“Anything to say?” in tour

In questi tempi turbolenti, quando i tamburi di guerra risuonano e le ombre dell’oppressione si allungano, la fusione di arte, attivismo e musica diventa un faro di speranza, un appello all’azione e un promemoria del potere di stare insieme per il bene comune.
Stiamo intraprendendo un progetto ambizioso per portare in tour, attraverso l’Italia, “Anything to say?”, l’opera di Davide Dormino.
“Anything to say?” è un monumento in bronzo itinerante dedicato alla libertà di espressione. Poggia a terra e si muove, al contrario dei classici monumenti da piedistallo che si vedono nelle piazze.
Tre icone della nostra contemporaneità – Julian Assange, Chelsea Manning a Edward Snowden, che attraverso la piattaforma di WikiLeaks hanno rivelato crimini di guerra e abusi dei diritti umani facendo tremare i governi di tutto il mondo – sono in piedi su tre sedie. Il gruppo scultoreo ha un pezzo mancante, la quarta sedia che si completa quando una persona ci sale sopra e prende posizione.
Il tour non è solo una mostra. Ci sono tappe previste a Milano (18 maggio), Napoli (25 maggio), Roma (1 giugno) e Bologna (8 giugno). È un evento nazionale che mescola arte, attivismo e musica in un dialogo potente sulla libertà di espressione e il nostro diritto alla conoscenza.

Perché Abbiamo Bisogno del Tuo Supporto
Per realizzare questa visione, cerchiamo il tuo sostegno. La nostra campagna mira a coprire i costi logistici e di trasporto. Più donazioni riceveremo, maggiore sarà l’impatto che il nostro progetto potrà avere, grazie ad attività di promozione e coinvolgimento di tutti quelli che vogliono veramente combattere per un mondo di pace e sapere.

Fai Parte del Movimento
Il tuo contributo supporterà anche l’amplificazione del messaggio di libertà e coraggio. È l’occasione di far parte di qualcosa di monumentale: un movimento che riecheggia l’appello per la verità, la giustizia e l’impatto profondo dell’arte nell’iniziare ogni cambiamento.

Con Ogni Donazione, Uno Stand per la Libertà
Uniamoci per rendere questo tour una grande realtà, dimostrando quanta forza ci sia nell’azione collettiva e nel potere trasformativo dell’arte. La tua donazione, indipendentemente dalla grandezza, è uno stand per la libertà, una voce per chi non ha voce e un passo verso un futuro dove la verità prevale.
Unisciti a noi in questo viaggio.
Stai in piedi, stiamo insieme e facciamo la storia.

PER FARE UNA DONAZIONE
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Chi siamo?
Davide Dormino, è un artista visivo di fama internazionale e autore dell’opera “Anything to say?”
Salvatore Barbera, è un campaigner e attivista che si batte da sempre per i diritti e per la pace. Fondatore di Latte Creative, la prima Social Impact Agency in Italia.
Questo progetto è possibile solo grazie al sostegno di attivisti di Free Assange-Roma, Free Assange Napoli, Comitato per la Liberazione di Julian Assange, Free Assange Bologna.

[Aggiornato il 9/4/2024]

Giorgia Meloni è fascista?

Giorgia Meloni è fascista? Se perderemo le nostre libertà, non sarà per il fascismo: sarà per un altro fenomeno politico-culturale di cui nessuno si accorgerà perché tutti saranno impegnati a cercare il fascismo, a osservare il fascismo, a discutere il fascismo, a controllare che il fascismo non si ricostituisca. Questo accade perché la teoria sociologica non è penetrata nel dibattito pubblico in Italia e, pertanto, il pubblico italiano è privo delle categorie concettuali per decifrare le nuove forme di liberticidio che caratterizzano la società complessa nell’epoca del ritorno delle guerre. Aldo Cazzullo, Massimo Gramellini, Paolo Mieli e moltissimi altri, continuano a interpretare il mondo sulla base di libri, concetti, poesie e frasi fatte che risalgono agli anni Cinquanta. L’Italia non ha bisogno di nuovi giornalisti o nuovi conduttori televisivi. Ha bisogno della teoria sociologica. Il fascismo ha conquistato prima la società civile e poi le istituzioni politiche. La Prima Guerra Mondiale è stata fondamentale nella formazione dello spirito fascista poi divenuto movimento organizzato. È impossibile comprendere il fascismo senza avere prima compreso come la guerra e la vita di trincea abbiano cambiato gli Italiani attraverso la normalizzazione della violenza e dell’intolleranza. Allo stesso modo, la guerra in Ucraina e la guerra in Palestina stanno formando una nuova etica liberticida in Italia che ha conquistato il Foglio, il Corriere della Sera, la Repubblica, la Stampa, Zapping Radio Rai, il Giornale, Libero e tanti altri. La guerra, ancora una volta, forgia in Italia una nuova etica dell’intolleranza che ritrae il pensiero critico come il “nemico interno” dell’Italia. Un tempo erano i “socialisti”, oggi sono i “putiniani”. Se l’Italia perderà tutte le proprie libertà (molte le ha già perse), non le perderà dall’alto verso il basso, procedendo dal governo Meloni verso la società civile. Le perderà prevalentemente dal basso verso l’alto, procedendo dalla società civile verso il governo nazionale, con il contributo fondamentale dei quotidiani e delle trasmissioni radiofoniche che cercano il fascismo fuori di sé anziché dentro di sé. Nessuno vedrà il fascismo arrivare da lontano perché il fascismo è molto vicino. Nelle condizioni del tempo presente, non si tratta di avvistare; si tratta di vedere.
Alessandro Orsini
@orsiniufficiale

Lottate contro Mario Draghi

Mario Draghi, intervenendo alla conferenza europea sui diritti sociali a Bruxelles, ha detto che intende rilanciare la competitività dell’Unione Europea. Certo, alimentando una guerra con la Russia in Ucraina che ha mandato la Germania in recessione. Qualcuno può spiegarmi perché l’Italia si è rimbecillita al punto da proporre Mario Draghi come prossimo presidente della Commissione Europea? Mario Draghi, nel caso in cui non fosse chiaro, si è autocandidato alla presidenza della Commissione Europea con il suo discorso delirante, interpretato come un’autocandidatura persino dalla stampa pro-Draghi. Io non so più come dirlo: Mario Draghi è un grandissimo pericolo per la Repubblica Italiana e per il futuro dei nostri figli. Mario Draghi non ha nessuna autonomia; è un politico completamente telecomandato. È un uomo senza nessun contatto con le persone comuni che non pranzino a ostriche e caviale. È un uomo che ha contatti soltanto con la Casa Bianca. È un uomo che ignora completamente le aspirazioni e i bisogni degli Italiani, come dimostrano le sue politiche in Ucraina ai tempi in cui era presidente del Consiglio. Mario Draghi, posto in qualunque posizione di potere, implica un futuro profondamente schifoso per i nostri figli. Mario Draghi significa: 1) asservimento alla Casa Bianca e moltiplicazione delle guerre, come dimostrano le sue politiche verso l’Ucraina; 2) violazione sistematica del diritto internazionale, come dimostra il suo sostegno a Israele; 3) disprezzo dell’articolo 11 della nostra Costituzione, come dimostra il suo invio di armi in Ucraina per alimentare la guerra dall’esterno anziché spegnerla con la diplomazia come prescrive la nostra Costituzione; 4) disprezzo verso la cultura pacifista a fondamento della Costituzione Italiana; 5) insulti violenti contro il movimento pacifista, che è la struttura portante della società civile italiana, come dimostra la sua frase secondo cui l’Italia sarebbe piena di “pupazzi prezzolati” dal Cremlino quando, in realtà, l’Italia è piena di pupazzi prezzolati dalla Casa Bianca. Mario Draghi è semplicemente un leader politico vergognoso che ricopre l’Italia di vergogna senza uno straccio di voto nel nostro Paese. Ecco perché i suoi incarichi non passano mai attraverso libere elezioni. Draghi non viene mai eletto, viene sempre cooptato perché le persone comuni lo stimano come si può stimare una persona disprezzata. Lottate contro Mario Draghi, uomo di guerra, nemico dei nostri figli, nemico della Costituzione Italiana. Avanzi l’Italia, avanzi la pace, risorga il movimento pacifista.
Alessandro Orsini

