Pepe Escobar a Bologna

Il Coordinamento Paradiso è lieto di annunciare che venerdì 17 p.v. un ospite d’eccezione farà tappa alla Casa di Quartiere Villa Paradiso di Bologna.
Sarà un’opportunità quasi unica per conoscere uno dei più acuti analisti di politica internazionale a livello mondiale, in occasione della prima edizione italiana di uno dei suoi recenti saggi.

“Anything to say?” in tour

In questi tempi turbolenti, quando i tamburi di guerra risuonano e le ombre dell’oppressione si allungano, la fusione di arte, attivismo e musica diventa un faro di speranza, un appello all’azione e un promemoria del potere di stare insieme per il bene comune.
Stiamo intraprendendo un progetto ambizioso per portare in tour, attraverso l’Italia, “Anything to say?”, l’opera di Davide Dormino.
“Anything to say?” è un monumento in bronzo itinerante dedicato alla libertà di espressione. Poggia a terra e si muove, al contrario dei classici monumenti da piedistallo che si vedono nelle piazze.
Tre icone della nostra contemporaneità – Julian Assange, Chelsea Manning a Edward Snowden, che attraverso la piattaforma di WikiLeaks hanno rivelato crimini di guerra e abusi dei diritti umani facendo tremare i governi di tutto il mondo – sono in piedi su tre sedie. Il gruppo scultoreo ha un pezzo mancante, la quarta sedia che si completa quando una persona ci sale sopra e prende posizione.
Il tour non è solo una mostra. Ci sono tappe previste a Milano (18 maggio), Napoli (25 maggio), Roma (1 giugno) e Bologna (8 giugno). È un evento nazionale che mescola arte, attivismo e musica in un dialogo potente sulla libertà di espressione e il nostro diritto alla conoscenza.

Perché Abbiamo Bisogno del Tuo Supporto
Per realizzare questa visione, cerchiamo il tuo sostegno. La nostra campagna mira a coprire i costi logistici e di trasporto. Più donazioni riceveremo, maggiore sarà l’impatto che il nostro progetto potrà avere, grazie ad attività di promozione e coinvolgimento di tutti quelli che vogliono veramente combattere per un mondo di pace e sapere.

Fai Parte del Movimento
Il tuo contributo supporterà anche l’amplificazione del messaggio di libertà e coraggio. È l’occasione di far parte di qualcosa di monumentale: un movimento che riecheggia l’appello per la verità, la giustizia e l’impatto profondo dell’arte nell’iniziare ogni cambiamento.

Con Ogni Donazione, Uno Stand per la Libertà
Uniamoci per rendere questo tour una grande realtà, dimostrando quanta forza ci sia nell’azione collettiva e nel potere trasformativo dell’arte. La tua donazione, indipendentemente dalla grandezza, è uno stand per la libertà, una voce per chi non ha voce e un passo verso un futuro dove la verità prevale.
Unisciti a noi in questo viaggio.
Stai in piedi, stiamo insieme e facciamo la storia.

PER FARE UNA DONAZIONE
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Chi siamo?
Davide Dormino, è un artista visivo di fama internazionale e autore dell’opera “Anything to say?”
Salvatore Barbera, è un campaigner e attivista che si batte da sempre per i diritti e per la pace. Fondatore di Latte Creative, la prima Social Impact Agency in Italia.
Questo progetto è possibile solo grazie al sostegno di attivisti di Free Assange-Roma, Free Assange Napoli, Comitato per la Liberazione di Julian Assange, Free Assange Bologna.

[Aggiornato il 9/4/2024]

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In questi mesi di genocidio israeliano a Gaza, su pressione diretta di Israele, all’Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese –Abspp odv, attiva da 30 anni con documentate missioni umanitarie nella Palestina occupata, sono stati chiusi, uno dopo l’altro, tutti i conti bancari e postali. E’ quanto accaduto, incredibilmente, come fosse un’organizzazione criminale e non un’espressione attiva di solidarietà e sostegno al popolo violentato e massacrato palestinese: le vittime subiscono l’oppressione a tutti i livelli e sono trasformate in colpevoli e penalizzate.
L’Abspp odv sostiene dal 2006 l’associazione InfoPal, editrice della nostra agenzia di notizie, InfoPal.it, che svolge un quotidiano e professionale lavoro di informazione sulla Palestina occupata dal colonialismo sionista.
Non è la prima volta che gli oppressi, oltre al danno, subiscono la beffa del Sistema, fatto a immagine e somiglianza dell’Egemone angloamericano-sionista. Egemone che, speriamo, possa essere a breve spazzato via dall’avanzata inarrestabile del Sud e dell’Oriente Globali e del mondo dei BRICS.
Mentre la geopolitica fa il suo corso e gli avvocati dell’ABSPP provvedono per le vie legali a ripristinare la giustizia in questa colonia chiamata Italia, chiediamo ai nostri lettori di sostenere il nostro lavoro a InfoPal.it con donazioni a:
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intestato a: ASSOCIAZIONE INFOPAL
Via Bolzaneto 78R, 16162 Genova

