. Hanno minacciato di arrestarlo se non si fosse conformato.
L’interrogatorio di Klarenberg sembra essere il modo di rappresaglia di Londra per i reportage di successo del giornalista che denunciano i principali intrighi dell’intelligence britannica e statunitense. Solo nell’ultimo anno, Klarenberg ha rivelato come una cabala di intransigenti Tory abbia violato l’Official Secrets Act per sfruttare la Brexit e insediare Boris Johnson come Primo Ministro. Nell’ottobre 2022, ha guadagnato titoli internazionali con la sua denuncia dei piani britannici di bombardare il ponte di Kerch che collega la Crimea alla Federazione Russa. Poi è arrivato il suo rapporto sul reclutamento da parte della CIA di due dei dirottatori dell’11 settembre.
Tra le rivelazioni più importanti di Klarenberg c’era il suo rapporto del giugno 2022 che smascherava il giornalista britannico Paul Mason come un collaboratore dell’apparato di sicurezza del Regno Unito determinato a distruggere The Grayzone, altri media e accademici e attivisti critici del ruolo della NATO in Ucraina.
Le autorità britanniche non hanno arrestato Klarenberg per alcuna violazione legale, ma perché ha riportato storie fattuali che hanno esposto le violazioni del diritto interno e internazionale da parte dello Stato di sicurezza nazionale, nonché le trame maligne dei suoi lacchè dei media. Una settimana dopo aver rilasciato Klarenberg dalla detenzione, la polizia ha restituito il suo tablet con nastro adesivo sulle telecamere, insieme a due schede di memoria. La polizia ha conservato una vecchia scheda SD, contenente principalmente musica, perché potrebbe essere “rilevante per procedimenti penali”.
Laura Ruggeri

Come la NATO ha sedotto la Sinistra europea

Il movimento contro la guerra si è ridotto a circo progressista,
di Lily Lynch, scrittrice e giornalista che vive a Belgrado, per Unherd, 16 Maggio 2023

Nel gennaio 2018, il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg tenne una conferenza stampa senza precedenti con Angelina Jolie. Mentre InStyle riportava che Jolie “era vestita con un tubino nero con le spalle scoperte, una mantellina abbinata e classiche decolleté (anche nere)”, c’era uno scopo più profondo in questo incontro: la violenza sessuale in guerra. La coppia aveva da poco scritto insieme un pezzo per il Guardian dal titolo “Perché la NATO deve difendere i diritti delle donne”. Il tempismo era significativo. Al culmine del movimento “MeToo”, l’alleanza militare più potente del mondo era diventata un’alleata femminista. “Porre fine alla violenza di genere è una questione vitale di pace e sicurezza, nonché di giustizia sociale”, scrivevano. “La NATO può essere un leader in questo sforzo.”
Questo è stato un volto nuovo e progressista per la NATO, lo stesso che ha da quando lo usò per sedurre gran parte della Sinistra europea. In precedenza, nei Paesi nordici, gli atlantisti hanno dovuto vendere la guerra e il militarismo ad un pubblico in gran misura pacifista. Ciò si ottenne in parte presentando la NATO non come un’alleanza militare rapace ed a favore della guerra, ma come un’alleanza di pace illuminata e “progressista”. Come Timothy Garton Ash effondeva sul Guardian nel 2002, “La NATO è diventata un movimento europeo per la pace” dove è possibile guardare ”John Lennon che incontra George Bush”. Oggi, al contrario, a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina su vasta scala, Svezia e Finlandia hanno abbandonato le loro tradizioni di lunga data di neutralità e hanno optato per l’adesione. La NATO è rappresentata come un’alleanza militare — e l’Ucraina una guerra — che anche gli ex pacifisti possono sostenere. Tutti i suoi sostenitori sembrano cantare “Dai alla guerra una possibilità” [parafrasano il “Give peace a chance” di Lennon – n.d.c.].
