Ahmadinejad contro il segreto di Pulcinella

È in corso in questi giorni a New York, sede dell’ONU, la conferenza di riesame del Trattato di non Proliferazione Nucleare. Ovviamente tutti gli occhi sono puntati sul grande nemico della pace mondiale, ovvero il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad.
Da anni, infatti, lui e il suo governo sono messi alla berlina dalla comunità internazionale per il programma per l’arricchimento dell’uranio che il suo Paese sta portando avanti nonostante sanzioni e minacce da parte di tutti gli Stati alleati agli USA, l’unica nazione che ha utilizzato bombe atomiche nel corso della storia.
Dopo essersi sorbito per anni attacchi a tutto tondo, ieri il plenipotenziario di Teheran ha deciso di passare al contrattacco. Presa la parola, Ahmadinejad ha infatti polemicamente chiesto alla platea cosa ci fanno in Europa bombe nucleari made in USA.
Il presidente iraniano ha quindi citato i casi di Germania, Italia ed Olanda.
Nonostante i media italiani ed i nostri politici continuino a non confermare, negli anni passati da Washington e dintorni è più volte stata confermata la presenza di questo tipo di ordigni nel nostro Paese. Secondo quanto riferito dagli studiosi del FAS, Federation of American Scientists, tra la base aerea della NATO di Aviano, nei pressi di Pordenone, e quella bresciana di Ghedi Torre, sarebbero stipate 90 testate; fino a pochi anni fa alcune di queste erano nascoste all’interno dell’aeroporto di Rimini. Alcuni ricercatori sostengono la tesi che ordigni di questo tipo potrebbero trovarsi anche nelle basi aeree di Gioia del Colle, ufficialmente a disposizione delle truppe italiane ma classificato come COB ovvero in grado all’occorrenza di schierare veivoli dotati di armi nucleari, e in quella di Sigonella. Altro sito italiano potenzialmente nucleare quello nei pressi di Affi sul lago di Garda, anche se queste ipotesi sembrano più che altro connesse alla presenza di capannoni con protezione NBC, ovvero nucleare batteriologica e chimica.
Il nostro comunque non è l’unico Paese europeo con il privilegio di ospitare testate nucleari a stelle e strisce, secondo le ultime stime ce ne sarebbero 150 solo in Germania, altre 100 in Inghilterra, 90 in Turchia ed altre 40 dislocate tra Belgio e Olanda. L’unica differenza è data dal diverso atteggiamento dei politici. Nello scorso febbraio alcuni Stati europei – Belgio, Germania, Lussemburgo, Norvegia e Paesi Bassi – hanno ufficialmente chiesto il ritiro di queste testate, con l’Italia che ha pensato bene di rimanere a guardare, nonostante da anni i sindaci di Aviano e Ghedi siano membri del network Mayors for peace, l’associazione presieduta dal sindaco di Hiroshima, che si impegna per l’eliminazione di tutte le armi nucleari dal mondo entro il 2020.
Piccola precisazione: mentre Ahmadinejad svelava il segreto di Pulcinella, i rappresentati al Palazzo di Vetro dei Paesi “democratici” hanno abbandonato l’aula. Forse per non ascoltare una verità di cui poi avrebbero dovuto rendere conto ai loro cittadini.
Fabrizio Di Ernesto

[Nel prossimo fine settimana, l’autore dell’articolo sarà a Modena e Bologna per partecipare agli incontri pubblici già segnalati]

NATO per restare ricchi (fra yankees)

 

PREMESSA:
scriveva John Kleeves, in “Vecchi trucchi”, un aureo libretto dedicato alle strategie ed alla prassi della politica estera statunitense pubblicato nell’ormai lontano 1991 ma ancora estremamente attuale:

La politica estera americana è determinata da due fattori: il modo in cui gli Stati Uniti sono organizzati politicamente all’interno, ed il carattere degli americani. Per quanto riguarda l’organizzazione politica interna c’è da dire che gli Stati Uniti sono un’oligarchia, e precisamente un’oligarchia basata sulla ricchezza. (…) Il secondo fattore… è il carattere degli americani. Ogni popolo ha nel carattere un elemento saliente, che domina su tutti gli altri e li condiziona. Questo elemento nel caso degli americani è chiarissimo: è l’ingordigia, l’avidità di cose materiali. Se fosse vero che l’uomo è un misto di materia e spirito, allora sarebbe giusto dire che gli americani sono fatti quasi esclusivamente della prima. Gli americani insomma adorano il denaro, che a loro non basta mai. Essi hanno come scopo nella vita quello di arricchire, uno scopo che in loro è del tutto fine a se stesso. (…)
Alla fine, visti l’organizzazione politica interna ed il carattere nazionale, gli Stati Uniti sono sinteticamente così descrivibili: un’oligarchia mercantile ossessivamente ed aggressivamente dedita ad aumentare la propria ricchezza. L’obiettivo della politica estera americana è così determinato: esso non può essere altro che quello di agevolare le attività economiche all’estero dei propri imprenditori in modo che siano le più proficue possibili. (…) Si comprende meglio la politica estera americana – la si capisce anzi perfettamente – se si pensa agli Stati Uniti non come ad un paese come un altro, ma come un’enorme impresa commerciale privata, con un bilancio aziendale pari ad un terzo del bilancio di tutti i paesi del mondo messi assieme, privata ma armata, dotata di un “esercito aziendale”…
Gli Stati Uniti dai loro rapporti col mondo vogliono dunque questo: esportarvi ed investirvi proficuamente, il più proficuamente possibile. Tali esigenze meramente economiche si trasformano rapidamente in precise esigenze politiche. (…)
Le esportazioni più proficue sono quelle che si rivolgono ad un paese ad economia di mercato, e dove il governo non pone tariffe o restrizioni di sorta alle importazioni. (…) Anche gli investimenti più proficui sono quelli fatti in un paese ad economia di mercato.

Estremista? Visionario?
Beh, portiamo un mattone a sostegno della tesi di Kleeves.
Il 24 aprile 1999, la NBC trasmise una puntata del programma di John McLaughlin, “One on One”, che vedeva la partecipazione di due ospiti: il generale William Odom ed il professor Harvey Sapolsky. Ci concentreremo su alcune affermazioni fatte dal generale Odom.
Egli fu presentato come un laureato di West Point con un dottorato conseguito alla Columbia University. Ha prestato servizio nel Consiglio per la Sicurezza Nazionale del presidente Jimmy Carter e, durante l’amministrazione Reagan, nell’ufficio dei Capi di Stato Maggiore per l’intelligence ed al servizio del direttore dell’Agenzia di Sicurezza Nazionale (la NSA, il servizio informazioni delle Forze Armate). All’epoca della trasmissione era direttore degli Studi sulla Sicurezza Internazionale all’Hudson Institute ed insegnava Organizzazione e Sistema Politico al dipartimento di Scienze Politiche del prestigioso MIT, dove dirigeva anche il Programma di Sicurezza. Il generale Odom ha al suo attivo anche numerosi libri.
Quello che fosse (sia) il vero scopo della NATO è stato svelato proprio all’inizio dell’intervista con il generale Odom, realizzata nel corso della trasmissione televisiva.

Odom: “La NATO fu creata non come molti credono per difendere contro la minaccia militare sovietica. I francesi nella discussione non menzionarono neppure l’Unione Sovietica. Volevano che la NATO si occupasse della questione tedesca. I britannici volevano che la NATO mantenesse gli Stati Uniti in Europa”.
McLaughlin: “Saremo noi a dirigere l’Europa?
Odom: “Paga. Sì.
McLaughlin: “Perché paga?
Odom: “Oggi siamo più ricchi per questo. Siamo stati un’eternità in Corea, in Giappone ed in Germania, e ha pagato… se guarda al passato e vede cosa è successo negli anni, ci siamo arricchiti sempre più.
McLaughlin: “ Gli Stati Uniti possono difendere i propri interessi in Europa senza la NATO?
Odom: “No , perché in Europa realizziamo i nostri interessi, che consistono nel preservare sistemi democratici liberali con prospere economie di mercato. Quando succede, ci arricchiamo.

Elementare, Watson.