Washington sta addestrando un esercito ribelle per “Occupare” la Siria?

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Mahdi Darius Nazemroaya per rt.com

Gli Stati Uniti stanno pianificando l’occupazione della Siria attraverso la formazione di una forza insorgente non convenzionale di invasione?
Pensate che un cambio di regime in Siria sia fuori programma? Pensate ancora. Il bombardamento di ISIL o ISIS in Siria è parte di una campagna politica di rischio calcolato che porta a una potenziale invasione non convenzionale, parallela al ritorno delle forze armate statunitensi in Irak.
L’ISIL e le altre forze anti-governative in Irak e Siria non sono gli unici ad ignorare il confine iracheno-siriano disegnato dagli inglesi e francesi Sykes-Picot nel 1916. Gli Stati Uniti altresì hanno violato il confine e il diritto internazionale quando hanno cominciato a bombardare illegalmente la Siria.
La campagna di bombardamenti non era sufficiente per alcuni nel Congresso degli Stati Uniti. In una dichiarazione congiunta del 23 settembre, gli arci-falchi senatori John McCain e Lindsey Graham hanno chiesto che anche truppe USA siano inviate in Siria. Entrambi hanno elogiato gli attacchi aerei illegali del Pentagono in Siria e poi suggerito truppe di terra statunitensi.
Anche se McCain e Graham hanno fatto del loro per dire che questa non sarebbe una occupazione di Siria o Irak, ciò è quasi esattamente quello che chiedevano quando hanno detto che la campagna militare doveva essere diretta anche contro il governo siriano.
Poiché, e prima ancora delle richieste da parte di McCain e Graham diversi suggerimenti erano circolati su un’invasione della Siria.
Il dilemma è che Washington non vuole che il Pentagono invada direttamente la stessa Siria. Vuole tirare le fila mentre un’altra forza fa il lavoro sul campo. I candidati per un’invasione esternalizzata della Siria includono l’esercito turco o altri alleati regionali degli Stati Uniti. C’è però anche un impasse qui in quanto gli alleati di Washington sono pure timorosi delle conseguenze di un’invasione della Siria. Questo è dove un terzo attore entra in scena: la costruzione di un esercito ribelle multinazionale da parte degli Stati Uniti.

Utilizzando attori non statali per invadere ed occupare la Siria
Mentre non sembra esserci consenso su una strategia siriana fra l’establishment politico, di intelligence, e militare statunitense, l’obiettivo del cambio di regime è universalmente rispettato da tutti. Indipendentemente dall’esistenza di un consenso, gli Stati Uniti stanno portando avanti la creazione di una forza di invasione anti-governativa.
La terza opzione sta lentamente emergendo.
Pochi giorni dopo che gli Stati Uniti hanno iniziato il bombardamento della Siria, il presidente del Comando di Stato Maggiore generale Martin Dempsey ha messo in chiaro che il Pentagono prevede anche la creazione di un abbozzo di esercito anti-governativo in Siria composto da 12.000 a 15.000 insorti.
Sembra anche esserci un crescente consenso tra i realisti e i neocon per la preferenza del presidente USA Obama di utilizzare un esercito ribelle per invadere la Siria. L’Istituto Brookings è stato un sostenitore importante per questo.
Durante questo stesso periodo, il Brookings Institute ha pubblicato un editoriale che chiaramente richiede l’intervento degli Stati Uniti. Il testo, scritto da un ex analista della CIA per il controllo del Golfo Persico e funzionario del Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, Kenneth Pollack, ha stabilito che “la strategia di Washington non può richiedere l’invio di truppe statunitensi in combattimento. Fondi, consiglieri, e anche la forza aerea sono tutti un gioco giusto – ma solo nella misura in cui non portano a stivali americani sul terreno”.
Pollack ha svolto un ruolo influente nell’ottenere supporto per l’illegale invasione dell’Irak nel 2003. Egli ha lavorato presso il Council on Foreign Relations come direttore degli studi di sicurezza nazionale. Ha fatto la dichiarazione di cui sopra quale direttore della ricerca per il Centro Saban per la politica del Medio Oriente e va ben oltre pubblicando a ottore 2014 una estenuante proposta per la creazione di una forza di invasione ribelle creata dagli USA come mezzo per prendere la Siria e infine condurre il cambio di regime a Damasco.
La proposta del Brookings Institute suggerisce che un esercito siriano ribelle “è meglio non farlo in Siria stessa. Almeno non in un primo momento” (p.9). La relazione sottolinea il successo degli Stati Uniti e della NATO nella creazione “nascosta” di forze armate in tutto il mondo, tra cui l’assemblaggio di un dispositivo militare croato, e ne deduce che queste esperienze renderebbero “del tutto realistico per gli Stati Uniti costruire un nuovo esercito di opposizione siriano” (p.8). Si dice anche che l’ideologia dei combattenti non importa affermando quanto segue: “Un gran numero di persone reclutate potrebbe essere religioso, anche molto religioso, compreso salafita. Non è questo il problema ” (p.9).

