CED e NATO, i retroscena

Inizio anni Cinquanta, più precisamente gennaio 1952. I Ministri degli Esteri di Francia, Germania, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo trovano l’accordo sugli ultimi dettagli della costituenda Comunità Europea di Difesa (CED), mentre nessuna decisione viene presa a proposito dei rapporti tra la stessa CED e la NATO. Questi, si dice, verranno definiti mediante un protocollo che sarà annesso al trattato istitutivo della CED.
Il trattato sarà poi firmato dai Paesi partecipanti il successivo 27 maggio, ma nel frattempo – come emerge dalla recente declassificazione di alcuni documenti interni alla NATO – il Consiglio Nord Atlantico si era adoperato per stabilire su quali basi CED e NATO dovessero interagire.
Dal Rapporto dei delegati del Consiglio sulle relazioni tra la CED e la NATO, datato 20 febbraio 1952, si apprende che già nel dicembre 1950 il Consiglio Nord Atlantico aveva accolto la raccomandazione dei delegati secondo la quale un esercito europeo, se e quando creato, avrebbe dovuto rafforzare la difesa congiunta dell’area nord atlantica ed essere integrato nel quadro della NATO (punto A.1.).
Al successivo punto C., il Rapporto dapprima sottolinea l’accordo raggiunto fra i Paesi partecipanti alla CED sul fatto che il Trattato istitutivo della stessa avrebbe previsto che “il comando e l’impiego delle forze della Comunità Europea di Difesa sarebbe dovuto essere affidato, a partire dalla loro creazione, al Supremo Comandante Alleato in Europa” (SACEUR), la massima autorità militare statunitense insediata nel continente in ambito NATO. Si aggiunge poi che “tutte le forze sotto gli appropriati Comandanti NATO, siano esse della Difesa Europea o di altro tipo, avrebbero dovuto essere soggette solamente al loro comando e che essi Comandanti avrebbero dovuto ricevere direzione strategica e guida politica nell’impiego di queste forze esclusivamente dalle appropriate agenzie del Trattato Nord Atlantico”.
A stabilire una volta per tutte la subordinazione della CED ai dettami atlantisti, perveniva infine un’articolata raccomandazione in merito ai principi regolatori dei rapporti operativi tra le due Organizzazioni, contenuta nel successivo punto 9. Al riguardo, fra le altre cose, i delegati del Consiglio Nord Atlantico davano per assodato che una volta che le Forze di Difesa Europee fossero state poste sotto il comando di un Comandante NATO, egli avrebbe avuto ufficiali di tali Forze Europee quali membri del suo quartier generale e dei relativi comandi subordinati.

Il ladro incallito che voleva entrare nella Polizia

Grazie alla graduale declassificazione di molti documenti risalenti al periodo della Guerra Fredda, stanno venendo progressivamente alla luce molti fatti storici che meritano una grande attenzione.
Uno di essi è sicuramente la richiesta sovietica di adesione al Patto Atlantico, risalente al 1954.
In una nota classificata “Top Secret” e datata 31 marzo 1954, quindi circa un anno dopo la morte di Stalin, il governo sovietico avanza una clamorosa ipotesi di adesione alla NATO. La risposta franco-anglo-statunitense non si farà attendere e sarà tanto repentina quanto secca e decisa. Ma analizziamo più da vicino questi due documenti.
La nota sovietica è scritta con il classico linguaggio della diplomazia da Guerra Fredda, ed indirizzata ai governi americano, inglese e francese.
Le prime pagine sono tutte dedicate all’analisi della situazione contingente: il governo sovietico esprime la sua più profonda preoccupazione per la corsa agli armamenti nucleari, vera e propria spada di Damocle che pende sulla testa dell’Europa e del mondo intero. Le pesanti preoccupazioni espresse da questa nota in merito alla sicurezza dei popoli sono riferite in particolare al riarmo della Germania Ovest, che secondo i russi rappresenterebbe il vero ostacolo alla pace ed alla sicurezza collettiva; tutto ciò in merito al progetto di costituzione di una “Comunità Europea di Difesa” formata dalle forze armate di Francia, Italia, Belgio, Olanda, Lussemburgo e, appunto, Germania Occidentale. Tale progetto non farebbe altro che rimettere i vari Stati europei l’uno contro l’altro e favorire oltremodo il risorgere della vocazione militarista della Germania. Da queste righe traspare il carattere eminentemente anti-tedesco dei governi sovietici. In seguito a tali considerazioni, arriva la clamorosa proposta sovietica di un’alleanza militare tra i Paesi che costituivano la coalizione anti-hitleriana durante la seconda guerra mondiale: “Il Governo sovietico […] si dichiara pronto ad esaminare, di concerto con i governi interessati, la questione della partecipazione dell’Unione Sovietica alla NATO”.
Il mese successivo, preceduta da un breve memorandum dell’allora Segretario Generale Lord Ismay (il quale concludeva: “ …la richiesta sovietica di aderire alla NATO è come un ladro incallito che vuole entrare nella Polizia”), giunge la secca risposta dei tre governi chiamati in causa dalla proposta sovietica. Senza nemmeno entrare nel merito della questione, la richiesta sovietica viene bollata come “completamente irreale” e bruscamente respinta come provocazione. Il breve testo è tutto un susseguirsi di pesanti accuse alla potenza sovietica di essere la vera minaccia alla pace mondiale. Di non poter essere ammessa a far parte della NATO in quanto i Paesi aderenti condividono la stessa piattaforma di valori di pace, libertà e democrazia (sic) estranei alla situazione del blocco sovietico. Inoltre, sempre secondo la replica dei tre governi, i sovietici sarebbero interessati ad entrare nel Patto Atlantico solo per porre il veto e di fatto bloccare qualunque decisione venga presa in tale ambito. Infine, qualora l’Unione Sovietica sia realmente interessata ad una pace in Europa e nel mondo intero, viene esortata a collaborare ad una piattaforma di proposte che vengono elencate nel testo. Esse sono la situazione dell’Austria, la divisione della Germania, il problema del disarmo nucleare, la questione orientale.
In conclusione, tanta ipocrisia, tanta diplomazia, e tante inconcludenti parole su pace, sicurezza e disarmo, che non contribuiranno affatto a liberare il mondo dalla soffocante cappa della Guerra Fredda (che poi, al di fuori dell’Europa, tanto fredda non fu).

La Comunità Europea di Difesa

natoniet1

“Nel 1954 l’Europa fu ad un passo dalla realizzazione di un primo embrione di difesa comune in campo militare, progetto che recava in sé anche una forte valenza di unità politica. La storia della Comunità Europea di Difesa (più brevemente, CED) comincia nel 1949 su iniziativa francese per poi terminare, con gli strascichi successivi al suo fallimento determinato formalmente dalla bocciatura del Parlamento transalpino, nel 1955. Una molteplicità di fattori, attinenti sia alle singole politiche nazionali dei paesi europei che alla politica internazionale, si combinarono in modo tale da svuotare di contenuti un progetto di unione federalista e condurre definitivamente tutta l’Europa occidentale nella sfera di influenza statunitense.”

Il seguito della breve monografia di Federico Roberti si trova qui.