Le esenzioni dei militari USA in Italia

fuori dalle balle

Seppure un poco datato, ecco un utile riepilogo sull’argomento…

Fisco, la truppa gode
di Marco Mostallino

Accise sulla benzina, Iva, imposte su acquisti, servizi e consumi: sono queste le voci su cui il governo ha scelto di puntare per rimettere a posto i conti dell’Italia. Ma c’è chi è esente da ogni tassa. Si tratta di una popolazione di 30 mila persone che paga le bollette dell’elettricità al netto delle imposte, che fa il pieno con un risparmio di oltre 60 euro ogni 100 litri, che è esente dall’imposta di bollo e che non paga la tassa di circolazione delle auto. E non si tratta di evasori.
Sono infatti i militari americani residenti in Italia con le loro famiglie.
In base agli accordi bilaterali tra Italia e Stati Uniti e alle intese in ambito NATO, i comandi militari e i 13 mila soldati delle forze armate USA in servizio alla base navale di Napoli, alla caserma Ederle di Vicenza, agli aeroporti di Ghedi, Aviano e Sigonella e nelle decine di altre installazioni sparse per il Paese godono infatti di un regime fiscale privilegiato. È il contributo dell’Italia alla «difesa comune», quantificato in base al principio del cosiddetto «burden sharing», ovvero la distribuzione della spesa della presenza delle forze armate americane.
Quando un militare americano viene assegnato a una base in Italia, al suo arrivo riceve una serie di indicazioni, tra le quali una lista delle esenzioni fiscali: si va dall’Iva per ogni tipo di acquisto, servizio e contratto, fino alle accise sui carburanti e sul consumo elettrico, passando dai dazi doganali, alla tassa di sbarco e d’imbarco delle merci trasportate per via aerea e marittima, a quella di circolazione sui veicoli, all’imposta di registro e di quella di bollo.
I risparmi sono destinati anche ai comandi miliari che si estendono nel nostro territorio per quasi 2 milioni di metri quadri (secondo i dati aggiornati a fine 2010 forniti dal Dipartimento della Difesa USA).
Difficile calcolare esattamente il sacrificio degli italiani per lo speciale regime fiscale destinato ai soldati USA, perché né il governo di Washington né quello di Roma possiedono, o comunque diffondono, cifre precise.
L’ultimo resoconto risale al 2004, quanto il Congresso USA pubblicò il documento Report on allied contributions to the common defense, da allora mai più reso noto nei suoi aggiornamenti.
In quelle carte si leggeva che nel 1999 il contributo dell’Italia era di 530 milioni di dollari, pari a circa 450 milioni di euro. Nel 2001, i vantaggi concessi agli USA erano del 37% delle spese sostenute, ovvero 327 milioni di dollari.
Oggi, con la crescita delle imposte e dei prezzi, si può ipotizzare che il peso dei militari USA sulle finanze pubbliche italiane superi i 500 milioni di euro ogni anno.
Per incassare 350 milioni di euro, Palazzo Chigi ha deciso di aumentare l’Iva al 21% (nel 2012 è destinata a salire) e di alzare le accise sui carburanti. Eppure per raggiungere lo stesso obiettivo – e persino superarlo – sarebbe bastato parificare il regime fiscale dei soldati USA a quello degli italiani. Ma questo non è avvenuto.
Così i militari di Washington, oltre a utilizzare servizi come la manutenzione delle strade, l’illuminazione e la nettezza urbana senza spendere un dollaro, possono addirittura risparmiare più del 60% sul carburante, mentre gli italiani devono sobbarcarsi di accise e Iva, arrivando a spendere per ogni litro di benzina verde fino a 1,759 euro.
Un calcolo preciso dei costi per i militari USA lo ha fornito nel 1999 Pasqualino Serra, fino al 1997 sindaco de La Maddalena, la cittadina sarda che per decenni ha ospitato la base dei sottomarini nucleari americani.
Dallo studio sui costi-benefici della presenza degli USA di Serra, che dopo aver lasciato la poltrona di sindaco continuò a interessarsi di politica locale, emerse che «in 25 anni si è cumulato un disavanzo economico pari a quasi 45 miliardi di lire. Una perdita annuale da 928 mila euro. Bilancio che ha penalizzato i cittadini dell’arcipelago». E La Maddalena è un piccolo Comune da 11 mila abitanti che ospitava poche centinaia di persone.
Nei casi, per esempio, di Napoli e Vicenza il peso della presenza militare USA è maggiore, perché con gli shell agreements (gli accordi degli Anni 50 e 60 poi aggiornati nel 90), il ritiro e lo smaltimento dei rifiuti urbani prodotti all’interno delle basi è a carico delle autorità italiane, mentre gli americani si occupano di quelli speciali e tossici.
Considerando che Vicenza ha circa 200 mila abitanti a fronte dei 5 mila militari USA (senza contare i familiari), facile capire che i costi sono pesantissimi per l’Italia e le cifre impossibili da ricostruire senza un report ufficiale da Washington. E presto sono in arrivo altri soldati USA: dalla Germania si sta trasferendo in Veneto la 173esima Brigata aviotrasportata. Nuovi militari per un’ulteriore spesa destinata a essere pagata dagli italiani.

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3 thoughts on “Le esenzioni dei militari USA in Italia

  1. Non è vero che il compito di smaltire i rifiuti tossici, spetti agli americani. Semplicemente li ignorano! La Maddalena, ex base USA è ancora piena di idrocarburi, amianto etc. Alcune basi USA, dismesse, vi hanno tolto solo quella che interessava loro (materiale militare o riutilizzabile). Molti appartamenti, usati dai militari USA, avevano le utenze allacciate, con esenzioni varie come da voi detto. Però molti appartamenti, fonte di reddito per i locali, ora sono vuoti perché le abitazioni esterne alle basi militari, sono state sostituite con grandi edifici costruiti all’interno delle basi stesse. Esempi a me noti: Aviano e Vicenza Dal Molin. Quest’ultima è al centro di una vicenda a dir poco grottesca. Durante la costruzione degli edifici all’interno della base, hanno interrotto lo scorrimento dell’acqua di falda sotterranea. Risultato: continue esondazioni ed alluvioni causate dal Bacchigglione che a valle del Dal Molin, fa danni….

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