Questa retorica in merito alla Brexit non vi ha tremendamente rotto i coglioni?

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Dunque, andando sempre con un certo disordine che con l’ordine sono bravi tutti, il trauma è cominciato quando andando a prendere un caro Negroni venerdì pomeriggio dopo l’ufficio, il barista mi sorprende econfidandomi che era molto preoccupato per la Brexit.
Paro paro quegli anziani che non hanno nulla in banca, figurarsi titoli o btp ttp fff ggg + vari, ma che si deprimono quando le borse sono –quanto orrore in questa espressione – “depresse o sottotono”.
Per paura della crisi faccio diventare il Negroni un Americano, togliendo il gin che potrebbe essere di provenienza britannica, quindi extracomunitaria, quindi nemica, oggigiorno.
Mi dice il mio caro barista che la sera prima Monti – che a suo dire non avrebbe mai ragione quando apre bocca, ma questa volta sì, sì sìsì (e a stento trattiene l’entusiasmo, manco fosse Eszter) – ha detto che l’UE serviva per non farci fare guerra tra noi Stati europei, mentre adesso…
E questa silenziosa sospensione delle parole suona più minacciosa del cristoforesco “Verrà un giorno…”.
E poi mi chiede: “Tu che sei (cosa?)… un po’ mitteleuropeo (sic!), cosa ne pensi di questa Brexit”?
Vorrei ricordargli che Pescara non è Trieste e che più che mitteleuropeo posso essere del Regno delle Due Sicilie – che so terroneuropeo – e che l’unico Ferdinando dal quale posso avere qualche lontana origine è quello di Borbone non di Asburgo, ma più che altro mi preme tranquillizzarlo del fatto che non c’è nessuna guerra imminente con i Britannici, che al massimo ci possono mandare gli amici uligani per qualche partita, ma dopo le botte che hanno preso dai Russi a Marsiglia, non so se usciranno ancora di casa così tranquilli e giulivi. Ma non me ne da il tempo, perché come cerco di parlare del mio non-catastrofismo mi comincia a parlare di tutti gli Italiani che sono lì, che adesso cosa gli succederà, dovranno tornare qui etcetcetc. Fortuna vuole che mi chiami mio padre che si dice preoccupato, non per la Brexit, come me non crede nell’immediatezza degli effetti negli eventi della storia, ma per il mio colesterolo, uscito dalle analisi del sangue.
“Non bere troppo!”
“No”. Ma neanche troppo poco, penso, finendo il mio Americano.
Avrei voluto berne altri, ma la situazione mi deprime, parlare di Brexit con il barista no! E neanche tradire immediatamente mio padre.
Ma non trovo salvezza, in tv, sui giornali, su internet, dappertutto c’è questo catastrofismo imperante.
Da un punto di vista mediatico ne consegue che:
1. Si dipinge l’UE come il paradiso perduto, luogo dal quale solo dei pazzi (Brits) potrebbero voler andar via.
2. Gli stessi Brits sono dipinti come – oltre che pazzi – barbari e potenzialmente belligeranti.
3. Le elezioni, la democrazia elettorale è giusta, ma quando il risultato è differente da quello voluto dall’UE (accadde per Francia e Olanda nel 2004, accadde in Irlanda nel 2009), beh allora non va bene, le persone hanno votato per qualcosa per cui non sono in grado di esprimersi, perché non sanno, non sono capaci, non possono…
4. Che forse è la cosa più triste, la solita mancanza di alternativa. O UE o morte, verrebbe da dire, come se l’UE fosse l’unica possibilità che abbia l’Europa – perché cazzo, si chiarisca, UE e Europa non sono e non possono essere la stessa cosa! – per andare avanti, per convivere, per non dar luogo a guerre civili europee (come sono state la prima e la seconda guerra mondiale, con qualcuno che poi, facendosi largo tra le macerie, ci ha guadagnato il primato mondiale e un dominio economico militare che ancora dura e si perpetua).
Il corollario è composto da una miriade di stronzate, da Severgnini che dice che con la Brexit la Premier League sarà un fallimento come lo è stata sul campo la prestazione inglese (per ora non gallese, altro Paese che ha votato a maggioranza Brexit) a quelli di “Decanter”, simpatica trasmissione radiofonica di Radio2 che parla di enogastronomia che fa del terrorismo gratuito verso noi ciccioni un po’ beoni, dicendoci che non potremo più bere il uischi scozzese, né le birre britanniche né, ca va sans dire, mangiare il salmone scozzese. E per di più non esporteremo più prosecco… ancora alla radio, al radiogiornale, sento il non so chi dell’Erasmus che dice che con la Brexit i nostri ragazzi non potranno più andare a studiare in GB. Intervistano degli Italiani a Londra, “adesso abbiamo paura”.