La campagna di Angelina Jolie segnò una svolta drammatica in ciò che Katharine A. M. Wright e Annika Bergman Rosamond chiamano “la narrativa strategica della NATO” in diverse modalità. In primo luogo, l’Alleanza ha abbracciato lo status delle celebrità per la prima volta, permeando il suo marchio insignificante con il glamour e la bellezza d’élite. Lo status di celebrità della Jolie ha fatto sì che le immagini seducenti dell’evento raggiungessero un pubblico apolitico con poca conoscenza della NATO. In secondo luogo, la partnership sembrava inaugurare un’era in cui i diritti delle donne, la violenza di genere e il femminismo avrebbero assunto un ruolo più importante nella retorica della NATO. Da allora, e soprattutto negli ultimi dodici mesi, leader femminili telegeniche come il primo ministro finlandese, Sanna Marin, il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, e il primo ministro estone, Kaja Kallas, hanno servito sempre più come portavoce del militarismo illuminato in Europa. L’Alleanza ha anche intensificato il suo impegno con la cultura popolare, le nuove tecnologie e gli influencer giovanili.
Naturalmente, la NATO è sempre stata attenta alle pubbliche relazioni ed a lungo ha coinvolto la cultura, l’intrattenimento e le arti. Chi potrebbe dimenticare l’album del 1999 Distant Early Warning del duo elettronico Icebreaker International, registrato con il finanziamento della defunta “NATOarts” ed ispirato dalle stazioni radar lungo l’Alaska e la periferia settentrionale del Canada costruite per avvisare la NATO di un attacco nucleare sovietico in arrivo? O il film del 2007 HQ, prodotto dalla divisione diplomazia pubblica della NATO, che descrive la vita all’interno dell’Alleanza ed una finta risposta diplomatica ad una crisi nello Stato immaginario di Seismania? Risulta quasi tutti. Ma ciò che rende così efficace la svolta strategica più recente della NATO è che ha riecheggiato con successo le tradizioni e le identità locali progressiste dei Paesi candidati.
Nessun partito politico in Europa esemplifica meglio il passaggio dal pacifismo militante all’ardente atlantismo pro-guerra dei Verdi tedeschi. La maggior parte dei Verdi in origine aveva assunto posizioni radicali durante le proteste studentesche del 1968; molti avevano manifestato contro le guerre americane. I primi Verdi sostenevano il ritiro della Germania Ovest dalla NATO. Ma quando i membri fondatori entrarono nella mezza età, cominciarono ad apparire nel partito incrinature che un giorno lo avrebbero fatto a pezzi. Due gruppi cominciarono a fondersi: i “Realos” erano i Verdi moderati, pragmatici politicamente. I “Fundis” erano il gruppo radicale e intransigente; volevano che il partito rimanesse fedele ai suoi valori fondamentali, qualunque cosa accadesse.
Prevedibilmente, il gruppo dei Fundis credeva che la pace europea sarebbe stata meglio servita dal ritiro della Germania Ovest dall’Alleanza e tendeva a favorire la neutralità militare. Nel frattempo, il gruppo dei Realos credeva che la Germania Occidentale avesse bisogno della NATO. Sostennero persino che il ritiro da essa avrebbe significato il ritorno delle questioni di sicurezza per la Germania e avrebbe rischiato di riaccendere il nazionalismo militarista. La loro NATO era un’alleanza post-nazionale cosmopolita, che parlava numerose lingue e sventolava una moltitudine di bandiere, proteggendo l’Europa dagli impulsi più distruttivi della Germania. Ma l’adesione alla NATO in fin dei conti era solo una cosa. La Germania che torna in guerra -il più proibito dei tabù dopo la Seconda Guerra mondiale- era tutt’altra questione.