Tre gradi di stupidità

Secondo un vecchio detto militare, esistono tre gradi di stupidità: 1) normalmente stupido; 2) esageratamente stupido; 3) Invadere la Russia.
Personalmente questo detto io lo aggiornerei con un 4° grado: partecipare (con false narrazioni e sostegni economico-militari) all’invasione della Russia.
Il mantra mediatico degli imbecilli filo atlantisti e russofobi, piegati ai desiderata statunitensi, recita “La Russia ha invaso/aggredito l’Ucraina”. Noi ben sappiamo che ad aggredire e tentare l’invasione della Russia è da tempo la NATO e, con ciò facendo, la NATO è incorsa nel terzo grado di stupidità.
Ad incorrere nel 4°, tra gli altri, in modo patetico e spesso comico, governanti e media di questa bistrattata Italia.
Finirà che la tentata aggressione alla Russia comporterà il recupero alla madre patria delle terre di sua storica e spirituale competenza: Crimea (fuori discussione) e, come minimo, il Donbass. Se poi gli stupidi del 3° e 4° grado vogliono insistere nella pratica della stupidità, è possibile che i famosi cavalli cosacchi del Don porteranno i loro cavalli ad abbeverarsi alle fontane di Kiev.
L’illustrazione rappresenta la cartina geografica che prima o poi comparirà negli atlanti… sempre se chi di pertinenza cessi di praticare la stupidità. Diversamente c’è il fondato rischio che una futura cartina geografica di quella parte del mondo non comprenda neppure una atlantista Ucraina occidentale.
Maurizio Murelli

4 aprile 1949 – 4 aprile 2024

L’Europa è parte di un grande continente, l’Eurasia, all’interno del quale i popoli hanno bisogno di vivere in concordia, nel rispetto reciproco delle proprie identità. Ma per ottenere questo, l’Europa deve essere libera di decidere autonomamente del proprio destino. Come? Tutti i popoli europei devono diventare consapevoli del fatto che per vivere in un’Europa forte sovrana e indipendente è necessario avere la capacità di difendersi da soli con proprie Forze Armate efficienti, moderne, autonome e integrate. Nonostante l’attuale crisi economica, la UE, con il suo mezzo miliardo di persone, contribuisce a produrre un quarto del prodotto interno lordo mondiale, un’enorme ricchezza che ne conferma la potenza economica e industriale. Le manca l’autorevolezza di una capacità difensiva autonoma, ottenibile soltanto uscendo dalla NATO a guida anglo-americana.
Fabio Filomeni

(Tenente colonnello in riserva dell’esercito italiano, Fabio Filomeni,ha partecipato dagli inizi degli anni ’90 a numerose missioni in Africa, Balcani e Vicino Oriente. Successivamente è transitato al Reparto Addestramento Forze Speciali dove ha svolto l’incarico di istruttore; negli ultimi anni di carriera ha ricoperto l’incarico di responsabile della sicurezza nei luoghi di lavoro in Patria e all’estero.
Il 21 novembre 2023 ha rispedito all’Ambasciata degli Stati Uniti la decorazione assegnatagli per meriti di servizio riconosciuti durante l’operazione effettuata in Bosnia Erzegovina sotto egida NATO)
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Essendo militarmente occupata dagli USA e quindi costretta a svolgere il ruolo di portaerei statunitense nel Mare Mediterraneo, l’Italia oggi non è libera di adempiere a quella funzione naturale che la sua stessa posizione geografica le assegna, in direzione del Nordafrica e dell’area balcanico-danubiana. Perciò solo la disarticolazione del sistema occidentale e il conseguente passaggio del mondo ad un assetto multipolare potranno consentire all’Italia, integrata in un’Europa unita e sovrana, di valorizzare il proprio potenziale geopolitico.
Claudio Mutti

4 Aprile 2024: 75 anni sono già abbastanza

Per informazioni e contatti sulla giornata di mobilitazione scrivere a danteali_2021@libero.it.

Ulteriori notizie relative alle iniziative nei diversi territori saranno pubblicate nella pagina dei commenti.

Laboratorio Palestina

Il complesso militare-industriale di Israele utilizza i Territori Occupati palestinesi come banco di prova per le armi e le tecnologie di sorveglianza che esporta in tutto il mondo. Per oltre cinquant’anni, infatti, l’occupazione illegale della Cisgiordania e della Striscia di Gaza ha fornito allo Stato israeliano un’esperienza formidabile nel controllo di una popolazione “nemica”, i Palestinesi.
In questo libro il giornalista d’inchiesta Antony Loewenstein indaga per la prima volta questa inquietante realtà, mostrando come la Palestina sia diventata il laboratorio perfetto per l’industria israeliana della difesa e della sorveglianza, e come le tattiche israeliane di occupazione siano sempre più il modello per le nazioni che vogliono colpire le minoranze non gradite. Dalle tecniche di polizia alle munizioni letali, dal software di spionaggio Pegasus ai droni utilizzati dall’Unione Europea per monitorare i migranti nel Mediterraneo, Israele è oggi un leader mondiale nei dispositivi militari e di intelligence che alimentano i conflitti più violenti del pianeta.
Laboratorio Palestina – vincitore del Walkley Book Award per il miglior libro del 2023, il più prestigioso riconoscimento giornalistico in Australia – è una magistrale opera di giornalismo investigativo che fa luce sulle responsabilità di Israele nella violazione dei diritti umani nel mondo.

Antony Loewenstein è un giornalista investigativo australiano, autore di bestseller, regista e cofondatore di «Declassified Australia». Nipote di profughi ebrei che lasciarono la Germania per sfuggire alle persecuzioni naziste, ha vissuto a Gerusalemme Est dal 2016 al 2020.
Ha scritto per «The New York Times», «The Guardian», «The Washington Post», «Al Jazeera English», «The New York Review of Books» e altre testate. Tra i suoi libri: Disaster Capitalism: Making a Killing Out of Catastrophe (2017) e Pills, Powder, and Smoke: Inside the Bloody War on Drugs (2019).

Una lettura irrinunciabile su un aspetto nascosto e scioccante della colonizzazione israeliana dei Palestinesi. Abbiamo atteso a lungo un libro come questo che svela in che modo Israele utilizza l’oppressione della Palestina per potenziare le sue industrie militari e di sicurezza. Loewenstein mostra chiaramente che questo tipo di esportazione è oggi il contributo più significativo di Israele alla violazione globale dei diritti umani.
Ilan Pappé

Gli Stati Uniti sono un’oligarchia

Proponiamo ai lettori una rassegna di testi, apparsi nell’arco dello scorso decennio. utili a costituire una sorta di vademecum relativo ad un argomento tabù nell’editoria italiana.
Continua a leggere

75 anni di NATO sono abbastanza!

