Il “sequestro” della Montecristo

Somalia, emergenza pirati: c’è una gran puzza di zolfo

Quando il 10 Ottobre alle ore 19.20 è uscito il comunicato dell’Adnkronos che dava notizia del sequestro della portarinfuse Montecristo (56.000 tonnellate di stazza lorda), della società di navigazione livornese D’Alesio Group, è apparso evidente che il contenuto fosse già stato precedentemente trattato da esperti in veline dell’Alleanza Atlantica.
L’allarme di “emergenza pirati“ lanciato alle ore 6.45 dal comandante Diego Scussat, che ha fornito le coordinate geografiche della nave al momento dell’arrembaggio, è stato ricevuto dai satelliti militari per essere poi ritrasmesso a terra in tempo reale e da qui irradiato a tutte le piattaforme della NATO di Ocean Shield e dell’altrettanto dispendiosissimo doppione europeo Eunavfor Atalanta, che controllano lo spazio marittimo e i cieli sulla direttrice ovest-est, dal Golfo di Aden a quello dell’Oman, e nord-sud, dallo stretto di Bab el Mandeb fino alle isole Seychelles, compreso il Madagascar e “proiezione di sorveglianza“ fino al Capo di Buona Speranza (!).
Inutile dire che la Repubblica delle Banane partecipa ad ambedue le “missioni“ con costosi assets satellitari, navali, aerei e ad ala rotante.
Il personale della Marina Militare e dell’Aviazione e Corpi Speciali, di stanza sia a terra che su piattaforme mobili, supera (non ufficialmente) le 750 unità dal 13 Dicembre 2008.
L’Ammiraglio Gualtiero Marchesi comanda la missione Ocean Shield da bordo del cacciatorpediniere lanciamissili Andrea Doria (equipaggio 240 uomini) e il Maggior Generale Buster Howes lo fa per quella Eunavfor Atalanta dalla base di Gibuti, dove manteniamo ufficiali di collegamento, sede avanzata del Quartier Generale di Northwood in Inghilterra.
In più, l’Italietta dal Gennaio 2010 è schierata in Uganda con EUTM Somalia a Kampala e a Bihangha.
Ufficialmente, i “berretti verdi“ nazionali operanti a Kampala sono 19 mentre 17 sono gli “istruttori“ ied-antimine.
In Kenia, a Nairobi, il Ministro della Difesa La Russa mantiene “uffici di collegamento“ affiancati da personale della Direzione Generale Cooperazione e Sviluppo dipendente dal Ministero degli Esteri.
A cosa possa servire questo ingente impegno in Uganda e Kenya è presto detto. Il 16 Ottobre l’esercito di Nairobi ha lanciato un offensiva in Somalia contro gli “islamisti“ Shebaab sospettati (siamo alle solite) di rapimento di cittadini stranieri in territorio keniano. L’ex serpente dell’Asia Ban Ki Moon non ha mosso foglia per dare fiato alle trombe. Il silenzio su una nuova aggressione dall’esterno al territorio della Somalia è stato totale.
“Siamo penetrati in Somalia per perseguire i responsabili di sequestri e di attacchi“, ha dichiarato il portavoce del governo di Nairobi K. Matua.
Dal mese di Agosto risultano “disperse“ due collaboranti di una Ong non meglio precisata.
Abbiamo rinvenuto due foto senza nome, cognome e nazionalità, di razza caucasica. Nient’altro.
Puzza lontano un miglio di “narcos“ messicani pagati dall’Iran per assassinare l’ambasciatore saudita a Washington. Questa volta tocca al Kenia tentare di “liberare“, a contratto, la Somalia dai residenti per conto di USA, NATO e Unione Europea, dopo la disastrosa, recente, sconfitta riportata dall’Etiopia nell’ex colonia italiana.
L’integrazione tra forze USA-NATO e UE anche nelle finalità militari e neocoloniali nel quadrante africano centro-settentrionale è ormai, da anni, un meccanismo costosissimo e ampiamente rodato. L’aggressione alla Jamahirya rientra in un piano strategico militare ed economico-energetico-minerario di ben più ampia portata, ai danni dell’intero continente africano. Continua a leggere