Il Kosovo cambiò tutto. Nel 1999 – il 50° anniversario della fondazione della NATO — l’Alleanza cominciò quella che l’accademico Merje Kuus ha definito una “metamorfosi discorsiva”. Dalla semplice alleanza difensiva che era durante la Guerra Fredda, stava diventando un patto militare attivo che si occupava di diffondere e difendere valori come i diritti umani, la democrazia, la pace e la libertà ben oltre i confini dei suoi Stati membri. Il bombardamento NATO di 78 giorni di ciò che rimaneva della Jugoslavia, ufficialmente per fermare i crimini di guerra commessi dalle forze di sicurezza serbe in Kosovo, avrebbe trasformato per sempre i Verdi tedeschi.
In un caotico congresso del partito a maggio del 1999 a Bielefeld, i gruppi Realos e Fundis combatterono aspramente per stabilire la linea del partito sul bombardamento della NATO nell’ex Jugoslavia. Il ministro degli Esteri verde Joschka Fischer, la personalità più importante all’interno del gruppo Realos, sosteneva la guerra della NATO; per questo, i partecipanti al congresso lo presero di mira con della vernice rossa. La proposta del gruppo dei Fundis richiedeva una cessazione incondizionata dei bombardamenti, che avrebbe significato anche il crollo del governo di coalizione composto dai Verdi e dai socialdemocratici (SDP).
La proposta di pace fallì, schiacciando la fazione del partito contro la guerra, che avrebbe lasciato in massa i Verdi. Invece, la risoluzione moderata del gruppo dei Realos trionfò con ampio margine. Dopo una breve pausa, fu permesso di continuare il bombardamento della Jugoslavia. Con il supporto cruciale dei Verdi, gli aerei della Luftwaffe effettuarono alcune sortite sui cieli sopra Belgrado, 58 anni dopo il loro ultimo bombardamento aereo della capitale serba. Fu la prima operazione militare tedesca intrapresa in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale.
Dopo l’inizio della guerra su vasta scala in Ucraina, il ministro degli Esteri dei Verdi tedeschi Annalena Baerbock ha continuato nella tradizione di Fischer, rimproverando i Paesi con tradizioni di neutralità militare e implorandoli di aderire alla NATO. Ella ha invocato la posizione di Desmond Tutu: “Se sei neutrale in situazioni di ingiustizia, hai scelto la parte dell’oppressore”. E i Verdi hanno fatto da ventriloquo persino ai loro membri morti, tra cui Petra Kelly, un’icona contro la guerra e da lungo tempo sostenitrice del non allineamento, che morì nel 1992.
L’anno scorso, la co-fondatrice dei Verdi Eva Quistorp scrisse una lettera immaginaria a Petra Kelly sul giornale FAZ. La lettera prende a prestito le posizioni morali di Kelly e le inverte per giustificare l’abbraccio dei Verdi alla guerra. Quistorp vuole farci pensare che se Kelly fosse viva oggi, sarebbe stata una sostenitrice della NATO. Rivolgendosi a Kelly, morta da tempo, Quistorp afferma: “Scommetto che urleresti che il pacifismo radicale rende possibile il ricatto”.
All’inizio di quest’anno, il Ministero federale degli Esteri tedesco ha lanciato anche una nuova “Politica estera femminista”, l’ultima di diversi ministeri degli Esteri europei ad averlo fatto. Questo nuovo orientamento, adottato anche da Francia, Paesi Bassi, Lussemburgo e Spagna, dipinge il militarismo cosmopolita con una finta lucentezza femminista radicale, aprendo l’ambito della guerra e della sicurezza alle attiviste per i diritti delle donne. Le leader femministe senza fronzoli sono rappresentate come l’alternativa ideale agli “uomini forti” autoritari.
La Svezia è stato il primo Paese ad adottare tale politica nel 2014, permettendole di proiettare il suo femminismo statale di lunga data all’estero e di assumere un nuovo atteggiamento morale nell’arena internazionale. A livello nazionale, c’erano storie atlantiste positive nelle riviste femminili. Nella sezione ”Mama” del quotidiano svedese Expressen, rivolta alle lettrici, un’intervista con Angelina Jolie enfatizzava che la NATO può proteggere le donne dalla violenza sessuale in guerra. La Jolie poneva enfasi anche sul fatto che c’è poca differenza tra gli operatori umanitari e i soldati della NATO, poiché “si stanno impegnando per raggiungere lo stesso obiettivo: la pace”.
