Nuovi “Vietnam” in Africa?

pan-sahel initiative

“Per contrastare la crescente influenza cinese in Africa, Washington ha assicurato il suo appoggio a una Francia economicamente indebolita e politicamente disperata, per ridare vigore all’impero coloniale francese, in una forma o nell’altra. La strategia, che si è rivelata nel tentativo franco-statunitense di usare il gruppo terroristico di Al Qaeda per abbattere prima Gheddafi in Libia e ora per causare distruzione dal Sahara al Mali, è di incoraggiare i combattimenti fra etnie e gruppi differenti come Berberi, Arabi e altri in Nord Africa. Divide et Impera.
Sembra che essi abbiano anche già optato per una vecchia “formula francese” per il controllo diretto. In un’analisi pionieristica, l’analista geopolitico e sociologo canadese, Mahdi Darius Nazemroaya scrive, “la mappa usata da Washington per combattere il terrorismo nell’area del Pan-Sahel è molto esplicativa. L’ampiezza dell’area di azione dei terroristi, che include i confini dell’Algeria, Libia, Niger, Chad, Mali e la Mauritania secondo ciò che è stato delineato da Washington, è molto simile ai confini dell’entità territoriale coloniale che la Francia cercò di controllare nel 1957. Parigi pensò di promuovere quest’entità africana nel Sahara occidentale come dipartimento francese legato direttamente alla Francia, assieme all’Algeria costiera”.
I francesi la chiamarono Organisation commune des régions sahariennes (OCRS). Comprendeva i confini interni del Sahel e delle nazioni sahariane del Mali, Niger, Chad e Algeria. Parigi la usò per controllare i paesi ricchi di risorse, per favorire lo sfruttamento francese di materie prime come petrolio, gas e uranio.
Egli aggiunge anche che Washington aveva chiaramente pensato a quest’area ricca di risorse quando designò le aree dell’Africa che dovevano essere “ripulite” dalle cellule terroristiche e gruppi criminali. Perlomeno ora AFRICOM aveva un piano per la sua nuova strategia africana. L’istituto francese delle relazioni internazionali (Institut français des relations internationals, IFRI) discusse chiaramente questo legame fra i terroristi e le aree ricche di materie prime nel rapporto di Marzo 2011.
La mappa usata da Washington per combattere il terrorismo secondo l’iniziativa del Pentagono per il Pan-Sahel mostra un’area di attività dei terroristi all’interno di Algeria, Libia, Niger, Chad, Mali e Mauritania secondo il disegno di Washington. La Trans-Saharian Counterterrorism Initiative (TSCTI) fu creata dal Pentagono nel 2005. Al Mali, Chad, Mauritania e Niger si aggiungevano ora Algeria, Mauritania, Marocco, Senegal e Nigeria e Tunisia in un teatro di cooperazione militare con il Pentagono. La Trans-Saharian Counterterrorism Initiative fu trasferita sotto il comando dell’AFRICOM il 1 ottobre 2008.
I piani francesi furono frustrati durante la guerra fredda dalla guerra d’indipendenza dell’Algeria e delle altre nazioni africane, il “Vietnam” francese. La Francia fu costretta a sciogliere l’OCRS nel 1962, a causa dell’l’indipendenza algerina e del sentimento anticoloniale in Africa. Nonostante ciò, le ambizioni neocoloniali di Parigi non sono scomparse.
I francesi non nascondono certo la loro preoccupazione riguardo la crescente influenza cinese in quella che fu l’Africa francese. Il Primo ministro francese Pierre Moscovici affermò nel dicembre scorso a Abidjan che le imprese francesi devono andare all’attacco e scatenare un’offensiva contro l’influenza della rivale Cina scommettendo su mercati africani sempre più competitivi. “È evidente che la Cina è sempre più presente in Africa… le imprese (francesi) che hanno i mezzi devono perseguire questa offensiva. Esse devono essere più presenti sul territorio. Esse devono combattere” affermò Moscovici durante un suo viaggio in Costa d’Avorio.
Chiaramente Parigi aveva in mente un’offensiva militare per sostenere l’offensiva economica che egli aveva previsto per le compagnie francesi in Africa.”