Il maestro e Margherita

Vediamo questa volta di mettere sotto osservazione Margherita Boniver, “inviata particolare“ di Frattini per “aiuti umanitari e cooperazione“ nella fascia subsahariana e nel Corno d’Africa.
Quale sia il budget di spesa affidato da Tremonti al titolare della Farnesina per farci ridere dietro da mezzo mondo e farci sopportare dall’altra metà, rimane un bel mistero.
Poter dettagliare le “uscite“ annuali del Ministero degli Affari Esteri al di là di quanto sia riportato, in aggregato, nei resoconti contabili del Ministero dell’Economia e delle Finanze è di fatto un “segreto di Stato“.
Esteri e Difesa saranno gli unici “santuari“ che vedranno assegnarsi, secondo indiscrezioni, nel 2012 finanziamenti aggiuntivi per oltre 10 miliardi di euro.
Le 4 guerre (Iraq, Afghanistan, Libia e Somalia) in cui è, al momento, coinvolta l’Italietta stanno costando un ossesso. La prima è totalmente rimossa, la seconda e la terza sono “missioni di pace“ con il sigillo dell’ONU, la quarta non è ancora uscita allo scoperto per le complicità di un sistema di “informazione“, pubblico e privato, totalmente allineato a USA e NATO. Continua a leggere

Verità nascoste e menzogne di Stato

La tanker Savina Kaylin e il cargo Rosaria D’Amato sotto sequestro nel Puntland

Dismesso l’uso dei dizionari (Zanichelli, Garzanti, Dardano, ect), alla voce “Repubblica delle Banane” Wikipedia riporta: “Attualmente il termine è entrato nel vocabolario di tutti i giorni per indicare un regime dittatoriale, stabile nell’instabilità, dove le consultazioni elettorali sono pilotate e la corruzione ampiamente diffusa così come una forte influenza straniera che può essere politica o economica o ambedue le cose, sia diretta che pilotata attraverso il governo interno.”
Per estensione, il termine è usato per definire esecutivi dove un leader concede vantaggi ad amici e sostenitori, senza grande considerazione delle leggi (in Italia se ne fa partecipe l'”opposizione” che si alterna con la “maggioranza”), mettendo alla porta il giudizio espresso degli elettori.
Alla voce caratteristiche si indica la collusione tra Stato e interessi monopolistici dove i profitti sono privatizzati e le perdite socializzate.
Chiudiamo qui la tiritera ritenendoci ampiamente autorizzati, a buon titolo, a definire l’Italia delle istituzioni, della politica e dei Poteri Forti un sistema-Paese ampiamente cleptocratico, caraibico.
Detto questo, passiamo a un po’ di “attualità” che ne metta in mostra qualche aspetto di “politica estera” da barzelletta, partendo da un comunicato dell’ANSA dello scorso 5 luglio.
Secondo l’agenzia di stampa, la Tanzania è pronta a mettere in campo la sua intelligence per aiutare l’Italia ad ottenere quanto prima il rilascio degli 11 (5 italiani) marittimi della petroliera Savina Kaylin, 105.000 tonnellate, 226 mt di lunghezza, tanker, e dei 22 (6 italiani) della Rosaria D’Amato, cargo, di 112.000 tonnellate, 225 mt di lunghezza di proprietà ambedue di armatori italiani. I dati sono nostri.
La prima sequestrata da “pirati somali” con modalità pagliaccesce, come abbiamo già avuto modo di descrivere, affidandoci alla lettura di una corrispondenza di un inviato de La Repubblica: il famosissimo “rapito” in Afghanistan Daniele Mastrogiacomo, passato dal Paese delle Montagne alla “cronaca” da una località imprecisata nel Corno d’Africa. La seconda di cui si è parlato solo per registrare il “furto” in pieno Oceano Indiano e chiuderla lì, senza clamore, visto l’imbarazzante precedente della Savina Kaylin.
La Kaylin è “fuori controllo” dal 24 Gennaio e la D’Amato dal 21 Aprile. Ambedue sono state scortate a “destinazione” con l’assistenza, perchè così è stato, delle fregate Zefiro ed Espero della Marina Militare che operano, e hanno operato, tra lo Stretto di Bab el Mandeb e il Golfo di Aden, con l’operazione Atalanta dell’UE e Ocean Shield della NATO.
Dove? Continua a leggere