“Il Testimone” a Bologna, la saga continua


Domenica 16 giugno 2024 sarà ricordata come la giornata in cui a Bologna si è aperta una breccia nella censura di guerra, così come sono stati arginati i rancorosi tentativi da parte dei soliti noti di tornare ad imporla con la forza.
Nell’ambito di un presidio convocato contro la guerra e la censura, il Coordinamento Paradiso ha infatti proiettato al parco 11 Settembre il film russo “Il Testimone”, contro il quale a suo tempo il Sindaco Matteo Lepore aveva esercitato pressioni invasive nei confronti della casa di quartiere Villa Paradiso, tra minacce più o meno velate di annullare la convenzione in essere con l’attuale gestione. La stessa censura di guerra aveva poi portato il Comune, in accordo con la Questura, a richiedere a tutti gli spazi sociali della città di dare conto settimanalmente della propria programmazione per ragioni di ordine pubblico, mentre queste ultime settimane sono state caratterizzate dall’emissione di decine di provvedimenti repressivi contro chi si organizza per rompere il silenzio intorno al genocidio in corso a Gaza.
La partecipazione di un folto pubblico alla proiezione de “Il Testimone” sta però a dimostrare che anche nella nostra città è vivo il desiderio di capire le ragioni di questa guerra. Dimostra anche che la propaganda bellicista dei media di regime, per quanto ossessiva, non fa poi così tanto effetto.
Noi non andiamo a rompere le scatole a chi non la pensa come noi, mentre organizzazioni che si spacciano per “democratiche”, oltre a scatenarci contro elementi provocatori, come ritorsione alla nostra iniziativa minacciano addirittura di presentare un esposto al Prefetto della città e lanciano appelli al Sindaco chiedendo un ulteriore giro di vite contro la prossima iniziativa programmata domenica 30 giugno dall’Associazione Culturale Russia Emilia Romagna.
Ma non riusciranno a imbavagliarci, questo è certo. Criminali sono i sionisti ed i loro seguaci, criminale è la politica della NATO e dei governi ad essa asserviti. Noi continueremo a difendere la libertà di parola conquistata dalla Resistenza antifascista, a smascherare la propaganda degli svendipatria che hanno ridotto il nostro Paese allo stato di colonia e che impongono l’economia di guerra nell’interesse delle oligarchie imperialiste, a favorire il confronto tra le realtà che lottano per liberare l’Italia dall’essere usata, con accordi e produzione bellica, come retroterra dei conflitti in corso.
Continueremo in definitiva a costruire la mobilitazione di tutti i cittadini che si riconoscono nell’art. 11 della Costituzione ripudiando la guerra, per contribuire alla costruzione di un vasto fronte unitario contro la guerra per procura della NATO in Ucraina e contro il genocidio in Palestina ad opera dei sionisti, per l’affermazione di un mondo multipolare e di pace tra i popoli, per un’Italia veramente libera e sovrana.

Bologna, 18 giugno 2024
coordinamentoparadiso@tutanota.com
https://t.me/coordinamentoparadiso

[Le puntate precedenti]

“Anything to say?” in tour

In questi tempi turbolenti, quando i tamburi di guerra risuonano e le ombre dell’oppressione si allungano, la fusione di arte, attivismo e musica diventa un faro di speranza, un appello all’azione e un promemoria del potere di stare insieme per il bene comune.
Stiamo intraprendendo un progetto ambizioso per portare in tour, attraverso l’Italia, “Anything to say?”, l’opera di Davide Dormino.
“Anything to say?” è un monumento in bronzo itinerante dedicato alla libertà di espressione. Poggia a terra e si muove, al contrario dei classici monumenti da piedistallo che si vedono nelle piazze.
Tre icone della nostra contemporaneità – Julian Assange, Chelsea Manning a Edward Snowden, che attraverso la piattaforma di WikiLeaks hanno rivelato crimini di guerra e abusi dei diritti umani facendo tremare i governi di tutto il mondo – sono in piedi su tre sedie. Il gruppo scultoreo ha un pezzo mancante, la quarta sedia che si completa quando una persona ci sale sopra e prende posizione.
Il tour non è solo una mostra. Ci sono tappe previste a Milano (18 maggio), Napoli (25 maggio), Roma (1 giugno) e Bologna (8 giugno). È un evento nazionale che mescola arte, attivismo e musica in un dialogo potente sulla libertà di espressione e il nostro diritto alla conoscenza.

