Una nuova Irlanda per fermare la NATO

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La scorsa settimana, a Bruxelles presso la sede della NATO, si sono riuniti i Capi di Stato Maggiore di più di 60 Paesi, membri dell’alleanza o semplicemente associati in uno dei vari accordi di partenariato che la stessa ha instaurato. Il cosiddetto “Incontro Autunnale” del Comitato Militare della NATO è stato presieduto dall’ammiraglio Giampaolo Di Paola e, fra i tanti argomenti all’ordine del giorno, si è occupato anche della cooperazione militare fra l’Alleanza Atlantica e l’Ucraina; al proposito, l’ammiraglio Di Paola si è congratulato con il rappresentante ucraino, generale Serhiy Kyrychenko [vedi foto], affermando che “non c’è nessun partner della NATO che dia un contributo così forte a tutte le missioni ed operazioni dell’alleanza come l’Ucraina”.
Questa sottolineatura giunge soltanto pochi giorni prima dello svolgimento del cruciale Consiglio Nord Atlantico a livello di Ministri degli Esteri che si terrà il 2 e 3 dicembre. In tale occasione, si riuniranno anche le commissioni bilaterali NATO-Georgia e NATO-Ucraina per decidere se offrire ai due Paesi ex sovietici l’ingresso nell’alleanza, attraverso la sottoscrizione di un apposito Membership Action Plan (MAP).
Casca quindi a fagiolo l’arguto commento dell’ex Primo Ministro slovacco, Jan Carnogursky. Egli richiama il no irlandese al Trattato di Lisbona, che, in ambito di Unione Europea, avrebbe dato alla burocrazia comunitaria il potere di prendere decisioni chiave per il futuro dei popoli del Continente, abolendo il diritto di veto da parte dei singoli Paesi. L’affossamento del Trattato ad opera del referendum d’Irlanda ha quindi permesso che l’UE continui ad operare ancora oggi sulla base del principio di unanimità quando chiamata a deliberare su questioni decisive.
Secondo Carnogursky, la situazione si sta ripetendo in modo identico riguardo l’espansione della NATO. Gli Stati Uniti stanno spingendo Georgia ed Ucraina ad entrare nell’alleanza e, come per il Trattato di Lisbona, dal sistema informativo globale è ritenuto politicamente corretto sostenere la piena adesione allo schieramento atlantico di questi due Paesi. Carnogursky ricorda però come l’espansione della NATO sia avvenuta contraddicendo platealmente le promesse che – prima Ronald Reagan, poi Bush senior – fecero all’epoca a Mikhail Gorbaciov. I capi sovietici furono così “ingenui e creduloni” da non pretendere che tali impegni venissero messi nero su bianco. Alcuni anni dopo effettivamente fu adottato un “Atto Fondamentale sulle relazioni comuni, la cooperazione e la mutua sicurezza tra la NATO e la Russia”, ma in esso ci si limitava ad una generica raccomandazione secondo la quale le parti non avrebbero mai dovuto intraprendere azioni che potessero minacciare la sicurezza europea, senza prima consultarsi con l’altra per ottenerne l’approvazione. L’ulteriore espansione ad est della NATO è ormai storia.
In vista dell’imminente incontro dei Ministri degli Esteri NATO, l’ex premier slovacco ritiene che molti Paesi europei siano convinti che né l’Ucraina né la Georgia (tantomeno dopo l’aggressione all’Ossezia del Sud della scorsa estate) soddisfino i criteri per l’adesione, ma che nessuno l’abbia detto alto e forte. Ad osare di bloccare l’ingresso degli aspiranti membri, a dare il proprio voto negativo in ambito NATO potrebbe essere la Slovacchia, con il consenso della maggioranza dei propri cittadini. Si eviterebbero così ulteriori problemi per l’Europa e, favorendo una ripresa della declinante fiducia russa verso le istituzioni europee, la Slovacchia potrebbe diventare “un autorevole mediatore tra l’Europa occidentale e quella sudorientale”.
Ma ci vuole coraggio, conclude Carnogursky rivolgendosi ai connazionali.

IMPORTANTE AGGIORNAMENTO:
colti da un soprassalto di coraggio (?!), pare che Francia, Germania ed altri Paesi Europei, alla vigilia del Consiglio Nord Atlantico a livello di Ministri degli Esteri NATO dei prossimi 2 e 3 dicembre, abbiano comunicato al Segretario di Stato USA Condoleezza Rice il proprio disaccordo riguardo l’avanzamento del processo di adesione di Georgia ed Ucraina all’Alleanza Atlantica.
Qui la notizia come riportata dall’agenzia di stampa RIA Novosti.

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Gli abitanti di Sebastopoli, città ucraina della Crimea con il 97% dellla popolazione di etnia russa, hanno espresso il loro gradimento all’ingresso nella NATO ed alle campagne propagandistiche intraprese dal governo.

“Un’altra questione spinosa che grava sul futuro della NATO è quella del suo immediato vicinato, ed in particolare il vasto e variegato spazio post-sovietico. È ormai escluso che la riunione di dicembre si concluda con l’offerta del MAP a Georgia e Ucraina. L’amministrazione Bush stessa sembra aver ripiegato sul compromesso detto del “MAP without MAP”: un progresso sostanziale nella cooperazione attraverso le Commissioni NATO-Georgia e NATO-Ucraina in vista di un futuro ingresso dei due Paesi nell’Alleanza, senza che il MAP sia formalmente attivato. Anche il raggiungimento di questo compromesso, tuttavia, non è assicurato. La Germania, ad esempio, insiste che una decisione sul MAP debba comunque essere presa prima o poi e si oppone insieme alla Francia a “scorciatoie” per l’ingresso nell’Alleanza.
Forse più decisiva di ogni altra considerazione, tuttavia, rimane la situazione interna dei due Paesi, che pare molto lontana da quella ideale per procedere speditamente verso la membership. In Ucraina l’instabilità politica è crescente e la posizione pro-occidentale ed atlantista del presidente Yushchenko sembra sempre più isolata. In Georgia, il contenzioso su Abkhazia e Ossezia del Sud rimane un macigno enorme sulla strada dell’adesione. A livello politico, poi, la posizione di Saakashvili si è sensibilmente deteriorata all’interno per l’esito catastrofico della guerra mentre la sua leadership pare sempre più screditata anche in Occidente, in particolare a seguito delle accuse di corruzione e le ombre crescenti sul suo ruolo nello scatenamento della crisi di agosto.”
Tratto da Tanti punti interrogativi sulla torta di compleanno della NATO, di Emiliano Alessandri, consulente alla ricerca presso l’Istituto Affari Internazionali (IAI) di Roma.

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Tbilisi, 28 novembre – Il presidente georgiano, Mikheil Saakashvili, ha respinto le critiche che gli sono state rivolte per aver deciso di attaccare l’Ossezia meridionale lo scorso agosto. Ha giustificato il provvedimento dicendo che era necessario per la sicurezza nazionale. ”Sì, abbiamo deciso di intraprendere azioni militari a Tskhinvali”, ha detto Saakashvili prima di testimoniare davanti alla commissione parlamentare sul conflitto. ”E’ stato difficile prendere una decisione simile – ha continuato il presidente – ma qualsiasi governo l’avrebbe fatto per non mettere in pericolo i propri cittadini”.
(ASCA-AFP)

Tre giorni dopo…
Bruxelles, 2 dicembre – Il presidente georgiano, Mikheil Saakashvili, ha esortato l’Occidente a non normalizzare i rapporti con la Russia se prima non si saranno accertate le responsabilità e le cause della guerra di agosto. Saakashvili, in un’intervista al Wall Street Journal, ha ribadito che l’esercito georgiano si limitò a rispondere all’aggressione della Russia.
(AGI)

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Mosca, 3 dicembre – Il rappresentante russo alla NATO, Dmitry Rogozin, ha affermato in un’intervista che per la NATO avere buoni rapporti con la Russia è molto più importante dell’ammissione di Georgia e Ucraina nell’Alleanza. I membri della NATO ”credo che non dimenticheranno la Georgia e l’Ucraina, ma ritengono necessario risolvere le questioni con la Russia ora”, ha detto Rogozin. ”La NATO è molto interessata a portare avanti operazioni in collaborazione con la Russia, la cui riuscita è di vitale importanza”, ha aggiunto Rogozin riferendosi al supporto logistico dispensato da Mosca per la missione dell’Alleanza in Afghanistan. Ha poi supposto che la NATO ritirerà gradualmente l’idea di ammettere nel Trattato la Georgia e l’Ucraina, prospettiva ”non acclamata da nessuno dei Paesi membri”. ”Ovviamente non potranno cambiare idea e far vedere che hanno agito in questa direzione perchè messi sotto pressione da Mosca – ha spiegato il rappresentante russo – per cui scriveranno dei comunicati di cortesia, faranno altre promesse a Georgia e Ucraina, forse parlando del loro futuro nell’Allenza. Non verranno però prese decisioni radicali”.
(ASCA-AFP)

Qui altri dettagli dell’intervista rilasciata al quotidiano Kommersant.

Avvistato famigerato mostro a Bruxelles!
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Da sinistra a destra: Eka Tkeshelashvili (Ministro degli Affari Esteri, Georgia) a colloquio con Kinga Goncz (Ministro degli Affari Esteri, Ungheria) ed il Segretario Generale della NATO, Jaap de Hoop Scheffer.

Bruxelles, 3 dicembre – La NATO è pronta a dialogare sulla sicurezza europea, ma ”è escluso che possa negoziare la propria dissoluzione”: lo ha detto il segretario generale della NATO Jaap de Hoop Scheffer, interpellato sulla proposta lanciata dal presidente russo Dmitri Medvedev per una nuova architettura europea ”condivisa” che dovrebbe superare il ”NATO centrismo”.
Nel merito della proposta – lanciata dal presidente russo ad Evian l’ottobre scorso – Scheffer ha fatto notare che ”sono necessari molti chiarimenti” per capire cosa esattamente si intende.
‘Se Medvedev concorda che l’OSCE è il forum giusto per discutere di tutto questo, noi siamo pronti a farlo, ma apprezzeremmo più sostanza”, ha sottolineato Scheffer.
In ogni caso, la NATO ”è piuttosto contenta dell’architettura di sicurezza esistente in Europa” e ritiene che questa architettura ”debba restare intatta”.
(ANSA)

Helsinki, 4 dicembre – (…) Intanto secondo gli USA “le proposte di Mosca di un nuovo patto di sicurezza in Europa sono ridondanti e sono un tentativo di indebolire la NATO”. Lo ha detto il vice-segretario di stato, Mattew Bryza. “Non c’è bisogno di una nuova architettura e questo è alquanto trasparente”, ha detto.
(AGI)

Niente NATO? Addio poltrona
Tbilisi, 5 dicembre – Rimpasto di governo in Georgia. A quattro mesi dalla devastante guerra con la Russia, il premier georgiano, Grigol Mgaloblishvili, ha annunciato di aver rimosso il ministro della Difesa, David Kezerashvil, e quello degli Esteri, Eka Tkeshelashvili [a sinistra nella foto sopra, solo due giorni fà… – ndr].
(AGI)

yushchenko

“Similmente dovrebbe essere considerato il lungo cammino dell’Ucraina verso la NATO e le speranze degli attuali dirigenti ucraini di entrare a far parte del blocco atlantico. Qui esiste una seria contraddizione nella legislazione del Paese. La Costituzione ucraina indica che il Paese è uno Stato pienamente indipendente ed è proibita la collocazione di basi militari straniere sul proprio territorio. Tuttavia, nei progetti principali del Governo ucraino c’è la prossima integrazione Euro-Atlantica. “La NATO è al centro della comunità trans-Atlantica. Utilizziamola e facciamone buon uso”, ha dichiarato pochi giorni orsono Jaap de Hoop Scheffer al “Deutsche Welle”. Il discorso del Segretario Generale della NATO rappresenterebbe una spinta per tutti i programmi NATO in Ucraina. Come gli Stati Uniti e molto più che tutti gli altri componenti dell’Alleanza, il Segretario della NATO è favorevole ad un pronto ingresso di Ucraina e Georgia nella NATO. Ma le sue parole non rappresentano semplicemente la posizione delle rappresentative occidentali.
(…)
L’aspetto più importante è la volontà del popolo. Secondo i dati provenienti da una ricerca di sociologia, meno del 20% dei cittadini dell’Ucraina appoggiano l’entrata del proprio Paese nella NATO. Esiste anche il rischio che l‘ingresso nella NATO non venga discusso nei termini di un referendum nazionale, come è avvenuto in alcuni paesi dell’Europa Centrale, oppure è possibile che le modalità o i risultati di questo referendum vengano manipolati, come è accaduto diverse volte nelle elezioni.”
Tratto da La marcia dell’Ucraina verso la NATO si è arrestata, di Andrej Kovalenko.