Dichiariamo il 4 aprile Giornata contro la NATO e la guerra.

Incontro di coordinamento: domenica 24 marzo 2024, dalle ore 14:30 alle 16:30.

In vista del 75° anniversario della fondazione della NATO invitiamo movimenti, organismi e reti ad un incontro per ragionare sulle possibilità di organizzare in tutti i territori che riusciamo a raggiungere manifestazioni nelle modalità e forme definite nei territori stessi.
L’obiettivo è dare un forte segnale, dalla Lombardia alla Sicilia: vi invitiamo a partecipare all’incontro on line che si svolgerà il 24 marzo dalle ore 14:30 alle 16:30 al collegamento https://meet.jit.si/NoNato2024.

Se siete interessati, ma non potete partecipare, scrivete a danteali_2021@libero.it lasciando un vostro recapito. Sarà preparato un breve resoconto dell’incontro per aggiornarvi e tenerci in contatto.

L’adrenocromo e i complottisti cerebrolesi


Oramai da diversi anni, le persone mi chiedono se è vero che alcuni personaggi appartenenti alle élite che governano il mondo fanno uso di una sostanza chiamata adrenocromo con lo scopo di restare giovani per sempre.
Secondo i complottisti, tale sostanza viene estratta dai bambini mentre vengono sottoposti a torture, in quanto si tratta di un composto che si produce come effetto dell’ossidazione dell’adrenalina. Nella realtà – quella non frequentata dai complottisti – l’adrenocromo ha una efficacia dimostrata solo nel trattamento degli attacchi epilettici. Essendo il risultato del degrado dell’adrenalina e poi degradando a sua volta in breve tempo, ha un’applicabilità clinica molto limitata. Inoltre, non possiede qualità psicotrope (e questa è una piccola delusione per gli appassionati, come me, di Paura e delirio a Las Vegas, 1998!).
Detto in parole molto semplici, affinché anche un complottista possa comprendere, l’adrenocromo non serve a un cazzo!
Come fanno i complottisti a credere che star come Madonna o personaggi come Bill e Hillary Clinton facciano uso d’una sostanza che li rende eternamente giovani, quando è evidente anche al più idiota dei giornalisti sportivi che NON È MAI ESISTITO UN PERSONAGGIO CHE SIA RIUSCITO A MANTENERSI GIOVANE!
INVECCHIANO TUTTI E MUOIONO TUTTI, uno dopo l’altro. Solo nella mente disturbata d’un complottista può esistere qualcuno che, con lo scopo di restare giovane, fa uso d’un composto estratto dal sangue di bambini torturati, ma poi deve farsi una plastica dopo l’altra, come fa Madonna e tutte le sue colleghe, per mantenere un aspetto decente (ma in verità l’unico aspetto decente sarebbe quello della vecchiaia naturale, perché così a mio avviso stanno solo peggiorando la situazione!).
La leggenda dell’adrenocromo che mantiene giovani fa il paio con la leggenda della Terra piatta. Sono tutte storie che portano discredito – e fanno scadere nel ridicolo – le teorie serie su cosa accade davvero nel mondo.
1) Il mondo è governato da poche famiglie che appartengono a un’élite finanziaria? Sì. Io lo sapevo già dagli anni ’80, perché certe cose me le avevano insegnate nei centri sociali di Torino, quando avevo 17 anni e il termine “complottista” ancora non esisteva. Chi sapeva queste cose era semplicemente uno informato, che aveva il rispetto dei suoi compagni di classe.
2) Queste élite finanziarie controllano la politica dei Paesi occidentali? Sì.
3) La NATO è il braccio armato di queste élite finanziarie? Sì. È sufficiente compiere uno studio che permette di risalire ai nomi delle famiglie e ai collegamenti con le istituzioni pubbliche.
4) L’Unione Europea è stata voluta da queste famiglie? Sì.
5) L’OMS è controllata da queste famiglie? Sì.
Fino a qui non c’è nulla di realmente “complottista”. Probabilmente è ciò che avremmo fatto anche voi ed io nei panni di queste potenti famiglie di banchieri e finanzieri: ci saremmo messi d’accordo per prestare soldi ai singoli Stati nazionali e in questo modo saremmo riusciti a governare il mondo. Lo chiamate complottismo? Io lo chiamo buon senso.
Dove – lo ammetto – anche io sfocio un po’ nel complottismo è quando affermo – ma perché l’ho visto con i miei occhi – che la grande finanza internazionale è a sua volta controllata da esseri provenienti da altri piani/pianeti, i quali si nutrono della nostra sofferenza (vedi La porta del Mago).
1) Alcuni esponenti di queste famiglie si riuniscono per compiere riti satanici che servono a mantenere attivo il collegamento sottile con questi esseri/divinità sovradimensionali? Sì. Lo si è sempre fatto nel corso della storia e si continua a farlo.
2) In questi rituali satanici vengono sacrificati dei bambini? Sì. Assolutamente sì. I bambini che ogni anno spariscono nel mondo sono un’enormità. Si tratta di una vera e propria piaga che coinvolge l’intera umanità, ma che praticamente passa sotto silenzio. Jeffrey Epstein è stato ucciso in carcere prima che parlasse. Il film che tratta, almeno in parte, di questo problema, Sound of freedom, con Jim Caviezel, è stato boicottato in ogni modo dalla stampa, la quale è anch’essa proprietà della solita élite finanziaria (anche in questo caso, è sufficiente informarsi sui nomi e sui collegamenti).
Molti bambini, senza identità, diventano schiavi nel mondo sommerso del lavoro nero. Altri vengono veicolati nella prostituzione minorile. Altri ancora vengono sacrificati nel mondo del pedo-satanismo.
Le storie che riguardano la Terra piatta o Madonna che si fa le punture di adrenocromo per non invecchiare… ma poi invecchia lo stesso (!), sono anch’esse orchestrate dalla medesima élite con il solo scopo di gettare discredito su quelle che invece sono verità importanti, ma che in tal modo vengono messe tutte insieme nello stesso calderone delle “cazzate complottiste”. Come affermo oramai da anni, il complottista medio è un cerebroleso che è venuto a conoscenza di verità importanti, ma non è in grado gestirle. La conseguenza è che tutto nelle sue mani si tramuta in merda.
Salvatore Brizzi

[Il mondo è bello, siamo noi ad esser ciechi]

(Fonte)

Orgoglioso patriota ucraino si è lamentato che la Spagna sta ignorando il tentativo di assassinio a cui è scampato e chiede aiuto alla Russia

Un qualificato patriota ucraino e sostenitore del regime di Kiev nel suo conflitto con la Russia si lamenta che la polizia spagnola stia ignorando le sue affermazioni secondo cui è stato preso come bersaglio di una sparatoria da un’auto.