[Fonte]

Killing Joke – Full Spectrum Dominance

I Killing Joke è uno dei pochi gruppi musicali che hanno un cervello e sanno cosa sta accadendo. Purtroppo la maggior parte della gente è troppo addormentata per vederlo.
@prognuthead

“Ci mettiamo in fila, ci prostriamo e baciamo il leviatano
La nostra chiesa è scienza, la nostra chiesa è struttura, la nostra chiesa è una
Porta la carta per dimostrare fedeltà al potere, alla causa, all’alveare
La resistenza è futilità contro una marea crescente”

No Zelensky a Sanremo!

I movimenti civici di resistenza costituzionale e le principali formazioni politiche dell’area del dissenso scenderanno in piazza congiuntamente nella cittadina ligure per dire:
– no alla propaganda bellicista durante il festival musicale;
– no all’invio di armi all’Ucraina;
– stop alle sanzioni alla Russia ed alla russofobia dilagante;
– sì a negoziati fra le parti in causa per giungere al più presto ad una soluzione del conflitto che rispetti le istanze di autodeterminazione della minoranza russofona del Donbass.

[In aggiornamento]

Il Ponte sullo Stretto come il MUOS di Niscemi e Sigonella

Non prova neanche a mimetizzarlo il suo punto vista, Lucio Caracciolo, sul ponte sullo Stretto. Ne ha parlato in un pezzo scritto per La Stampa il 7 dicembre scorso. Per lui sono secondari gli argomenti, e gli scontri, sugli aspetti ingegneristici, economici, ambientali dell’infrastruttura d’attraversamento. Ciò che conta è la sua valenza strategica, geopolitica, militare. Per questa ragione assimila il ponte sullo Stretto al MUOS di Niscemi, il nuovo sistema di telecomunicazione satellitare della Marina militare USA per governare i conflitti globali del XXI secolo, “senza dimenticare le strutture di Sigonella e Pantelleria”. Perché ciò che conta è il valore strategico della Sicilia, il suo collocarsi in un’area che Limes chiama Caoslandia, nel Mediterraneo “allargato” che è tornato ad essere centrale per i flussi commerciali provenienti da Oriente e per l’intervento politico, militare, economico di Cina, Russia e Turchia.
Limes aveva già insistito in altre occasioni su questo tema. Proprio un anno fa la rivista di geopolitica, i cui redattori, dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, sono stabilmente sui canali tv nazionali, aveva pubblicato un numero speciale sulla Sicilia. “L’Italia senza la Sicilia non esiste”, questo era l’argomento. Per questa ragione la Sicilia non può “annegare” nel Mediterraneo. E nel pezzo pubblicato su La Stampa Caracciolo è esplicito fino al didascalico. “Se non lo volete capire la Sicilia è la Frontiera e senza la difesa della Frontiera gli Stati periscono”, sembra dire, perché dallo Stretto di Sicilia (così quelli di Limes chiamano il Canale di Sicilia per sottolineare la esigua distanza che separa l’Isola dall’Africa) passa la principale rotta migratoria, perché da lì passa la via della seta cinese, perché “i turchi e i russi della Wagner si sono acquartierati sul lato africano dello Stretto”, perché quel tratto di mare è attraversato dai cavi sottomarini transcontinentali della Rete.
Caracciolo ci ricorda che la Sicilia fu il luogo dell’invasione alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Quella volta gli invasori erano i “liberatori americani” e ce la cavammo, ma stavolta chi potrebbe essere il nuovo invasore? Per questo l’Italia (ma a questo punto perché non l’Europa o l’Occidente?) senza la Sicilia non esiste. Perché la Sicilia deve essere la piattaforma militare nel Mediterraneo, la difesa dell’Occidente dalle armate dei Bruti o degli Extranei. Noi siamo la Barriera costruita a difesa. Questo è il nostro destino. Lucio Caracciolo si spinge fino a lamentare la scarsa presenza militare nell’area” e ad auspicare una “più incisiva presenza della Marina e delle altre Forze armate nelle acque” di quello che insiste a chiamare il “mare nostro”. L’ennesima ode al militarismo e al riarmo a cui gli analisti mainstream ci hanno abituato nell’ultimo anno di fratricida guerra in Ucraina. Ipocrita narrazione di una “Isola indifesa” quando è sotto gli occhi di tutti il devastante e invasivo processo di militarizzazione che ha investito ogni angolo della Sicilia e delle sue isole minori e l’abnorme presenza statunitense nella stazione aeronavale di Sigonella, “capitale mondiale dei droni”. Per questo il ponte serve, per Caracciolo: per la sicurezza, per stabilizzare le aree di frontiera e per collegare militarmente l’Italia, l’Europa, l’Occidente alla Sicilia, non viceversa.
