Divide et impera

Divide_et_impera

Strategie del caos per il XXI secolo nel Vicino e Medio Oriente

Cosa sta succedendo nel Vicino e Medio Oriente? Perché quest’area nevralgica continua a essere l’epicentro dei più cruenti e sanguinosi conflitti che scuotono il mondo? Chi sono i protagonisti interni ed esterni che hanno contribuito a rendere tale zona la più instabile e turbolenta dalla metà del Novecento fino alla cosiddetta «Primavera araba» e oltre?
A queste domande, come a diverse altre che vi sono strettamente legate (11 settembre 2001, terrorismo «islamista», politiche neo-securitarie, ruolo delle grandi lobby internazionali), risponde Paolo Sensini in questo suo nuovo libro che rappresenta in qualche modo il seguito e uno sviluppo ad ampio raggio di Libia 2011, ossia del primo lavoro uscito in Italia che ha documentato in presa diretta ciò che stava realmente accadendo nelle «rivolte arabe». Dopo aver descritto le condizioni storico-sociali che hanno portato alla nascita degli Stati del Vicino e Medio Oriente con la caduta dell’Impero Ottomano, l’autore esamina quali sono i «grandi giochi» e la rete degli interessi mondiali che si sono scontrati e continuano tuttora a scontrarsi determinando i destini dell’area.
Ne emerge un quadro che, attingendo a un’imponente mole di documentazione originale, ci consegna un affresco assai lontano dalle stucchevoli narrazioni political correctness che vanno oggi per la maggiore. E lo fa con un linguaggio piano e avvincente ma allo stesso tempo capace di restituire tutta intera la complessità dei problemi trattati. Ecco perché questo libro è uno strumento indispensabile per chiunque voglia davvero capire ciò che i media mainstream e i fomentatori di uno «scontro di civiltà» non ci diranno mai. Ne va, tra le altre cose, del futuro civile dell’Europa e, vista la prossimità geografica con quell’area, del nostro Paese in particolare. Perché se non si comprendono i veri termini e la posta in gioco della «questione mediorientale», nessuna autentica risoluzione dei conflitti sarà mai possibile. E, ciò che forse è ancor peggio, neppure pensabile.

Divide et impera
Mimesis edizioni, pp.348, 2013.

Paolo Sensini, laureato in filosofia, saggista e storico, è autore di La rovina antica e la nostra (Roma 2006), de Il «dissenso» nella sinistra extraparlamentare italiana dal 1968 al 1977 (Soveria Mannelli 2010) e di Libia 2011 (Milano 2011). Ha redatto alcune delle voci apparse sul primo volume di L’Altronovecento. Comunismo eretico e pensiero critico (Milano 2010) e sul Dizionario biografico degli anarchici italiani (Pisa 2003-2004). Ha inoltre curato l’edizione italiana delle principali opere di Bruno Rizzi, Ante Ciliga, Josef Dietzgen e Sergej Mel’gunov.

3 thoughts on “Divide et impera

  1. “Gli Americani diffondono il conflitto in ogni famiglia, propugnano la promiscuità sessuale, distruggono i Musulmani dall’interno. Dicono che i Musulmani dovrebbero essere liberati ma in realtà stanno distruggendo l’essenza dell’Islam mentre rimane vivo soltanto il contenitore. Passano l’Islam ai Salafiti lasciando i Musulmani nella barbarie. I Salafiti considerano le donne una fonte di piacere. Non ritengono gli USA e Israele nemici e occupanti ma come quelli che consentiranno loro di liberare i territori abitati da chi la pensa diversamente. Essi progettano di istituire una serie di emirati, di nominare gli emiri e bandire i Cristiani.
    Americani e Israeliani vogliono questo genere di Islam basato sulla dottrina takfira.”

    da Americans ‘have made up a new Islam’,
    intervista a Nacib Hoteit, politico e analista libanese
    http://rt.com/op-edge/american-war-new-islam-046/

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  2. importante comunicato

    Bahar Kimyoungur imprigionato in Italia!
    Comunicato del Clea.

    8.30 di giovedì mattina: Bahar Kimyongur arriva a Milano dove deve partecipare a una conferenza internazionale sulla Siria, i poliziotti lo fermano appena sceso dall’areo.
    Successivamente una volta interrogato dalle autorità giudiziarie, Kimyoungür verrà incarcerato nel carcere di Bergamo.
    Questa nuova incarcerazione è evidentemente legata a un mandato d’arresto emanato contro la sua persona dalle autorità di Ankara—continuamente alla ricerca della sua estradizione. Ricordiamoci che questo mandato aveva già portato, lo scorso giugno, l’arresto a Cordoba di un cittadino belga (rimesso poi in libertà da un giudice spagnolo su cauzione, in attesa del pronunciamento dell’Audiencia Nacional) …
    Da mesi, tutti lo sanno, Bahar Kimyongür non risparmia nulla del suo tempo, le sue energie per denunciare il ruolo sempre più importante giocato dallo stato turco nel terribile conflitto che sta devastando la Siria. Una guerra ignobile e atroce in cui il governo di Erdogan sta intervenendo direttamente. Ankara sta garantendo piena agibilità ai gruppi jihadisti al fine di organizzare—a partire dal territorio turco—l’approvvigionamento di armi ai gruppi di Al Qaeda e altri gruppi settari tafkiri finanziati dall’Arabia Saudita e il Qatar; Ankara delega agli islamisti più integralisti il compito di intimidire con la violenza la popolazione della regione turca del Hatay, una popolazione che si oppone alle posizioni bellicistiche dell’AKP.
    Tutte queste rivelazioni sono ben documentate da Kimyongür—e confermate pienamente dai recenti sviluppi—che la Turchia non può tollerare.
    Ancora una volta: è necessario mobilitarsi con ogni mezzo per ottenere la liberazione del nostro compagno.
    Ancora una volta: dobbiamo costringere il Belgio a difendere in modo conseguente uno dei suoi cittadini.
    In un piano europeo, il Belgio deve fare annullare (con qualsiasi mezzo di legge) un mandato d’arresto in cui le “accuse” sono già state dichiarate infondate—sia dalla la giustizia olandese che da quella belga (attraverso il giudizio della camera d’estradizione dell’Aia nel 2006; oltre che dalla sentenza emessa dalla corte d’appello d’Anversa nel 2008 e dalla corte d’appello di Bruxelles nel 2009

    Jean Flinker,
    Membro del comitato per la libertà di espressione e associazione.

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