Anatoly Shariy ha avuto la sua quota di attenzione su YouTube come voce critica dei governi di Kiev nel corso degli ultimi dieci anni. In anni recenti, il principale bersaglio delle sue critiche riguardanti la leadership ucraina è cambiato da Poroshenko a Zelensky. Il punto principale dell’attività critica di Shariy è che il “cammino europeo” del regime di Kiev è una cosa pienamente logica ma la si dovrebbe fare “saggiamente”.
Shariy fondò un partito col suo nome nel 2019, e mentre gli mancò poco per entrare nel parlamento ucraino, vinse però svariati seggi a livello di consigli regionali. Il governo di Zelensky lo mise al bando agli inizi del 2022 ed a ottobre dello stesso anno respinse tutti i ricorsi.
Inoltre, Shariy ha fatto il tifo per le forze armate del regime di Kiev impiegate nel conflitto dal 2022, così come ha diffuso molte notizie false sulle forze armate russe.
Nonostante questo, il professionale patriota ucraino non ha avuto scrupoli a scrivere un pubblico appello chiedendo ai “servizi speciali russi” di aiutarlo dopo che ha constatato che per la Spagna lui è solo un mediocre burattino e nessuno lo aiuterà a gestire questi problemi.
Shariy sostiene che lui e sua moglie Olga lo scorso mercoledì mattina stavano guidando verso casa nei pressi di Roda de Bera vicino a Tarragona a sud-ovest di Barcellona, quando un uomo a volto coperto puntò un mitra verso la loro macchina.
“Hanno provato ad ammazzarci in pieno giorno, nel bel mezzo di una strada”, Olga ha riferito al quotidiano El Diario nella sera dello stesso giorno.
Secondo i resoconti, la famiglia Shariy ha affrontato minacce e vessazioni da quando patrioti concorrenti provenienti dall’Ucraina hanno scoperto dove risiedono. Lo scorso ottobre, qualcuno ha lanciato bombe molotov contro casa loro.
“Le informazioni che ho ricevuto ad oggi mi danno ragione di fare appello ai servizi speciali della Federazione Russa con la richiesta di un’indagine di alta qualità e di una adeguata pronta risposta alla situazione riguardante la preparazione del mio omicidio nel territorio del Regno di Spagna.

Ancora una volta, le informazioni che ho ricevuto mi consentono di rivolgermi ai servizi speciali della Federazione Russa per un aiuto in un’adeguata indagine”, Shariy ha scritto in una lettera aperta sul suo canale Telegram il 12 marzo.
Shariy ha sostenuto che avrebbe trasferito le stesse informazioni ai servizi speciali spagnoli.
Il 12 marzo ha scritto anche che Ivan Andreevich, una sorta di “rappresentante di un servizio speciale russo”, lo ha contattato sulla situazione e ora è nella fase di accordo.
Il comportamento di Shariy dimostra l’integrità e la coerenza della posizione politica di un ordinario qualificato patriota ucraino al suo meglio.

(Fonte)

L’Arte è politica

Tatiana Santi, insieme ad Andrea Lucidi, Stefano Orsi, Vincenzo Lorusso e Clara Statello, intervista Ciro Cerullo, in arte Jorit.

Imperialismo cognitivo

“Il mese scorso è uscito un articolo di Maria Teresa Carbone (me l’ha segnalato Carla Crivello) che riferisce di come in Germania si stia assistendo a un calo dell’editoria nella lingua locale che corrisponde a un aumento delle vendite dei libri in lingua inglese. Un fenomeno che si registra anche in altri Paesi con una forte conoscenza dell’inglese. In pratica conoscere bene l’inglese permette di leggere direttamente i libri in lingua originale, il che può essere salutato come un fatto positivo (soprattutto per gli anglofoni) anche se ha delle ricadute sul mercato editoriale interno. Il fenomeno esce dall’editoria cartacea, vale anche per il mercato cinematografico, televisivo e per gli altri settori, e ha delle ricadute distruttive per le lingue locali che si vedono soprattutto in Paesi come l’Islanda.
Maria Teresa Carbone (traduttrice di Decolonizzare la mente di Ngugi wa Thiong’o, Jaca Book, Milano 2015) è molto sensibile al tema del plurilinguismo, ha ben presente anche gli effetti collaterali dell’espansione di una lingua coloniale e imperiale che punta a imporsi come lingua internazionale, e si domanda: “Se la ‘bibliodiversità’ scrive e legge (quasi solo) in inglese, è una vera diversità?”. Nella chiusa del suo pezzo mostra di cogliere bene anche la relazione che c’è tra il globalese e l’anglicizzazione delle lingue locali, che in Italia è particolarmente devastante.
Fare dell’inglese la lingua franca dell’Occidente è il contrario del plurilinguismo: le lingue locali non sono considerate una ricchezza ma un ostacolo alla comunicazione internazionale che dovrebbe avvenire nella lingua naturale dei popoli dominanti. Questo disegno è alla base della moderna diglossia che relega tutte le altre lingue a un rango inferiore.
La posta in gioco di rendere la lingua inglese come universale si porta con sé anche l’esportazione dei valori e del modo di pensare dei Paesi dominanti, e tutto ciò possiede un valore incalcolabile e difficilmente monetizzabile. Mentre da noi domina l’anglomania soprattutto nella nostra classe dirigente, e in pochi si rendono conto degli effetti devastanti del globish, gli anglofoni sanno benissimo il valore che l’imposizione della loro lingua agli altri comporta, e perseguono questo progetto in modo molto lucido e consapevole. Nel 1997, il funzionario dell’amministrazione Clinton David Rothkopf ha dichiarato:
“L’obiettivo centrale della politica estera nell’era dell’informazione deve essere, per gli Stati Uniti, il successo dei flussi dell’informazione mondiale, per esercitare il suo dominio sulle onde come la Gran Bretagna, in altri tempi, lo ha esercitato sui mari. […] Ne va dell’interesse economico e politico degli Stati Uniti vegliare affinché sia l’inglese ad essere adottato quale lingua comune del mondo; affinché siano le norme americane a imporsi nel caso si dovessero emanare norme comuni in materia di telecomunicazioni, di sicurezza e di qualità; affinché, se le varie parti del mondo sono collegate fra loro attraverso la televisione, la radio e la musica, i programmi trasmessi siano americani: e affinché, ad essere scelti come valori comuni, ci siano valori in cui gli Americani si riconoscono” (David Rothkopf, “In Praise of Cultural Imperialism?” in Foreign Policy, n. 107, 1997).
Queste parole ricordano ciò che aveva esplicitamente preconizzato Churchill in un discorso agli studenti dell’università di Harvard il 6 settembre 1943:
“Il potere di dominare la lingua di un popolo offre guadagni di gran lunga superiori che non il togliergli province e territori o schiacciarlo con lo sfruttamento. Gli imperi del futuro sono quelli della mente” (la citazione è al minuto 13:18).”

Da L’inglese globale: un giro d’affari che spazza via il plurilinguismo, di Antonio Zoppetti.