Perché Abbiamo Bisogno del Tuo Supporto
Per realizzare questa visione, cerchiamo il tuo sostegno. La nostra campagna mira a coprire i costi logistici e di trasporto. Più donazioni riceveremo, maggiore sarà l’impatto che il nostro progetto potrà avere, grazie ad attività di promozione e coinvolgimento di tutti quelli che vogliono veramente combattere per un mondo di pace e sapere.

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Il tuo contributo supporterà anche l’amplificazione del messaggio di libertà e coraggio. È l’occasione di far parte di qualcosa di monumentale: un movimento che riecheggia l’appello per la verità, la giustizia e l’impatto profondo dell’arte nell’iniziare ogni cambiamento.

Con Ogni Donazione, Uno Stand per la Libertà
Uniamoci per rendere questo tour una grande realtà, dimostrando quanta forza ci sia nell’azione collettiva e nel potere trasformativo dell’arte. La tua donazione, indipendentemente dalla grandezza, è uno stand per la libertà, una voce per chi non ha voce e un passo verso un futuro dove la verità prevale.
Unisciti a noi in questo viaggio.
Stai in piedi, stiamo insieme e facciamo la storia.

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Chi siamo?
Davide Dormino, è un artista visivo di fama internazionale e autore dell’opera “Anything to say?”
Salvatore Barbera, è un campaigner e attivista che si batte da sempre per i diritti e per la pace. Fondatore di Latte Creative, la prima Social Impact Agency in Italia.
Questo progetto è possibile solo grazie al sostegno di attivisti di Free Assange-Roma, Free Assange Napoli, Comitato per la Liberazione di Julian Assange, Free Assange Bologna.

[Aggiornato il 9/4/2024]

Lettera aperta del Coordinamento Paradiso

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera aperta che il Coordinamento Paradiso di Bologna ha inviato al direttore della locale Cineteca ed ai gestori delle sale cinematografiche cittadine, a seguito dell’atto di censura perpetrato dall’Amministrazione comunale nei confronti della proiezione del film russo sul conflitto in Ucraina “Il testimone”.

Gentile Gian Luca Farinelli e gentili gestori di tutte le sale cinematografiche di Bologna,

