Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera aperta che il Coordinamento Paradiso di Bologna ha inviato al direttore della locale Cineteca ed ai gestori delle sale cinematografiche cittadine, a seguito dell’atto di censura perpetrato dall’Amministrazione comunale nei confronti della proiezione del film russo sul conflitto in Ucraina “Il testimone”.
Gentile Gian Luca Farinelli e gentili gestori di tutte le sale cinematografiche di Bologna,
che godiate di prestigio internazionale o semplicemente vi occupiate nell’ombra di tenere vivo il patrimonio di pellicole che ogni anno la cultura cinematografica ci regala, vogliamo riflettere insieme a voi, nel nome dell’arte, sulle ragioni della demonizzazione che il nostro Paese sta riservando alla cultura russa: spettacoli vengono ogni giorno annullati e artisti censurati in nome di una contrapposizione politica, che nulla ha a che fare con la bellezza dell’arte, nelle sue numerose espressioni, con un atteggiamento che prepara tempi oscuri e offende profondamente l’intelligenza e la sensibilità dei cittadini italiani.
La censura si è abbattuta anche sul cinema russo.
A gennaio il sindaco di Bologna ha fatto pressione perché fosse annullata dalla programmazione di una Casa di Quartiere la proiezione del film, patrocinato dal Ministero della Cultura Russa (come ormai anche in Italia molti film sono patrocinati dal Ministero della Cultura Italiano), IL TESTIMONE di David Dadunashvili che, non avendo accesso alle sale cinematografiche italiane, deve essere proiettato con formule alternative esclusivamente in locali privati e inadeguati a una proiezione cinematografica, oltraggiando il film sotto ogni aspetto. Trattasi peraltro di censura preventiva poiché nessun componente dell’Amministrazione comunale ha mai visionato il film e i suoi contenuti. Ad oggi, nessuna sala cinematografica e non cinematografica della città sta accettando di proiettare il film. Nessuno vuole avere problemi – ci viene detto.
La visione del film sarebbe osteggiata perché simbolo di propaganda putiniana, oppure perché (pur essendo un’opera artistica e quindi creativa, non un documentario) si svolge nella cornice dei primi atti della guerra tuttora in corso fra Russia e Ucraina.
Ora, nel rispetto delle culture e del vissuto dei popoli, allo scopo di avvicinare la possibilità di pace (verrebbe da pensare) e favorendo la consapevolezza (verrebbe da dire), dopo l’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina la Cineteca ha programmato una retrospettiva sul cinema ucraino: era il 2022.
Agli ucraini e alla loro visione dei fatti è stata data parola, espressione, ascolto della sensibilità, anche sulle vicende in Donbass, attraverso opere cinematografiche. Ai russi a quanto pare non è concessa la stessa opportunità.
Curiosità vuole, tra l’altro, che all’inaugurazione della retrospettiva fossero presenti il sindaco Lepore e il regista Sergej Loznitsa, il quale un mese prima era stato espulso dall’Accademia del Cinema Ucraino per la sua opposizione al boicottaggio dell’industria culturale russa. Il signor Lepore di tutto questo non sarà sicuramente informato – e non è detto che sapendolo avrebbe fatto due più due, in quanto è al servizio di specifiche politiche e manovre mediatiche; ma lei, dott. Farinelli, vorrà prendere parola all’interno del dibattito che si è acceso in città, per ristabilire nella logica dei cittadini la differenza che passa tra le manovre politiche e l’espressione dell’arte, come strumento di amicizia fra i popoli e sensibilità culturale (che corrisponde poi alla coscienza interiore, alla capacità di mettersi nei panni degli altri, al senso critico, alle più elevate doti umane)? Ce lo ha ricordato la casa produttrice del film IL TESTIMONE con un breve video in cui Sofia Mitrofanova invita i sindaci italiani a prendere visione del film, prima di censurarlo; ce lo ha ricordato il videomessaggio per il pubblico italiano del protagonista del film, Karen Badalov, che si rammarica dell’ondata russofobica e non cela il suo amore e la sua stima per il cinema italiano. Nondimeno sappiamo che la cultura italiana in Russia non sta subendo alcuna censura, sintomo, almeno in questo, della lealtà del Ministero della Cultura Russo nei confronti del nostro Paese, purtroppo non ricambiata.