L’Occidente e il nemico permanente

La prefazione di Luciano Canfora al libro “L’Occidente e il nemico permanente” di Elena Basile

Questo libro di Elena Basile, che scaturisce dalla approfondita conoscenza che l’autrice ha della storia diplomatico-militare, risulta illuminante. La ricchezza dei dati e il disvelamento delle connessioni e degli intrecci supportano la tesi espressa nel titolo del volume. Nel solco di tali indagini, si possono prospettare ulteriori scenari.
All’origine della più che secolare vicenda che abbiamo alle spalle vi è il suicidio dell’Europa. Suicidio determinato dalla scelta dell’impero britannico di fermare con la guerra la crescita prorompente e l’allarmante rivalità del ben più giovane impero tedesco. Tale fu la genesi della Grande guerra (1914-1918). Al termine della quale il bastone di comando passò dal malconcio impero britannico al ben più moderno “impero” degli Stati Uniti d’America.
Ma la guerra suicida aveva anche fatto sorgere il nuovo “nemico assoluto”: il comunismo. Non più “spettro” letterario, ma dura formazione politico-statale non disposta a farsi soverchiare. Ora il “nemico assoluto” era ancora più a Oriente, sulla carta geografica. Anche per questo era un “nemico” perfetto. Un nemico rispetto al quale l’“Occidente” tutto poté dispiegare, dando a credere di investirsi di una sorta di moderna “crociata”, tanto la forza quanto la propaganda: ora alternandole, ora coniugandole. Ragion per cui davvero il 1941-1945 costituì una anomalia, dalla quale – scampato il pericolo – furono prese quanto più rapidamente possibile, e con adeguata profusione di oratoria fremente, definitive distanze. Sappiamo chi ha vinto.
Le cose divennero un po’ meno agevoli quando l’“usato sicuro” (“mondo libero” versus “impero del male”, “chiesa del silenzio” etc. etc.) risultò non più calzante. E anzi, per un breve tratto, parve addirittura opportuno, o comunque utile, plaudere alla democrazia ritrovata grazie nientemeno che a Corvo Bianco. E i cultori meno avveduti della “filosofia della storia”, della storia proclamarono, allora, addirittura la conclusione: culminante appunto nella imminente vittoria universale della democrazia (cioè dell’“Occidente”).
Ma non durò. Quando l’Europa, raccolta sotto le insegne di una Unione a trazione tedesca cresciuta di dimensioni geografiche ed essenzialmente economico-finanziarie, cominciò a scoprire che l’ex “impero del male” era un partner interessante e foriero di reciproci vantaggi, il Grande Fratello dovette correre ai ripari. Il che poteva, consentendogli il Patto Atlantico (anch’esso in crescita vertiginosa) di affermare se stesso nel resto del mondo e, al tempo stesso, tenere per mano l’Europa.
In breve fu aggiornato il lessico: non più l’“impero del male” ma la “democratura” fu il “nemico”. Adattata all’incessante flusso degli eventi, l’antica litania poté ricominciare, con ritocchi stilistici e sommovimenti “arancione”. (Altrove provvedevano le primavere arabe, ma anche la distruzione dell’Iraq o il bombardamento sulla Serbia).
Il “nemico” era da capo lì: “Il bieco storione del Volga”, come si espresse un dì un giornalista emotivo nelle focose polemiche degli anni Cinquanta.
Ma nascevano anche nuovi imbarazzi. Che fare della Cina? In assenza di un altro Kissinger che riuscisse daccapo a metterla contro la Russia. Era un problema. Per le api operose che costruiscono l’opinione pubblica nel “mondo libero” si apriva un dilemma non da poco: bisogna scrivere che va a rotoli o invece che è ormai pericolosa perché troppo forte? Bisogna demonizzarla e smascherarla perché non più comunista ma iper-capitalistica, o è meglio ripiegare sul classico e ribadire che incarna più che mai il mostro comunista?
Viene in mente Benedetto Croce, che scrive nel periodico La città libera del 14 settembre 1945: Durezza della politica. Lì Croce prendeva spunto dalla sorpresa di alcuni di fronte al fatto che, sconfitto ormai l’Asse, il nuovo governo inglese, non più conservatore ma laburista, accantonasse, pur sollecitato, ogni ipotesi di buttar giù Francisco Franco, a suo tempo sorretto dall’Asse e agevolato dai conservatori inglesi. Ormai – rilevava – i laburisti, giunti al governo, se la cavano con l’argomento “Ogni popolo è padrone di darsi il governo che vuole”. Con lucida freddezza Croce osservava: in politica, le parole che ammantano l’azione non hanno, né pretendono di avere, un contenuto di verità. “Se gli interessi inglesi”, soggiungeva, “entreranno in conflitto con quelli spagnoli, si assisterà a una rapida mutazione di stile, e la crociata sarà bandita in nome della morale”. Vera vocabula rerum amisimus lamentava lo storico latino Sallustio.
Così, l’“Occidente” non ha mai perso il vezzo di voler fare la lezione al mondo, nel mentre che ha come obiettivo primario di egemonizzarlo, convogliando intorno a sé satelliti contro il “nemico”: con ogni mezzo, dall’assassinio mirato al predicozzo.
Luciano Canfora

(Fonte)

L’accordo bilaterale Italia-Ucraina

L’accordo bilaterale firmato da Lady Aspen Giorgia Meloni con l’Ucraina è umiliante ed agghiacciante. Esso è già in vigore e dura 10 anni, comodamente rinnovabili.
Il trattato, scritto non in italiano né in ucraino ma solo in inglese-americano, lascia intendere chi lo abbia realmente dettato:

1. L’Italia si impegna a rifornire l’Ucraina di mezzi militari moderni, di terra, di mare, di cielo e telematici.
2. Il nostro Paese si impegna a dare aiuti economici in base alle esigenze contingenti (quindi senza fondo). Ovviamente, per gli Italiani i soldi non ci sono mai.
3. Si prevedono esercitazioni congiunte in territorio ucraino, esponendo i militari italiani al fuoco dei Russi e il nostro Paese al conflitto aperto con la Russia.
4. L’Italia si impegna a scambiare informazioni di intelligence con Kiev.
5. L’Italia deve intervenire entro 24 ore in caso di nuovo attacco russo in Ucraina.

Lady Aspen, eseguendo ed obbedendo ai diktat USA, espone il nostro Paese a rischi incommensurabili. Questo trattato non rappresenta in nessun modo il pensiero e le idee degli Italiani che ritengono la Russia un Paese amico.
Il primo ministro, in una nazione davvero libera, darebbe le dimissioni seduta stante.
Gilberto Trombetta

[Modificato il 4/3/2024]

Ogni lotta

Ogni lotta è una schermaglia che sonda il nemico e ci dà coscienza della nostra potenzialità; è una finta manovra, un addestramento. E se la lotta vittoriosa frutta quella riserva di entusiasmo a cui si attingono i valori morali per le nuove e maggiori battaglie, la lotta perduta ha anch’essa le sue utilità; acuisce il dissidio sentimentale fra borghesia e proletariato, rinfocola le ire e serve soprattutto ad un esame analitico e critico delle proprie forze e delle proprie facoltà per la ricerca di quei difetti e di quelle lacune che hanno dato alla battaglia un esito negativo. L’entusiasmo della vittoria assopisce le facoltà investigatrici; la mortificazione, il bruciore della sconfitta le fustiga, le eccita ed all’occorrenza le crea. Dopo la vittoria c’è il tripudio, dopo la sconfitta c’è l’esame di coscienza; e non è poco perché vuol dire la tendenza alla perfezione.
Filippo Corridoni

(da Le forme di lotta e di solidarietà, relazione al congresso dell’Azione diretta svoltosi a Modena dal 23 al 25 novembre 1912 da cui si generò l’Unione Sindacale Italiana quale sindacato rivoluzionario scissionista rispetto alla Confederazione Generale del Lavoro, che in quegli anni raggruppava tutti i sindacati che si erano venuti a formare; in “… come per andare più avanti ancora”. Gli scritti di Filippo Corridoni, a cura di Andrea Benzi, Società Editrice Barbarossa, 2001, pp. 81-82)