che godiate di prestigio internazionale o semplicemente vi occupiate nell’ombra di tenere vivo il patrimonio di pellicole che ogni anno la cultura cinematografica ci regala, vogliamo riflettere insieme a voi, nel nome dell’arte, sulle ragioni della demonizzazione che il nostro Paese sta riservando alla cultura russa: spettacoli vengono ogni giorno annullati e artisti censurati in nome di una contrapposizione politica, che nulla ha a che fare con la bellezza dell’arte, nelle sue numerose espressioni, con un atteggiamento che prepara tempi oscuri e offende profondamente l’intelligenza e la sensibilità dei cittadini italiani.
La censura si è abbattuta anche sul cinema russo.
A gennaio il sindaco di Bologna ha fatto pressione perché fosse annullata dalla programmazione di una Casa di Quartiere la proiezione del film, patrocinato dal Ministero della Cultura Russa (come ormai anche in Italia molti film sono patrocinati dal Ministero della Cultura Italiano), IL TESTIMONE di David Dadunashvili che, non avendo accesso alle sale cinematografiche italiane, deve essere proiettato con formule alternative esclusivamente in locali privati e inadeguati a una proiezione cinematografica, oltraggiando il film sotto ogni aspetto. Trattasi peraltro di censura preventiva poiché nessun componente dell’Amministrazione comunale ha mai visionato il film e i suoi contenuti. Ad oggi, nessuna sala cinematografica e non cinematografica della città sta accettando di proiettare il film. Nessuno vuole avere problemi – ci viene detto.
La visione del film sarebbe osteggiata perché simbolo di propaganda putiniana, oppure perché (pur essendo un’opera artistica e quindi creativa, non un documentario) si svolge nella cornice dei primi atti della guerra tuttora in corso fra Russia e Ucraina.
Ora, nel rispetto delle culture e del vissuto dei popoli, allo scopo di avvicinare la possibilità di pace (verrebbe da pensare) e favorendo la consapevolezza (verrebbe da dire), dopo l’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina la Cineteca ha programmato una retrospettiva sul cinema ucraino: era il 2022.
Agli ucraini e alla loro visione dei fatti è stata data parola, espressione, ascolto della sensibilità, anche sulle vicende in Donbass, attraverso opere cinematografiche. Ai russi a quanto pare non è concessa la stessa opportunità.
Curiosità vuole, tra l’altro, che all’inaugurazione della retrospettiva fossero presenti il sindaco Lepore e il regista Sergej Loznitsa, il quale un mese prima era stato espulso dall’Accademia del Cinema Ucraino per la sua opposizione al boicottaggio dell’industria culturale russa. Il signor Lepore di tutto questo non sarà sicuramente informato – e non è detto che sapendolo avrebbe fatto due più due, in quanto è al servizio di specifiche politiche e manovre mediatiche; ma lei, dott. Farinelli, vorrà prendere parola all’interno del dibattito che si è acceso in città, per ristabilire nella logica dei cittadini la differenza che passa tra le manovre politiche e l’espressione dell’arte, come strumento di amicizia fra i popoli e sensibilità culturale (che corrisponde poi alla coscienza interiore, alla capacità di mettersi nei panni degli altri, al senso critico, alle più elevate doti umane)? Ce lo ha ricordato la casa produttrice del film IL TESTIMONE con un breve video in cui Sofia Mitrofanova invita i sindaci italiani a prendere visione del film, prima di censurarlo; ce lo ha ricordato il videomessaggio per il pubblico italiano del protagonista del film, Karen Badalov, che si rammarica dell’ondata russofobica e non cela il suo amore e la sua stima per il cinema italiano. Nondimeno sappiamo che la cultura italiana in Russia non sta subendo alcuna censura, sintomo, almeno in questo, della lealtà del Ministero della Cultura Russo nei confronti del nostro Paese, purtroppo non ricambiata.
Auspichiamo che con un gesto in difesa dell’arte cinematografica una delle sale della Cineteca ospiti la proiezione del film, per sottrarlo alla censura in favore di un dibattito pubblico, affrancandolo dalla contrapposizione ideologica tra (presunti) filo-putiniani e (presunti) filo-ucraini, lasciando la possibilità a chi ne prenderà visione di provare davanti al film libere emozioni e permettersi autonome riflessioni. Sarà d’accordo anche lei che vada lasciato ampio spazio all’arte attuale, per rispondere a un sentire contemporaneo e concedere uno spazio collettivo dei fatti mentre essi accadono.
L’arte è di troppo solo se l’obiettivo è condurre l’umanità al peggio, se l’obiettivo è fare vittime, se l’obiettivo è cancellare la storia e la cultura dei popoli. Sappiamo benissimo in quale direzione sta marciando il nostro Paese.
Chiediamo una sua parola per sottrarre questa pellicola allo scempio mediatico propagandistico, restituendo valore agli attori, al regista, all’opera e contestualmente a noi cittadini il diritto all’arte, che rappresenta il vissuto dei popoli ed è nondimeno esercizio di bellezza e senso critico, che pretendiamo di vivere e provare, salvaguardandolo per i nostri figli. È dovere di ognuno mantenere alti valori morali, pur nelle difficoltà sociali e politiche, perché sopravviva la lealtà, per strappare un giorno in più alla pace, perché siamo responsabili verso le generazioni più giovani. Non vogliamo scendere in guerra contro nessuno, men che meno nel campo dell’arte.
Se crede davvero, dott. Farinelli, che il cinema unisca ed emozioni il mondo intero, cosa che si respira pienamente nella grande Piazza Maggiore ogni estate, le chiediamo di visionare la pellicola de IL TESTIMONE: la critichi anche aspramente, ma la sottragga alla politica per restituirle dignità artistica.
La programmazione della Cineteca è sempre ricca di film di registi invisi ai loro governi o a governi altrui. Se tutte le nazioni applicassero la censura culturale come sta accadendo in Italia, in considerazione di quanti Paesi abbiamo bombardato o minacciato sotto l’egida della NATO di cui facciamo parte, il patrimonio artistico italiano sarebbe relegato nell’oblio. Sappiamo cosa perderebbero tutti i popoli e tutte le nazioni.
L’ultima parola spetta a voi professionisti del mestiere anche solo perché – se la storia continuerà su questa piega e se perderemo di conseguenza la capacità e il coraggio di nutrire i nostri sentimenti, il nostro sguardo e la nostra anima con la grande cinematografia e la grande arte, sostituendola all’involuzione culturale – saremo presto un popolo che nella sua totalità giudicherà “La Corazzata Potemkin” una cagata pazzesca, per dirla alla Fantozzi. E non saprà proprio niente della storia della città di Odessa dove quelle memorabili immagini sono state girate, perché assieme alla cultura è la storia a essere cancellata. Anche quando le opere sono solo liberamente tratte, incuriosiscono e spingono ad approfondimenti.
Chiediamo alla Cineteca di Bologna e a tutti i gestori dei cinema di Bologna: chi ha la dignità professionale di proiettare questo film e dimostrare ai cittadini bolognesi che l’arte non è da temere? Che può magari anche salvarci?
Restiamo in fiduciosa attesa di una risposta. È vero che la storia umana è piena di strumentalizzazioni a uso d’interessi economici e politici, che critici d’arte e artisti sono spesso costretti a loro volta a sottoporsi all’autorità del momento, ma chi è saggio si distingue: alza la testa e lo fa prima che sia troppo tardi.
Coordinamento Paradiso
coordinamentoparadiso@tutanota.com

