La fondamentale partita geopolitica sotto i nostri occhi

In caso di attacco, infatti, gli aerei diretti verso l’Iran non potrebbero fare a meno di entrare, in un modo o nell’altro, nel raggio d’intercettazione degli S-300 dislocati in Abkhazia, il che rappresenta un ulteriore deterrente all’avventurismo israeliano che già gli Stati Uniti non erano più tanto entusiasti di avallare.
Da bravi giocatori di scacchi, i russi sono riusciti ancora una volta a prendere due o tre piccioni con una fava: rendere assai più difficile un’aggressione contro l’Iran – aggressione che avrebbe avuto tra i principali obiettivi quello di aprire il territorio iraniano al gasdotto americano Nabucco, pregiudicando le sorti dei gasdotti russi North e South Stream – senza peraltro fornire all’avito rivale iraniano sistemi militari di cui avrebbe potuto avvantaggiarsi per consolidare la propria posizione nella regione; e senza fornire all’Occidente ulteriori pretesti di demonizzazione ostentando in modo troppo diretto una distensione dei rapporti con il “satanico” governo di Ahmadinejad. Del resto, lo stesso generale Zelin, nelle sue dichiarazioni, ha lasciato comprendere, in modo implicito ma piuttosto lampante, che gli S-300 in Abkhazia non servono soltanto per la difesa locale: “Il loro ruolo sarà quello di fungere da difesa per i territori di Abkhazia e Ossezia del Sud, in cooperazione con i sistemi di difesa aerea dell’esercito”, ha detto. Ma ha subito aggiunto: “Il compito di questi sistemi di difesa antiaerea non sarà soltanto quello di difendere i territori dell’Abkhazia e dell’Ossezia, ma anche quello di impedire violazioni dei confini aerei di questi stati. […] Il loro scopo è distruggere qualsiasi oggetto volante che penetri in questi territori, quale che sia il suo obiettivo di volo”.
Non è un caso che il governo di Tbilisi abbia subito capito l’antifona, dichiarando che lo schieramento degli S-300 russi dovrebbe preoccupare non tanto la Georgia, quanto la NATO.
(…)
Il sito Debkafile, notoriamente vicino ai servizi segreti israeliani, ha compreso anch’esso benissimo le implicazioni delle manovre russe. Spiega che le sofisticate batterie antiaeree russe sarebbero state disposte come contrappeso alle navi da guerra della Sesta Flotta che incrociano nel Mediterraneo e nel Mar Nero e alle grandi basi americane presenti sulle rive dello stesso Mar Nero: la base aerea Mikhail Kogalniceanu, vicino a Costanza, in Romania, e la base di Bezmer , utilizzata dalla USAF e situata vicino Yambol, in Bulgaria. La decisione dei russi sarebbe stata presa dopo l’incidente avvenuto lo scorso 26 luglio ad un elicottero israeliano CH-53, schiantatosi sui Carpazi con sette persone a bordo. Il silenzio imbarazzato mantenuto da Israele sull’episodio aveva reso evidente che l’elicottero era impegnato in esercitazioni miranti ad individuare ed attaccare i siti nucleari che gli iraniani hanno costruito in luoghi inaccessibili, sui fianchi di montagne scoscese. I russi hanno così capito che la data dell’attacco stava avvicinandosi e hanno preso le opportune contromisure (tra parentesi, per capirlo gli sarebbe bastato dare un’occhiata all’incarognirsi della propaganda anti-iraniana sui media occidentali, a suon di Nede e Sakineh). Ora i missili antiaerei russi saranno in grado di intercettare i voli americani in partenza dalle basi bulgare e rumene che osassero sorvolare la Georgia o l’Azerbaijan per dirigersi verso l’Iran. E’ grazie a questa rassicurante presa di posizione dei russi che Teheran ha potuto rompere ogni indugio e annunciare in pompa magna, lo scorso 21 agosto, l’apertura del suo primo impianto nucleare a Busher. Per quanto ambigue possano essere le relazioni tra Mosca e Teheran (i russi temono, essi per primi, l’eventualità che l’Iran possa dotarsi di armi nucleari), le nuove strategie geopolitiche hanno imposto ancora una volta la necessità di premunirsi contro i progetti di riposizionamento israelo-americano in oriente e fare quadrato contro la permanenza dei vecchi rapporti di forza che l’emergere del multipolarismo sta rapidamente spazzando via. Tanto Mosca quanto Teheran si stanno rivelando due attori di primissimo piano nella fondamentale partita geopolitica che si sta giocando sotto i nostri occhi e della quale noi europei, salvo improbabili reviviscenze di senso dell’orgoglio nazionale, rischiamo di essere solo distratti ed inutili spettatori.