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ROMA, 11 dicembre – ”L’imminente passaggio dei poteri presidenziali a Barack Obama negli Stati Uniti è scandita dai dibattiti dei vertici della NATO e dell’Unione Europea di questi giorni. Non si decide nulla, ma iniziano ad emergere le grandi linee della politica”, rileva in una nota Enrico Jacchia, responsabile del Centro di Studi Strategici.
”Alla NATO, la settimana scorsa, l’ultimo affondo dell’Amministrazione Bush per l’ammissione dell’Ucraina e della Georgia si è scontrato con una opposizione generale, cortese ma non per questo meno ferma. Dal futuro Presidente ci si può attendere un atteggiamento più conciliante che non irriti ulteriormente i russi. Ma il suo Segretario di Stato designato, Hillary Clinton, ci può presentare qualche sorpresa.
(…)
”La Commissione Europea ha fatto anch’essa il suo ultimo inopportuno affondo. Ha proposto di allargare ulteriormente ad una dozzina di Stati dell’Est europeo, tra cui le riottose repubbliche del Caucaso, le relazioni privilegiate con Bruxelles. Un’altra spina nel fianco del Cremlino, che si aggiunge alle sempre più pressanti rivendicazioni dei Paesi baltici, esercitate sul drappello dei futuri collaboratori del Presidente americano eletto.
”L’altro ieri, un grande inserto a pagamento di un quarto di pagina pubblicato sul New York Times e i principali giornali d’oltreoceano ha chiesto niente meno che lo stazionamento di truppe NATO e la diaspora forzata in altri Paesi del milione e 500 mila russi attualmente in Lettonia ed Estonia. ”Se questi governi baltici non stanno attenti, possono subire una reazione di Mosca che farà loro male. E noi, che li abbiamo accolti nella NATO e nella UE – conclude Jacchia – dovremo correre ai ripari”.
(ANSA)

“La guerra con la Russia era evitabile”

Tbilisi, 29 settembre – Ha deciso di lasciare l’incarico Erosi Kitsmarishvili, finora ambasciatore georgiano a Mosca: lo ha annunciato lui stesso, affermando di non poter più lavorare per il governo del presidente Mikheil Saakashvili, a suo dire colpevole di “non aver fatto nulla per evitare la guerra con la Russia”. Richiamato in patria l’11 luglio scorso, meno di un mese prima dell’inizio delle ostilità, secondo il diplomatico “se la Georgia avesse speso per la prevenzione del conflitto anche solo l’uno per cento dei fondi assegnati alle spese militari, i risultati avrebbero superato le migliori aspettative“.
Al settimanale ‘Kviris Palitra’ l’ex ambasciatore in Russia ha dichiarato che governanti e alti diplomatici occidentali avevano cercato di dissuadere Saakashvili dall’uso della forza per risolvere la disputa con Abkhazia e Ossezia del Sud, ma che gli avvertimenti avevano breve effetto e “la retorica militaristica prendeva sempre il sopravvento”. Stando a Kitsmarishvili, le cose sarebbero inoltre potute andare diversamente se fosse stato ancora vivo Zurab Zhvania, il precedente primo ministro. “Zhvania non è morto per cause naturali, si è trattato di omicidio”, denuncia il diplomatico sul giornale, pur precisando di “non saper dire chi ha beneficiato della sua morte”.
(AGI)

Sputa il rospo, Jaap!

Bruxelles, 15 settembre – In un’intervista al Financial Times il segretario generale della NATO Jaap De Hoop Scheffer, definisce ”non accettabile” l’accordo siglato tra Unione europea e Russia sul ritiro delle truppe russe dalla Georgia.
In particolare Scheffer ritiene che il dispiegamento di alcune migliaia di soldati russi in Ossezia del Sud ed Abkhazia, le due regioni separatiste georgiane rappresenti una rottura rispetto alla situazione precedente l’inizio della guerra tra Georgia e Russia.
”Se i russi staranno in Ossezia del Sud con così tante forze, non considero ciò un ritorno allo status quo”, ha detto Scheffer citato dal quotidiano. ”L’opzione di tenere le forze russe in Ossezia del sud e Abkhazia non è accettabile”.
La scorsa settimana il ministro degli Esteri russo ha annunciato che 7.600 truppe russe stazioneranno nelle due regioni separatiste. ”Lasciatemi dire che questo è molto difficile da ingoiare”, ha sottolineato Scheffer.
(ANSA)

A partire da oggi, De Hoop Scheffer sarà per una due-giorni in Georgia alla guida di una delegazione composta dai rappresentanti di tutti i ventisei Paesi membri della NATO.
All’ordine del giorno i colloqui con Saakashvili ed alti funzionari governativi per l’ammissione della Georgia al Membership Action Plan (MAP), che dovrebbe traghettare il Paese caucasico verso la piena adesione alla NATO. In programma anche incontri con i partiti di opposizione e le organizzazioni non governative, nonché una visita all’università statale di Tbilisi (erudizione pupi).

Intanto Mahdi Darius Nazemroaya, autore dell’articolo con il quale abbiamo inaugurato il blog, presenta su globalresearch alcune significative fotografie di contractors statunitensi che addestrano i militari georgiani alla preparazione di atti di sabotaggio, come quello avvenuto ieri ai danni di un veicolo per il trasporto di truppe russe in Abkhazia.
Qui le immagini con un commento introduttivo.

Tbilisi, 16 settembre – La strada per la Georgia che conduce alla NATO “è completamente aperta”. Lo ha affermato il segretario generale della NATO, Jaap de Hoop Scheffer, a Tbilisi per la sua missione di solidarietà al paese. “Non permetteremo ad altri Paesi di rompere i legami tra noi e loro. Il processo di allargamento della NATO continuerà – ha affermato incontrando nel suo secondo giorno di visita avvocati e studenti – e nessun paese metterà il veto”.
Ieri Scheffer insieme al presidente georgiano Mikheil Shakashvili ha istituito ufficialmente la Commissione NATO-Georgia. Scheffer non ha comunque dato il ‘timing’ dell’ingresso della Georgia nell’alleanza. A dicembre i ministri degli Esteri della NATO si riuniranno per esaminare se la Georgia abbia le caratteristiche per aderire alla NATO e farà le sue raccomandazioni. Scheffer ha infine sottolineato l’importanza della scelta di Tbilisi, fatta ad aprile alla riunione di Bucarest, come sede di un Consiglio dell’Alleanza atlantica, decisione, ha detto “che concretizza il sostegno dell’organizzazione al Paese”.
(AGI)

Il punto di vista russo
Mosca, 17 settembre – La visita in Georgia da parte di una delegazione ad altissimo livello della NATO, guidata dal segretario generale Jaap de Hoop Scheffer, ha un carattere “anti-russo” e dimostra la “mentalità da Guerra Fredda” che sussiste in seno all’Alleanza Atlantica: è quanto si afferma in un duro comunicato diramato oggi dal ministero degli Esteri di Mosca.
“Riteniamo che, nelle attuali circostanze, la missione della NATO a Tbilisi sia intempestiva e non assecondi gli interessi di una stabilizzazione nella regione”, recita la nota. “Le decisioni prese in tale occasione hanno confermato come nella NATO siano ancora operanti i riflessi dell’epoca della Guerra Fredda sul genere ‘noi e loro’, oppure ‘amici e nemici'”.
All’Alleanza la Russia imputa inoltre di aver voluto effettuare una stima dei danni di guerra soltanto in territorio georgiano, senza visitare allo stesso scopo l’Ossezia del Sud, provincia ribelle della quale il Cremlino ha unilateralmente riconosciuto l’indipendenza al pari di quella dell’altra entità secessionistica, l’Abkhazia. “Anti-russo”, in particolare, sarebbe stato il sopralluogo compiuto da de Hoop Scheffer nella strategica città di Gori, nel centro della Repubblica caucasica, teatro durante il conflitto dei combattimenti più aspri.
(AGI)

Mai a mani vuote

Washington, 3 settembre – L’amministrazione Bush annuncerà oggi un pacchetto di aiuti da un miliardo di dollari alla Georgia per aiutarla nella ricostruzione dopo il conflitto con la Russia. Lo ha detto un funzionario del governo USA.
L’annuncio sarà fatto stamani dal vicepresidente USA Dick Cheney, che è diretto nelle repubbliche ex sovietiche di Georgia, Azerbaigian e Ucraina, in un viaggio studiato per mostrare l’appoggio di Washington ai suoi alleati nella regione dopo l’intervento di Mosca a favore di due regioni separatiste della Georgia.
Gli aiuti USA saranno spalmati su diversi anni, ha detto il funzionario USA a Reuters.
Cheney inizierà il suo viaggio dall’Azerbaigian, il paese ricco di petrolio sul Mar Caspio, poi andrà in Georgia, quindi a Kiev per incontri con il governo filo-occidentale, che come Tbilisi sta sfidando Mosca chiedendo di aderire alla NATO.
(REUTERS)

Infatti…
Washington, 3 settembre – Il segretario di Stato americano Condoleezza Rice ha annunciato un pacchetto finanziario di aiuti per la Georgia per un valore di un miliardo di dollari (690 milioni di euro), 570 milioni dei quali saranno consegnati entro la fine dell’anno. Il denaro servirà ad aiutare Tbilisi in opere di ricostruzione a seguito del suo conflitto con la Russia. Washington ha già fornito all’ex repubblica sovietica quasi 30 milioni di dollari in aiuti umanitari.
(ASCA-AFP)

