“Per dire che anche un giornale satirico che s’ingaggia in un umorismo spregiudicato su quanto di più sacro vi è per molte persone ed ambienti politico-religiosi dovrebbe rendersi conto del rafano in cui s’è cacciato e del pericolo che corre.
C’è chi ha detto che ne uccide più la lingua (o la penna) che la spada, e questo è tremendamente vero. Se ti metti “in guerra” contro qualcosa o qualcuno non puoi scandalizzarti se quello poi ti prende a sberle o addirittura ti fa fuori. Oggi invece si va davanti a un “campo nomadi” a provocare e ci si meraviglia che quelli escano non propriamente coi mazzi di fiori. Ci si erge a “sentinelle” contro la propaganda filo-omosessualista e ci si scandalizza se i militanti della causa attaccata c’insultano o ci mettono le mani addosso. Insomma, quando si va “alla guerra” si deve mettere in conto di tutto, e poi starà agli organi competenti indagare ed acciuffare chi s’è reso protagonista d’un crimine contemplato dalla legge vigente.
Sbalordirsi delle offese ricevute dopo aver soffiato sul fuoco è ipocrita perché letteralmente “irresponsabile”, nel senso che non ci si prende la responsabilità di quello che si è detto o fatto. Si pensi a Gesù, che non fu affatto tenero con nessuno di coloro che doveva rimettere in riga, i quali infatti lo inchiodarono ad una croce dopo averlo sottoposto ad indicibili sevizie (o almeno questo è quanto ci viene raccontato dalla versione cristiana della storia e/o del mito cristiano): e mica s’è lamentato mentre se ne stava crocefisso!
L’Occidente moderno, poi, fa gran vanto della sua supposta capacità di “capire” tutto e tutti meglio di chiunque l’ha preceduto. L’Antropologia ha contribuito a fortificare questa sensazione: ma se una lezione l’ha lasciata, è proprio quella che ci sono “culture” per le quali non è tutto passibile di “critica” o, peggio ancora, di blasfemia. In altre parole, se per qualche “cultura”, di pochi “selvaggi” o di un miliardo e passa di persone, esistono concetti e valori non negoziabili e non sottoponibili ad alcuna forma di dileggio, l’Occidente moderno non dovrebbe prendere questa realtà come una “follia”, ma, forte della sua (presunta) capacità di “comprendere” anche “l’Altro” si dovrebbe rendere conto che certe forme di “critica” vengono percepite dall’altra parte solamente come un insulto insopportabile.
Che poi “l’Altro”, dopo essere stato osannato e posto sul piedistallo per decenni (perché c’era il Terzomondismo), adesso debba fare uno sforzo per “modernizzarsi” anche nel senso che per lui non esiste più nulla di “sacrosanto”, è tutto da discutere. E, anzi, in un’epoca di deserto ideale prodotta dal relativismo ad ogni costo, al di là dell’orrore che può suscitare una strage, fa perlomeno riflettere il fatto che su questo pianeta vi siano delle persone per le quali esiste una gerarchia di principi e di valori di fronte ai quali non si è disposti a transigere.
D’altra parte, anche l’Occidente, in mezzo alla cortina fumogena del “relativismo”, ha i suoi feticci intoccabili, che si chiamano “tolleranza”, “eguaglianza”, “libertà”. Tutti a geometria variabile, ma questo è un altro discorso, perché l’importante è che ci si creda fermamente, anche se nella pratica non vengono applicati (né è possibile farlo).”
Da Il “messaggio” della strage di Parigi: “L’Islam ci odia”, di Enrico Galoppini.
Riportiamo qui, in ordine cronologico, alcune delle considerazioni che stiamo svolgendo sulla pagina facebook del blog:
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Quando la giornalista Lesley Stahl domandò all’ambasciatrice americana all’ONU Madeleine Albright se la morte di mezzo milione di bambini in Irak non fosse un prezzo troppo alto da pagare per l’embargo, lei rispose che quello era il giusto prezzo. Mezzo milione! Senza contare quelli che ancora oggi stanno morendo per le armi chimiche usate dagli americani, quelli affetti da malformazioni orribili. Senza parlare dei morti sotto spaventose e umilianti torture. Ma tutto ciò, nell’Occidente Democratico, non ha suscitato indignazione, né levate di scudi. Avete visto qualcuno fare manifestazioni sotto l’ambasciata americana contro questi orrori senza pari?