La vita del tribuno marchigiano fu dedicata interamente alla rivoluzione. Una rivoluzione inseguita sul campo, tanto che vi cadde: egli aprì la strada dove altri, molti purtroppo furbamente ed opportunisticamente come sempre succede, passarono. Gli eroi, verrebbe da dire, servono solo a questo: ma non è così, in quanto è dall’eroismo che sboccia il fiore della rivoluzione.
Ed è proprio questo che manca all’Italia di oggi: non solo la consapevolezza che l’ingiustizia economica e sociale ha raggiunto ormai livelli inaccettabili e che la Patria, minacciata nella sua indipendenza, nella sua integrità e nella sua sovranità, internamente ed esternamente, sta rovinando. Non è solo una questione di consapevolezza: di analisi intellettuali se ne fanno a migliaia. E’ una questione di volontà eroica: volontà di fare il proprio dovere politico e sacrificarsi, di non piegarsi ad una politica senza scopi, volontà che è sola l’anima della rivoluzione per il riscatto sociale e nazionale.
Andrea Benzi

(dalla prefazione a “… come per andare più avanti ancora”. Gli scritti cit., pp. 15-16)

La libertà è partecipazione

Con una retorica finto-buonista e finto-pacifista negli ultimi decenni in Italia la mobilitazione popolare e la partecipazione di massa alla politica è praticamente morta a colpi di neoliberismo e attacchi alle democrazia. Ogni conflittualità dal basso verso l’alto è stata demonizzata e soffocata sul nascere.
Come uscire da questa situazione? Filippo Barbera suggerisce alcune possibilità.

Lettera aperta del Coordinamento Paradiso

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera aperta che il Coordinamento Paradiso di Bologna ha inviato al direttore della locale Cineteca ed ai gestori delle sale cinematografiche cittadine, a seguito dell’atto di censura perpetrato dall’Amministrazione comunale nei confronti della proiezione del film russo sul conflitto in Ucraina “Il testimone”.

Gentile Gian Luca Farinelli e gentili gestori di tutte le sale cinematografiche di Bologna,

che godiate di prestigio internazionale o semplicemente vi occupiate nell’ombra di tenere vivo il patrimonio di pellicole che ogni anno la cultura cinematografica ci regala, vogliamo riflettere insieme a voi, nel nome dell’arte, sulle ragioni della demonizzazione che il nostro Paese sta riservando alla cultura russa: spettacoli vengono ogni giorno annullati e artisti censurati in nome di una contrapposizione politica, che nulla ha a che fare con la bellezza dell’arte, nelle sue numerose espressioni, con un atteggiamento che prepara tempi oscuri e offende profondamente l’intelligenza e la sensibilità dei cittadini italiani.
La censura si è abbattuta anche sul cinema russo.
A gennaio il sindaco di Bologna ha fatto pressione perché fosse annullata dalla programmazione di una Casa di Quartiere la proiezione del film, patrocinato dal Ministero della Cultura Russa (come ormai anche in Italia molti film sono patrocinati dal Ministero della Cultura Italiano), IL TESTIMONE di David Dadunashvili che, non avendo accesso alle sale cinematografiche italiane, deve essere proiettato con formule alternative esclusivamente in locali privati e inadeguati a una proiezione cinematografica, oltraggiando il film sotto ogni aspetto. Trattasi peraltro di censura preventiva poiché nessun componente dell’Amministrazione comunale ha mai visionato il film e i suoi contenuti. Ad oggi, nessuna sala cinematografica e non cinematografica della città sta accettando di proiettare il film. Nessuno vuole avere problemi – ci viene detto.
La visione del film sarebbe osteggiata perché simbolo di propaganda putiniana, oppure perché (pur essendo un’opera artistica e quindi creativa, non un documentario) si svolge nella cornice dei primi atti della guerra tuttora in corso fra Russia e Ucraina.
Ora, nel rispetto delle culture e del vissuto dei popoli, allo scopo di avvicinare la possibilità di pace (verrebbe da pensare) e favorendo la consapevolezza (verrebbe da dire), dopo l’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina la Cineteca ha programmato una retrospettiva sul cinema ucraino: era il 2022.
Agli ucraini e alla loro visione dei fatti è stata data parola, espressione, ascolto della sensibilità, anche sulle vicende in Donbass, attraverso opere cinematografiche. Ai russi a quanto pare non è concessa la stessa opportunità.
Curiosità vuole, tra l’altro, che all’inaugurazione della retrospettiva fossero presenti il sindaco Lepore e il regista Sergej Loznitsa, il quale un mese prima era stato espulso dall’Accademia del Cinema Ucraino per la sua opposizione al boicottaggio dell’industria culturale russa. Il signor Lepore di tutto questo non sarà sicuramente informato – e non è detto che sapendolo avrebbe fatto due più due, in quanto è al servizio di specifiche politiche e manovre mediatiche; ma lei, dott. Farinelli, vorrà prendere parola all’interno del dibattito che si è acceso in città, per ristabilire nella logica dei cittadini la differenza che passa tra le manovre politiche e l’espressione dell’arte, come strumento di amicizia fra i popoli e sensibilità culturale (che corrisponde poi alla coscienza interiore, alla capacità di mettersi nei panni degli altri, al senso critico, alle più elevate doti umane)? Ce lo ha ricordato la casa produttrice del film IL TESTIMONE con un breve video in cui Sofia Mitrofanova invita i sindaci italiani a prendere visione del film, prima di censurarlo; ce lo ha ricordato il videomessaggio per il pubblico italiano del protagonista del film, Karen Badalov, che si rammarica dell’ondata russofobica e non cela il suo amore e la sua stima per il cinema italiano. Nondimeno sappiamo che la cultura italiana in Russia non sta subendo alcuna censura, sintomo, almeno in questo, della lealtà del Ministero della Cultura Russo nei confronti del nostro Paese, purtroppo non ricambiata.
Auspichiamo che con un gesto in difesa dell’arte cinematografica una delle sale della Cineteca ospiti la proiezione del film, per sottrarlo alla censura in favore di un dibattito pubblico, affrancandolo dalla contrapposizione ideologica tra (presunti) filo-putiniani e (presunti) filo-ucraini, lasciando la possibilità a chi ne prenderà visione di provare davanti al film libere emozioni e permettersi autonome riflessioni. Sarà d’accordo anche lei che vada lasciato ampio spazio all’arte attuale, per rispondere a un sentire contemporaneo e concedere uno spazio collettivo dei fatti mentre essi accadono.
L’arte è di troppo solo se l’obiettivo è condurre l’umanità al peggio, se l’obiettivo è fare vittime, se l’obiettivo è cancellare la storia e la cultura dei popoli. Sappiamo benissimo in quale direzione sta marciando il nostro Paese.
Chiediamo una sua parola per sottrarre questa pellicola allo scempio mediatico propagandistico, restituendo valore agli attori, al regista, all’opera e contestualmente a noi cittadini il diritto all’arte, che rappresenta il vissuto dei popoli ed è nondimeno esercizio di bellezza e senso critico, che pretendiamo di vivere e provare, salvaguardandolo per i nostri figli. È dovere di ognuno mantenere alti valori morali, pur nelle difficoltà sociali e politiche, perché sopravviva la lealtà, per strappare un giorno in più alla pace, perché siamo responsabili verso le generazioni più giovani. Non vogliamo scendere in guerra contro nessuno, men che meno nel campo dell’arte.
Se crede davvero, dott. Farinelli, che il cinema unisca ed emozioni il mondo intero, cosa che si respira pienamente nella grande Piazza Maggiore ogni estate, le chiediamo di visionare la pellicola de IL TESTIMONE: la critichi anche aspramente, ma la sottragga alla politica per restituirle dignità artistica.
La programmazione della Cineteca è sempre ricca di film di registi invisi ai loro governi o a governi altrui. Se tutte le nazioni applicassero la censura culturale come sta accadendo in Italia, in considerazione di quanti Paesi abbiamo bombardato o minacciato sotto l’egida della NATO di cui facciamo parte, il patrimonio artistico italiano sarebbe relegato nell’oblio. Sappiamo cosa perderebbero tutti i popoli e tutte le nazioni.
L’ultima parola spetta a voi professionisti del mestiere anche solo perché – se la storia continuerà su questa piega e se perderemo di conseguenza la capacità e il coraggio di nutrire i nostri sentimenti, il nostro sguardo e la nostra anima con la grande cinematografia e la grande arte, sostituendola all’involuzione culturale – saremo presto un popolo che nella sua totalità giudicherà “La Corazzata Potemkin” una cagata pazzesca, per dirla alla Fantozzi. E non saprà proprio niente della storia della città di Odessa dove quelle memorabili immagini sono state girate, perché assieme alla cultura è la storia a essere cancellata. Anche quando le opere sono solo liberamente tratte, incuriosiscono e spingono ad approfondimenti.
Chiediamo alla Cineteca di Bologna e a tutti i gestori dei cinema di Bologna: chi ha la dignità professionale di proiettare questo film e dimostrare ai cittadini bolognesi che l’arte non è da temere? Che può magari anche salvarci?
Restiamo in fiduciosa attesa di una risposta. È vero che la storia umana è piena di strumentalizzazioni a uso d’interessi economici e politici, che critici d’arte e artisti sono spesso costretti a loro volta a sottoporsi all’autorità del momento, ma chi è saggio si distingue: alza la testa e lo fa prima che sia troppo tardi.
Coordinamento Paradiso
coordinamentoparadiso@tutanota.com