Tutto il mondo libero, liberale e liberista
Tbilisi, 4 settembre – Il vicepresidente statunitense Dick Cheney ha detto oggi che “l’illegittimo” tentativo della Russia di modificare i confini della Georgia ha creato dei dubbi sull’affidabilità di Mosca come partner internazionale.
“Dopo che la vostra nazione si è guadagnata la libertà con la rivoluzione delle Rose, l’America è venuta in aiuto di questa coraggiosa e giovane democrazia”, ha detto Cheney ai giornalisti in una conferenza stampa congiunta tenuta a Tbilisi con il presidente georgiano Mikheil Saakashvili. “Stiamo facendo la stessa cosa ora che state lavorando per respingere un’invasione del vostro territorio e un tentativo unilaterale di cambiare i vostri confini con la forza, che è stato universalmente condannato da tutto il mondo libero”, ha aggiunto Cheney.
“Le azioni della Russia hanno creato dei gravi dubbi sulle intenzioni della Russia e sulla sua affidabilità come partner internazionale, non solo in Georgia ma in tutta la regione e anche nel sistema internazionale”, ha detto Cheney.
(REUTERS)
Intanto Tsotne Gamsakhurdia, figlio del primo presidente della Georgia indipendente, Sviad, è stato arrestato ieri sera a Tbilisi con l’accusa di aver tentato un golpe nel novembre scorso e di aver avuto contatti con i servizi segreti russi…

A loro quanto?
Kiev, 5 settembre – Il vicepresidente Usa, Dick Cheney, discute oggi della crisi in Georgia con i leader dell’Ucraina, un paese profondamente diviso sull’ingresso nella Nato e alle prese con una crisi di governo. Cheney è atterrato a Kiev al termine di un tour negli stati del Caucaso del sud e del Mar Nero, per portare il sostegno di Washington agli alleati americani dopo la guerra di cinque giorni tra Russia e Georgia.
(…)
Il presidente ucraino, Viktor Yushchenko, ha lanciato un appello per far aderire rapidamente il suo paese alla Nato dopo il conflitto in Ossezia del Sud, una regione separatista della Georgia, ma i suoi rivali politici si sono mostrati freddi, se non contrari, all’ingresso nell’alleanza, visto come un atto ostile verso il grande vicino russo.
(…)
La crisi della Georgia ha allarmato i vicini della Russia e Yushchenko sostiene che l’ingresso dell’Ucraina nella Nato sia un passo necessario per proteggere l’integrità territoriale del suo paese. I paesi dell’alleanza hanno rifiutato lo scorso aprile di riconoscere ad Ucraina e Georgia un Map (Membership action plan) – il primo passo per l’adesione a pieno titolo – ma hanno detto che un giorno entrambi entreranno nella Nato. Ma è probabile che la reticenza di Francia e Germania ad avviare una roadmap per l’ingresso dell’Ucraina si sia rafforzata dopo la crisi georgiana.
Secondo gli analisti, la Crimea – la penisola del sud dell’Ucraina – potrebbe essere usata dalla Russia per destabilizzare il paese. Il porto di Sebastopoli sul Mar Nero ospita la flotta russa e la maggior parte degli abitanti è di etnia russa.
La tensione tra Russia e Georgia è tornata alta lo scorso mese, quando Yushchenko, sostenitore della Georgia, ha imposto rigide regole per i movimenti delle navi da guerra russe dal porto che l’Ucraina ha affittato a Mosca. Yushchenko si è risentito per il fatto che le navi in partenza da Sebastopoli siano state impiegate nel conflitto con la Georgia, dicendo che l’Ucraina è stata coinvolta “passivamente” nella guerra. E ha ricordato che il contratto d’affitto della base, che scadrà nel 2017, non sarà rinnovato.
Malgrado la sua voce grossa, l’ingresso nella Nato rimane molto impopolare in Ucraina e la guerra in Georgia non ha cambiato le cose. I partiti riformisti filo-occidentali sono divisi sulla questione e il leader dell’opposizione Viktor Yanukovich, che raccoglie consensi nelle regione russofone del paese, è apertamente ostile. La visita di Cheney giunge poi nel mezzo di una crisi politica. Yushchenko ha annunciato ieri che il governo di coalizione è morto e ha minacciato di indire elezioni legislative anticipate.
Yushchenko ha preso il potere durante la “rivoluzione arancione” del 2004, promettendo una maggiore integrazione con l’Occidente.
(REUTERS)

Carta igienica, spazzolini e dentifricio… ad alta tecnologia
Tbilisi, 5 settembre – La nave ammiraglia della Sesta Flotta della Marina statunitense, con un carico di aiuti umanitari a bordo, sta per attraccare nel porto georgiano di Poti. A riferirlo è la portavoce del Consiglio di Sicurezza di Tbilisi, Tata Khundadze. ”La USS Mount Whitney arriverà a Poti alle 16 (ora locale) e attraccherà alle 17 per consegnare il carico di aiuti umanitari”, ha detto Khundadze.
Nella foto, le proteste contro l’arrivo a Sebastopoli di un’altra unità della Marina statunitense.
Qui dettagli.

Mosca, 5 settembre – Da parte di Mosca “non ci sarà alcuna reazione militare” all’arrivo della nave da guerra americana “Mount Whitney” nel porto georgiano di Poti, sul mar Nero. Lo ha assicurato il portavoce del ministero degli Esteri russo, Andrei Nesterenko, che è tuttavia tornato a mettere in discussione l’utlizzo di navi da guerra da parte degli Stati Uniti per consegnare aiuti umanitari. “E’ improbabile – ha affermato nel corso di una conferenza stampa – che navi da guerra di questo tipo possano consegnare aiuti umanitari in grandi quantità. Certamente su queste navi ci sono stive, ma nornalmente contengono attrezzatura per l’equipaggio, a parte i beni essenziali che possono essere necessari durante il viaggio. Come è possibile che grandi quantità di aiuti umanitari possano essere consegnati da queste navi?”.
(ADNKRONOS)

Qualcosa da dichiarare?
Sevastopol, September 5 – The Black Sea Fleet source also said the flagship of the U.S. Sixth Fleet was big enough to carry heavy weapons, which – the Russian military believes – is probably the main part of the delivery.
An intelligence source said Russia was scrutinizing the vessel. “Very soon it will be clear, what the ship has really brought to Georgia,” the source said.
(RIA Novosti)

Buffone inNATO

Tbilisi, 8 agosto – Il presidente della Georgia, il filo-occidentale Mikhail Saakashvili, ha accusato la Russia di condurre una “operazione su larga scala” contro il suo Paese, costretto a fare fronte a un massiccio “intervento militare” dall’esterno dopo che caccia-bombardieri russi Sukhoi-24 avrebbero bombardato i villaggi georgiani di Kareli e Gori, poco a sud del territorio dell’Ossezia del Sud, provincia autonoma ribelle in lotta per le secessione da Tbilisi con il beneplacito del Cremlino. “Sollecito la Federazione Russa a cessare i bombardamenti sulle pacifiche città georgiane”, ha sottolineato il capo dello Stato nel corso di un discorso alla Nazione, trasmesso in diretta alla televisione. Saakashvili ha rivendicato la “liberazione” dalla presenza degli insorti della “maggior parte del territorio dell’Ossezia del Sud”, compresa la capitale Tskhinvali, circondata e bombardata da terra e dal cielo; ma ha nondimeno proclamato la “mobilitazione generale”, riguardante “migliaia” di riservisti. “Vi chiedo di non aver paura degli attacchi in atto”, ha aggiunto il presidente georgiano, rivolgendosi ai connazionali. “Tutti debbono presentarsi ai posti di reclutamento”.
(AGI)

Washington, 8 agosto – Il presidente georgiano, Mikheil Saakashvili, ha detto che il mondo sarà ”nei guai” se la Russia ”la farà franca” dopo gli attacchi avvenuti nel proprio Paese. ”Assomiglia all’attacco dell’Afghanistan, nel 1979. E’ come quando i carri armati russi e sovietici sono entrati in Cecoslovacchia”, ha detto il leader alla CNN. Se Mosca ”la farà franca in Georgia – ha aggiunto Saakashvili – il mondo sarà nei guai”.
(ASCA-AFP)

Washington, 8 agosto – Il presidente georgiano Mikhail Saakashvili ha accusato la Russia “di combattere una guerra sul nostro territorio” e ha chiesto in un’intervista alla Cnn l’intervento degli Stati Uniti, grandi sponsor di Tbilisi. Saakashvili ritiene sia ora interesse dell’America intervenire: “Non è più solo una questione georgiana. Si tratta dell’America e dei suoi valori. Noi siamo una nazione amante della libertà che ora si trova sotto attacco”. Da Mosca intanto il ministero della Difesa ha confermato di aver inviato rinforzi, “carri armati e truppe”, alle truppe di interposizione in Ossezia del Sud.
(AGI)

Pechino, 8 agosto – George W. Bush ha ribadito il sostegno degli Stati Uniti a Tbilisi “in difesa dell’integrità territoriale georgiana e chiede un immediato cessate il fuoco”. Ne ha dato notizia la portavoce della Casa Bianca Dana Perino sottolineando che il presidente a Pechino dove si trova per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi è costantemente informato degli sviluppi della crisi in Ossezia del Sud. A margine dell’inaugurazione il presidente Usa aveva incontrato il premier russo Vladimir Putin con il quale aveva discusso della crisi nella regione separatista.
(AGI)


President George W. Bush waves to the crowd as he and Georgian President Mikhail Saakashvili review military troops during President Bush’s visit to the Georgian Parliament in Tbilisi Tuesday, May 10, 2005. White House photo by Eric Draper

“E’ accaduto. Saakashvili non ha nemmeno cercato di nascondere la mano armata con cui colpiva. Non ha nemmeno fatto finta. Ha detto alla televisione che voleva “ristabilire l’ordine” nella repubblica ribelle. Un “ordine” che non esisteva dal 1992, cioè da 16 anni. Perché adesso? Qual era l’urgenza? Forse che Tbilisi era minacciata di invasione da parte degli ossetini?
La risposta è una sola. Saakashvili ha agito perché si è sentito coperto da Washington, in prima istanza, essendo quella capitale la capitale coloniale della attuale Georgia “indipendente”. E, in seconda istanza si è sentito coperto da Bruxelles. Queste cose non si improvvisano, come dovrebbe capire il prossimo commentatore di uno dei qualunque telegiornali e giornali italiani. Col che si è messo al servizio della strategia che tende a tenere la Russia sotto pressione: in Georgia, in Ucraina, in Bielorussia, in Moldova, in Armenia, in Azerbajgian, nei paesi baltici. Insomma lungo tutti i suoi confini europei. Saakashvili ha un suo tornaconto: alzare la tensione per costringere l’Europa a venire in suo sostegno, contro la Russia; ottenere il lasciapassare per un ingresso immediato nella Nato e, subito dopo, secondo lo schema dell’allargamento europeo e dell’estensione dell’influenza americana sull’Europa, l’ingresso in Europa.
Secondo piccione: chi muove Saakashvili conta anche sul fatto che questo atteggiamento dell’Europa finirà per metterla in rotta di collisione con la Russia. Perfetto! Con l’ingresso della Georgia nella Nato e in Europa gli Stati Uniti avranno un altro voto a loro favore in tutti i successivi sviluppi economici, energetici e militari che potrebbero vedere gli interessi europei collidere con quelli americani.
Javier Solana ha la capacità di sviluppare questo elementare ragionamento? Ovviamente ce l’ha. Solo che non vuole e non può perchè ha dietro di sé, alle sue spalle, governi che non osano mettere in discussione la strategia statunitense, o che la condividono.”

