Un appello al presidente Mattarella

“2mila ettari, il poligono militare più grande d’Europa. Ufficialmente doveva essere un campo di addestramento reclute. Nella realtà, una terra di nessuno dove per almeno dieci anni l’esercito italiano e la NATO hanno testato e fatto brillare migliaia di ordigni, rilasciando in aria, nel terreno e nel mare tonnellate e tonnellate di inquinanti.
Una storia molto italiana, perché sarebbe potuta passare sotto silenzio per sempre se non fosse stato per l’impegno della Procura di Lanusei che, con estrema fatica, da otto anni cerca di dare giustizia a un territorio martoriato. E alle vittime, tra i civili come tra i soldati.
Una storia europea, perché mai in nessun paese del nostro continente dei militari sono finiti sotto processo per la gestione di una base militare.
Una base, quella del Salto di Quirra sorta in un territorio selvaggio e bellissimo: siamo nel comune di Perdasdefogu, nella Sardegna centro-orientale, a cavallo tra le province di Nuoro e Cagliari, appena sotto l’Ogliastra. Una terra unica e splendida, carsica, con un incredibile sistema di grotte, gole, anfratti; una macchia mediterranea , coste a picco sul mare cristallino. Siamo in una delle zone del pianeta dove si vive di più in assoluto: qui i centenari non sono una eccezione. Un territorio un tempo incontaminato, ricco di sorgenti, con pascoli verdissimi e dal 1956 in poi, con l’apertura del Comando Interforze, devastato per sempre e avvelenato per secoli.
Il caso Quirra e il relativo processo a carico di otto comandanti del poligono e del distaccamento (sul mare) di Capo San Lorenzo, quindi, è unico al mondo.
Ma i tempi della giustizia italiana, si sa, sono lunghi, specialmente in certi casi. Così questo processo va avanti ormai da otto anni e la prescrizione è sempre più vicina. Anzi: il primo tra i rinviati a giudizio, il Comandante Paolo Ricci, è già formalmente assolto per prescrizione. Per una seconda assoluzione è solo questione di settimane.
Perché il reato contestato è il 437 del codice penale [omissione e rimozione di cautele contro infortuni sul lavoro – n.d.c.], tempo di prescrizione: 10 anni.
(…) È il primo e unico processo di questo tipo in Italia, la prima volta che le Forze Armate vengono messe sotto accusa per aver provocato vittime e danni a civili e militari. Gli imputati rischiano pene fino a dieci anni di reclusione.
Il Giudice monocratico Nicole Serra potrebbe però, viste le evidenze che il processo sta raccogliendo, riconoscere anche l’articolo 434: disastro ambientale. In quel caso i tempi di prescrizione si allungherebbero di due anni. Ma la lista dei testimoni della difesa è lunga, sono più di 20. C’è poi un aspetto fondamentale: cosa accadrebbe se i comandanti dicessero di aver semplicemente obbedito a degli ordini, se si difendessero sostenendo che non potevano essere a conoscenza della tossicità degli elementi contenuti nelle bombe e nei missili (non sono tenuti a saperlo) se insomma le responsabilità venissero rimandate ai più alti gradi in comando? Ecco perché diventa cruciale il ruolo dell’attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, chiamato a testimoniare dall’avvocato di parte civile Gianfranco Sollai. Una testimonianza che potrebbe svolgersi a inizio dell’anno prossimo.
Spiega Sollai a EC: ”Mattarella è stato Ministro della Difesa dal 1999 al 2001. Ovvero nel periodo per noi cruciale per capire quale fosse la catena di comando, quali gli ordini, quali le procedure che si dovevano seguire nel Poligono. Ma non solo. Mattarella faceva anche parte dell’assemblea NATO. Quindi, solo lui può dirci che tipo di missili sono arrivati in Sardegna. Sappiamo che sono stati fatti esplodere più di 1.800 missili classe Milan. Ma cos’altro? E fino a quando? Anche questo non è chiaro. Qualche comandante dice che gli ultimi test missilistici sono stati nel 2003, altri nel 2008. Fino a quando a Quirra sono stati provati missili NATO? E chi, meglio dell’attuale Capo delle Forze Armate, può saperlo e può avere le chiavi per avere queste informazioni? La testimonianza di Mattarella è per noi cruciale, perché aprirebbe le porte alla verità dei fatti e ci permetterebbe anche di velocizzare i tempi del processo, rinunciando a tanti altri testimoni. È davvero l’occasione per dimostrare di essere a fianco degli Italiani e in particolare di noi Sardi che per decenni in questa isola abbiamo subito di tutto. Il Presidente Mattarella è garante sotto tutti i punti di vista. Può dare una svolta a questo processo e aiutarci nella ricerca della giustizia”.”