Benvenuti al Brookings Institute e al suo Centro Saban
Che cosa è l’Istituto Brookings esattamente e perché i suggerimenti di questo think tank e altri simili, contano?
L’Istituto Brookings è un influente think tank il cui personale ha una porta girevole con il governo degli Stati Uniti e grandi aziende. Tutto ciò che bisogna fare è guardare i suoi amministratori e dirigenti, che includono consiglieri di amministrazione intrecciati con il Gruppo Carlyle, Goldman Sachs e JP Morgan Chase.
Brookings ha anche legami con Israele e un intero ramo dedicato alle strategie e politiche per il Medio Oriente di Washington chiamato Centro Saban per la politica del Medio Oriente. Martin Indyk – l’ex ambasciatore statunitense in Israele, un ex lobbista di alto livello per l’American Israel Public Affairs (AIPAC), e il fondatore del braccio di ricerca dell’AIPAC (l’Istituto di Washington per la Politica del Vicino Oriente) – è il direttore del Saban Center for Middle East Policy al Brookings. Come Indyk, Kenneth Pollack era coinvolto nella definizione delle politiche in Medio Oriente dell’amministrazione Clinton.
E’ anche interessante notare che il Saban Center del Brookings Institute prende il nome da un uomo d’affari e magnate dei media statunitense-israeliano Haim Saban. Saban stesso è nel consiglio di amministrazione di Brookings.
C’è anche una connessione col Qatar. Si può ricordare che Washington era ostile ad Al Jazeera quando dapprima emerse come emittente di notizie, per la sua copertura delle azioni degli Stati Uniti in Medio Oriente.
Saban ha cercato di comprare la metà della rete di Al Jazeera dal Qatar nel 2004 e nel 2009, ma non ci è riuscito. Nello stesso periodo di tempo del’invasione anglo-americana dell’Irak nel 2003, la prima serie di negoziati si tenne quando andò in Qatar con Bill Clinton nel 2003.
E’ possibile che il Brookings abbia giocato un ruolo nella normalizzazione di Al Jazeera. Nel 2009, esso istituì un ramo d’oltremare in Qatar chiamato Brookings Doha Center. Il nuovo settore di Doha includeva la famiglia regnante del Qatar Al-Thani a fianco di gente come Madeleine Albright, Zbigniew Brzezinski, e Fareed Zakaria, come responsabili e consulenti.
E’ stato lo stesso anno in cui l’Istituto Brookings ha pubblicato un rapporto, che comprendeva Pollack e Indyk come autori, chiamato Quale strada per la Persia?. Il rapporto delineava una mappa per affrontare l’Iran e alludeva alla neutralizzazione della Siria, in un modo o nell’altro (compreso il raggiungimento di un accordo di pace con Damasco da parte di Israele), per “ridurre il contraccolpo” dagli Hezbollah libanesi e dai Palestinesi, in particolare Hamas, come un prerequisito per promuovere un attacco all’Iran.
Tutto sommato, le idee che vengono fuori dall’Istituto Brookings vengono discusse ai massimi livelli nell’ambito dei circoli politici e aziendali.