Brano tratto da Quella bandiera europea dietro le spalle del bandito di Giulietto Chiesa.
Per leggere l’intero articolo cliccare qui.

Fotografia dal villaggio di Khetagurovo, Ossezia del Sud.
Qui altre eloquenti immagini, astenersi deboli di stomaco.
Una dimostrazione della volontà di dialogo e della “ampia autonomia” offerta da Saakashvili.
Notare che questo individuo, ieri in conferenza stampa, appariva a fianco della bandiera dell’UE, invitando la controparte ad “evitare spargimenti di sangue”…

Arrivano “i nostri”?
Bruxelles, 9 agosto – Il segretario del consiglio per la sicurezza nazionale georgiano, Alexander Lomaya, non ha escluso che Tbilisi chieda aiuto militare esterno nel conflitto con la Russia in Ossezia del Sud. ”Non escludo la possibilità che la Georgia chieda alla comunità internazionale un’assistenza militare diretta”, ha detto Lomaya nel corso di una videoconferenza con i giornalisti a Bruxelles. ”Tuttavia, le nostre truppe stanno combattendo gli invasori russi in maniera coraggiosa”, ha sottolineato, aggiungendo che ”ovviamente le risorse non sono uguali”.
(ASCA-AFP)

Tbilisi, 9 agosto – La Georgia “deve fronteggiare un’invasione da parte della Russia”, e dunque necessita di “aiuto internazionale”: è l’appello lanciato dal ministro degli Esteri di Tbilisi, Eka Tkeshelashvili. “Abbiamo bisogno di aiuto urgente, veramente urgente”, ha dichiarato il capo della diplomazia di Tbilisi, collegato in tele-conferenza stampa con i giornalisti stranieri. “Dobbiamo fermare l’invasione russa sul territorio georgiano”.
(AGI)

I camerieri europei si mobilitano
Stoccolma, 9 agosto – La Svezia ha tirato in ballo Adolf Hitler per denunciare la Russia, che, secondo Stoccolma, sta portando avanti in Georgia un”’aggressione incompatibile con il diritto internazionale”. ”Abbiamo dei motivi per ricordare come Hitler, poco più di mezzo secolo fà, abbia utilizzato una dottrina del genere per attaccare zone considerevoli dell’Europa centrale”, afferma in un comunicato il ministro degli Esteri svedese, Carl Bildt. Il capo della diplomazia svedese respinge le argomentazioni di Mosca a favore di un intervento militare in Ossezia del Sud, spiegando che non c’è alcuna giustificazione per attaccare un altro Stato con il pretesto di voler proteggere dei cittadini, chiunque essi siano. Secondo Bildt, ”l’offensiva russa contro la Georgia è un’aggressione incompatibile con il diritto internazionale e i principi di base della sicurezza e della cooperazione in Europa”. ”Le conseguenze di questo attacco – conclude il ministro svedese – si faranno sentire per noi e per la Russia per lungo tempo”.
(ASCA-AFP)

Varsavia, 9 agosto – I Paesi baltici membri dell’Ue – Lettonia, Lituania, Estonia e Polonia – hanno chiesto all’Unione Europea e alla Nato di opporsi alla politica ”imperialista” della Russia nei confronti della Georgia. ”L’UE e la Nato devono prendere l’iniziativa e opporsi alla politica imperialista e revisionista nell’est dell’Europa”, affermano i leader dei quattro Paesi in un comunicato congiunto, aggiungendo che ”condannano fermamente” le azioni di Mosca in Ossezia del Sud.
(ASCA-AFP)

Loro sì che se ne intendono di proporzioni!
Washington, 9 agosto – Per gli Stati Uniti la Russia in Ossezia del Sud ha fatto ricorso a un uso “sproporzionato” della forza contro le truppe georgiane. Ora deve immediatamente ritirare le sue forze accettando l’offerta di un cessate il fuoco avanzata da Tbilisi. Questa la posizione di Washington espressa da un alto funzionario del dipartimento di Stato. “La risposta è stata di gran lunga sproprozionata rispetto a qualsivoglia minaccia citata dalla Russia. Chiediamo un immediato cessato il fuoco e il ritiro di tutte le truppe”, ha detto in una conferenza telefonica con la stampa.
(AGI)

Secondo Fabrizio Vielmini, collaboratore dell’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), esperto dell’area caucasica, si tratta di “una situazione esplosiva, piena di rischi, visto che la Russia ha lanciato diversi avvertimenti ed ora rischia di perdere la faccia se non agisce”. Lontana quindi dall’essere una questione meramente interna, secondo Vielmini, gli scontri odierni attengono “al discorso fra la Russia e quel dispositivo che gli Stati Uniti e la Nato hanno messo in atto ai suoi danni”. Bisogna infatti ricordare che la Georgia è uno dei Paesi candidati ad entrare nell’Alleanza atlantica. A questo proposito il ricercatore dell’ISPI si è detto molto contrariato in quanto probabilmente è una delle ragioni che ha spinto la Georgia a comportarsi in questo modo.
“Non si può dire – ha spiegato – che i georgiani siano stati spinti direttamente dagli Stati Uniti, perché molto probabilmente ci hanno messo del loro, però è indubbio che hanno iniziato le ostilità sapendo di avere alle spalle l’appoggio di Washington e della Nato”.
Un appoggio che si è concretizzato “nel versamento di ingenti somme da parte dell’occidente utilizzate dalla Georgia per potenziare il proprio apparato militare”. Gli stessi dati forniti dal Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) mostrano come negli ultimi anni le spese per la difesa georgiane siano cresciute notevolmente. Mentre nel 2004 solamente l’1,4% del Pil veniva utilizzato a fini militari (anche se il dato, secondo lo stesso Sipri, potrebbe essere sottostimato, ndr) nei due anni successivi il valore è cresciuto prima al 3,3% e poi al 5,2%.
Commento rilasciato l’8 agosto u.s.

Michele, hai esagerato!
Washington, 9 agosto – La responsabilità del conflitto in Ossezia del Sud non ricade solo su Mosca o sui separatisti osseti ma, “in parte”, anche sulla Georgia. Lo ha detto un alto funzionario del dipartimento di Stato americano, che non nasconde l’irritazione per il comportamento del presidente Mikhail Saakhashvili, grande alleato di Washington: “In tutto questo periodo abbiamo insistentemente e vigorosamente fatto pressione sul governo georgiano affinché mostrasse misura e evitasse qualsiasi escalation. Su questo siamo stati piuttosto chiari”, ha dichiarato il diplomatico dietro condizione di anonimato.
(AGI)

Intanto arrivano i loro, trasportati da “i nostri”
Half of Georgia’s 2,000 troops in Iraq plan to leave the country by Monday to join the fight against separatists in the breakaway province of South Ossetia, with the rest following as soon as possible, their commander said.
“First of all we need to remove 1,000 guys from here within 96 hours, after that the rest of the guys,” Colonel Bondo Maisuradze told The Times this morning.
“The US will provide us with the transportation,” he added.
Deborah Haynes da Baghdad, 9 agosto

Era un vecchio sogno?
Da una delle nostre fonti preferite (che riporta anche una significativa ipotesi di manipolazione mediatica), riprendiamo la notizia che nel febbraio del 2006 il ministro della Difesa georgiano, Okruashvili, si impegnò a dimettersi se non fosse riuscito a riportare l’Ossezia del Sud sotto il controllo georgiano entro la fine dell’anno. Voleva festeggiare l’arrivo del 2007 a Tskhinvali, disse.
Si dimise a novembre accusando Saakashvili di corruzione, incompetenza e violazione dei diritti umani. Poi passò all’opposizione e adesso sta in Francia, che gli ha concesso l’asilo politico.
Nel settembre 2007 Okruashvili rivelò il suo piano per riprendersi l’Ossezia del Sud: “un’operazione su piccola scala che avrebbe causato solo numero minimo di vittime”. Precisò che non avrebbe comportato uno scontro militare su vasta scala.
“Lo sapevano solo quattro persone: io, Saakashvili, Merabishvili e Adeishvili” disse Okruashvili. “Forse anche Giga Bokeria, ma non ne sono certo”.

Dall’Italia, alta diplomazia
Roma, 10 agosto – ”Il presidente Berlusconi è evidentemente molto preoccupato, ma certamente il suo stato d’animo è che se non si fermano le armi sarà impossibile riprendere a parlare”. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, a Sky Tg24 commentando la drammatica situazione di Georgia ed Ossezia.
(ADNKRONOS)


Georgian soldiers are seen past U.S. and Georgian flags during the opening ceremony of “Immediate Response 2008” at the Vaziani military base, outside Tbilisi, July 15, 2008.
Forces from the U.S., Armenia and Georgia will take part in the international military exercise. REUTERS/David Mdzinarishvili (GEORGIA)

“Nella cronologia dei fatti che precedono l’aggressione c’è un aspetto che merita particolare attenzione: il 31 luglio si è conclusa l’esercitazione militare congiunta di Georgia e Stati Uniti chiamata “Immediate Response 2008”, durante la quale gli istruttori statunitensi hanno addestrato le forze armate georgiane a compiere “operazioni di pulizia” contro i terroristi in zone residenziali. Le esercitazioni comprendevano attività come ripulire i villaggi dei terroristi (presumibilmente in vista dell’impiego dei soldati georgiani in Iraq) e mettere in sicurezza la popolazione civile. Le atrocità perpetrate dalle forze georgiane a Tskhinvali sono frutto dell’addestramento ricevuto dagli istruttori occidentali sotto la cinica copertura della “lotta contro il terrorismo”. I veri obiettivi sono naturalmente completamente diversi. L’ex-ministro degli Esteri georgiano Salome Zurabishvili, che è di certo persona bene informata, ha detto che la presenza degli Stati Uniti in Georgia comprende una vasta gamma di attività, tra cui l’addestramento delle forze armate georgiane e il controllo del corridoio di grande importanza strategica che passa attraverso il Caucaso: l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan ne fa parte. Secondo Zurabishvili l’obiettivo principale dell’attuale conflitto con la Russia è rafforzare la lealtà della Georgia verso gli Stati Uniti e la Gran Bretagna e garantire loro il controllo del paese e di conseguenza del Caucaso Meridionale.
Va notato che l’intensificazione del conflitto ai confini con la Russia ha coinciso con le tensioni nella regione autonoma cinese dello Xinjiang, dove nei giorni delle Olimpiadi è stato compiuto un altro attacco terroristico. Pochi giorni prima a Bishkek, la capitale del Kirghizistan, è stato scoperto un deposito illegale di armi presso il quale si trovavano dieci militari statunitensi e diversi diplomatici dell’ambasciata americana nel paese. L’aggressione della Georgia contro l’Ossezia del Sud è una guerra nell’interesse di altri, una guerra in cui i georgiani sono destinati al ruolo di carne da cannone. Se all’aggressione contro la piccola regione del Caucaso non verrà posta immediatamente fine, saranno inevitabili altri conflitti regionali molto più estesi di questo.”
L’articolo di Andrej Arešev, analista della Fondazione per la Cultura Strategica, può essere letto per intero qui.