In passato avevamo già invitato a guardare ai rischi che il ponte portava con sé anche sotto questo profilo. Ci avevano guardati un po’ perplessi. Il ponte ci metterebbe in pericolo, farebbe da traino ad una ulteriore forte militarizzazione e ad un più asfissiante controllo del territorio proprio perché naturale obbiettivo strategico in caso di conflitto. Eccoci serviti. Lucio Caracciolo ce lo sbatte in faccia senza neanche prepararci con parole di circostanza. E a chi pensa che con il ponte i propri figli non emigrerebbero più potremmo consigliare di arruolarli, che forse lì di lavoro ne troverebbero.
Ciò che è incredibile è che il ritorno del Mediterraneo come luogo centrale e l’importanza della Sicilia per la sua collocazione geografica debba essere necessariamente declinato sotto il profilo della guerra. La Sicilia, che nelle vecchie carte appariva più estesa di quanto lo fosse proprio per l’importanza che assumeva nei commerci mondiali, la Sicilia raccontata da sempre dai viaggiatori, deve essere piattaforma di guerra? E perché, invece, non potrebbe essere piattaforma di pace? Perché gli abitanti dell’isola non potrebbero trarre “vantaggio” dall’affacciarsi della propria terra su un continente africano in crescita? Perché non possiamo pensare di crescere insieme con le popolazioni africane che lavorano, viaggiano, portano avanti le loro famiglie, socializzano e trasferiscono risorse e conoscenza? Il nostro No al ponte è anche questo. Un No alle logiche di guerra, alle militarizzazioni dei territori e del mare, ai muri armati innalzati tra Nord e Sud. E’ il nostro Sì, forte, per la Pace, il Disarmo e la Giustizia tra i Popoli.
Antonio Mazzeo e Luigi Sturniolo

(Fonte – il collegamento inserito nel testo è a cura della redazione)

Le guerre illegali della NATO

Dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, con l’istituzione nel 1945 delle Nazioni Unite allo scopo di mantenere la pace, la guerra è stata bandita dalla politica internazionale. Uniche due eccezioni a tale divieto: il diritto all’autodifesa o un’azione bellica su mandato del Consiglio di sicurezza dell’ONU. Tuttavia, la realtà è stata tragicamente ben diversa e la responsabilità è in massima parte dell’Occidente e del suo strapotere militare.
Come documenta con rigorosa chiarezza lo storico Daniele Ganser in questo libro, negli ultimi settant’anni sono stati i Paesi della NATO – la più grande alleanza militare del mondo, guidata dagli Stati Uniti – ad aver avviato in molti casi guerre illegali per garantire e ampliare il predominio dell’impero americano, ignorando il divieto dell’uso della forza stabilito dall’ONU e riuscendo sempre a farla franca.
Ganser, attraverso l’analisi puntuale di tredici di questi conflitti – Iran, Guatemala, Egitto, Cuba, Vietnam, Nicaragua, Serbia, Afghanistan, Iraq, Libia, Ucraina, Yemen e Siria – e delle loro disastrose conseguenze per i popoli, evidenzia come la NATO abbia sistematicamente sabotato le regole delle Nazioni Unite, trasformandosi da alleanza locale con finalità difensive in un’alleanza aggressiva globale, fino a diventare un pericolo per la pace nel mondo.
«Se fosse lungimirante», scrive Carlo Rovelli nella prefazione, «l’Occidente, che è il mio mondo e a cui tengo, lavorerebbe – per il suo proprio bene – per la stabilità e la legalità internazionali, per un mondo multipolare dove gli interessi degli altri siano presi in considerazione e le soluzioni siano cercate nella politica e non nelle armi. Questo libro mostra in maniera inequivocabile che oggi non è così».
Rivelando le menzogne, le ipocrisie e i crimini delle guerre illegali della NATO, Ganser fornisce un contributo prezioso per costruire un futuro di pace.