Gli scorsi 16 e 17 febbraio, “Il testimone” è stato proiettato in una sala messa a disposizione dal Comune di San Giorgio di Piano, località in provincia di Bologna.
Due bellissime serate durante le quali i cittadini bolognesi si sono attivamente mobilitati per contrastare i tentativi di censura ed affermare il diritto ad una informazione libera.

Navalny vs Assange

Essere nemici dell’America può essere pericoloso, ma esserne amici è fatale.
Henry Kissinger

La moglie di Navalny, solo poche ore dopo la misteriosa morte del marito, appare alla conferenza sulla sicurezza di Monaco affollata di esponenti politici da ogni parte del mondo, per invocare la rimozione del Male Assoluto (Vladimir Putin, cioè la Russia). Che straordinarie coincidenze avvengono nell’Occidente euroatlantico…

La moglie di Assange definisce “non sincera” e “vuota” la reazione dell’Occidente alla morte di Navalny. “Se fossi sincero, libereresti Assange”, ha dichiarato la moglie di Julian Assange, criticando le reazioni dell’Occidente alla morte di Alexei Navalny definendole “non sincere” e “vuote” in risposta a un tweet del primo ministro britannico Rishi Sunak.
Inoltre, ha risposto alla pubblicazione della presidente della Commissione europea , Ursula von der Leyen , che ha indirettamente accusato il “regime di Putin” della morte dell’ex attivista. La moglie di Assange ha affermato che le sue dichiarazioni suonavano “vuote”.
“Le sue parole suonano vuote quando rimane in silenzio sulla persecuzione politica del giornalista Julian Assange , che rischia 175 anni per aver pubblicato prove dei crimini di guerra statunitensi”, ha dichiarato Stella.
(Fonte)

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In questi mesi di genocidio israeliano a Gaza, su pressione diretta di Israele, all’Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese –Abspp odv, attiva da 30 anni con documentate missioni umanitarie nella Palestina occupata, sono stati chiusi, uno dopo l’altro, tutti i conti bancari e postali. E’ quanto accaduto, incredibilmente, come fosse un’organizzazione criminale e non un’espressione attiva di solidarietà e sostegno al popolo violentato e massacrato palestinese: le vittime subiscono l’oppressione a tutti i livelli e sono trasformate in colpevoli e penalizzate.
L’Abspp odv sostiene dal 2006 l’associazione InfoPal, editrice della nostra agenzia di notizie, InfoPal.it, che svolge un quotidiano e professionale lavoro di informazione sulla Palestina occupata dal colonialismo sionista.
Non è la prima volta che gli oppressi, oltre al danno, subiscono la beffa del Sistema, fatto a immagine e somiglianza dell’Egemone angloamericano-sionista. Egemone che, speriamo, possa essere a breve spazzato via dall’avanzata inarrestabile del Sud e dell’Oriente Globali e del mondo dei BRICS.
Mentre la geopolitica fa il suo corso e gli avvocati dell’ABSPP provvedono per le vie legali a ripristinare la giustizia in questa colonia chiamata Italia, chiediamo ai nostri lettori di sostenere il nostro lavoro a InfoPal.it con donazioni a:
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IT76X0501801600000011185246
intestato a: ASSOCIAZIONE INFOPAL
Via Bolzaneto 78R, 16162 Genova

[Fonte]

A dieci anni dall’inizio di Maidan

A dieci anni dall’inizio di Maidan, nell’Occidente dei palinsesti tv mainstream, c’è ancora chi sorride e scuote la testa quando qualcuno denuncia il colpo di Stato realizzato in Ucraina.
In questi salotti TV, dalle loro comode poltrone, gli opinionisti e giornalisti di turno continuano ad affermare la tesi dell’aggressore e dell’aggredito.
Abbiate il coraggio di parlare con Anna, nata e vissuta a Kharkov che vi spiegherà quali torture e quali discriminazioni politiche, linguistiche e religiose stanno subendo gli Ucraini che aspettano con ansia il crollo del governo di Kiev.
L’intervista che ho realizzato ad Anna non la vedrete mai sulle TV mainstream, vi chiedo pertanto di inoltrarla ovunque.
Vincenzo Lorusso