Da Paura di volare, di Gianluca Freda.

11 thoughts on “La fondamentale partita geopolitica sotto i nostri occhi

  1. PREMESSO che l’articolo è sicuramente importante, occorre aggiungere qualche commento.1) Partendo dalla fine, rilevo che l’impressione della inerzia europea nel grande gioco in corso è apparente. ne sia riprova l’operazione partita da USA/Israel per il tramite della ben nota Lobby, tendente a piegare l’Euro ed a “disunire” l’Europa attraverso la crisi economica “indotta”.
    Non credo che l’Europa stia alla finestra. Tra l’altro non può farlo. 2) Il grande gioco include necessariamente anche India e Cina e, defilati, i paesi BOLIVARIANI. Brasile compreso. 3) Che il riarmo indiano propiziato da USA sia in funzione anti inglese è sicuro, ma non è detto che l’India debba per forza esporsi per conto USA contro la Cina, Ricordiamo il reciso NO indiano contro il tentativo di “sbarco” di truppe USA dopo lo tsunami, forse provocato a tale scopo. 4) Infine, ccome ho già scritto altre volte, il gioco che in occidente si svolge avendo in mente gli scacchi, in Cina si gioca avendo in mente il GO. Gioco assai noto che consiste nel CIRCONDARE l’avversario anzichè affrontarlo fronatmente. ( Leggere l’Arte della Guerra di Sun Tzu, edito di recente dalla Newton, oppure: Matteo Rampin: Le astuzie dell’Occidente, Ponte alle Grazie, 2007

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  2. abbiamo ricevuto da Claudio Giusti il seguente commento:

    Considerando che nessun governatore americano ha mai concesso la grazia per soddisfare le pressioni esterne,
    considerando che l’Iran subisce da anni una violenta pressione diplomatico-militare da parte degli USA,
    considerando che le pressioni esterne possono spingere ad atti di durezza (per dimostrare la propria indipendenza),
    considerando che molti degli attuali momentanei difensori della vita sono incalliti forcaioli,
    considerando che 40 anni di esperienza consigliavano una diplomazia silenziosa,
    Mi chiedo se quelli che stanno operando contro la condanna a morte di Sakineh Mohammadi Ashtiani sappiano cosa stanno facendo.

    questa la nostra replica:

    stanno facendo guerra psicologica contro uno Stato sovrano, speculando sulla vita di una donna.
    e lo sanno benissimo

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  3. LA QUESTIONE è ECCEZIONALMENTE IMPORTANTE. NON SAPPIAMO CHI SIA QUESTA DONNA E NON SAPPIAMO NEPPURE COSA ABBIA FATTO E QUALE CONDANNA ABBIA PRESO. Di sicuro è uno strumento propagandistico che però sta sortendo pochi effetti, non essendo le persone del tutto sciocche. A tal proposito voglio ricordare che Giordano Bruno fu bruciato vivo per ripicca. Essendosi doluto l’ambasciatore francese che gli bruciavano gli eretici molto vicino all’ingresso dell’ambasciata. Lasciando un puzzo immondo ( tale da ammorbare un’aria già fetente per conto suo.) Fu così che, in risposta alla richiesta francese, il Papato decise di accelerare un procedimento sulla cui opportunità politico-religiosa si stava ancora discutendo.