Da L’AFRICOM in Mali: obiettivo Cina, di F. William Engdahl.

L’AFRICOM e “la portaerei nel Mediterraneo”

Dopo quattro anni in cui il Pentagono gli ha cercato una sede in giro per il continente ed in attesa di porlo nella base di Camp Lemonier a Gibuti, lo scorso 1 ottobre 2008 si è insediato AFRICOM, il comando delle forze armate USA per l’Africa, diretto dal generale William E. (Kip) Ward. Per ora a Stoccarda, città tedesca che ospita anche il comando per l’Europa, detto EUCOM. La centrale d’intelligence per le operazioni in Africa è tuttavia presente da cinque anni nella base aeronavale di Sigonella. Nel più assoluto segreto, stazioni di telecomunicazioni e aerei P-3C Orion coordinano la “Guerra globale al Terrorismo” in un’area compresa tra il Golfo di Guinea e il Corno d’Africa.
Il generale James L. Jones, comandante dell’EUCOM, in un’audizione davanti alla sottocommissione difesa del Senato, l’1 marzo 2005, aveva dichiarato che “EUCOM ha istituito nel dicembre 2003 la Joint Task Force denominata Aztec Silence, ponendola sotto il comando della VI Flotta USA, per contrastare il terrorismo transnazionale nei Paesi del nord Africa e costruire alleanze più strette con i governi locali”. Il generale statunitense si era poi soffermato sulle unità d’eccellenza prescelte per coordinarne le operazioni. “A sostegno di JTF Aztec Silence, le forze d’intelligence, sorveglianza e riconoscimento (ISR) della US Navy basate a Sigonella, Sicilia, sono state utilizzate per raccogliere ed elaborare informazioni con le nazioni partner. Questo robusto sforzo cooperativo ISR è stato potenziato grazie all’utilizzo delle informazioni raccolte dalle forze nazionali locali”.
Sino allo scorso anno, la “JTF Aztec Silence” si basava sullo sforzo operativo di differenti squadroni di pattugliamento aereo della US Navy che venivano trasferiti in Sicilia per periodi di circa sei mesi da basi aeronavali statunitensi. Il 7 dicembre 2007, tuttavia, il Comando Centrale degli Stati Uniti ha istituito il “Patrol Squadron Sigonella (Patron Sig)”, assegnando in pianta stabile in Sicilia uomini e mezzi provenienti da tre differenti squadroni di pattugliamento aeronavale (il VP-5, il VP-8 e il VP-16), più il personale del “Consolidated Maintenance Organization” di Jacksonville (Virginia), addetto alla manutenzione dei velivoli.
Le operazioni del “Patron Sig” sono pianificate e dirette dal “Sigonella’s Tactical Support Center” (TSC), uno dei nodi a livello mondiale della Rete di comando e controllo della Marina USA. “TSC Sigonella – spiega il comando delle forze navali USA in Europa – fornisce 24 ore su 24 il supporto alle operazioni di comando, controllo, comunicazione, computer ed intelligence (C4I) per il pattugliamento aereo marittimo nel teatro europeo ed in buona parte del continente africano”.