Donbass stories

La cosa peggiore che può capitare a un fotografo freelance è che le sue immagini restino invendute all’interno del proprio hard disk. La fiducia delle persone che ti hanno aperto le porte della loro intimità e ti hanno raccontato le loro storie, deve essere in qualche modo ripagata facendo sì che l’opinione pubblica ne venga a conoscenza. Se non si raggiunge questo obiettivo non possiamo dire di aver fatto un reportage ma semplicemente del turismo 2.0
Oggi noi abbiamo a disposizione diversi linguaggi per raccontare le storie che incrociamo lungo il nostro cammino. Abbiamo la fotografia, la scrittura, abbiamo i filmati. Ognuno di essi ci permette di aggiungere una dimensione in più al nostro racconto. La fotografia pur essendo apparentemente il linguaggio più limitato ha un enorme vantaggio rispetto agli altri due; un’immagine fotografica è un frammento di realtà che si trasferisce direttamente dalla retina del fotografo a quella della spettatore, divenendo in questo modo memoria condivisa.
La possibilità di “colonizzare” l’immaginario altrui e di contribuire a definire l’immagine di mondo di un pubblico potenzialmente vastissimo, implica un enorme potere da parte dell’autore da cui deriva un altrettanto grande responsabilità.
Fortunatamente le mie foto non sono rimaste nell’hard disk.
Donbass stories, da oggi in tutte le librerie d’Italia.
Giorgio Bianchi

Killing Joke a.d. 2015

Ban heritage seeds and seed banks
Vagrancy is a criminal offence
Firing tear gas on reporters
Cyber tracking cyberspace
Compulsory vaccinations
Guilty till proved innocent
DNA database expansion
Maintained without consent
War on freedom
War on freedom
War on freedom
War on freedom
Iris scanners biometrics
Facial recognition software
RFID chip surveillance
From the cradle to the grave
War on freedom
War on freedom
War on freedom
War on freedom
No more peaceful demonstrations
Militarise the police force
Illegal trade agreements
Conducted behind closed doors
Bilderberg and private forums
Media monopolies, shaping conventional wisdom
Bye bye sweet liberty
War on freedom
War on freedom
War on freedom
War on freedom

85 people own half the world
It’s raining barium and no-one’s concerned
Constructive chaos, doctrines of shock
Circumventing constitutions
They’ll never stop
We Must Delete
We Must Delete
Perpetual conflict, the only law
Desirability of peace shall be no more
The great motivator of man
Is always war
The All-Father of progress
God of the West
Cabals, self-elected elite
Delete, delete
We Must Delete
When getting to work costs more than you earn
And water tastes like waste
And is ready to burn
While you pay their taxes you pay their debt
You buy their bombs and you buy into death
Cabals, central banks
Self-elected elite
Delete
We Must Delete
We Must Delete

Death misery and tears
Calculated waves of fear
Drawn up by think tanks
Theres a darkness in the west
Oil swilling
Guzzling corporates
Central banking
Mind-fucking omnipotence
I am the fury
The spirit of outrage
I am the fire
I am the virus
I am the virus
I am the furnace
Where resentment glows
I am the bias
I am the virus
I am the virus
False flags and Black Ops
Tavistock manufactured shocks
Something’s gone horribly wrong
Hot flushes for the Neo-con
A population
In deep denial
Contagion released
From a Phial
I am the fury
The spirit of outrage
I am the fire
I am the virus
I am the virus
I am the furnace
Where resentment glows
I am the bias
I am the virus
I am the virus
I am the Hydra-headed beast
I am the worm you can never delete
I am the dangers that never sleeps
I am the virus
I am the virus
I am the fury
The spirit of outrage
I am the fire
I am the virus
I am the virus
No one believes
In nine-eleven
Steel frame buildings
Don’t fall in seconds
Murderers in black robes
Decapitate innocents
The public banks stare
Did you sleep ok last night, Mr Blair?
I am the fury
The spirit of outrage
I am the fire
I am the virus
I am the virus
I am the furnace
Where resentment glows
I am the bias
I am the virus
I am the virus
I am the Hydra-headed beast
I am the worm you can never delete
I am the dangers that never sleeps
I am the virus
I am the virus
I am the fury
The spirit of outrage
I am the fire
I am the virus
I am the virus
I am the fury
The spirit of outrage
I am the fire
I am the virus
I am the virus
I am the furnace
Where resentment glows
I am the bias
I am the virus
I am the virus

