Ecco come i media hanno manipolato il discorso della principessa Vittoria Alliata a Mosca
Di Piero Messina per Southfront, 29 marzo 2023
Ci sono guerre che si combattono con le armi, ci sono guerre che si combattono con le armi e con i media. Dal 24 febbraio dell’anno scorso, l’Occidente ha dichiarato una guerra mediatica totale contro la Russia. Ogni voce libera viene repressa, ogni dissenso viene ridicolizzato. In Europa e negli Stati Uniti è quasi vietato non essere contro Putin.
Da oltre un anno, la macchina dell’informazione globale ha costruito una narrazione unificata, identificando il conflitto tra Russia e Ucraina come una guerra tra il bene e il male. Non si possono avere dubbi, perché i dubbi non sono ammessi. La Russia è il male e deve essere distrutta. Amen.
In questa guerra asimmetrica, tra le armi a disposizione dell’Occidente, i media mainstream sono il dispositivo più letale: perché sono uno strumento che manipola le coscienze, cambia la narrazione, cancella la storia e la riscrive. Dieci anni di repressione della popolazione filorussa del Donbass da parte del governo di Kiev sono stati letteralmente cancellati. Non se ne dovrebbe parlare. Quegli eventi non sono mai accaduti e le quasi quarantamila vittime di quella guerra civile non appartengono più alla storia.
A metà marzo si è tenuto a Mosca il primo incontro del Movimento Russofilo. I delegati sono giunti nella capitale russa da 40 Paesi, inclusi gli Stati Uniti d’America. Al dibattito hanno partecipato anche il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova.
Cosa hanno detto i media occidentali di quell’appuntamento che voleva essere un dibattito all’insegna del dialogo e della riflessione politica?
I media occidentali hanno demolito le riflessioni fornite dagli oratori occidentali. I loro discorsi sono stati manipolati, distorti e rielaborati per farli apparire fuori contesto e senza senso. La regola è semplice: chiunque non contesta la Russia e non dica che Putin è pazzo va emarginato.
Tra le “vittime” di questo oblio della verità c’è anche Vittoria Alliata di Villafranca. Scrittrice, giornalista, arabista, Vittoria Alliata ha partecipato all’incontro di Mosca raccontando la sua verità.
I media di tutto il mondo hanno violentato il suo discorso, manipolandolo e cancellando pezzi importanti di storia contemporanea. Dal britannico “The Guardian” ai principali quotidiani italiani, si è fatto a gara per stravolgere il pensiero della raffinata intellettuale italiana.
Ecco cosa aveva realmente detto la principessa di origini siciliane.
“Un anno fa, quando l’insegnamento di Dostoevskij è diventato un problema nelle università italiane e il più grande soprano e direttore d’orchestra viventi al mondo furono costretti a denunciare la loro patria russa od a perdere i loro lavori, ho pensato “Benvenuti a bordo!”. La russofobia è solo l’ultima delle tante fobie costruite appositamente per le moderne formule di colonizzazione. Il suo manifesto può essere considerato il testamento con cui Cecil Rhodes, il fondatore della Rhodesia, stabilì la supremazia degli anglosassoni e il loro diritto a dominare il mondo e a sfruttarne le risorse”.
A Vittoria Alliata viene anche contestato un passaggio del suo discorso relativo al ruolo dell’intelligence e dell’esercito americano nell’aver favorito la mafia siciliana alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Alliata ha pronunciato queste parole: “Vengo dalla Sicilia, un’isola multiculturale del Mediterraneo che è stata – per millenni – crocevia di raffinate civiltà che costruirono un glorioso patrimonio ancora molto vivo. Eppure negli ultimi 70 anni la Sicilia è conosciuta soprattutto per le malefatte di un gruppo criminale, la mafia, riportato in auge dall’esercito americano quando sbarcò sull’isola per liberare l’Europa dal nazismo. È stata la prima ISIS, un’organizzazione terroristica che commette liberamente ogni sorta di abusi e massacri e simula una forte appartenenza religiosa. Nonostante gli eroici siciliani di ogni estrazione sociale l’abbiano combattuta, la grande industria cinematografica ha costruito un’immagine svilente della mia terra, tesa a legittimare la sua occupazione con enormi basi militari che operano in prima linea contro la Russia e il mondo arabo”.
Ma per il mainstream occidentale questo non è vero. Eppure documenti storici e analisi approfondite corroborate anche da indagini giudiziarie hanno stabilito l’esistenza di un preciso legame tra i sistemi criminali mafiosi in Sicilia, l’esercito e l’intelligence statunitense. Un legame che è continuato negli anni, culminando persino in quel periodo storico – gli anni ’60/70 del secolo scorso – che in Italia viene chiamato “strategia della tensione”. Per dare torto a coloro come Vittoria Alliata che vogliono promuovere il dialogo tra Occidente e Russia, la storia, quella vera, deve essere cancellata.
Nel suo discorso al Forum di Mosca, Vittoria Alliata ha anche sottolineato la vera natura della russofobia, paragonando questo sentimento politico alla campagna di demonizzazione del mondo arabo.
“La russofobia non è altro che la post-produzione di un progetto a lungo termine: quello di distruggere la Russia esattamente per le stesse ragioni per cui tanti Paesi arabi sono stati distrutti o sono attualmente sotto attacco, come il Libano. E queste ragioni non sono soltanto il petrolio, la ricchezza e le questioni geostrategiche, ma anche la loro capacità di aderire a vari modelli di società multiculturali tradizionali”.
Vittoria Alliata ha concluso il suo intervento ricordando Daria Dugina, la giornalista uccisa in un attentato terroristico lo scorso anno: “Come l’Occidente ha costruito un’icona di Lady Diana per la sua eleganza e il suo stile, noi dobbiamo fare di Daria Dugina il simbolo di tutte quelle donne che ancora lottano costantemente per il rispetto di un mondo tradizionale multipolare. Dobbiamo dare loro la forza di difendere la loro posizione. Non tutte le donne possono essere un’eroina come Daria Dugina. Ma ogni donna può dare un po’ del suo amore per costruire un mondo migliore”.
Nessun giornale europeo ha dedicato una nota o un ricordo a Daria Dugina. Al contrario, c’è stato un accanimento contro quella donna fatta a pezzi da una bomba criminale. Il più importante quotidiano italiano ha raccontato la storia di quell’attentato con un articolo il cui incipit recitava così: “Tale padre, tale figlia”, con un evidente riferimento al professor Aleksandr Dugin. Nessuna pietà nemmeno di fronte al corpo maciullato di una giovane donna. Così va il mondo.
Traduzione a cura della redazione