Da Testimone chiave, di Daniele De Luca.

Il nEUROn a Perdasdefogu-Salto di Quirra

The nEUROn

“La questione è tornata alla ribalta a dicembre sulla base aerea francese di Istres in occasione dei primi voli ufficiali del nEUROn di Dassault Aviation, primo dimostratore tecnologico di UCAV a vedere la luce al di qua dell’Atlantico, al cui sviluppo e costruzione – per un costo complessivo (finanziato in gran parte dall’industria) di circa 420 milioni di euro – hanno contribuito i costruttori di Svezia, Italia (con uno share del 22%), Spagna, Svizzera e Grecia [!!! – ndr]. A Istres Alenia Aermacchi ha fatto sapere di voler partecipare al programma Future Combat Air System (FCAS) scaturito dalla “Entente cordiale” nella Difesa raggiunta nel 2010 da Londra e Parigi, un programma che dopo una prima fase di studi dovrebbe portare entro il 2020 ai collaudi di un vero e proprio prototipo di Unmanned da attacco. La nostra industria non vuole – aggiungiamo non deve – perdere anche questo treno. Ma la strada, resa accidentata anche dalle traversie di Finmeccanica e incerta del futuro politico del Paese, è tutta in salita.
(…)
A breve il nEUROn si sposterà a Bruz, vicino a Rennes (Bretagna), presso il Centre d’essais d’electronique della Diréction Générale de l’Armament francese, per sottoporsi a un primo ciclo di verifiche della sua “furtività”. Attraverso il suo ente di ricerca aerospaziale ONERA la Francia sta mettendo a punto nuove metodologie per la determinazione della segnatura radar, che potranno consentire ai radar di scoperta maggiore velocità e precisione di calcolo. A queste prove faranno seguito test in volo con i radar della difesa aerea francese e voli con manovre “join up” in formazione con un caccia Rafale. Poi nEUROn si trasferirà sul poligono svedese di Visel, dove anni fa aveva già operato nelle mani di test pilot italiani il dimostratore Alenia Aeronautica Sky-X, primo UAV europeo di classe superiore a una tonnellata, dotato di caratteristiche di autonomia di gestione del volo e teso a sviluppare gli aspetti peculiari dell’integrazione fra stazione di controllo a terra e velivolo, oltre che le manovre “join up” con velivoli pilotati. In Svezia il nEUROn effettuerà missioni di attacco in modo automatico e semi-automatico e voli di verifica con il caccia svedese Gripen. Nel 2015 approderà infine in Italia, a Perdasdefogu, per sottoporsi a test di tiro reali e a nuove prove di verifica della stealthness.”

Da Alenia Aermacchi fa il punto sull’ UCAV nEUROn e il Typhoon multiruolo, di Silvio Lora Lamia (i collegamenti inseriti sono nostri).
Il nEUROn è un UCAV, acronimo di Unmanned Combat Aerial Vehicle, cioé velivolo da combattimento senza pilota.
Trattasi di aeromobile dotato di caratteristiche di invisibilità o, meglio, di bassa visibilità, che nelle intenzione dei progettisti dovrebbe servire principalmente a effettuare missioni “first strike” contro le difese anti-aeree nemiche, in modo tale da eliminarle aprendo corridoi attraverso i quali i caccia da superiorità e da attacco al suolo possano successivamente operare con minore pericolo. Si paventa persino la possibilità che, fra 15-20 anni, gli UCAV possano cominciare a sostituire i velivoli da combattimento con pilota a bordo anche nei ruoli della superiorità aerea.
Paradigma, quindi, di una forza aerea sempre meno impiegata a difesa di territorio e confini nazionali ma sempre più proiettata in “missioni di pace”, a migliaia di chilometri da casa.
A tal riguardo, è significativo anche il fatto -riferito nel prosieguo dell’articolo in questione- che l’Eurofighter Typhoon nei prossimi cinque anni sarà oggetto di un “sostanziale intervento di adeguamento… alle esigenze dei nuovi scenari”, “cioé l’aggiunta -con interventi nell’hardware ma massimamente nel software- di nuove capacità nell’aria-aria ma soprattutto nell’aria-suolo”.
“E’ una crescita considerevole, priva di compromessi capaci di penalizzare gli scopi per cui l’aereo era stato progettato e realizzato, che erano assolutamente diversi” conclude l’autore.
A buon intenditore poche parole.