Da quale pulpito
New York, 10 agosto- L’ambasciatore russo all’Onu Vitaly Ciurkin ha definito ‘completamente inaccettabili’ le accuse degli Stati Uniti alla Russia. ‘E’ completamente inaccettabile – ha dichiarato Ciurkin – soprattutto dal rappresentante di un Paese di cui conosciamo i comportamenti in Irak, Afghanistan e Serbia’.
(ANSA)

E a noi no?
Pechino, 11 agosto – Il presidente americano George Bush ha oggi definito “inaccettabile” la violenza in Georgia da parte della Russia. “Ho detto che questa violenza inaccettabile, non l’ho detto soltanto a Vladimir Putin (il primo ministro russo), l’ho detto anche al presidente del paese Dimitry Medvedev ha dichiarato oggi Bush in un’intervista concessa da Pechino alla rete televisiva Nbc.
(ADNKRONOS/DPA)


Vignetta. L’ordine del giorno di Saakashvili:
ore 3.00 attacco
6.00 blitzkrieg
7.00 colazione
12.00 vittoria
17.00 richiesta di aiuto.
(grazie Mirumir!)

“Mikhail Saakashvili ha quarantuno anni, ha studiato alla Columbia University di New York, ha sposato una simpatica signora olandese, parla con l’accento americano il linguaggio della democrazia e ha lanciato segnali che gli Stati Uniti hanno prontamente raccolto. Dopo avere ricevuto trionfalmente Bush a Tbilisi nel maggio 2005, ha chiesto e ottenuto l’assistenza militare dell’America (un migliaio di istruttori), ha presentato la candidatura del suo Paese alla Nato, sa di essere appoggiato da Washington e quattro mesi fa ha restituito la visita del suo protettore mettendo piede nello studio ovale della Casa Bianca. Dopo essere tornato in patria ha innestato la pericolosa partita delle provocazioni reciproche. Non è necessario dire molto di più per capire la crisi che è scoppiata in questi giorni. È facile comprendere perché un ambizioso e spericolato giocatore d’azzardo georgiano abbia deciso, per meglio sottrarsi alla tutela moscovita, di buttare sul tavolo la carta dell’amicizia americana. È più difficile comprendere perché gli Stati Uniti gli abbiano permesso di farlo così rumorosamente.”
Commento di Sergio Romano su Il Corriere della Sera del 10 agosto.

Servi d’Italia
(Da un’intervista a Pier Ferdinando Casini)
D: Figuriamoci, però, se Putin si lascia convincere dal governo italiano.
R: «Sicuramente no.  Abbiamo tutti il senso del limite, non possiamo sperare di ottenere molto. Tuttavia è utile farsi sentire e sottolineare alcuni episodi veramente riprovevoli come il teatrale atterraggio di Putin sul territorio dell’Ossezia. Un’ostentazione che aveva il sapore di un’inutile umiliazione ».
D: In realtà, perfino Bush, nonostante minacci complicazioni nei rapporti con Mosca, sa che non può impedire a Putin di lanciare i suoi carri armati contro la Georgia.
R: «Purtroppo è vero. E siccome bisogna essere onesti nell’assegnazione dei torti, dico che i georgiani hanno sottovalutato la situazione. I russi mettevano da tempo in atto provocazioni in Ossezia. La Georgia alla fine ha reagito offrendo il pretesto a Mosca per intervenire. I governanti di Tblisi confidavano un po’ ingenuamente nell’amicizia con gli Stati Uniti. Ma cosa può fare Washington?».
D: Forse Putin è irritato coi georgiani proprio per i loro buoni rapporti con gli americani.
R: «Può darsi. Però è spaventosa la sua reazione. Assolutamente spropositata. Se la Russia vuole essere una grande potenza deve anche manifestare senso di responsabilità. Deve cercare di limitare al minimo l’intervento. Mentre Putin ha mostrato una totale irresponsabilità. Invece di contenere gli attacchi ha cercato di allargare il conflitto coinvolgendo anche l’altra regione autonoma, l’Abkhazia. Come un bullo di quartiere che sfascia tutto».
Onorevole Casini, ci permetta almeno un suggerimento: forse ha bisogno di qualche ripetizione in geografia, ché Vladimir Putin, l’altro giorno, è atterrato sì in Ossezia, ma in quella del nord, esattamente a Vladikavkaz, capitale di una repubblica autonoma che fa parte, a tutti gli effetti, del territorio russo.


Segna per noi, mitico Gorby!
Mosca, 11 agosto – L’ex presidente sovietico Mikhail Gorbaciov è convinto che Tbilisi aveva l’appoggio degli Usa per cominciare una guerra in Ossezia del sud. ‘Senza l’appoggio degli Stati Uniti Tbilisi non si sarebbe azzardata a cominciare la guerra’, ha detto Gorbaciov, a quanto riferisce l’agenzia Itar-Tass. ‘Le azioni della Russia sono totalmente adeguate e non è invece adeguata la reazione dell’Occidente’, ha aggiunto.
(ANSA)

Arrivano i “nostri”
Mosca, 11 agosto – Vladimir Putin accusa gli Stati Uniti. Washington, ha detto il premier russo, sta cercando di intervenire nelle operazioni russe in Georgia trasferendo per via aerea soldati georgiani nella zona del conflitto. “Di fatto alcuni dei nostri partner non ci aiutano, ma tentano di ostacolarci – ha sottolineato Putin – mi riferisco ai soldati georgiani di stanza in Irak, trasferiti a bordo di aerei statunitensi direttamente nell’area del conflitto”. Erano circa mille i militari georgiani impegnati in Irak. Già nelle prime ore del conflitto in Ossezia del sud, Tbilisi aveva chiesto aiuto a Washington per il loro rientro in patria.
(AGI)
In verita i militari georgiani in Irak sono circa duemila, per ora gli altri mille rimangono in loco in attesa di sviluppi…

Un barlume di luce
Roma, 11 agosto – Per quanto riguarda il nostro Paese, il ministro degli Esteri Franco Frattini, in un’intervista con La Stampa, ha spiegato che ”l’Italia ritiene che non si possa creare una coalizione europea anti-russa, e in questo siamo vicini alla posizione di Putin. Ma Mosca deve comprendere che il peacekeeping oggi affidato esclusivamente alle sue forze militari dovrà essere discusso con la comunità internazionale”.
(ASCA-AFP)


Soldati ceceni delle forze speciali russe, unità Vostok, a Tskhinvali.
(REUTERS/Denis Sinyakov)

La Georgia ha reclutato mercenari?
Il presidente dell’Ossezia del sud, Eduard Kokoity, denuncia la presenza di soldati mercenari nell’offensiva georgiana contro la repubblica separatista. Egli ha affermato che sono stati coinvolti ucraini, baltici e persone provenienti da altri Paesi. Ha quindi precisato che, al termine della battaglia svolta vicino alla scuola n. 12 di Tskhinvali, sono stati ritrovati i corpi di diversi uomini di pelle nera ed altri con gli occhi a mandorla, tipici delle popolazioni di origine asiatica.
Un funzionario di alto livello dell’intelligence russa, citato dall’agenzia di stampa RIA Novosti, ha parlato invece di tremila mercenari, addestrati da esperti militari americani, che stanno combattendo al fianco della parte georgiana.
Qui la notizia dal sito di Russia Today e qui il servizio video della stessa emittente.

Un’italiano racconta
Roma, 11 agosto – “Moltissimi georgiani hanno trovato stupida l’aggressione di Tblisi” contro l’Ossezia del Sud, “la situazione adesso è drammatica e se i raid russi continueranno la Georgia corre il rischio di tornare indietro di 15 anni”. Gaetano Di Gesù, architetto italiano a capo di una serie di progetti nella repubblica caucasica, è appena rientrato da Mosca e racconta le impressioni sugli eventi delle ultime ore, eventi che sono arrivati “in modo abbastanza inatteso”. “Io lavoro in Georgia da tre anni – dice l’architetto – e posso dire che nulla lasciava presagire che le cose sarebbero precipitate in questo modo”.
(ADNKRONOS)

A chi vogliamo credere?
Roma, 11 agosto – La Russia ha preparato l’operazione militare in corso in questi giorni in Georgia da settimane ed è da anni che fa di tutto per accenderne la scintilla. In un’intervista, l’analista americano David Smith, ora direttore del think tank di Tbilisi Georgia Security Analysis Center, un passato nei palazzi dell’amministrazione a Washington, fra l’altro di negoziatore capo per gli Stati Uniti nei colloqui con Mosca sulla difesa e lo spazio e responsabile della politica estera e di difesa per la campagna elettorale di Robert Dole, afferma che non è per niente chiaro cosa stia accadendo sul terreno, perchè i militari russi abbiano voluto oltrepassare i confini dell’Ossezia del sud e dell’Abkhazia.
(ADNKRONOS)

Tbilisi, 11 Agosto – Le truppe russe occupano ormai ‘la maggior parte del territorio’ georgiano. Lo ha detto il presidente della Georgia Mikhail Saakashvili. Intanto il ‘ministro degli Esteri’ della Georgia Iekaterina Tkieshelashvili non sarà domani a Bruxelles all’incontro con il segretario della Nato Jaap de Hoop Scheffer in seguito ‘all’aggravarsi della situazione in Georgia’ con l’ingresso delle truppe russe nel Paese. Lo ha riferito l’Ambasciata georgiana a Bruxelles.
(ANSA)
Riusciranno “i nostri eroi” a coinvolgere nel conflitto la NATO? Parrebbe ormai l’ultima spiaggia.

A proposito di NATO
“La sua incauta incursione in Ossezia del Sud ha seriamente compromesso le possibilità della Georgia di entrare nella NATO. Presentando con successo la Russia come un aggressore militare, Saakashvili ha dimostrato ai leader occidentali che se la Georgia entrasse nella NATO, i membri dell’alleanza potrebbero dover mandare le loro forze a combattere una guerra esiziale contro la Russia. I leader dell’Europa occidentale, a questo punto, faranno qualsiasi cosa per evitare un coinvolgimento con la Georgia”.
Commento di Alexander Khramchikhin, ricercatore capo presso l’Istituto di Analisi Politiche e Militari, per RIA Novosti.

Ora tocca all’Abkhazia
Tbilisi, 12 agosto – Soldati e mezzi corazzati provenienti dalla repubblica separatista dell’Abkhazia hanno attaccato questa mattina le forze georgiane nella gola di Kodori, secondo quanto riferisce il governo di Tbilisi. La gola di Kodori era l’unica parte della repubblica separatista dove erano ancora attestate forze georgiane e ieri era giunto un ultimatum da parte russa perchè si ritirassero.
(ADNKRONOS/DPA)

Come lui nessuno
Washington, 12 agosto – ‘La Georgia non si arrenderà mai’, ha detto il presidente Michail Saakashvili, in collegamento da Tbilisi con la CNN a Washington. ‘Noi combattiamo per la nostra libertà – ha continuato – e il prezzo da pagare tornando indietro sarebbe troppo alto. Vorrebbe dire la perdita della libertà, un sentimento che i georgiani hanno conosciuto per decenni e che non possono sopportare’.
(ANSA)
 
Campagne mediatiche: dopo la Cina tocca alla Russia
“Col passare delle ore è andato scomparendo il nucleo essenziale degli eventi: l’attacco annunciato in diretta TV dell’esercito georgiano contro l’Ossezia del Sud. E l’attenzione si è spostata unicamente sulle azioni da parte russa. Nei telegiornali il filtro è stato perfezionato da servizi di appoggio a quelli provenienti dai corrispondenti, fino a giungere al capovolgimento esatto della notizia che ha trovato emblematica attuazione nell’intervista di Gianni Riotta al TG1 della sera del 9 agosto: infatti alla domanda sul perché secondo lui tutto questo fosse successo proprio nel primo giorno delle Olimpiadi, ha risposto che Putin ha voluto dare in tal modo un segnale al mondo. E’ stato sufficiente sostituire un cognome quello di Saakahsvili con quello di Putin e il gioco era stato compiuto: l’assalto militare in pompa magna della truppe georgiane era scomparso; o meglio l’assalto c’era stato ed era ovviamente russo”.
Giuseppe Iannello su Megachip.