Gli scorsi 16 e 17 febbraio, “Il testimone” è stato proiettato in una sala messa a disposizione dal Comune di San Giorgio di Piano, località in provincia di Bologna.
Due bellissime serate durante le quali i cittadini bolognesi si sono attivamente mobilitati per contrastare i tentativi di censura ed affermare il diritto ad una informazione libera.

Navalny vs Assange

Essere nemici dell’America può essere pericoloso, ma esserne amici è fatale.
Henry Kissinger

La moglie di Navalny, solo poche ore dopo la misteriosa morte del marito, appare alla conferenza sulla sicurezza di Monaco affollata di esponenti politici da ogni parte del mondo, per invocare la rimozione del Male Assoluto (Vladimir Putin, cioè la Russia). Che straordinarie coincidenze avvengono nell’Occidente euroatlantico…

La moglie di Assange definisce “non sincera” e “vuota” la reazione dell’Occidente alla morte di Navalny. “Se fossi sincero, libereresti Assange”, ha dichiarato la moglie di Julian Assange, criticando le reazioni dell’Occidente alla morte di Alexei Navalny definendole “non sincere” e “vuote” in risposta a un tweet del primo ministro britannico Rishi Sunak.
Inoltre, ha risposto alla pubblicazione della presidente della Commissione europea , Ursula von der Leyen , che ha indirettamente accusato il “regime di Putin” della morte dell’ex attivista. La moglie di Assange ha affermato che le sue dichiarazioni suonavano “vuote”.
“Le sue parole suonano vuote quando rimane in silenzio sulla persecuzione politica del giornalista Julian Assange , che rischia 175 anni per aver pubblicato prove dei crimini di guerra statunitensi”, ha dichiarato Stella.
(Fonte)