Alla “JTF Aztec Silence” sono attribuite le missioni della “Operation Enduring Freedom – Trans Sahara” (OEF-TS), il complesso delle operazioni militari condotte dagli Stati Uniti e dai suoi partner africani nella vasta area del Sahara-Sahel. In OEF-TS le forze armate USA possono contare sulla collaborazione di ben undici Paesi: Algeria, Burkina Faso, Libia, Marocco, Tunisia, Ciad, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria e Senegal. Grazie ad OEF-TS, Washington addestra, equipaggia ed assiste gli Stati partner.
Più propriamente, OEF-TS è la componente militare della più ambiziosa “Trans Sahara Counter Initiative” (TSCTI), il piano a lungo termine degli Stati Uniti d’America per “prevenire i conflitti” nella regione, “attraverso un’ampia gamma di strumenti politici, economici e per la sicurezza”. Il TSCTI prevede al suo interno una “componente civile”, in cui è importantissimo il ruolo di USAID, l’agenzia statunitense per la cooperazione allo sviluppo. All’iniziativa trans-sahariana sono stati destinati 31 milioni di dollari nel 2006, 82 milioni nel 2007 ed è prevista una spesa di circa 100 milioni all’anno dal 2008 al 2013. A ciò si aggiungono i 1.300 milioni di dollari già approvati dal Congresso per l’anno 2009 per l’esecuzione di “programmi militari bilaterali” con i Paesi africani e l’attivazione del nuovo comando AFRICOM a Stoccarda.

Se per le attività belliche nello scacchiere nord-occidentale EUCOM ha creato la “JTF Aztec Silence”, nel Corno d’Africa, Mar Rosso e Golfo di Aden opera dal 2002 la “Combined Joint Task Force – Horn of Africa” (CJTF-HOA). Della CJTF-HOA fanno parte oltre 1.800 militari di esercito, marina ed aeronautica USA, più i rappresentanti dei Paesi membri della coalizione (Gibuti, Etiopia, Eritrea, Kenya, Uganda, Somalia, Sudan, Tanzania, Yemen, Seychelles, Isole Comore, Mauritius e Madagascar). I comandi ed i centri operativi della sono stati insediati a Camp Lemonier, dove sono in corso alcune delle opere infrastrutturali più costose delle forze armate USA (oltre 120 milioni di dollari nel 2007 per la realizzazione di piste e parcheggi aeroportuali, impianti elettrici e depositi carburanti). Ad esse non hanno fatto mancare il loro apporto i reparti di stanza a Sigonella, primi fra tutti i “Seabees” del Genio della Marina e l’“Explosive Ordnance Disposal Mobile Unit 8” (EODMU8), il reparto speciale utilizzato per l’individuazione di esplosivi “nemici”, la manutenzione di mine, armi convenzionali, chimiche e nucleari e la loro installazione a bordo di portaerei e sottomarini.
EODMU8 opera senza interruzione a Gibuti dalla primavera del 2004 ed è intervenuto anche nell’addestramento di unità speciali “anti-terrorismo” dei Paesi alleati USA della regione. In particolare, il gruppo mobile di Sigonella ha operato a fianco delle forze armate di Etiopia e Kenya alla vigilia dell’attacco scatenato a fine 2006 contro le Corti Islamiche somale. Proprio in preparazione dell’intervento militare USA in Somalia, dal maggio al novembre 2006 furono trasferiti dalla Virginia in Sicilia i reparti di volo del “Patrol Squadron 16 VP-16” (oggi in buona parte confluiti nel “Patrol Squadron Sigonella”).

E sempre Sigonella pare destinata ad ospitare anche il nuovo sistema di sorveglianza Alliance Ground Surveillance (AGS), dopo che la candidatura avanzata dal ministro della Difesa Ignazio La Russa ha ricevuto il gradimento da parte del suo omologo statunitense Robert Gates. E’ l’esito della visita ufficiale condotta oltre oceano dal titolare della Difesa alla fine di ottobre, che è così riuscito a superare la “concorrenza” dei tedeschi. L’AGS è un sistema finalizzato a potenziare la capacità di proiezione della NATO “fuori area”, rendendo più incisivo il ruolo svolto dalla forza di risposta rapida NRF. Che il costo di questo progetto sia sostenibile come auspicato da La Russa appare quantomeno improbabile, la NATO stessa definendolo come uno dei suoi programmi più costosi, per una spesa totale di almeno 4 miliardi di euro.