E poi i titoli sui giornali contro i “vecchi” che avrebbero affossato il futuro dei giovani con il loro voto “ignorante e egoista”. (Ora, si deve forse pensare che di solito se si va a votare lo si fa per tutelare l’interesse, opinabile ed eventuale, degli altri e non del proprio?)
E ancora nefasti presagi su confini del tutto chiusi, Europei cacciati dalla GB, lasciati morire senza pietà se malati in territorio GB e via dicendo. Preconizzare l’assurdo, senza averne nessuna base.
Ora, un po’ di storia. La partecipazione della GB all’UE, alla sua formazione e al suo allargamento è stata controversa e sempre fuori dalle righe. Ma decisiva, fortemente decisiva.
C’è stato un momento in cui Francia e Germania in particolare, ma anche l’Italia, si sono guardate in faccia e hanno detto qui o si fa una Europa più profonda e politica o non si va avanti. L’idea era quella di dare davvero seguito ai propositi dei pilastri e non perseguire solo quello di carattere economico.
Si parlava di unire pochi Stati, anche militarmente, con la formazione di un esercito europeo, di avere una voce unica in politica estera, di fare insomma, in una parola – bistrattata, molto bistrattata- politica.
Più stretta ma più profonda era la parola d’ordine dei terrigni europei.
Più larga e meno profonda era la parola d’ordine dei marinai d’oltre canale, con al timone la ferrosa Tatcher (la quale tra le tante cose è stata una famosa detrattrice del gin tonic, preferendogli il uischi, questo forse per fare dispetto al marito, noto bevitore di gin tonic).
Indovinate un po’?
Vinse il mare sulla terra.
GB ancora una volta favorì la politica dell’alleato d’Oltreoceano. Il quale voleva assolutamente un’Europa quale affidabile partner economico, forte quindi economicamente e possibilmente con un’unica moneta per favorire lo scambio, il mercato etcetc. E ci sono interventi e documenti degli anni ’90 a testimoniarlo. Ma non voleva affatto un’Europa politica. Che potesse dire la sua nei conflitti che allora si stavano preparando nell’ex Jugoslavia, che potesse governare i rapporti con i Paesi del fu Patto di Varsavia etcetc.
E per questo che in pochi anni ci siamo trovati un’UE allargatasi a macchia d’olio, con Paesi come la Polonia, la Slovacchia o i Paesi Baltici, che non avevano capito bene se erano entrati nell’UE o negli USA e che contestualmente firmavano anche l’ingresso nella NATO. Si parlò di questi Paesi come dell’Europa americana. O come anche di quelli il cui ingresso chiuse – per sempre? – la possibilità di un’Europa politica.
Alla luce di questo piccolo memento storico, nel contesto della più lunga e complessa storia dell’integrazione europea, siamo sicuri che la GB nell’UE fosse/sia una cosa buona?
Ma balzando altrove e cercando di giungere all’ultimo punto, quello definitivo, non sarebbe stato più corretto porsi la domanda: ma non è che questa UE è troppo poco politica, troppo burocratica, troppo asservita a poteri finanziari e troppo lontana dai cittadini? Praticamente ogni volta che questi vanno a votare la bocciano. Poi si cambiano le carte (non credo possa accadere questa volta, ma mai dire mai, anche in Grecia sembrava difficile e invece ci sono riusciti in pieno… questi al gioco delle tre carte sono tanto più bravi dei napoletani che si trovano all’autogrill di Teano ovest).
No, troppo difficile porsi questa domanda (o darne le risposte). Meglio continuare a dipingere l’UE come il migliore dei mondi possibile e gli Inglesi come degli stronzi. E non dire che da ogni trattato o somma di questi si può uscire, facendo semplicemente degli altri trattati.
Tutto questo si chiama terrorismo giornalistico.
Massimo Janigro

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7 thoughts on “Questa retorica in merito alla Brexit non vi ha tremendamente rotto i coglioni?

  1. Il pensiero per la bile versata dallo zombi bocconiano e dallo zombi ex-re (formato 1956) (per non parlare degli “acculturati de sinistra”) è un piacere impagabile !

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  2. La risposta è si, bell’articolo, terrorismo mediatico come quando parlano di tutto, ormai è tutto catastrofico.
    Ho sentito un giornalista o operatore umanitario, non ho capito bene, a una notissima trasmissione radiofonica iperascoltata, che ha accusato in diretta i dirigenti di grande imprese americani di essere pedofili, strana come cosa, molto strana, che era gin o uischi?

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