Auspichiamo che con un gesto in difesa dell’arte cinematografica una delle sale della Cineteca ospiti la proiezione del film, per sottrarlo alla censura in favore di un dibattito pubblico, affrancandolo dalla contrapposizione ideologica tra (presunti) filo-putiniani e (presunti) filo-ucraini, lasciando la possibilità a chi ne prenderà visione di provare davanti al film libere emozioni e permettersi autonome riflessioni. Sarà d’accordo anche lei che vada lasciato ampio spazio all’arte attuale, per rispondere a un sentire contemporaneo e concedere uno spazio collettivo dei fatti mentre essi accadono.
L’arte è di troppo solo se l’obiettivo è condurre l’umanità al peggio, se l’obiettivo è fare vittime, se l’obiettivo è cancellare la storia e la cultura dei popoli. Sappiamo benissimo in quale direzione sta marciando il nostro Paese.
Chiediamo una sua parola per sottrarre questa pellicola allo scempio mediatico propagandistico, restituendo valore agli attori, al regista, all’opera e contestualmente a noi cittadini il diritto all’arte, che rappresenta il vissuto dei popoli ed è nondimeno esercizio di bellezza e senso critico, che pretendiamo di vivere e provare, salvaguardandolo per i nostri figli. È dovere di ognuno mantenere alti valori morali, pur nelle difficoltà sociali e politiche, perché sopravviva la lealtà, per strappare un giorno in più alla pace, perché siamo responsabili verso le generazioni più giovani. Non vogliamo scendere in guerra contro nessuno, men che meno nel campo dell’arte.
Se crede davvero, dott. Farinelli, che il cinema unisca ed emozioni il mondo intero, cosa che si respira pienamente nella grande Piazza Maggiore ogni estate, le chiediamo di visionare la pellicola de IL TESTIMONE: la critichi anche aspramente, ma la sottragga alla politica per restituirle dignità artistica.
La programmazione della Cineteca è sempre ricca di film di registi invisi ai loro governi o a governi altrui. Se tutte le nazioni applicassero la censura culturale come sta accadendo in Italia, in considerazione di quanti Paesi abbiamo bombardato o minacciato sotto l’egida della NATO di cui facciamo parte, il patrimonio artistico italiano sarebbe relegato nell’oblio. Sappiamo cosa perderebbero tutti i popoli e tutte le nazioni.
L’ultima parola spetta a voi professionisti del mestiere anche solo perché – se la storia continuerà su questa piega e se perderemo di conseguenza la capacità e il coraggio di nutrire i nostri sentimenti, il nostro sguardo e la nostra anima con la grande cinematografia e la grande arte, sostituendola all’involuzione culturale – saremo presto un popolo che nella sua totalità giudicherà “La Corazzata Potemkin” una cagata pazzesca, per dirla alla Fantozzi. E non saprà proprio niente della storia della città di Odessa dove quelle memorabili immagini sono state girate, perché assieme alla cultura è la storia a essere cancellata. Anche quando le opere sono solo liberamente tratte, incuriosiscono e spingono ad approfondimenti.
Chiediamo alla Cineteca di Bologna e a tutti i gestori dei cinema di Bologna: chi ha la dignità professionale di proiettare questo film e dimostrare ai cittadini bolognesi che l’arte non è da temere? Che può magari anche salvarci?
Restiamo in fiduciosa attesa di una risposta. È vero che la storia umana è piena di strumentalizzazioni a uso d’interessi economici e politici, che critici d’arte e artisti sono spesso costretti a loro volta a sottoporsi all’autorità del momento, ma chi è saggio si distingue: alza la testa e lo fa prima che sia troppo tardi.
Coordinamento Paradiso
coordinamentoparadiso@tutanota.com
Gli scorsi 16 e 17 febbraio, “Il testimone” è stato proiettato in una sala messa a disposizione dal Comune di San Giorgio di Piano, località in provincia di Bologna.
Due bellissime serate durante le quali i cittadini bolognesi si sono attivamente mobilitati per contrastare i tentativi di censura ed affermare il diritto ad una informazione libera.