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  4. Mah, mi convince poco questa notizia di Debkafile ripresa pari pari da Freda. Se i Russi abbattessero degli aerei militari israeliani nei cieli d’un paese neutrale, quale sarebbe la reazione di Israele, della NATO e dell’opinione pubblica occidentale? Mosca sarebbe disposta a scatenare una guerra con Israele (e forse non solo Israele…) per salvare il programma nucleare iraniano (che, in fin dei conti, non garba tanto neppure ad una parte della dirigenza russa)? Secondo me, la risposta decisamente più plausibile è no. Se davvero gli S-300 bastano ad abbattere gli aerei israeliani e Mosca lo desidera, allora li mandino all’Iran che poi li userà in prima persona, lasciando la Russia fuori da qualsiasi eventuale guerra. Se, invece, per evitare qualche polemica mediatica rischiano la terza
    guerra mondiale …be’, allora qualche russo è uscito di senno. Ma trovo più probabile che DEBKAfile abbia solo voluto intorbidare le acque.

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  5. cit.- Del resto, lo stesso generale Zelin, nelle sue dichiarazioni, ha lasciato comprendere, in modo implicito ma piuttosto lampante, che gli S-300 in Abkhazia non servono soltanto per la difesa locale: “Il loro ruolo sarà quello di fungere da difesa per i territori di Abkhazia e Ossezia del Sud, in cooperazione con i sistemi di difesa aerea dell’esercito”, ha detto. Ma ha subito aggiunto: “Il compito di questi sistemi di difesa antiaerea non sarà soltanto quello di difendere i territori dell’Abkhazia e dell’Ossezia, ma anche quello di impedire “violazioni dei CONFINI AEREI di questi stati.” […] Il loro scopo è distruggere qualsiasi oggetto volante che penetri in questi territori, quale che sia il suo obiettivo di volo”.

    I Russi non faranno passare aerei usraeliani non tanto per difendere l’Iran quanto per difendere i loro interessi commerciali (North e South Stream) e strategici. Per quel che riguarda: “Mosca sarebbe disposta a scatenare una guerra con Israele “etc. semmai ci si dovrebbe chiedere se “israele è disposta a scatenare una guerra contro la Russia”……ho forti dubbi.
    saluti.

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  6. Quoto Daniele. Fra l’altro DebkaFile è un sito poco affidabile che in passato ha preso clamorose cantonate, riportando fatti e notizie mai avvenuti.

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  7. @Piero12: Gli Stati cui fa riferimento Zelin sono evidentemente Abkhazia e Ossezia del Sud, ed i “confini aerei” sono lo “spazio aereo”. Zelin sta semplicemente affermando che gli S-300 non saranno utilizzati esclusivamente in caso di attacco militare a Abkhazia e Ossezia del Sud, ma anche soltanto in caso di violazioni dello spazio aereo. Lo spazio aereo corrisponde ai confini dei due Stati, non alla gittata degli S-300.
    Zelin fa anche riferimento a diversi “obiettivi di volo”. E’ evidente dal contesto che il senso della sua frase è: qualsiasi velivolo nemico entri nello spazio aereo di Abkhazia e Sudossezia sarà abbattuto, a prescindere che voglia compiere un attacco al suolo, sbarcare truppe, spiare il terreno.
    Semplicemente, Zelin NON afferma ciò che vorrebbe fargli dire Freda. L’Iran non c’entra nulla col suo discorso, dal momento che mai aerei israeliani attaccherebbero l’Iran passando per Abkhazia e Ossezia del Sud.
    Infine, non colgo il nesso tra South Stream, e pretesa disponibilità russa ad entrare in guerra con Israele pur di difendere il programma nucleare iraniano.