Tanto clamore, però, fino alla nausea, per dodici europei che hanno volutamente e pesantemente offeso l’Islam. Ci chiedono di piangerli. Perché? Solo perché appartengono alla razza superiore. No. Io mi rifiuto. NON SONO RAZZISTA.
MOI, JE SUIS IRAKIENNE
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Domani questi cosiddetti “rappresentati istituzionali”, che in fondo sono solo dei disperati che si aggrappano a parole d’ordine come “libertà” e “democrazia” quando sono i primi a farne strage di continuo (tra dominio della finanza, oligarchia del denaro, aggressioni a mezzo mondo e manipolazione mediatica), insceneranno la loro manifestazione “oceanica” ed ipermediatizzata per mostrare che “siamo tutti Charlie”… Possono fare quello che vogliono: quest’Occidente è alla frutta, perso nel suo nichilismo di cui quel giornale “satirico” è un indicatore eccellente e preoccupante.
Effedieffe.com ha pubblicato tutte le vignette (che non fanno ridere) che insultano la religione cristiana cattolica. La religione in nome della quale dovremmo fare la guerra all’Islam, ma che viene sistematicamente vilipesa da quel giornale e da tutti gli amichetti di questi c.d. “teocon” o “atei devoti” (da noi noti anche come “spaghetticon”). Un degrado irriferibile ed osceno, degradante per ogni essere umano degno di questo nome, che i vari media si sono ben guardati dal mostrare. Questi sarebbero i “sacri valori” per cui stracciarsi le vesti?
Non è nemmeno da escludere che – siano stati “terroristi islamici” o agenti “false flag”, il che è praticamente lo stesso – il Charlie Hebdo sia stato “mandato avanti”, lasciato scatenare senza freni inibitori, per poi farne la perfetta “vittima sacrificale” al momento giusto.
Un altro fatto da rilevare è questo: chi architetta queste situazioni conosce bene la psiche umana e la psicologia collettiva. Chiunque, anche nella cerchia delle proprie conoscenze avrà notato, persino fra persone nient’affatto banali, un fenomeno di regressione psichica che fa aderire in qualche modo alla canea antislamica anche chi, in condizioni normali, se ne sarebbe dissociato. Creazione di consenso per la guerra mediorientale nella quale vogliono avvilupparci a tutti i costi, e continuo stato d’allerta per le “quinte colonne islamiche”.
Mi pare d’aver già scritto tutto qui:
http://www.ildiscrimine.com/il-grande-medio-oriente-e-il-momento-anti-islamico-dello-scontro-di-civilta-il-caso-italiano/
e, più di recente, qui:
http://www.ildiscrimine.com/bin-laden-califfo-guerra-finale-contro-lislam-per-colpire-leurasia/
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Vero. Però può avvenire anche il processo opposto. Persone molto lontane dall’Islam, che a tale visione del mondo si sono avvicinate, spinte dal senso della giustizia, se non è ancora del tutto perduto. Perché l’aggressione inaudita di cui sono oggetto oggi i Paesi islamici non può lasciare indifferenti, se si ha ancora un briciolo di umanità.
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Gentilissma Marcella,
bisogna infatti tenere sempre presente l’eterogenesi dei fini. In frangenti come questi, se da una parte masse vengono manipolate oltre ogni modo, prestandosi alla polarizzazione voluta dagli strateghi di questo “scontro di civiltà” (che, per inciso, non sono solo americani e sionisti, ma sono anche “musulmani”), accade che c’è chi apre gli occhi e, senza necessariamente sposare in toto la posizione degli “aggrediti” aderendo addirittura alla loro fede, comincia a “mangiare la foglia”.
Eterogenesi dei fini, dunque, che ci fa riflettere sull’insondabile esito delle azioni umane, anche quando l’uomo crede di avere tutto saldamente sotto controllo.
Saluti
EG
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l’amica Marcella è fresca di traduzione di un ponderoso articolo sull’islamofobia che vedrà presto la luce sul blog
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La giustizia va al di là della fede. Il guaio è che la stragrande maggioranza della gente è talmente chiusa in se stessa che non prova nemmeno a immaginarsi al posto dell”altro’. Come spiegare altrimenti l’indifferenza di fronte alle torture più orrende che la mente umana possa immaginare?
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