FUORI L’ITALIA DALLA GUERRA

Domenico De Simone

https://www.fuorilitaliadallaguerra.it/?p=8937

Ho aderito a questa campagna di mobilitazione per tenere l’Italia fuori dalla guerra. Il primo gesto è firmare la petizione, che non ha alcun colore né insegne di partiti. E’ un grido contro la guerra e contro tutte le guerre, e ha l’obiettivo di raggiungere 100.000 firme per diffondere la coscienza del pericolo che sta correndo l’Europa e l’Italia partecipando alle operazioni di guerra in Ucraina e anche altrove. Siamo in un momento decisivo, o si fa la pace oppure, ed è assolutamente evidente, l’escalation verso un conflitto generalizzato sarà inevitabile. E’ arrivato il momento di mobilitarsi contro questa follia e di farlo capire, con ogni mezzo, ai governanti di Europa e Italia. Noi non ci stiamo a morire per nessun potere, noi non vogliamo la guerra., né ora né mai!

https://www.fuorilitaliadallaguerra.it/?p=8937

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Il mercato della malattia

La medicina in questo secolo ha fatto enormi progressi, pensate a quante nuove malattie ha saputo inventare.
(Dottor) Enzo Jannacci

“Il signor Boris Schlossberg, dirigente e fondatore di multinazionali della finanza, dunque uno che se ne intende di mercato e di profitti (ma comunque quello che pensava lui lo potevamo pensare anche noi), diceva che: “La sanità è il più gonfiato, il più burocratico, il più inefficiente settore dell’economia […] hanno praticamente ormai spremuto dal sistema tutti i profitti possibili“.
(…) Le guerre dell’industria sanitaria sono le epidemie e le pandemie. Sono meno cruente, perché basta inventarle: i loro eserciti sono i media, che così finalmente vengono messi a frutto dopo tanti investimenti per comperarli in un modo o nell’altro. “Media” è il termine appropriato; mediano tra il nostro cervello e la realtà, tra gli interessi dei loro padroni e la nostra volontà.
La “burocrazia” che infastidisce Schlossberg e i suoi compari è semplicemente il complesso di leggi che tutelavano la salute dei cittadini, proteggendola in parte dalle minacce sanitarie. Quelle leggi che imponevano delle sperimentazioni scientifiche serie e dimostrate prima di poter mettere in commercio nuovi farmaci, e che colpivano i responsabili dei danni che i farmaci provocavano. Leggi spesso disattese ma comunque incombenti e ingombranti.
Il diffamato coronavirus 2019 è stato, lui ignaro e innocente, il pretesto per buttare a mare tutte queste leggi e regole. Dando così al capitalismo della malattia quella boccata di ossigeno indispensabile per ritornare in pista, pieno di energia come un atleta imbottito di amfetamine.
Il mercato rimane affollato ma, per il momento, la paura è svanita. Con la complicità di un ceto politico paragonabile ai cortigiani di una corte imperiale, ci sono soldi per tutti.”

Dal Il mercato della malattia. Indagine sulla medicina nella società del profitto e del dominio, di Sonia Savioli, Arianna Editrice, pp. 65-66.
Il testo, di cui offriamo questa brevissima anteprima, sarà in libreria a partire dal prossimo 18 ottobre.