Solo un deficiente

Solo un deficiente (cioè, colui che è manchevole di supporto cognitivo e capacità di ragionamento) può negare che gli USA stanno incendiando il mondo.
Solo un deficiente non capisce che le basi militari americane in Siria, Iraq e altrove nel mondo sono gli avamposti di uno Stato coloniale imperialista e che le genti di quegli Stati hanno il dovere (e non il diritto) di cercare di liberarsene.
Solo un deficiente non capisce le ragioni per le quali gli oligarchi della UE difendono l’indifendibile Ucraina e la finanziano usando gli ucraini come carne da macello.
Solo un deficiente non capisce perché i Paesi baltici più la Germania paventano un’aggressione russa alla NATO entro 5-8 anni e suonano la diana di quella che spacciano come guerra difensiva.
Solo un deficiente non capisce che quando Zelensky annuncia un cambio di strategia nella guerra di aggressione per procura contro la Russia intende adottare lo stile israeliano in voga a Gaza, là dove si bombardano asili, ospedali, centro rifugiati e persino cimiteri. Infatti, ieri ha cominciato a bombardare le panetterie causando 20 morti di Ucraini russofoni in fila a comprare il pane. Per implementare questa nuova strategia, Zelensky vuole estromettere l’attuale capo di stato maggiore sostituendolo con il capo dei servizi segreti, l’artefice degli attentati terroristici in territorio russo, quindi anche in Crimea.
Solo un deficiente non comprende cosa ha in testa Netanyahu e come andrà a finire, al di là delle chiacchiere di mercato degli atlantisti.
Solo un deficiente non ammette che il modello di sviluppo demoliberale è una catastrofe che ha generato nel mondo milioni di diseredati, altrettanti milioni di popolazione della classe media resa schiava di un inalienabile processo consumistico che la rende succube e ricattabile, creando al contempo un clan di plurimiliardari che determinano ovunque le politiche degli Stati asserviti all’egemonia americana.
Solo un deficiente non capisce che l’equazione “democrazia occidentale” uguale a libertà è un ossimoro.
Solo un deficiente non capisce che siamo sotto il tallone di un totalitarismo politico, economico, culturale chiamato liberismo.
Solo un deficiente può pensare “accada quel che accada, tanto io me la cavo”…
Deficienti ne abbiamo? Sì, milioni di milioni e nessun deficiente se la caverà. Certo, anche chi deficiente non è rischia (e magari anche senza “rischia”) di non cavarsela, ma quantomeno si riserva la prerogativa di cadere in piena consapevolezza, da uomo libero e verticale avendo ben chiaro il volto del boia.
Maurizio Murelli

(Fonte)

Finalmente arrivano i bonifici?!?


Dmitry Medvedev, dopo aver parlato dell’opposizione anti-governativa finanziata dall’Occidente in Russia che auspica la sconfitta militare, lo smembramento e quindi il saccheggio del Paese, afferma che la Russia dovrebbe sostenere forze di opposizione sane e sensate nei Paesi occidentali:
“Anche in Occidente esiste un’opposizione anti-establishment. I suoi membri non desiderano la morte della loro Patria, come i rinnegati russi, ma cercano un nuovo percorso per il suo sviluppo. C’è un’opposizione di destra e di sinistra. Ognuna con un proprio programma nazionale, che si oppone al globalismo americano. Questo tipo di opposizione è presente in tutti i Paesi dell’UE e anche negli Stati Uniti.
Naturalmente, i nuovi politici sono molto più sensati e motivati dei membri pigri e privilegiati dei partiti tradizionali. Vedono chiaramente tutti i vizi dell’attuale globalismo liberale e dell’ordine mondiale imposto dagli Stati Uniti. E il nostro compito è sostenere tali politici e i loro partiti in Occidente in ogni modo possibile, aiutandoli apertamente o meno apertamente a ottenere risultati decenti nelle elezioni.
Il loro arrivo nella pubblica amministrazione può migliorare radicalmente il panorama politico nel mondo occidentale. Questo è il motivo per cui sono così temuti dai politici castrati che guidano le vecchie forze politiche in Europa e negli USA, così come dagli invertebrati arcobaleno sessualmente confusi che oggi sono al timone di molti Paesi occidentali.”
Laura Ruggeri

(Fonte)

Aritmetica riformista

Le gazzette ci dicono che nella Repubblica di Teddy Roosevelt, 20 Nababbu posseggono la bellezza di 30 miliardi di franchi.
Essi sono i Morgan, i Rockfeller, i Carnegie, gli Schwaab, i Vanderbildt, i Gould ed altra gentuzza di simile conio.
In verità, quando si è senza un soldo, viene una voglia matta di far conti e castelli in aria coi quattrini delle tasche altrui.
Ecco il perché oggi, in cui la mia bohème assume un carattere di grandezza giobbiana, voglio trastullarmi facendo dei calcoli sulle rispettabili ricchezze dei 20 messeri dell’altro continente, convintissimo che il trastullo, se non arrecherà nelle mie vedove scarselle il becco d’un quattrino, darà, però, seriamente a pensare a molti lettori di questo foglio.
E incominciamo.
L’Italia conta, all’incirca, trenta milioni di abitanti. Supponendo che tutti lavorano di un lavoro utile – dicendo lavoro utile voglio significare, attualmente, qualche cosa diverso da ciò che fanno Alberelli, Totonno, ed altri simili Pinetti – e supponendo anche che i produttori, dal frutto di detto lavoro, dopo aver detratto il necessario per sostentarsi, riescano a metter da parte cento franchi all’anno, ne viene di conseguenza che: la popolazione d’Italia dovrebbe lavorare e risparmiare dieci anni di seguito, per accumulare le ricchezze che in America detengono 20 sole persone.
Ciò dimostra come coll’onorato lavoro e col saggio risparmio si possa diventare anche miliardari.
Ma non basta.
Vediamo quanto tempo l’umanità intera deve lavorare, per guadagnare i baiocchi che racchiudon le casse-forti d’una, pur sì esigua, schiera di vampiri del Nuovo Mondo.
Vivacchiano sulla terra circa un miliardo e mezzo di uomini animali bipedi ed implumi, disse Aristotele.
Di questi animali, detratti i bambini e coloro che esercitano il mestiere di non lavorare mai, restano un mezzo miliardo di produttori genuini.
Supponendo che ognuno di essi venga retribuito con due franchi al giorno – resto al disotto del vero se si considera che i coolies cinesi lavorano per 60 centesimi e che i coolies parmensi, volgarmente direbbesi spesati, lavorano per poco più – con delle semplici moltiplicazioni si venne facilmente ad ottenere come resultato, che: tutta l’umanità deve lavorare un mese di seguito per produrre le ricchezze di 20 miserabili.
E’ divertente nevvero? E allora proseguiamo.
Si supponga che ogni disgraziata vittima dello sfruttamento versi 50 centilitri di sudore al giorno: ossia appena la ventesima parte di un litro. In trenta giorni – tempo necessario accioché l’umanità accumuli quanto posseggono i venti nababbi, e tuttociò, per soddisfare i gusti alla direttorio delle vacche d’oro, tipo Miss Elkias – l’umanità verserebbe l’inezia di settecentocinquanta milioni di litri di sudore.
Ah! Cristoforo Colombo che maledetta idea ti passò mai pel capo!
Ma c’è di più.
Supponiamo che il torrente che scorre in mezzo a Parma, nei periodi di piena, versi tre metri cubi, ossia tremila litri d’acqua al minuto secondo.
Ebbene, volete sapere quanti giorni impiegherebbe, il torrente, a trasportare il sudore che l’umanità stillerebbe dai suoi pori nei trenta giorni necessari a carpire alla terra i miliardi delle venti rancide carcasse americane: 75 giorni!!!
Dopo ciò, o colleghi operai, dalla pancia vuota, dai vestiti a brandelli e dalle scarpe sfondate riformiamo, riformiamo pure.
Riformare?!
Dio degli Dei! Ma se c’è da incenerire il creato e, se esistesse, il Creatore!
Leo Celvisio
(pseudonimo di Filippo Corridoni)

[Articolo apparso nel periodico L’Internazionale, 4 novembre 1908, ora in “… il fuoco sacro della rivolta. Articoli di giornale”, di Filippo Corridoni, 2006, Società Editrice Barbarossa, a cura di Andrea Benzi]