L’accademica Merje Kuus ha scritto che l’allargamento della NATO implica “una duplice strategia di legittimazione”. In primo luogo, la NATO è resa ordinaria ed insignificante, mediocre e quotidiana, e in secondo luogo, è descritta come al di sopra di ogni rimprovero, vitale, un bene morale assoluto. L’effetto di questo, dice, è la simultanea banalizzazione e glorificazione della NATO: diventa così blandamente burocratica che è al di sotto del dibattito, e così “esistenziale ed essenziale”, che è al di sopra del dibattito.
E questa strategia di legittimazione è stata evidente nel dibattito limitato e strettamente controllato sull’integrazione euro-atlantica nei Paesi nordici, nessuno dei quali ha tenuto referendum sull’adesione. Dopo decenni di resistenza popolare all’Alleanza, la NATO, a quanto sembra, è al di sopra della democrazia. Ma come scrive Kuus, ciò non significa che la NATO sia stata imposta ad una società. L’obiettivo è invece “integrarla nell’intrattenimento, nell’educazione e nella vita civile più in generale”.
La prova di questo è ovunque. A febbraio, la NATO ha tenuto il suo primissimo evento video ludico. Un giovane dipendente dell’Alleanza si collegò al popolare utente di Twitch [piattaforma video ludica di Amazon – n.d.c.] ZeRoyalViking, per suonare “Fra di noi” e chiacchierare casualmente sul pericolo che la disinformazione pone alla democrazia.
Con loro c’era una alpinista influencer ed attivista ambientale di nome Caroline Gleich. Mentre i loro avatar astronauti navigavano come un cartone animato spaziale, parlavano della NATO in termini entusiastici. Alla fine dell’evento, lo streaming si era trasformato in uno sforzo di reclutamento: il dipendente dell’Alleanza parlò dei vantaggi del suo lavoro e incoraggiò gli spettatori a cercare il sito internet della NATO per le opportunità di lavoro in settori come la progettazione grafica e il montaggio video.
L’evento faceva parte della campagna della NATO “Proteggere il Futuro”. Quest’anno includeva un concorso sui fumetti per giovani artisti. L’Alleanza corteggiò decine di influencer con grandi seguiti su Tik Tok, YouTube ed Instagram, e li portò alla sede centrale di Bruxelles. Altri influencer furono inviati al Vertice NATO dello scorso anno a Madrid, dove fu chiesto loro di creare contenuti per il loro pubblico.
La Sinistra europea è stata ammaliata da questo spettacolo. Seguendo il percorso intrapreso dai Verdi tedeschi, i principali partiti di sinistra hanno abbandonato la neutralità militare e l’opposizione alla guerra e ora sostengono la NATO. Si tratta di un’inversione sbalorditiva. Durante la Guerra Fredda, la Sinistra europea organizzava proteste di massa con milioni di partecipanti contro il militarismo guidato dagli Stati Uniti e contro il dispiegamento della NATO di missili Pershing-II e Cruise in Europa.
Oggi, rimane poco più della svuotata retorica radicale. Con quasi nessuna opposizione alla NATO rimasta in Europa, e l’insidiosa espansione dell’Alleanza oltre l’area euro-atlantica, la sua egemonia è ora quasi assoluta.

