Terrorismo atlantico

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Anche paesi membri della NATO come la Germania (strage dell’Oktoberfest) e il Belgio (omicidi del Brabante) sono tuttavia stati pesantemente investiti dal fenomeno terrorista. Pensa che esistano collegamenti tra gli eventi che si sono verificati nei vari paesi? Quale obiettiva perseguivano, secondo lei, gli attentatori?
Si, nel corso della Guerra Fredda si sono indubbiamente verificati attacchi terroristici anche in altri Paesi, oltre all’Italia. Ci sono stati attentati anche in Germania, Belgio, Turchia, Francia e Svezia, dove venne assassinato il primo ministro Olof Palme. Per gli storici, è importante considerare ciascun attacco separatamente dagli altri, perché si tratta di crimini molto complicati. Penso tuttavia che esista un collegamento con gli eserciti segreti dell’apparato NATO-Stay Behind anche per quanto riguarda la Germania, dove nel 1989 si verificò l’attentato all’Oktoberfest di Monaco di Baviera, e il Belgio, scosso dalla campagna terroristica che colpì la regione del Brabante, rispetto alla quale sono emerse prove che conducono a un gruppo di destra denominato Westland New Post (WNP) che era a sua volta legato alla NATO. C’è un modello simile: in Italia, il gruppo di estrema destra Ordine Nuovo al quale apparteneva Vincenzo Vinciguerra, era connesso alla rete Stay Behind, e gli eserciti segreti di Stay Behind erano coordinati dalla NATO attraverso due organi segreti, il Comitato Clandestino Alleato (ACC) e il Comitato Clandestino di Pianificazione (CPC). Lo sappiamo grazie ad alcuni generali italiani che hanno partecipato a diverse riunioni di tali organismi. E’ pertanto possibile immaginare che la NATO e gli Stati Uniti abbiano coordinato gli attacchi terroristici in Europa occidentale sferrati da gruppi di estrema destra supportati dagli eserciti segreti di Stay Behind. Il problema è che fino ad ora noi storici ci siamo potuti basare solo su indicazioni, poiché non disponiamo di prove solide, e la NATO non intende assolutamente parlare del terrorismo che ha sconvolto l’Europa occidentale durante la Guerra Fredda. E’una questione molto delicata, naturalmente. Anche la CIA, che supportava gli eserciti segreti di Stay Behind, non vuole parlare di terrorismo in Europa. E nemmeno il presidente Barack Obama è disposto a trattare l’argomento. Si tratta pertanto di un difficile campo di ricerca, ma ciò non ci distrae dal nostro compito di far luce su questa rete di menzogne e violenza.

La proliferazione del terrorismo in Europa occidentale ha visto in molti casi (Italia e Germania in primis) la responsabilità di gruppi neofascisti. Non è però mancato il terrorismo di matrice opposta, messo in atto da fazioni come le Brigate Rosse e la Rote Armee Fraktion. In Italia, le operazioni compiute dalle Brigate Rosse hanno beneficiato di colossali inadempienze da parte delle forze di polizia, talmente evidenti da portare esponenti politici come Sergio Flamigni a pensare a un supporto attivo dei servizi segreti. Quale è la sua opinione in merito a ciò?
Non mi sono occupato in maniera molto approfondita delle Brigate Rosse e della RAF, quindi non saprei. Ho focalizzato i miei studi sugli eserciti segreti della NATO e sull’Operazione Gladio. Ma è più che plausibile, da quel che ho potuto vedere, che i servizi segreti si siano serviti sia delle frange terroristiche di destra quanto di quelle di opposta matrice. Si tratta di un’idea bizzarra per molti comuni cittadini, convinti che i servizi segreti adempiano al compito di proteggere la democrazia dai terroristi. Naturalmente, vanno effettuate ulteriori ricerche riguardo al terrorismo sostenuto dallo Stato.”

Dall’intervista a Daniele Ganser in Il terrorismo in Europa occidentale. Dalla “strategia della tensione” al giorno d’oggi, a cura di Giacomo Gabellini (collegamenti nostri – ndr).
Daniele Ganser, storico svizzero di prestigio internazionale, è ricercatore presso il Centro per gli Studi sulla Sicurezza (CSS) dell’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia (ETH) di Zurigo.
In Italia, è stato pubblicato dalla casa editrice Fazi il suo libro Gli eserciti segreti della NATO. Operazione Gladio e terrorismo in Europa occidentale, il più esauriente e dettagliato studio realizzato sull’argomento.

6 thoughts on “Terrorismo atlantico

  1. UNA NOTIZIA BOMBA!
    “L’Italia e’ un Paese affidabile”

    Roma, 15 mag. (Adnkronos) – ”L’Italia e’ un Paese affidabile, che onora i suoi impegni. Continueremo a svolgere il ruolo che ci e’ proprio, contribuendo alle capacita’ militari dell’Unione Europea e della Nato, e continueremo a partecipare alle operazioni militari internazionali necessarie a garantire la pace”.
    Lo dice il ministro della Difesa, Mario Mauro, nella sua audizione alle commissioni Difesa di Camera e Senato, in seduta congiunta presso la Sala del Mappamondo, sulle linee programmatiche del suo dicastero. (Gkd/Col/Adnkronos)

    si aggiunga…

    ‘La sicurezza degli Stati membri e’ uno dei pilastri fondamentali sui quali e’ stata pensata l’Europa -ha fatto notare Mauro- e la difesa e’ un elemento chiave per la costruzione della nuova Europa”. In questo percorso, ha concluso, ”la Nato e il rapporto con gli Stati Uniti rimangono fondamentali per affrontare le sfide alla sicurezza che abbiamo innanzi”. (Gkd/Opr/Adnkronos) 15-MAG-13 10:53 NNNN

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  2. Oggi la Bonino (come la pensava diversamente 30 anni fa) ha detto che gli americani e gli aerei a Sigonella stanno lì per accordi precedenti. Va tutto bene, allora. Mi ero preoccupato, che stupido!

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  3. Pingback: Terrorismo atlantico | FreeYourMind!

  4. non va bene perché i contenuti di quegli accordi bilaterali nessuno li conosce:

    Li chiamano accordi

    Roma, 15 mag. – A Sigonella si trasferiranno “200 marines americani, 75 prima, 125 poi, e due aerei”: il ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha fornito questa precisazione sullo spostamento dei militari Usa dalla base spagnola di Moron annunciato nei giorni scorsi dal Pentagono. Parlando alle Commissioni Esteri e Difesa del Senato, la titolare della Farnesina ha assicurato che il trasferimento nella base aera siciliana avverra’ “secondo quanto previsto dagli accordi bilaterali” con gli Usa. “Si tratta”, ha spiegato Bonino, “di un rafforzamento per la sicurezza del personale americano in Libia o per possibili evacuazioni”.

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  5. Infatti gli accordi non si conoscono, noi. Sono nostri rappresentanti e nemmeno il parlamento li conosce. Un primo passo sarebbe comunicare al parlamento quello che viene fatto e far votare quello che è stato fatto, tanto per vedere se siamo d’accordo. Vorrei che questi accordi fossero reciproci. Ci sarebbe da ridere. Ma noi Italiani non contiamo nulla.

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