In mezzo alla tragedia, spuntano alcuni episodi comici
Tipo la sceneggiata di Saakashvili a Gori, che i media occidentali davano per pesantemente bombardata dai russi, mentre nel video non si vede alcuna distruzione.
Il Rambo di Tbilisi, aria da vero duro con pistola e giubbotto antiproiettili, non appena sente il rumore di un aereo russo (inudibile dal video) si precipita al sicuro tirando con sé il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner. Come dire, visto che ci sono i cattivi anche qui?

Quello che ci insegna la Georgia
“Si dice che i russi potrebbero imporre un nuovo governo in Georgia. Probabilmente è così, ma i russi hanno già raggiunto i loro obiettivi principali. Hanno fatto capire ai loro vicini che una relazione con l’Occidente non garantisce alcuna sicurezza se gli interessi della Russia sono a rischio. Hanno fatto capire all’Occidente che ignorare la volontà della Russia ha un prezzo. E infine hanno fatto capire a tutti che la macchina militare russa, che cinque anni fa era in condizioni catastrofiche, è stata rimessa abbastanza in sesto da riuscire a condurre un’operazione complessa con componenti terrestri, aeree e navali. Certo, è stata un’operazione contro un paese piccolo, ma tante cose potevano andare storte. Non è successo. La Russia non è una superpotenza, ma di certo non è più menomata sul piano militare. Trasmettere questo messaggio, in fin dei conti, potrebbe essere stata la cosa più importante per la Russia.”
Commento di Stratfor, agenzia privata di intelligence statunitense.
Qui l’articolo integrale.

Il grande gioco Usa: accerchiare la Russia
“Tutto facile, troppo facile. Può un Paese grande come la Russia e con un passato imperiale arrendersi senza reagire? Ovvio che no, tanto più che il Cremlino si scopre ricco, grazie al petrolio e al gas. Putin, fino a quel momento amico di Bush, reagisce. È offeso e al contempo terrorizzato. Offeso per lo scippo dell’Ucraina, progenitrice e sorella della Grande Russia. Terrorizzato, perché convinto che Washington stia complottando una rivoluzione colorata a Mosca per rovesciarlo. E allora parte la controffensiva. Mosca destabilizza il regime arancione a Kiev, richiama all’ordine il Kazakhstan, il Tagikistan e l’Uzbekistan, che si riavvicinano a Mosca, allentando il legame con gli Usa. Poi si occupa della pratica georgiana. Si schiera al fianco dei secessionisti osseti e abkhazi. Attende l’occasione propizia. Saakashvili gliela offre l’8 agosto con il suo improvvido blitz. Le truppe russe entrano in Georgia. È la prima, grande rivincita di Mosca. Washington è avvertita.”
Marcello Foa su Il Giornale.


Università di Tskhinvali, Ossezia del Sud.
Sopra, 11 agosto 2008.
Sotto, 1 luglio 2008.
(Grazie Luca!)

Come lui nessuno, 2° puntata (e promette di continuare)
Tblisi, 12 agosto – “Il Davide georgiano vincerà contro il Golia russo”. Il presidente della Georgia Mikhail Saakashvili continua a non mostrare segni di cedimento e ribadisce che Tblisi mai si arrenderà a Mosca, parlando davanti a 70 persone riunite nella capitale per protestare contro l’intervento militare russo nella repubblica caucasica.
“La Georgia è il brillante più prezioso della corona dell’impero russo”, ha rivendicato ancora Saakashvili, parlando davanti alla folla che innalzava striscioni con scritto “Stop alla Russia”, “Liberateci dalla guerra russa”. “Se noi cadremo – ha avvertito il presidente – ci saranno problemi per tutto il mondo civilizzato. Siamo in prima linea, dopo di noi cadranno l’Ucraina e i Paesi baltici”.
(ADNKRONOS)
Una folla di 70 persone?!

Toghe atlantiche in rampa di lancio
L’Aia, 12 agosto – Il Tribunale penale internazionale, che si occupa di crimini di guerra e contro l’umanità, potrebbe aprire un’inchiesta preliminare sul conflitto russo-georgiano. Lo ha annunciato l’ufficio del procuratore capo, Luis Moreno Ocampo. ”Per il momento non abbiamo ricevuto alcuna istanza ma i georgiani ci hanno chiesto un incontro”, ha aggiunto. ”L’apertura di una inchiesta preliminare è una possibilità”, ha spiegato in una nota l’ufficio del procuratore.
(ASCA-AFP)

NATO avanti tutta + un misterioso pacchetto regalo
Bruxelles, 12 agosto – Il conflitto con la Russia per l’Ossezia del Sud non ha modificato la prospettiva di una futura adesione della Georgia alla Nato. E’ quanto ha dichiarato il segretario generale dell’Alleanza Jaap de Hoop Scheffer al termine di un incontro straordinario del Consiglio Atlantico a Bruxelles, dedicato interamente alla crisi caucasica.
(ADNKRONOS/AKI)

Tbilisi, 12 agosto – Gli Stati Uniti stanno preparando la spedizione di un pacchetto di sostegno economico da destinare alla Georgia al fine di mantenere la stabilità del Paese dopo l’esplosione del conflitto con la Russia. Lo ha riferito un alto ufficiale statunitense. ”Stiamo lavorando con il Primo ministro georgiano ed il governo tutto, così come con le istituzioni finanziarie internazionali, per mettere insieme un pacchetto di sostegno economico che possa costruire la capacità di ripresa dell’economia georgiana”, ha detto da Tbilisi il vice assistente del segretario di Stato Usa, Matthew Bryza. ”Non stiamo fornendo alcun dettaglio e stiamo lavorando in fretta su questo”, ha aggiunto il funzionario.
(ASCA-AFP)


La risposta russa in immagini.

Conflitti sotto rete
Pechino, 13 agosto – Georgia e Russia non trovano pace neppure a Pechino, dove è polemica dopo la sfida olimpica di beach volley donne, vinta dalle georgiane. Le russe hanno perso 2-1 contro una coppia di atlete brasiliane naturalizzate georgiane e si sono lamentate: ‘Abbiamo giocato contro il Brasile, queste non conoscono nemmeno il nome del presidente georgiano’, ha esclamato la russa Shiryaeva. E il presidente della federazione georgiana di pallavolo ha replicato con durezza: ‘Russian go home’.
(ANSA)

Questa prospera e fiduciosa comunità internazionale…
Washington, 13 agosto – La presenza russa nelle istituzioni internazionali è a rischio dopo l’azione militare in Georgia: lo ha detto Condoleezza Rice. ‘I russi – ha detto la Rice – hanno detto di voler far parte di questa prospera e fiduciosa comunità internazionale e, francamente, credo che stiano facendo un gran danno alla loro possibilità di integrarvisi’. Ma, ha aggiunto, ‘hanno ora molte possibilità di invertire il corso degli eventi e dimostrare di comportarsi secondo i principi del XXI secolo’.
(ANSA)


A volte tornano… e parlano (bene)
Berlino, 13 agosto – Il presidente georgiano Mikhail Saakashvili ha commesso un grave errore nell’attaccare l’Ossezia del Sud, da cui poi è scaturito l’intervento militare russo nella Repubblica caucasica: lo afferma il predecessore di Saakashvili ed ex ministro degli Esteri sovietico, Eduard Shevardnadze, in un’intervista concessa al quotidiano tedesco ‘Bild’. “Da noi la tradizione vuole che nei momenti di crisi anche l’opposizione si allinei con il presidente, senza attaccarlo alle spalle”, spiega l’ex braccio destro di Mikhail Gorbaciov, “ma la Georgia non avrebbe dovuto attaccare Tskhinvali in maniera tanto impreparata. E’ stato un grave errore”. L’ex presidente georgiano, rovesciato nel 2003 dalla ‘Rivoluzione delle Rose’ guidata proprio da Saakashvili, accusa poi gli Stati Uniti di voler tornare a un clima da Guerra Fredda, anche se la Georgia non sarebbe il vero ‘casus belli’. Secondo Shevardnadze, “gli Usa hanno già creato da tempo un clima da nuova Guerra Fredda, ma non a causa della Georgia, bensì mediante il cosiddetto ‘scudo antimissile’ americano in Polonia e nella Repubblica Ceca”. “Quando ero ministro degli Esteri dell’Urss”, prosegue, “ho lavorato con successo, come ha dimostrato la fine della Guerra Fredda, alla distruzione delle armi nucleari e dei missili convenzionali che potevano colpire gli Usa. Adesso però sono gli Stati Uniti che hanno avviato una nuova corsa al riarmo nucleare”.
(AGI)

Come lui nessuno, 3° puntata: “Il Pacifista”
Washington, 13 agosto – Il presidente georgiano, Mikheil Saakashvili, ha dichiarato alla Cnn che le prime reazioni degli Stati Uniti riguardo l’inizio dell’azione militare russa in Ossezia del Sud sono state ”troppo morbide”.
(ASCA-AFP)

Pace?
Tbilisi, 13 agosto – Il Presidente americano George W. Bush ha voluto dire che porti e aeroporti georgiani saranno posti sotto controllo militare americano. Lo ha dichiarato il Presidente della Georgia, Mikhail Saakashvili poco dopo la dichiarazione in cui Bush ha reso noto di aver deciso di inviare aiuti umanitari in Georgia impiegando unità navali e aeree.
(ADNKRONOS)
Temiamo seriamente di dover rimandare la chiusura di questo post…

Per favore, mettetevi d’accordo!
Washington, 13 agosto – Il Pentagono ha smentito che l’esercito statunitense prenderà il controllo dei porti e degli aeroporti georgiani come affermato dal presidente Mikheil Saakashvili. ”Non abbiamo bisogno né intendiamo prendere il controllo di alcun porto o aeroporto per fornire assistenza umanitaria alle persone colpite dal conflitto”, ha dichiarato il portavoce Geoff Morrell, aggiungendo che ”semplicemente non è un’esigenza di questa missione e non è qualcosa che intendiamo fare”.
(ASCA-AFP)

Michel Chossudovskj, paventando un blocco navale ai danni dell’Iran da parte di unità statunitensi, britanniche e francesi già nel Golfo Persico o in procinto di arrivarvi, avanza un’ipotesi nient’affato peregrina:
“Nel contesto dei piani bellici diretti contro l’Iran, gli Stati Uniti sono intenti ad indebolire gli alleati iraniani, precisamente Russia e Cina. Nel caso della Cina, Washington sta cercando di intralciare i legami bilaterali di Pechino con Tehran così come l’avvicinamento dell’Iran all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, che ha il suo quartier generale a Pechino.
L’attacco georgiano all’Ossezia del Sud mira ad indebolire la Russia, che costituisce un significativo potere militare di contrappeso ed è alleata dell’Iran.
L’obiettivo finale è di isolare l’Iran, tagliarlo fuori dai suoi potenti alleati: Cina e Russia.
Nella mente di Washington, gli eventi in Georgia insieme con la propaganda mediatica possono essere utilmente applicati per screditare ed indebolire la Russia prima dell’imposizione di un blocco navale all’Iran nel Golfo Persico, che potrebbe condurre ad una guerra a tutto campo.
Questa in qualche modo rozza linea di ragionamento tende, comunque, a trascurare le difficoltà e le debolezza dell’apparato militare statunitense così come gli enormi rischi che potrebbero derivare all’America ed al mondo da una contrapposizione intensa e duratura con la Russia.
Nella prospettiva della situazione che si evolve in Georgia e degli impegni militari di Mosca nel Caucaso, gli analisti militari ritengono che la Russia non proteggerà l’Iran e non si opporrà ad un’operazione a guida statunitense contro l’Iran, preceduta da un blocco navale”.