27 gennaio, una giornata particolare


Ieri i TG hanno passato la notizia che a Mosca, presso la statua del milite ignoto, una ventina di donne hanno deposto un fiore e chiesto che Putin ritiri l’esercito dall’Ucraina. La notizia è stata “vestita” con abiti foschi e fatta passare come riprova di un grande dissenso nei confronti dell’autocrate del Cremlino.
Contemporaneamente, attraverso agenzie di stampa americana, i canali extra mainstream ci fanno sapere che in USA è scaduto l’ultimatum di Biden allo Stato del Texas con il quale viene intimata la rimozione del filo spinato al confine con il Mexico. La risposta del governatore Abott è stata: “Vieni tu a toglierlo…” affermando che il suo Stato è pronto a un conflitto con le forze federaliste e non si tirerà indietro. Oltre 25 governatori repubblicani e i loro Stati si impegnano a sostenere il diritto del Texas a difendere il proprio territorio a dispetto del governo federale e 10 di loro si impegnano ad inviare in Texas la propria guardia nazionale. In pratica viene dichiarata la disponibilità ad un conflitto armato nel caso Biden invii in Texas le truppe federali per imporre la risoluzione della Corte Suprema USA ispirata da Biden. Insomma, si potrebbe legittimamente pensare al prodomo di una guerra civile dentro i confini dell’Impero del Male. Qualcuno di voi ha visto rilanciare dai media italici questa notizia che a tutti gli effetti è una “notiziona”? No, passa quella di 20 contestatrici moscovite che tra l’altro più che contestare, invocavano un ritorno a casa dei loro uomini. Non sto neppure qui a raccontarvi su chi sta “manipolando” e strumentalizzando il sentimento di queste donne. Diamo il tutto per genuino. Resta il fatto dell’evidente diversità di peso tra quanto sta accadendo in Texas e quanto a Mosca, e resta in tutta evidenza la palese dimostrazione del servilismo mediatico.
Sempre ieri scoppia il caso dei 12 funzionari ONU che secondo Israele avrebbero preso parte attiva all’operazione del 7 ottobre condotta da Hamas. Senza alcuna verifica e vaglio dell’accusa, gli USA subito sospendono i contributi a sostegno dei profughi palestinesi subito imitati dal Canada e a poi da altri Stati del cortile imperiale USA. L’Italia, sfoderando la ruota del pavone, fa sapere che già li aveva già sospesi il 7 ottobre. L’orgoglio del “Italiani prima”. Chiunque abbia un minimo di buon senso, capisce bene che se anche fosse vero che 12 funzionari ONU palestinesi abbiano partecipato all’operazione del 7 ottobre, penalizzare e sabotare l’intera organizzazione ONU è vile e pretestuoso. Sarebbe come se beccati 12 carabinieri a partecipare ad un’operazione mafiosa venissero sospesi i fondi a favore dell’Arma. Ma tant’è.
Ahh, sì, poi c’è anche la “Giornata della Memoria”, talmente sacra da poter interdire qualsiasi altra manifestazione non a tono (e non quindi per motivi di ordine pubblico) manifestazioni che magari si potrebbero svolgere anche a Natale o Pasqua ma non il 27 gennaio. Giornata impegnata da politici, imbonitori e sedicenti storici a strologare su antisemitismo, antisionismo, “nazifascismo” (sic!!!), revisionismo e quant’altro, omettendo accuratamente, per esempio, di segnalare il fatto storico che il 27 gennaio è il giorno in cui le truppe russe facevano ingresso al campo di concentramento di Auschwitz. Innestandosi sulla lezione del film “La vita è bella” di Benigni vorrai mica citare i Russi come liberatori eh? Qui è meglio che mi taccio.
Sì, è stata proprio una giornata particolare quella del 27 gennaio, una giornata nel corso della quale mentre gli oligarchi mediatici e politici si impegnavano nella loro paciosa narrazione, le masse si impegnavano indifferenti nel loro abituale shopping del sabato attestando ancora una volta lo scollamento tra i mezzadri del potere e i loro fondamentali interessi consumistici. Insomma, mentre il Titanic affonda, l’orchestra continua a suonare…
Maurizio Murelli

P.S: Dimenticavo: a Lucca, sempre ieri, è stata interdetta la conferenza organizzata da “Il Vento dell’Est” sul Donbass. Con metodi mafiosi sono state fatte pressioni sull’albergatore che aveva messo a disposizione la sala conferenze affinché l’autorizzazione la ritirasse: “Diversamente troveremo il modo di farti chiudere l’attività”. Complimenti!

(Fonte)

Non guardare quel film

In un Paese in cui è legittimo il saluto fascista, viene vietato un film russo sulla guerra in Ucraina. Dopo l’annullamento della proiezione de “Il testimone” a Bologna e le polemiche a Torino, Genova e Catanzaro, la sala viene revocata anche a Viterbo.
Con Federico Roberti, in rappresentanza del Coordinamento Paradiso di Bologna, Costa Volpara, Vincenzo Lorusso di Donbass Italia, Clara Statello, Tatiana Santi e Stefano Orsi.