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“Stando a quanto preannunciato dal Comando dell’US Air Force in Germania, a Sigonella opererà uno squadrone con cinque velivoli. Nella base siciliana sarà pure realizzato il Global Hawk Aircraft Maintanance and Operations Complex, il complesso per le operazioni di manutenzione degli aerei senza pilota che US Air Force e US Navy schiereranno periodicamente per missioni di spionaggio e “anti-terrorismo” in Europa, Medio Oriente e continente africano.
I Global Hawk hanno assunto un ruolo determinante nelle strategie di guerra degli Stati Uniti d’America. Realizzati negli stabilimenti della Northrop Grumman di San Diego (California) e della Raytheon Systems di Falls Church, Virginia, possiedono grande autonomia di volo ed un estesissimo raggio di azione. I Global Hawk sono strumenti teleguidati con caratteristiche simili ai missili da crociera Cruise, poiché volano secondo mappe predeterminate che possono mutare in qualsiasi momento su ordine dei centri operativi terrestri.
Il nuovo velivolo senza pilota sarà il nucleo vitale del sistema AGS – Alliance Ground Surveillance (sorveglianza alleata terrestre), che la NATO prevede di rendere operativo sin dal prossimo anno. Il sistema diverrà lo strumento d’intelligence prioritario per gli interventi della Forza di Risposta Nato (NRF) attivata recentemente dall’Alleanza Atlantica. Il ministro della difesa La Russa vuole a tutti i costi che il Centro di comando AGS venga ospitato in Italia. Dove? Ma a Sigonella naturalmente.”
Tratto da È ufficiale: a Sigonella i Global Hawk dell’US Air Force, di Antonio Mazzeo.
(Dello stesso autore, di pochi giorni successivo, Dopo Sigonella, anche a Decimomannu i Global Hawk USA).

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“Era prevedibile che con l’istituzione del nuovo comando militare USA per le operazioni nel continente africano, AFRICOM, una parte delle attività di direzione, controllo ed intervento venissero ospitate dalle maggiori installazioni che le forze armate statunitensi possiedono in Italia. Dopo l’istituzione a Vicenza del Comando per le operazioni terrestri in Africa, e a Napoli di quello per le operazioni navali, gli Stati Uniti d’America puntano a trasformare la stazione aeronavale di Sigonella in uno dei principali scali europei dell’Air Mobility Command (AMC), il Comando unificato che sovrintende alle operazioni di trasporto aereo negli scacchieri di guerra internazionali.
“Con la piena operatività di AFRICOM, le accresciute necessità d’intervento nel continente africano richiedono lo spostamento del personale AMC dall’Inghilterra e dalla Germania verso il sud, in Spagna, Italia e Portogallo”, ha annunciato il colonnello Keith Keck, comandante della divisione di pianificazione strategica dell’Air Mobility Command, con sede presso la base aerea di Scott, Illinois. Le installazioni destinate alla dislocazione di uomini e mezzi? A rispondere è il comandante Stephen McAllister, dell’ufficio di pianificazione dell’Air Mobility Command: “Le basi che potrebbero ricevere un afflusso di uomini dell’AMC includono la stazione navale di Rota e l’aeroporto di Morón in Spagna, lo scalo di Lajes Field, nelle Azzorre (Portogallo) e la Naval Air Station di Sigonella, in Italia”.
L’uso del condizionale lascerebbe pensare ad una scelta non ancora definitiva, ma in un’intervista rilasciata al periodico statunitense Air Forces Magazine (novembre 2008), il generale Duncan J. McNabb, la più alta autorità militare nel settore della mobilità e del trasporto aereo USA, ha dichiarato che “per assicurare il successo dell’intervento in Africa”, è indispensabile “sviluppare le infrastrutture delle basi chiave, come Lajes Field, l’isola Ascensione nell’Atlantico e Sigonella, Sicilia”. “L’Air Mobility Command – ha aggiunto McNabb – sta lavorando con il comando dell’US Air Force in Europa per trasferire in queste installazioni, dalla base aerea di Ramstein, Germania, il traffico aereo di AFRICOM”.”

Da Prosegue la colonizzazione militare della Sicilia di Antonio Mazzeo.