Il campione georgiano di lotta greco-romana Kvirkelia Manucher festeggia dopo aver battuto, nella finale olimpica della categoria fino a 74 chilogrammi, l’atleta cinese Chang Yongxiang.
Notare il simbolo che appare sul fianco della sua tuta da gara, vi ricorda qualcosa?

Come lui nessuno, 4° puntata: “Vittima della Retorica Occidentale”
Washington, 14 agosto – I leader occidentali devono inviare forze di pace in Georgia subito, altrimenti i loro ideali democratici sembreranno falsi.
E’ quanto afferma il presidente georgiano Mikheil Saakashvili in un fondo pubblicato dal Washington Post. ”Solo forze di pace occidentali possono mettere fine alla guerra”, scrive Saakashvili, spiegando di aver ”affidato il destino del mio Paese alla retorica occidentale sulla democrazia e la libertà”. ”Dopo che i georgiani sono stati attaccati, dobbiamo chiederci: se l’Occidente non è con noi, con chi è? Se la linea non viene tracciata ora, quando sarà tracciata?”, si chiede il leader georgiano, secondo il quale ”l’invasione russa delle Georgia colpisce al cuore dei valori occidentali e del nostro sistema di sicurezza del ventunesimo secolo”.
”Se la comunità internazionale permette alla Russia di distruggere il nostro stato democratico e indipendente, darà carta bianca a governi autoritari in altre parti del mondo”, osserva Saakashvili. ”La Russia intende distruggere non solo un Paese, ma un’idea”, continua il presidente georgiano, definendo il regime di Mosca ”crudele” e inaffidabile.
(ASCA-AFP)
Oltre che alla retorica, Saakashvili ha affidato il destino della Georgia anche alle armi ed agli istruttori militari occidentali. Quelli statunitensi ora se ne stanno al sicuro in un albergo nel centro di Tbilisi, in attesa di sviluppi.

Condooleezza Rice, medaglia d’argento
In conferenza stampa presso il Dipartimento di Stato, ella ha dichiarato:
“Non è come il 1968 e l’invasione della Cecoslovacchia, quando la Russia poteva minacciare un Paese vicino, occuparne la capitale, rovesciarne il governo e farla franca”.
Condy, do you remember Iraq? And Panama?

Brutti, cattivi ed antipatici
Washington, 14 agosto – Le forze armate russe stanno sabotando e mettendo fuori uso le installazioni militari georgiane nella loro avanzata all’interno del Paese. A dichiararlo è un funzionario americano. ”Quando i russi entrano in una installazione militare georgiana abbandonata, non la lasciano così come l’hanno trovata”, ha detto il funzionario celatosi dietro condizione di anonimato. ”Le rendono meno efficienti”, ha aggiunto.
(ASCA-AFP)


Cittadini israeliani sventolano bandiere georgiane ed israeliane durante una manifestazione presso l’ambasciata russa a Tel Aviv.
Foto: Gali Tibbon/AFP/Getty Images

Dalla padella allo… Scudo
Varsavia, 14 agosto – Accordo raggiunto tra Polonia e Stati Uniti sull’installazione della base americana per lo scudo antimissile. Gli Usa hanno accettato la richiesta di Varsavia di rinforzare la cooperazione militare fra i due paesi e di installare sul territorio polacco in modo stabile almeno una batteria di missili Patriot. Ieri il presidente polacco Lech Kaczynski aveva fatto appello al governo di Donald Tusk perchè arrivasse presto all’accordo con Washington.
(ANSA)

Varsavia, 14 agosto – Il primo ministro polacco Donald Tusk ha confermato l’avvenuto accordo con Washington sullo scudo anti missilistico. “Abbiamo attraversato il Rubicone”, ha detto Tusk alla rete televisiva Tvn.
(ADNKRONOS/DPA)

Riportiamo integralmente – pur con qualche perplessità – l’intervento del generale Fabio Mini su La Repubblica di giovedì 14 agosto.
“E’ ancora presto per capire chi ha veramente vinto o perso in Georgia. E alla fine non è neppure importante. Per adesso la politica internazionale fa registrare soltanto interventi cosmetici.
Gli Stati Uniti pagano con un’altra batosta d’immagine un avventurismo ad est che hanno cercato di mascherare dietro la Nato. Non si sa bene chi di questa agonizzante amministrazione statunitense abbia dato il via libera al presidente georgiano: i servizi segreti, il Pentagono e il Dipartimento di Stato si staranno rimbalzando la palla come sempre. Eppure uno di loro ha autorizzato la sciagurata operazione georgiana magari con l’intenzione di creare uno dei soliti fatti compiuti.
Il petrolio è un buon motivo ma non l’unico: l’espansione ad est della potenza americana, diretta o tramite altri, è un altro e il controllo sulla Russia e perfino sul’Iran un altro ancora.
Ogni buon motivo non giustificava però né l’istigazione a delinquere dei georgiani né la trappola per i russi e gli osseti.
Se poi il presidente georgiano avesse fatto di testa sua sarebbe ancora peggio: gli Stati Uniti e la Nato avrebbero dimostrato al mondo di non avere il controllo su qualcuno e qualcosa che hanno creato dal nulla. La Russia, che canta vittoria, non è riuscita a dare un’immagine di potenza veramente forte e matura. Ha reagito come avrebbe fatto Stalin (che era georgiano) e questo ha un prezzo sul piano internazionale. La Georgia e il suo leader, soltanto per aver posto in atto un disegno così sciocco e scellerato, dovrebbero essere banditi dal consesso internazionale. A questo punto la Nato dovrebbe rivedere seriamente e profondamente la sua politica di allargamento: i paesi guidati da avventurieri o, peggio, da vassalli volenterosi ma miopi dovrebbero essere cancellati dal novero degli aspiranti all’alleanza.
L’Unione Europea ancora una volta non riesce a far valere una sua politica regionale.
Il fatto è che non ce l’ha e ogni volta si deve affidare ai funambolismi di leader che non hanno il mandato di promettere e, meno che mai, di mantenere quello che promettono.
L’impegno personale profuso dai vari leader con mitiche telefonate è apprezzabile ma esautora e svilisce ancor di più le istituzioni.
Come sempre ora si tenta di passare la mano alle cosiddette operazioni di pace. Ma anche qui le idee sono poche e confuse. Si dovrebbero mandare forze in grado di controllare sia i russi sia gli osseti e i georgiani. Ci vorrebbe una interposizione su una interposizione, ma si parla già di smarcarsi dall’impegno con qualche vascello alla fonda nel mar Nero o con una missione di osservatori. I primi non interverrebbero su niente e i secondi non hanno mai risolto niente.
Anzi sono sempre stati i precursori di altre guerre e destabilizzazioni.
Per quanto riguarda l’Italia, la figura che rischiamo è pessima. Abbiamo forze e professionalità per contribuire ad una buona operazione di pace.
Il fatto che possiamo fare poco perché siamo impegnati su altri fronti è una scusa: la verità è che la politica di sicurezza internazionale sembra essere la prima vittima dei tagli ai finanziamenti.
Non si fa politica o si finge di farla a forza di messaggi promozionali e massaggi estetici perché non c’è più un euro. E se ci fosse dovrebbe servire ad altro.”

“Innanzi tutto, Saakašvili è stato destabilizzato. I Georgiani possono pure essere tutti convinti che i Russi siano gli aggressori (per loro l’Ossezia del Sud è territorio georgiano, e dunque quella russa è stata una violazione della loro sovranità), ma non ignorano di certo che la pretesa “aggressione” russa si sarebbe potuta evitare se il loro Presidente non avesse assunto decisioni rischiose al limite dell’azzardo. Saakašvili dovrà dunque convivere con la responsabilità d’aver scatenato un conflitto perduto rovinosamente, anche se egli cercherà di capitalizzare politicamente l’aurea di rappresentante della “patria aggredita”.
In secondo luogo, il prestigio degli USA – ed in subordine dell’UE – nella regione ha subito contraccolpi non trascurabili. I fatti di questi giorni hanno mostrato come nel Caucaso la bilancia della forza militare penda nettamente verso Mosca. Washington ha potuto rispondere all’offensiva russa con la propaganda, con le dichiarazioni infuocate, con la solidarietà a parole, e probabilmente lo farà pure con generosi donativi per la ricostruzione delle infrastrutture georgiane; ma gli USA non hanno potuto inviare un solo uomo a difendere l’alleato georgiano, a loro dire “aggredito”, ed il Cremlino ha terminato l’operazione solo una volta conseguiti i propri obiettivi. Certo la frettolosa chiusura delle operazioni da parte russa sarà sfruttata da Washington e Tblisi per far credere ch’essa sia dipesa dalle pressioni statunitensi, e così salvaguardare il prestigio della Casa Bianca nella regione.
Il terzo successo di Mosca sta nell’allontanamento dell’adesione alla NATO della Georgia. Se la Georgia fosse stata membro della NATO, a quest’ora l’Europa e gli USA avrebbero dovuto o impegnarsi nella terza guerra mondiale, o perdere la faccia di fronte al mondo. Motivo per cui l’ingresso della Georgia nella NATO è sempre stato condizionato alla risoluzione dei problemi abzako e osseto. Ora più che mai questi problemi sono gravi e le loro possibili conseguenze evidenti. Paradossalmente, il solo modo per Tblisi d’entrare nella NATO, oggi come oggi, sembrerebbe l’annessione di Abchazija e Ossezia del Sud da parte della Federazione Russa: come recita il proverbio, “via il dente via il dolore”. Forse è proprio per questo che Mosca continuerà a tergiversare, rimandando alle calende greche la risoluzione delle due questioni.”
Queste sono le conclusioni a cui giunge Daniele Scalea nel dettagliato articolo dedicato a La guerra nell’Ossezia Meridionale.
Dopo una prima parte dove si illustra la storia della Georgia dai tempi remoti fino alla fine dello Stato sovietico ed una seconda che delinea l’ascesa al potere del presidente Saakashvili, nella terza vengono descritte le premesse del conflitto a partire dalla primavera dell’anno in corso e nella quarta, quella finale, se ne tratteggia l’andamento tentando infine di tracciarne un bilancio parziale, sia per quanto riguarda i fattori militari che la valenza strategica degli eventi e del contesto diplomatico.
Lo trovate qui (oppure, scaricabile in versione .pdf, qui).