La Dottrina Stranamore

Un libro che ha la modesta pretesa di dire le cose bonificandole dagli orpelli retorici della propaganda di guerra e di demistificare la narrazione liberale in tema di “difesa della democrazia” nel mondo. Perché gli stessi opinion leader che oggi si affannano a condannare, con enfasi, l’invasione russa dell’Ucraina e definiscono ‘criminale’ questa operazione militare, nel 1999, nel 2001 e nel 2011 avevano approvato, definendole ‘giuste’ e ‘umanitarie’, le invasioni condotte dalla NATO in Jugoslavia, Afghanistan e Libia? Tutte le invasioni sono uguali ma qualcuna è più uguale delle altre? Perché la resistenza ucraina è considerata, dai media occidentali, ‘eroica’, mentre quella irachena era ritenuta, dalle stesse fonti di informazione, ‘terroristica’? Tutte le resistenze sono uguali ma qualcuna è più uguale delle altre? L’Ucraina è veramente un Paese “libero e democratico” così come ci viene presentato dai media ufficiali? Perché i Russi non vogliono diventare Americani?
A queste e a molte altre domande tenta di rispondere il presente libro…

2051: Incontri Distanziati del Quarto Tipo

“La specie umana ha scelto l’adorazione del Nulla, ha cancellato l’amore verso la natura, verso la propria specie, scegliendo di sostituire ogni senso della vita con la funzionalità tecnica, di sostituire il mondo e l’umanità stessa con le macchine. Nascete ormai al di fuori dal meccanismo di riproduzione biologica, connessi cerebralmente a universi meccanici e virtuali.
I vostri progenitori, invece, nascevano con la consapevolezza di avere delle responsabilità verso gli dei e verso gli antenati; ora, nascete del tutto privi di legami e di responsabilità verso chicchessia. Avete la credenza secondo cui ognuno è un individuo separato dagli altri, salvo poi che questo individuo non può decidere nulla, neppure cosa pensare, all’infuori di quanto impartito dal flusso di dati che investe la sua percezione e regola perfino la sua vita biologica. Vi siete connessi a un sistema come insetti in un alveare, ma allo stesso tempo facendo in modo che ognuno rimanesse intimamente solo.
Da questa assenza di senso, non poteva che generarsi la morte… La reclusione durante le pandemie, la vaccinazione perpetua, le guerre nucleari, la depressione suicida avvolgente l’intera specie… Insomma, l’auto-genocidio che avete compiuto e che state compiendo. Invocate la “scienza” come una divinità, ma quella che adorate è in realtà la tecnica, il dominio del principio di funzionalità, il potere della razionalità strumentale, della misura e del calcolo, sulla vita. Ma la vita è anche gratuità, non solo funzionalità. La vita è anche spreco e dismisura, non solo calcolo e misurazione. La vita è anche rischio di amare, non solo precauzione e distanziamento. Come avete potuto essere tanto stupidi da ridurvi a larve che vivono davanti a uno schermo? Come avete potuto rinunciare ai riti, alla sessualità, alle danze? Come avete potuto essere tanto ottusi da elevare il Nulla a religione?” (pp. 180-181)

“Tutto quello che cospira a togliere senso all’esistenza, a far sì che l’esistenza si dimentichi dell’Essere, nulla può contro il ridere.” (p. 188)

2051: Incontri Distanziati del Quarto Tipo, pubblicato da Crowdbooks, è un romanzo di fantascienza umoristica ambientato nel prossimo futuro e, al contempo, un trattato di feroce satira politica sul tempo presente.
Riccardo Paccosi è un attore e regista teatrale, nonché organizzatore e promotore nel settore culturale. Nel 2021, ha avuto ottimi riscontri con il suo primo saggio poetico-filosofico intitolato Un Mondo Senza Danza, incentrato sul tema del distanziamento sociale ed edito ugualmente da Crowdbooks.

Psicologia del totalitarismo

Che la nostra società si stia avviando verso un nuovo totalitarismo?
Basta osservare ciò che è capitato negli ultimi anni per non prendere alla leggera tale domanda: la salute individuale diventa sempre più una questione pubblica, il diritto alla privacy è stato progressivamente eroso, gli episodi di censura sono in vertiginoso aumento.
La visione distopica del futuro evocata da Hannah Arendt, secondo cui un nuovo tipo di totalitarismo, guidato da ottusi burocrati e tecnocrati, sarebbe sorto dopo la caduta del nazismo e dello stalinismo, è sorprendentemente attuale. Il totalitarismo non è, infatti, una coincidenza della Storia ma piuttosto la meccanica conseguenza del delirio di onnipotenza della mente umana, improvvido retaggio della tradizione illuministica. Per attuarsi, tuttavia, il totalitarismo ha necessità di conquistare la mente degli uomini, di “formare la massa”.
Mattias Desmet espone lucidamente questo processo attraverso un’acuta analisi dei fenomeni sociali contemporanei, dal movimento per il clima alla cultura della paura, che hanno raggiunto il loro acme durante la pandemia.