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  8. @Daniele: “mai aerei israeliani attaccherebbero l’Iran passando per Abkhazia e Ossezia del Sud.”

    potrebbero però farlo velivoli statunitensi a partire dalle basi bulgara e romena…
    almeno teoricamente, perché ci risulta che l’Iran abbia creato una capacità di deterrenza – non solo e non tanto antiaerea, e collocata non soltanto sul proprio territorio nazionale – di per sé sufficiente a tenere lontano ospiti indesiderati

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  9. In questo caso va sottolineato che:
    a) gli S-300 difficilmente riuscirebbero ad abbattere i più moderni velivoli statunitensi (non a caso i Russi hanno creato l’S-400);
    b) gli USA hanno basi in ogni parte del mondo ed aerei capaci di voli intercontinentali, per cui non sarebbe fondamentale usare Bulgaria e Romania come basi per attaccare l’Iran;
    c) anche se gli USA facessero partire i bombardieri dalla Romania, di sicuro eviterebbero di transitare nello spazio aereo russo ed in quello, ancor più facilmente evitabile, di Abkhazia e Sudossezia. Ciò a maggior ragione se partissero dalla Bulgaria. (Basta vedere un mappamondo per avere prova di ciò). Non è un caso che, per sostenere la sua tesi, l’articolista (il bravo Freda che però, a mio avviso, questa volta ha toppato) ricorra all’idea dello spazio d’intervento degli S-300 e non a quello dello spazio aereo di Abkhazia e Sudossezia, fraintendendo quanto affermato da Zelin (che si riferisce al secondo e non al primo nelle sue dichiarazioni);
    d) al momento appare improbabile che gli USA decidano di attaccare l’Iran;
    e) ancora più improbabile appare che, se gli USA attaccassero l’Iran, il Cremlino decida di scendere in guerra a fianco di Tehran contro Washington.

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  10. cogliamo l’occasione per segnalare che le nuove basi statunitensi in Europa orientale, ed in particolare quella di Papa in Ungheria, hanno anche una rilevante importanza per la logistica del conflitto in Afghanistan, come sottolinea Rick Rozoff:

    Since 2005 the U.S. has acquired seven new military bases in Romania and Bulgaria, including strategic air bases, and launched the world’s first multinational strategic airlift operation at the Papa Air Base in Hungary.
    In June the U.S. led 100 personnel from five NATO nations in the first paratroop exercise under the auspices of the Heavy Airlift Wing at the Hungarian base. An American sergeant present at the drills said, “It’s…beneficial for the other countries participating if they were to deploy to Afghanistan, because from the training, they would understand how the U.S. military works.”
    Activated in the summer of 2009, last October the Heavy Airlift Wing flew one of its U.S. C-17 Globemaster IIIs into the Afghan capital with military representatives of 42 countries, all 28 NATO members and 14 other troop contributors.
    By this April the operation had “moved 2.1 million pounds of equipment essential to surge operations supporting the International Security Assistance Force in Afghanistan.
    “The international wing has been part of the operation to move more than 6 million pounds of basic expeditionary airfield resources, or BEAR materiel, to build six forward operating bases….”
    http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=20857

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  11. PREMESSO CHE RITENGO I RAGIONAMENTI PRECEDENTI DEL TUTTO LEGITTIMI in sè, mi sembra che gli stessi NON siano pertinenti a questo discorso. E’ vero che la valutazione da fare sull’utilizzazione degli armamenti è relativa alla deterrenza degli stessi ( ma ci sono “SEMPRE” anche le armi “segrete” o le “strategie” segrete, o i “conflitti interni”) tuttavia occorre partire dal presupposto che qui ci troviamo di fronte ad un gioco degli scacchi, ove ogni giocatore “gioca le proprie mosse”). Il fatto che un giocatore posizioni una torre o un cavallo in qualche punto dello scacchiere NON SIGNIFICA che è proprio lì che vuole utilizzare questi pezzi. LA COMPLESSITA’ della situazione attuale non permette il “gioco d’azzardo” per una serie di ragioni: 1) Troppi attori fuori controllo ( Cindia, Brasile, Stati bolivariani, Indonesia, Islam globalizzato.) 2) Differente concezione strategica difficilmente interpretabile. ( In Cina non si gioca a scacchi, ma a GO, indicativo di un’altra mentalità, mentre gli stessi scacchi centroasiatici contemplano un’infinità di manovre eccedenti rispetto agli scacchi occidentali.)
    NOTA: Definizione di complessità del mondo (N. Luhmann): Insopprimibile ecedenza di possibilità rispetto a quanto ciascun sistema è in grado di percepire e di attualizzare.

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