[Traduzione a cura della redazione]

Le vie dei Signori sono infinite

Ucraina, le bare dei mercenari uccisi usate per il traffico di droga

Questa notizia non ve la darà nessuno anche se è quella che sta circolando nel resto del mondo. Non verrà data nemmeno come “voce” perché essa rappresenta in maniera icastica come si diceva un tempo, prima che tutto fosse sostituito da wow, vocabolo simbolo della stupidità contemporanea, la cattiva coscienza dell’occidente, la scomparsa di qualsiasi etica e confutazione della retorica della guerra: le bare con cui tornano in patria i mercenari della NATO vengono utilizzate per il traffico di droga. Il 14 aprile scorso la bara che trasportava i resti di un mercenario polacco è stata accidentalmente danneggiata durante il trasporto ed è stata perciò sostituita, ma durante l’operazione si è visto che assieme ai resti del mercenario c’era anche un carico di 30 chili di droga confezionata in sacchetti sigillati. Qualche giorno dopo dentro un container che trasportava i corpi di contractor inglesi è stata rinvenuta altra droga in quantità ancora maggiore. È diventato chiaro che esiste uno schema consolidato per il trasferimento di droga dall’Ucraina alla Polonia e da lì all’Europa. E l’impresa di pompe funebri ucraina che trasporta le salme dei mercenari è di fatto un “hub” attraverso il quale le sostanze stupefacenti vengono trasportare alle “filiali” di tutta il continente. Lì, la droga viene recuperata per arrivare ai mercati locali.
Vari tipi di droga sono prodotti in laboratori sul territorio dell’Ucraina visto che l’esercito fa grande uso di questa sostanze per trasformare i soldati in truppe kamikaze e vengono tenute solitamente nei magazzini dove sono stipale trovano le armi americane, cosa che di certo non può stupire visto che il commercio di droga è l’attività bellica di maggior successo delle truppa USA dovunque esse operino. Poi viene imballata nelle bare dei mercenari morti che sono ormai moltissimi e spedito in tutto il continente: il circuito è affidabile, i container con i corpi solo rarissimamente vengono sottoposte a ispezioni sommarie e viaggiano a velocità sostenuta, la stessa riservata ai trasporti delle munizioni, quindi è difficile che il traffico venga scoperto se non per eventi casuali come appunto è accaduto per la bara danneggiata. Scoperto si fa per dire visto che l’Ucraina e la Polonia, protagoniste principali di questo traffico , stanno facendo di tutto per mettere a tacere questo scandalo e impedire che la notizia si diffonda visto che addenserebbe ulteriori ombre su questa guerra santa. Particolarmente attivo su questo fronte è e il controspionaggio polacco SKE (Służba Kontrwywiadu Wojskowego) che deve evitare qualunque scetticismo della popolazione in merito alla scellerata opera del governo di Varsavia che nel tentativo di impadronirsi del territorio ucraino di Leopoli non si ferma nemmeno di fronte alla possibilità di nuclearizzazione del conflitto. Tuttavia è proprio dalla SKE che sono arrivate le indiscrezioni sulla droga trovata nelle bare, segno che c’è qualche resistenza ai sogni bagnati del governo.
Inoltre una notizia del genere sarebbe la goccia che fa traboccare il vaso nel momento in cui la perdita di Artemovsk sarà definitiva e non si potrà più nascondere la sconfitta con resistenza suicida delle truppe in pochi quartieri. L’ ennesima sconfitta provocherà un terremoto a Kiev e Zelensky non può illudersi di controbilanciare questo con l’annuncio di attacchi terroristici in territorio russo anche perché questo darebbe a Mosca il destro di distruggere completamente le infrastrutture del Paese, cosa che finora ha tentato di evitare. Ormai è chiaro che il fronte NATO è nella più grande confusione resa ancora peggiore dall’aver incautamente pompato la mitica controffensiva che probabilmente nemmeno ci sarà. Quindi figuriamoci se arrivasse la notizia che i caduti occidentali in questa guerra servono come via della droga: sarebbe come evidenziare simbolicamente tutto il marcio che c’è dietro questo conflitto, ideato, finanziato e armato dalla NATO. I cui capi sono probabilmente i primi consumatori delle sostanze che arrivano nelle bare.

(Fonte)