La forza siriana di invasione sta lentamente emergendo?
Sta emergendo una forza ribelle di invasione per attaccare la Siria? Senza mezzi termini, il Brookings sostiene di sì.
La relazione di Pollack stabilisce quanto segue: “L’adozione di una tale strategia significherebbe innanzitutto che Washington dovrebbe impegnarsi a costruire un nuovo esercito siriano che governi la Siria quando la guerra sia finita. Sebbene la descrizione [di Obama] della sua nuova politica sulla Siria sia stata più modesta e tiepida che la sua spiegazione del pezzo iracheno della strategia, sembra che abbia impegnato gli Stati Uniti solo a questo corso. Più di questo, conterà il mettere le risorse, il prestigio e la credibilità degli Stati Uniti dietro a questo sforzo. I 500 milioni di dollari stanziati ora è un buon inizio, ma è solo un acconto su un progetto molto più grande” (p.8).
Anche l’obiettivo degli Stati Uniti di addestrare ribelli in Arabia Saudita e Turchia è un’indicazione di questo. Il 10 settembre, circa due settimane prima che iniziasse a bombardare la Siria, Washington ha dichiarato che l’Arabia Saudita aveva dato il via libera per l’addestramento di un esercito ribelle nella penisola arabica. “Ora abbiamo l’impegno da parte del Regno dell’Arabia Saudita di essere un partner a pieno titolo in questo sforzo – il programma di addestramento ed equipaggiamento – per ospitare il programma,” secondo il New York Times che citava un funzionario.
L’Istituto Brookings nella sua proposta per un’invasione della Siria: “L’offerta saudita di fornire strutture per l’addestramento di 10.000 combattenti dell’opposizione siriana è una possibilità ragionevole, anche se uno dei Paesi vicini della Siria sarebbe probabilmente preferibile. La Giordania serve già come un campo di addestramento per il programma di formazione corrente americano e sarebbe un luogo ideale per costruire un vero e proprio esercito siriano. Tuttavia, anche la Turchia potrebbe servire plausibilmente tale scopo se i Turchi fossero disposti” (p.10).
Circa due mesi dopo, a novembre, dopo che il vice presidente USA Joe Biden ha incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan a Istanbul, è stato annunciato che Kirsehir sarebbe stato utilizzato dalla Turchia per addestrare le forze anti-governative siriane che gli Stati Uniti avrebbero equipaggiato contro Damasco.
Il rapporto mette anche in chiaro che la costruzione del nuovo esercito di opposizione “non dovrebbe significare rafforzare l’attuale ‘Esercito Libero Siriano'” (p.10). Invece, i gruppi di insorti appoggiati dagli USA esistenti dovrebbero lentamente essere accorpati o distrutti dalla nuova forza di opposizione che gli Stati Uniti e i suoi alleati stanno costruendo.
A metà novembre, il Pentagono ha anche presentato una proposta al Congresso degli Stati Uniti, dicendo che vuole armare le tribù irachene con fucili Kalashnikov, lanciarazzi, e mortai. Ciò che si omette di dire è la dispersione transfrontaliera di queste tribù sia in Irak che in Siria e la possibilità che queste armi possano essere usate in un attacco al governo siriano.

Quali moderati?
Il discorso di sostenere i “moderati” è molto fuorviante. E’ già chiaro che l’ideologia dell’esercito degli insorti proposto non è una questione chiave in pratica per molti funzionari statunitensi. Ci sono anche prove sufficienti per dimostrare che l’Esercito Siriano Libero, Al-Nusra, l’ISIL, e le altre forze ribelli stanno anche collaborando e scambiandosi combattenti.
Il Telegraph, per esempio, ebbe a dire il 10 novembre su Saddam Jamal, un comandante dell’Esercito Libero Siriano sostenuto dagli USA che è diventato un comandante ISIL: “Prima di entrare nell’ISIL, Jamal era un trafficante di droga, poi un comandante dell’Esercito Siriano Libero sostenuto dall’Occidente, e rivendicava contatti nella CIA.” E’ anche chiaro che la religione sia una maschera pure per l’ISIL. Lo stesso articolo britannico riportava la seguente testimonianza da una guardia del corpo di Saddam Jamal circa il suo massacro di una famiglia siriana: “Il comandante dell’ISIL non provava rimorso per aver ucciso la famiglia siriana, la sua guardia del corpo ha detto, né credeva di stare compiendo un ordine dato da Dio: per lui essere un membro del gruppo estremista era una questione di affari, non di religione”.
Alla fine l’ISIL può essere utilizzato per allevare combattenti o sciogliersi, come l’Esercito Libero Siriano, nella forza di invasione proposta per occupare la Siria.

Esercito o eserciti di invasione?
Il generale Dempsey ha detto che “la campagna anti-ISIL potrebbe richiedere diversi anni per realizzarsi.” Leon Panetta, l’ex capo della CIA e del Pentagono, ha affermato che questa guerra si trasformerà in un progetto militare statunitense trentennale che si estenderà a Nord Africa, Africa occidentale, e Corno d’Africa.
Secondo il Brookings: “Ad un certo punto, un tale nuovo esercito siriano dovrebbe muoversi in Siria, ma solo quando sarà pronto. Solo quando una forza abbastanza grande da conquistare e tenere il territorio – qualcosa nell’ordine di due o tre brigate – sarà pronta dovrebbe esservi inviata” (p.11).
Una guerra di logoramento che comporterà anni di lotta è in previsione. Questo corrisponde con le idee sulla formazione di una forza d’invasione di insorti nel corso degli anni.
Nella loro dichiarazione congiunta i senatori McCain e Graham hanno detto che il presidente Bashar Assad non fermerà la lotta contro i cosiddetti ribelli “moderati” appoggiati dagli USA “che continuano ad impegnarsi per la sua cacciata, soprattutto quando gli Stati Uniti e i [loro] alleati ancora, correttamente, condividono lo stesso obiettivo e la volontà di armare e addestrare gli avversari moderati di Assad.” In altre parole, le forze siriane addestrate dagli Stati Uniti in ultima analisi hanno come bersaglio il governo siriano.

SIRIA

10 thoughts on “Washington sta addestrando un esercito ribelle per “Occupare” la Siria?

  1. A parte i ministri che verranno inseriti anche in europa Italia compresa, l’america mi sembra nel marasma più completo e questo per me è un cadeau de Noël.

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