Come lui nessuno, 5° puntata: “L’Inviato al Fronte”
Mosca, 15 agosto – Il presidente goergiano Mikhail Saakhasvili ha accusato oggi i russi di aver distrutto con l’aviazione la capitale sud osseta, Tskhinvali. Al russo Kommersant, Saakhasvili dice che la città è stata trasformata in un’altra Grozny, la capitale cecena, e ammette che la Georgia ha aperto il fuoco su Tskhinvali l’8 agosto, ma dopo che sono stati uccisi soldati di Tbilisi.
(ANSA)

Indovina indovinello
“Il bullismo e le intimidazioni non sono un modo accettabile di condurre la politica estera nel 21esimo secolo”.
Chi l’ha detto?
Vi diamo un indizio: dopo è partito per una vacanza in Texas. Facile, no?

Come lui nessuno, 6° puntata: “Il Predicatore”
Saakashvili: “Oggi stiamo guardando il diavolo diritto negli occhi”.
(REUTERS)


Saakashvili con i suoi consiglieri militari

Ora che, con la firma dell’accordo per il cessate-il-fuoco apposta da entrambe le parti, la parola sembra tornata alla diplomazia (ma per quanto? è lecito chiedersi), vogliamo riproporvi alcuni brani del documentario Revolution.com di Manon Loizeau, dedicato alle cosiddette “rivoluzioni colorate” patrocinate dagli Stati Uniti d’America nei Paesi nati a seguito della dissoluzione dell’Unione Sovietica.
Il documentario è stato trasmesso durante la puntata di Report andata in onda il 3 giugno 2007. Qua trovate quella parte di testo che riguarda più specificatamente la Rivoluzione delle Rose che ha portato al potere in Georgia Mikhail Saakashvili.
Per leggere integralmente la trascrizione del programma, potete andare qui, scorrendo la pagina fino a circa la metà.

“NARRATORE
Il metodo funziona. La conferma la troviamo in Georgia. Da quando è avvenuta la rivoluzione delle rose nel 2003, il paese si è dichiarato filo americano. Nel pomeriggio la capitale Tbilissi, ospiterà la visita del presidente Bush. Ogni anno gli Stati Uniti elargiscono 100 milioni di dollari alla Georgia attraverso vari progetti umanitari. Ma qui il governo statunitense ha anche una base militare strategica, proprio come in Kyrgyzstan. Quest’uomo, il multimiliardario americano e membro del partito democratico George Soros, ha aiutato i leader della rivoluzione delle rose attraverso la sua fondazione Open Society.

EDOUARD SHEVARDNADZE – EX PRESIDENTE GEORGIA
Questo sono io con Bush padre.

NARRATORE
L’ex presidente della Georgia Eduard Shevardnadze è stato destituito. Ha perso tutto, vive con i suoi ricordi e una chiara convinzione…

EDOUARD SHEVARDNADZE – EX PRESIDENTE GEORGIA
I giovani politici che hanno preso il potere sono stati finanziati prevalentemente da George Soros, il famoso miliardario americano. Non so perché volesse rovesciare il governo della Georgia, ma non si è trattato di una rivoluzione, bensì di un colpo di stato!

NARRATORE
Giga Bokeria Leader Movimento kmara è stato uno dei leader di punta nella rivoluzione georgiana. Lo abbiamo conosciuto a Bratislava. Ora lo incontriamo nel palazzo del Parlamento a Tbilissi. Questo trentaquattrenne va e viene da qui ogni volta che vuole, cosa che si può permettere soltanto il primo consigliere del presidente della Georgia. Questa mattina, va all’Hotel Marriott dove incontrerà Anatoli Lebedko, un leader dell’opposizione bielorussia in cerca di consigli su come innescare una rivoluzione nel suo paese.

(…)

ANATOLI LEBEDKO – LEADER OPPOSIZIONE BIELORUSSIA
In questo momento, abbiamo tanto sostegno politico e promesse di aiuto. Il congresso degli Stati Uniti sta deliberando… dovrebbe inviarci diversi milioni di dollari. Ma siamo ancora in attesa. Il grosso problema continua a essere il denaro!

GIVI
Vi aiuteremo noi! Faremo qualcosa per voi. Vi diremo qual’è il modo giusto per prendere il potere.

GIGA BOKERIA – LEADER MOVIMENTO KMARA
Non pensi che sia meglio che spengano le telecamere? Vi dispiace smettere di filmare? E’ meglio.

NARRATORE
Due ore più tardi, nell’atrio della Banca Centrale, Giga ha addosso gli abiti di primo consigliere. Il presidente della Georgia si sta preparando per incontrare i corrispondenti della Casa Bianca, prima dell’arrivo di George Bush.

NARRATORE
Quest’uomo è l’ospite della serata. Il suo nome è Bruce Jackson. Ufficiale dell’esercito statunitense in pensione, ha lavorato anche per i servizi segreti militari e per la Lockheed – una multinazionale che produce aerei militari. Attualmente, gestisce una fondazione “Progetto per le democrazie in transizione”. E’ presente ovunque fermentino nuove rivoluzioni di velluto.

BRUCE JACKSON – PROGETTO PER LE DEMOCRAZIE IN TRANSIZIONE
La Russia ci preoccupa per via della scarsità di democrazia che sta opprimendo il paese. In Georgia, a Riga, a Bratislava e a Kiev sta succedendo quello che ci aspetteremmo di vedere in ogni nuova democrazia. Perciò nel primo caso siamo piuttosto contrariati, nel secondo possiamo definirci entusiasti. Brian posso presentarti il presidente?

NARRATORE
Con i suoi 36 anni, Mikheil Saakashvili è il presidente più giovane del mondo. Si è laureato in legge ad Harvard e ha un grosso debito con gli Stati Uniti… e lui lo sa.

MIKHEIL SAAKASHVILI – PRESIDENTE GEORGIA
Dopo tutti questi anni di scempi, corruzione e malgoverno, credo che la Georgia sia l’esempio vivente di come la democrazia possa funzionare anche in quest’angolo della terra. Crediamo negli stessi valori in cui credono gli americani, e non abbiamo dimenticato quello che hanno fatto per questo paese negli ultimi anni.

NARRATORE
Sapendo di poter contare sul sostegno costante degli Stati Uniti, il giovane presidente georgiano non ha paura di affrontare il suo ex grande fratello sovietico.

MIKHEIL SAAKASHVILI – PRESIDENTE GEORGIA
Abbiamo detto chiaro e tondo che vogliamo le basi russe fuori di qui. Non sto dicendo che vogliamo cacciarli via, ma le truppe siriane hanno lasciato il Libano in due settimane pur essendo quattro volte più numerose dei russi che sono qui. Bisogna capire che l’impero sovietico non esisterà più sotto nessuna forma.

NARRATORE
A pochi passi di distanza dal presidente georgiano, Bruce Jackson ascolta…

MIKHEIL SAAKASHVILI – PRESIDENTE GEORGIA
Ho detto qualcosa di sbagliato?

BRUCE JACKSON – PROGETTO PER LE DEMOCRAZIE IN TRANSIZIONE
No, signore! Lei non dice mai niente di sbagliato. Ma… Perché il presidente non si prende una pausa? Non è neanche riuscito a bere un bicchiere di vino!

INTERVISTATRICE
Un’altra domanda, se non le dispiace. A volte lei viene dipinto come l’uomo “che fa la rivoluzione nell’ombra”.

BRUCE JACKSON – PROGETTO PER LE DEMOCRAZIE IN TRANSIZIONE
No, mi dispiace per quello che dice la stampa francese, ma non è questa la ragione per cui siamo qui. Qui ci sono anche funzionari di governo e dovreste parlare con loro.

NARRATORE
Bruce Jackson se ne va alla chetichella insieme a Giga. Nel centro di Tbilissi, l’atmosfera si riscalda. L’arrivo di George Bush è previsto entro un’ora. Oltre 200 mila persone si sono riunite nell’ex piazza Lenin, oggi ribattezzata Piazza della Libertà.”

Chiuso il 16 agosto 2008

Georgia a stelle e strisce

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Se c’è un Paese dell’ex Unione Sovietica appiattito sulle posizioni dell’amministrazione statunitense, in maniera così plateale da risultare quasi comica, è la Georgia del da poco rieletto Presidente Mikhail Saakashvili.
Ne è stata data testimonianza di ineguagliabile efficacia nel documentario Revolution.com di Manon Loizeau, trasmesso lo scorso 3 giugno 2007 durante il programma Report. Loizeau, illustrando con dovizia di particolari ed interviste ai diretti interessati le attività delle Organizzazioni non governative (Ong) operanti nell’area post-sovietica, dall’Europa dell’est all’Asia centrale, ad un certo punto si occupa della cosiddetta “Rivoluzione delle Rose” del novembre 2003 in Georgia. Quella che – mediante l’abile orchestrazione dell’ambasciatore statunitense Richard Miles, trasferitosi a Tbilisi da Belgrado dove aveva portato a termine il lavoro Milosevic – provocò la “caduta” di Shevardnadze e l’ascesa, sul gradino più alto della repubblica caucasica, di Saakashvili appunto. Trentasei anni, una laurea in legge ad Harvard, egli è il presidente più giovane del mondo.
Lo scorso 5 gennaio Saakashvili ha dunque conseguito un nuovo mandato presidenziale, in occasione di consultazioni durante le quali è stato chiesto ai georgiani anche di esprimersi sulla (più che) eventuale adesione del Paese alla NATO. I presupposti di tali elezioni sono stati davvero significativi, a partire dalle dichiarazioni di Joy Davis-Kirschner, direttore dell’Ufficio Affari Politici dell’Ambasciata statunitense in Georgia, che il suo Paese avrebbe stanziato cinque milioni di dollari quali aiuti per l’organizzazione dell’evento elettorale – giusto per riabilitare un po’ l’immagine di una Georgia democratica dopo le manifestazioni di protesta, duramente represse, del precedente novembre. Il candidato dell’opposizione, Levan Gachechiladze, dal canto suo si era lamentato del fatto che gli indici di popolarità di Saakashvili sarebbero stati appositamente gonfiati, protestando con… John F. Teft, ambasciatore statunitense in Georgia. Tutti insieme, i candidati dell’opposizione avevano chiesto un aiuto affinché le elezioni si tenessero in modo trasparente al… Segretario Generale della NATO.
Difficilmente ci si potrebbe aspettare qualcosa di diverso, sapendo che la risoluzione 391 del Senato degli Stati Uniti d’America definisce la Repubblica di Georgia “una democrazia emergente strategicamente ubicata tra la Turchia e la Russia, importante alleato politico e geopolitico per gli Stati Uniti”.
Altri dati illuminanti:
in Georgia sono attive 200 Ong occidentali;
la Georgia è fra i primi cinque paesi al mondo per donazioni procapite concesse dagli USA;
tutti i politici georgiani, compresi quelli dell’opposizione, negli anni Novanta hanno collaborato con l’Open Society Foundation del magnate George Soros od in altre Organizzazioni non governative facenti capo al cosiddetto “Re d’Ungheria”;
le truppe speciali dell’esercito sono addestrate sotto il controllo del Pentagono.